Filosofia

Lo spirito del garantismo. Montesquieu e il potere di punire

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Il libro indaga la concezione illuminista del diritto penale, focalizzandosi sull’evoluzione del pensiero di Montesquieu. Si parte dalla definizione di libertà politica come assenza di costrizioni arbitrarie garantita dalla legge, per poi analizzare il principio di omogeneità tra delitto e castigo e la necessità di un diritto penale laico. Viene esaminata la critica al diritto penale confessionale e l’emergere dei principi garantisti, con un’attenzione particolare al bilanciamento della pena e al rifiuto della pena di morte. Infine, si approfondiscono i principi di un giusto processo penale, ispirati al modello romano e inglese, e la loro influenza sulle rivoluzioni americana e francese.

1. La Libertà, Figlia della Legge

Definizione di libertà politica

La libertà politica è quando non ci sono impedimenti o obblighi ingiusti. Questa condizione è garantita dal sistema delle leggi. Non si parla della libertà democratica di governarsi da soli, dell’indipendenza personale o dell’essere autonomi moralmente. Si tratta invece di una speciale protezione legale. Questa protezione permette a ognuno di agire come vuole, ma sempre rispettando i limiti fissati dalle leggi. Questa idea di libertà nasce dal pensiero che la libertà non viene dalla mancanza di leggi, come pensava Hobbes. Al contrario, nasce da leggi che la difendono attivamente, come diceva Locke.

L’importanza della certezza del diritto

La certezza del diritto è fondamentale per la libertà. Se le leggi non sono chiare e cambiano spesso, la libertà di ognuno è in pericolo. Per essere sicuri che il diritto sia certo, è essenziale separare i poteri dello Stato. In particolare, bisogna distinguere tra il potere di fare le leggi (legislativo), il potere di farle rispettare (esecutivo) e il potere di giudicare chi non le rispetta (giudiziario). Montesquieu criticava il potere politico senza divisioni. Credeva che solo dividendo e bilanciando i poteri si poteva evitare che qualcuno ne abusasse e si poteva proteggere la libertà delle persone. Il potere dei giudici, in particolare, deve essere indipendente e rispettare le leggi. Solo così si può evitare qualsiasi ingiustizia.

La natura delle leggi e la giustizia penale

La libertà non dipende solo da come è organizzato lo Stato. Dipende anche dal tipo di leggi, soprattutto quelle che riguardano i reati e le pene. Montesquieu studiava il diritto basandosi sui fatti concreti, ma credeva anche che esistesse una giustizia naturale. Questa giustizia è più antica e importante delle leggi create dagli uomini. Da questa idea di giustizia naturale nasce la visione che la pena serve a punire chi ha sbagliato. Punire il colpevole è giusto perché è una risposta al male che ha fatto, un principio di giustizia naturale. Montesquieu pensava che le pene dovessero essere utili, oltre che giuste secondo natura. Per questo rifletteva su quanto fossero efficaci e giuste le leggi penali. Questi aspetti sono fondamentali per la libertà dei cittadini. Quindi, la qualità delle leggi penali è decisiva per proteggere la libertà di ognuno.

Ma se la libertà nasce dalla legge, come si distingue una legge che protegge la libertà da una legge che la opprime?
Il capitolo afferma che la libertà politica deriva da leggi che la difendono, ma non approfondisce il criterio per distinguere leggi liberticide da leggi che promuovono la libertà. Se la legge è lo strumento, chi garantisce che questo strumento sia usato per il bene e non per il male? Per rispondere a questa domanda, è necessario esplorare più a fondo la filosofia politica e giuridica, studiando autori come John Stuart Mill e Isaiah Berlin, che hanno dedicato importanti riflessioni al tema dei limiti del potere e della natura della libertà individuale.


2. La Natura Laica della Pena

Il principio di omogeneità tra delitto e pena

Il principio di omogeneità stabilisce un legame essenziale tra il crimine commesso e la punizione. In pratica, la pena adeguata per un reato non dovrebbe essere decisa in modo arbitrario da chi fa le leggi, ma dovrebbe derivare direttamente dalla natura specifica del crimine stesso. Questa idea è stata molto importante durante l’Illuminismo e ha influenzato il modo di pensare alla riforma del sistema penale. Si proponeva, quindi, di creare un sistema di punizioni diverse a seconda del tipo di reato, cercando una corrispondenza naturale tra l’azione sbagliata e la sanzione.

Critica alle pene statali per reati religiosi

Questo principio diventa particolarmente importante quando si parla di reati religiosi. In passato, le leggi erano spesso legate alla religione, e punire opinioni o comportamenti diversi in materia religiosa era comune. Si criticava questa pratica, sostenendo che le punizioni per i reati contro la religione dovrebbero essere di tipo religioso, come sanzioni spirituali o l’esclusione dalla comunità religiosa, e non pene imposte dallo Stato. Lo Stato non dovrebbe intromettersi nelle questioni religiose personali. La giustizia umana non deve vendicare offese a Dio, specialmente se queste rimangono private e non disturbano l’ordine pubblico. Indagare su presunti sacrilegi nascosti è visto come un’intrusione inopportuna e una minaccia alla libertà dei cittadini. Punire reati come l’eresia e la magia è considerato pericoloso per la libertà personale, perché si basa su accuse poco chiare e spesso alimentate dall’ignoranza della gente.

Inefficacia delle leggi penali religiose e difesa della libertà di coscienza

Le leggi penali in materia religiosa si dimostrano inefficaci e dannose. La fede e il timore di punizioni divine sono più efficaci delle leggi umane. Le leggi penali in ambito religioso non riescono a convertire o reprimere come vorrebbero, ma creano solo problemi e conflitti. Per questo motivo, è necessario separare il diritto penale dalla sfera religiosa, creando un sistema legale laico che rispetti la libertà di coscienza di ognuno.

Ma è davvero così semplice separare nettamente il diritto penale dalla sfera religiosa, quando le credenze religiose continuano a influenzare profondamente la morale e il comportamento sociale?
Il capitolo presenta un’argomentazione valida riguardo alla laicità della pena, specialmente in relazione ai reati religiosi. Tuttavia, la questione della separazione tra diritto penale e sfera religiosa non è così lineare come potrebbe sembrare. Anche in un sistema laico, i valori morali e le concezioni del giusto e dello sbagliato, spesso radicati in tradizioni religiose o filosofiche, possono influenzare la formulazione delle leggi penali. Per una comprensione più approfondita di queste dinamiche, sarebbe utile esplorare il pensiero di autori come Norberto Bobbio, che ha analizzato il rapporto tra diritto e morale, e Michel Foucault, che ha studiato come il potere disciplina e norma i comportamenti sociali, anche attraverso sistemi di pensiero apparentemente laici.


3. L’Alba del Garantismo Penale

Diritto penale confessionale

Il diritto penale di matrice confessionale nasce dal legame tra legge religiosa e norme penali. In questo sistema, i comportamenti considerati devianti dalla dottrina religiosa diventano anche reati. La religione, quindi, non si limita a definire le credenze, ma stabilisce anche regole di condotta che influenzano il diritto penale.

Il suicidio come esempio di reato religioso

Un esempio storico di questa influenza è la penalizzazione del suicidio. Il suicidio veniva punito perché considerato una violazione dei principi religiosi. Figure importanti come Dante, Agostino e Tommaso d’Aquino hanno contribuito a diffondere l’idea che il suicidio fosse sbagliato, portando alla sua condanna nella cultura europea. Le punizioni per il suicidio variavano, dalla negazione di una normale sepoltura religiosa fino a vere e proprie sanzioni legali applicate anche dopo la morte della persona.

La critica di Montesquieu

Montesquieu si oppose con forza a questa tradizione, soprattutto nelle sue “Lettere persiane”. Attraverso il personaggio di Usbek, Montesquieu critica la punizione per il suicidio, sostenendo la libertà dell’individuo di decidere sulla propria vita di fronte alle imposizioni della società e della religione.

Dispotismo e diritto penale

Questa critica di Montesquieu si inserisce in una riflessione più ampia sul dispotismo. Montesquieu vedeva il dispotismo come una forma di governo senza leggi chiare, dove dominava la paura. In un sistema dispotico, il diritto penale diventava uno strumento per opprimere le persone, soprattutto attraverso leggi vaghe come quella sul crimine di lesa maestà, usata per bloccare chi si opponeva al potere.

I principi garantisti di Montesquieu

Montesquieu anticipò i principi del garantismo, affermando che la legge penale doveva essere precisa e chiara. Le regole dovevano essere comprensibili a tutti per proteggere la libertà dei cittadini. Montesquieu criticava l’uso di termini poco chiari nelle leggi, perché questi potevano portare a decisioni arbitrarie da parte dei giudici.

Materialità e necessità della pena

Montesquieu sosteneva il principio di materialità, secondo cui solo le azioni concrete, e non i pensieri o le opinioni, potevano essere punite penalmente. Inoltre, introduceva il principio di necessità della pena, affermando che ogni punizione non strettamente necessaria era una forma di tirannia. Secondo Montesquieu, la legge non doveva intromettersi in questioni che non danneggiavano direttamente la società.

L’eredità di Beccaria

Questi principi di Montesquieu furono ripresi e sviluppati da Cesare Beccaria. Insieme, posero le basi per una visione garantista del diritto penale, che limita il potere punitivo dello Stato e protegge maggiormente la libertà delle persone.

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Ma è davvero così pacifico che la “mitezza” delle pene sia la risposta definitiva al crimine, o stiamo ignorando la complessità della natura umana e le ragioni profonde che spingono al delitto?
Il capitolo sembra presentare una visione eccessivamente ottimistica e forse semplicistica della “mitezza” come panacea contro la criminalità. È innegabile che la crudeltà gratuita sia da evitare, ma ridurre la discussione a una contrapposizione manichea tra “severità” e “mitezza” rischia di oscurare le sfumature cruciali. Per rispondere in modo più completo alla questione, sarebbe fondamentale esplorare le diverse teorie criminologiche, approfondendo il pensiero di autori come Lombroso per comprendere le radici biologiche del crimine, o Durkheim per analizzare le dinamiche sociali che lo generano. Solo una comprensione più ampia e multidisciplinare può permettere di superare facili contrapposizioni ideologiche e affrontare il problema della criminalità in modo efficace e realistico.


5. I Principi di un Giusto Processo Penale

La critica illuminista al sistema inquisitorio

Nel Settecento, l’Illuminismo si concentrò sul diritto penale e criticò il sistema inquisitorio, tipico dell’epoca romano-canonica. Questo sistema presentava diversi problemi:
  • Carcerazione preventiva: si arrestavano le persone prima ancora del processo.
  • Segretezza delle indagini: le indagini non erano trasparenti.
  • Disparità tra accusa e difesa: chi era accusato aveva meno diritti rispetto a chi accusava.
  • Sovrapposizione tra inquirenti e giudicanti: chi indagava era anche giudice, senza divisione dei ruoli.

I pensatori illuministi volevano cambiare il sistema penale per cercare la verità in modo più efficace e proteggere gli innocenti.

I principi del nuovo sistema processuale

Per creare un sistema migliore, ispirato al modello romano e inglese, furono proposti nuovi principi, tra cui:
  • Presunzione di innocenza: tutti sono innocenti fino a prova contraria.
  • Garantismo: il sistema penale deve garantire i diritti di tutti.
  • Parità tra le parti: accusa e difesa devono avere gli stessi diritti.
  • Processo pubblico e orale: il processo deve essere trasparente e svolgersi con discussione aperta.
  • Abolizione della tortura: la tortura non deve essere usata per ottenere confessioni.
  • Sistema probatorio rinnovato: le prove devono essere raccolte e valutate in modo più giusto.
  • Giudici imparziali: i giudici devono essere terzi e non schierati.

Già all’inizio del Settecento, Christian Thomasius sostenne che il rito accusatorio fosse superiore. Montesquieu, invece, considerò le regole del processo penale una questione politica fondamentale, collegando strettamente il diritto processuale e la libertà delle persone.

Montesquieu e la libertà individuale

Montesquieu non creò una teoria completa, ma insistette sull’importanza di leggi processuali che protegessero la libertà di ciascuno. Criticò le leggi che permettevano condanne basate su un solo testimone e apprezzò il sistema francese, che richiedeva più giudici per condannare qualcuno. Per Montesquieu, le garanzie nel processo servivano a limitare il potere punitivo dello Stato, evitando decisioni arbitrarie.

Considerava pericolosi i reati vaghi o d’opinione, perché difficili da dimostrare e soggetti a interpretazioni incerte. Per garantire processi corretti e sentenze affidabili, Montesquieu sottolineò l’importanza di leggi penali precise e chiare, basate su fatti concreti.

Il “delitto contro natura” e i rischi di calunnia

Montesquieu si occupò anche del tema dell’omosessualità maschile, all’epoca chiamata “delitto contro natura”, analizzandolo dal punto di vista del processo penale. Pur non giustificando l’omosessualità, si preoccupò dei rischi di accuse false in questo tipo di processi, soprattutto se basate su testimonianze di bambini. Per Montesquieu, il processo penale era centrale perché la libertà significava sentirsi sicuri e protetti dall’ingiustizia del potere punitivo. Se il processo non cerca la verità, la libertà è minacciata.

I principi fondamentali del processo secondo Montesquieu

Per Montesquieu, il giudizio doveva essere un’attività basata sulla conoscenza e regolata da norme precise, per evitare decisioni arbitrarie dei giudici. Tra i principi più importanti che individuò, troviamo:

  • Rispetto delle regole processuali stabilite dalla legge.
  • Imparzialità del giudice.
  • Diritto di difesa per l’accusato.
  • Diritto dell’accusato di non dire la verità.
  • Divieto di usare la tortura.
  • Diritto al contraddittorio, cioè la possibilità di discutere e contestare le prove.
  • Giuria popolare composta da persone di pari condizione dell’accusato.
  • Diritto di ricusare i giudici, se ritenuti non imparziali.
  • Divieto di condannare qualcuno basandosi solo su una testimonianza.

Montesquieu considerava il sistema inglese del “trial by jury” un buon esempio di processo penale, perché si ispirava ai principi di giustizia e anticipava le idee del garantismo penale.

L’influenza illuminista sulle rivoluzioni e su Beccaria

Le idee illuministe influenzarono le rivoluzioni americana e francese. Le costituzioni americane inclusero dichiarazioni dei diritti che misero per iscritto i principi del garantismo penale. Anche la Dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, ispirata in parte al modello americano, dimostrò l’urgenza di limitare il potere punitivo dello Stato. L’opera di Cesare Beccaria, “Dei delitti e delle pene”, diventò un punto di riferimento fondamentale per il dibattito illuminista e rivoluzionario. Beccaria promosse la creazione di leggi penali scritte, la riduzione dei reati, pene più umane, il superamento del sistema inquisitorio e la difesa dei diritti processuali. Anche se Montesquieu non fu un rivoluzionario, il suo pensiero diede un contributo importante al cambiamento del diritto penale.



Se i principi illuministi erano così validi e universalmente riconosciuti, come mai ancora oggi assistiamo a processi penali controversi e a violazioni dei diritti degli imputati?
Il capitolo descrive in modo efficace i principi illuministi che hanno plasmato l’idea moderna di giusto processo, ma manca di affrontare le sfide concrete alla loro applicazione. Per comprendere appieno la complessità della questione, sarebbe utile approfondire come questi principi si confrontano con le realtà contemporanee dei sistemi giudiziari, spesso segnati da inefficienze, disparità e pressioni politiche. Esplorare le opere di autori che si sono occupati di sociologia del diritto e filosofia politica potrebbe offrire una prospettiva più critica e completa.


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