Letteratura

Mr. Palomar

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1. Riflessioni sul mondo e sull’esperienza

Il signor Palomar si trova di fronte a un gorilla che stringe un copertone, un’immagine che innesca in lui una profonda riflessione sulla ricerca umana di significato nelle cose, e lo porta a interrogarsi sul proprio percorso esistenziale. Successivamente, la visita a un rettilario lo immerge in un mondo pre-umano, popolato da iguane e altri rettili che lo affascinano per la loro diversità. L’odore e l’atmosfera del rettilario lo spingono a considerare l’esistenza al di là della prospettiva umana, aprendo la sua mente a nuove dimensioni dell’essere. In Giappone, la ricerca di contemplazione nel giardino zen si scontra con la folla di turisti, generando in Palomar una riflessione sul contrasto tra la ricerca spirituale e la realtà caotica della società di massa. La difficoltà di raggiungere la serenità interiore in un contesto così disturbato diviene evidente. In Messico, le rovine di Tula diventano teatro di un confronto tra l’interpretazione mitologica di un amico e l’approccio cauto di un maestro che accompagna una scolaresca. La differenza tra queste due visioni colpisce Palomar, che si interroga sul significato delle rovine e sulla natura della conoscenza. Durante un viaggio in Oriente, l’acquisto di un paio di pantofole spaiate stimola in lui una riflessione sulla casualità e sull’ordine nascosto nel mondo, e su come un errore possa portare a una nuova simmetria. Inizia a sentirsi solidale con un ipotetico sconosciuto che potrebbe avere la pantofola mancante, un pensiero che lo porta a considerare l’interconnessione tra le persone. Palomar adotta l’abitudine di mordersi la lingua prima di esprimere un’opinione, scegliendo spesso il silenzio come forma di comunicazione. La difficoltà di comunicare con i giovani e la distanza tra le generazioni diventano evidenti, spingendolo a riflettere sulla difficoltà di trasmettere l’esperienza. Infine, Palomar si concentra sulla costruzione di modelli per comprendere la realtà, arrivando alla conclusione che i modelli dovrebbero essere trasparenti e adattabili, e che ciò che conta è la lenta trasformazione della società.

2. Il Silenzio, i Modelli e la Morte

In un mondo dove tutti sentono il bisogno di esprimere la propria opinione, il signor Palomar sceglie un approccio diverso, riflettendo a lungo prima di parlare, fino a rimanere in silenzio per intere settimane. Questo comportamento non è dettato da timidezza, ma dalla consapevolezza che il contesto e le conseguenze delle parole sono più importanti del dire semplicemente la cosa giusta. Il silenzio, in quest’ottica, assume un valore comunicativo, dove le pause e le interruzioni danno significato a ciò che non viene detto, creando una forma di discorso a sé. Palomar trova difficoltà nel comunicare con i giovani, avvertendo un divario generazionale che sembra insormontabile. Ritiene che l’esperienza sia un bagaglio personale, non trasmissibile, e che le differenze tra le generazioni siano il naturale risultato dei cambiamenti storici, non una semplice mancanza di comprensione reciproca. In passato, Palomar era solito cercare di applicare modelli perfetti alla realtà, salvo poi accorgersi dell’eccessiva complessità di quest’ultima. Comprende che l’ideale sarebbe un’interazione dinamica, dove i modelli si adattano alla realtà e viceversa, fino a diventare trasparenti e flessibili, quasi dissolvendosi. Palomar decide di osservare il mondo come se fosse un estraneo, cercando di comprenderne il funzionamento. Si interroga sul rapporto tra l’osservatore e l’oggetto osservato, arrivando alla conclusione che il mondo stesso si osserva attraverso i suoi occhi. In questa ricerca di armonia con l’universo, scopre che per relazionarsi con gli altri è fondamentale prima conoscere se stessi, trasformando l’universo in uno specchio in cui comprendere il proprio io. Infine, Palomar decide di comportarsi come se fosse morto, per vedere il mondo senza la sua presenza. Si rende conto che la morte non è una semplice assenza, ma un cambiamento nel rapporto con il mondo. Cerca di accettare questa condizione, comprendendo che la vita è un insieme chiuso e che la morte non cambia l’essenza di ciò che si è vissuto. Si prepara a essere un morto scorbutico, ma decide di descrivere ogni istante della sua vita per non pensare più di essere morto. Proprio in quel momento, muore.

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6. Osservazioni dal terrazzo

Il signor Palomar trascorre molto tempo sul suo terrazzo, un piccolo giardino pensile che rappresenta un rifugio dalla frenesia della città. Qui, cerca di proteggere le piante dai piccioni, visti come una presenza molesta e dannosa, ben diversa dagli uccelli che un tempo animavano le piazze. Mentre la signora Palomar si dedica con cura e attenzione ai dettagli delle piante, il signor Palomar, con un approccio più pragmatico, si limita a scacciare i piccioni. Il terrazzo diventa un punto di osservazione privilegiato sulla città, un panorama fatto di tetti, antenne e costruzioni di ogni genere. Da questa prospettiva, Palomar cerca di immaginare come gli uccelli percepiscano il mondo, notando come la vera essenza della città si riveli proprio in questo intreccio di superfici. Per Palomar, la superficie delle cose è inesauribile e merita di essere osservata con attenzione, prima di cercare ciò che si nasconde al di sotto. Un geco, ospite abituale del terrazzo durante l’estate, diventa oggetto di studio per Palomar. Attraverso una finestra, ne osserva la pancia, le zampe capaci di aderire a ogni superficie e la lingua fulminea con cui cattura gli insetti. L’immobilità e la concentrazione del geco rappresentano un’alternativa alla frenesia della vita moderna, simboleggiata dalla televisione. La trasparenza del corpo del geco porta Palomar a immaginare un mondo in cui tutto fosse visibile, un inferno di continue interazioni e sopraffazioni. In autunno, il cielo di Roma si popola di storni migratori. Palomar osserva questi uccelli che si radunano a migliaia, creando nuvole in continuo movimento. La loro presenza, invece di rassicurarlo, suscita in lui un senso di inquietudine. Cerca di comprendere la logica dei loro movimenti, notando come lo stormo si addensi e si disperda, creando forme circolari in continua evoluzione. Le osservazioni sugli storni diventano argomento di conversazione con gli amici, in un continuo scambio di impressioni e ipotesi. Infine, il buio della sera avvolge la città e il volo degli storni si confonde con quello dei piccioni, segnando la conclusione di un’altra giornata trascorsa a osservare il mondo dal terrazzo.

Capitolo 7: Riflessioni sul mondo attraverso il cibo e gli animali

In una salumeria di Parigi, il signor Palomar si sofferma ad osservare i flaconi di grasso d’oca, scorgendo in essi un’immagine erotica e riflettendo sul valore culturale e storico dei cibi esposti, come pâté e galantine, sentendosi quasi invidioso di chi li acquista senza coglierne la profondità. In un negozio di formaggi, si perde nella varietà dei prodotti, considerando ogni formaggio come un mondo a sé, con un proprio carattere e una propria storia, sentendosi quasi scelto dai formaggi, anziché essere lui a sceglierli. In una macelleria, Palomar riflette sulla carne come elemento centrale della cultura umana, un legame tra l’uomo e l’animale, meditando sul significato del sacrificio animale e sulla simbiosi tra le due specie. Allo zoo, Palomar è attratto dalla corsa disarmonica delle giraffe, cercando un ordine nel loro movimento apparentemente caotico, come se cercasse un modello di armonia interiore, così come lo cerca nel mondo. Osserva poi un gorilla albino, “Copito de Nieve”, immedesimandosi nella sua solitudine e nel suo bisogno di un oggetto, un copertone, come simbolo di conforto, vedendo in questo un’analogia con la propria ricerca di significato, usando l’immagine del gorilla come un “copertone” personale per affrontare l’esistenza. Nel rettilario, Palomar è affascinato dalle iguane e dagli altri squamati, scorgendo in loro un ordine diverso, un mondo precedente o successivo a quello umano. L’ambiente del rettilario, con il suo odore e la sua atmosfera, lo porta a riflettere sulla relatività del tempo e della percezione, e sulla possibilità di mondi al di fuori dell’esperienza umana. I coccodrilli, con la loro immobilità e pazienza, suscitano in lui domande sul tempo e sulla disperazione, spingendolo a uscire dal padiglione.

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Il buio fuori
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