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Informazioni
“Malomondo. In lode della stupidità” di Giovanni Soriano è un libro che non le manda a dire, una vera e propria “critica sociale” senza filtri. L’autore parte dall’idea forte che la “stupidità umana” non sia un difetto marginale, ma il vero motore delle nostre “società avanzate”. Senza questa “stupidità”, dice, tutto crollerebbe: dalla politica alla religione, dal consumismo al lavoro che ci rende schiavi. È una visione profondamente “misantropica” della “natura umana”, che vede gli esseri umani come ipocriti, crudeli e fondamentalmente difettosi, spesso peggiori degli animali, per i quali invece mostra una certa “animalismo filosofico”. Il libro non risparmia nessuno: critica la politica come volgare, la religione come basata sulla “fede cieca” delle masse, e persino la procreazione come un atto colpevole. È un’analisi spietata della “condizione umana” e del “senso della vita”, o meglio, della sua mancanza, vista con un forte “pessimismo filosofico”. Non aspettatevi risposte facili, ma tante “riflessioni sulla stupidità” e sulla miseria del mondo, che ti fanno guardare la realtà da un punto di vista decisamente scomodo.Riassunto Breve
La stupidità umana è il motore nascosto delle società moderne, una forza sottovalutata che permette a molte attività di esistere e funzionare; senza di essa, lavori alienanti, istituzioni e consumi di massa crollerebbero. Il mondo è dominato dagli imbecilli, non solo per il loro numero, ma perché la società si adatta alle loro esigenze, offrendo illusioni tramite religione, politica e intrattenimento di basso livello, che non causa la stupidità ma risponde a un pubblico già predisposto. La politica è un’attività volgare che cerca consenso con trucchi, sfruttando l’ignoranza e la credulità delle masse, come fanno sacerdoti e pubblicitari; in politica contano le parole più dei fatti. La democrazia ha difetti nell’elettorato e nei candidati, riducendosi spesso a un rimescolamento di mediocrità. La stupidità causa più danni della cattiveria. Una società basata sul lavoro è una società di schiavi, dove la maggior parte vive per guadagnare; l’ozio dovrebbe essere la condizione normale. L’obbedienza cieca agli ordini è una causa fondamentale del male. La popolarità di libri e prodotti culturali mediocri riflette la mediocrità del pubblico e dei loro gusti; un successo non meritato ha sempre dietro un pubblico che non merita di meglio. La vita stessa è vista come una condizione difficile, una pena per essere nati, una condanna fatta di sopportazione e routine noiosa; la felicità è breve, l’infelicità dura. Le illusioni portano a delusioni. Scrivere può essere una liberazione o una protesta; i veri scrittori sono rari e scrivono per necessità interiore. Molti libri pubblicati sono privi di valore e servono solo per intrattenere. Il suicidio è visto come una rinuncia ai compromessi, la morte come l’ultimo scherzo della vita che risolve problemi. L’umanità è intrinsecamente difettosa e l’incontro con i simili è raramente piacevole; la misantropia, intesa come incapacità di accettare di condividere il pianeta con la peggiore razza esistente, è giustificata. L’aumento della popolazione è un problema, e l’umanità stessa è diventata una forma di spazzatura; procreare è l’atto più colpevole e autoritario in un mondo miserabile, non esistono genitori responsabili. Gli umani creano dèi e religioni per colmare vuoti, proiettando sulla divinità i propri difetti; l’esistenza del male rende l’idea di un dio buono insostenibile. Le religioni, come la Chiesa cattolica, si basano sulla fede cieca delle masse che hanno bisogno di essere guidate; la fede è una debolezza, non coraggio. La vera liberazione arriva abbandonando la fede. Il progresso umano non migliora la vita, ma crea nuove difficoltà; l’esistenza umana è una caduta continua. L’umano è una misura difettosa di tutte le cose, spesso agisce per convenienza economica. L’ansia è costante, l’attacco di panico un momento di lucidità sul senso dell’esistenza. Istituzioni come il matrimonio sono negative, la fine dell’amore e causa di problemi; i figli sono un appiglio contro il vuoto. La scuola obbligatoria ammaestra, non insegna. La moralità umana è ipocrita; la prostituzione è una semplice prestazione per denaro. L’umano è l’essere più incontentabile. C’è un contrasto tra chi affronta la vita con entusiasmo (illusi) e chi con fatica (forzati). Il sonno sarebbe meglio senza sogni. La natura, a differenza degli umani, non giudica. L’invidioso ricorre alla calunnia, il perdente nato si arrende prima. La bruttezza è una disgrazia. La salute è importante. L’ottimista ignora la realtà. Molti tirano a campare e crepano anziché morire. Gli umani sono crudeli e ipocriti verso gli animali; la caccia è ridicola, essere vegetariani è coerenza contro le torture inflitte per profitto. L’homo sapiens sfrutta e maltratta gli animali con spietatezza, agendo come il parassita più efficiente; tenere animali in gabbia dimostra presunzione e negazione della libertà. L’eccessivo amore per gli animali a discapito degli umani sarebbe un motivo in più per amare le bestie. L’umano è una brutta bestia, ipocrita, inferiore alla iena in simpatia e superiore al verme in viscidità. Nonostante la sensibilità ambientalista, nessuno salva gli animali in via d’estinzione dagli animalisti che lo impediscono. L’umano è fastidioso per il rumore che produce. Gli animali senza razionalità non hanno causato i danni che l’homo sapiens ha fatto in pochi secoli. La presunzione umana di dominare la terra è ridicola, dato che virus e batteri tengono l’uomo sotto controllo. La filosofia tradizionale, con i suoi sistemi completi, è superata; ogni sistema è chiuso e difettoso. La fine dei grandi sistemi ha portato all’aforisma. Per non perdere consistenza, la filosofia deve abbandonare concetti complessi e la pretesa di spiegare tutto con sistemi fragili. Tentare di renderla una scienza la impoverisce; il mondo è troppo complesso per la verifica sperimentale. La conoscenza del mondo richiede molteplici interpretazioni. Ciò che ha valore in filosofia non necessita di verifica empirica; la filosofia affronta ciò di cui la scienza non può parlare. Un grande scienziato raramente è un grande filosofo. Il limite della conoscenza umana è l’impossibilità di porre certe domande. Un professore di filosofia non è necessariamente un filosofo; chi medita sul mondo con originalità è più vicino all’ideale. Anticamente la filosofia nasceva dallo stupore, poi per attenuare lo sgomento dell’esistenza; oggi c’è discussione superficiale o ripetizione. Figure storiche come Platone, Descartes, Kant, Hegel, Nietzsche sono criticate per i loro sistemi o concetti; la dipendenza dall’ipotesi di “dio” è un fallimento. La “verità” non è un assoluto, ma un limite della prospettiva umana. La conoscenza umana non rivela il mondo “come è fatto davvero”, ma come si manifesta alle percezioni limitate. Nonostante le tendenze utilitaristiche, esistono ancora amanti della riflessione e della conoscenza. Una risposta al senso della vita può trovarsi anche fuori dalle grandi teorie.Riassunto Lungo
1. La Stupidità, Motore Inconfessato del Mondo
La stupidità umana costituisce la vera fonte di energia delle società avanzate. Senza di essa, tali società semplicemente non esisterebbero o imploderebbero rapidamente. Un’assenza improvvisa e totale di stupidità causerebbe il collasso di un numero enorme di attività che oggi consideriamo normali. Immagina operai che abbandonano lavori alienanti, chiese che si svuotano all’istante, eserciti che non trovano più reclute disposte a combattere guerre insensate. Le elezioni mancherebbero di candidati disposti a umiliarsi per il potere, il consumo di massa cesserebbe di alimentare l’economia, e molte forme di intrattenimento perderebbero completamente il loro pubblico.La Dominanza degli Imbecilli
Il mondo, nella sua organizzazione attuale, sembra dominato dagli imbecilli. Questo non accade solo per una questione di numero, ma perché la società stessa si struttura per soddisfare le loro esigenze e i loro desideri superficiali. Offre loro costantemente illusioni di vita piena e valore personale, veicolate attraverso canali come la religione, la politica, il consumismo sfrenato e l’intrattenimento di massa di basso livello. La prima legge fondamentale della stupidità umana afferma che si sottovaluta sempre, in ogni circostanza, il numero effettivo di stupidi in circolazione. Questa è una verità che oggi appare lampante e innegabile, amplificata e resa evidente dall’avvento di internet e dei social network, dove la stupidità trova nuove e vastissime piattaforme di espressione.La cosiddetta “TV spazzatura”, ad esempio, non è la causa del generale rimbecillimento della popolazione, ma piuttosto una risposta diretta a un pubblico già ampiamente predisposto a desiderare e a consumare contenuti di basso livello intellettuale. L’entusiasmo quasi acritico con cui le masse accettano mode passeggere, prodotti di consumo inutili e ideologie imposte dall’alto dimostra una profonda e diffusa mancanza di discernimento critico. Questa accettazione passiva alimenta il sistema che si basa proprio sulla loro mancanza di giudizio individuale. La forza apparente delle masse, che sembra capace di muovere il mondo, deriva in realtà dall’unione di individui che, presi singolarmente, non sono altro che semplici imbecilli. È la loro numerosità e la loro conformità a dare potere a strutture sociali ed economiche basate sulla stupidità.
Politica e Democrazia
La politica, in questa prospettiva, si configura spesso come un’attività intrinsecamente volgare, forse persino meno nobile del semplice prendersi cura di un gregge, che almeno richiede una certa attenzione pratica. L’impegno politico, così come è inteso oggi, richiede la ricerca costante e spesso umiliante del consenso popolare e l’uso sistematico di trucchi retorici e demagogici per manipolare l’opinione pubblica. Impegnarsi attivamente in politica significa, in un certo senso, prostituirsi in modo ignobile, sacrificando la propria integrità intellettuale per il potere. I politici, in questo gioco, spesso sembrano mancare di qualsiasi senso di vergogna e sfruttano cinicamente l’ignoranza e la credulità delle masse, agendo in modo non dissimile da certi sacerdoti o pubblicitari senza scrupoli. In politica, la realtà dei fatti ha un’importanza secondaria; ciò che conta veramente sono le parole utilizzate, e queste parole, se pronunciate con sufficiente abilità e convinzione, finiscono per diventare la “verità” accettata, plasmando la percezione collettiva più dei fatti concreti.Anche la democrazia, intesa come sistema di governo basato sul voto popolare, presenta difetti strutturali evidenti che affondano le radici sia nella qualità dell’elettorato che nell’incapacità o nella mediocrità dei candidati che si propongono. L’atto stesso di votare, in questo contesto, si riduce frequentemente a un semplice rimescolamento di mediocrità al potere, un ciclo continuo che non porta a un reale miglioramento. È fondamentale comprendere che la stupidità, intesa come mancanza di intelligenza pratica o di capacità di giudizio critico, causa danni al prossimo e alla società nel suo complesso in misura spesso maggiore rispetto alla cattiveria intenzionale. Anzi, si potrebbe affermare che una stupidità radicata e innata contiene sempre in sé una componente intrinseca di cattiveria, rendendola una forza ancora più distruttiva e pericolosa per il benessere collettivo.
Lavoro, Ozio e Obbedienza
Una società che si fonda interamente sul concetto di lavoro obbligatorio si configura, nella sua essenza più cruda, come una società di schiavi moderni. La stragrande maggioranza delle persone è costretta a dedicare una parte enorme e sproporzionata della propria esistenza al mero guadagno economico, semplicemente per poter sopravvivere e mantenere il proprio status. Questo sistema basato sul lavoro come valore supremo impedisce lo sviluppo personale autentico e la ricerca di attività veramente significative e appaganti per l’individuo. L’ozio, inteso non come pigrizia improduttiva ma come tempo libero da obblighi lavorativi imposti, dovrebbe rappresentare la condizione prevalente e desiderabile per l’essere umano. Solo in una condizione di ozio liberato si potrebbe aspirare a una vita più ricca di esperienze, libera dalle costrizioni economiche e dedicata alla crescita interiore, alla creatività e alle passioni autentiche.Un altro elemento cruciale che contribuisce in modo determinante alla diffusione del male e delle ingiustizie nel mondo è l’obbedienza indiscriminata agli ordini ricevuti, anche quando questi sono palesemente atroci, immorali o contrari alla dignità umana. La storia umana è tragicamente costellata di esempi che dimostrano come tiranni spietati e atrocità indicibili siano stati resi possibili non tanto dalla loro forza bruta, quanto soprattutto dall’entusiasmo, dalla sottomissione passiva e dalla mancanza di resistenza critica da parte delle folle. L’incapacità o la riluttanza a disobbedire a comandi ingiusti trasforma individui altrimenti innocui in complici attivi o passivi di orrori collettivi. È questa cieca obbedienza, spesso alimentata dalla paura, dalla conformità sociale o dalla semplice mancanza di pensiero critico indipendente, a perpetuare ingiustizie, violenza e sofferenza su larga scala in ogni epoca. Rompere il ciclo dell’obbedienza passiva e coltivare il coraggio di disobbedire è essenziale per contrastare le manifestazioni più oscure della natura umana e del potere.
Se la “stupidità” è il motore del mondo, come si distingue da altre forze sociali e come si definisce in modo non riduttivo?
Il capitolo propone una tesi forte, identificando la stupidità come la forza motrice delle società avanzate e la causa principale dei loro mali. Tuttavia, l’argomentazione rischia di semplificare eccessivamente fenomeni sociali complessi, attribuendoli a una singola causa definita in modo piuttosto vago. Non è chiaro come distinguere la “stupidità” da altri fattori come l’ignoranza (intesa come mancanza di conoscenza), la disinformazione (diffusione attiva di falsità), i condizionamenti sociali, le dinamiche di potere o le strutture economiche che incentivano certi comportamenti. Attribuire tutto alla stupidità individuale rischia di assolvere le responsabilità sistemiche e di non offrire strumenti concreti per comprendere e affrontare i problemi descritti. Per approfondire, sarebbe utile esplorare la sociologia delle istituzioni, la psicologia sociale (in particolare i bias cognitivi e i meccanismi di conformismo) e la filosofia politica, leggendo autori che hanno analizzato le strutture di potere e le forme di controllo sociale, come Michel Foucault o la Scuola di Francoforte.2. Il peso dell’esistenza e la mediocrità del mondo
Vivere è una condizione difficile, quasi una pena per il semplice fatto di essere nati. La nascita non è un evento straordinario, ma un fatto naturale a cui si dà un’importanza eccessiva. L’esistenza si presenta spesso come una condanna, segnata dalla routine quotidiana e da un lavoro che può risultare noioso. La vita richiede una costante sopportazione: del mondo esterno, delle altre persone e persino di sé stessi. La felicità è fatta di attimi fugaci o si lega a piaceri semplici, mentre l’infelicità può protrarsi a lungo. Le illusioni e i sogni, confrontandosi con la realtà, portano spesso a profonde delusioni.La mediocrità che circonda
La grande popolarità di certi libri deriva dalla mediocrità di chi li scrive, autori che sono in sintonia con il vasto pubblico. Questi libri risultano banali e propongono una visione del mondo superficiale. Questo fenomeno è molto diffuso e si basa sull’ignoranza e sulla mancanza di spirito critico di chi legge solo occasionalmente. Il successo di scrittori di scarso valore si spiega con il fatto che esistono moltissimi lettori di scarso valore. Le industrie culturali tendono a produrre opere di bassa qualità perché i gusti della maggioranza sono mediocri. Un successo che non sembra meritato ha quasi sempre dietro un pubblico che non merita niente di meglio.Scrivere come reazione
Scrivere può rappresentare un modo per liberarsi da pensieri che opprimono o diventare un atto di protesta contro la realtà. Gli scrittori si distinguono per la loro capacità di esprimere qualcosa di nuovo e interessante. I veri scrittori sono rari e scrivono spinti da una necessità interiore profonda, non per professione o per compiacere il pubblico. I libri che meritano davvero di essere letti sono quelli creati con un bisogno autentico e con grande cura. Molti libri pubblicati, invece, sono privi di valore e servono unicamente a intrattenere un pubblico in cerca di svago. Spesso gli editori preferiscono pubblicare opere che garantiscono vendite piuttosto che lavori di valore scritti da autori meno conosciuti.La fuga definitiva
Il suicidio è considerato da alcuni come la rinuncia estrema a ogni compromesso, l’unica salvezza possibile per un’esistenza priva di significato. La morte non è un mistero, ma piuttosto l’ultimo scherzo della vita, capace di risolvere ogni problema e fastidio. È la fine inevitabile per chi ha avuto la presunzione di nascere.Ma davvero il successo di un’opera è solo lo specchio della mediocrità del suo pubblico?
Il capitolo stabilisce un legame diretto e quasi esclusivo tra la popolarità di certi libri e la presunta “mediocrità” di autori, pubblico e industria culturale. Questa visione, per quanto provocatoria, rischia di semplificare eccessivamente un fenomeno complesso. Ignora, ad esempio, le dinamiche economiche, le strategie di marketing, l’evoluzione dei gusti e il ruolo dei media nella formazione del consenso. Per approfondire questa tematica e considerare prospettive alternative, sarebbe utile esplorare la sociologia della cultura e gli studi sui media, magari confrontandosi con autori come Adorno, che ha analizzato criticamente l’industria culturale, o Bourdieu, per la sua teoria sui campi e sul gusto.3. La stupidità umana e il suo dio
L’umanità è vista come intrinsecamente difettosa e fonte di problemi costanti. L’incontro con i propri simili è descritto come raramente piacevole, quasi sempre causa di fastidio o delusione. La misantropia, in questa prospettiva, non è semplicemente una scelta di evitare gli altri, ma diventa l’incapacità profonda di accettare di condividere il pianeta con il resto dell’umanità, considerata la peggiore specie esistente. Non tutti gli esseri umani meritano affetto o considerazione; un amore che non opera una scelta, che si rivolge indistintamente a chiunque, finisce per perdere il suo valore e significato autentico.Una popolazione che diventa spazzatura
L’aumento esponenziale della popolazione umana è percepito come un problema estremamente grave e dannoso. Si osserva che maggiore è la densità di persone, maggiore è la quantità di rifiuti e immondizia prodotta, portando alla conclusione che l’umanità stessa si sia trasformata in una forma vivente di scarto, un inquinamento biologico sul pianeta. In questo quadro, la procreazione è considerata l’atto più colpevole e autoritario che si possa compiere, poiché impone l’esistenza a un nuovo individuo in un mondo intrinsecamente miserabile e pieno di sofferenza. Non possono esistere genitori veramente responsabili, perché un genitore consapevole della realtà del mondo non sceglierebbe mai di far nascere un figlio in esso. Da questa visione radicale deriva la convinzione che l’aborto dovrebbe essere non una scelta, ma una pratica obbligatoria per evitare ulteriore sofferenza.Dei creati dalla stupidità umana
Gli esseri umani, nel tentativo di colmare vuoti esistenziali e dare un senso a ciò che percepiscono come nulla, creano divinità e religioni. In questo processo, proiettano sulla figura divina i propri stessi difetti e limiti, inclusa la loro intrinseca stupidità. L’esistenza diffusa e innegabile del male e della sofferenza nel mondo rende l’idea di un dio onnipotente e infinitamente buono logicamente insostenibile; si arriva persino a ipotizzare che forse una divinità, se esistente, possa invece trarre piacere dalla sofferenza umana e universale. L’esistenza stessa dell’umanità, con tutte le sue brutture e problemi, è considerata la principale e più forte obiezione all’idea che possa esistere un dio degno di venerazione o anche solo di esistere.La fede come debolezza e strumento di potere
Le religioni organizzate, con un riferimento specifico alla Chiesa cattolica, basano il loro potere e la loro influenza su una fede cieca e irrazionale e sul profondo bisogno delle masse di essere guidate e di non affrontare la realtà da sole. Questa fede non è vista come una virtù, ma piuttosto come un autoinganno, un dono che gli umani fanno a sé stessi per evitare il confronto diretto con la dura realtà dell’esistenza e la propria solitudine. La storia della Chiesa è costellata di crimini, atrocità e persecuzioni, spesso perpetrati basandosi su pregiudizi e divieti che affondano le radici nella stessa stupidità umana che ha generato l’idea di dio. Il potere delle istituzioni ecclesiastiche si mantiene e prospera proprio grazie alla scarsa capacità di giudizio critico delle masse, che si comportano come un gregge docile e bisognoso di un pastore che indichi loro la via, anche se questa via è illusoria o dannosa.Liberazione dall’illusione della fede
La fede, in questa prospettiva, non è un segno di intelligenza, coraggio o elevazione spirituale, ma una chiara manifestazione di debolezza e dipendenza. La vera liberazione per l’individuo e per l’umanità nel suo complesso può avvenire solo abbandonando ogni forma di fede, sia essa rivolta a una divinità o riposta ciecamente nelle parole e nelle dottrine altrui. Finché l’umanità continua ad affidarsi a superstizioni, dogmi e figure religiose che pretendono di possedere la verità assoluta, rimane inevitabilmente impantanata in una sorta di epoca medievale, dimostrando una persistente e preoccupante mancanza di progresso intellettuale, di autonomia di pensiero e di quella modestia che deriverebbe dalla consapevolezza dei propri limiti anziché dall’illusione di un supporto divino.Ignorare la complessità della natura umana e delle sue interazioni sociali non rischia di semplificare eccessivamente il problema?
Il capitolo presenta un quadro estremamente negativo e apparentemente monolitico dell’umanità. Tuttavia, la natura umana e le sue manifestazioni sociali sono fenomeni complessi, studiati da diverse discipline. Per comprendere meglio le molteplici sfaccettature del comportamento umano, le dinamiche sociali e il rapporto con l’ambiente, potrebbe essere utile approfondire studi in campi come la Psicologia, la Sociologia, l’Antropologia e la Filosofia morale. Autori come Steven Pinker o Yuval Noah Harari offrono prospettive alternative basate su ricerca empirica e analisi storica che possono arricchire la discussione sulla “miseria umana” e sul concetto di progresso.5. La fine dei sistemi e i toporagni del pensiero
La visione tradizionale definisce il vero filosofo come colui che costruisce sistemi di pensiero completi e coerenti, considerando i pensatori frammentari o aforistici come figure minori. Tuttavia, ogni sistema filosofico porta con sé un limite intrinseco proprio perché è un sistema chiuso e definito. La fine dei grandi sistemi filosofici, paragonata all’estinzione dei dinosauri, ha visto emergere l’aforisma, visto quasi come un piccolo “toporagno” del pensiero che si muove tra le rovine dei grandi edifici. Alcuni sistemi filosofici, come certe ideologie, possono apparire internamente coerenti ma mostrano legami deboli con la realtà concreta. Per evitare che la filosofia perda la sua sostanza, è necessario abbandonare i concetti eccessivamente complessi e la pretesa di spiegare il mondo intero attraverso sistemi onnicomprensivi, che si rivelano alla fine fragili e inadeguati.Filosofia e Scienza: mondi diversi
Tentare di trasformare la filosofia in una scienza rigorosa porta inevitabilmente a un impoverimento del pensiero filosofico. Il mondo è intrinsecamente troppo complesso e sfaccettato per essere ridotto unicamente a fenomeni che possono essere verificati sperimentalmente, come avviene nel campo scientifico. Una comprensione profonda del mondo richiede necessariamente una pluralità di interpretazioni filosofiche, e non può essere confinata a un’unica prospettiva o metodo. Ciò che possiede autentico valore nel pensiero filosofico non ha bisogno di essere sottoposto a verifica empirica per essere valido o significativo. La filosofia si occupa e affronta proprio quelle dimensioni dell’esistenza e della conoscenza di cui la scienza, per sua natura e metodologia, non può parlare o dare conto in modo esaustivo.Chi è il vero filosofo?
È raro che un grande scienziato sia anche un grande filosofo, poiché le qualità intellettuali e le modalità di approccio richieste per eccellere in questi due campi sono profondamente diverse e spesso non coincidono. Il vero limite della conoscenza umana non risiede tanto nell’incapacità di fornire risposte, quanto piuttosto nell’impossibilità intrinseca di formulare determinate domande fondamentali. Un professore o uno storiografo di filosofia, pur essendo esperti nel loro campo, non sono necessariamente filosofi nel senso più autentico del termine. Al contrario, un semplice individuo che dedica tempo e originalità alla meditazione sul mondo e sull’esistenza è più vicino all’ideale del filosofo rispetto a chi si limita a studiare e rielaborare il pensiero altrui senza aggiungere una propria prospettiva originale.Dalle origini allo stato attuale
Anticamente, la filosofia traeva origine dallo stupore di fronte al mondo e da un profondo bisogno di conoscenza e comprensione. Successivamente, si è evoluta diventando anche un mezzo per attenuare lo sgomento e l’inquietudine che derivano dalla consapevolezza dell’esistenza e dei suoi misteri. Oggi, si osserva purtroppo una tendenza diffusa verso la discussione superficiale o la semplice ripetizione di percorsi di pensiero già ampiamente esplorati e battuti in passato, segno di una certa stanchezza o mancanza di audacia intellettuale nel pensiero contemporaneo.Critiche a idee consolidate
Alcune figure storiche fondamentali della filosofia, come Platone, Descartes, Kant, Hegel e Nietzsche, possono essere oggetto di critiche per diversi aspetti del loro pensiero. Queste critiche possono riguardare, ad esempio, la loro inclinazione a costruire sistemi astratti e distanti dalla concretezza della vita, o la promozione di concetti come il dovere morale o l’ideale di un’umanità in costante miglioramento. In particolare, la dipendenza dall’ipotesi dell’esistenza di una divinità nell’elaborazione di teorie filosofiche è vista da alcuni come un limite significativo e un grande fallimento nella storia del pensiero umano, che ha vincolato la riflessione a presupposti non dimostrabili.La natura della verità e della conoscenza
La “verità” non deve essere intesa come un assoluto immutabile e definitivo, ma piuttosto come un limite ideale che circoscrive la prospettiva intrinsecamente umana sulla realtà. Questa verità apparente tende ad allontanarsi o a sfumare man mano che si cerca di avvicinarsi ad essa con la pretesa di afferrarla completamente. La conoscenza umana, compresa quella prodotta dalla scienza, non è capace di rivelare il mondo “come è fatto davvero” nella sua essenza ultima. Essa ci mostra invece il mondo solo nel modo in cui si manifesta alle nostre percezioni limitate e alle nostre capacità di elaborazione mentale, che sono inevitabilmente influenzate dal contesto storico, culturale e personale in cui viviamo e pensiamo.Alla ricerca del senso
Nonostante le tendenze utilitaristiche e la superficialità che sembrano prevalere nell’epoca attuale, esistono ancora individui che scelgono di dedicarsi alla riflessione profonda e alla ricerca della conoscenza per il suo valore intrinseco. Questi sono gli autentici amanti della filosofia, che continuano a interrogarsi sui grandi temi dell’esistenza. Dopo secoli di intense elaborazioni filosofiche e di costruzione di imponenti teorie, una risposta autenticamente convincente alla domanda fondamentale sul senso della vita potrebbe forse essere trovata anche al di fuori dei grandi sistemi e delle complesse costruzioni teoriche tradizionali.Ma davvero la filosofia non può o non deve aspirare a un qualche tipo di rigore, pena il suo impoverimento?
Il capitolo traccia un confine molto netto tra filosofia e scienza, suggerendo che ogni tentativo di rendere la filosofia “rigorosa” la impoverisca, poiché il mondo è troppo complesso per essere ridotto a ciò che è verificabile. Questa distinzione, sebbene metta in luce differenze fondamentali, rischia di trascurare come la filosofia possa beneficiare da una maggiore chiarezza concettuale e argomentativa, o come certe aree filosofiche (come la logica o l’epistemologia) abbiano storicamente interagito con metodi che potremmo definire rigorosi. Per approfondire questo dibattito e capire se rigore significhi necessariamente “riduzione scientifica”, si possono esplorare la filosofia della scienza e l’epistemologia contemporanea, leggendo autori che hanno discusso il rapporto tra conoscenza scientifica e indagine filosofica, come Karl Popper o W.V.O. Quine.Abbiamo riassunto il possibile
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