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RISPOSTA: “L’imperatore prigioniero. Valeriano, la Persia e la disfatta di Edessa” di Omar Coloru ti porta dritto nel cuore della crisi del III secolo dell’Impero Romano. Immagina Roma che barcolla, stretta tra invasioni barbariche e l’ascesa di una nuova superpotenza a est: l’Impero Sasanide di Shapur I. Questo libro racconta la storia di Valeriano, un imperatore che cerca di tenere insieme i pezzi, dividendo l’impero con suo figlio Gallieno per affrontare le minacce su due fronti. Mentre Gallieno combatte in Occidente, Valeriano si sposta nell’Oriente romano, tra Siria e Mesopotamia, per confrontarsi con i Persiani. Vedrai città come Antiochia e Dura Europos diventare teatro di scontri epici. Ma il momento chiave, quello che ha segnato un’epoca, è la battaglia di Edessa e la successiva cattura dell’imperatore da parte di Shapur I, un evento traumatico e senza precedenti. Il libro esplora non solo la sconfitta militare, ma anche le tensioni interne, come la persecuzione dei cristiani voluta da Valeriano, e come la storia ha poi giudicato questo imperatore sfortunato. È un viaggio avvincente tra battaglie, politica e il destino di un impero sull’orlo del baratro.Riassunto Breve
Nel 224 d.C. l’Impero Sasanide nasce in Persia, sconfiggendo i Parti. Ardashir si proclama re dei re e promuove lo zoroastrismo. Contemporaneamente, l’Impero Romano affronta la crisi del III secolo, con invasioni, instabilità interna, anarchia militare ed economia in difficoltà . I Sasanidi, guidati da Ardashir e poi da Shapur I, attaccano i Romani, ottenendo vittorie e saccheggiando città .In questo periodo di crisi, l’imperatore romano Treboniano Gallo si dimostra inefficace. Emiliano, un comandante militare, si ribella e marcia sull’Italia. Gallo chiede aiuto a Valeriano, un nobile con una carriera militare. Gallo viene ucciso dai suoi soldati prima dell’arrivo di Valeriano. Valeriano viene acclamato imperatore dalle sue truppe e anche Emiliano viene ucciso dai suoi soldati. Valeriano, di antica famiglia nobile, sale al potere nel 253 d.C. e associa subito al trono il figlio Gallieno per garantire stabilità .Valeriano e Gallieno dividono i compiti: Valeriano va in Oriente contro i Sasanidi, Gallieno resta in Occidente contro i barbari. Valeriano arriva in Siria, dove i Sasanidi hanno già attaccato. Si fortificano città come Dura Europos, che però viene poi riconquistata e distrutta dai Sasanidi nel 256, usando tecniche d’assedio avanzate. I Goti intanto saccheggiano le coste del Mar Nero. Gallieno affronta diverse popolazioni barbariche in Occidente. La propaganda imperiale celebra gli imperatori come restauratori.Nel 257, Valeriano emana un editto che impone i riti romani e colpisce i cristiani, considerati sovversivi. Il clero viene esiliato, le assemblee vietate. Nel 258, la persecuzione si inasprisce, con pene severe, inclusa la morte, per i cristiani di alto rango che non rinnegano la fede. Nello stesso anno muore il giovane Cesare Valeriano II e il fratello Salonino prende il suo posto. I Goti continuano le loro incursioni.Nella primavera del 260, Valeriano lancia una spedizione contro i Sasanidi. Shapur I attacca preventivamente. Lo scontro avviene vicino Edessa. Le fonti differiscono, ma il risultato è la sconfitta romana e la cattura di Valeriano da parte di Shapur I. Questo evento scatena il caos nell’impero romano, con usurpazioni in Oriente (Macriani) e Occidente (Postumo). Gallieno delega la lotta contro i ribelli. Il destino di Valeriano in prigionia è descritto in modi diversi: lavori forzati, umiliazioni, mutilazioni e l’esposizione della sua pelle come trofeo, secondo fonti ostili. Valeriano non torna mai a Roma.La cattura di Valeriano è un trauma profondo per Roma, simboleggiando la sua vulnerabilità . La vittoria di Galerio contro Narseh nel 298 viene vista come una vendetta. Tuttavia, con l’ascesa del cristianesimo, l’interpretazione cambia. Costantino e altri cristiani vedono la cattura di Valeriano come un giudizio divino per la sua persecuzione contro i cristiani. Questa visione cristiana prevale, cancellando l’idea della vendetta e legando la figura di Valeriano a una “leggenda nera” di empietà e punizione divina. Le sue politiche sono viste come tradizionali e inadatte ai tempi.Riassunto Lungo
1. L’Impero Sasanide Emerge mentre Roma Affronta la Tempesta
Nel 224 d.C., la battaglia di Hormozgan segnò la fine del regno dei Parti. Ardashir, che veniva dalla regione di Persia e apparteneva a una famiglia legata al culto di Anahita, vinse contro il re partico Artabano IV. Questa vittoria portò alla nascita dell’Impero Sasanide. Ardashir rafforzò il suo potere in Persia, superando anche l’opposizione di suo fratello. Nel 226 d.C., a Ctesifonte, si dichiarò re dei re. Adottò un titolo che lo collegava alla divinità e fece dello zoroastrismo la religione ufficiale dello stato.Roma in Profonda Crisi
Mentre i Sasanidi prendevano il potere, l’Impero Romano attraversava un periodo di grande difficoltà , chiamato crisi del III secolo. Questo periodo, che andò dal 235 al 284 d.C., fu segnato da molti problemi. Problemi esterni, come gli attacchi dei popoli germanici e l’ascesa proprio dei Sasanidi, mettevano a dura prova i confini romani. All’interno, l’esercito decise chi doveva diventare imperatore, causando molti cambi di potere e un periodo di disordine militare. L’economia soffriva per l’aumento dei prezzi e la perdita di valore della moneta. Malattie diffuse e cambiamenti nel clima peggioravano la situazione sociale, portando a problemi nell’agricoltura e a un calo della popolazione.Lo Scontro tra Imperi
I Sasanidi, prima con Ardashir e poi con suo figlio Shapur I, iniziarono a scontrarsi direttamente con Roma. Ardashir attaccò alcune posizioni romane, anche perché Roma si era espansa in Mesopotamia. Shapur I continuò le guerre, battendo l’imperatore Gordiano III a Misiche. Impose una pace difficile a Filippo l’Arabo, chiedendo soldi e l’impegno a non intervenire in Armenia. Shapur lanciò un secondo attacco nel 253 d.C., conquistando città importanti come Nisibi e saccheggiando Antiochia. Nonostante queste difficoltà , l’Impero Romano riuscì a resistere e ad adattarsi.Considerata la profondità della crisi descritta, come ha fatto esattamente l’Impero Romano a “resistere e ad adattarsi” invece di soccombere?
Il capitolo dipinge un quadro efficace della tempesta che si abbatté su Roma nel III secolo, elencando una serie impressionante di problemi interni ed esterni. Tuttavia, la conclusione che l’Impero sia riuscito a resistere e ad adattarsi, per quanto storicamente corretta, lascia una lacuna argomentativa fondamentale: non spiega come sia avvenuto questo processo di ripresa o, per meglio dire, di trasformazione. Passare dalla descrizione di una crisi quasi terminale all’affermazione della resistenza senza illustrare i meccanismi di tale resilienza rende il passaggio poco convincente. Per comprendere appieno come Roma abbia superato questo periodo critico, è indispensabile approfondire le riforme amministrative, militari ed economiche attuate dagli imperatori successivi, in particolare Diocleziano e Costantino. Lo studio di autori che si sono dedicati alla storia tardoantica e alle trasformazioni istituzionali del IV secolo è essenziale per colmare questa lacuna e capire il passaggio dal Principato al Dominato.2. L’Ascesa del Nobile Valeriano
Il governo dell’imperatore Treboniano Gallo, salito al potere a Roma nel 251, si dimostra poco efficace. Nonostante le minacce che arrivano da fuori, soprattutto in Oriente, Gallo resta in Italia. La pace firmata con i Goti, che prevede il pagamento di tributi e la cessione di bottino ai barbari, viene vista come un’umiliazione. Intanto, la peste di Cipriano colpisce l’impero, seminando paura e portando a perseguitare i cristiani. Scoppiano rivolte anche nelle province africane, con incursioni di tribù berbere, una situazione peggiorata dallo scioglimento della legione presente in quella zona. L’accoglienza data al principe armeno Trdat riapre le ostilità con i Persiani.La sfida di Emiliano
Nel 253, Marco Emilio Emiliano, che comanda le truppe in Mesia e Pannonia, riesce a sconfiggere i Goti. Questo successo gli fa guadagnare grande prestigio. Approfittando del malcontento verso Gallo, Emiliano viene proclamato imperatore dai suoi soldati e decide di marciare verso l’Italia. Gallo chiede aiuto a Valeriano, che in quel momento si trova in Rezia e sta preparando una spedizione contro i Sasanidi. Gallo affronta Emiliano senza aspettare i rinforzi di Valeriano e viene sconfitto e ucciso dai suoi stessi soldati, insieme a suo figlio Volusiano. Emiliano ottiene il riconoscimento del Senato, ma il suo regno dura solo poche settimane.Valeriano diventa imperatore
Valeriano, forse ritardando volutamente la sua marcia, viene proclamato imperatore dalle sue truppe in Rezia non appena arriva la notizia della morte di Gallo. Emiliano viene a sua volta assassinato dai propri soldati. Questo gesto è probabilmente un calcolo politico, fatto pensando all’arrivo di Valeriano, che gode dell’appoggio del Senato perché proviene da una famiglia nobile. A Roma, un breve tentativo di prendere il potere da parte di Silbannaco fallisce rapidamente. Alla fine di settembre del 253, Valeriano è il nuovo imperatore.Chi era Valeriano e la sua famiglia
Valeriano è già anziano quando sale al potere. Proviene da un’antica e importante famiglia nobile, la gens Licinia. La sua carriera è stata principalmente militare, ma le fonti scritte dai senatori lodano il suo prestigio attribuendogli cariche onorarie. Il suo matrimonio con Egnazia Mariniana rafforza la sua posizione, poiché lei appartiene a un’altra influente famiglia aristocratica, la gens Egnatia, legata all’Italia centrale. Mariniana muore prima che Valeriano diventi imperatore e viene riconosciuta come una divinità . Il figlio nato da questo matrimonio, Gallieno, viene associato al potere come collega, per assicurare che la successione rimanga in famiglia. Gallieno sposa Cornelia Salonina, forse anche lei di famiglia nobile. Hanno tre figli, consolidando ulteriormente la linea di successione. Valeriano si sposa di nuovo con Cornelia Gallonia, ma il figlio avuto da queste seconde nozze ha un ruolo minore, forse per evitare rivalità con l’erede già designato.Ma siamo sicuri che Valeriano abbia “forse ritardato volutamente la sua marcia”, o è solo una speculazione priva di fondamento?
Questo capitolo, pur offrendo un quadro generale degli eventi, introduce un dubbio sulla condotta di Valeriano senza fornire elementi concreti che lo supportino. Affermare che un personaggio storico abbia agito con calcolo politico basandosi su un “forse” è una debolezza argomentativa. Per valutare la plausibilità di tale ipotesi, sarebbe necessario approfondire lo studio delle fonti storiche dell’epoca e analizzare il contesto militare e politico del III secolo romano, considerando le difficoltà logistiche e di comunicazione che potevano influenzare i movimenti delle truppe. Approfondire autori che trattano la storiografia romana del periodo e la crisi del III secolo può aiutare a distinguere i fatti dalle interpretazioni successive.3. La Doppia Sfida e l’Immagine dell’Impero
Nel 254, Valeriano e Gallieno diventano consoli e decidono di dividere i compiti per dare stabilità all’impero. Valeriano va in Oriente per affrontare i Sasanidi, mentre Gallieno si occupa delle province del nord contro le popolazioni barbariche. Valeriano viaggia attraverso i Balcani e l’Anatolia, affrontando pericoli come gli attacchi dei Goti che assediano Tessalonica. Arriva ad Antiochia tra la fine del 254 e l’inizio del 255, trovando una situazione difficile in Siria dopo gli attacchi di Shapur. La città di Dura Europos viene riconquistata dai Romani poco prima del suo arrivo e iniziano subito i lavori per rafforzare le difese, temendo nuovi assalti persiani. Valeriano sposta il suo quartier generale a Samosata e promuove la costruzione di opere utili alla sicurezza, come un ponte in Cilicia.Il fronte orientale: Sasanidi e incursioni dal mare
Mentre Valeriano è impegnato, i Goti e i Borani riprendono le loro incursioni via mare nel Mar Nero, usando navi fornite dal Regno del Bosporo. Dopo un primo attacco fallito a Pitiunte, un secondo assalto nel 256 porta alla caduta della città e al saccheggio di Trapezunte, un evento che si attribuisce a una mancanza di attenzione da parte delle truppe romane. Queste incursioni causano molta distruzione e disordine nelle province colpite. Valeriano decide di non inviare soldati contro questi predoni per non indebolire il fronte contro i Sasanidi, che considera la minaccia principale.L’assedio di Dura Europos
Nel 256, Shapur attacca di nuovo Dura Europos con l’intenzione di raderla al suolo. Durante l’assedio, i Sasanidi usano tecniche molto avanzate, inclusa un’arma chimica, una miscela di nafta e zolfo, impiegata in un tunnel scavato sotto le mura, che causa la morte di soldati romani. Nonostante la forte resistenza, la città cade, viene saccheggiata e i suoi abitanti vengono deportati. Shapur attacca anche Circesium, ma sembra poi ritirarsi. La perdita di queste città è un colpo duro, ma la propaganda imperiale cerca di presentarla come una vittoria.Il fronte occidentale: le sfide di Gallieno
Nel settore occidentale dell’impero, Gallieno deve affrontare diverse popolazioni come Marcomanni, Roxolani, Iazigi e Carpi. Stipula un accordo con il re marcomanno Attalo, permettendo al suo popolo di stabilirsi in Pannonia in cambio di protezione e servizio militare. Questo accordo viene criticato da alcuni perché visto come una cessione di territorio romano. Nel frattempo, gli Alamanni riescono a entrare in Rezia, riducendo le difese romane in quella zona, mentre i Franchi fanno pressione sul fiume Reno. Gallieno sposta la capitale a Colonia per gestire meglio la situazione e ottiene alcuni successi militari.L’immagine dell’Impero e la successione
La propaganda imperiale lavora per celebrare le azioni di Valeriano e Gallieno. Valeriano viene presentato come il “Restauratore dell’Oriente” e Gallieno come il “Restauratore delle Gallie”. Si esaltano i temi della pace ritrovata, dell’eternità di Roma e della forza del potere imperiale. Nel 256, Valeriano II, nipote dell’imperatore, viene nominato Cesare. Questa mossa serve a dividere ulteriormente i compiti di difesa e a garantire che la famiglia imperiale continui a guidare l’impero. Si promuove l’immagine forte della famiglia imperiale e si richiamano i simboli e i valori della tradizione romana.Preparativi per nuove campagne e l’importanza di Palmira
Nel 257, Valeriano e Gallieno si preparano per affrontare nuove campagne militari. Valeriano cerca anche di rafforzare la posizione di Palmira, una città molto importante per i commerci in Oriente. Concede al suo capo, Odenato, un alto rango e il comando di truppe romane. Questo gesto serve probabilmente ad assicurarsi la sua fedeltà e a migliorare le difese contro i Sasanidi, specialmente dopo che Odenato aveva cercato di stabilire rapporti diretti con Shapur.Dato che le fonti storiche sulla cattura e sul destino di Valeriano sono così contrastanti e cariche di bias, possiamo davvero affermare di conoscere la verità su questi eventi?
Il capitolo presenta correttamente le diverse versioni dei fatti fornite dalle fonti, ma la “versione più accreditata” della cattura sembra più un tentativo di sintesi che una verità solidamente stabilita, data la natura spesso propagandistica o moraleggiante delle narrazioni antiche. Per comprendere appieno la complessità di questi eventi e la difficoltà di ricostruirli, è fondamentale approfondire la critica delle fonti storiche antiche. Studiare la metodologia storiografica, confrontare le diverse tipologie di fonti (iscrizioni, annali, storie narrative, tradizioni successive) e analizzare il contesto culturale e politico in cui furono prodotte (ad esempio, l’ideologia sasanide o la percezione romana della sconfitta) è essenziale. Autori come Lattanzio, citato nel capitolo, vanno letti tenendo conto del loro specifico punto di vista. Approfondire la storia sasanide e le sue fonti può offrire una prospettiva diversa e aiutare a bilanciare il racconto prevalentemente romano.6. L’Eco di Valeriano: Sconfitta, Vendetta e Giudizio
Nel 298, l’esercito romano guidato da Galerio ottiene una vittoria significativa sul re sasanide Narseh a Satala. Questa vittoria viene subito interpretata dai Romani come una vendetta necessaria per l’umiliazione subita nel 260, quando l’imperatore Valeriano fu catturato dal padre di Narseh, Shapur I. A differenza del trattamento riservato a Valeriano, Galerio mostra clemenza verso la famiglia e i dignitari di Narseh catturati. La prigionia di Valeriano aveva rappresentato un trauma senza precedenti per Roma. Mentre la sconfitta di Crasso a Carre era stata in parte rimediata, Valeriano, in quanto imperatore, personificava l’Impero stesso. La sua cattura simboleggiava Roma sottomessa ai Persiani, un’umiliazione profonda che solo la vittoria di Galerio poteva cancellare, vista come la vera e attesa ultio.Il Giudizio Divino nella Visione Cristiana
Questa percezione della vittoria come vendetta cambia radicalmente con l’ascesa di Costantino e la diffusione del cristianesimo. Nella nuova interpretazione cristiana, il destino di Valeriano non è più visto come una sconfitta da vendicare, ma come un chiaro giudizio divino. La sua fine tragica viene attribuita alla sua persecuzione contro i cristiani. Lo stesso imperatore Costantino afferma pubblicamente che l’ira divina ha abbandonato Valeriano nelle mani dei Persiani proprio a causa della sua empietà . Questa nuova visione finisce per cancellare dalla memoria storica romana l’idea che Valeriano meritasse una vendetta, soprattutto se compiuta da figure come Galerio, anch’egli noto per aver perseguitato i cristiani.L’Eredità di Valeriano e la sua “Leggenda Nera”
Valeriano, nonostante gli sforzi per riportare stabilità all’impero in un’epoca di crisi, non introdusse riforme o innovazioni significative. Le sue scelte politiche, compresa la dura persecuzione dei cristiani, rimasero ancorate a un approccio tradizionale che non riusciva a rispondere ai profondi cambiamenti in atto nella società romana. Per questo, la sua figura rimane fortemente legata a una “leggenda nera”. Questa immagine negativa è dominata dall’interpretazione cristiana che vede nella sua tragica fine una punizione voluta da Dio per le sue azioni. Ancora oggi, a distanza di secoli, la figura di Valeriano e il suo destino continuano a essere richiamati nel dibattito pubblico. Spesso vengono associati a temi come la persecuzione, la decadenza di un’epoca o la crisi identitaria, paragonando le sue politiche a quelle moderne percepite come oppressive.Ma è davvero così semplice? La “memoria storica romana” ha davvero dimenticato la necessità di vendicare l’umiliazione di Valeriano solo perché i cristiani vedevano la sua fine come giudizio divino?
Il capitolo presenta un quadro netto: la visione cristiana del destino di Valeriano come giudizio divino avrebbe “cancellato” dalla memoria romana l’idea che la sua sconfitta richiedesse una vendetta. Questa rappresentazione, pur evidenziando un cambiamento cruciale nell’interpretazione degli eventi, rischia di semplificare eccessivamente la complessità della memoria storica e della transizione culturale in un impero che passava dal paganesimo al cristianesimo. La “memoria” di una società non è un blocco monolitico che si cancella e riscrive con facilità ; spesso diverse interpretazioni coesistono, si sovrappongono o si scontrano. Per comprendere meglio questa dinamica, sarebbe utile approfondire gli studi sulla memoria collettiva nell’antichità e sulla storiografia tardoantica. Approfondire autori che si sono occupati della transizione tra mondo pagano e cristiano, come Peter Brown o Ramsay MacMullen, può fornire strumenti per analizzare come le nuove narrazioni religiose interagissero con le tradizioni e i valori preesistenti, inclusa l’importanza della gloria militare e della vendetta delle offese subite dall’Impero.Abbiamo riassunto il possibile
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