Contenuti del libro
Informazioni
“Mais rosso. Viaggio in Messico tra narcos, farfalle e indios ribelli” di Francesco Forgione non è la solita guida turistica, ma un tuffo nella realtà cruda del Messico di oggi, partendo da Acapulco, una città che da “Perla del Pacifico” è diventata sinonimo di violenza e controllo dei cartelli. Il libro ti porta nei barrios poveri, dove la povertà spinge i ragazzi a diventare sicarios per sopravvivere e aiutare la famiglia, e nelle carceri messicane, luoghi dove il vero potere è quello criminale. Esplora il Guerrero, una regione segnata dalla storia di indios ribelli e dalla lotta contro lo sfruttamento, dove oggi la corruzione statale si intreccia con i narcos e le desapariciones forzadas sono all’ordine del giorno. Attraverso incontri diretti con persone come Guillermo, un ex sicario, o i membri della policia comunitaria che cercano di difendersi da soli, Forgione racconta un Messico dove la violenza è sistemica, la giustizia è un lusso e la dignità umana viene calpestata, mostrando come la narco-politica controlli ogni aspetto della vita, ben oltre le statistiche.Riassunto Breve
Acapulco, un tempo “Perla del Pacifico” e meta turistica, è oggi una delle città più violente al mondo, con un alto tasso di omicidi e un numero elevato di persone scomparse, oltre sessantamila in tutto il Messico. Casi come quello dei quarantatré studenti di Ayotzinapa nel 2014 mostrano la complicità tra politica, narcotraffico, militari e forze dell’ordine nel nascondere la verità . La città è divisa: zone residenziali protette come Punta Diamante contrastano con i quartieri popolari segnati da povertà , degrado e assenza dello stato. Le carceri messicane sono controllate dai capi dei cartelli, che gestiscono attività criminali anche dall’interno e usano le prigioni per formazione e guadagno. Il sistema giudiziario è corrotto; la libertà si compra, mentre poveri e attivisti restano detenuti a lungo. Acapulco è territorio di scontro tra cartelli per il controllo di droga, prostituzione ed estorsioni. Nonostante l’alta presenza di forze di sicurezza, gran parte di esse è corrotta e lavora per i criminali. I civili sono vittime collaterali. Nei *barrios* poveri, come quelli abitati dalla comunità afro-messicana, la violenza domestica e la miseria sono la norma. I ragazzi crescono sentendosi “niente per nessuno”, senza futuro. La necessità di aiutare la famiglia li spinge a cercare lavoro presto, spesso con paghe bassissime. L’ingresso nelle bande criminali offre una via di fuga percepita, garantendo guadagni maggiori e un senso di potere, anche se comporta l’uso di droghe e l’esecuzione di ordini violenti. La vita nella banda è una sottomissione totale al capo; il gruppo diventa tutto. L’obiettivo è il riscatto sociale e provvedere alla famiglia. Le attività criminali vanno dai furti all’estorsione, che colpisce anche lavori “puliti”. L’accesso a lavori come autista di mezzi pubblici avviene tramite l’influenza della banda, esponendo a scene brutali come lo smaltimento di corpi. L’ascesa nel mondo criminale avviene per gradi, rubando auto e moto, cercando bande più potenti. I cartelli impongono il loro controllo sul territorio con la violenza. L’iniziazione in un cartello richiede prove estreme, come fare a pezzi i corpi delle vittime, per dimostrare fedeltà e brutalità . La regione del Guerrero ha una storia di violenza statale contro movimenti sociali e indigeni, con i cartelli che si sono integrati con politica ed economia, sfruttando la popolazione locale per la produzione di droga. La resistenza delle comunità , supportata da religiosi e attivisti, porta alla creazione di polizie comunitarie, ma chi si oppone subisce minacce e violenze. Un assalto a un ambulatorio medico da parte di un gruppo guidato da un giovane sicario, ferito e abbandonato dai suoi, porta a un incontro inatteso: il medico, obiettivo dell’attacco, lo salva e lo cura. Il sicario sconta sette anni di carcere; al rilascio, non mostra pentimento ma orgoglio per aver sostenuto la famiglia. La sua storia riflette la realtà della violenza in Messico, dove i cartelli reclutano dai *barrios* poveri e la corruzione statale legittima i loro affari, mentre la sofferenza delle vittime rimane spesso in secondo piano.Riassunto Lungo
1. Acapulco: Il Contrasto tra Mito e Violenza
Acapulco oggi è una delle città più violente al mondo, una realtà che contrasta fortemente con il suo passato. Negli anni Sessanta e Settanta, era conosciuta come la “Perla del Pacifico”, una meta turistica rinomata ed esclusiva. Ora, la violenza è concentrata soprattutto nello stato del Guerrero, con un numero elevato di omicidi ogni giorno, oltre a feriti e sequestri.
La Divisione Interna della CittÃ
La città stessa riflette questa realtà con una netta divisione sociale e fisica. Esistono zone come Punta Diamante, che sono quartieri residenziali protetti e sorvegliati, quasi separati dal resto della città da posti di blocco militari. Al di fuori di queste aree più sicure si trovano i quartieri popolari, dove la vita quotidiana si svolge tra mercati, traffico e strade affollate, una realtà molto diversa e più esposta alla violenza.
La Violenza nel Contesto Messicano
Un problema grave in Messico è quello delle “desapariciones forzadas”, con decine di migliaia di persone scomparse. Il caso dei quarantatré studenti di Ayotzinapa nel 2014 ha mostrato chiaramente la complicità tra diversi poteri, inclusi politici, cartelli del narcotraffico, militari e forze dell’ordine, nel nascondere la verità . I dati sulla violenza continuano a peggiorare anno dopo anno in tutto il paese. Questa situazione attuale è molto diversa dalle esperienze di viaggio passate, dove i problemi erano più legati a disagi come strade dissestate o mancanza di indicazioni, non a minacce dirette alla sicurezza personale. La violenza legata a interessi economici e criminali che sfruttano le risorse naturali colpisce anche la lotta per la protezione ambientale, come accade nel santuario delle farfalle monarca nel Michoacán.
Comprendere la Realtà Attraverso le Persone
Per capire davvero la situazione di Acapulco oggi, si sceglie di non affidarsi solo alle fonti ufficiali, spesso considerate parte del problema. Si cerca invece di incontrare direttamente le persone che vivono sulla propria pelle le conseguenze della violenza: i familiari di chi è scomparso, gli attivisti che lottano per i diritti umani, i membri delle polizie comunitarie e le vittime innocenti. È previsto un incontro con Guillermo, un ex detenuto, per ascoltare la sua storia, un momento reso possibile grazie all’aiuto di uno psicologo che lavora nel carcere di Las Cruces.
Il capitolo dipinge un contrasto netto tra passato e presente, ma come si è arrivati a questo punto di non ritorno, se non se ne esplorano le cause profonde?
Il capitolo presenta in modo efficace il drammatico contrasto tra il passato glorioso di Acapulco e la sua violenta realtà attuale, offrendo uno spaccato umano attraverso le testimonianze. Tuttavia, la descrizione del “cosa” e del “come” la violenza impatta le vite lascia in ombra il “perché” e il “come” si è verificato questo crollo. Per comprendere appieno la trasformazione, sarebbe necessario approfondire le dinamiche storiche, politiche ed economiche che hanno permesso alla criminalità organizzata di radicarsi così profondamente, erodendo le istituzioni statali e trasformando la città . Approfondire la storia recente del Messico, la sociologia della violenza e gli studi sulla criminalità organizzata, magari leggendo autori come Edgardo Buscaglia, può fornire il contesto necessario per capire le cause strutturali dietro il dramma descritto.2. Il Potere Oltre le Mura
Le Carceri e il Doppio Potere
Nelle carceri messicane, il potere non è solo nelle mani dello stato. Esiste una doppia autorità : quella ufficiale e quella, molto più forte, dei capi dei cartelli e delle bande criminali. Sono questi ultimi a dettare le regole e le sanzioni, che vengono rispettate non solo dai detenuti, ma spesso anche dal personale delle carceri. Questa situazione rende il potere criminale la vera forza dominante all’interno delle strutture detentive, influenzando profondamente la vita di chi si trova lì.La vita di tutti i giorni in prigione si svolge in grandi spazi aperti, come cortili. Qui si praticano sport, si organizzano combattimenti di galli e funzionano mercati interni gestiti dai detenuti stessi. All’interno delle carceri si trovano facilmente droga e telefoni cellulari. Questi strumenti vengono usati per continuare le attività criminali anche fuori, come chiedere riscatti o organizzare sequestri. Le carceri diventano così luoghi dove si impara a delinquere e dove si generano guadagni per l’economia criminale legata alla droga.
Un Sistema Giudiziario Corrotto
Il sistema giudiziario in Messico è segnato da una forte corruzione. Ottenere la libertà spesso dipende dalla possibilità di pagare cauzioni o corrompere giudici e poliziotti. Questo crea una giustizia diseguale, dove le persone povere, quelle appartenenti a comunità indigene o gli attivisti possono rimanere in carcere per anni senza nemmeno affrontare un processo. C’è anche una grande differenza nelle pene: i minorenni, anche per reati gravissimi come omicidio o stupro, hanno una pena massima di sette anni. Gli adulti, invece, per gli stessi crimini, possono ricevere condanne che arrivano a centinaia di anni.Acapulco: Una Città Contesa
La città di Acapulco è un esempio di come il potere criminale si manifesta fuori dalle carceri. Qui diversi cartelli e bande si scontrano continuamente. Combattono per controllare il traffico di droga, lo sfruttamento della prostituzione e le estorsioni. Nonostante la presenza massiccia di forze di sicurezza, come esercito, marina e diverse polizie, la situazione resta critica. Molte di queste forze, infatti, sono coinvolte nella corruzione e collaborano con i gruppi criminali.Questa collaborazione trasforma le forze dell’ordine in strumenti della violenza criminale. I bassi stipendi dei soldati e dei poliziotti li rendono facili bersagli per le offerte di denaro dei cartelli. Le persone comuni, i civili, sono le vittime più frequenti di questa violenza. Vengono spesso considerati semplici “effetti collaterali” degli scontri tra bande o delle operazioni di polizia. Per potersi muovere in modo relativamente sicuro, molti devono ricorrere a servizi di trasporto che possono essere tracciati.
Come può un sistema giudiziario che condanna a centinaia di anni gli adulti per reati gravissimi, ma limita a soli sette anni la pena per i minorenni che commettono gli stessi crimini, pretendere di essere razionale o equo?
Il capitolo evidenzia una disparità di trattamento nelle condanne che solleva seri interrogativi sulla logica e sull’equità del sistema giudiziario descritto. Questa differenza così marcata tra adulti e minorenni, anche per crimini efferati come omicidio o stupro, sembra indicare una profonda incoerenza o una lacuna nel contesto legale e sociale che la giustifica. Per comprendere meglio le ragioni (o le irrazionalità ) dietro tali discrepanze e il funzionamento complessivo della giustizia in un contesto di corruzione diffusa, sarebbe fondamentale approfondire il diritto penale comparato, in particolare quello minorile, e le analisi sociologiche e politiche sulla criminalità organizzata e la corruzione istituzionale. Autori come Sergio Aguayo o Edgardo Buscaglia offrono prospettive utili su questi temi complessi.3. La Bestia Liberata
Il barrio dove vive Guillermo è un luogo segnato dal degrado e dalla povertà più estrema. Le strade sono solo sentieri sterrati, soffocati dai rifiuti e attraversati da scarichi a cielo aperto che diffondono odori nauseabondi. Nonostante la miseria evidente, sulle case spuntano antenne paraboliche, un contrasto stridente in questo scenario desolato. Una discarica illegale non è solo un simbolo di abbandono, ma serve anche a nascondere i corpi delle vittime delle violenze che qui sono all’ordine del giorno. In questo ambiente, lo stato è una presenza assente, lasciando il territorio completamente in mano alle bande criminali che ne dettano le regole.Il contesto del crimine
Proprio in questo contesto di assenza istituzionale e controllo criminale, le organizzazioni reclutano attivamente i giovani ragazzi del barrio. Uomini a bordo di Suv neri pattugliano costantemente le strade polverose, osservando con attenzione i bambini e gli adolescenti che crescono in questo ambiente difficile. Dal canto loro, i ragazzi si mettono in mostra, vedendo nell’ingresso in queste bande l’unica, disperata via di fuga dalla povertà schiacciante che conoscono fin dalla nascita. Si crea così una sorta di caccia reciproca: i criminali sono alla ricerca costante di nuove reclute, e i ragazzi, intrappolati nella loro condizione, cercano un’opportunità , qualsiasi essa sia.La storia di Guillermo
L’aspetto di un killer spesso non rispecchia gli stereotipi comuni. Guillermo, un giovane sicario cresciuto proprio in questo barrio di Acapulco, non ha il look tipico associato al mondo dei narcos. È un ragazzo magro, con la carnagione scura e una stretta di mano sorprendentemente debole per chi vive una vita così violenta. Il suo corpo è coperto da numerosi tatuaggi che raccontano, forse silenziosamente, la sua storia. Appartiene alla comunità afro-messicana, discendente di schiavi, un gruppo spesso emarginato e reso quasi invisibile nella società messicana, concentrato in barrios poveri come quello in cui Guillermo ha trascorso tutta la sua vita.Un’infanzia segnata dalla violenza
La sua infanzia, prima ancora di entrare nel mondo del crimine organizzato, è stata profondamente segnata dalla violenza domestica. Il padre era un uomo alcolizzato e drogato, la cui presenza in casa significava costante paura e sofferenza. Picchiava regolarmente la madre e i figli, trasformando l’ambiente familiare in un luogo di terrore. Nonostante questa paura paralizzante e le sofferenze subite, una parte di Guillermo cercava ancora l’affetto e il riconoscimento di quel padre violento, un desiderio complesso e doloroso che lo accompagnava nei suoi primi anni di vita.L’atto di ribellione e la fuga
Un episodio particolarmente violento finisce per cambiare per sempre la sua vita e il suo rapporto con la paura. Durante l’ennesima brutale aggressione del padre nei confronti della madre, qualcosa scatta in Guillermo. In un impeto di rabbia e disperazione, afferra un machete e accoltella il padre a una coscia. Questo gesto estremo, compiuto con una forza inaspettata alimentata da anni di odio represso, non è solo un atto di violenza, ma viene vissuto da Guillermo come una vera e propria liberazione. È la rottura di una prigione mentale, la fine del dominio paterno che aveva soffocato la sua esistenza. Quella stessa sera, dopo l’accaduto, Guillermo lascia la casa, incapace di restare oltre.La strada del crimine
La sua nuova vita fuori casa lo porta rapidamente sulla strada del crimine organizzato, la stessa che il barrio offre ai giovani senza alternative. A soli quattordici anni, Guillermo commette il suo primo omicidio su ordine diretto del capo della sua banda. Spara a un maestro proprio davanti alla scuola, un atto brutale che lo introduce definitivamente nel mondo della violenza mercenaria. Ricorda vividamente l’adrenalina che ha provato in quel momento cruciale e, soprattutto, la paura che ha letto negli occhi della sua vittima. Col tempo, Guillermo arriva a credere che anche suo padre fosse in qualche modo coinvolto in attività criminali, e in un tragico paradosso, la sua stessa esistenza finisce per rispecchiare, in una forma ancora più estrema, quella paterna.Ma se lo Stato esercitava un ‘controllo assoluto’ durante la guerra sucia, come ha potuto poi ‘sfumare’ nel controllo dei cartelli, o peggio, integrarsi con essi?
Il capitolo, pur descrivendo la transizione, non chiarisce del tutto il meccanismo per cui il controllo statale si è trasformato o fuso con quello dei cartelli. Approfondire le dinamiche dello stato messicano post-rivoluzionario e il suo rapporto storico con le forme di potere informale e criminale è fondamentale. Discipline come la scienza politica e la criminologia, in particolare gli studi sul nesso stato-crimine organizzato, possono fornire chiavi di lettura. Autori come Edgardo Buscaglia hanno analizzato a fondo queste complesse interazioni.8. L’incontro del sicario e del medico
Un gruppo di uomini legati a un cartello, guidati da Guillermo, attacca un ambulatorio medico. L’obiettivo è colpire il fratello del sindaco e spaventare la popolazione locale, inclusa la policia comunitaria. L’assalto inizia con spari e atti di intimidazione, ma incontra una resistenza inattesa. La policia comunitaria, pur armata in modo diverso, reagisce con forza, trasformando l’attacco in uno scontro confuso e violento. Durante il combattimento, Guillermo si ritrova isolato e viene ferito gravemente al gomito da un colpo di machete.Il salvataggio inatteso
I compagni di Guillermo lo abbandonano mentre fuggono. La folla, piena di rabbia per l’attacco e per le perdite subite dalla policia comunitaria, vorrebbe linciarlo. Tuttavia, il medico, che era l’obiettivo principale dell’aggressione e che secondo i piani del cartello doveva essere ucciso in modo brutale, interviene per salvare Guillermo e curare la sua ferita. Il medico, che è un ortopedico, capisce subito quanto sia grave il danno al gomito. Nonostante la tensione e la rabbia della comunità , il medico insiste per prestare soccorso a Guillermo. Spiega che la loro lotta cerca la giustizia, non una vendetta rapida e violenta.Un legame inaspettato
Mentre il medico si prende cura delle ferite del suo aggressore, tra i due uomini nasce un momento di riconoscimento. Entrambi scoprono di essere mestizos, con origini che includono sangue afrodescendiente. Questo dettaglio crea un legame inatteso tra il medico che cura e il sicario che era venuto per fargli del male.Il destino di Guillermo e il contesto più ampio
Dopo essere stato curato, Guillermo viene portato in ospedale e in seguito sconta sette anni di carcere. Una volta libero, non esprime pentimento per le sue azioni passate. Al contrario, prova orgoglio per aver sostenuto la sua famiglia, permettendo ai fratelli di crescere e alla sorella di studiare. La storia di Guillermo si inserisce nella realtà complessa e violenta del Messico. I cartelli reclutano spesso persone dai barrios poveri, sfruttando le difficoltà economiche. La corruzione all’interno dello stato permette ai cartelli di portare avanti i loro traffici. Le sofferenze dei campesinos e le storie dei desaparecidos rimangono spesso nell’ombra, mentre l’attenzione mediatica si concentra sulle figure dei narcos in modo sensazionalistico. L’incontro con il medico e l’esperienza del carcere sollevano domande su quanto queste esperienze abbiano potuto cambiare Guillermo nel profondo.È davvero plausibile che un’origine comune possa creare un legame significativo tra un medico e il sicario che ha tentato di ucciderlo?
Il capitolo introduce l’elemento delle origini mestizos e afrodescendiente condivise come base per un legame inatteso tra il medico e Guillermo. Sebbene l’identità condivisa possa influenzare le relazioni umane, attribuire a questo dettaglio un ruolo così centrale nel creare un legame in una situazione di violenza estrema e tentato omicidio solleva interrogativi sulla sua plausibilità narrativa. Per esplorare le complesse dinamiche che possono emergere tra vittime e carnefici, o i fattori che influenzano i rapporti umani in contesti di conflitto e criminalità organizzata, sarebbe utile consultare studi di psicologia sociale, sociologia della violenza e antropologia. Approfondire le opere di autori che trattano le dinamiche di potere, identità e conflitto in America Latina potrebbe fornire un quadro più articolato rispetto a un legame basato principalmente sull’ascendenza.Abbiamo riassunto il possibile
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