1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Mio fratello” di Daniel Pennac non è solo la storia di un libro, ma un viaggio intimo che parte dal ricordo di un fratello scomparso. Pennac usa la figura enigmatica di Bartleby, lo scrivano di Melville che risponde sempre “Preferirei di no”, come una chiave per esplorare il lutto e la memoria. La narrazione si muove tra l’ufficio di Wall Street dove Bartleby mette in crisi il suo datore di lavoro con la sua resistenza passiva e i ricordi personali del narratore, legati al fratello, alla loro relazione fraterna, ai giochi linguistici e alla solitudine che a volte li circondava. Vediamo Bartleby rifiutare compiti, vivere nell’ufficio, sfidando ogni logica, e parallelamente scopriamo frammenti della vita del fratello, la sua saggezza, i suoi gesti, persino un tentativo di suicidio e il suo rapporto con il lavoro e l’inutilità. Il libro affronta temi come il rifiuto, la solitudine, il peso della presenza e dell’assenza, e come la memoria di chi non c’è più continui a manifestarsi in modi inattesi. È un testo che ti fa pensare a cosa significa vivere, lavorare e, soprattutto, ricordare.Riassunto Breve
Un avvocato di Wall Street assume un nuovo copista, Bartleby, un giovane dall’aspetto tranquillo e pulito. L’ufficio ha già impiegati eccentrici come Tacchino, Spigolo e Zenzero. Bartleby viene messo vicino all’avvocato, dietro un paravento. Inizialmente copia molto, lavorando in silenzio. Quando gli viene chiesto di confrontare un documento, Bartleby risponde con calma: “Preferirei di no”. Questo rifiuto è inatteso e disarma l’avvocato, che lo trova illogico ma difficile da contrastare. Gli altri impiegati reagiscono con confusione o disprezzo. Bartleby continua a rifiutare altri compiti, come rileggere o fare commissioni, usando sempre la stessa frase. Nonostante i tentativi di persuaderlo, mantiene la sua posizione, creando una situazione anomala dove è esentato dai compiti normali. La sua presenza inerte diventa un peso. Viene trovato a vivere nell’ufficio, dormendo e mangiando lì, rivelando una grande solitudine che inizialmente suscita pietà, poi spavento. Non fornisce dettagli sulla sua vita. La sua resistenza passiva porta l’avvocato a considerare l’idea di liberarsene, paragonando la situazione a quella di John Colt che “sopprime” il suo “problema”. Bartleby non ha desideri apparenti e non partecipa alle dinamiche sociali ed economiche che l’avvocato, esperto di natura umana basata sul desiderio, è abituato a gestire. La situazione diventa insostenibile; non si può cacciarlo con la forza. L’avvocato decide di cambiare ufficio per sfuggire alla sua presenza. Bartleby non lo segue ma rimane nell’edificio precedente, seduto sulle scale o dormendo nell’ingresso, causando problemi agli altri inquilini che si rivolgono all’avvocato. L’avvocato cerca di disconoscerlo ma è costretto a intervenire. Propone a Bartleby diverse alternative di lavoro, ma lui rifiuta ogni proposta, affermando di preferire astenersi o non fare quella cosa, a volte aggiungendo motivazioni come “troppo al chiuso” o che non c’è “nulla di ben definito”. Questa persistente inerzia e il rifiuto di impegnarsi o andarsene esasperano l’avvocato. La figura di Bartleby e il suo rifiuto vengono messi in relazione con la memoria di un fratello scomparso. Questo fratello seguiva il principio di non aumentare il disordine e la sua mancanza è costante, manifestandosi in modo discreto. La sua presenza si evoca in vari modi, come un sorpasso in autostrada o l’imitazione involontaria di suoi gesti. Un’esperienza di quasi morte del fratello rivela una prospettiva sulla pace offerta dalla morte e una scelta di tornare alla vita vista come sacrificio. Il rapporto tra i fratelli è caratterizzato da rituali e giochi linguistici che mostrano l’influenza del maggiore sull’uso del linguaggio del minore. Nonostante la vicinanza fisica, la comunicazione intima era quasi assente, mantenendo un riserbo familiare. Il fratello incarnava un equilibrio, difendendo gli altri e portando il peso di essere idealizzato. Un tentativo di suicidio rivela dettagli sulla sua solitudine, come le camere da letto separate. La moglie, interrogata su un ricordo gentile, risponde: “Non l’ho mai tradito”. Una foto d’infanzia mostra il fratello maggiore che protegge il minore. Di fronte ai brutti voti del minore, il maggiore lo rassicura con calma, dicendo che se fosse stato stupido, lui lo avrebbe saputo. Il minore cresce con successo sotto questa protezione discreta. La messa in scena della storia di Bartleby diventa un modo per interagire con la memoria del fratello, un legame confermato da un sogno. Le interpretazioni su Bartleby spaziano da possibili origini o malattie a paragoni letterari e diagnosi mediche, vedendolo come simbolo di rivolta o non-desiderio. Un fratello del narratore desidera la pensione anticipata, sentendosi inutile in un’azienda dove le persone sono pagate per non fare nulla, usando una risposta simile a Bartleby, collegando la condizione di inattività forzata o scelta alla situazione dello scrivano.Riassunto Lungo
1. La Preferenza Inattesa
L’Avvocato e il suo Ufficio a Wall Street
Un avvocato che lavora a Wall Street, un uomo che preferisce stare lontano dalla ribalta e si dedica principalmente a gestire documenti finanziari, si trova nella necessità di assumere un nuovo assistente. Il suo ufficio è organizzato in modo tale che gli spazi di lavoro sono separati da porte di vetro smerigliato, creando ambienti distinti. L’avvocato ha già nel suo staff due copisti con caratteristiche molto particolari: c’è Tacchino, che tende a diventare imprevedibile e poco efficiente dopo aver pranzato, e Spigolo, che al contrario è particolarmente nervoso e irritabile durante le ore del mattino. Ad aiutarli c’è anche un giovane garzone di nome Zenzero, incaricato delle commissioni.L’Arrivo di Bartleby
In questo contesto si presenta Bartleby, un giovane dall’aspetto immobile e tranquillo. Il suo abbigliamento è pulito, ma dà un’impressione di squallore. L’avvocato decide di assumerlo, in parte sperando che la sua apparente calma possa contribuire a stemperare le eccentricità degli altri impiegati e portare un po’ di ordine nell’ufficio. Bartleby viene sistemato in un angolo della stanza, vicino alla postazione dell’avvocato, separato da un paravento di colore verde. La sua scrivania è posta accanto a una finestra che non offre una vista sull’esterno, ma garantisce comunque una buona illuminazione naturale.Un Lavoratore Instancabile… Fino a un Certo Punto
Inizialmente, Bartleby si dimostra un copista eccezionale e instancabile. Lavora incessantemente, producendo una grande quantità di copie di documenti. Lo fa in completo silenzio, con un ritmo costante e quasi meccanico, senza mai mostrare segni di fatica o distrazione. La sua dedizione al lavoro di copiatura sembra perfetta, superando le aspettative dell’avvocato. Tuttavia, il lavoro di un copista non si limita solo a trascrivere testi; una parte essenziale è anche la verifica delle copie per confrontarle con gli originali e correggere eventuali errori.La Prima, Inattesa Risposta
Un giorno, l’avvocato chiede a Bartleby di svolgere questo compito di routine: aiutarlo a controllare la copia di un breve documento. È una richiesta normale e attesa per chiunque lavori come copista. Bartleby, però, senza cambiare la sua posizione immobile e con una voce calma e ferma, risponde in modo del tutto inatteso. La sua risposta è semplice ma sconvolgente per l’avvocato: “Preferirei di no”. L’avvocato rimane profondamente stupito e turbato da questo rifiuto non motivato. Ripete la richiesta, cercando di capire o convincere Bartleby, ma riceve la stessa identica frase come unica risposta.Una Riflessione Personale sul “Non Aumentare il Disordine”
L’interesse per la figura di Bartleby nasce anche da una riflessione personale, legata al ricordo di un fratello scomparso. Questo fratello seguiva nella sua vita il principio di non voler aumentare il disordine nel mondo, un’idea che lo portava, ad esempio, a preferire l’uso di oggetti già esistenti anziché acquistarne di nuovi. L’assenza di questo fratello è un sentimento che rimane costante. A volte, la sua presenza sembra manifestarsi in modo discreto e inatteso. Un esempio di questo riaffiorare del ricordo avviene durante un sorpasso in autostrada: un’auto nuova e molto veloce, che rappresenta l’opposto del principio del fratello, evoca in chi scrive il pensiero di Bartleby. Bartleby, in questa visione, viene percepito come una figura che, attraverso la sua scelta di “preferire di no”, in un certo senso incarna l’idea di non contribuire all’aumento del disordine nel mondo.Davvero un semplice “preferirei di no” può essere elevato a principio filosofico?
Il capitolo presenta l’inatteso rifiuto di Bartleby come un evento sconvolgente, ma soprattutto lo lega a una riflessione personale del narratore, associandolo al principio di “non aumentare il disordine” del fratello scomparso. Questa connessione, pur emotivamente significativa per chi narra, appare nel riassunto come un salto logico non pienamente giustificato dai fatti presentati. Il rifiuto di svolgere un compito non è intrinsecamente equivalente a un principio di non-azione o di minimalismo esistenziale. Per esplorare meglio questa apparente discrepanza tra l’azione e l’interpretazione, sarebbe utile approfondire la critica letteraria, in particolare l’analisi del narratore e del suo punto di vista, e considerare studi sulla filosofia dell’assurdo o sul concetto di resistenza passiva. Autori come Camus o critici che si sono occupati dell’opera di Melville possono offrire spunti preziosi.2. Il Rifiuto, la Luce e le Parole del Fratello
Bartleby e il suo rifiuto
Uno scrivano di nome Bartleby si rifiuta di eseguire il compito standard di confrontare le copie, dicendo solo “Preferirei di no”. Questo rifiuto è inatteso e disarma chi lo impiega, che lo trova illogico ma in qualche modo convincente. Gli altri impiegati reagiscono con confusione, rabbia o disprezzo. La situazione crea un dilemma che resta irrisolto, lasciando un senso di perplessità nelle persone coinvolte e nell’ambiente di lavoro. L’incapacità di comprendere o superare questa semplice ma ferma negazione diventa il punto centrale della vicenda che riguarda Bartleby.Il mondo del fratello
Un racconto separato descrive l’esperienza di quasi morte di un fratello durante un’operazione. Egli riferisce di aver visto il tipico “tunnel di luce” ma lo guarda con scetticismo, mantenendo un approccio razionale anche di fronte a un evento straordinario. Considera la possibilità che la morte offra pace dalle complessità e tentazioni della vita, trovando questa prospettiva, per certi versi, allettante. Tuttavia, decide di tornare alla vita, presentando questa scelta come un sacrificio fatto per il fratello, dimostrando un forte legame affettivo. Il rapporto tra i fratelli è caratterizzato da rituali condivisi e una particolare attenzione al linguaggio. Discussioni giocose sulla divisione del cibo e giochi linguistici elaborati incentrati su semplici richieste di merenda mostrano il ruolo del fratello nell’insegnare e plasmare l’uso del linguaggio dell’altro fin dalla giovane età. Questa influenza si estende all’apprendimento del parlare, leggere e scrivere, evidenziando quanto il fratello abbia contribuito alla formazione linguistica. La prospettiva unica del fratello e il suo legame profondo con il linguaggio vengono poi collegati alla figura di Bartleby tramite un termine condiviso, suggerendo un filo conduttore tra le due narrazioni apparentemente distanti.È sufficiente un singolo termine per collegare l’enigmatico rifiuto di Bartleby con l’esperienza di quasi morte e il focus sul linguaggio del fratello?
Il capitolo presenta due narrazioni apparentemente distanti, unite, secondo il riassunto, da un “termine condiviso”. Tuttavia, non viene chiarito come un semplice termine possa fungere da “filo conduttore” significativo tra la passiva resistenza di uno scrivano e le riflessioni esistenziali e linguistiche di un altro personaggio. Questa connessione, così come presentata, appare debole e necessita di maggiore contestualizzazione per essere pienamente convincente. Per esplorare meglio le possibili relazioni tra eventi eterogenei e l’importanza del linguaggio nel creare legami tematici, potrebbe essere utile approfondire gli studi di analisi letteraria e la filosofia del linguaggio. Autori come Roland Barthes o Giorgio Agamben offrono prospettive che possono aiutare a comprendere come significati profondi e connessioni inattese possano emergere dall’uso specifico delle parole e dalla struttura del testo.3. La forza del diniego
Uno scrivano di nome Bartleby lavora in un ufficio, occupandosi di copiare documenti. Il suo compito principale è riprodurre testi a mano, un lavoro ripetitivo e meticoloso. Tuttavia, Bartleby inizia a rifiutarsi sistematicamente di svolgere altre mansioni che gli vengono richieste. Non vuole rileggere il proprio lavoro per confrontarlo con l’originale, né eseguire commissioni esterne, anche le più semplici e routinarie. Il suo rifiuto è espresso invariabilmente con una frase specifica e inattesa: “Preferirei di no”. Questa resistenza passiva e costante crea una situazione del tutto anomala e incomprensibile all’interno dell’ufficio.Le conseguenze nell’ufficio
Nonostante i tentativi di persuaderlo o di costringerlo, Bartleby mantiene con fermezza la sua posizione di rifiuto. Questo comportamento inatteso porta all’instaurarsi di condizioni non dette per la sua permanenza, quasi un accordo implicito dove lo scrivano è esentato da compiti considerati normali per gli altri impiegati. L’impiegato che lo supervisiona si trova in una situazione di grande perplessità e manifesta frustrazione di fronte a questa condotta inspiegabile. Nonostante il disagio e l’incapacità di comprendere pienamente, il supervisore finisce per accettare la presenza dello scrivano e le sue peculiari eccezioni alle regole dell’ufficio. La sua presenza diventa un elemento fisso, sebbene destabilizzante, nella routine lavorativa.Il potere della frase: “Preferirei di no”
La frase “Preferirei di no” costituisce il fulcro non solo del personaggio di Bartleby, ma dell’intera narrazione. La sua specifica formulazione è essenziale per comprendere la figura dello scrivano e la dinamica unica che instaura con chi lo circonda. Questa espressione combina un tono educato e apparentemente mite con una ferma e irremovibile negazione, rendendo difficile una reazione aggressiva o punitiva immediata. La forza di questa semplice frase risiede proprio nella sua quieta determinazione, che disarma e confonde. È considerata l’elemento centrale della storia, capace di suscitare profondi interrogativi sulla natura del rifiuto, sulla libertà individuale e sulla presenza non convenzionale nel contesto sociale e lavorativo.Un legame con la storia e la solitudine
Un’immersione profonda nel testo che narra la vicenda di Bartleby, attraverso la memorizzazione e la recitazione delle sue parti, stabilisce un legame intenso con la materia narrata. Questo processo di assimilazione del testo è percepito quasi come una forma di compagnia, un modo per sentirsi meno soli. Questa sensazione si collega in modo indiretto al tema della solitudine, che emerge potentemente dalla figura di Bartleby e dalla sua condizione di isolamento autoimposto. La riflessione sulla solitudine richiama l’esperienza di un fratello segnato da una profonda delusione sentimentale, suggerendo come le storie possano risuonare con esperienze personali e universali di isolamento e distacco.È lecito accostare il rifiuto radicale di Bartleby a una critica del lavoro statale improduttivo?
Il capitolo accosta l’inerzia di Bartleby, un rifiuto apparentemente assoluto di ogni attività lavorativa e sociale, al desiderio del fratello del narratore di andare in pensione anticipata, motivato dalla percezione di inutilità in un ambiente di lavoro specifico. Tuttavia, equiparare un ritiro esistenziale così profondo e inspiegabile a una critica settoriale della burocrazia e a una scelta di vita socialmente riconosciuta come la pensione anticipata rischia di appiattire la complessità del personaggio di Bartleby. Per esplorare la profonda differenza tra queste due forme di “inattività”, si potrebbe approfondire l’opera dell’autore originale, Melville, e confrontarsi con la filosofia esistenzialista o la sociologia del lavoro.9. Interpretazioni e legami invisibili
Dopo una rappresentazione teatrale ispirata a Bartleby, molte persone cercano di capire la sua condizione. Vengono proposte diverse ipotesi sulle sue origini o su possibili aneddoti, come l’idea che non sapesse leggere o che fosse figlio segreto del notaio. Si suggerisce anche che lo scrittore Melville si sia basato su un amico malato o su personaggi di altri libri, come Nemo di Dickens. Medici e specialisti avanzano possibili diagnosi mediche, tra cui schizofrenia, ebefrenia, tubercolosi, sifilide o abulia. Studiosi di storia e letteratura confrontano Bartleby con figure del passato, come i monaci copisti medievali, o con personaggi letterari noti per la loro malinconia, come Meursault o Oblomov, interpretandolo a volte come simbolo di ribellione o di rifiuto.Il legame con il fratello assente
Mettere in scena la storia di Bartleby si lega profondamente alla figura di un fratello che non c’è più. Rappresentare questa storia diventa un modo per mantenere vivo il suo ricordo e interagire con la sua memoria. Questo legame si manifesta anche in un sogno, dove una conversazione con il fratello rivela, attraverso una lettera, la notizia della sua morte. Un viaggio in auto intrapreso con la moglie del fratello scomparso porta ad affrontare le questioni pratiche rimaste aperte. Durante il tragitto, affiora il desiderio di ascoltare da lei un ricordo affettuoso del fratello. Fermandosi davanti al cimitero, le viene chiesto di esprimere un pensiero gentile. Dopo un attimo di silenzio e riflessione, la moglie risponde con le parole: “Non l’ho mai tradito”. Un’immagine d’infanzia, una fotografia, ritrae i due fratelli insieme. Il fratello maggiore è seduto e tiene le mani in modo da proteggere il minore, impedendogli di cadere. Questo atteggiamento protettivo si ritrova anche in un altro episodio: quando il fratello minore era disperato per i brutti risultati a scuola, il maggiore lo tranquillizzò con calma, dicendogli che se fosse stato davvero stupido, lui se ne sarebbe accorto. Sotto questa protezione discreta e costante, il fratello minore è cresciuto e ha raggiunto il successo.Ma quale nesso logico o interpretativo lega le molteplici letture di Bartleby alla memoria di un fratello scomparso?
Il capitolo presenta un’ampia disamina delle possibili interpretazioni della figura di Bartleby, spaziando da ipotesi biografiche su Melville a diagnosi mediche e confronti letterari, per poi introdurre bruscamente un legame “profondo” tra la messa in scena della storia e la figura di un fratello defunto. Questo passaggio, per quanto emotivamente potente, non chiarisce il meccanismo attraverso cui la complessa e sfaccettata figura di Bartleby si connetta specificamente al ricordo e all’elaborazione del lutto per un fratello. Il capitolo afferma il legame come un dato di fatto, ma non ne esplora le ragioni profonde o le risonanze tematiche che giustifichino l’uso di questa particolare opera letteraria come veicolo per la memoria. Per colmare questa lacuna, sarebbe utile approfondire la psicologia del lutto e della memoria, esplorare la critica letteraria di stampo autobiografico che indaga come le esperienze personali influenzino l’interpretazione e la rielaborazione artistica (come la messa in scena di un testo), e analizzare eventuali paralleli tematici tra la condizione di Bartleby e l’esperienza dell’assenza o della perdita. Autori che hanno trattato il rapporto tra biografia e opera, o studi sulla malinconia e l’elaborazione del trauma potrebbero offrire strumenti utili per comprendere meglio questa connessione asserita.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
