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Informazioni
“L’influenza: Storia della grande epidemia che ha cambiato il mondo” di John M Barry non è solo un libro sulla devastante 1918 influenza pandemic, conosciuta anche come Spanish flu, ma è un viaggio incredibile nella storia della medicina americana e nella lotta tra scienza e natura. Barry ci porta nei laboratori rivoluzionari di istituzioni come la Johns Hopkins University e il Rockefeller Institute, presentandoci scienziati pionieri come William Henry Welch, Oswald Avery e Paul Lewis, che cercavano disperatamente di comprendere e combattere un virus sconosciuto. Vediamo come la scienza, ancora giovane negli Stati Uniti, si scontrò con la brutalità della malattia in luoghi come i campi militari di Camp Devens e le città assediate come Philadelphia, mentre la Prima Guerra Mondiale assorbiva risorse e attenzione. È una storia avvincente su come la ricerca scientifica, la public health e la leadership (o la sua mancanza) abbiano plasmato la risposta a una crisi che ha cambiato il mondo, lasciando lezioni fondamentali ancora oggi rilevanti per la virus research e la vaccine development.Riassunto Breve
La pandemia influenzale del 1918 colpisce il mondo con una violenza inaudita, uccidendo decine di milioni di persone, in particolare giovani adulti e donne incinte, un comportamento insolito per l’influenza. Questo evento si verifica mentre la medicina americana sta vivendo una rivoluzione, cercando di raggiungere gli standard europei grazie a figure come William Welch e istituzioni come la Johns Hopkins University e il Rockefeller Institute, che promuovono la ricerca scientifica e una formazione medica rigorosa. Scienziati come Paul Lewis, Oswald Avery, Rufus Cole, William Park e Anna Williams lavorano per comprendere e combattere malattie infettive, sviluppando vaccini e sieri, come quelli contro la poliomielite e la polmonite. Il virus del 1918, probabilmente originato in Kansas, si diffonde rapidamente attraverso i campi militari sovraffollati e i movimenti di truppe verso l’Europa, raggiungendo poi le città costiere e l’entroterra. La malattia si manifesta con sintomi gravi e inusuali, tra cui cianosi e emorragie, portando a complicazioni letali come la polmonite virale diretta (ARDS) e le infezioni batteriche secondarie. La scienza fatica a identificare il patogeno responsabile, inizialmente concentrandosi sul batterio *Bacillus influenzae* (il bacillo di Pfeiffer), ma la ricerca di scienziati come Avery suggerisce la presenza di un virus filtrabile, un’idea che si affermerà solo anni dopo. La risposta del governo statunitense, focalizzato sulla Prima Guerra Mondiale, è inadeguata e disorganizzata; la mancanza di leadership e di trasparenza da parte delle autorità sanitarie federali alimenta il panico e il crollo sociale in molte comunità, come si vede drammaticamente a Philadelphia. Nonostante gli sforzi di medici e volontari, la carenza di personale sanitario e l’assenza di trattamenti antivirali efficaci rendono difficile contenere la diffusione e curare i malati. La pandemia causa un numero elevatissimo di orfani e lascia conseguenze sulla salute a lungo termine, ma stimola anche importanti riforme nella sanità pubblica e la creazione di istituzioni di ricerca come gli Istituti Nazionali di Salute. La lezione della pandemia del 1918 evidenzia l’importanza cruciale della ricerca scientifica, della preparazione alle emergenze sanitarie e di una comunicazione onesta e trasparente da parte delle autorità per mantenere la fiducia pubblica e affrontare efficacemente le crisi. Il rischio di una nuova pandemia influenzale rimane una preoccupazione reale, sottolineando la necessità di una sorveglianza costante e di piani di risposta robusti.Riassunto Lungo
Capitolo 1: La nascita della Johns Hopkins University
Il 12 settembre 1876, un’affollata auditorium dell’Academy of Music di Baltimora ospitava l’inaugurazione della Johns Hopkins University, un evento di grande importanza per il futuro dell’istruzione negli Stati Uniti. La cerimonia, caratterizzata da un’atmosfera seria e senza ostentazioni, mirava a fondare un’istituzione destinata a rivoluzionare l’educazione e la comprensione scientifica in America. Il relatore principale, il biologo inglese Thomas H. Huxley, incarnava gli obiettivi ambiziosi dei fondatori.Il contesto storico
L’evento si svolgeva in un contesto di conflitti interni negli Stati Uniti, tra cui guerre di espansione e tensioni razziali. Mentre Huxley parlava, notizie di violenze in Dakota e nel Sud evidenziavano un paese in crisi. La cerimonia rappresentava una battaglia intellettuale, un tentativo di affermare la scienza moderna contro le tradizioni religiose e politiche. La scienza, infatti, era rimasta stagnante per secoli, dominata da teorie ippocratiche e galeniche che non avevano mai messo in discussione le loro fondamenta.La visione di Huxley
Huxley, noto per la sua difesa della teoria dell’evoluzione, presentò la Johns Hopkins come un’università innovativa, focalizzata sulla formazione di studenti laureati e sulla ricerca scientifica, con l’intento di competere con le migliori istituzioni europee. La sua oratoria, chiara e precisa, catturò l’attenzione del pubblico, che applaudì le sue idee sulla ricerca della verità e sull’importanza di un’educazione libera da influenze politiche e religiose. Un aspetto significativo del discorso di Huxley fu l’assenza di riferimenti a Dio, un’omissione che scandalizzò coloro che temevano una visione del mondo meccanica e priva di spiritualità.L’impatto della Johns Hopkins
Nel corso del tempo, la Johns Hopkins avrebbe avuto un impatto profondo sulla medicina americana, contribuendo a colmare il divario con le istituzioni europee. La fondazione dell’università rappresentava un cambiamento radicale nel modo in cui gli americani avrebbero affrontato la scienza e la medicina, spostando l’attenzione dalla pura osservazione alla sperimentazione e alla verifica. La Johns Hopkins, sotto la guida di Daniel Coit Gilman, si affermò come un faro di innovazione, attirando docenti di fama internazionale e ponendo le basi per una nuova era nella formazione medica.La medicina nel XIX secolo
La medicina cominciò a evolversi grazie a scoperte scientifiche e all’adozione di metodi quantitativi. L’uso di strumenti come il termometro e l’analisi statistica da parte di medici come Pierre Louis segnò un punto di svolta, portando a una nuova comprensione delle malattie come entità indipendenti. Entro la Prima Guerra Mondiale, gli uomini formati alla Johns Hopkins erano diventati leader nella ricerca sulla polmonite, una malattia che rappresentava una delle principali cause di morte. La loro preparazione e le scoperte scientifiche avrebbero avuto un impatto duraturo sulla salute pubblica e sulla medicina moderna.Come possiamo essere sicuri che la fondazione della Johns Hopkins University sia stata un punto di svolta così significativo nella storia della medicina americana?
Il capitolo sostiene che la Johns Hopkins University sia stata un punto di svolta nella storia della medicina americana, ma non fornisce abbastanza prove a sostegno di questa affermazione. Per approfondire l’argomento, è utile consultare altre fonti storiche e studiare le biografie dei personaggi coinvolti nella fondazione dell’università. Un buon libro per farlo è “The Johns Hopkins University: A History” di Hugh Hawkins. Inoltre, potrebbe essere utile esaminare le critiche e le controversie relative alla fondazione dell’università e al suo impatto sulla medicina americana. Per fare ciò, potrebbe essere utile consultare articoli accademici e libri di storia della medicina.Capitolo 2: Niente riguardo al ragazzo
La celebrazione dell’ottantesimo compleanno di William Henry Welch nel 1930 fu un tributo a un uomo che divenne uno degli scienziati più influenti al mondo. La sua biografia inizia con questa celebrazione, che riunì amici e colleghi in diverse città del mondo. Nonostante la sua fama, Welch non era un grande pioniere nella ricerca medica e non aveva lasciato un’eredità significativa in laboratorio o nella letteratura scientifica.L’infanzia e la formazione
Welch nacque nel 1850 a Norfolk, Connecticut, in una famiglia di medici. La sua infanzia fu segnata dalla solitudine, accentuata dalla morte della madre e dalla distanza del padre. Nonostante il suo desiderio di appartenenza, sviluppò una personalità carismatica che attirava l’ammirazione degli altri. Welch si laureò a Yale, dove mostrò intelligenza e capacità di mantenere la calma in situazioni di tensione.Dopo aver rifiutato un’offerta di lavoro come professore di greco, decise di intraprendere la carriera medica, nonostante inizialmente provasse repulsione per essa. Iniziò un apprendistato con suo padre, ma si rese conto che il metodo di lavoro era obsoleto e decise di seguire un percorso diverso, studiando chimica. Nel 1872, entrò alla Sheffield Scientific School di Yale e successivamente alla College of Physicians and Surgeons di New York.La passione per l’anatomia patologica
Qui si appassionò all’anatomia patologica, partecipando a corsi in tutte le scuole mediche della città. Dopo aver ottenuto il diploma, rifiutò un’offerta di lavoro a Yale per dedicarsi alla medicina. Welch iniziò a guadagnare riconoscimenti e fu invitato a lavorare con Francis Delafield, un esperto in anatomia patologica. Tuttavia, sentiva di avere ancora lacune nella sua formazione e decise di recarsi in Europa per ampliare le sue conoscenze.La formazione in Europa
Nel 1876, partì per la Germania, dove si immerse nell’ambiente scientifico e apprese metodi di ricerca innovativi. In Germania, Welch si distinse per la sua curiosità e il suo desiderio di apprendere. Analizzò i metodi di insegnamento e ricerca, riconoscendo l’importanza della preparazione degli studenti e del supporto governativo. Nel 1877, tornò negli Stati Uniti e si unì alla Johns Hopkins University, dove il presidente Daniel Gilman pianificava di creare una facoltà medica di eccellenza.La carriera negli Stati Uniti
Tuttavia, la crisi economica ritardò l’apertura della scuola medica. Welch tornò a New York, dove cercò opportunità nel campo della scienza. Propose di insegnare un corso di laboratorio, ma le scuole mediche rifiutarono. Alla fine, Bellevue gli permise di offrire un corso, ma senza attrezzature adeguate. Nonostante le difficoltà iniziali, Welch catalizzò la creazione di una generazione di scienziati che avrebbero trasformato la medicina americana, contribuendo a combattere l’influenza nel 1918 e lasciando un’eredità duratura.Come è possibile che William Henry Welch sia diventato uno degli scienziati più influenti al mondo nonostante non abbia lasciato un’eredità significativa in laboratorio o nella letteratura scientifica?
Il capitolo sembra presentare una contraddizione tra l’influenza di Welch e la mancanza di contributi significativi nella ricerca medica. Per comprendere meglio questo aspetto, potrebbe essere utile approfondire la storia della medicina e la figura di Welch attraverso libri come “The Life of William Henry Welch” di Donald Fleming. Inoltre, potrebbe essere interessante esplorare come la sua personalità carismatica e la sua capacità di catalizzare la creazione di una generazione di scienziati abbiano contribuito alla sua influenza.Capitolo 3: Il corso di Welch
Il corso di Welch divenne rapidamente molto popolare, attirando studenti delle tre scuole di medicina di New York. Welch non si limitava a insegnare, ma ispirava i suoi studenti, che si sentivano entusiasti ogni volta che osservavano un campione al microscopio. La College of Physicians and Surgeons cercò di offrire un corso di laboratorio per competere, ma Welch rifiutò di insegnarlo per lealtà a Bellevue, raccomandando invece T. Mitchell Prudden.La situazione di Welch a New York
Nonostante l’afflusso di studenti, né Prudden né Welch prosperarono, e Welch si trovò a dover svolgere autopsie e tutorare studenti per guadagnarsi da vivere. All’età di trent’anni, Welch non stava conducendo ricerche significative, mentre in Europa la scienza avanzava rapidamente, in particolare con la teoria dei germi.La teoria dei germi
La teoria dei germi affermava che organismi microscopici invadevano il corpo, si moltiplicavano e causavano malattie. Con il progredire del XIX secolo, gli scienziati iniziarono a scartare le vecchie teorie di malattia, come quella del miasma, che sosteneva che le malattie fossero causate da sostanze in decomposizione nell’atmosfera. Anche la teoria della “sporcizia” si affermò, sostenendo che la contaminazione ambientale fosse alla base delle malattie. Tuttavia, la teoria chimica della malattia, che spiegava le malattie come processi chimici, si rivelò una valida alternativa.I progressi della teoria dei germi
Jacob Henle formulò la moderna teoria dei germi nel 1840, mentre Louis Pasteur dimostrò nel 1860 che gli organismi viventi causavano la fermentazione, guadagnando sostenitori per la teoria. Robert Koch, un importante scienziato, scoprì il ciclo vitale del bacillo dell’antrace e stabilì i “postulati di Koch”, che divennero uno standard per dimostrare la causalità delle malattie. La scoperta del bacillo della tubercolosi da parte di Koch nel 1882 confermò ulteriormente la teoria dei germi.La scelta di Welch di unirsi al Johns Hopkins
Nel 1884, Welch ricevette un’offerta per unirsi al Johns Hopkins, ma si trovava in una posizione confortevole a New York. La pressione per rimanere aumentò, ma Welch accettò l’offerta, causando la rottura della sua amicizia con Frederick Dennis, che si sentì tradito. Welch si trasferì a Baltimora, dove avrebbe avuto l’opportunità di creare un’istituzione che avrebbe cambiato la medicina americana.La creazione del laboratorio al Johns Hopkins
Al Johns Hopkins, Welch iniziò a costruire un laboratorio che attirò ricercatori di tutto il mondo. Anche se la scuola di medicina non aprì fino al 1893, il laboratorio iniziò a operare subito, attirando molti investigatori. Welch reclutò un corpo docente eccezionale, tra cui William Osler e William Halsted, che avrebbero avuto un impatto significativo sulla medicina.La mancanza di Welch
Tuttavia, Welch si rese conto di avere una mancanza: non riusciva a concentrarsi su una domanda di ricerca profonda e significativa. Sebbene le sue scoperte fossero di alta qualità, non raggiunsero la profondità necessaria per posizionarlo tra i grandi della scienza. La sua curiosità era ampia, ma non aveva la “meraviglia” necessaria per spingere la ricerca verso nuove direzioni.L’eredità di Welch
Nonostante la sua mancanza di risultati scientifici significativi, Welch attirava giovani talenti e ispirava i suoi studenti. La sua intelligenza e la sua capacità di giudizio lo resero un mentore prezioso. La sua cordialità, pur mantenendo una certa distanza, contribuì a creare un’atmosfera di realizzazione al Johns Hopkins, dove un gruppo di scienziati si unì per rivoluzionare la medicina americana.Perché la ricerca scientifica sulla causa dell’influenza si rivelò complessa e ci vollero anni per scoprire che il DNA porta informazioni genetiche?
Il capitolo non approfondisce a sufficienza i motivi della complessità della ricerca scientifica sulla causa dell’influenza. Per rispondere a questa domanda, è utile approfondire la storia della medicina e della biologia molecolare. Un buon libro per farlo è “La doppia elica” di James Watson. Inoltre, sarebbe utile leggere alcuni articoli scientifici sulla scoperta del DNA e sulla sua struttura, per comprendere meglio il processo di ricerca scientifica.Capitolo 36: Negli anni successivi alla pandemia
Dopo la pandemia, Paul Lewis continuò a dirigere l’Istituto Henry Phipps all’Università della Pennsylvania. Nonostante il suo successo iniziale, Lewis non era soddisfatto. Credeva che il bacillo B. influenzae fosse la causa della malattia e continuava a lavorarci, nonostante i risultati contrastanti con i vaccini. La sua reputazione internazionale crebbe, ma la sua vita professionale iniziò a allontanarlo dal laboratorio.L’insoddisfazione di Lewis
La mancanza di fondi per l’istituto lo costrinse a dedicarsi alla raccolta di fondi, un’attività che odiava. Nel 1921, l’Università dell’Iowa gli offrì un incarico per costruire un programma di ricerca. Lewis, pur riconoscendo l’importanza dell’offerta, decise di rimanere a Penn dopo che l’università aumentò il suo stipendio. Tuttavia, la sua insoddisfazione crebbe, e nel 1922 accettò finalmente l’offerta dell’Iowa, dopo aver reclutato Eugene Opie come suo successore.La frustrazione di Lewis
Lewis si sentiva sempre più frustrato e desiderava tornare al laboratorio. Nel gennaio 1923, comunicò a Flexner la sua intenzione di lasciare l’Iowa per dedicarsi a interessi personali e alla ricerca. Tornò al Rockefeller Institute, dove si sentiva a casa, ma la sua produttività era scarsa. Nonostante avesse accesso a risorse e supporto, non riuscì a produrre risultati significativi. Shope, un giovane scienziato, si unì a Lewis, ma i loro esperimenti sui fattori ereditari nella tubercolosi non portarono a risultati riproducibili.La morte di Lewis
Lewis si trovò in difficoltà, cercando di risolvere problemi complessi senza successo. Flexner e Smith, osservando la sua mancanza di progressi, iniziarono a dubitare delle sue capacità. Nel 1928, Lewis rifiutò nuovamente un’offerta dall’Iowa, nonostante le pressioni di Flexner. La sua produttività continuava a essere deludente, e Flexner lo avvertì che senza risultati significativi non sarebbe stato riconfermato. Dopo la morte di Noguchi, Lewis si offrì di investigare il virus della febbre gialla in Brasile. Nonostante le obiezioni della moglie, partì per il Brasile nel novembre 1928. Inizialmente, sembrava motivato e produttivo, ma non fornì dettagli sui suoi progressi. Nel giugno 1929, contrasse la febbre gialla e morì dopo una settimana di sofferenza.L’eredità di Lewis
Dopo la sua morte, la Rockefeller Institute continuò a pagare lo stipendio della moglie e del figlio di Lewis. Shope, che aveva collaborato con lui, continuò a lavorare sulla influenza suina e pubblicò articoli significativi, riconoscendo Lewis come coautore in uno di essi. La sua ricerca portò a scoperte importanti nel campo dei virus, mentre la reputazione di Lewis, che avrebbe potuto prosperare, rimase oscurata dalla sua tragica fine.Perché la carriera di Paul Lewis sembra essere stata segnata da una serie di insoddisfazioni e frustrazioni, nonostante il suo successo iniziale e la sua reputazione internazionale?
Il capitolo sembra suggerire che Lewis fosse una persona molto motivata e ambiziosa, ma che abbia avuto difficoltà a gestire le pressioni e le aspettative che derivavano dal suo successo. Tuttavia, non è chiaro se ci siano stati fattori esterni o interni che abbiano contribuito a questa sua insoddisfazione. Per approfondire l’argomento, potrebbe essere utile esaminare la psicologia della motivazione e del successo, e come questi fattori possano influenzare la carriera di una persona. Un libro che potrebbe essere utile per questo è “Drive: The Surprising Truth About What Motivates Us” di Daniel H. Pink. Inoltre, potrebbe essere interessante esaminare la storia della scienza e della medicina nel periodo in cui Lewis era attivo, per comprendere meglio il contesto in cui lavorava. Un libro che potrebbe essere utile per questo è “The Great Influenza: The Story of the Deadliest Pandemic in History” di John M. Barry.Abbiamo riassunto il possibile
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