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Contenuti del libro
Informazioni
“Lezioni di storia della filosofia morale” di John Rawls è un viaggio affascinante attraverso alcune delle menti più brillanti della filosofia moderna, esplorando come pensatori come David Hume, Immanuel Kant e G.W.F. Hegel hanno cercato di capire cosa significa essere morali e liberi. Il libro ci porta dentro le loro idee fondamentali: con Hume scopriamo come le nostre passioni e i sentimenti morali, non solo la fredda ragione, guidino le nostre azioni e come la giustizia nasca dalle convenzioni sociali per gestire i nostri interessi. Poi passiamo a Kant, che ci sfida a pensare alla morale in termini di dovere e ragione pura, presentandoci l’imperativo categorico come una bussola interiore per agire in modo autonomo e universale, costruendo l’ideale di un regno dei fini basato sulla libertà . Infine, con Hegel, vediamo come la libertà non sia solo un concetto astratto, ma si realizzi concretamente nel mondo attraverso le istituzioni sociali e politiche, come la famiglia, la società civile e lo stato, che danno forma alla nostra volontà libera. Rawls ci guida attraverso queste diverse prospettive sulla ragione pratica, l’etica e il ruolo della libertà , mostrandoci le loro differenze e profondità in un modo che rende la storia della filosofia morale accessibile e stimolante.Riassunto Breve
Le azioni umane sono guidate principalmente dalle passioni, mentre la ragione ha un ruolo limitato nel guidare queste passioni, ad esempio aiutando a capire come raggiungere un obiettivo o correggendo idee sbagliate. Non c’è una lotta tra ragione e passione, ma tra passioni diverse, come quelle calme che sono più stabili e influenti, a volte scambiate per l’azione della ragione. La morale non si basa su idee astratte, ma sulla natura umana e sul bisogno di vivere insieme. Le regole morali, come la giustizia, nascono da accordi tra persone per gestire problemi come l’egoismo e la scarsità di risorse. Queste regole funzionano perché sono utili per la società nel complesso, anche se un singolo atto può sembrare svantaggioso. I giudizi morali derivano da sentimenti, come la simpatia, che vengono poi corretti adottando un punto di vista più generale e imparziale, valutando le azioni in base alla loro utilità o piacevolezza generale.Esiste però un altro modo di vedere le cose, dove la morale si fonda su una “volontà pura” guidata dalla ragione, non dai desideri o dalle inclinazioni. Una volontà è buona solo se agisce per dovere, cioè per rispetto della legge morale stessa, non per ottenere qualcosa o per un sentimento positivo. Questa legge morale è un principio universale, un “imperativo categorico”, che si può testare chiedendosi se la regola che seguiamo nella nostra azione potrebbe diventare una legge valida per tutti. Questo significa anche trattare le persone, noi compresi, sempre come un valore in sé, non solo come strumenti per i nostri scopi. La capacità di darci leggi morali da soli, basate sulla ragione, è l’autonomia, che è la base della dignità umana. Siamo consapevoli di questa legge morale dentro di noi, e questa consapevolezza ci mostra che siamo liberi, capaci di scegliere e non solo determinati da cause naturali. Questa libertà non è solo l’assenza di costrizioni, ma la capacità della ragione di agire in modo indipendente. Il male morale non viene dalle nostre tendenze naturali, ma dalla nostra scelta libera di mettere i nostri desideri al di sopra della legge morale.La libertà non è solo un concetto interiore, ma si realizza concretamente nel mondo attraverso le istituzioni sociali e politiche, come la famiglia, la società civile e lo stato. La volontà è veramente libera quando vuole un sistema di regole e istituzioni che le permetta di essere libera. Lo stato, in particolare, è visto come il luogo dove la libertà si manifesta pienamente, unendo gli interessi individuali con l’interesse generale della comunità . Vivere secondo le regole razionali dello stato e partecipare alla vita delle sue istituzioni è un modo per realizzare la propria libertà . Il diritto e la proprietà sono espressioni di questa volontà libera che si rende effettiva nel mondo.Riassunto Lungo
1. Le Passioni al Comando: La Deliberazione Secondo Hume
La prospettiva di David Hume sulla deliberazione e l’azione umana parte dall’idea che la ragione, da sola, non può mai spingere la volontà ad agire né contrastare le passioni. Il compito della ragione è limitato a scoprire verità astratte, come quelle della logica o della matematica, e a capire le relazioni di causa-effetto basate sull’esperienza. Queste capacità della ragione servono unicamente a guidare le passioni verso i loro obiettivi, ma non hanno il potere di crearle o di opporsi ad esse. Le passioni sono le vere forze che ci spingono ad agire.Il Potere delle Passioni
Le passioni sono le vere forze motrici dietro le nostre azioni. Hume le classifica in diversi tipi, come dirette, indirette e originarie, e le distingue anche per la loro intensità , parlando di passioni calme o violente, e per la loro influenza, che possono essere forti o deboli. Le passioni calme, come il desiderio generale di ciò che è bene per noi, possono avere un’influenza molto profonda e duratura, tanto da essere a volte scambiate per il risultato di un ragionamento razionale. Quella che a volte sembra una lotta interiore tra ragione e passione, in realtà , è quasi sempre uno scontro tra passioni diverse, spesso tra quelle calme e quelle più intense e violente.Come Funziona la Deliberazione
La deliberazione, che possiamo intendere come il processo di ragionamento pratico che ci porta a decidere cosa fare, inizia sempre da obiettivi che sono già stati stabiliti dalle passioni. Non esiste un unico scopo finale universale per tutti, ma piuttosto una varietà di scopi che derivano dalle diverse passioni che proviamo. La deliberazione ha vari modi per intervenire e influenzare le passioni. Può correggere le nostre convinzioni sbagliate riguardo ai mezzi migliori per raggiungere un fine o sugli oggetti che desideriamo. Può aiutarci a rendere più precisi desideri che sono inizialmente generici. Permette di organizzare le nostre attività in modo da soddisfare contemporaneamente più passioni. Infine, ci aiuta a valutare e confrontare scopi finali diversi che potrebbero essere in conflitto tra loro, permettendoci di fare una scelta.L’Appetito Generale per il Bene
Un concetto importante in questa visione è l’appetito generale per il bene. Questa è una passione calma che rende possibile per la conoscenza di piaceri o dolori futuri generare passioni nel presente. L’idea di qualcosa che sarà per noi un bene o un male in futuro, anche solo pensata, può suscitare una passione immediata che ci spinge ad agire. Ad esempio, il pensiero di un bisogno futuro può spingerci a fare provviste adesso, dimostrando come una passione calma legata a una prospettiva futura possa guidare il comportamento presente.La Visione Psicologica di Hume
La visione di Hume sulla deliberazione è profondamente psicologica. Egli descrive come le passioni, l’abitudine e l’immaginazione lavorano insieme per determinare il nostro comportamento. Non presenta la deliberazione come un processo guidato da principi razionali che hanno un’autorità superiore, ma piuttosto come un meccanismo basato su come le passioni esistenti interagiscono e si influenzano a vicenda. Anche quella che chiamiamo forza di carattere viene vista non come l’applicazione di un principio razionale, ma come il risultato del prevalere delle passioni calme su quelle violente, un effetto che si sviluppa attraverso l’abitudine e la ripetizione di certi comportamenti.Se la ragione è solo uno strumento al servizio delle passioni, come possiamo distinguere un’azione “ragionevole” da una “irragionevole” in un senso che vada oltre la mera efficienza nel raggiungere un fine dettato dalla passione?
Il capitolo presenta una visione della ragione puramente strumentale, legata unicamente a calcoli logici o causali. Tuttavia, questa prospettiva solleva interrogativi su come sia possibile formulare giudizi normativi sulle azioni umane. Se la “ragione pratica” è ridotta a mera ancella delle passioni, su quale base possiamo criticare o lodare le scelte di un individuo, se non sulla loro efficacia nel soddisfare desideri preesistenti? Per esplorare queste problematiche e confrontarsi con visioni alternative, è utile approfondire la filosofia morale, in particolare autori come Kant, che attribuiscono alla ragione un ruolo normativo e motivazionale indipendente dalle inclinazioni sensibili.2. La morale come fatto umano: giustizia, sentimento e osservazione imparziale
La morale e il modo in cui la mettiamo in pratica sono legati alla nostra natura umana e al fatto che viviamo in società . La moralità è qualcosa di naturale, che possiamo capire osservando i nostri interessi e il bisogno di stare insieme. Si basa sull’esperienza e sull’osservazione. Le qualità morali, o virtù, si dividono in due tipi: naturali e artificiali. Le virtù naturali, come la gentilezza, sono come delle inclinazioni che abbiamo dentro di noi e che portano a fare del bene in modo spontaneo. Le virtù artificiali, invece, come la giustizia o l’onestà , non nascono da istinti innati, ma da regole e accordi che creiamo noi. Queste ultime richiedono di pensare, avere un’intenzione, giudicare e usare l’intelligenza.La giustizia, una virtù artificiale
La giustizia è un esempio importante di virtù artificiale. Nasce dagli accordi che le persone stabiliscono per superare i problemi legati alla nostra natura, come il fatto che pensiamo prima a noi stessi (anche se non in modo totale), che le risorse non sono infinite e che quello che possediamo può non essere sempre al sicuro. Le regole della giustizia definiscono chi possiede cosa e sono accettate da tutti perché si capisce che servono al bene comune. Anche se un singolo atto giusto può sembrare svantaggioso, l’insieme di queste regole è fondamentale per la società e per il benessere di ciascuno. Queste regole non nascono da un’idea astratta di interesse pubblico, ma dall’interesse che ognuno ha per sé, per la propria famiglia e per gli amici.Il ruolo del sentimento, non solo della ragione
Contrariamente a quanto pensano alcuni, la moralità non si basa su verità assolute e immutabili che scopriamo solo con la ragione. La ragione da sola non ci spinge ad agire. Le distinzioni tra giusto e sbagliato nascono piuttosto da come ci sentiamo. Sapere cosa è morale non basta a farci agire; la spinta a farlo viene da altre motivazioni.Come i giudizi diventano equi
Anche se i nostri giudizi morali partono da sentimenti che possono essere influenzati (come la simpatia, che ci fa preferire chi ci è vicino), diventano stabili e validi per tutti quando adottiamo il punto di vista di un osservatore imparziale e saggio. Questo sguardo “esterno” corregge la nostra parzialità . Ci permette di approvare o disapprovare azioni e persone basandoci sul bene o sul piacere che producono in generale, senza farci influenzare da quanto una persona ci è vicina o dalla sua fortuna.Immaginazione e motivazione
La nostra capacità di immaginare ci aiuta a valutare le qualità positive anche quando non vediamo subito i loro effetti concreti. Questo modo di guardare le cose (il punto di vista dell’osservatore imparziale) ci spiega come arriviamo a formulare i nostri giudizi morali. Tuttavia, la vera spinta a comportarci in modo morale non viene solo da questo punto di vista, ma da altri fattori, come il desiderio di avere una buona reputazione o l’educazione che riceviamo. Questo sistema morale, visto in questo modo, risulta solido e dimostra la capacità di bene che c’è nella natura umana.Se la giustizia è una virtù “artificiale” che nasce da accordi basati sull’interesse personale, come può il capitolo affermare che questo sistema morale dimostra una “capacità di bene che c’è nella natura umana”?
Il capitolo presenta la giustizia come un costrutto sociale, frutto di accordi dettati dalla necessità e dall’interesse individuale e collettivo, distinguendola dalle virtù “naturali”. Questa impostazione, pur coerente nello spiegare l’origine delle regole sociali, crea una potenziale incongruenza con l’affermazione finale sulla dimostrazione di una capacità naturale di bene. Se la moralità , almeno nelle sue componenti “artificiali” fondamentali come la giustizia, è un prodotto della convenzione e dell’interesse calcolato (sebbene raffinato dall’osservatore imparziale), la sua esistenza non prova necessariamente una disposizione innata al bene, ma piuttosto una capacità di razionalizzazione e adattamento sociale. Per approfondire questa tensione, si possono esplorare le filosofie morali che dibattono l’origine della moralità , confrontando approcci naturalistici con quelli convenzionalisti o razionalistici. Autori come Rousseau, Hobbes o Hume offrono prospettive fondamentali su questo dibattito.3. La Volontà Pura e il Dovere Assoluto
La filosofia morale cerca di scoprire il principio fondamentale che sta alla base della moralità , analizzando come giudichiamo il valore delle azioni di tutti i giorni. Questo tipo di indagine è diverso da uno studio psicologico o da una generica analisi della natura umana. Esiste una “volontà pura”, che non è semplicemente la somma dei nostri desideri o impulsi. Mentre il volere comune è spesso influenzato dalle nostre inclinazioni naturali, la volontà pura si basa sui principi che la ragione ci indica come validi per l’azione. Questa capacità ci permette di agire non solo seguendo i nostri desideri, ma anche valutandoli e, se necessario, agendo in modo indipendente da essi. Solo una “volontà buona” è considerata buona in modo assoluto, senza alcuna riserva. Il suo valore intrinseco è superiore a qualsiasi talento, qualità del carattere, fortuna o addirittura felicità che possiamo possedere. Una volontà buona non si limita a fare ciò che è giusto per caso o perché ci fa piacere, ma agisce perché riconosce il dovere di farlo. Il valore morale di un’azione, quando è compiuta per dovere, non dipende dagli obiettivi che vogliamo raggiungere o dai risultati che otteniamo, ma dal principio che guida la volontà stessa.Agire per dovere e il fine della ragione
Agire spinti dal dovere significa agire per rispetto verso la legge morale. Questa legge non ci dice cosa fare in ogni singola situazione specifica, ma è il principio formale che, se seguito, rende una volontà buona. Il rispetto non è un sentimento qualunque, ma il riconoscimento profondo di questo principio come la legge che deve dirigere le nostre scelte. La ragione, nella sua funzione pratica, ha proprio lo scopo di sviluppare e produrre una volontà buona. Avere una volontà buona non è solo un pregio, ma la condizione fondamentale per essere degni di essere felici e per dare un senso profondo alla nostra esistenza e al mondo che ci circonda. Senza agire guidati dalla legge morale, la vita rischia di perdere il suo valore più autentico. La capacità di sviluppare e agire secondo una volontà buona è ciò che ci rende parte di un mondo ideale, un “regno dei fini”, in cui ogni persona è trattata con il rispetto dovuto alla sua dignità morale.Ma se la libertà trascendentale si fonda sulla “fede ragionevole”, non stiamo forse costruendo l’intero edificio della responsabilità morale su un atto di fede piuttosto che sulla pura ragione?
Il capitolo presenta la libertà trascendentale come pilastro della responsabilità , ma la sua accettazione sembra richiedere un atto di “fede ragionevole”. Questo solleva un interrogativo cruciale: come si distingue questa “fede” da una semplice credenza non razionalmente fondata, e quale garanzia abbiamo che sia effettivamente “ragionevole” e non un presupposto necessario per far funzionare il sistema? Per approfondire questo nodo cruciale, è utile esplorare le filosofie che trattano il rapporto tra ragione e fede, la natura della conoscenza (epistemologia) e i fondamenti della metafisica, confrontandosi con autori che hanno dibattuto il problema della libertà e della sua giustificazione.7. La libertà si fa mondo: istituzioni e volontÃ
La filosofia di Hegel vede la libertà non come un’idea astratta, ma come qualcosa che diventa reale nel mondo sociale e politico. Questo accade attraverso la vita etica, un insieme di istituzioni che comprende la famiglia, la società civile e, in ultimo, lo stato. Queste istituzioni non sono esterne alla libertà , ma sono il luogo dove essa si manifesta e prende forma concreta nella vita delle persone. La libertà , quindi, non è solo un concetto mentale, ma una realtà viva che si sviluppa e si realizza nella storia e nella società .La volontà libera si realizza nelle istituzioni
La volontà libera è quella volontà che desidera essere libera e che, per esserlo davvero, ha bisogno di un sistema di istituzioni che le permetta di esprimersi. Adottare i fini di queste istituzioni come propri è fondamentale, perché è attraverso di esse che la volontà viene educata e comprende il concetto di libertà . Le caratteristiche pubbliche e razionali di queste strutture sociali aiutano l’individuo a superare la sua particolarità e a riconoscersi in un bene più ampio. In questo modo, le istituzioni diventano l’espressione perfetta del concetto di volontà libera, il suo terreno fertile.Diritto e proprietà come espressione della libertÃ
Il diritto, inteso come l’insieme delle leggi e delle istituzioni giuridiche, è la dimostrazione concreta dell’esistenza della volontà libera nel mondo. La proprietà privata, ad esempio, non trova la sua giustificazione principale nell’utilità pratica o nella soddisfazione di un bisogno materiale. Il suo valore profondo sta piuttosto nell’essere un modo per la persona libera di esprimere la propria personalità e dignità . Possedere beni esterni, su cui la volontà può esercitare il proprio dominio e controllo, è un passaggio necessario affinché la volontà non rimanga un’idea astratta, ma diventi effettiva e operante nella realtà . Attraverso il diritto e la proprietà , l’individuo si riconosce e si afferma nel mondo esterno.La società civile: tra interessi privati e protezione pubblica
La società civile è l’ambito in cui gli individui agiscono principalmente per perseguire i propri interessi particolari, come nel sistema economico basato sui bisogni e sul lavoro. Tuttavia, in questa sfera, gli individui non sono lasciati a sé stessi, ma sono protetti e regolati dal diritto attraverso l’amministrazione della giustizia. Inoltre, istituzioni come le corporazioni contribuiscono a moderare gli eccessi dell’individualismo e a creare legami sociali. Questa dimensione della vita sociale, con la sua enfasi sulla soggettività e sulla particolarità degli individui, è una caratteristica distintiva del mondo moderno e serve a preparare le persone alla vita all’interno dello stato, insegnando loro a conciliare l’interesse personale con regole e strutture condivise.Lo stato come massima realizzazione della libertÃ
Lo stato rappresenta la piena effettività della libertà concreta. Non deriva da un accordo o un contratto tra individui, ma è l’unità fondamentale in cui gli interessi particolari dei singoli trovano il loro riconoscimento e si realizzano pienamente nell’interesse universale della comunità . I cittadini scoprono la loro libertà più autentica e sostanziale nell’adempiere ai doveri che derivano dalla loro posizione all’interno delle istituzioni razionali dello stato. Queste istituzioni, come la monarchia costituzionale, il potere esecutivo e il potere legislativo, sono le strutture attraverso cui la vita etica si organizza al suo livello più alto. Comprendere questa realtà razionale e trovare in essa la propria collocazione è il compito che la filosofia aiuta a realizzare, portando alla conciliazione tra individuo e totalità .Ma la libertà individuale non rischia di essere sacrificata sull’altare dello Stato, se la sua massima realizzazione consiste nell’adempiere ai doveri verso le sue istituzioni?
Il capitolo presenta lo stato come la sfera ultima in cui la libertà individuale trova la sua piena espressione, suggerendo che il dovere verso le istituzioni razionali dello stato sia la via verso una libertà “autentica e sostanziale”. Tuttavia, questa prospettiva solleva interrogativi cruciali sul rapporto tra l’autonomia del singolo e l’autorità della collettività organizzata. Non si esamina a sufficienza come garantire che le istituzioni statali riflettano effettivamente una volontà universale razionale e non diventino invece strumenti di oppressione o conformismo. Per approfondire queste criticità e confrontare visioni alternative, è utile esplorare la filosofia politica liberale, che pone l’accento sui diritti individuali e i limiti del potere statale. Autori come Locke o Mill offrono prospettive diverse sulla relazione tra libertà , individuo e governo.Abbiamo riassunto il possibile
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