Politica

Lezioni di propaganda. La voce dei protagonisti da Aristotele a Malcolm X

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1. Le Vie della Persuasione: Aristotele e l’Arte della Campagna Elettorale

La Retorica come Arte della Persuasione

La retorica è simile alla dialettica, entrambe si basano su idee comuni e comprensibili a tutti. La retorica non si limita a convincere, ma cerca di capire quali sono i modi migliori per persuadere. La persuasione avviene attraverso ragionamenti logici, in particolare con l’entimema, che è un tipo speciale di sillogismo usato nella retorica. Per persuadere, sono importanti tre cose: la logica del discorso, l’immagine di chi parla e le emozioni di chi ascolta. Ci sono tre tipi di retorica: uno per decidere azioni politiche future, uno per i processi legali che riguardano fatti passati, e uno per valutare la bravura degli oratori. L’entimema è molto importante per riuscire a persuadere.

La Persuasione nella Politica Pratica: l’Esempio delle Campagne Elettorali Romane

Quando la persuasione viene usata in modo pratico, soprattutto in politica, assume forme ben precise, come si vede nel Commentariolum petitionis. Le campagne elettorali nell’antica Roma erano un periodo speciale, con regole diverse dal solito. Lo scopo principale era ottenere il consenso del popolo e l’appoggio degli alleati. In questa fase, fingere e adulare diventano strumenti utili per chi si candida. La propaganda si mescola con la finzione, e aspetti come l’immagine pubblica, avere molti sostenitori e screditare gli avversari diventano strategie fondamentali per vincere le elezioni. Per essere eletti, i candidati dovevano mostrarsi amici di tutti, pronti ad aiutare e a fare favori, abili nel promettere e nel parlare in pubblico, capaci di offrire spettacoli e banchetti. Era cruciale apparire degni, onesti e affidabili, anche se spesso si trattava solo di apparenza.

Aristotele e Cicerone: Due Visioni Complementari sulla Persuasione

Si possono notare quindi due modi diversi di vedere la persuasione: Aristotele la studia come una materia teorica, cercando di capire come funziona, mentre Cicerone la descrive come uno strumento pratico, indispensabile per la strategia politica e per arrivare al potere. La retorica di Aristotele si concentra sullo studio dei principi della persuasione, mentre il manuale di Cicerone dà consigli pratici su come usarla efficacemente nelle competizioni elettorali. Aristotele vuole capire la natura della persuasione, mentre Cicerone si interessa a come usarla per raggiungere obiettivi concreti nella vita politica. Entrambi però riconoscono l’importanza della persuasione nella vita pubblica e sociale.

Ma è davvero così netta la distinzione tra la visione “teorica” di Aristotele e quella “pratica” di Cicerone?
Il capitolo sembra presentare una divisione forse troppo semplicistica tra i due autori. È lecito interrogarsi se tale dicotomia renda pienamente giustizia alla complessità del pensiero di entrambi. Per comprendere meglio le sfumature e le possibili sovrapposizioni tra le loro concezioni della retorica, sarebbe utile approfondire direttamente le opere di Aristotele e Cicerone. Un confronto diretto con i testi originali permetterebbe di valutare criticamente questa distinzione e di cogliere eventuali elementi di continuità o di dialogo tra i due pensatori.


2. L’Arte della Persuasione: Strategie per il Consenso

La ricerca del consenso in campagna elettorale

Durante una campagna elettorale, l’obiettivo principale è ottenere il consenso delle persone e il sostegno di chi è favorevole. In questo contesto, l’amicizia si estende a chiunque mostri approvazione, e coltivare queste relazioni diventa fondamentale. Per questo motivo, si cercano persone amiche che siano influenti, in modo da migliorare la propria immagine pubblica. Allo stesso modo, si ricerca il sostegno di magistrati, utili per questioni legali, e di figure rispettate, importanti per ottenere voti. Un aspetto cruciale è assicurarsi l’appoggio di chi ha già ricevuto favori o spera di riceverne in futuro.

I fattori che influenzano la benevolenza e l’impegno

Tre elementi principali influenzano la disponibilità e l’impegno elettorale: i benefici ottenuti, la speranza di ottenerne e l’affinità personale. Anche piccoli favori possono spingere le persone a offrire il loro sostegno. La speranza di ricevere aiuti in futuro rende le persone ancora più motivate e attive. La simpatia spontanea è un fattore da consolidare attraverso la gratitudine e la dimostrazione di valori condivisi. Per organizzare al meglio la campagna, è importante valutare l’aiuto potenziale di ciascuno, in modo da capire quanto impegno dedicare a ogni relazione. Durante la campagna elettorale, si possono creare nuove amicizie, offrendo un’opportunità per costruire legami utili per il futuro. In ogni interazione, è fondamentale far sentire le persone apprezzate e dimostrare sincerità nell’offerta di amicizia.

L’importanza del seguito pubblico e della visibilità

La quantità di persone che mostrano pubblicamente il proprio sostegno è un chiaro segnale di forza politica. Per questo, è utile avere un corteo quotidiano di persone diverse che accompagnino il candidato. Questo seguito si può dividere in tre categorie: chi saluta il candidato presso la sua abitazione, chi lo accompagna al foro e chi lo segue ovunque vada. Anche il saluto più semplice e informale va accolto con favore, perché contribuisce a mantenere solido il sostegno. Essere visibilmente grati per l’accompagnamento al foro è importante, perché accresce la reputazione del candidato agli occhi dell’opinione pubblica. Coloro che seguono il candidato in ogni occasione devono essere ringraziati con particolare attenzione e coinvolti attivamente nelle attività della campagna. Avere al proprio fianco persone che in passato hanno ricevuto aiuto e sostegno dal candidato aumenta ulteriormente la stima pubblica. È essenziale conoscere personalmente i cittadini e mostrarsi affabili e gentili con tutti, anche se a volte è necessario simulare spontaneità. L’adulazione, anche se in genere non è vista di buon occhio, in campagna elettorale diventa uno strumento utile per ottenere consenso. Infine, è importante che la campagna elettorale sia appariscente, popolare e allo stesso tempo dignitosa. Se possibile, diffondere voci negative e sospetti sui concorrenti può rappresentare un vantaggio strategico.

Strategie di propaganda nella conversione religiosa

Parallelamente alle strategie politiche, anche la conversione religiosa richiede un approccio strategico alla propaganda. Inizialmente, è necessario mostrarsi fermi contro i comportamenti considerati pagani. Questo significa minacciare punizioni severe per chi continua a praticare l’idolatria e per i vescovi che non intervengono con decisione. Inoltre, è importante invitare le persone ad abbandonare pratiche pagane specifiche, come i sacrifici di animali e l’adorazione degli alberi.

Pragmatismo e gradualità nella lotta al paganesimo

Tuttavia, la lotta al paganesimo deve essere affrontata con pragmatismo e realismo. Per esempio, l’uso di immagini nelle chiese può essere utile per educare le persone analfabete attraverso la pittura, anche se queste immagini non devono essere oggetto di adorazione. Distruggere le immagini con eccessivo zelo iconoclasta è controproducente, perché scandalizza i fedeli e crea opposizione. La conversione religiosa richiede gradualità e un approccio che tenga conto delle tradizioni esistenti. Non è possibile eliminare improvvisamente tutte le credenze radicate nella popolazione. Di conseguenza, i templi pagani non devono essere distrutti, ma trasformati in luoghi di culto cristiano. Questo si può fare sostituendo gli idoli pagani con simboli cristiani. Allo stesso modo, le feste pagane possono essere cristianizzate, mantenendo elementi familiari come i banchetti e i momenti di convivialità, ma cambiando il significato delle celebrazioni. Invece di offrire sacrifici alle divinità pagane, questi devono essere offerti al Dio cristiano. Questo approccio graduale facilita la transizione verso la nuova fede, perché riconosce e rispetta la difficoltà di un cambiamento radicale e immediato nelle credenze delle persone.

Ma se tutti adottano queste ‘strategie per il consenso’, non rischiamo di vivere in un mondo dove la sincerità e l’autenticità sono completamente sacrificate sull’altare della manipolazione?
Il capitolo descrive queste strategie come strumenti neutrali, ma non considera le implicazioni etiche più ampie o la potenziale erosione della fiducia e delle relazioni genuine nella società. Per comprendere meglio questo aspetto, si potrebbe approfondire il campo dell’etica, in particolare l’etica politica, e considerare autori come Hannah Arendt, che ha discusso l’importanza della verità e dell’autenticità nella sfera pubblica, o pensatori che hanno scritto sui pericoli della propaganda e della manipolazione, come Noam Chomsky.


3. La Parola e l’Organizzazione: Propaganda ai Tempi della Riforma

La rivoluzione della stampa e la Riforma

La figura di Martin Lutero emerge in un periodo storico segnato dalla rivoluzione della stampa. La diffusione delle sue 95 tesi nel 1517 dà inizio a una trasformazione radicale nella circolazione delle idee religiose. La stampa a caratteri mobili di Gutenberg rende possibile una diffusione rapida e capillare dei testi. Questo permette un accesso diretto alla parola di Dio, senza più la mediazione della Chiesa.

Martin Lutero e la potenza della parola stampata

Lutero comprende appieno la potenza della stampa e la sfrutta in modo efficace. Traduce la Bibbia in tedesco, promuovendo così la lettura personale delle Scritture. La Riforma protestante diventa una disputa sull’interpretazione e la comunicazione della fede. Lutero contesta il ruolo esclusivo della Chiesa cattolica nell’interpretazione delle Scritture. Con toni accesi e un linguaggio diretto, Lutero si presenta come un agitatore. Denuncia la corruzione e l’autoritarismo delle gerarchie ecclesiastiche. Rivendica il diritto di ogni credente di interpretare personalmente le Scritture.

La risposta organizzata dei Gesuiti

La Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio de Loyola, nasce come risposta strategica alla diffusione del protestantesimo. I Gesuiti comprendono l’importanza fondamentale della comunicazione e dell’organizzazione per contrastare le idee protestanti e diffondere l’influenza cattolica. La Compagnia adotta un modello organizzativo molto rigido e gerarchico. Questo modello si basa su una rete di comunicazione interna molto sviluppata. Lettere e rapporti viaggiano continuamente tra Roma e le varie sedi. Questo flusso costante di informazioni è essenziale per coordinare le attività missionarie e di propaganda. La capacità di scrivere e comunicare viene incoraggiata tra i membri dell’ordine. Queste abilità sono considerate strumenti fondamentali per l’efficacia dell’organizzazione e per la diffusione dei principi religiosi e politici della Compagnia.

Propaganda e trasformazione sociale

In questo contesto storico, sia Lutero che Loyola dimostrano una profonda consapevolezza del potere della comunicazione e della propaganda. Entrambi, pur con metodi diversi, utilizzano questi strumenti per influenzare e trasformare la società e la religione.

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Affermare che una ‘solida educazione sulle idee’ sia indispensabile per un movimento rivoluzionario, non rischia di sfociare in indottrinamento e dogmatismo, limitando il pensiero critico e la libertà individuale?
Il capitolo sottolinea l’importanza della formazione ideologica per i guerriglieri, ma non affronta il rischio che tale formazione si trasformi in indottrinamento. Se la disciplina rivoluzionaria si basa sulla capacità di pensare e ragionare, come affermato nel capitolo, è fondamentale interrogarsi su come prevenire che l’educazione ideologica diventi un processo di indottrinamento che sopprime il pensiero critico e la libertà di coscienza. Per rispondere a questa domanda, è utile approfondire le dinamiche dell’indottrinamento ideologico, studiando autori come Hannah Arendt e le sue analisi sui totalitarismi, o esplorare le riflessioni di Karl Popper sulla società aperta e i pericoli del dogmatismo. Inoltre, un confronto con le teorie pedagogiche di Paulo Freire, che enfatizzano l’educazione come pratica di liberazione e pensiero critico, potrebbe offrire spunti preziosi.


13. L’Arte dell’Inganno Mediatico

Il ruolo dei media negli anni Sessanta

Negli anni Sessanta, i movimenti di protesta misero in luce un aspetto fondamentale: i media hanno un grande potere nell’influenzare l’opinione pubblica. In particolare, la stampa americana, che all’epoca era controllata dai bianchi, diventò un vero e proprio strumento di propaganda. Per contrastare questa situazione, nacquero strategie di controinformazione con l’obiettivo di rivelare le tecniche utilizzate dai giornali per presentare una visione distorta della realtà.

La facilità di manipolazione dell’opinione pubblica

È sorprendente quanto sia facile influenzare l’opinione pubblica. La società e il governo dell’epoca erano pieni di inganni. La stampa creava stereotipi negativi che, una volta diffusi, era difficile da smontare. Per questo motivo, diventava cruciale sviluppare un modo di pensare critico e autonomo. Era necessario imparare a osservare direttamente i fatti e ragionare con la propria testa, invece di fidarsi ciecamente di ciò che veniva riportato dai media.

Il caso del Congo come esempio di manipolazione

Un tipico esempio di manipolazione dei media è ciò che accadde in Congo. L’intervento militare degli Stati Uniti venne presentato come un’azione umanitaria, nascondendo o minimizzando il massacro di civili congolesi. La stampa riuscì a fare un vero e proprio gioco di prestigio, trasformando le vittime in colpevoli e viceversa. In questo modo, si spingeva la gente a odiare chi subiva l’oppressione e ad amare gli oppressori. Questo meccanismo di manipolazione non si limitava al Congo, ma si estendeva in tutto il mondo, influenzando la percezione degli eventi e delle persone. Chiunque osasse opporsi all’oppressione veniva facilmente etichettato dalla stampa come estremista o sovversivo. Così facendo, si alimentavano stereotipi dannosi e si ostacolava la lotta per la giustizia.

Ma è davvero così semplice ridurre il complesso ruolo dei media degli anni ’60 a una mera “arte dell’inganno”, ignorando le molteplici sfaccettature del contesto storico e sociale?
Il capitolo, pur evidenziando un aspetto importante del potere dei media, rischia di semplificare eccessivamente un fenomeno complesso come la manipolazione dell’opinione pubblica. Concentrarsi unicamente sull’ “arte dell’inganno” potrebbe oscurare altre dinamiche cruciali. Per una comprensione più completa del caso del Congo e del ruolo dei media negli anni ’60, sarebbe utile approfondire la storia del Congo, le dinamiche del colonialismo e del neocolonialismo, e le teorie sulla propaganda e la comunicazione politica. Studiare autori come Frantz Fanon e Edward Said potrebbe fornire strumenti concettuali utili per decostruire le narrazioni mediatiche e comprendere le dinamiche di potere in gioco.


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