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Informazioni
“L’industria della vaccinazione. Storia e Controstoria” di Pietro Ratto ti porta in un viaggio affascinante e complesso attraverso la storia del vaccino, partendo dalle sue origini nella lotta contro il vaiolo, con figure come Edward Jenner e il meno noto Benjamin Jesty, e le prime forme di vaccinazione e il dissenso vaccinale che nacque quasi subito, legato a effetti collaterali e preoccupazioni sociali e religiose. Il libro traccia poi l’ascesa dell’industria farmaceutica globale, raccontando le storie di colossi come Pfizer, GSK, Sanofi e Merck, nate da fusioni e acquisizioni che hanno creato enormi reti di potere e interessi economici. Esplora l’introduzione dell’obbligo vaccinale in vari paesi, inclusa l’Italia, e le controversie e gli scandali che hanno segnato la storia di queste aziende, dai test illegali ai legami con la finanza e la politica. Arrivando al presente, il testo analizza il contesto della pandemia e il dibattito sui vaccini, evidenziando i conflitti di interesse e la difficoltà di un confronto sereno su un tema così cruciale. È una storia che va oltre la scienza, addentrandosi nelle dinamiche di potere e profitto che hanno plasmato e continuano a plasmare il settore.Riassunto Breve
La storia della vaccinazione, iniziata con la lotta al vaiolo, mostra origini complesse e dibattute. Già prima degli studi pubblicati da Edward Jenner nel 1798, contadini come Benjamin Jesty nel 1774 e medici come John Fewster e Peter Plett avevano osservato e praticato l’uso del vaiolo bovino per prevenire quello umano. Nonostante queste azioni precoci, spesso prive di formalità scientifica e che causavano ostilità , Jenner riceve il riconoscimento ufficiale e i premi economici, mentre figure come Jesty ottengono solo un limitato apprezzamento. Sorgono anche dubbi sull’esatta origine del siero usato da Jenner, ipotizzando l’uso del vaiolo equino. Fin dalle prime fasi, la vaccinazione incontra dissenso. Si osservano reazioni avverse e alcuni medici e l’opinione pubblica esprimono preoccupazioni, vedendo la pratica come innaturale o associandola alla diffusione di altre malattie. L’introduzione dell’obbligo vaccinale, come in Inghilterra nel 1853 e gradualmente in Italia, genera proteste, specialmente tra le classi popolari, e solleva interrogativi sull’efficacia rispetto all’igiene e sulla purezza del siero. La produzione di vaccini si trasforma da piccole “fattorie” a un’industria su larga scala, con aziende come la Lancaster County Vaccine Farms. L’industria farmaceutica moderna si sviluppa attraverso una serie di fusioni e acquisizioni che creano colossi globali. Aziende come John Wyeth & Brother, American Home Products (diventata poi Wyeth e assorbita da Pfizer), e il gruppo Sanofi Pasteur (nato da Institut Pasteur, Mérieux, Rhône Poulenc, Hoechst, Aventis) crescono enormemente, spesso acquisendo aziende in difficoltà o con prodotti chiave. Parallelamente, la storia di Merck mostra un’evoluzione simile, da farmacia a multinazionale globale tramite acquisizioni. Queste grandi aziende farmaceutiche, tra cui GlaxoSmithKline (nata da fusioni come Glaxo, Burroughs Wellcome, Smithkline Beecham) e Pfizer, sono profondamente interconnesse con il settore finanziario, con grandi banche e fondi di investimento tra i loro azionisti principali. Queste reti di potere mostrano legami tra industria farmaceutica, finanza e persino altri settori come quello petrolifero (Total legata a Sanofi). L’industria affronta numerose controversie, scandali legali, multe per marketing illegale, accordi di cartello e cause legate agli effetti collaterali dei farmaci e dei vaccini. Leggi come il National Childhood Vaccine Injury Act negli Stati Uniti limitano la responsabilità delle aziende per i danni da vaccino. Le aziende esercitano una notevole influenza sulla ricerca scientifica tramite finanziamenti e sulla regolamentazione attraverso attività di lobbying. In Italia, la vaccinazione si diffonde precocemente ma incontra resistenze e problemi legati ai metodi di inoculazione “braccio a braccio”. L’obbligo vaccinale viene introdotto gradualmente, culminando nella legge del 2017 che aumenta il numero di vaccinazioni richieste per l’accesso scolastico. Il contesto della pandemia di COVID-19 accentua il dibattito sui vaccini, evidenziando tensioni, allarmismo mediatico e una forte polarizzazione tra esperti, rendendo difficile un confronto sereno. Emergono questioni sulla responsabilità dello Stato per eventuali danni da vaccino obbligatorio e sulla necessità di garantire la qualità dei sieri e l’assenza di conflitti di interesse tra sanità pubblica e industria privata.Riassunto Lungo
1. La Paternità Contesa del Vaccino
Contro il vaiolo, una malattia molto pericolosa, si usava da secoli l’inoculazione con materiale infetto umano, una pratica chiamata variolizzazione. Questa tecnica, però, comportava dei rischi significativi. L’idea di utilizzare il vaiolo bovino per proteggere le persone dal vaiolo umano non nasce con Edward Jenner, anche se lui pubblica i suoi studi nel 1798 ed è a lui che viene attribuita l’invenzione. Già prima della sua pubblicazione, infatti, questa possibilità era conosciuta e discussa.Un contadino pioniere
Molti anni prima di Jenner, nel 1774, Benjamin Jesty, un semplice contadino che viveva nel Dorset, decide di agire. Ventiquattro anni prima che Jenner rendesse pubblici i suoi lavori, Jesty inocula la sua famiglia usando il vaiolo bovino. Prende un ago da calza e trasferisce del materiale dalle mammelle di mucche malate direttamente sui suoi familiari. Aveva notato che le persone che si ammalavano di vaiolo bovino non contraevano poi il vaiolo umano, una osservazione fondamentale. Questa sua iniziativa, però, non viene accolta bene dalla comunità e gli causa molta ostilità sociale.La rivendicazione e il dibattito
Successivamente, nel 1803, la figura di Jesty viene portata all’attenzione pubblica da George Pearson, un medico molto noto che non vedeva di buon occhio Jenner. Pearson promuove il caso di Jesty presso l’Original Vaccine Pock Institute, sostenendo che Jenner non fosse il vero inventore del vaccino, ma avesse semplicemente sfruttato una pratica che era già conosciuta e usata da altri, come Jesty. La commissione dell’Istituto esamina la questione e riconosce che Jesty aveva agito molto prima di Jenner. Nonostante questo, decide di attribuire l’invenzione del vaccino a Jenner. La ragione ufficiale data è che Jenner aveva seguito un metodo medico-scientifico e aveva pubblicato i suoi risultati, mentre Jesty aveva agito in modo empirico, senza formalità scientifiche.Altri precursori e dubbi successivi
Non erano solo Jesty a conoscere l’idea di usare il vaiolo bovino. Anche altri individui, come il medico John Fewster e il maestro Peter Plett, avevano proposto o addirittura praticato l’inoculazione con il vaiolo bovino anni prima che Jenner pubblicasse i suoi studi. Tuttavia, i loro lavori e le loro esperienze non ebbero il riconoscimento che ebbe quello di Jenner all’epoca. In seguito, sono emersi anche dubbi sull’origine esatta del virus che Jenner utilizzò per i suoi esperimenti. Alcune ipotesi suggeriscono che potrebbe aver usato anche il vaiolo equino, oltre a quello bovino. Già figure storiche come Tommaso Prelà avevano discusso l’idea che alcune malattie potessero avere un’origine animale.L’eredità contesa
Nonostante le prove che dimostravano pratiche e idee precedenti, Edward Jenner riceve grandi onori e importanti riconoscimenti economici per essere considerato l’inventore del vaccino. Benjamin Jesty, invece, ottiene solo un riconoscimento molto limitato per essere stato un pioniere in questa lotta contro il vaiolo.Ma la “formalità scientifica” è davvero l’unico criterio valido per l’attribuzione di una scoperta che salva vite?
Il capitolo solleva un punto cruciale sulla natura della scoperta e sul riconoscimento storico, suggerendo che il metodo e la pubblicazione possano prevalere sulla priorità pratica. Per approfondire questa complessa dinamica tra empirismo, metodo scientifico e costruzione della narrativa storica, sarebbe utile esplorare la filosofia della scienza e la sociologia della conoscenza scientifica. Autori come Thomas Kuhn o Robert Merton offrono spunti fondamentali su come le scoperte vengono accettate, validate e attribuite all’interno della comunità scientifica e della società .2. Le Origini del Dissenso Vaccinale
Edward Jenner introduce la vaccinazione contro il vaiolo, usando il vaiolo vaccino per proteggere le persone. Questa nuova pratica si diffonde rapidamente e all’inizio sembra ridurre significativamente i decessi causati dal vaiolo. Tuttavia, non passa molto tempo prima che inizino a manifestarsi dubbi e critiche. Si osservano reazioni indesiderate dopo la vaccinazione, come eruzioni cutanee e febbre, e in qualche raro caso si verificano anche decessi. Alcuni medici, tra cui Robert Watt, notano un aumento dei casi di morbillo e ipotizzano che la vaccinazione possa rendere le persone più vulnerabili ad altre malattie.La crescita dell’opposizione
Il dissenso nei confronti della vaccinazione si fa via via più forte. Medici come Benjamin Mosley esprimono apertamente la loro contrarietà , ritenendo il vaccino inutile e addirittura dannoso, e associandolo alla comparsa di altre malattie. Anche l’opinione pubblica inizia a mostrare preoccupazione, e ambienti religiosi esprimono dubbi etici e morali. Molti vedono la trasmissione di siero animale all’uomo come un atto contro natura, che viola principi fondamentali e potrebbe portare a conseguenze imprevedibili sulla salute e sull’identità umana. Queste voci contribuiscono a creare un clima di sfiducia verso la nuova pratica medica.L’obbligo vaccinale e le reazioni
Nonostante le crescenti critiche, la vaccinazione continua a diffondersi. Il governo inglese decide di intervenire per promuovere la pratica e garantire la sua adozione su larga scala. Viene vietata la vecchia tecnica della variolizzazione, che comportava l’inoculazione di materiale prelevato da malati di vaiolo umano. Nel 1853, la vaccinazione diventa obbligatoria per legge, prevedendo sanzioni per coloro che si rifiutano di vaccinare i propri figli. Questa imposizione scatena forti proteste, in particolare tra le classi sociali più povere, che si sentono oppresse dalla nuova norma. La legge viene poi modificata per introdurre la possibilità di obiezione di coscienza, ma la sua applicazione continua a incontrare notevoli resistenze nella società .Le ragioni del dissenso secondo John Pitcairn
Figure di spicco emergono nel movimento di opposizione, come l’industriale John Pitcairn, che diventa una voce importante contro la vaccinazione. Pitcairn critica l’origine stessa del vaccino, derivato da piaghe infette, e mette in guardia sulle sue possibili conseguenze negative, come la diffusione di altre malattie attraverso la trasmissione del siero “da braccio a braccio” tra persone vaccinate. Egli solleva dubbi concreti sull’efficacia reale del vaccino, citando casi di vaiolo che si verificano anche in popolazioni che sono state vaccinate. Sottolinea inoltre la necessità di ripetere la somministrazione sempre più spesso nel tempo per mantenere una protezione, cosa che ai suoi occhi ne dimostra i limiti. Pitcairn argomenta che il miglioramento generale delle condizioni igieniche e l’isolamento dei malati potrebbero aver giocato un ruolo maggiore nella diminuzione del vaiolo rispetto alla vaccinazione stessa. Infine, esprime forti perplessità sulla purezza del siero utilizzato e sulla logica di introdurre sostanze derivate da animali malati nel corpo umano.Su quali basi scientifiche dell’epoca si fondavano le affermazioni di medici come Watt o Mosley, o di figure come Pitcairn, riguardo ai presunti danni o all’inefficacia del vaccino, dato il contesto di conoscenza medica del tempo?
Il capitolo descrive in dettaglio le argomentazioni dei detrattori del vaccino, ma non fornisce un quadro sufficientemente approfondito delle conoscenze mediche e scientifiche disponibili all’epoca di Jenner e nei decenni successivi. Comprendere il livello di comprensione della biologia, dell’immunologia e della trasmissione delle malattie in quel periodo storico è fondamentale per valutare la razionalità (o l’irrazionalità ) delle obiezioni sollevate. Per colmare questa lacuna, è utile approfondire la storia della medicina, la storia della scienza e la storia della salute pubblica, leggendo opere che analizzano il contesto scientifico e sociale in cui la vaccinazione fu introdotta e si diffuse.3. La rete globale dei sieri e delle acquisizioni
La produzione dei primi vaccini su larga scala avveniva in luoghi che venivano chiamati “fattorie”. Qui, il governo controllava regolarmente la qualità . Un esempio importante è la Lancaster County Vaccine Farms del dottor H. M. Alexander. Partendo da un vecchio pollaio, diventò la più grande al mondo per il vaccino contro il vaiolo, arrivando a vendere centomila dosi al giorno. Il dottor Alexander era conosciuto per il suo impegno e sviluppò un siero considerato di altissima qualità .
Dai farmacisti all’industria
L’industria farmaceutica come la conosciamo oggi iniziò a svilupparsi da realtà come la farmacia John Wyeth & Brother Chemists, fondata nel 1860. Questa azienda crebbe velocemente, anche perché forniva medicinali durante la Guerra di Secessione. Un altro passo importante fu l’introduzione nel 1872 della prima macchina per produrre compresse in serie. Wyeth fu anche l’azienda che realizzò il primo vaccino prodotto su scala industriale, chiamato Dryvax. Era un siero contro il vaiolo che veniva conservato in forma liofilizzata.
L’era delle grandi acquisizioni: da AHP a Pfizer
American Home Products (AHP), nata nel 1926, fu un attore chiave nello sviluppo del settore. La sua strategia si basava sull’acquisizione di aziende che si trovavano in difficoltà economica. Tra le prime acquisizioni importanti ci fu Sterling Products, che deteneva i diritti sull’aspirina dalla tedesca Bayer. Nel 1929, AHP acquisì Wyeth, continuando a produrre il vaccino Dryvax. L’azienda acquisì anche altri prodotti molto conosciuti, spesso operando in modo discreto.
Negli anni successivi, AHP si concentrò maggiormente sui farmaci, comprando laboratori e gruppi farmaceutici. Un’acquisizione significativa fu quella di A. H. Robins Co., avvenuta dopo che quest’ultima ebbe problemi legati a un suo prodotto. Nel 1994, AHP comprò il grande gruppo chimico Cyanamid Co. Questa acquisizione era importante perché Cyanamid includeva Lederle Laboratories, un’azienda che aveva sviluppato l’antitossina della difterite e, nel 1948, il primo vaccino combinato (trivalente) contro difterite, tetano e pertosse. Dopo aver acquisito Cyanamid, American Home Products cambiò nome in Wyeth Corporation. Il percorso di questa linea aziendale si concluse nel 2009, quando Pfizer assorbì Wyeth, diventando così il più grande gruppo farmaceutico del mondo in quel momento.
Un altro colosso: Sanofi Pasteur e la rete globale
Parallelamente a queste evoluzioni, si è sviluppato un altro grande gruppo farmaceutico, Sanofi Pasteur. Questo colosso è il risultato di una serie complessa di fusioni e acquisizioni che hanno unito diverse realtà storiche. Tra le entità principali che hanno contribuito alla sua formazione ci sono:
- l’Istituto Pasteur
- il Mérieux Institute
- Rhône Poulenc
- Hoechst (un’azienda legata al gruppo I.G. Farben, processato a Norimberga)
- Aventis
- Sanofi
Sanofi Pasteur non è un’entità isolata, ma è controllata da grandi gruppi come Total e L’Oréal. La struttura di proprietà di L’Oréal è a sua volta complessa e include, tra gli altri, Nestlé e la società d’investimento Euris. Quest’ultima è guidata da Jean-Charles Naouri, che ha legami con la famiglia Rothschild e controlla diverse aziende in vari settori economici. Questa rete di connessioni si estende anche ad altre grandi aziende farmaceutiche come Pfizer e Merck, mostrando quanto l’industria dei farmaci sia intrecciata con il mondo della finanza e altri settori economici.
Ma se l’industria farmaceutica esercita un’influenza così determinante su ricerca e informazione, quali sono i contrappesi che dovrebbero tutelare l’interesse pubblico, e perché il capitolo non ne offre un quadro completo?
Il capitolo presenta in modo efficace le preoccupazioni legate all’influenza dell’industria farmaceutica, ma rischia di offrire una visione incompleta non esplorando adeguatamente i meccanismi di controllo, regolazione e revisione che esistono (o dovrebbero esistere) nel sistema scientifico e sanitario. Per comprendere appieno la complessità del settore, è fondamentale approfondire discipline come la sociologia della scienza, la politica sanitaria e la regolamentazione farmaceutica. Autori come Marcia Angell o Ben Goldacre offrono prospettive critiche ma informate sui rapporti tra industria, ricerca e salute pubblica.8. Il Contesto della Pandemia e il Dibattito Negato sui Vaccini
La diffusione del COVID-19 avviene in un momento di tensioni geopolitiche. Ci sono suggestioni che collegano l’epidemia alla guerra commerciale USA-Cina, citando accordi infrastrutturali come quello italo-cinese del 2019 e il caso Huawei. Nonostante il progresso medico, l’epidemia ha generato molta incertezza. L’allarmismo mediatico spesso ha trascurato dati come l’alto numero di guarigioni e il tasso di mortalità di polmoniti comuni, che è spesso più alto. Questo modo di presentare le informazioni ha contribuito a creare un clima di paura diffusa.Il Dibattito sui Vaccini
Il dibattito sui vaccini è caratterizzato da un forte contrasto. Questo disaccordo è reso più acceso dalle leggi sull’obbligo vaccinale che impongono la somministrazione contemporanea di diversi vaccini per poter accedere all’istruzione pubblica. Queste normative hanno alimentato ulteriormente la divisione. Gli esperti con posizioni diverse mostrano poca chiarezza e una notevole difficoltà nel dialogare. Un tentativo di organizzare un confronto tra figure conosciute nel settore non è riuscito, dimostrando quanto sia difficile considerare le posizioni altrui come semplici opinioni e non come verità assolute.Obbligo Vaccinale e ResponsabilitÃ
L’obbligo vaccinale porta a chiedersi chi sia responsabile per eventuali effetti collaterali gravi da parte dello Stato. Questo è diverso dalle scelte mediche fatte individualmente, dove la responsabilità è della persona. È considerato essenziale assicurare che i vaccini prodotti siano di alta qualità e non contengano sostanze dannose o non appropriate. È altrettanto fondamentale eliminare i conflitti di interesse tra gli enti sanitari pubblici e le aziende private che producono i vaccini. C’è un contrasto tra l’atteggiamento di alcuni esperti e la dedizione di chi aiuta concretamente le persone che hanno subito danni da sostanze nocive, presenti a volte anche in preparazioni mediche.Ma davvero le ‘suggestioni’ geopolitiche e il confronto selettivo con la mortalità da polmonite comune bastano a spiegare il ‘contestò di una pandemia globale?
Il capitolo accenna a ‘suggestioni’ geopolitiche e a confronti sulla mortalità che, così come presentati, mancano di dati concreti e analisi approfondite. Collegare accordi commerciali specifici alla diffusione di un virus richiede un’argomentazione robusta che qui non si trova. Allo stesso modo, confrontare tassi di mortalità senza considerare il contesto epidemiologico completo può indurre in errore. Per colmare queste lacune, sarebbe utile approfondire gli studi di relazioni internazionali e di epidemiologia. Autori che si occupano di geopolitica o di sanità pubblica offrono strumenti analitici più solidi.Abbiamo riassunto il possibile
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