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Contenuti del libro
Informazioni
“L’intellettuale senza patria” di Emil Cioran ti catapulta subito nella mente di un pensatore fuori dagli schemi, uno che non sopporta la filosofia complicata e preferisce la chiarezza tagliente dei moralisti francesi. Questo libro nasce da un’esperienza radicale: anni di insonnia devastante, che cambiano la percezione del tempo e rendono la vita una lotta continua, portando persino a contemplare il suicidio non come fine, ma come pensiero che rende l’esistenza sopportabile. Cioran, nato in Transilvania, usa la scrittura e gli aforismi non per costruire sistemi, ma per esprimere verità momentanee, spesso contraddittorie, scatenate dai suoi stati d’animo. Il suo pessimismo è viscerale, vede la storia umana come tragica e demoniaca, rifiuta le ideologie e le religioni istituzionali, ma è affascinato dai mistici e usa lo scetticismo come antidoto al fanatismo e come strumento per dominarsi. La musica è l’unica “menzogna suprema” che offre un’illusione di totalità, mentre la vita stessa è vista come un fallimento. È un viaggio intenso nella `filosofia` del `pessimismo` e dello `scetticismo` di `Emil Cioran`, segnato dall’esperienza dell’`insonnia` e dalla sua `critica filosofica` radicale, con radici nella `Transilvania` e una visione disincantata della `storia umana`, espressa attraverso `aforismi` potenti.Riassunto Breve
Il linguaggio filosofico tedesco, quello usato da pensatori come Sartre o Heidegger, è visto come difficile e pieno di parole complicate che allontanano dalla vita vera e fanno sentire chi lo usa superiore. Si preferisce invece una scrittura semplice e chiara, come quella di scrittori francesi tipo La Rochefoucauld o Chamfort, che riescono a dire cose importanti in modo che tutti capiscano. Un’esperienza fondamentale che cambia tutto e fa rompere con la filosofia tradizionale è l’insonnia grave, quella che dura anni. Questo stato cambia come si sente il tempo, sembra di essere fuori dal suo scorrere normale e la coscienza diventa fortissima e sempre presente. L’insonnia è una sfortuna che rende la vita una fatica continua e può portare a pensare di farla finita. L’idea di suicidarsi non è un invito a farlo, ma un pensiero che aiuta a sopportare la vita. La possibilità di potersi ritirare dal mondo quando si vuole è una specie di consolazione. Questa idea permette di vivere, come un parassita dell’esistenza. Scrivere non è un lavoro, ma un modo per liberarsi da un peso. I libri nascono da emozioni molto forti, non perché si ha ispirazione o si pensa a chi leggerà. Usare gli aforismi, cioè frasi brevi e intense, viene dalla voglia di non sviluppare le idee in modo ordinato; sono verità che valgono per un momento, spesso si contraddicono, e nascono da quello che succede o da come ci si sente. La storia degli uomini è vista come tragica e quasi diabolica, si può capire pensando a concetti religiosi come il peccato originale. L’uomo fa male per sua natura. Le ideologie non vanno bene perché cercano di costruire la storia invece di accettarla per quello che è. Essere scettici è un rimedio necessario contro il fanatismo. Le religioni come organizzazioni non piacciono, ma c’è interesse per i mistici perché sono intensi. Dio è un compagno quando si è soli al massimo, un motivo per parlare. Il buddhismo attira per l’idea che tutto è un’illusione, ma staccarsi dalle cose e controllare la rabbia è impossibile. La musica è considerata la cosa più importante di tutte, una “bugia perfetta” che dà l’illusione di una completezza. Ascoltare musica crea uno stato speciale, ma quando finisce si torna alla realtà del tempo. Perdere il silenzio è un segno grave che l’umanità sta finendo. Non fare niente è visto come un successo. L’uomo non avrebbe dovuto iniziare l’avventura della storia; tutto quello che fa gli si ritorce contro. La vita è piena di contraddizioni. Scrivere libri è il risultato di un fallimento interiore, non un traguardo. L’obiettivo è capire le cose e non farsi ingannare dalle credenze. Si nasce l’8 aprile 1911 in un villaggio che si chiama Răşinari, in Transilvania. A quel tempo, la regione fa parte dell’Impero Austro-Ungarico e ci vivono ungheresi, rumeni e tedeschi. La Transilvania diventa parte della Romania dopo la prima guerra mondiale. Il primo libro pubblicato in Francia è *Précis de décomposition* nel 1949, che vince un premio. Il primo libro scritto, *Pe culmile disperării* del 1934, esce in Francia solo molto dopo, nel 1990. Lo scetticismo è uno strumento per combattere la propria infelicità e le reazioni d’impulso. È visto come un calmante sicuro, serve per dominarsi e frenare gli istinti. Si dice che lo scetticismo sia una cosa che viene da dentro, dalla propria chimica, come se fossero gli organi a parlare. Si danno giudizi netti su altri intellettuali. Il Premio Nobel dato a Samuel Beckett è visto come un’umiliazione per lui, la tristezza di essere capiti. André Breton è considerato un finto rivoluzionario e uno che si mette in posa. Paul Celan è descritto come affascinante ma difficile, feroce ma con momenti di dolcezza, facile da ferire senza volerlo. Si riflette sulla storia, notando come la Spagna abbia unito il vangelo all’uccisione e il crocifisso al pugnale quando ha colonizzato le Americhe. Il cattolicesimo nei suoi momenti migliori è definito sanguinario. Viene ricordato l’ordine del 1492 di cacciare gli ebrei dalla Spagna. Vengono menzionati altri autori e persone come Susan Sontag, Henri Michaux, José Ortega y Gasset, Miguel de Unamuno, Eugène Ionesco, Isidore Isou, Nicolae Bălan e Claude Lévi-Strauss.Riassunto Lungo
1. La veglia e il peso del tempo
Il linguaggio filosofico tedesco, usato da pensatori come Sartre e Heidegger, appare dannoso per via della sua eccessiva complessità e del gergo specialistico. Questo modo di esprimersi sembra allontanare dalla realtà e creare un senso di superiorità intellettuale. Si preferisce invece uno stile di scrittura semplice e preciso, simile a quello dei moralisti francesi come La Rochefoucauld e Chamfort, capaci di comunicare concetti profondi in modo chiaro e accessibile a tutti. Questa preferenza per la chiarezza si lega a un’esperienza di vita radicale che ha portato a un distacco dalla filosofia tradizionale.L’esperienza dell’insonnia
Un’insonnia grave, durata per anni, diventa l’esperienza fondamentale che segna una rottura con il pensiero filosofico convenzionale. Questo stato di veglia perenne modifica profondamente la percezione del tempo, generando la sensazione di essere esclusi dal suo scorrere normale. Si sviluppa una coscienza intensificata e costante, che non conosce riposo. L’insonnia è vissuta come una vera sventura, che trasforma l’esistenza in una prova continua e può portare a contemplare l’idea del suicidio come via d’uscita da un dolore insopportabile.Il pensiero del suicidio
L’idea del suicidio non è intesa come un invito a togliersi la vita, ma piuttosto come un pensiero che, paradossalmente, rende la vita sopportabile. La semplice possibilità di potersi ritirare dal mondo in qualsiasi momento funziona come una strana forma di consolazione. Questa idea non porta all’azione, ma permette di continuare a vivere, quasi come un parassita che si nutre dell’esistenza stessa. È la presenza costante di questa opzione estrema a fornire un punto di appoggio in un’esistenza altrimenti priva di speranza.La scrittura come liberazione
Scrivere non è considerato una professione o un mestiere, ma piuttosto un mezzo necessario per liberarsi da un opprimente senso di soffocamento interiore. I libri non nascono da un’ispirazione esterna o dal desiderio di rivolgersi a un pubblico, ma da stati emotivi intensi e profondi. L’uso frequente degli aforismi deriva da un’avversione a sviluppare le idee in modo sistematico e organizzato. Gli aforismi sono visti come verità momentanee, spesso in contraddizione tra loro, che emergono spontaneamente in risposta a eventi specifici o a particolari stati d’animo.Visioni sull’uomo e la storia
La storia umana è percepita come intrinsecamente tragica e dominata da forze oscure, quasi demoniache. Questa visione può essere interpretata attraverso concetti religiosi come quello del peccato originale, che suggerisce una natura umana fondamentalmente dannosa. Le ideologie politiche o sociali sono respinte perché rappresentano tentativi artificiali di costruire la storia, anziché riconoscerne la sua natura intrinseca e problematica. Lo scetticismo è considerato un antidoto indispensabile contro ogni forma di fanatismo. Le religioni intese come istituzioni vengono rifiutate, ma c’è un forte interesse per le figure dei mistici, ammirati per l’intensità della loro esperienza interiore. Dio non è una figura dogmatica, ma un compagno immaginario nei momenti di estrema solitudine, un pretesto per un dialogo interiore. Il buddhismo attrae per l’idea fondamentale che tutto ciò che percepiamo è illusione, ma il distacco emotivo e il controllo della rabbia che questa filosofia propone appaiono irraggiungibili per l’individuo.La musica e l’inazione
La musica è considerata superiore a qualsiasi altra forma d’arte o attività, una “menzogna suprema” che offre un’illusione momentanea di completezza e totalità. Ascoltare musica crea uno stato eccezionale, quasi fuori dal tempo, ma al suo termine si ricade inevitabilmente nella dura realtà dello scorrere temporale. La perdita della capacità di trovare il silenzio interiore è vista come un sintomo grave del declino dell’umanità. In questo contesto, non fare nulla è considerato un successo, un rifiuto dell’azione che sembra destinata a ritorcersi contro l’uomo. L’umanità non avrebbe mai dovuto intraprendere l’avventura della storia; tutto ciò che compie si rivela dannoso. La vita è intrinsecamente piena di contraddizioni irrisolvibili. Scrivere libri, in questa prospettiva, non è un raggiungimento, ma piuttosto il risultato di un fallimento spirituale, un tentativo di dare forma a un’incapacità di vivere pienamente. L’obiettivo ultimo è comprendere le cose nella loro essenza, senza lasciarsi ingannare dalle false credenze o dalle illusioni.Come si concilia la condanna di ogni azione umana come “dannosa” con l’atto stesso di scrivere, descritto come una via di “liberazione”?
Il capitolo presenta una visione profondamente pessimistica dell’esistenza umana, arrivando a sostenere che ogni azione intrapresa dall’uomo sia dannosa e che l’inazione rappresenti l’unico vero successo. Tuttavia, l’atto stesso di scrivere, descritto come un mezzo per liberarsi da un senso di soffocamento interiore, appare come una forma di azione mirata a un risultato (la liberazione). Questa apparente contraddizione solleva interrogativi sulla coerenza interna di un tale radicale rifiuto dell’agire. Per esplorare queste tensioni, potrebbe essere utile confrontarsi con filosofie che affrontano il problema dell’azione e della sua moralità, come l’etica, le riflessioni sull’agire e il non-agire nel pensiero orientale o le critiche all’attivismo moderno in pensatori come Cioran o Schopenhauer.2. Origini e Visioni di un Filosofo
Cioran nasce l’8 aprile 1911 a Răşinari, un villaggio situato in Transilvania. All’epoca della sua nascita, questa regione fa parte dell’Impero Austro-Ungarico ed è abitata da diverse comunità, tra cui ungheresi, rumeni e tedeschi. La Transilvania entra a far parte della Romania solo dopo la Prima Guerra Mondiale, a seguito del Trattato del Trianon firmato nel 1920.Le prime opere e il riconoscimento
La sua prima opera pubblicata in Francia è Précis de décomposition, che esce nel 1949 e gli vale il premio Rivarol l’anno successivo, nel 1950. Tuttavia, il suo vero primo libro, Pe culmile disperării, era stato pubblicato in Romania molto prima, nel 1934, ma raggiungerà il pubblico francese solo nel 1990.Lo scetticismo come strumento
Lo scetticismo rappresenta per Cioran uno strumento essenziale per gestire la sua indole malinconica e le sue reazioni emotive intense. Lo considera un rimedio efficace, indispensabile per mantenere il controllo di sé e moderare gli impulsi. Descrive il suo scetticismo come qualcosa di profondamente radicato, quasi fisico, generato dalla sua stessa costituzione interiore e espressione diretta dei suoi stati d’animo più profondi.Opinioni su altri intellettuali
Cioran esprime giudizi diretti e spesso taglienti su diverse figure del mondo intellettuale. Vede il Premio Nobel assegnato a Samuel Beckett non come un riconoscimento, ma come un’umiliazione per un uomo fiero, quasi la tristezza di sentirsi compreso. Considera André Breton un falso rivoluzionario e una figura artefatta. Descrive Paul Celan come una persona affascinante ma difficile, capace di grande ferocia alternata a momenti di mitezza, rendendolo una figura con cui era arduo interagire senza rischiare di ferirlo.Riflessioni sulla storia e la religione
Le sue riflessioni toccano anche temi storici e religiosi, osservando come la Spagna, durante la colonizzazione delle Americhe, abbia unito il messaggio cristiano alla violenza, associando il vangelo all’assassinio e il crocifisso al pugnale. Definisce il cattolicesimo, nei suoi momenti più intensi, come sanguinario. Ricorda l’editto del 1492, un evento storico significativo che portò all’espulsione degli ebrei dalla Spagna.Altre figure menzionate
Nel corso delle sue riflessioni, vengono citati altri autori e personaggi, tra cui Susan Sontag, Henri Michaux, José Ortega y Gasset, Miguel de Unamuno, Eugène Ionesco, Isidore Isou, Nicolae Bălan e Claude Lévi-Strauss.In che modo lo scetticismo, descritto come ‘fisico’, funziona concretamente come ‘rimedio’ per la malinconia?
Il capitolo accenna al ruolo dello scetticismo nella vita interiore di Cioran, ma la descrizione rimane piuttosto astratta. Non è chiaro se si tratti di una posizione filosofica rigorosa, di una disposizione psicologica o di una tecnica di gestione emotiva. Per comprendere meglio questo aspetto, si potrebbe esplorare la filosofia dello scetticismo da Pirrone a Hume, e considerare anche prospettive dalla psicologia che trattano i meccanismi di difesa o coping. Leggere autori come Montaigne o Pyrrho potrebbe illuminare diverse sfaccettature dello scetticismo.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
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