Contenuti del libro
Informazioni
“Lo sviluppo cognitivo” di Luca Surian è un libro che ti porta dentro la testa dei bambini per capire come cresce la loro mente, fin dai primi giorni. Non è facile studiare i più piccoli, e il libro spiega i metodi di ricerca super ingegnosi che usano gli scienziati, tipo guardare dove fissano gli occhi (preferenza visiva, abituazione) o se si sorprendono quando succede qualcosa di strano (violazione dell’aspettativa), perché i bambini sanno un sacco di cose implicitamente anche se non parlano ancora. Poi si passa a come i bambini imparano a controllare i loro pensieri, le funzioni esecutive, che sono fondamentali per pianificare e risolvere problemi, e come iniziano a mettere in ordine il mondo categorizzando le cose. È affascinante vedere come sviluppano le prime idee sul mondo fisico, tipo che gli oggetti esistono anche se non li vedi più (permanenza degli oggetti), o come capiscono i numeri e le cause. E non finisce qui, perché il libro esplora anche come i bambini imparano a distinguere gli esseri viventi dagli oggetti e, soprattutto, come iniziano a capire che le altre persone hanno pensieri e desideri diversi dai loro, la famosa teoria della mente, che è cruciale per la cognizione sociale. Insomma, è un viaggio incredibile nello sviluppo cognitivo infantile, che ti fa apprezzare quanto sia complessa e affascinante la mente che cresce.Riassunto Breve
Studiare come la mente dei bambini cresce richiede modi particolari di osservare. All’inizio si guardano le loro azioni, come cercano oggetti, ma questo non sempre mostra tutto quello che capiscono, perché magari non riescono ancora a muoversi bene o a ricordare. Per i più piccoli si usano metodi basati su cosa guardano: se guardano di più una cosa rispetto a un’altra (preferenza visiva), se si abituano a uno stimolo e si sorprendono per uno nuovo (abituazione/disabituazione), o se guardano più a lungo eventi inaspettati (violazione dell’aspettativa). Si usano anche tecniche che registrano i movimenti degli occhi o misurano le risposte del cervello. Per i bambini più grandi si possono fare domande, ma bisogna stare attenti a come capiscono le parole. È importante capire che a volte i bambini sanno qualcosa (conoscenza implicita) anche se non riescono a spiegarlo a parole (conoscenza esplicita), e questo si vede quando riescono in un compito ma non in un altro. Oltre a osservare cosa fanno i bambini, si guarda anche come controllano i loro pensieri e azioni. Queste funzioni, chiamate esecutive, servono a fermare risposte sbagliate, a organizzare i passi per fare qualcosa, a spostare l’attenzione e a tenere a mente informazioni importanti. Si sviluppano piano piano perché dipendono da parti del cervello che maturano tardi. Compiti specifici mostrano che i bambini piccoli fanno fatica a cambiare le regole o a non ripetere quello che hanno fatto prima, ma migliorano crescendo. Difficoltà in queste funzioni si vedono in alcuni disturbi. Organizzare le informazioni è un altro aspetto chiave, e questo si fa mettendo insieme cose simili in categorie. Questo processo inizia presto. I bambini non usano solo quello che vedono per categorizzare, ma anche idee più astratte, come si vede quando distinguono le cose in base a quello che c’è dentro o se sembrano diverse da quello che sono in realtà. Capiscono che ci sono tipi di cose che esistono in natura, tipi che sono inventati dalle persone e tipi che sono fatti per uno scopo, come gli oggetti che usiamo. Questa organizzazione si applica alla comprensione del mondo fisico. Anche i neonati sembrano capire che gli oggetti continuano a esistere anche quando non li vedono, usando principi come il fatto che le cose non possono sparire o passare attraverso altre. Capiscono anche che le cose si muovono insieme se sono un pezzo unico. Capiscono presto anche le cause, per esempio che un oggetto che ne spinge un altro lo fa muovere. Per quanto riguarda i numeri, i bambini piccoli riescono a distinguere insiemi piccoli con precisione e insiemi grandi in modo approssimativo. Sembra che usino sistemi diversi per tenere traccia di pochi oggetti e per stimare grandi quantità. Riescono anche a fare semplici conti. Imparare a contare e usare i numeri è fondamentale per capire i concetti numerici più complessi. La mente sviluppa anche un modo specifico per capire gli esseri viventi e le persone. I bambini distinguono presto gli esseri viventi dagli oggetti perché si muovono da soli. Credono che le cose naturali abbiano una specie di “essenza” interna che le rende quello che sono, e questo influenza come capiscono l’ereditarietà. Tendono anche a spiegare le cose in base al loro scopo o funzione. Capiscono che le azioni delle persone hanno un obiettivo e si aspettano che agiscano in modo logico per raggiungerlo. Usano le espressioni degli altri per capire le situazioni. La capacità di capire cosa pensano gli altri (teoria della mente) si sviluppa, con studi che mostrano segni precoci anche prima che i bambini riescano a superare i test classici su cosa pensa qualcuno che si sbaglia. Fare finta di giocare mostra che i bambini iniziano a rappresentarsi idee non reali. Difficoltà in questo si vedono nell’autismo. Le prime capacità cognitive mostrano che la mente è già un po’ specializzata per capire il mondo fisico, gli esseri viventi e le persone.Riassunto Lungo
1. Osservare la mente che cresce
Comprendere come la mente si sviluppa richiede l’impiego di tecniche di indagine specifiche. Inizialmente, si osservavano le azioni dei bambini per cercare di dedurre i loro processi di pensiero. Si studiava, ad esempio, come un bambino cercava un oggetto che era stato nascosto. Tuttavia, questo tipo di approccio può non cogliere appieno le reali capacità mentali. Questo perché un bambino potrebbe fallire in un compito non per mancanza di comprensione, ma a causa di limiti nelle sue abilità motorie o nella memoria a breve termine necessarie per completare l’azione richiesta.Studiare i bambini molto piccoli
Per i neonati e i bambini molto piccoli, che non possono ancora usare il linguaggio per esprimersi, si utilizzano metodi che si basano sull’osservazione del loro comportamento, in particolare quello visivo.- Preferenza visiva: Si osserva se il bambino guarda più a lungo uno stimolo rispetto a un altro. Questo indica che il bambino è in grado di distinguere i due stimoli e mostra una preferenza per uno di essi.
- Abituazione e disabituazione: Si misura la diminuzione dell’interesse del bambino verso uno stimolo che viene presentato ripetutamente (abituazione). Successivamente, si introduce un nuovo stimolo e si osserva se l’attenzione del bambino si riattiva (disabituazione). Questo dimostra che il bambino ha notato la differenza tra il vecchio e il nuovo stimolo.
- Violazione dell’aspettativa: Si presentano al bambino eventi che non rispettano le normali leggi fisiche o le attese comuni, come un oggetto che sembra scomparire nel nulla. Si valuta se il bambino reagisce con sorpresa, ad esempio guardando più a lungo l’evento inatteso.
- Condizionamento operante: Questa tecnica valuta l’apprendimento associando un comportamento spontaneo del bambino, come il ritmo della suzione, a un risultato piacevole, come l’ascolto della voce della madre. Si osserva se il bambino modifica il suo comportamento per ottenere il risultato desiderato.
- Eye-tracking: Utilizzando strumenti sofisticati, si registrano i movimenti precisi degli occhi del bambino. Questo permette di capire esattamente dove sta guardando il bambino e cosa cattura la sua attenzione in un determinato momento.
- Tecniche di categorizzazione: Per valutare come i bambini raggruppano le informazioni, si possono usare metodi come chiedere ai bambini più grandi di mettere insieme oggetti simili (sorting). Nei più piccoli, si osserva come esplorano o toccano diversi esemplari di una categoria.
- Tecniche fisiologiche: Queste tecniche misurano le risposte del corpo o del cervello a determinati stimoli. Ad esempio, i potenziali evocati misurano l’attività elettrica del cervello in risposta a uno stimolo visivo o uditivo e sono utili per valutare le capacità sensoriali nei neonati.
L’uso delle interviste
Quando i bambini crescono e iniziano a parlare, si possono utilizzare metodi basati sulla comunicazione verbale. Le interviste sono uno strumento comune, come quelle usate da Piaget che chiedeva ai bambini cosa pensassero della luna o dei sogni. Tuttavia, le risposte che i bambini danno a voce possono essere influenzate dal modo in cui interpretano le parole e le domande poste dall’adulto, che a volte può essere diverso dal significato inteso.Conoscenza esplicita e implicita
È fondamentale distinguere tra ciò che un bambino sa in modo consapevole e può esprimere a parole (conoscenza esplicita) e ciò che sa a un livello meno consapevole, che guida il suo comportamento ma non è facilmente verbalizzabile (conoscenza implicita). A volte, un bambino può non riuscire a dimostrare una conoscenza in un compito che richiede una risposta verbale o un’azione complessa (compito esplicito), ma mostrare di possedere quella stessa conoscenza attraverso una reazione più spontanea, come guardare più a lungo un evento inatteso (compito implicito). Queste differenze nei risultati ottenuti con metodi diversi suggeriscono che un’informazione o una capacità cognitiva può essere presente in una parte del sistema mentale, come quella legata alla percezione, ma non essere ancora pienamente accessibile o utilizzabile da altre parti, come il linguaggio o la capacità di pianificare azioni complesse.Se i bambini “sanno” implicitamente ma falliscono nei compiti espliciti, cosa significa veramente “sapere” nella mente in sviluppo?
Il capitolo introduce la distinzione tra conoscenza esplicita e implicita, ma non ne esplora appieno le implicazioni. Questa distinzione è cruciale per comprendere la natura stessa del “sapere” nella mente in evoluzione e solleva interrogativi complessi: l’implicitazione è una forma di conoscenza meno matura, o un tipo di rappresentazione cognitiva fondamentalmente diverso? Per approfondire, è utile esplorare la letteratura sulla cognizione infantile e il dibattito sull’interpretazione dei risultati ottenuti con metodi impliciti (come la violazione dell’aspettativa) rispetto a quelli espliciti. Approfondire le diverse teorie sullo sviluppo cognitivo e il lavoro di autori che hanno studiato la cognizione nei neonati e nei bambini piccoli può fornire il contesto necessario.2. Sviluppo del Controllo e dell’Organizzazione Mentale
Il Direttore d’Orchestra del Cervello: Le Funzioni EsecutiveLe funzioni esecutive sono come il direttore d’orchestra del nostro cervello. Sono processi che controllano e coordinano il modo in cui pensiamo e agiamo, soprattutto quando affrontiamo situazioni nuove o complesse. Ci aiutano a programmare cosa fare, a controllare le nostre azioni e a verificare se stiamo procedendo nel modo giusto. Queste funzioni includono la capacità di fermare risposte automatiche o sbagliate (inibizione), di pensare in anticipo e organizzare i passaggi (pianificazione), di cambiare facilmente l’attenzione da una cosa all’altra, e di tenere a mente le informazioni che ci servono in quel momento (memoria di lavoro).Queste importanti capacità dipendono molto dallo sviluppo di alcune parti del cervello chiamate lobi frontali. Poiché i lobi frontali maturano piuttosto tardi, si notano grandi cambiamenti nelle funzioni esecutive durante l’infanzia e l’adolescenza. Alcuni test specifici, come il Wisconsin Card Sorting Test (WCST) o il Dimensional Change Card Sort (DCCS), mostrano bene questo sviluppo. Ad esempio, i bambini più piccoli fanno fatica a cambiare le regole di un gioco se sono abituate a quelle vecchie, o a non ripetere una risposta che prima era giusta ma ora non lo è più. Queste abilità migliorano molto man mano che i bambini crescono. Anche la memoria di lavoro, un’altra funzione esecutiva chiave, migliora crescendo. Questo aumento della capacità di tenere a mente più informazioni contemporaneamente ci permette di risolvere problemi sempre più difficili. Quando queste funzioni non lavorano bene, possono manifestarsi difficoltà che si osservano in disturbi come l’ADHD o l’autismo, ognuno con un suo modo particolare di presentare queste difficoltà.
Come Raggruppiamo le Cose: La Categorizzazione e i Concetti
Capire come raggruppiamo le cose e le idee simili tra loro è fondamentale per dare senso al mondo. Questo processo si chiama categorizzazione e ci permette di considerare diversi stimoli come se fossero uguali in base a certe caratteristiche. In questo modo, se incontriamo un oggetto nuovo e capiamo a quale categoria appartiene (ad esempio, “cane”), possiamo subito immaginare che abbia certe proprietà (ad esempio, abbaia, ha la coda) senza averle mai viste direttamente in quell’oggetto specifico. Questa capacità di raggruppare e fare inferenze inizia molto presto nella vita.Ci sono diverse idee su come si sviluppano i concetti, cioè le rappresentazioni mentali di queste categorie. Alcune teorie pensano che i bambini imparino i concetti basandosi soprattutto sulla forma e su regole generali che valgono per tanti tipi di cose. Altre teorie si concentrano di più sul contenuto e pensano che i concetti si sviluppino in modo diverso a seconda dell’argomento (ad esempio, persone, animali, oggetti). Le vecchie teorie pensavano che i bambini passassero dal raggruppare per somiglianza superficiale o per come le cose vengono usate insieme (concetti tematici, come “cane” e “guinzaglio”) al raggruppare per caratteristiche comuni (concetti tassonomici, come “cane” e “gatto” perché sono entrambi animali). Si pensava anche che partissero da concetti molto concreti a concetti più astratti, e che all’inizio usassero solo le caratteristiche più evidenti (caratteristiche) per poi capire quelle più importanti per definire una categoria (definienti). Studi più recenti, però, hanno mostrato che i bambini, anche piccoli, usano criteri più profondi e non solo quello che vedono in superficie. Ad esempio, capiscono che le “parti interne” sono importanti per definire un animale, o che l’aspetto di una cosa può essere diverso dalla sua vera natura (distinzione tra apparenza e realtà).
La teoria del prototipo suggerisce che quando pensiamo a una categoria, non pensiamo a una definizione rigida, ma a un esempio “tipico” (il prototipo) e confrontiamo i nuovi oggetti con questo esempio. Questa idea funziona bene per molte categorie, ma ha difficoltà a spiegare come usiamo i simboli o come capiamo la differenza tra come una cosa appare e com’è veramente. C’è anche un dibattito su quale sia il primo livello di concetti che i bambini imparano: se sia quello “di base” (come “cane”) o uno più generale (come “animale terrestre”). I concetti che usiamo si possono distinguere in diversi tipi: i generi naturali (come gli animali o le piante, che scopriamo come sono fatti nel mondo), i generi nominali (come “scapolo”, che dipendono da accordi e definizioni umane) e i manufatti (oggetti fatti dall’uomo, come una sedia, la cui comprensione si basa molto sulla funzione per cui sono stati creati o che hanno in quel momento). Capire i manufatti è strettamente legato a pensare a come sono stati progettati e a cosa servono.
Ma se le teorie sulla formazione dei concetti sono così variegate e in evoluzione, possiamo davvero affermare di aver compreso a fondo come la mente organizza il mondo?
Il capitolo presenta un quadro interessante ma frammentato delle diverse teorie sulla categorizzazione e lo sviluppo dei concetti, notando come le visioni siano cambiate nel tempo e come alcune teorie, come quella del prototipo, presentino delle limitazioni. Questa varietà di approcci e la constatazione di limiti nelle spiegazioni attuali suggeriscono che il campo è ancora lontano dall’avere un modello unificato e definitivo. Per approfondire la complessità di questo argomento e capire meglio i dibattiti in corso, è fondamentale esplorare la letteratura scientifica in psicologia cognitiva e dello sviluppo, confrontando le evidenze sperimentali che supportano o mettono in discussione le diverse teorie. Autori come Eleanor Rosch, Frank Keil, e Susan Carey sono punti di riferimento essenziali per comprendere l’evoluzione della ricerca sui concetti e la categorizzazione.3. Le prime idee sul mondo fisico e sui numeri
Gli infanti, fin dai primi mesi di vita, iniziano a capire come funziona il mondo intorno a loro, dagli oggetti e le loro caratteristiche ai primi concetti di quantità. Contrariamente a vecchie idee, i neonati sanno che gli oggetti continuano ad esistere anche quando non li vedono più, dimostrando una prima forma di memoria e comprensione della realtà. Per capire cosa succede agli oggetti, usano regole semplici: sanno che gli oggetti si muovono in modo continuo, che le parti di un oggetto stanno insieme e che le cose devono toccarsi per spingersi o influenzarsi a vicenda. Questi principi li aiutano a prevedere come si comporteranno gli oggetti. Inoltre, indizi visivi legati al movimento, come vedere più parti muoversi insieme, li aiutano a capire che quelle parti appartengono a un unico oggetto. Questo dimostra una precoce capacità di ragionare sugli eventi fisici che osservano ogni giorno.Riconoscere e distinguere gli oggetti
I bambini piccoli riescono a vedere un oggetto intero anche se una parte è nascosta da qualcos’altro; è come se la loro mente “riempisse” le parti mancanti per creare un’immagine completa. Questa capacità li aiuta a non confondersi quando vedono solo un pezzo di un giocattolo o di una persona. Sanno anche distinguere oggetti diversi tra loro, capendo che due cose sono distinte anche se si assomigliano. Ancora più importante, riescono a riconoscere lo stesso oggetto nel tempo, anche se lo vedono in posizioni diverse o in momenti successivi. Queste abilità sono fondamentali per costruire una comprensione stabile del mondo e degli oggetti che lo popolano fin dalla più tenera età.Capire perché le cose si muovono
Già da molto piccoli, i bambini iniziano a capire i legami di causa ed effetto, specialmente quando si tratta di oggetti che si muovono. Percepiscono, ad esempio, che quando una palla ne colpisce un’altra, è la prima a far muovere la seconda; capiscono l’idea di forza che viene trasferita. Questa comprensione delle cause meccaniche sembra emergere molto presto. Non è solo qualcosa che imparano vedendo le cose succedere tante volte, né dipende solo dal fatto che loro stessi spingono o tirano oggetti. Sembra piuttosto una risposta quasi automatica del loro cervello a come gli oggetti si muovono nello spazio e nel tempo, un po’ come succede agli adulti.Scoprire i numeri
Oltre al mondo fisico, i bambini piccoli mostrano una sorprendente sensibilità per i numeri. Riescono a distinguere la quantità di oggetti in piccoli gruppi, sapendo dire la differenza esatta fino a circa tre o quattro elementi senza doverli contare. Per gruppi più grandi, non sanno dire il numero esatto, ma riescono a capire se una quantità è maggiore o minore di un’altra, basandosi su una stima approssimativa. Gli esperti pensano che usino due sistemi diversi per fare questo: uno per tenere traccia di pochi oggetti alla volta e un altro, più generale, per confrontare quantità più grandi. La capacità di capire l’ordine dei numeri, cioè che tre viene dopo due e così via, si sviluppa un po’ più tardi.Imparare a contare e fare calcoli
Oltre a distinguere le quantità, i bambini piccoli mostrano di poter fare semplici calcoli, come aggiungere o togliere un elemento da un piccolo gruppo di oggetti. Questa capacità precoce getta le basi per il pensiero matematico. Tuttavia, per andare oltre queste prime intuizioni e comprendere i numeri in modo più preciso, specialmente per quantità maggiori, è essenziale l’apprendimento dei numerali, cioè i nomi dei numeri, e delle procedure di conteggio. Il linguaggio gioca un ruolo chiave in questo processo, aiutando i bambini a strutturare il loro pensiero numerico. Le difficoltà che alcuni bambini incontrano in matematica potrebbero avere origine proprio in specifici problemi legati a come il loro cervello elabora le informazioni numeriche fin dalle prime fasi dello sviluppo.[/membership]I “due sistemi diversi” per processare i numeri nei neonati sono una certezza scientifica o solo una delle tante ipotesi?
Il capitolo accenna a questa distinzione tra la percezione di piccole quantità esatte e la stima di quantità maggiori, suggerendo l’esistenza di due meccanismi separati. Tuttavia, la ricerca sullo sviluppo cognitivo e sulla cognizione numerica nei neonati e nei bambini piccoli è un campo in continua evoluzione, con diverse teorie e modelli proposti per spiegare queste prime abilità. Non c’è un consenso unanime su tutti i dettagli dei meccanismi sottostanti. Per approfondire questo dibattito e capire meglio le diverse prospettive, si potrebbe esplorare la letteratura sulla cognizione numerica precoce e lo sviluppo cognitivo, leggendo autori come Karen Wynn, Elizabeth Spelke, o Stanislas Dehaene, che hanno condotto ricerche fondamentali in quest’area.4. La comprensione di esseri viventi e agenti
I bambini imparano pian piano a capire cosa rende una cosa “vivente”. All’inizio, alcuni pensano che usino idee legate alla psicologia, un po’ come capiscono le persone, per spiegare cose biologiche. Ma altre idee suggeriscono che i bambini piccoli abbiano già delle basi per capire la biologia, usando concetti come l’idea che le cose abbiano una natura profonda o uno scopo. Già appena nati, i neonati notano il modo in cui si muovono gli esseri viventi, distinguendoli dalle cose che non si muovono da sole. A soli 3 mesi, riescono a mettere insieme animali e veicoli in gruppi diversi, basandosi su come appaiono e come si muovono.Prime idee e modi di pensare sugli esseri viventi
Questa idea che le cose naturali abbiano una natura interna che non cambia (essenzialismo) porta i bambini a credere che le caratteristiche si ereditino in un certo modo e rende difficile per loro capire teorie come l’evoluzione. C’è anche una tendenza a spiegare le cose in base al loro scopo o funzione (bias teleologico); questo modo di pensare viene applicato in modo diverso agli esseri viventi rispetto agli oggetti creati dall’uomo, già quando sono molto piccoli. Queste tendenze nel pensiero infantile mostrano come i bambini cerchino attivamente di dare un senso al mondo che li circonda usando le idee che hanno a disposizione. Inoltre, i bambini hanno spesso idee basate sul vitalismo, credendo in una specie di “forza vitale” che anima gli esseri viventi; queste concezioni vitaliste sono comuni e possono apparire prima che i bambini capiscano le spiegazioni più scientifiche e meccaniche su come funzionano gli organismi. Capire questi modi di pensare tipici dei bambini è importante per aiutarli ad apprendere concetti biologici più complessi in seguito.Capire chi agisce: persone e animali
La capacità di capire il comportamento di chi agisce, come persone e animali, fa parte della cognizione sociale. I neonati riescono a distinguere gli agenti perché si muovono da soli. Già prima di compiere un anno, i bambini capiscono che le azioni hanno uno scopo ben preciso. Si aspettano anche che le persone e gli animali agiscano in modo logico per raggiungere quello che vogliono. Tra il primo e il secondo anno di vita, i bambini iniziano a usare i segnali emotivi degli altri, come le espressioni del viso o il tono della voce, per capire come comportarsi in situazioni nuove; questo si chiama riferimento sociale.Lo sviluppo della capacità di capire la mente
La capacità di capire cosa pensano o desiderano gli altri (chiamata teoria della mente) si sviluppa nel tempo. Ci sono segnali che mostrano questa capacità molto presto, già tra i 13 e i 15 mesi, se si usano test non verbali. Tuttavia, i bambini riescono a superare i test più classici che verificano se capiscono le “false credenze” degli altri solo intorno ai 4 anni. Quando i bambini giocano “facendo finta” nel secondo anno di vita, dimostrano di poter rappresentare stati mentali, una capacità chiamata metarappresentazione. È interessante notare che l’autismo è spesso collegato a difficoltà specifiche proprio nella teoria della mente. Queste prime abilità cognitive mostrano come la mente dei bambini sia già predisposta in modo particolare per comprendere il mondo fisico, gli esseri viventi e chi agisce nel mondo sociale.Ma siamo sicuri che i “bias” infantili come l’essenzialismo e il teleologismo siano solo ostacoli all’apprendimento scientifico?
Il capitolo descrive queste tendenze del pensiero infantile, come l’idea di una natura profonda o la spiegazione basata sullo scopo, principalmente come elementi che rendono difficile la comprensione di concetti scientifici complessi come l’evoluzione. Tuttavia, non esplora a fondo la possibilità che queste intuizioni possano anche rappresentare dei fondamenti cognitivi utili per organizzare la conoscenza del mondo, che vengono poi raffinati o modificati. Per comprendere meglio questa complessa relazione tra pensiero intuitivo e ragionamento scientifico, è utile approfondire studi nel campo della psicologia dello sviluppo cognitivo e della filosofia della scienza, leggendo autori che hanno esplorato il rapporto tra conoscenza ingenua e apprendimento scientifico, come Susan Carey o Paul Bloom.Abbiamo riassunto il possibile
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