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Informazioni
“Lo specchio del feudalesimo. Sacerdoti, guerrieri e lavoratori” di Georges Duby ti porta dentro la testa delle persone nel Medioevo, soprattutto in Francia tra l’XI e il XIII secolo, per capire come vedevano organizzata la loro società . Il libro esplora l’idea super diffusa che la società fosse divisa in tre gruppi voluti da Dio: quelli che pregano (il clero, gli oratores), quelli che combattono per difendere tutti (la nobiltà , i bellatores o cavalieri), e quelli che lavorano per mantenere gli altri (contadini, laboratores). Questa visione della società medievale in tre ordini non era solo una descrizione, ma un’ideologia potente usata per giustificare la gerarchia sociale, il potere signorile e l’autorità della monarchia. Vedremo come pensatori come i vescovi Adalberone e Gerardo hanno usato questo schema, radicato in idee antiche e persino nella gerarchia celeste, per dare un senso al mondo e combattere le sfide, come le eresie o i movimenti per la Pace di Dio. Ma il libro fa anche vedere come questa struttura rigida si scontra con le nuove realtà che cambiano tutto: la crescita delle città medievali, l’importanza crescente dell’economia monetaria, l’emergere di nuovi gruppi come i borghesi, e le rivolte dei contadini. È un viaggio affascinante per capire come un’idea forte ha cercato di tenere insieme un mondo in trasformazione, riflettendo il feudalesimo non solo come sistema di potere, ma come visione del mondo.Riassunto Breve
La società viene spesso rappresentata come divisa in tre gruppi principali: coloro che pregano, coloro che combattono e coloro che lavorano. Questa divisione è vista come un ordine voluto da Dio, presente sia nel mondo celeste che in quello terreno. L’ineguaglianza sociale è considerata necessaria affinché l’ordine si mantenga, con alcuni che comandano e altri che obbediscono. Questa visione antica si ritrova in diversi testi, come quelli di Charles Loyseau nel XVII secolo, ma viene articolata in modo significativo nell’XI secolo da vescovi come Adalberone di Laon e Gerardo di Cambrai. Essi presentano questa triplice divisione come un dato di fatto provvidenziale, utile a giustificare l’ordine esistente e a contrastare idee di uguaglianza, considerate pericolose. La struttura serve a sostenere l’autorità della Chiesa e della regalità , difendendo la gerarchia. Il re, affiancato dai vescovi, ha il compito di governare e mantenere la pace, mentre coloro che lavorano forniscono il sostentamento. Questa rappresentazione mentale della società come divisa in funzioni distinte e interdipendenti è una struttura persistente nel pensiero occidentale. La base teorica di questa gerarchia si trova in insegnamenti antichi, come quelli di Gregorio Magno e Agostino, che vedono un legame tra ordine divino e umano. Gregorio Magno sottolinea l’ordine amministrativo e la disciplina, mentre Agostino usa l’immagine della Chiesa come una processione ordinata. L’idea di unione nella obbedienza, come in una falange militare, si radica nel cristianesimo. Per rendere la struttura più accettabile, si introduce il concetto di concordia e mutua assistenza tra i membri della società , come in una famiglia o nel rapporto di vassallaggio. Il termine “ordo” ha origini romane e nella Chiesa indica inizialmente il clero, per poi assumere un significato più ampio di organizzazione universale o di gradi sociali. Abbone di Fleury e autori inglesi come re Alfredo il Grande formulano esplicitamente l’idea di tre funzioni sociali come sostegni del regno. Adalberone e Gerardo riprendono questa idea in un periodo di crisi per la monarchia capetingia, collegandola alla visione gerarchica dello Pseudo-Dionigi l’Areopagita. Essi pongono i vescovi al centro di questo sistema, rivendicando la loro autorità sulla società . Questa elaborazione teorica risponde alle sfide poste da movimenti come l’eresia, la Pace di Dio e il monachesimo cluniacense, che mettono in discussione l’ordine tradizionale. La teoria trifunzionale serve a legittimare lo sfruttamento signorile emergente con la “rivoluzione feudale”, presentando il lavoro dei contadini come necessario per sostenere le altre funzioni. Tuttavia, la visione conservatrice dei vescovi non prevale subito, e il monachesimo cluniacense propone modelli diversi, a volte quadripartiti o dualistici, ponendo i monaci al di sopra degli altri gruppi. Con la Riforma Gregoriana, il dualismo clero-laici acquista centralità . I cambiamenti economici, la crescita delle città e l’emergere di nuove categorie sociali come i borghesi sfidano le vecchie classificazioni. La dignità del lavoro manuale e l’attenzione al mondo terreno aumentano. Nel XII secolo, la tripartizione funzionale affronta queste nuove realtà . Studiosi e chierici usano la metafora del corpo sociale, ma riconoscono la complessità del mondo e la diversificazione dei mestieri, superando la semplice triade a favore di schemi più complessi. La vecchia tripartizione appare inadeguata a descrivere la realtà sociale, sebbene rimanga un ideale nostalgico. La visione di una società divisa in tre ordini riappare nel tardo XII secolo, in particolare nelle corti principesche. Questo schema viene rielaborato: i monaci non sono più un ordine separato, e la divisione principale è tra clero e due gruppi laici (cavalieri e lavoratori). La funzione militare e giudiziaria è attribuita ai cavalieri, elevati a un “ordine” con riti propri. Questa ripresa serve a giustificare il potere signorile e a elevare la cavalleria. Contemporaneamente, nei centri legati alla monarchia e alla Chiesa riformata, si usano classificazioni più complesse, basate su peccati o mestieri, evidenziando i conflitti sociali e l’oppressione dei poveri. L’aumento della circolazione del denaro alla fine del XII secolo trasforma ulteriormente la società . La necessità di denaro liquido favorisce l’ascesa dei borghesi e sposta la terza funzione dal lavoro manuale al commercio. La nobiltà , legata alla terra, entra in crisi. Le tensioni sociali portano a rivolte che rivendicano uguaglianza, sfidando l’ordine stabilito. La società dominante reagisce reprimendo il disordine e riaffermando la gerarchia. Il modello ideologico dei tre ordini viene ripreso e adattato per giustificare la struttura sociale esistente e il potere del re, che si pone al di sopra degli ordini come garante dell’ordine. La tripartizione, da modello immaginario, inizia a trasformarsi in un’istituzione dello Stato monarchico, definendo gli “stati” del regno, ma questa divisione nasconde una realtà di profonde disuguaglianze tra un’élite ricca e la massa dei lavoratori.Riassunto Lungo
1. L’Ordine Divino e le Tre Funzioni Sociali
L’ordine della società umana è definito dalla divisione degli uomini in tre categorie principali. Ci sono coloro che si dedicano al servizio di Dio, rappresentati dal Clero. Ci sono poi coloro che proteggono lo Stato usando le armi, ovvero la Nobiltà . Infine, ci sono coloro che sostengono la società attraverso le attività pacifiche del lavoro, che costituiscono il Terzo Stato. Questa struttura a tre parti è vista come la divisione più completa e perfetta. Essa riflette un ordine voluto direttamente da Dio, un ordine che si manifesta sia nel mondo visibile che in quello invisibile, come si osserva nella gerarchia degli angeli.Le Radici Storiche del Modello
Questa visione della società basata su tre funzioni distinte ha radici molto antiche. Nell’XI secolo, i vescovi Adalberone di Laon e Gerardo di Cambrai, che erano cugini e figure di grande rilievo nel loro tempo, esposero una concezione simile. Essi parlarono di una triplice divisione del genere umano esistente fin dalle origini. Questa divisione comprendeva gli uomini di preghiera (gli oratores), gli uomini di guerra (i pugnatores) e gli agricoltori (gli agricultores). Presentarono questa suddivisione non come una teoria da dimostrare, ma come un dato di fatto stabilito dalla Provvidenza divina.Gerardo di Cambrai, in particolare, utilizzò questa struttura per sostenere l’ordine sociale esistente e per contrastare con forza le idee di uguaglianza. Considerava le aspirazioni all’uguaglianza pericolose, quasi un’eresia. Sottolineò che la società umana, a causa del peccato originale, non può vivere in uno stato di uguaglianza e ha bisogno di distinzioni e gerarchie ben definite. Portava come esempio la struttura delle milizie celesti per mostrare come l’ordine divino stesso sia basato sulla gerarchia. I vescovi (oratores) e i re o principi (pugnatores) erano visti come le due figure principali scelte da Dio per governare la società terrena. Essi avevano compiti distinti ma erano strettamente interdipendenti. Coloro che lavoravano, come gli agricoltori, fornivano il sostentamento necessario, permettendo agli altri due gruppi di svolgere le loro funzioni essenziali per l’intera comunità .Questa rappresentazione ternaria della società continuò a influenzare il pensiero per molti secoli. Charles Loyseau, scrivendo nel 1610, descrisse i tre “ordini” della Francia sottolineando le loro funzioni complementari. Affermò che l’ordine generale della società non è una cosa semplice, ma nasce da una molteplicità di divisioni e suddivisioni gerarchiche. Secondo Loyseau, l’ineguaglianza è una condizione necessaria per il buon funzionamento della società . È indispensabile che alcuni individui abbiano il compito di comandare, mentre altri debbano obbedire. L’ordine sociale, nella sua visione, si propaga naturalmente dall’alto verso il basso, seguendo una chiara linea gerarchica.Il Significato e la Funzione dell’Ordine Ternario
Il modello basato sulle tre funzioni sociali serviva a costruire e sostenere un’ideologia ben precisa. Questa ideologia giustificava l’ineguaglianza sociale come una parte naturale e necessaria dell’ordine del mondo. Sosteneva la necessità di un potere basato sulla gerarchia, dove l’autorità discendeva dall’alto. Questo quadro concettuale fu fondamentale per difendere l’autorità della Chiesa e quella della regalità contro le varie sfide e i movimenti che proponevano alternative sociali. La rappresentazione mentale della società come divisa in tre funzioni distinte e interdipendenti si è dimostrata una struttura interpretativa molto persistente nel pensiero occidentale.È davvero razionale giustificare l’ineguaglianza sociale appellandosi a un “ordine divino”?
Il capitolo descrive come l’ineguaglianza sociale fosse giustificata come parte di un presunto “ordine divino” e come questa visione fosse usata per difendere le gerarchie esistenti. Ma questa giustificazione regge a un esame critico moderno? L’appello a un volere divino è un argomento logico o piuttosto uno strumento ideologico per mantenere lo status quo, privo di fondamento razionale universale? Per approfondire, si potrebbe esaminare la storia del pensiero politico e sociale, concentrandosi sulle teorie della legittimazione del potere e dell’organizzazione sociale. Discipline come la sociologia storica e la filosofia politica offrono strumenti per analizzare criticamente le giustificazioni dell’ineguaglianza. Autori che hanno trattato il tema del contratto sociale, dei diritti naturali o della critica delle ideologie dominanti potrebbero fornire prospettive alternative.2. L’Ordine Divino e Umano nel Canto per il Re
Nel suo importante poema dedicato a re Roberto il Pio, Adalberone di Laon presenta una visione della società basata su un rigido sistema di ordine. Questo ordine non è solo un’organizzazione terrena, ma è concepito per riflettere fedelmente la struttura gerarchica che si crede governi il cielo. La società è dunque vista come un’unica e complessa “casa di Dio”, che pur essendo una nel suo insieme, si articola in modo triplice, seguendo un ordine preciso e necessario per il suo buon funzionamento. Mantenere questo ordine è fondamentale per garantire la pace e la giustizia nel regno, e il poema serve a illustrare e giustificare questa visione.Le Tre Funzioni Fondamentali
Alla base di questo ordine sociale si trovano tre funzioni considerate essenziali per garantire la pace e il mantenimento della legge: quella di pregare, quella di combattere e quella di lavorare. Queste funzioni non operano separatamente, ma sono concepite come strettamente interdipendenti; l’esercizio corretto di ciascuna è ritenuto indispensabile per il benessere e la sopravvivenza dell’intera società . L’armoniosa esecuzione di queste attività da parte dei rispettivi gruppi sociali assicura l’equilibrio e la stabilità del regno, prevenendo il disordine e i conflitti interni. Senza chi prega, manca la guida spirituale; senza chi combatte, manca la difesa; senza chi lavora, manca il sostentamento. Ognuna contribuisce in modo unico e necessario al funzionamento della “casa di Dio”.I Protagonisti dell’Ordine: Re e Vescovi
Il re occupa una posizione cruciale e unica all’interno di questo schema sociale basato sull’ordine divino. Egli incarna un equilibrio ideale, unendo in sé sia la forza guerriera, vista come attributo della giovinezza, sia la saggezza spirituale, tipicamente associata alla vecchiaia. Il suo compito principale, affidatogli da Dio, è quello di applicare la legge divina sulla terra e assicurare la pace all’interno del regno, proteggendo i giusti e punendo i malvagi. Per svolgere efficacemente questo ruolo, il re deve saper agire con fermezza e decisione quando necessario, ma sempre guidato dalla prudenza e dalla saggezza che gli derivano anche dal consiglio dei vescovi, figure fondamentali al suo fianco.Al fianco del sovrano ci sono i vescovi, coloro che si dedicano interamente alla preghiera, chiamati oratores. Possiedono la saggezza necessaria per discernere il bene dal male e sono in grado di offrire consigli preziosi e illuminati al re. Vengono considerati non solo precettori del sovrano, ma vere e proprie guide spirituali per tutta l’umanità . Nella visione di Adalberone, l’unico vero “ordine” presente sulla terra è la Chiesa, rappresentata dal clero, che partecipa all’ordine celeste attraverso la consacrazione. L’ordine dei re, pur essendo essenziale per il governo terreno, è visto come un’appendice o una branca subordinata a quello della Chiesa.
La Legge Umana e le Condizioni Sociali
Nel mondo terreno, segnato dal peccato originale, la legge umana introduce un’ulteriore distinzione tra gli uomini, basata sulla nascita. Questa distinzione divide la società laica in due “condizioni”: i nobili e i servi. I nobili, identificati con coloro che combattono, chiamati bellatores, hanno il compito di difendere la società con le armi e di esercitare il potere temporale. I servi, invece, sono destinati al lavoro, indicato con il termine labor, un’attività vista non solo come produzione di beni, ma anche come fatica e sofferenza necessarie per il sostentamento di tutti. La triplice struttura della società , quella che prega, quella che combatte e quella che lavora, si forma quindi combinando la distinzione fondamentale tra clero (l’unico vero “ordine”) e laici (divisi in “condizioni”), con la successiva suddivisione dei laici stessi in nobili e servi.Quando l’Ordine Viene Messo in Pericolo
Il disordine sociale, secondo Adalberone, nasce proprio quando queste funzioni e condizioni stabilite vengono confuse o sovvertite. Il poema critica duramente coloro che rompono questo equilibrio rigidamente definito. Tra i principali bersagli delle critiche ci sono i monaci, e in particolare l’abate Odilone di Cluny, accusati di abbandonare la loro funzione di preghiera per agire come se fossero guerrieri o di cercare di imporre regole monastiche a chi appartiene allo stato laico. Altre critiche sono rivolte a chiunque promuova l’uguaglianza tra le diverse condizioni sociali o cerchi di mescolare i ruoli che la natura e l’ordine divino hanno chiaramente stabilito. Il sistema proposto da Adalberone mira quindi a ristabilire e difendere la corretta gerarchia e la netta distinzione dei ruoli sociali per garantire la stabilità e l’armonia del regno.È davvero l’ordine sociale descritto nel capitolo una “legge naturale o divina”, o piuttosto una costruzione ideologica per giustificare il potere esistente?
Il capitolo descrive un modello sociale presentato come intrinsecamente legato a un ordine divino e necessario per la stabilità . Tuttavia, l’idea di una struttura sociale fissa, basata sulla nascita e giustificata teologicamente, solleva interrogativi sulla sua reale natura. Per comprendere meglio se tale visione fosse un riflesso della realtà o uno strumento di legittimazione, è utile approfondire la storia medievale, in particolare il periodo in cui visse Adalberone, studiando le dinamiche politiche e sociali dell’epoca e il rapporto tra potere temporale e spirituale. Approfondire autori che hanno analizzato le ideologie del potere e la storia del pensiero politico può fornire ulteriori strumenti critici.3. L’Architettura Divina della SocietÃ
La struttura della società si basa su principi di gerarchia e ordine, che derivano da insegnamenti antichi. Figure importanti come Gregorio Magno e Agostino hanno contribuito a definire questa visione. Gregorio Magno, che ha difeso la Chiesa in periodi difficili, ha sottolineato l’importanza dell’organizzazione e della disciplina tra i capi religiosi. Ha paragonato questa struttura a quella militare o monastica, evidenziando come la gerarchia si fondi sull’«ordine della differenza». Questo significa che esistono ruoli diversi e ben definiti, essenziali per trasmettere gli ordini e mantenere l’organizzazione.I Principi della Gerarchia
Oltre alla differenza di ruoli, la gerarchia si basa anche sull’«ordine dei meriti». Questo principio non dipende dalla ricchezza o dalla nascita, ma dalla minore tendenza al peccato. Chi è moralmente superiore è considerato più adatto a guidare gli altri. Questa idea suggerisce che le gerarchie esistono perché gli uomini non sono uguali nella loro inclinazione al bene e al male. Isidoro di Siviglia ha espresso in modo netto questo concetto, dicendo che Dio ha voluto padroni e schiavi per limitare il male attraverso la paura. Anche Gregorio Magno ha parlato di una “distribuzione misteriosa” dei poteri di comando, legata a un disegno divino.L’Ordine nella Chiesa
Agostino ha descritto la Chiesa come un ordo, una sorta di cammino verso Dio. Questo cammino è guidato da Cristo, seguito dai sacerdoti e dai vescovi, visti come i membri più virtuosi e potenti. Questa visione riflette una gerarchia basata sui meriti e sui doveri. Rompere questo ordine è considerato un atto grave, quasi un sacrilegio. L’idea di essere uniti nell’obbedienza, come una formazione militare compatta, è diventata importante nel cristianesimo. Adottare queste strutture serviva a resistere alla corruzione e alle tentazioni del mondo esterno.L’Importanza della Concordia
Per rendere questa struttura gerarchica meno rigida e più accettabile, si è introdotto il concetto di concordia o unanimità . Questa idea usa metafore come quella del corpo umano, dove diverse membra lavorano insieme (come insegnato da San Paolo), o quella della domus, la casa o famiglia. Queste immagini suggeriscono che l’affetto reciproco e la carità uniscono i membri della società . Questo legame addolcisce i doveri imposti dalla gerarchia e trasforma la disciplina in una forma di comunione. L’unità sociale nasce dalla collaborazione e dallo scambio reciproco, come avviene nei rapporti familiari o nel sistema del vassallaggio, dove il servizio del vassallo è ricompensato dalla protezione e dai benefici offerti dal signore. Questa assistenza reciproca rafforza i legami all’interno della struttura sociale.L’Evoluzione del Termine ‘Ordo’
La parola ordo ha origini antiche, usata dai Romani per indicare sia gruppi militari che registri di cittadini. Nel contesto della Chiesa, ordo ha iniziato a definire il clero, distinto dal resto del popolo attraverso l’ordinazione. Col tempo, il termine ha assunto un significato più ampio, riferendosi all’organizzazione dell’universo intero, e anche un significato concreto e plurale, indicando i diversi livelli sociali o gradus. Bonifacio ha ampliato il concetto di ordines per includere varie categorie sociali, come chi comanda e chi obbedisce, ricchi e poveri, anziani e giovani, attribuendo a ciascuna funzioni specifiche. Egli considerava i vescovi superiori persino al re tra i capi. Altri pensatori come Gerardo e Adalberone, pur riconoscendo questi concetti, preferirono descrivere l’organizzazione sociale attraverso tre funzioni principali, riservando il termine ordo per gli ambiti sacri.Davvero la complessa società del XII secolo si riduce a un semplice scontro tra due “visioni” ideologiche contrapposte?
Il capitolo dipinge un quadro netto di due ideologie in conflitto, ma questa polarizzazione rischia di semplificare eccessivamente una realtà sociale ben più sfaccettata. Esistevano altre categorie sociali non facilmente riconducibili a questi schemi (mercanti, artigiani urbani, ebrei, ecc.), e il divario tra l’ideale proposto dalle élite e la vita quotidiana della maggior parte della popolazione era spesso enorme. Per comprendere meglio queste sfumature, sarebbe utile approfondire la storia sociale del Medioevo e la storia delle idee politiche e religiose, magari leggendo autori come Georges Duby o Jacques Le Goff, che hanno esplorato la complessità delle rappresentazioni sociali medievali e il loro rapporto con la realtà .10. Il Denaro e gli Ordini Sociali
L’aumento della circolazione del denaro alla fine del XII secolo trasforma profondamente la società feudale. La necessità di avere denaro liquido diventa fondamentale per i signori e il principe. Serviva per mantenere il proprio prestigio, fare doni, finanziare le guerre con nuove armi e pagare mercenari, pagare riscatti, dare la dote alle figlie e sostenere i figli. Questo bisogno crescente spinge a cercare nuove fonti di ricchezza e favorisce l’ascesa di chi presta denaro, come gli usurai.I nuovi equilibri sociali
Il denaro cambia la struttura sociale. La figura del “villano”, che per tradizione lavorava per fornire beni al palazzo, perde importanza. Al suo posto emerge il borghese, il “ricco”, che accumula le monete di cui il potere ha bisogno. Accanto al principe compaiono nuove figure: consiglieri finanziari, mercanti e cambiavalute. La terza funzione sociale non è più il lavoro manuale (labor), ma il commercio (negotium).La crisi della nobiltÃ
La nobiltà , legata alla terra e con difficoltà a ottenere denaro dai contadini, si trova in una situazione economica difficile. Spende molto per mantenere il proprio rango, indebitandosi. Vede minacciata la propria superiorità dall’ascesa di nuove figure come mercenari, studenti e soprattutto borghesi. La letteratura dell’epoca, quella cortese, riflette questa preoccupazione. Si lamenta dei principi che favoriscono i “villani” e si prendono in giro i nuovi ricchi che cercano di imitare le maniere nobili.Conflitti e rivolte popolari
Questa situazione di tensione porta a scontri sociali. Nelle città e nelle campagne nascono proteste popolari, spesso legate al peso delle tasse. Movimenti come quello degli Incappucciati a Le Puy, nati per riportare la pace contro i soldati di ventura, si trasformano in rivolte contro il potere dei signori e la pressione fiscale. Questi movimenti, a cui partecipano anche persone non povere, chiedono uguaglianza e libertà . Sfida l’ordine stabilito che si basa sulla differenza tra signori e sudditi, ricchi e poveri.La reazione del potere
La società dominante reagisce con paura. Vede in queste rivolte una minaccia all’ordine naturale e voluto da Dio, che prevede la disuguaglianza e la sottomissione dei lavoratori. Il potere del re, appoggiato dalla Chiesa e dai guerrieri, interviene per sedare il disordine e ristabilire la gerarchia.Il modello dei tre ordini
Il modello ideale della società divisa in tre gruppi (chierici, guerrieri, lavoratori) viene ripreso e modificato. Serve a giustificare la struttura sociale esistente e il potere del re. Testi come il De amore di Andrea Cappellano mostrano questa divisione. Escludono chiaramente contadini e prostitute dalla “buona società ” cortese. Includono invece i borghesi ricchi, anche se in una posizione inferiore rispetto a nobiltà e clero. La nobiltà non dipende solo dalla nascita, ma anche dalla virtù e, di fatto, dalla ricchezza e dalla possibilità di vivere senza lavorare.Il re garante dell’ordine
La vittoria di Bouvines nel 1214 è celebrata come un successo del re e dell’ordine sociale basato sui tre gruppi. Tuttavia, la descrizione della festa mostra un’uguaglianza solo apparente e temporanea sotto il re. Questa uguaglianza nasconde le profonde divisioni sociali, specialmente quella tra la città (cavalieri, borghesi, chierici) e la campagna (contadini). Il re si presenta come chi mantiene l’ordine, posto al di sopra dei tre gruppi. Mantiene le differenze sociali e confina i lavoratori nella loro condizione.La vera divisione sociale
La divisione in tre funzioni, da modello teorico, inizia a diventare una struttura dello Stato monarchico, definendo gli “stati” del regno. Questa divisione in tre stati (clero, nobiltà , terzo stato) nasconde però una realtà fatta di quattro gruppi. O, in modo più profondo, una divisione fondamentale tra un’élite ricca che non lavora (che include i primi due stati e la parte alta del terzo) e la grande massa oppressa di chi svolge lavori manuali.Davvero la “terza funzione sociale” smette di essere il lavoro manuale per diventare il commercio, o il capitolo confonde il cambiamento di status di chi detiene il potere economico con la funzione sociale fondamentale?
Il capitolo presenta un quadro efficace delle trasformazioni sociali ed economiche, ma l’affermazione che la terza funzione sociale passi dal lavoro manuale al commercio merita un approfondimento critico. Il lavoro manuale, pur perdendo prestigio agli occhi delle élite emergenti, rimaneva la base materiale della società . Il modello dei tre ordini, sebbene adattato, rifletteva un tentativo di giustificare una gerarchia che la nuova realtà economica metteva in crisi. Per comprendere meglio questa tensione tra funzione economica, status sociale e rappresentazione ideologica, è utile esplorare la storia sociale ed economica del Medioevo. Approfondire gli studi di autori come Georges Duby o Jacques Le Goff può offrire prospettive più sfumate sulla persistenza e l’evoluzione delle strutture sociali e sulla complessa integrazione dei nuovi ceti mercantili nei modelli esistenti.Abbiamo riassunto il possibile
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