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Contenuti del libro
Informazioni
“L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa” di Charles Brandt è un libro che ti immerge nella storia vera di Frank Sheeran, un veterano di guerra che, tornato dall’orrore di Anzio, si ritrova a navigare nel complesso e violento mondo del crimine organizzato americano. Attraverso il suo racconto, scopri come un incontro casuale con Russell Bufalino, un influente boss della mafia, lo porti a diventare un uomo di fiducia e, in seguito, a lavorare a stretto contatto con Jimmy Hoffa, il potente e controverso presidente del sindacato Teamsters. Il libro esplora i legami profondi e spesso oscuri tra il sindacato, la mafia e la politica, le lotte di potere interne, l’uso del vasto fondo pensioni dei Teamsters e la costante pressione del governo, rappresentata dalla figura di Bobby Kennedy. La narrazione culmina con il ritorno di Hoffa dalla prigione e la sua determinazione a riprendere il controllo, una decisione che lo porta a scontrarsi con figure potenti e che sfocia nella sua improvvisa e tuttora dibattuta scomparsa a Detroit. È un viaggio crudo e affascinante attraverso decenni di storia americana, vista dagli occhi di un uomo che afferma di aver avuto un ruolo centrale in uno dei misteri più grandi del ventesimo secolo, offrendo uno sguardo unico sulla vita da gangster e sul prezzo della lealtà nel mondo del crimine organizzato.Riassunto Breve
Un uomo torna dalla guerra segnato dalle esperienze di combattimento, inclusi episodi controversi e la liberazione di un campo di concentramento. Trova difficile adattarsi alla vita normale e cerca lavori diversi, spesso ricorrendo ad attività illegali per guadagnare. Un incontro casuale con Russell Bufalino, una figura potente nel crimine organizzato, cambia la sua vita. Bufalino gli offre protezione e opportunità, inserendolo in un mondo di riscossione crediti e altre attività illecite. Questo legame lo porta a conoscere Jimmy Hoffa, il potente presidente del sindacato Teamsters, noto per il suo controllo sul fondo pensioni e i suoi legami con la mafia. Hoffa usa il fondo per finanziare progetti legati al crimine organizzato e si scontra duramente con le autorità, in particolare con Bobby Kennedy, che indaga sull’infiltrazione mafiosa nei sindacati. Nonostante le battaglie legali e i conflitti interni, Hoffa mantiene il potere fino a quando non viene condannato per corruzione e frode sui fondi pensioni e finisce in prigione. Dalla prigione, Hoffa cerca di mantenere il controllo del sindacato e ottenere la libertà anticipata, negoziando con l’amministrazione Nixon. Ottiene la grazia presidenziale ma con una condizione che gli impedisce di partecipare alla gestione sindacale fino al 1980. Una volta libero, Hoffa ignora la restrizione e annuncia l’intenzione di riprendere la presidenza dei Teamsters, sfidando apertamente Frank Fitzsimmons, che ha preso il suo posto, e minacciando di denunciare la corruzione e l’uso illecito dei fondi pensioni da parte della mafia. Questo comportamento crea problemi con figure potenti come Russell Bufalino e Tony Provenzano, che non vogliono che Hoffa torni al potere e metta a rischio i loro interessi. Nonostante gli avvertimenti, Hoffa rifiuta di cedere. Viene organizzato un incontro a Detroit. L’uomo, su ordine di Bufalino, vola a Detroit e attira Hoffa in una casa vuota con la scusa di una riunione. Appena Hoffa capisce di essere caduto in una trappola, viene colpito a morte. Il corpo viene successivamente cremato. L’FBI indaga, concentrandosi su diversi sospettati legati al crimine organizzato, ma non ottiene condanne dirette per la scomparsa. Anni dopo, l’uomo confessa di aver ucciso Hoffa e anche Joey Gallo, un altro omicidio su ordine di Bufalino. Le sue confessioni, supportate da prove come tracce di sangue nella casa e DNA di Hoffa nell’auto usata, confermano il suo ruolo centrale negli eventi e la profonda interconnessione tra sindacato, criminalità organizzata e politica.Riassunto Lungo
1. Polvere alla Polvere
Appena uscito di prigione, Jimmy Hoffa vuole tornare a guidare il sindacato Teamsters. Questo suo desiderio crea subito forti tensioni con persone molto potenti vicine al crimine organizzato, che guadagnano molto denaro controllando il fondo pensioni del sindacato. Un capo molto rispettato, Russell Bufalino, che è amico sia di Hoffa che di Frank Sheeran, cerca di convincere Hoffa a lasciare perdere questa lotta per riprendere il controllo. Russell gli spiega che c’è gente contenta di come vanno le cose e che, in fondo, Hoffa non ha bisogno di tornare per i soldi. Nonostante il consiglio, Hoffa rifiuta e dichiara pubblicamente che smaschererà la corruzione nel sindacato e l’influenza della mafia sul fondo pensioni. Queste affermazioni sono viste come molto rischiose, soprattutto per uno con il suo passato, e la sua situazione viene paragonata a quella di Sam Giancana, un altro amico di Hoffa e Russell, ucciso dopo che informazioni su di lui erano diventate pubbliche.L’incontro e la decisione finale
Più avanti, una telefonata tra Sheeran e Hoffa rivela che Hoffa ha accettato di incontrare Tony Provenzano, chiamato “il piccoletto”, un capo della famiglia Genovese e un suo vecchio rivale nel sindacato che in passato lo aveva minacciato. Nonostante Sheeran esprima preoccupazione per la sua sicurezza, Hoffa è convinto che non gli succederà nulla, fidandosi del fatto che l’incontro avverrà in un luogo pubblico e che l’organizzatore è Tony Giacalone. Successivamente, Russell Bufalino informa Sheeran che i piani sono cambiati: Sheeran non andrà all’incontro con Hoffa a Detroit. Questo cambiamento improvviso fa capire che è stata presa una decisione definitiva su Hoffa. Russell lascia intendere che Hoffa ha parlato troppo e che il suo corpo non verrà mai trovato, usando l’espressione “Polvere alla polvere”. Nonostante i tentativi di farlo ragionare, Hoffa non ha mai cambiato idea sulla sua posizione. La scelta di non far partecipare Sheeran all’incontro finale viene interpretata come un modo di Russell per proteggerlo.Perché un personaggio esperto e avvertito come Hoffa ha ignorato tutti i segnali, dirigendosi apparentemente verso un epilogo scontato?
Il capitolo descrive la decisione di Hoffa come l’evento scatenante del suo destino, ma non approfondisce sufficientemente i meccanismi psicologici o strategici che portano un individuo in quella posizione a compiere scelte così evidentemente rischiose, nonostante gli avvertimenti e i precedenti (come il caso Giancana). Per comprendere meglio questa dinamica, si potrebbe indagare la psicologia del potere e dell’azzardo, o studiare le complesse relazioni e le regole non scritte che governavano il mondo sindacale e criminale in quel periodo. Approfondimenti sulla storia sociale degli Stati Uniti o letture di autori che hanno analizzato le strutture di potere informali e le decisioni in contesti ad alta pressione potrebbero fornire un quadro più completo.2. Anzio e il Peso del Combattimento
La giovinezza è segnata da continui spostamenti e lavori diversi: operaio in un luna park itinerante, poi boscaiolo. Si scoprono la boxe e il ballo, discipline che portano a vincere competizioni. Questa irrequietezza spinge all’arruolamento nell’esercito nel 1941, in cerca di azione dopo un periodo nella polizia militare.Il Servizio Militare e le Prime Operazioni
Dopo l’arruolamento, si viene assegnati alla 45ª Divisione di Fanteria, destinata a combattere in Europa. Il generale Patton, che comanda la divisione, impartisce ordini chiari sull’uccisione dei prigionieri, tanto da soprannominare la sua unità “Divisione Killer”. Questo approccio porta a episodi drammatici, come il massacro di prigionieri disarmati avvenuto a Biscari, in Sicilia. Le prime operazioni militari in Italia includono sbarchi difficili, come quello di Salerno, e lunghi periodi di combattimento estenuante e stallo, come accaduto a Montecassino.L’Inferno di Anzio
L’esperienza più intensa si verifica ad Anzio, dove la divisione rimane bloccata per quattro mesi sotto bombardamenti continui, vivendo in buche scavate nel terreno. In queste condizioni estreme, si impara a obbedire agli ordini senza esitazione e la violenza diventa una realtà quotidiana. L’uccisione del nemico, inclusi i prigionieri in certe situazioni, diventa semplicemente “quello che va fatto”, una conseguenza diretta della brutalità dell’ambiente.La Liberazione di Dachau
Durante l’avanzata in Germania, la divisione partecipa alla liberazione del campo di concentramento di Dachau. La vista delle atrocità e l’odore dei corpi hanno un impatto profondo e sconvolgente sui soldati. I soldati tedeschi che sorvegliavano il campo vengono uccisi, in parte dagli stessi prigionieri liberati, in un atto di immediata e brutale giustizia.Finalmente, dopo aver partecipato a 411 giorni di combattimento effettivo, la guerra in Europa giunge al termine. L’esposizione prolungata alla violenza estrema e la costante lotta per la sopravvivenza lasciano un segno indelebile su chi ha vissuto questa esperienza.È davvero “giustizia” l’uccisione dei prigionieri o dei sorveglianti sconfitti in guerra?
Il capitolo, pur descrivendo l’orrore di Dachau, definisce l’uccisione dei sorveglianti tedeschi come un atto di “immediata e brutale giustizia”. Questa prospettiva, tuttavia, semplifica eccessivamente una questione di enorme complessità etica e legale. L’eliminazione di prigionieri o personale arreso, anche in risposta a crimini atroci, non rientra nel concetto di giustizia secondo il diritto internazionale e le convenzioni di guerra. Si tratta piuttosto di un atto di vendetta o di esecuzione sommaria, comprensibile nel contesto dell’orrore vissuto, ma distinto dalla giustizia legale. Per approfondire queste tematiche e comprendere le sfumature tra giustizia, vendetta e crimini di guerra, è fondamentale studiare la storia militare della Seconda Guerra Mondiale con un focus sulle violazioni commesse da ogni parte, le discipline dell’etica militare e il diritto bellico. Autori come Michael Walzer o storici che hanno analizzato le condotte delle truppe sul campo possono fornire il contesto necessario.3. La Nuova Strada
Il ritorno dalla guerra porta con sé una grande difficoltà nell’adattarsi alla vita di tutti i giorni. I lavori normali non soddisfano, creando un senso di insofferenza che sfocia in reazioni impulsive. Per questo, si provano diverse occupazioni, dal vetraio all’operaio in fabbrica, dal buttafuori in locali notturni all’insegnante di danza. La necessità di guadagnare per vivere spinge a cercare entrate extra anche attraverso attività non legali. Si inizia con il furto di merce durante le consegne per una ditta di trasporti e si prosegue con la gestione di scommesse clandestine e prestiti a tassi molto alti, spesso sfruttando i contatti creati sul posto di lavoro.L’incontro con Russell Bufalino e la scoperta della mafia
In questo periodo, avviene un incontro che cambierà tutto: quello con Russell Bufalino. All’inizio, sembra solo un semplice italiano disponibile ad aiutare con un problema al camion, una persona apparentemente innocua. Con il tempo, però, si scopre che Bufalino è una figura molto importante e potente all’interno del crimine organizzato negli Stati Uniti. Questa realtà viene alla luce in modo clamoroso nel 1957, con eventi come il famoso convegno di Apalachin e le indagini del Senato americano. Questi fatti espongono per la prima volta al pubblico l’esistenza e la struttura segreta della mafia, a cui viene dato il nome di “Cosa Nostra”.Il legame si rafforza e le nuove opportunità
La relazione con Bufalino non nasce subito forte, ma si sviluppa gradualmente attraverso incontri informali e piccoli favori reciproci. Un momento chiave che rafforza la fiducia è la lealtà dimostrata non rivelando i nomi dei complici in un caso di furto. Questo comportamento costruisce una solida reputazione all’interno dell’ambiente criminale. Essere visti insieme a Bufalino porta rispetto e apre le porte a nuove possibilità. Si iniziano a ricevere incarichi più importanti, come la riscossione di debiti per conto terzi e altre attività illecite. Questo legame con una figura così influente segna un punto di svolta definitivo, indirizzando la vita in modo irreversibile verso il mondo del crimine organizzato.Davvero l’FBI ha “punito” i responsabili della scomparsa di Hoffa, se le condanne riguardano altri reati?
Il capitolo afferma che l’FBI ha considerato i responsabili puniti grazie a condanne per altri crimini. Questa conclusione appare debole e lascia un vuoto logico: una condanna per estorsione o racket non è una condanna per omicidio. Per comprendere meglio le difficoltà investigative e legali che possono aver impedito un’accusa diretta per l’omicidio di Hoffa, sarebbe utile approfondire la storia della criminalità organizzata negli Stati Uniti e le sfide affrontate dalle forze dell’ordine in casi complessi e con testimoni reticenti. Un autore da considerare per approfondire questi temi è Selwyn Raab.11. Confessioni e conferme nel caso Hoffa e Gallo
Frank Sheeran, una figura legata al mondo sindacale e alla criminalità organizzata, ammette di aver commesso gli omicidi di Jimmy Hoffa e Joey Gallo. Questi delitti, secondo la sua confessione, furono ordinati da Russell Bufalino.L’omicidio di Jimmy Hoffa
L’uccisione di Jimmy Hoffa avvenne all’interno di una casa situata a Detroit. Sheeran racconta di aver attirato Hoffa in quel luogo con un pretesto. Anni più tardi, indagini nella casa hanno rivelato tracce di sangue nell’ingresso e nel corridoio, che risultano compatibili con la dinamica dei fatti descritta da Sheeran. Inoltre, il DNA di Hoffa è stato identificato in un capello ritrovato nell’auto che sarebbe stata utilizzata per trasportarlo alla casa. Un dettaglio significativo emerso riguarda un “immobiliarista” collegato a John Francis, noto per essere uno stretto collaboratore sia di Bufalino che di Sheeran; questo suggerisce un possibile coinvolgimento di Francis nell’organizzazione logistica legata alla casa di Detroit.L’omicidio di Joey Gallo
L’omicidio di Joey Gallo ebbe luogo nella Umberto’s Clam House a New York. Sheeran ha sempre sostenuto di aver agito da solo in quell’occasione. Questa versione dei fatti trova un riscontro nella testimonianza di una giornalista, che fu testimone oculare dell’evento e confermò di aver visto un unico sparatore. La giornalista descrisse l’uomo come non italiano e con caratteristiche fisiche simili a quelle di Sheeran. Questo episodio seguì un teso confronto avvenuto poco prima tra Gallo e Russell Bufalino al Copacabana.Le indagini e le confessioni finali di Sheeran
Nel corso degli anni, Frank Sheeran fu oggetto di diverse indagini e affrontò varie accuse, tra cui un’incriminazione basata sul RICO Act. L’FBI lo interrogò più volte, anche mentre si trovava in carcere. Nonostante le pressioni, Sheeran non collaborò mai pienamente con le autorità, motivato dalla lealtà verso i suoi associati e dal desiderio di proteggere la sua famiglia. Scontò diverse condanne per reati non direttamente collegati agli omicidi, come il possesso illegale di dinamite e questioni sindacali. Dopo la scomparsa di Hoffa, Sheeran iniziò a bere in modo eccessivo, un comportamento che si intensificò nel tempo. Soltanto in punto di morte, gravemente malato, decise di confermare le sue precedenti confessioni, apparentemente cercando una forma di pace interiore. Nonostante la raccolta di prove e le confessioni, l’FBI non riuscì mai a ottenere una condanna definitiva per la scomparsa di Jimmy Hoffa.Ma quanto sono “conferme” le confessioni di un moribondo con un passato criminale, se nemmeno l’FBI è riuscita a ottenere una condanna?
Il capitolo presenta le confessioni tardive di Sheeran come “conferme”, ma la loro affidabilità è discutibile. Basarsi su ammissioni rese in punto di morte, da una figura con una storia di slealtà e dipendenza, senza che queste abbiano portato a una conclusione legale definitiva nel caso Hoffa, ignora le complessità delle indagini e la psicologia delle confessioni. Per un esame più critico, è essenziale studiare la psicologia forense e le dinamiche delle testimonianze in contesti criminali, oltre a confrontare questa versione con altre teorie e indagini sul caso Hoffa, come quelle analizzate da autori come Charles Brandt.Abbiamo riassunto il possibile
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