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Contenuti del libro
Informazioni
“Lezioni brevi sull’opinione pubblica. Nuove tendenze nelle scienze sociali” di Laura Gherardi è un libro che ti fa capire quanto sia complicato definire e studiare l’opinione pubblica oggi. Non è solo un insieme di idee, ma un campo di battaglia dove si scontrano tante voci diverse, influenzate da tutto, dai vecchi media al caos dei social network. Il testo esplora come il giornalismo prova a dare un senso alla realtà, ma anche come le piattaforme digitali, con i loro algoritmi, stiano cambiando tutto, portando a polarizzazione, echo chambers e alla diffusione di fake news e post-verità. Capirai quanto le emozioni contino nel formare le nostre opinioni, a volte più dei fatti, e come questo venga usato nella comunicazione politica, specialmente dal populismo, che sfrutta il legame diretto con le persone nell’era digitale. È un viaggio attraverso le sfide che la democrazia affronta in questo scenario, dove la sfera pubblica si frammenta e diventa difficile distinguere la verità dallo spettacolo. Un libro essenziale per chi vuole capire le nuove dinamiche dell’opinione pubblica e le tendenze attuali nelle scienze sociali.Riassunto Breve
L’opinione pubblica è un concetto complesso, difficile da definire come un blocco unico, fatto di idee diverse che cambiano e possono essere razionali o emotive. Storicamente si è studiato come influenzarla, dalla propaganda all’analisi della società di massa e della critica all’industria culturale che promuove il conformismo. Teorie più recenti descrivono come le persone possano nascondere opinioni minoritarie o come l’opinione pubblica selezioni i temi politici. La comunicazione politica cerca consenso e si svolge in ambienti complessi. L’arrivo dei media digitali trasforma tutto profondamente: la politica diventa più legata ai media, i politici più personalizzati, c’è più spettacolo e i leader parlano direttamente, mentre i partiti tradizionali perdono centralità. Le piattaforme digitali, con i loro algoritmi, non sono solo canali ma modellano attivamente la diffusione delle informazioni e le interazioni. Questo porta a un’enorme quantità di informazioni ma anche a un pubblico frammentato e, soprattutto, amplifica la polarizzazione politica, creando “bolle” dove si incontrano opinioni simili e rendendo più visibili gli scontri tra gruppi opposti.In questo ambiente, le emozioni diventano centrali nella formazione e nell’espressione dell’opinione pubblica. Discorsi pubblici e azioni collettive, specialmente online, sono guidati da emozioni come paura, rabbia o speranza, che si mescolano ad argomenti razionali. Gli algoritmi amplificano i contenuti emotivi per catturare l’attenzione. Lo spazio pubblico tende a diventare più “emotivo”, con il sentimento che prevale sulla comprensione razionale, portando a opinioni pubbliche frammentate e instabili, basate più sul sentire comune che su obiettivi condivisi.Questa trasformazione digitale mette in crisi anche la democrazia, che si basa sul legame tra cittadini e governanti formato nello spazio pubblico. I partiti tradizionali si indeboliscono, i leader usano i media digitali per un legame diretto, e le grandi aziende tecnologiche diventano potenti intermediari. Questo favorisce l’emergere del populismo, che sfrutta le dinamiche emotive e digitali per creare un legame diretto leader-popolo contro le élite, usando lo spazio pubblico non per un dibattito aperto ma per dividere e creare consenso attorno al leader.In questo contesto, diventa difficile distinguere la realtà dai fatti. La realtà viene spesso percepita attraverso narrazioni ed emozioni, non solo dati oggettivi, portando alla post-verità, dove credenze e sentimenti personali contano più dei fatti. La diffusione di notizie false e il discorso d’odio, che usa un linguaggio impreciso ed emotivo per escludere l’altro, sono facilitati da questo ambiente. Contrastare disinformazione e odio con dati precisi è spesso inefficace perché chi usa un linguaggio emotivo può semplicemente rifiutare il confronto. La sfera pubblica si frammenta in “casse di risonanza” chiuse e “anti-pubblici” ostili alle istituzioni, indebolendo la sua capacità di controllare il potere e rappresentare le diverse voci. Sebbene i media tradizionali mantengano un ruolo nel fornire informazioni affidabili, la sfida è proteggere uno spazio mediatico che favorisca il dibattito e aiuti a distinguere la verità, essenziale per la coesione sociale. I conflitti nello spazio pubblico digitale si giocano sempre più sul terreno delle “notizie-emozioni”, e la capacità di una società di gestire queste tensioni emotive è cruciale per la sua integrazione.Riassunto Lungo
1. Il Volto Mutevole dell’Opinione Pubblica
Capire cos’è l’opinione pubblica è una sfida, perché non è un’unica voce, ma un insieme di idee diverse che le persone hanno su argomenti condivisi. Queste idee diventano ‘pubbliche’ solo quando vengono espresse in qualche modo. I sondaggi ci aiutano a raccoglierle, ma da soli non riescono a cogliere tutta la loro complessità. C’è anche il timore che la voce della maggioranza possa mettere a tacere chi la pensa diversamente. Le opinioni, inoltre, non sono fisse: possono cambiare nel tempo o restare solide, e nascere da ragionamenti o da semplici sensazioni.Idee Storiche sull’Opinione Pubblica
Nei primi anni del Novecento, quando la società vedeva l’ascesa delle ‘masse’, si iniziò a studiare come influenzare il pensiero collettivo, soprattutto attraverso la propaganda. Walter Lippmann pensava che le opinioni si basassero spesso su idee semplificate, quasi ‘stereotipi’, perché le persone non avevano sempre un’esperienza diretta dei fatti. Edward Bernays, invece, vedeva la propaganda come uno strumento utile nelle mani delle classi dirigenti per mantenere l’ordine e guidare la popolazione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la crescita dei sondaggi e dei mezzi di comunicazione di massa, l’attenzione si spostò sulla ‘società di massa’. Gli studiosi notarono che le opinioni tendevano a uniformarsi, molto influenzate dai media legati al sistema economico capitalistico. La Scuola di Francoforte criticò duramente questa ‘industria culturale’, che trasformava la cultura in un prodotto commerciale. Secondo questa visione, ciò portava a un pensiero omologato, diminuiva la capacità di giudizio critico e rendeva le persone più facili da manipolare.Teorie Contemporanee
Oggi, diversi studiosi guardano all’opinione pubblica con occhi diversi. Una teoria, chiamata ‘spirale del silenzio’, osserva come le persone tendano a non esprimere idee che sentono essere minoritarie, per paura di ritrovarsi isolate. Tuttavia, anche in questo contesto, alcune figure controcorrente possono avere la forza di iniziare un cambiamento. Niklas Luhmann, invece, descrive l’opinione pubblica come un modo per la società di scegliere quali argomenti sono importanti per la politica, semplificando così un mondo complesso. Jürgen Habermas, infine, immagina l’opinione pubblica legata a uno spazio ideale dove i cittadini, liberi e alla pari, possono discutere razionalmente, distinguendo questo dialogo sincero dalle strategie di manipolazione.L’Opinione Pubblica nell’Era Digitale
La Comunicazione Politica e L’Impatto dei Media Digitali
La comunicazione che riguarda la politica punta a ottenere il consenso e avviene all’interno di vari ‘ecosistemi’ di informazione e dibattito. Questo tipo di comunicazione non riguarda solo i politici e le istituzioni, ma coinvolge anche gruppi sociali e movimenti civili. L’arrivo dei media digitali ha cambiato profondamente questo scenario. Ora vediamo una forte ‘mediatizzazione’, dove i media diventano centrali, e una ‘personalizzazione’, che mette in risalto le figure dei singoli leader. La politica diventa anche più ‘spettacolarizzata’, simile a un intrattenimento, e si concentra sempre più sui leader (‘leaderizzazione’), mentre i partiti tradizionali perdono parte della loro importanza di un tempo.Frammentazione, Manipolazione e Nuove Forme di Democrazia
I mezzi digitali, pur offrendo nuove possibilità, aumentano anche la divisione e la polarizzazione delle idee nella società. Questo scenario rende più facile la manipolazione, ad esempio attraverso notizie false o l’uso di profili automatici (‘bot’). L’idea di poter ‘controllare’ l’opinione pubblica, magari basandosi solo sui sondaggi, richiama visioni di chi crede che siano pochi a dover guidare la società, temendo che i cittadini comuni siano troppo attivi. Questi cambiamenti portano a quella che viene chiamata una ‘democrazia del pubblico’, dove l’attenzione è sul consenso momentaneo, e a una possibile ‘post-sfera pubblica’, uno spazio di discussione frammentato e più esposto alle manipolazioni.Ma l’era digitale è davvero solo sinonimo di frammentazione e manipolazione, come sembra suggerire il capitolo?
Il capitolo, pur evidenziando giustamente i rischi, offre una visione parziale dell’impatto dei media digitali sull’opinione pubblica. Trascura, infatti, le potenzialità emancipatorie e le nuove dinamiche partecipative che emergono online, al di fuori dei circuiti mediatici e politici tradizionali. Per bilanciare questa prospettiva, sarebbe fondamentale esplorare gli studi sulla mobilitazione civica digitale, le reti di attivismo e le forme di espressione che sfidano l’omologazione. Approfondire il pensiero di autori come Manuel Castells o Zizi Papacharissi potrebbe offrire spunti cruciali.2. L’ecosistema informativo tra giornalismo e piattaforme digitali
Il giornalismo si basa su un insieme di idee e conoscenze di base che non serve spiegare ogni volta. Raccontando la realtà giorno dopo giorno, aiuta a creare e mantenere il senso comune, cioè le idee condivise sulla realtà. Il giornalismo non si limita a riportare i fatti, ma li organizza e dà loro un significato preciso. Questo processo di dare significato avviene confrontandosi con molti gruppi sociali, come la politica e l’economia. Il giornalismo rende visibili i diversi punti di vista e li rende importanti nel dibattito pubblico.L’impatto delle piattaforme digitali
L’ambiente digitale e le piattaforme online hanno cambiato profondamente il modo in cui le informazioni circolano. Piattaforme come i social media non sono semplici canali, ma influenzano attivamente la diffusione delle notizie e le interazioni tra le persone attraverso l’uso di algoritmi. Questi algoritmi scelgono e organizzano i contenuti che vediamo in base ai dati raccolti su come usiamo le piattaforme. Questo crea un nuovo modo in cui le informazioni ci arrivano, diverso da prima.Le conseguenze: dalla frammentazione alla polarizzazione
Questa trasformazione porta a una quantità enorme di informazioni disponibili per tutti. Allo stesso tempo, crea una frammentazione del pubblico, perché ognuno riceve contenuti diversi. Gli algoritmi personalizzano ciò che vediamo, mostrando spesso opinioni simili alle nostre. Questo può farci sentire come se fossimo in “bolle” informative, dove incontriamo solo idee che già condividiamo. Il problema più grande, però, non è tanto l’isolamento, ma l’aumento della polarizzazione politica. Le piattaforme digitali amplificano e rendono più visibili gli scontri tra gruppi con idee opposte. Quando i media tradizionali coprono questi scontri online, la polarizzazione diventa ancora più evidente.Il nuovo compito del giornalismo
In questo nuovo ambiente, il giornalismo non è più l’unico punto di riferimento per le informazioni. Diventa uno dei tanti attori in un sistema dove fonti, pubblico e giornalisti possono interagire direttamente. Per mantenere la sua importanza, il giornalismo deve concentrarsi su compiti essenziali. Deve verificare l’accuratezza delle informazioni in mezzo a tanta confusione. Deve anche offrire chiavi di lettura e interpretazioni per aiutare le persone a orientarsi. Il suo ruolo è dare un senso e un ordine in uno spazio pubblico sempre più complesso e pieno di voci diverse.Perché il capitolo sembra attribuire alle piattaforme digitali una responsabilità così diretta e quasi esclusiva nella polarizzazione, ignorando altri fattori sociali e politici preesistenti?
Il capitolo, pur offrendo una panoramica degli effetti delle piattaforme digitali, presenta la polarizzazione come una conseguenza quasi diretta e principale. Tuttavia, la relazione tra l’uso delle piattaforme, la frammentazione del pubblico e l’aumento della polarizzazione è un tema complesso e dibattuto, con molti studiosi che sottolineano come le piattaforme possano amplificare divisioni già presenti nella società, piuttosto che crearle dal nulla. Per comprendere meglio questa dinamica sfaccettata, è fondamentale approfondire gli studi sulla sociologia della politica e sulla comunicazione digitale, leggendo autori che hanno analizzato sia gli effetti dei media digitali che le radici sociali e politiche della polarizzazione, come ad esempio Cass Sunstein o Manuel Castells.3. La Danza tra Emozioni e Opinione Pubblica Digitale
Le emozioni e la ragione lavorano insieme per dare forma a come le persone agiscono nella società e a cosa pensano in generale su certi argomenti, cioè l’opinione pubblica. Quest’ultima nasce dalle discussioni in cui sentimenti come la speranza, la paura e la rabbia sono molto importanti, perché spingono le persone a connettersi tra loro e influenzano i loro giudizi e confronti. Mostrare le proprie emozioni in pubblico diventa un modo per convincere gli altri o per affrontare chi ha più potere.Come le Emozioni Danno Forma alle Opinioni
Le emozioni sono una parte fondamentale dell’opinione pubblica perché influenzano sia chi decide di dire la sua su qualcosa, sia come le informazioni vengono accolte e valutate dalle persone. Studiare questo legame tra emozioni e opinione pubblica presenta però dei rischi. Si potrebbe pensare solo alla manipolazione, o separare troppo le emozioni dal modo in cui pensiamo, o ancora non capire come le emozioni portino a opinioni sempre più personali e diverse tra loro. È importante ricordare che chi vuole manipolare l’opinione pubblica agisce sia sulla parte razionale che su quella emotiva delle persone.Emozioni e Azione nel Mondo Digitale
Le emozioni guidano anche le azioni collettive e le proteste, soprattutto negli spazi digitali. Qui si formano dei “flussi” che mescolano idee razionali e appelli emotivi, alimentandosi a vicenda. Esempi come il movimento Black Lives Matter mostrano chiaramente come sentimenti forti possano creare indignazione in molte persone e spingerle a fare qualcosa insieme.Le Sfide dello Spazio Digitale
Tuttavia, l’ambiente digitale può anche portare a divisioni estreme tra le opinioni e all’isolamento. Gli algoritmi dei social media, ad esempio, creano delle “stanze dell’eco” dove le persone incontrano solo idee simili alle proprie. Questo fa sì che, anche di fronte agli stessi fatti, le reazioni emotive possano essere molto diverse. Lo spazio pubblico online tende a diventare sempre più basato sui sentimenti, dove l’emozione diventa la chiave principale per capire la realtà, a volte mettendo in secondo piano la comprensione basata sulla ragione. Il legame tra le persone si basa sempre più sulle emozioni che provano insieme in un dato momento, invece che su scopi comuni. Questo rende le opinioni diffuse più simili a emozioni condivise, che cambiano spesso e non sono ben definite.Ma davvero le “bolle” e la polarizzazione sono solo un prodotto della tecnologia digitale, o non sono forse il sintomo di problemi sociali e psicologici preesistenti?
Il capitolo descrive con efficacia le trasformazioni e le criticità della sfera pubblica nell’era digitale, attribuendo gran parte delle dinamiche negative (polarizzazione, disinformazione, indebolimento del dibattito) alla struttura stessa delle piattaforme e al loro modello di business. Tuttavia, si potrebbe sollevare il dubbio che questa analisi rischi di cadere in un determinismo tecnologico eccessivo. Le divisioni sociali, la tendenza a cercare conferma delle proprie idee (bias di conferma) e la propensione a comunicare in modo emotivo non sono forse fenomeni preesistenti alla rete, semplicemente amplificati e resi più visibili dagli strumenti digitali? Per approfondire questa prospettiva e bilanciare l’analisi, sarebbe utile esplorare studi nel campo della sociologia dei media, della psicologia sociale e della storia della formazione dell’opinione pubblica, considerando autori come Habermas, che ha definito il concetto di sfera pubblica, o studiosi che si sono occupati delle dinamiche di gruppo e della polarizzazione al di là del contesto digitale.7. La Sfera Pubblica nell’Era Digitale
Il concetto di opinione pubblica è sempre stato difficile da definire in modo chiaro. Per capire come funziona l’opinione pubblica, si può usare un modello chiamato doxasfera. Questo modello è formato da quattro gruppi principali: chi prende le decisioni, i gruppi che fanno pressione, i media (giornali, TV, ecc.) e la gente comune (le moltitudini). Questi gruppi interagiscono tra loro in modo strategico e sono sempre in una specie di conflitto, perché l’opinione pubblica è un insieme di forze e tensioni che cambiano continuamente.Come cambia tutto con internet
Il passaggio al mondo digitale e connesso ha cambiato profondamente questa struttura. Internet è diventato un luogo fondamentale che trasforma il modo di agire di tutti i gruppi. C’è stata una crescita enorme del settore dei media online. Questo cambiamento permette a chi prende le decisioni di comunicare sempre più direttamente con il pubblico, senza dover passare per i media tradizionali come prima. I gruppi che fanno pressione devono fare i conti con nuove figure importanti, come gli influencer digitali. La gente comune, le moltitudini, ora è connessa e molto più attiva, partecipando attivamente alla creazione e diffusione di contenuti, non solo consumandoli.L’emozione prende il sopravvento
Un aspetto cruciale di questo cambiamento è l’aumento dell’emozione nella comunicazione pubblica. Le notizie e le opinioni vengono presentate in modo da colpire subito le emozioni delle persone. Spesso, l’impatto emotivo diventa più importante del ragionamento basato sui fatti. Questo fenomeno è strettamente legato alla crescita del populismo, che usa le emozioni per parlare direttamente alla gente comune. Gli algoritmi delle piattaforme digitali, come i social network, tendono a mostrare di più i contenuti che provocano emozioni forti, perché catturano meglio l’attenzione. I conflitti in questo nuovo spazio pubblico digitale si basano sempre più sulle “notizie-emozioni”. Per questo, si potrebbe pensare di usare il termine “emozione pubblica” al posto di “opinione pubblica”. La capacità di una società di gestire questi conflitti, che sono molto carichi di emozione, influisce su quanto la società stessa riesca a rimanere unita.Ma davvero l’emozione ha soppiantato il ragionamento, o è una diagnosi affrettata che ignora altre cause?
Il capitolo, nel porre l’accento sul dilagare dell’emozione, tocca un punto cruciale, ma rischia di fermarsi alla superficie. Affermare che l’emozione abbia “soppiantato” il ragionamento e proporre di parlare di “emozione pubblica” potrebbe essere una diagnosi affrettata. Non si tratta solo di emozioni, ma di come queste vengono attivate, manipolate e amplificate in un ecosistema digitale complesso. Per andare oltre questa semplificazione, è necessario indagare le radici psicologiche e sociali del fenomeno, studiando come la struttura stessa delle piattaforme e gli incentivi che creano (click, engagement) favoriscano certi tipi di contenuti. Approfondire la psicologia sociale, la sociologia della comunicazione digitale e il design delle piattaforme può offrire una visione più completa. Autori che hanno analizzato la società in rete o la modernità liquida possono fornire il contesto necessario per capire queste dinamiche complesse.Abbiamo riassunto il possibile
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