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Informazioni
“L’Imaginifico. Vita di Gabriele D’Annunzio” di Maurizio Serra ti porta dentro la vita pazzesca di questo personaggio unico. Non è solo una biografia, ma un viaggio che parte dall’Abruzzo, terra di contrasti che segnano il suo carattere fin da subito, influenzato anche dai genitori. Vediamo come Gabriele D’Annunzio si costruisce, cambia cognome, studia a Prato e poi si lancia nella Roma mondana e letteraria. Le sue relazioni con le donne, da Barbara Leoni a Eleonora Duse, sono centrali, fonte di ispirazione ma anche di drammi, come si vede nei suoi romanzi chiave tipo “Il piacere” o “Il fuoco”, opere fondamentali del Decadentismo italiano. Non è solo un poeta, ma uno che vive tutto al massimo: la politica, con il suo “salto della siepe”, e soprattutto la Prima Guerra Mondiale, dove diventa il “poeta soldato” con imprese audaci come il volo su Vienna. Ma il culmine è l’impresa di Fiume, un’avventura incredibile che mescola nazionalismo e idee rivoluzionarie, finita poi con il “Natale di sangue”. Dopo Fiume, si ritira nel suo Vittoriale, un luogo che è già un mito, e il libro esplora il suo rapporto complicato con Mussolini e il fascismo, tra sostegno e controllo. Serra racconta come D’Annunzio abbia cercato di fare della sua stessa esistenza un’opera d’arte, sempre proiettato sul presente, senza rimpianti, cercando la bellezza ovunque, anche se questo lo ha portato a volte a scelte discutibili e a ferire chi gli stava vicino. È la storia di un uomo che ha vissuto intensamente, un vero “Imaginifico”.Riassunto Breve
La figura di Gabriele D’Annunzio è segnata da un profondo dualismo, radicato nelle sue origini abruzzesi e nel contrasto tra i genitori, che si manifesta nel suo carattere e nella sua opera. Il cambiamento del cognome e l’educazione mirano a superare le origini borghesi, alimentando l’ambizione e la passione per la parola e la vita intensa. A Roma, si afferma rapidamente nel mondo mondano e giornalistico, usando pseudonimi per imporsi. Le relazioni con le donne sono centrali, viste come muse e “nemiche necessarie”, guidando la sua ricerca sensuale e artistica. La scrittura di romanzi come `Il piacere`, `L’innocente` e `Trionfo della morte` esplora la decadenza, l’inerzia della volontà e la ricerca di un superuomo, influenzata da correnti europee. Le relazioni personali, come quelle con Barbara Leoni e Maria Gravina, ispirano le sue opere e portano a scandali e difficoltà finanziarie. L’ingresso in politica come “deputato della Bellezza” è un’altra espressione della sua volontà di potenza. Il sodalizio artistico e sentimentale con Eleonora Duse porta alla creazione di importanti opere teatrali e ispira il romanzo `Il fuoco`. Il viaggio in Grecia influenza le `Laudi`, segnando un ritorno a temi vitalistici. Dopo la rottura con Duse e crescenti debiti dovuti alla vita dispendiosa alla Capponcina, si trasferisce in Francia per sfuggire ai creditori, collaborando con il “Corriere della Sera”. In Francia, nonostante un’accoglienza mista, si dedica al teatro e a opere più introspettive. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo trasforma in un acceso interventista e poeta-soldato, partecipando attivamente a missioni militari e usando la sua oratoria per la propaganda. Una lesione all’occhio durante un incidente aereo porta alla composizione del `Notturno` e consolida la sua immagine eroica, nonostante l’origine non di combattimento della ferita. La fine della guerra e la percezione di una “vittoria mutilata” lo spingono all’impresa di Fiume nel settembre 1919, guidando un gruppo di volontari per annettere la città all’Italia, un atto di disobbedienza che sfida l’ordine internazionale. L’occupazione di Fiume si configura come un’esperienza complessa, un micro-Stato con spinte nazionaliste e rivoluzionarie (la “Carta del Carnaro”), ma le divisioni interne e il blocco portano al “Natale di sangue” e alla sua partenza nel dicembre 1920. Si ritira quindi al Vittoriale, che trasforma nel luogo del proprio mito. Il rapporto con Mussolini è complesso: il Duce sfrutta il suo prestigio ma lo controlla e marginalizza politicamente, offrendo supporto finanziario e onorificenze in cambio della sua neutralizzazione. Nonostante critiche private al fascismo e a Hitler, la sua autonomia è limitata. Si dedica alla riorganizzazione delle sue opere, ma la produzione più recente ha meno risonanza. La vita al Vittoriale è segnata dall’isolamento e dalla lotta contro l’invecchiamento, riflessa in opere come `Il Libro segreto`. La sua morte nel 1938 viene gestita dal regime per appropriarsi della sua figura. L’argomentazione centrale è che D’Annunzio cerca principalmente di fare della sua esistenza un’opera poetica, perseguendo questo obiettivo con forza e senza seguire regole o ideologie, creando e distruggendo il proprio personaggio pubblico. Non mostra senso di colpa o pentimento, poiché il desiderio di vita è prevalente. Il suo percorso è legato ai valori della sua epoca; rifiuta la memoria e il male, concentrandosi sul presente e sulla bellezza come unica salvezza. Non è una guida morale e non comprende appieno la forza distruttiva del male o gli orrori del ventesimo secolo, perché le idee astratte che riducono l’uomo a oggetto gli sono estranee. La sua vita non è sempre un esempio positivo, a volte privilegiando il successo temporaneo, ma è caratterizzata da un amore intenso, seppur imperfetto, che lo accompagna fino alla fine.Riassunto Lungo
1. La Doppia Natura e l’Assalto alla Vita
Gabriele D’Annunzio ha una personalità complessa, segnata da una doppia natura che affonda le radici nella sua terra d’origine, l’Abruzzo. Questa regione mostra aspetti aspri e selvaggi accanto a zone più miti, e i suoi abitanti hanno un carattere riservato ma anche una forte tempra. Anche i suoi genitori rappresentano due mondi diversi: il padre incarna la sensualità , la prodigalità e l’ambizione mondana, mentre la madre rappresenta la virtù e la riservatezza. Questi contrasti si ritrovano nel carattere del figlio. Cambiare il cognome da Rapagnetta a D’Annunzio è un modo per definire sé stesso e allontanarsi dalle origini borghesi, pur tenendo un legame con l’energia forte e istintiva dell’Abruzzo che si vede nelle sue opere.Gli anni della formazione
Studiare al collegio Cicognini di Prato è un’esperienza rigorosa che però alimenta la sua grande ambizione e il desiderio di farsi notare. Nonostante la disciplina, il collegio stimola la sua sete di conoscenza, portandolo a sviluppare un approccio selettivo agli studi. È in questi anni che nasce e cresce la sua intensa passione per la parola, vista come strumento di potere e bellezza. Allo stesso tempo, si interessa profondamente alla natura e al corpo umano, elementi che diventeranno centrali nella sua arte. Questa formazione, sebbene severa, prepara il terreno per la sua futura carriera e rafforza la sua determinazione a emergere nel mondo.L’arrivo a Roma e la vita mondana
Una volta arrivato a Roma, D’Annunzio si inserisce molto velocemente nell’ambiente giornalistico e nella vita mondana della città . Sfrutta le sue doti per farsi notare, utilizzando fin da subito degli pseudonimi, come “Il Duca minimo”, per creare un personaggio e imporsi. Vede Roma come una città piena di corruzione e superficialità , ma allo stesso tempo la considera il luogo perfetto per cercare la gloria e vivere intensamente i piaceri. La capitale diventa per lui un palcoscenico indispensabile su cui recitare il suo desiderio di affermazione e costruirsi una reputazione. Questo ambiente stimola ulteriormente la sua ambizione e la sua ricerca di successo.Le donne: muse e sfide
Le relazioni con le donne sono un aspetto fondamentale sia della sua vita personale che della sua produzione artistica. La sua ricerca sensuale è intensa e spesso porta a rapporti complicati o distruttivi. Figure come Elda Zucconi, sua moglie Maria Hardouin di Gallese e Barbara Leoni diventano protagoniste delle sue conquiste amorose. Per lui, le donne sono sia fonti d’ispirazione, quasi delle muse, sia “nemiche necessarie”. Le considera essenziali per la sua arte, ma allo stesso tempo teme che possano indebolire la sua forza o la sua volontà . Questa continua ricerca di bellezza e piacere, unita a una forte ambizione, guida le sue azioni e le sue prime opere d’arte.Davvero la personalità complessa di un artista come D’Annunzio si spiega solo con l’Abruzzo, i genitori e il collegio?
Il capitolo, pur delineando alcuni fattori formativi cruciali, sembra suggerire un legame quasi deterministico tra le origini geografiche e familiari e la complessa personalità di D’Annunzio. Ridurre un carattere così sfaccettato a un mero prodotto dell’ambiente rischia di trascurare le dinamiche psicologiche interne e l’agency individuale. Per approfondire la comprensione di come si forma una personalità artistica così potente e contraddittoria, sarebbe utile esplorare gli studi sulla psicologia del profondo e le analisi della critica letteraria che hanno indagato il rapporto tra vita e opera superando un approccio meramente biografico.2. La Scena del Piacere e del Potere
La scrittura del romanzo `Il piacere` prende il via a Francavilla nel 1888 e si conclude a Roma, portando alla sua pubblicazione nel 1889 per l’editore Treves. Quest’opera dipinge un quadro della decadenza della società romana attraverso gli occhi del suo protagonista, Andrea Sperelli. `Il piacere` segna l’inizio di un ciclo narrativo noto come i “romanzi della rosa”, che prosegue con `L’innocente`, pubblicato nel 1892, e si conclude con `Trionfo della morte` nel 1894. Queste opere esplorano temi centrali come l’incapacità di agire, il conflitto tra il corpo e lo spirito, e la ricerca di una figura superiore, mostrando chiaramente l’influenza di correnti letterarie come il decadentismo francese, il realismo russo e il pensiero di filosofi e compositori come Nietzsche e Wagner.I Romanzi della Rosa
All’interno della trilogia, `L’innocente` si distingue per una struttura narrativa più semplice e lineare. Racconta in prima persona la storia di Tullio Hermil, un uomo dalla volontà fragile che si macchia del crimine dell’infanticidio. `Trionfo della morte`, invece, si presenta come un’opera più complessa e stratificata. Approfondisce una relazione sentimentale caratterizzata da dinamiche sadomasochiste e affronta il tema della morte vista non come una fine, ma come una possibile via di liberazione. In questa opera, si percepiscono forti richiami e suggestioni tratte dal `Tristano` di Wagner, che contribuiscono a definire l’atmosfera intensa e drammatica del romanzo.Amori e Ispirazioni
Le vicende personali e le relazioni amorose hanno un impatto significativo sulla produzione letteraria. La figura di Barbara Leoni, ad esempio, diventa una fonte d’ispirazione diretta per il personaggio di Ippolita nel romanzo `Trionfo della morte`, dimostrando quanto la vita reale si intrecci con la creazione artistica. L’incontro con Maria Gravina a Napoli segna l’inizio di un periodo fecondo e travagliato. Maria non è solo una musa per il periodo napoletano, ma diventa anche la madre di due figli, Renata e Gabriele Dante. Questa relazione è segnata da una serie di eventi turbolenti, tra cui scandali pubblici, accumulo di debiti e fughe improvvisate, che riflettono l’intensità e la complessità del legame. Un altro incontro fondamentale è quello con Eleonora Duse, avvenuto nel 1894 a Venezia. Questo sodalizio non è solo sentimentale, ma si trasforma in una collaborazione artistica di grande rilievo. La Duse, attrice di fama, diventa l’interprete d’elezione delle sue opere teatrali. Tra le rappresentazioni più importanti nate da questa collaborazione figurano `La città morta` del 1898, `Francesca da Rimini` del 1901 e `La figlia di Iorio` del 1903. La relazione con la Duse ispira anche il romanzo `Il fuoco`, pubblicato nel 1900. Quest’opera narra il rapporto tra un giovane artista e un’attrice più matura, mescolando in modo potente e a volte crudele i temi dell’arte, della passione ardente e della sofferenza che ne può derivare.L’Avventura Politica
Nel 1897, D’Annunzio intraprende un percorso inaspettato nel mondo della politica. Si candida come indipendente e riesce a farsi eleggere, definendosi con orgoglio “deputato della Bellezza”. Questo ingresso nella scena politica è visto come un’ulteriore manifestazione della sua incessante ricerca di affermazione e della sua volontà di potenza. La sua posizione non rimane statica: nel 1900 compie un gesto clamoroso, passando dalla destra alla sinistra, un cambiamento che egli stesso descrive con l’espressione evocativa di “salto della siepe”. Tuttavia, questo passaggio non gli garantisce la rielezione. L’esperienza politica, pur breve e con esiti alterni, è interpretata come un’altra arena in cui esprimere il proprio disprezzo per la mediocrità e affermare la propria eccezionalità .La Poesia e i Viaggi
Un viaggio compiuto in Grecia nel 1895 lascia un segno profondo e duraturo sulla sua produzione poetica. Questa esperienza si rivela fondamentale per la composizione delle `Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi`. In particolare, il viaggio influenza le prime sezioni dell’opera, `Maia`, `Elettra` e `Alcyone`, che vengono pubblicate nel 1903. Queste raccolte segnano un parziale ritorno a temi più legati alla vitalità , alla celebrazione della natura, degli elementi e del paesaggio. Pur mantenendo un’aspirazione eroica e un forte senso di identità nazionale, la poesia di questo periodo si nutre delle suggestioni classiche e mediterranee. Nonostante i frequenti spostamenti fisici tra diverse città italiane e i brevi viaggi all’estero, la vera mobilità che caratterizza la sua esistenza è quella interiore. È una ricerca continua e instancabile di nuove forme per esprimere sé stesso e affermare la propria presenza nel mondo, un movimento costante che si riflette nella diversità e nell’evoluzione della sua opera artistica e letteraria.Il “salto della siepe” di D’Annunzio fu solo teatro o c’era una logica politica?
Il capitolo accenna all’esperienza politica di D’Annunzio, ma la inquadra principalmente come una manifestazione della sua ricerca di affermazione e del suo disprezzo per la mediocrità , riducendo il passaggio dalla destra alla sinistra a un gesto quasi esclusivamente performativo. Per comprendere davvero il significato di questo episodio, è fondamentale analizzare il contesto storico e politico dell’Italia di fine Ottocento. Approfondire la storia politica del periodo e consultare studi che analizzano la figura di D’Annunzio nel suo rapporto con le istituzioni e i movimenti politici può offrire una prospettiva più articolata e meno focalizzata unicamente sull’aspetto teatrale.3. Crisi, passioni e la via dell’esilio
La tragedia “La figlia di Iorio” narra la vicenda di Mila, salvata da Aligi. Per difenderla, Aligi uccide involontariamente il padre Lazaro. Mila, per proteggere Aligi dalla condanna, si autoaccusa del delitto e per questo viene mandata al rogo, dove trova la morte. Quest’opera suscitò diverse reazioni e generò conflitti, in particolare con l’attrice Eleonora Duse. La Duse non ottenne il ruolo di Mila, che desiderava ardentemente, e questo episodio segnò la fine del loro importante sodalizio artistico e personale, che aveva caratterizzato gli anni precedenti.Un periodo di crisi e difficoltÃ
Dopo la rottura con Eleonora Duse, D’Annunzio attraversò un periodo segnato da una profonda crisi, che toccò sia la sua creatività sia le sue finanze. Nonostante la fama di cui godeva, la sua vita alla Capponcina era estremamente dispendiosa. Manteneva un tenore di vita lussuoso, con numerosi ospiti e grandi spese, che lo portarono ad accumulare debiti ingenti. Anche le sue relazioni personali in questo periodo furono intense ma spesso complicate. Ebbe legami significativi con donne come Alessandra di Rudinì, soprannominata Nike, e Giuseppina Mancini, detta Giusini, ma queste relazioni furono segnate da difficoltà e problemi di salute.Produzione letteraria e nuovi interessi
La produzione letteraria di D’Annunzio in questi anni incluse diverse opere teatrali, tra cui “La fiaccola sotto il moggio”, “Più che l’amore”, “La nave” e “Fedra”, oltre al romanzo “Forse che sì forse che no”. Tuttavia, queste opere non sempre raggiunsero il livello di quelle precedenti e ricevettero critiche contrastanti. Parallelamente, emerse un forte interesse per le novità tecnologiche del tempo, come le automobili e gli aerei. Questa passione si rifletté anche nella sua scrittura, in particolare nel romanzo “Forse che sì forse che no”, e lo avvicinò alle idee del movimento Futurista che stava nascendo.Nazionalismo e l’esilio in Francia
Accanto all’interesse per la tecnologia, D’Annunzio intensificò il suo impegno politico e nazionalista. Promosse con forza l’irredentismo, sostenendo l’annessione all’Italia dei territori ancora sotto dominio straniero, e caldeggiò l’espansione italiana sull’Adriatico. Opere come “La nave” divennero espressione di queste posizioni, suscitando reazioni nel mondo politico e nell’opinione pubblica. Le crescenti difficoltà finanziarie, aggravate dai debiti, culminarono nel sequestro dei beni alla Capponcina. Per evitare di affrontare i creditori e le conseguenze legali, D’Annunzio decise di lasciare l’Italia e si trasferì in Francia, cercando rifugio e nuove opportunità .La collaborazione con il “Corriere della Sera”
Una volta stabilitosi in Francia, D’Annunzio iniziò una collaborazione con il quotidiano italiano “Corriere della Sera”, diretto da Luigi Albertini. Attraverso questa collaborazione, pubblicò una serie di articoli che furono poi raccolti nel volume “Faville del maglio”. Questa attività gli permise di mantenere un legame costante con l’Italia e di trovare una nuova forma espressiva per la sua scrittura. Nonostante le divergenze politiche che talvolta lo opposero al direttore Albertini, questa collaborazione rappresentò un modo per continuare a lavorare e affrontare, almeno in parte, il suo persistente bisogno di denaro.Ma se D’Annunzio criticava in privato il regime e persino tentava di mettere in guardia Mussolini su Hitler, quanto era realmente in una ‘gabbia dorata’ e quanto invece era parte di un ambiguo gioco di potere?
Il capitolo descrive efficacemente il controllo esercitato dal regime su D’Annunzio, presentandolo come una figura marginalizzata in una “gabbia dorata”. Tuttavia, il riferimento alle sue critiche private e ai tentativi di influenzare Mussolini, in particolare riguardo a Hitler, suggerisce una dinamica più complessa e meno unilaterale. Per cogliere appieno le sfumature di questo rapporto e valutare il reale grado di autonomia o, al contrario, di implicita accettazione della sua condizione da parte del Vate, è fondamentale esplorare fonti primarie come la sua corrispondenza privata e i documenti relativi alla sorveglianza fascista. Approfondire la storia del fascismo e la biografia di D’Annunzio attraverso studi di autori come Giordano Bruno Guerri o Emilio Gentile può fornire il contesto necessario per comprendere questa ambiguità .8. La Vita Come Opera Poetica
D’Annunzio cercava soprattutto di trasformare la vita in poesia. Questo era il suo scopo principale, che seguiva con grande forza e senza farsi condizionare da regole o idee fisse. Molti lo criticano senza capire questo aspetto centrale della sua figura. Questa ricerca di grandi ideali lo rende una figura che sembra non appartenere all’Italia di oggi, dove questi ideali sono meno presenti. La sua intera esistenza era dedicata a rendere l’esperienza umana un’opera d’arte.Il personaggio pubblico e l’interioritÃ
Lo scrittore creò un personaggio pubblico molto forte. Questo personaggio, però, finì per danneggiarlo piuttosto che esaltarlo. Non costruì un’immagine intoccabile di sé, ma quasi la distrusse. Non aveva segreti o misteri, perché non provava senso di colpa o rimpianto per le sue scelte. Il suo immenso desiderio di vivere si fermò solo con la morte fisica. Per lui, l’innocenza e la passione erano le cose più importanti, e per questo non nascondeva aspetti fondamentali di sé.Il rapporto con il tempo e la modernitÃ
Il suo modo di vivere era profondamente legato ai valori del suo tempo. Rifiutava due concetti importanti della modernità : l’importanza della memoria e l’idea del male come forza assoluta. Questo accadeva perché per D’Annunzio la vita stessa era il valore più alto. Ogni esperienza aveva valore solo per la bellezza che riusciva a creare. Il passato contava solo se utile per il futuro, e il suo unico vero interesse era il presente. Per questo era molto diverso da autori come Proust, che invece cercavano di recuperare il tempo perduto. D’Annunzio celebrava la realtà concreta, la materia e la sostanza delle cose.La visione del male e della sofferenza
Anche se vide il male in azione nel mondo, non comprese mai davvero la sua forza distruttiva. La sua intelligenza era rapida, ma non andava in profondità nelle questioni più oscure. La sua curiosità era vasta, ma si fermava davanti a ciò che non gli sembrava reale o vitale. Non fu una guida morale per il suo tempo, forse troppo concentrato su sé stesso o troppo stanco per promuovere un vero cambiamento sociale. Non riusciva a immaginare gli orrori del ventesimo secolo, come i campi di sterminio. Questo perché ogni idea astratta che riduceva l’uomo a un semplice oggetto gli era completamente estranea. Credeva fermamente che solo la bellezza potesse essere la salvezza per l’umanità .L’amore e la vita personale
La sua vita non fu sempre un esempio da seguire. A volte preferì ottenere un successo immediato piuttosto che cercare una felicità più vera e duratura. Non cercava di causare sofferenza agli altri, ma non si impegnava molto per evitarla a chi gli era vicino. Amò spesso in modo non perfetto, ma amò con grande intensità e passione. L’amore fu un sentimento che lo accompagnò fino alla fine dei suoi giorni. Le sue ultime parole scritte testimoniano questo legame profondo con i ricordi e i sentimenti: “Oh, ricordi dolci e laceranti!… E fu la mia ultima felicità .”Se D’Annunzio rifiutava l’importanza della memoria, come si conciliano le sue ultime parole sui “ricordi dolci e laceranti”?
Il capitolo presenta una notevole contraddizione interna riguardo al rapporto di D’Annunzio con il passato. Affermare che rifiutasse l’importanza della memoria, per poi concludere con le sue ultime parole che esaltano proprio i “ricordi dolci e laceranti”, crea una lacuna logica che necessita di essere colmata. Per comprendere meglio questa apparente discordanza, sarebbe utile approfondire l’analisi della sua opera e della sua vita, distinguendo forse tra diverse concezioni di memoria o fasi della sua esistenza. Approfondire la critica letteraria su D’Annunzio, in particolare quella che indaga il suo rapporto con il tempo e la memorialistica, e consultare studi sulla funzione della memoria in ambito letterario e psicologico, potrebbe fornire gli strumenti per superare questa ambiguità .Abbiamo riassunto il possibile
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