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Contenuti del libro
Informazioni
“Miti e ideologia nella politica estera Dc. Nazione, Europa e Comunità atlantica” di Paolo Acanfora ti porta nell’Italia del dopoguerra, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando il paese sconfitto doveva reinventarsi e trovare il suo posto nel mondo. È un viaggio affascinante dentro la Democrazia Cristiana, il partito che ha guidato l’Italia in quegli anni cruciali, e nella sua politica estera. All’inizio, l’idea era di puntare sull’identità latina e cristiana, quasi per riscattare il passato, ma il duro trattato di pace ha cambiato tutto. L’attenzione si è spostata verso gli Stati Uniti, anche grazie agli aiuti del Piano Marshall, e l’Italia ha iniziato a definirsi come parte della civiltà occidentale, con figure come Alcide De Gasperi a guidare questa trasformazione. Il libro esplora come l’Italia sia passata dall’essere una nazione che si sentiva “latina” a una che si vedeva “occidentale”, abbracciando l’atlantismo, cioè l’alleanza con gli USA nel Patto Atlantico, vista come difesa contro il comunismo, e l’europeismo, l’idea di un’Europa unita basata su valori comuni. Non è stato facile, c’erano un sacco di dibattiti interni alla DC, con gruppi come quelli di Giovanni Gronchi, Giulio Pastore o i dossettiani che avevano visioni diverse su come l’Italia dovesse muoversi tra i blocchi della Guerra Fredda, se puntare su un ruolo latino, sindacale-occidentale o di mediazione. Il libro racconta anche la propaganda usata per convincere la gente di queste scelte, come per la Comunità Europea di Difesa (CED), e come, nonostante i fallimenti iniziali, l’idea di un’Italia europea e atlantica si sia radicata, definendo la sua nuova identità nel contesto della Guerra Fredda e dell’integrazione europea.Riassunto Breve
La Trasformazione dell’Identità Italiana nel DopoguerraDopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, l’Italia deve ridefinire la sua posizione e identità. Inizialmente, la Democrazia Cristiana, il partito al potere, cerca di recuperare prestigio richiamandosi alla civiltà latina e cristiana, presentandosi come sua rappresentante e proponendo una missione di pace. Questa strategia però è limitata dalle condizioni del trattato di pace. L’attenzione si sposta quindi verso un avvicinamento agli Stati Uniti, favorito dagli aiuti economici del Piano Marshall. La dirigenza democristiana, guidata da Alcide De Gasperi, inizia a evidenziare le radici comuni della civiltà occidentale nella romanità e nella cristianità, facilitando l’inserimento dell’Italia nel blocco occidentale. Questa trasformazione da nazione latina a nazione occidentale diventa un elemento chiave per la nuova identità della Repubblica.La politica estera si concentra sulla gestione della Guerra Fredda, con l’adesione al blocco occidentale vista come necessaria. L’Italia mette in risalto la dimensione comunitaria del patto atlantico, enfatizzando la solidarietà. De Gasperi considera gli Stati Uniti l’interlocutore principale e sceglie l’allineamento definitivo, superando le resistenze interne alla DC che proponevano alternative come una politica “latina” o un ruolo di mediazione. Il partito promuove attivamente l’immagine dell’Italia come “nazione atlantica”, legando il destino italiano alla civiltà occidentale e presentando l’atlantismo come difesa dei valori democratici e cristiani contro il comunismo. La propaganda è uno strumento fondamentale per ottenere consenso.Parallelamente all’atlantismo, si sviluppa l’europeismo. Inizialmente è un ideale per superare i nazionalismi e contrastare la crisi della civiltà europea, vista come cristiana. L’Italia si considera naturalmente vocata all’europeismo. Con progetti concreti come il Piano Schuman e la Comunità Europea di Difesa (CED), l’europeismo diventa un percorso politico più definito. L’integrazione europea è vista come uno sviluppo necessario della nazione, creando un “patriottismo europeo” accanto a quello nazionale.I partiti democratico-cristiani europei collaborano, riconoscendo la necessità di superare lo stato-nazione. Il cristianesimo è considerato la base per l’unità europea, fornendo valori comuni. Esistono differenze tra i partiti nazionali riguardo la velocità e la forma dell’integrazione. Propaganda e consenso pubblico sono essenziali contro comunismo e nazionalismo. Progetti come CED e Comunità Politica Europea (CPE) mirano all’unificazione politica ma incontrano resistenze nazionali, come dimostra il fallimento della CED nel 1954.All’interno della DC, la politica di De Gasperi incontra opposizioni. La Chiesa spinge per un forte anticomunismo. Gruppi interni propongono visioni diverse: il gruppo di Giovanni Gronchi valorizza l’identità latina e propone un blocco latino mediatore; i sindacalisti di Giulio Pastore sono decisamente occidentalisti per modernizzare l’Italia; il gruppo dossettiano critica lo stato-nazione, la divisione bipolare e le modalità del Patto Atlantico, proponendo un’adesione elastica e un federalismo europeo basato su economia e società, non militare, con autonomia per l’Europa all’interno della comunità atlantica.La DC promuove l’unificazione europea basata su una nuova democrazia e cristianità. L’Italia spinge per l’unificazione politica (CED, CPE). Nell’elaborazione della CPE emergono posizioni federaliste (Italia, Germania) contro quelle nazionaliste (Francia). La DC lega l’europeismo alla difesa della civiltà occidentale/cristiana e usa propaganda per la CED. Nonostante l’impegno, il governo è lento nella ratifica. Le istituzioni reprimono la propaganda avversaria, specialmente quella comunista. Le difficoltà dell’unificazione europea portano a un’enfasi sull’atlantismo. Il fallimento della CED e CPE è un passo indietro, ma l’Italia accoglie l’Unione Europea Occidentale (UEO). Nonostante i fallimenti immediati, la politica di De Gasperi e la propaganda contribuiscono a radicare l’idea dell’Italia come nazione europea e a definirne una nuova identità pienamente occidentale, fondata sulla tradizione romana e cristiana. Questo sforzo ideologico e propagandistico serve a legittimare le scelte politiche e inserire l’Italia nel contesto occidentale.Riassunto Lungo
1. La Ricerca di Identità dell’Italia Sconfitta
L’Italia, dopo aver perso la Seconda Guerra Mondiale, dovette ridurre le sue aspirazioni nel mondo. Per decidere la sua politica con gli altri paesi, la Democrazia Cristiana all’inizio si basò sull’idea di civiltà latina e cristiana. Presentava l’Italia come il paese più importante per queste culture. Questo serviva a ridare dignità all’Italia e a proporre al mondo l’idea di una missione di pace. Voleva anche mostrare una differenza dal fascismo e giustificare le colonie prese prima del fascismo come azioni per portare civiltà.Il cambio di rotta verso gli Stati Uniti
Tuttavia, il trattato di pace fu molto duro e rese difficile portare avanti questa prima strategia. Per questo, l’attenzione si spostò verso un riavvicinamento con gli Stati Uniti. Gli aiuti economici ricevuti con il Piano Marshall resero questo legame più facile e conveniente. I leader della Democrazia Cristiana, guidati da De Gasperi, iniziarono a sottolineare le somiglianze tra la cultura italiana e quella americana. Videro nella romanità e nel cristianesimo le basi comuni della civiltà occidentale, trovando così un nuovo motivo per giustificare l’alleanza con gli USA.L’integrazione nel blocco occidentale
Questo modo di pensare portò l’Italia a entrare gradualmente e stabilmente nel gruppo dei paesi occidentali. L’idea di Europa venne vista come una forza positiva basata su tradizioni condivise, ma c’era cautela verso una vera e propria unione politica immediata. Nonostante le difficoltà interne al partito e un rapporto a volte complicato con gli Stati Uniti, il processo che portò l’Italia a diventare un paese occidentale si rafforzò sempre più. Questa trasformazione, che cambiò l’Italia da nazione con un’identità più legata al mondo latino a nazione pienamente occidentale, divenne un punto chiave per definire chi fosse la Repubblica italiana. Capire questo passaggio è fondamentale per comprendere l’identità del paese in quel periodo.Davvero la “romanità” e il “cristianesimo” servirono a giustificare l’alleanza con gli Stati Uniti, o furono piuttosto un comodo pretesto per mascherare una svolta dettata dalla sconfitta e dagli aiuti economici, dopo aver tentato (invano) di riabilitare persino il colonialismo pre-fascista?
Il capitolo descrive un passaggio cruciale nell’identità italiana post-bellica, ma la narrazione della giustificazione dell’alleanza atlantica attraverso presunte basi culturali comuni merita un’analisi più approfondita. Per comprendere meglio le motivazioni reali dietro questa svolta e la sua complessità, è utile esplorare la storia diplomatica italiana del dopoguerra, le dinamiche interne alla Democrazia Cristiana e il contesto geopolitico della Guerra Fredda. Approfondire gli studi sulla storia del colonialismo italiano e le sue eredità può inoltre fornire un contesto critico alla menzione della “missione civilizzatrice”. Autori come Silvio Pons o Giuseppe Mammarella possono offrire prospettive utili su questi temi.2. La Nuova Identità Occidentale Italiana
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia si allinea con i paesi occidentali, concentrando la sua politica estera sulla gestione della Guerra Fredda. L’adesione al blocco occidentale è vista come inevitabile, ma l’Italia sceglie di mettere in risalto soprattutto gli aspetti comunitari del patto atlantico, sottolineando la solidarietà tra i membri più che i soli aspetti militari.L’Italia sceglie l’Occidente
Alcuni leader, come De Gasperi, considerano gli Stati Uniti il partner principale. Inizialmente si valuta una posizione di “neutralità armata”, ma presto si opta per una scelta definitiva di campo. Questa decisione non è priva di resistenze all’interno del partito di maggioranza, la Democrazia Cristiana. Emergono posizioni diverse che propongono alternative, come una politica più legata al “mondo latino” o un ruolo di “controllo sull’Occidente”. Nonostante queste incertezze interne e le diffidenze da parte degli alleati, la scelta di schierarsi con l’Atlantico si consolida nel tempo.Il partito democristiano si impegna attivamente per promuovere l’immagine dell’Italia come una “nazione atlantica”. Questo comporta una trasformazione profonda dell’identità nazionale, passando da nazione latina a nazione occidentale. Questa nuova identità è presentata all’opinione pubblica come necessaria per garantire la sicurezza del paese e per difendere i valori democratici e cristiani contro la minaccia del comunismo. La propaganda diventa uno strumento essenziale per coinvolgere la popolazione e i giovani, presentando l’atlantismo non solo come una scelta strategica, ma come una potente “idea-forza” e una via di salvezza per il futuro dell’Italia. L’Italia promuove con forza l’idea di una “comunità atlantica”, basata su una solida solidarietà morale, civile, culturale ed economica tra i paesi membri. Si cerca di “atlantizzare” i problemi interni, come la questione di Trieste o la disoccupazione, presentandoli come sfide comuni che l’intera alleanza deve affrontare insieme.L’ideale europeo prende forma
Parallelamente alla scelta atlantica, si sviluppa con crescente importanza l’europeismo. In una fase iniziale, l’idea di Europa è spesso utilizzata più come un mito o un ideale elevato. Serve a superare i nazionalismi che avevano causato tante tragedie e a contrastare la crisi profonda della civiltà europea, vista in quel periodo soprattutto come civiltà cristiana. L’Italia, forte della sua storia e della sua cultura universalista, si considera naturalmente predisposta e vocata a giocare un ruolo centrale nel progetto europeo.Con il passare del tempo, l’europeismo acquista concretezza grazie a progetti politici ben definiti, come il Piano Schuman, che porta alla creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, e la proposta della Comunità Europea di Difesa (CED). L’integrazione europea non è vista come una negazione della nazione italiana, ma piuttosto come un suo sviluppo necessario e naturale. Questo processo porta alla nascita di un nuovo “patriottismo europeo” che si affianca e si integra con il patriottismo nazionale tradizionale. L’obiettivo ambizioso è costruire una vera e propria patria europea, visibile e solida, fondata su valori condivisi. Questa nuova entità deve essere capace di affrontare le sfide complesse del tempo presente e futuro e di mobilitare le nuove generazioni attorno a un ideale potente e unificante.Ma questa “nuova identità” e il “patriottismo europeo” sono davvero emersi in modo così naturale e armonioso, o il capitolo semplifica un processo ben più complesso e conflittuale?
Il capitolo descrive il passaggio dell’Italia a “nazione occidentale” e la nascita di un “patriottismo europeo” quasi come un esito naturale e necessario. Tuttavia, la costruzione di una nuova identità nazionale o sovranazionale è un processo storicamente molto complesso, spesso segnato da profonde divisioni interne, dibattiti ideologici e resistenze culturali. Il capitolo accenna a incertezze iniziali, ma non approfondisce a sufficienza le tensioni che possono sorgere nel conciliare l’identità nazionale preesistente con l’adesione a blocchi sovranazionali come l’Alleanza Atlantica e la Comunità Europea. Per cogliere appieno la portata di questa trasformazione e le sue possibili contraddizioni, sarebbe opportuno consultare studi sulla storia politica e culturale del secondo dopoguerra italiano, approfondire le analisi sulla formazione delle identità collettive e leggere le opere di autori che hanno indagato i rapporti tra Italia, Europa e Stati Uniti in quel periodo.3. L’Europa Cristiana e la Sfida Oltre i Confini Nazionali
I partiti democratico-cristiani europei collaborano nel secondo dopoguerra attraverso incontri informali e organizzazioni come le Nouvelles Equipes Internationales. Questa cooperazione è un punto di partenza fondamentale per i progetti europei che prenderanno forma negli anni successivi. In questo contesto, si riconosce ampiamente la necessità di superare la dimensione limitata dello stato-nazione, considerata insufficiente per affrontare le complessità della realtà moderna. La crescente sfida rappresentata dal comunismo richiede una risposta unitaria e internazionale, concentrata in modo particolare sul piano spirituale e ideologico. Questa consapevolezza spinge i partiti a cercare un terreno comune e una visione condivisa per il futuro del continente.Le fondamenta ideologiche: valori e obiettivi
Il cristianesimo viene considerato la base irrinunciabile per costruire una vera unità europea, capace di fornire i valori fondamentali su cui poggiare la nuova convivenza. Tra questi valori spiccano la libertà individuale, il rispetto del diritto, i principi della democrazia rappresentativa e il senso di solidarietà tra i popoli. I democratici-cristiani si sentono profondamente impegnati in una missione storica: restaurare la civiltà cristiana, che percepiscono come minacciata, e costruire attivamente una nuova Europa solida e unita proprio su questi principi etici e spirituali.Principi condivisi e ruolo guida
L’ideologia condivisa dai partiti democratico-cristiani europei include un forte e deciso anticomunismo, visto come baluardo contro un sistema considerato materialista e ateo. A questo si contrappone l’affermazione dello spiritualismo cristiano e la difesa intransigente dei valori derivanti dalla tradizione cristiana. Un altro punto fermo è il superamento della sovranità nazionale assoluta tramite la cooperazione e l’integrazione, insieme all’affermazione della democrazia come eredità diretta della civiltà cristiana. Questa base ideologica comune riesce a unire i diversi partiti nazionali, pur lasciando spazio a strategie e priorità specifiche per ciascun paese. Nonostante gli ostacoli e le differenze operative, i democratico-cristiani si presentano come la forza politica capace di guidare il processo verso l’unità europea.I passi concreti e le resistenze nazionali
Il percorso verso l’unificazione politica e la cooperazione incontra tuttavia significative differenze tra i partiti nazionali. La Germania, ad esempio, spinge con maggiore decisione per un’integrazione rapida e di tipo federale, vedendo in essa una via privilegiata per recuperare un ruolo di primo piano sulla scena internazionale e creare una vera e propria “terza forza” in Europa. Francia e Belgio, al contrario, mostrano maggiore cautela, preferendo un approccio più graduale e funzionalista, attento a tutelare gli interessi nazionali, specialmente per quanto riguarda la delicata questione del riarmo tedesco. In questo processo, la propaganda e la costruzione del consenso pubblico sono considerate essenziali per contrastare efficacemente sia il comunismo che i persistenti nazionalismi. Progetti ambiziosi come il Piano Schuman per la gestione comune del carbone e dell’acciaio e la proposta di una Comunità Europea di Difesa (CED) rappresentano passi concreti verso una maggiore integrazione politica. Tuttavia, questi progetti incontrano notevoli ritardi e forti resistenze a livello nazionale, come dimostra chiaramente il fallimento finale della CED, che evidenzia le profonde difficoltà nel superare gli egoismi e le paure dei singoli stati.La visione culturale e spirituale dell’Europa
L’attività internazionale dei partiti democratico-cristiani non si limita agli aspetti politici ed economici, ma si concentra in modo significativo sullo sviluppo e la promozione di una visione culturale e spirituale dell’Europa unita. Questa dimensione è considerata cruciale per dare un’anima al progetto europeo e per contrapporsi efficacemente alle ideologie materialiste. L’obiettivo è costruire un’identità europea forte, basata sui valori cristiani e capace di ispirare i cittadini. La cooperazione tra i partiti democratico-cristiani mira quindi a plasmare non solo le istituzioni, ma anche il tessuto morale e culturale del continente.Affermare che la spinta europeista della DC nascesse anche dal contrasto con i “limiti percepiti” nei socialisti e con un concetto di libertà “statico” è un’analisi completa, o manca forse di spiegare quali fossero esattamente questi limiti e questa staticità?
Il capitolo, pur individuando nel contrasto con altre forze politiche una delle motivazioni della spinta europeista democristiana, non chiarisce in cosa consistessero esattamente i “limiti percepiti” nei partiti socialisti o perché il loro concetto di libertà fosse considerato “statico”. Questa lacuna rende difficile comprendere appieno le basi ideologiche del progetto DC. Per approfondire, sarebbe utile studiare la storia politica italiana ed europea del dopoguerra, analizzando le posizioni dei diversi partiti sull’integrazione europea e sui concetti di democrazia e libertà. Autori come Silvio Lanaro o Paul Ginsborg potrebbero offrire prospettive utili sul contesto politico italiano, mentre studi sull’integrazione europea potrebbero illuminare le diverse visioni in campo.6. Propaganda e Identità: L’Italia tra Europa e Atlantismo
La Democrazia Cristiana si impegnava molto per promuovere la Comunità Europea di Difesa, usando la propaganda per convincere più persone possibile. Collegava l’idea della difesa comune all’unità dell’Europa, alla pace e alla protezione dei valori occidentali e cristiani. Il partito si presentava come l’unico in grado di difendere questi principi, puntando molto su simboli e idee che toccassero le emozioni, perché pensava che convincere solo con la ragione non bastasse.Le resistenze e i sostenitori interni
Nonostante l’impegno del partito, il governo guidato da Scelba non aveva fretta di approvare il trattato, anche perché c’erano dubbi sull’approvazione da parte della Francia. Alcuni membri della DC, che credevano fortemente nell’Europa unita, come Enzo Giacchero e Mario Romani, insistevano invece per approvare il trattato velocemente, anche senza la Francia. Volevano che l’Italia mantenesse un ruolo importante nel processo di unione europea.La repressione delle voci contrarie
Mentre promuoveva la CED, lo Stato agiva per bloccare le opinioni contrarie, soprattutto quelle del Partito Comunista Italiano. Manifesti e incontri pubblici contro la CED venivano proibiti, e materiali che si opponevano all’accordo venivano sequestrati, spesso dicendo che disturbavano l’ordine pubblico. Queste azioni facevano parte di una strategia più ampia contro i comunisti.Il Patto Atlantico e il cambio di rotta
Le difficoltà nel realizzare l’unificazione europea portarono a dare più importanza all’alleanza con gli Stati Uniti e i paesi atlantici. La CED cominciò a essere vista più come una semplice alleanza militare legata agli interessi americani. La DC cambiò la sua comunicazione, mettendo in risalto il Patto Atlantico come l’unica via per proteggere la civiltà occidentale. De Gasperi pensava che l’atlantismo fosse il quadro generale, ma che l’obiettivo principale per l’Italia dovesse restare l’unione europea.Il fallimento e la nuova identità
Nel 1954, la CED e un altro progetto di comunità politica europea fallirono, segnando un passo indietro per l’idea di un’Europa molto unita. Il governo italiano accolse con favore la creazione dell’Unione Europea Occidentale come alternativa, anche se prevedeva un’integrazione minore. Nonostante non fossero stati raggiunti subito gli obiettivi di integrazione, la politica di De Gasperi e la propaganda di quel periodo aiutarono a far sentire l’Italia una nazione europea e a definire una nuova identità fortemente legata all’Occidente, basata sulla storia romana e sulla tradizione cristiana. Questo sforzo di comunicazione mirava a coinvolgere le persone e a giustificare le scelte politiche, inserendo l’Italia nel gruppo dei paesi occidentali.Ma questa “nuova identità” occidentale e cristiana, su quali basi storiche e culturali poggiava realmente, al di là della propaganda?
Il capitolo afferma che la politica e la propaganda del periodo hanno contribuito a definire una nuova identità italiana legata all’Occidente, basata sulla storia romana e la tradizione cristiana. Questa affermazione, pur interessante, potrebbe beneficiare di un maggiore approfondimento sulle modalità specifiche con cui questi elementi storici e culturali sono stati mobilitati e percepiti nel contesto post-bellico. Per comprendere meglio le basi di questa identità e le eventuali resistenze o interpretazioni alternative, sarebbe utile esplorare la storia culturale e politica dell’Italia repubblicana, studiando il ruolo delle istituzioni religiose, i dibattiti intellettuali e le diverse narrazioni identitarie in competizione. Approfondire autori che trattano la storia del cattolicesimo politico, la cultura della Guerra Fredda in Italia e la formazione dell’identità nazionale potrebbe fornire il contesto necessario.Abbiamo riassunto il possibile
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