1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Lettere di prigionieri di guerra italiani” di Leo Spitzer ti porta dritto dentro la Prima guerra mondiale, ma non quella dei generali o dei libri di storia classici. Qui le voci che contano sono quelle dei soldati italiani prigionieri, la gente comune, gli umili, che scrivono lettere a casa dai campi di prigionia. Il libro nasce dal lavoro di censura postale di Spitzer, che invece di limitarsi a controllare, ha capito il valore immenso di queste scritture popolari. È un viaggio nella lingua dei semicolti, un italiano che si mescola al dialetto, pieno di formule fisse, scuse per la scrittura stentata, e un’esagerazione incredibile nei saluti, soprattutto nei baci. Ma oltre alla lingua, queste lettere raccontano la vita vera: la sofferenza della separazione familiare, la forza della memoria che rievoca i giorni felici, l’attesa snervante della pace e il sogno del ritorno a casa. Mostrano le necessità materiali, la fame, la noia della prigionia, ma anche la solidarietà tra compagni. È una storia di sopravvivenza, dove il desiderio di restare vivi spesso supera il patriottismo imposto dall’alto, e dove la censura è un nemico da aggirare con astuzia. Leggere queste lettere significa capire l’esperienza della guerra dal basso, attraverso gli occhi e le parole di chi l’ha subita sulla propria pelle, rivelando un’umanità profonda e resiliente.Riassunto Breve
Le lettere scritte dai soldati italiani prigionieri durante la Prima guerra mondiale, raccolte inizialmente per la censura postale, offrono una prospettiva unica sulla guerra vista dagli umili. Questo approccio si distingue dalla storiografia tradizionale che privilegiava le fonti delle élite. Solo nel secondo dopoguerra si riconosce il valore storico di queste scritture popolari, che rivelano l’esperienza mentale e la partecipazione di milioni di persone al conflitto. L’atto stesso di scrivere, spesso faticoso per persone con poca istruzione, rappresenta un cambiamento sociale. Nelle lettere si osservano formule fisse di apertura e chiusura, ereditate dalla scuola ma mescolate alla lingua popolare, con scuse frequenti per la cattiva scrittura. Le espressioni di affetto sono centrali, con saluti estesi e baci esagerati, descritti con metafore vivide. Ricevere lettere è fondamentale per superare la separazione, vista come un nemico crudele; la lettera è un surrogato della presenza e prova di non essere dimenticati. Il ricordo del passato felice offre conforto e speranza. L’attesa della pace è un desiderio centrale, immaginata come un ritorno idilliaco a casa. Sogni e fotografie sono supporti tangibili per la memoria e per affrontare la lontananza. L’amore per la famiglia è un motore potente; le donne a casa descrivono la vita dei figli, mentre i prigionieri rassicurano i parenti, accettando la guerra come un dato di fatto. La compagnia dei commilitoni è essenziale per il supporto reciproco. La rassegnazione, il fatalismo e la fede religiosa aiutano a sopportare le sofferenze, anche se le privazioni possono mettere in crisi la fede. Le preoccupazioni materiali per la famiglia e i beni (raccolti, animali) sono molto presenti. Le lettere sono piene di richieste di denaro, vestiario e cibo, soprattutto italiano. La fame e la noia sono sofferenze psicologiche profonde della prigionia, che può essere preferita al fronte da alcuni, nonostante le condizioni difficili. Emerge un ingenuo egoismo nelle richieste, ma anche affetto. Per molti soldati, la sopravvivenza è prioritaria sul patriottismo; la disillusione verso la guerra e i leader è diffusa. La censura è un ostacolo, aggirato con stratagemmi. L’umorismo serve da difesa. Le relazioni con le donne sono descritte con varie sfumature, dalla sensualità alla gelosia, con rapporti con donne locali visti come naturali. Un tratto comune è l’ingenuità, una semplificazione della realtà. Lo stile di scrittura popolare è caratterizzato da difficoltà a condensare, ripetizioni, mescolanza di temi, retorica semplice, metafore e proverbi. Le condizioni di prigionia, soprattutto in Austria-Ungheria, sono durissime, con alta mortalità per fame e malattie, aggravate dall’ostilità delle autorità italiane che considerano i prigionieri codardi. La propaganda di entrambe le parti contrasta con la realtà. Nelle lettere emergono sentimenti pacifisti e un senso di umanità condivisa. L’esperienza dei prigionieri viene largamente ignorata in Italia dopo la guerra. L’analisi linguistica di queste lettere rivela l’esistenza di un “italiano popolare” o “dei semicolti”, influenzato dal parlato e dal dialetto, con peculiarità ortografiche e strutturali (come l’uso del “che” generico e la ridondanza), distinto dall’italiano standard e dal dialetto puro, che rappresenta una varietà linguistica con caratteristiche proprie.Riassunto Lungo
1. Scrivere in guerra: La voce degli umili
Il libro “Lettere di prigionieri di guerra italiani” nasce dal lavoro di censura postale svolto da Leo Spitzer per l’esercito asburgico durante la Prima guerra mondiale. Spitzer raccoglie lettere di soldati italiani prigionieri, analizzando la loro lingua e le loro esperienze. Questo lavoro, insieme ad altri studi sull’italiano parlato e sulle espressioni per la fame, esplora la lingua come mezzo di dialogo e resistenza umana contro la violenza e la censura della guerra. L’indagine di Spitzer suggerisce un metodo storico che pone al centro le scritture di soldati semplici e gente comune per comprendere l’evento bellico. Questa prospettiva si contrappone alla storiografia tradizionale, come quella di Adolfo Omodeo, che privilegiava le testimonianze dell’élite colta e considerava le scritture popolari, specialmente quelle che esprimevano rifiuto della guerra o paura, come prive di valore storico. Omodeo vedeva le masse illetterate come un limite inerte, non come attori della storia.Il cambiamento nella storiografia
Paradossalmente, il fascismo mostra un interesse maggiore per le scritture popolari di guerra, sebbene per fini propagandistici. Solo nel secondo dopoguerra, in particolare dagli anni sessanta, cresce l’attenzione per il ruolo delle classi popolari nel conflitto e per le loro voci. La traduzione italiana del lavoro di Spitzer nel 1976 contribuisce a questo cambiamento. Si sviluppa un’idea più ampia della storia della guerra. Questa include la dimensione mentale e l’esperienza dei milioni di protagonisti. La ricerca delle loro scritture, spesso stentate e faticose, rivela lo sforzo compiuto da persone scarsamente scolarizzate per usare la scrittura. Questo ricorso diffuso alla comunicazione scritta da parte di illetterati è un aspetto importante della trasformazione sociale e antropologica causata dalla guerra.La forza della scrittura e il suo valore
La quantità di testimonianze popolari scritte è vasta e continua a emergere. Queste mostrano modelli comunicativi comuni ma anche esperienze personali uniche. La spinta a scrivere nasce dalla percezione della fragilità della vita e dell’enormità degli eventi. Questi creano un abisso tra il mondo conosciuto e la nuova realtà del conflitto. L’opera di Spitzer, nata da un’occasione specifica, mantiene un valore duraturo. Mantiene questo valore per la sua capacità di cogliere l’esperienza umana attraverso la lingua.Davvero possiamo fidarci ciecamente di queste “voci degli umili” per riscrivere la storia della guerra, ignorando le pressioni e le censure che le hanno plasmate?
Il capitolo giustamente sottolinea il valore delle scritture popolari per ampliare la prospettiva storica, ma sorvola sulle cruciali questioni metodologiche legate all’uso di fonti prodotte in contesti di estrema coercizione e censura. Le lettere dei prigionieri, per quanto preziose, non sono resoconti neutrali: sono condizionate dal desiderio di superare la censura, di rassicurare i familiari, o persino di veicolare messaggi impliciti. Ignorare questi filtri significa rischiare di costruire una narrazione basata su fonti parziali o distorte. Per affrontare queste complessità, è indispensabile approfondire la critica delle fonti storiche, studiare la storia della censura militare e analizzare le dinamiche della comunicazione in contesti di prigionia e propaganda.2. Formule, Baci e Scuse: La Lingua delle Lettere Popolari
Le lettere scritte dalla gente comune mostrano una forte tendenza a seguire schemi fissi. Questo si nota soprattutto all’inizio e alla fine dello scritto, dove vengono usate formule prestabilite. Spesso si comincia con frasi come “Vengo con queste due righe onde farti sapere l’ottimo stato della mia salute”. Questa era una formula ereditata dalla scuola, che col tempo ha perso il suo significato originale ed è diventata solo un modo per iniziare la lettera. Queste formule imparate si mescolano alla lingua di tutti i giorni, creando a volte espressioni un po’ insolite o modificate rispetto all’originale.Come Finiscono le Lettere
Anche la parte finale della lettera segue precise regole. C’è sempre l’esigenza di far capire chiaramente che lo scritto è finito. Si trovano spesso formule che cercano un tono elevato, come “vi lascio colla penna ma non col cuore”. Anche queste frasi, prese da un linguaggio più formale o poetico, vengono usate a volte in modo non del tutto corretto. Esistono comunque anche modi più semplici e diretti per chiudere la lettera.Le Scuse per Come Si Scrive
Quasi sempre, chi scrive sente il bisogno di scusarsi per la qualità della sua scrittura. Le ragioni addotte sono varie: la mancanza di istruzione è la più comune, ma si citano anche condizioni difficili al momento di scrivere, come il freddo o la fame. A volte, la scusa è che la lettera non è stata scritta di persona, ma dettata o copiata da qualcun altro. È interessante notare che la parola “calligrafia”, che di solito indica l’arte di scrivere bene, in queste lettere viene usata in modo generico per dire semplicemente “scrittura” o “la lettera stessa”.Saluti e Affetto
Una parte fondamentale delle lettere è dedicata ai saluti, che servono a mostrare affetto. Il tipo di saluto cambia a seconda di quanto si è intimi con il destinatario: per i familiari e le persone più vicine si usano baci e abbracci, mentre per gli altri bastano semplici saluti. Nelle regioni del Sud Italia, i saluti sono spesso molto lunghi e includono tantissime persone, a volte anche figure conosciute nel paese, elencate una per una in modo molto dettagliato. L’affetto si esprime spesso in modo esagerato, soprattutto con i baci. Il numero dei baci offerti raggiunge cifre enormi, come migliaia, milioni, miliardi o persino l’infinito. Per descrivere l’intensità di questi baci, si usano paragoni che vengono dalla vita di tutti i giorni, dal mondo della tecnologia o persino dalla guerra, parlando di baci come un vagone, un treno, un aeroplano o uno shrapnell. L’intensità dell’affetto può essere mostrata anche visivamente, ripetendo le lettere nelle parole o aggiungendo puntini. Oltre ai baci, si trovano anche espressioni di affetto più scherzose o rudi, come pugni o pizzicotti. Esclamazioni come “evviva” vengono aggiunte alla fine per dare più vivacità alla chiusura formale.Un Tono Formale e Rispettoso
Scrivere una lettera, anche se popolare, richiede un certo tono formale e rispettoso. Questo si vede, per esempio, nell’uso frequente della parola “caro” rivolta al destinatario. A volte, nel tentativo di essere più formali o eleganti, chi scrive crea costruzioni di frasi un po’ impacciate o fa inversioni strane. Questo desiderio di mostrare deferenza è una caratteristica ricorrente in queste comunicazioni.Ma è sufficiente descrivere le formule e le scuse senza indagarne a fondo il contesto sociale e psicologico?
Il capitolo offre una descrizione accurata delle convenzioni linguistiche e formali presenti nelle lettere popolari, ma si concentra prevalentemente sul “cosa” e sul “come”, trascurando in parte il “perché” più profondo. Comprendere il significato di formule ereditate, scuse per la scrittura o espressioni affettive esagerate richiede di andare oltre la mera constatazione del fenomeno. È fondamentale indagare il contesto storico-sociale in cui queste lettere venivano prodotte: i livelli di alfabetizzazione, le norme sociali sulla comunicazione scritta, le aspettative del destinatario, il ruolo della lettera come oggetto sociale e non solo veicolo di informazioni. Le scuse, ad esempio, potrebbero non essere solo segno di bassa istruzione, ma anche una strategia retorica o un riflesso dell’ansia legata all’atto di scrivere in un’epoca in cui non era scontato. Per colmare queste lacune, sarebbe utile approfondire gli studi sulla storia sociale della scrittura e della lettura, la storia delle emozioni popolari e l’antropologia linguistica. Autori come Carlo Ginzburg o Roger Chartier offrono spunti preziosi per analizzare i documenti popolari nel loro contesto culturale.3. Il filo della memoria nella separazione
Ricevere una lettera ha un valore enorme, specialmente quando si è costretti a stare lontani a causa della guerra. Ogni lettera porta con sé una gioia intensa, perché è vista come un segno di vita che è riuscito ad attraversare le grandi distanze. È un piccolo prodigio che arriva tra le mani. La lettera diventa quasi un sostituto della persona cara, un modo per sentire la sua presenza fisica e per avere una conversazione a distanza. I caratteri familiari scritti sulla carta appaiono come un segnale luminoso nel buio della separazione.Lottare contro la lontananza con le parole
Al contrario, l’attesa e la mancanza di notizie causano una sofferenza profonda, paragonabile alla fame o alla sete che non si possono placare. La lontananza si presenta come un nemico crudele, che viene costantemente lamentato da chi lo vive. Per questo motivo, le lettere diventano uno strumento essenziale per superare questa distanza che divide. Scrivere e ricevere lettere è un modo per dimostrare fedeltà e per assicurare di non essere dimenticati. Essere dimenticati è una paura molto forte per chi è lontano, e quindi lo scrivere è la prova concreta che la memoria è viva e presente.Il rifugio dei ricordi
In questo contesto, il ricordo del passato assume un ruolo fondamentale per affrontare la situazione. Si richiamano alla mente i giorni felici vissuti insieme, le serate trascorse in compagnia, le feste celebrate e i momenti specifici che hanno segnato la relazione. Vengono in mente anche dettagli minuti, come un bacio dato sotto l’ombrello in un giorno di pioggia o un pasto semplice condiviso. Questi ricordi, che possono essere a volte dolci e pieni di nostalgia, a volte malinconici per ciò che si è perso, creano un forte contrasto con la dura realtà della prigionia o della separazione forzata. Nonostante questo contrasto, offrono un grande conforto interiore e alimentano costantemente la speranza di potersi ricongiungere un giorno nel futuro.Come si spiega l’atteggiamento delle autorità italiane, che sembrano aver abbandonato e persino disprezzato i propri soldati prigionieri, anziché sostenerli?
Il capitolo, pur descrivendo le durissime condizioni dei prigionieri e l’atteggiamento ostile delle autorità italiane, non approfondisce sufficientemente le ragioni politiche e sociali che portarono a considerare i soldati catturati come traditori o codardi, piuttosto che vittime. Per comprendere meglio questa complessa dinamica e il contesto in cui maturò tale visione, sarebbe utile esplorare la storiografia sulla società italiana in guerra e sulla gestione del fronte interno. Approfondimenti su autori come Isnenghi o Procacci possono fornire chiavi di lettura essenziali.11. La Lingua del Popolo Scritta
Le lettere scritte da persone con poca istruzione mostrano un modo di usare la lingua chiamato “italiano popolare” o “italiano dei semicolti”. Questo modo di scrivere non è l’italiano standard che impariamo a scuola e non è nemmeno il dialetto puro, ma si trova spesso a metà strada tra i due.Tracce del Parlato nella Scrittura
Chi scriveva usava molto la lingua parlata e il dialetto della sua zona, e questo si vede chiaramente nella scrittura. Ci sono errori rispetto alle regole di ortografia e punteggiatura. A volte le parole che dovrebbero stare separate vengono unite, come l’articolo o una preposizione attaccati al nome, e altre volte una parola sola viene divisa in modo sbagliato. Anche il modo di scrivere i suoni e l’uso delle lettere maiuscole o degli accenti non è sempre sicuro e corretto.Come Sono Costruite le Frasi
La scrittura assomiglia molto a come si parla, con meno attenzione a organizzare bene le idee come si fa nei testi formali. Le frasi a volte sono corte e semplicemente messe una dopo l’altra, ma ci sono anche frasi più complesse con parti che dipendono da altre. Una cosa che si nota spesso è l’uso della parola “che” per collegare diversi tipi di frasi. Si trovano anche ripetizioni, come quella dei pronomi personali, che sono normali quando si parla in modo informale o nei dialetti.Dialetti e Italiano Colto
Oltre a questo italiano comune, ci sono lettere scritte solo in dialetto. Questo succede soprattutto in alcune zone del nord Italia, come il Veneto, il Friuli e la Sardegna. Invece, le lettere scritte in italiano standard, quello più corretto, sono poche e di solito sono scritte da persone che hanno studiato di più. Il fatto che in alcune aree come Trieste o le zone dell’Istria e della Dalmazia si usasse molto il dialetto è legato a fatti storici specifici e al fatto che lì alcuni dialetti erano considerati importanti.Ma è davvero sufficiente definire “italiano dei semicolti” una varietà linguistica basandosi sulle sue deviazioni dalla norma standard, etichettandole semplicemente come “errori”?
Il capitolo descrive le caratteristiche di questa varietà linguistica, ma l’approccio sembra fortemente orientato sulla norma dell’italiano standard, considerando le differenze come mancanze o “errori”. Questo punto di vista rischia di non cogliere la complessità del fenomeno, che non è solo una questione di “poca istruzione”, ma il risultato di specifici percorsi storici e sociali che hanno portato alla formazione di varietà linguistiche con proprie regole e usi. Per superare questa visione prescrittiva e comprendere appieno l’italiano popolare, è indispensabile rivolgersi alla sociolinguistica e alla dialettologia, discipline che studiano la lingua nel suo contesto sociale e le sue variazioni regionali. Autori come Gaetano Berruto o Francesco Sabatini offrono prospettive che analizzano queste varietà non come semplici deviazioni, ma come sistemi complessi e funzionali nei loro specifici ambiti d’uso. Approfondire il concetto di “continuum” linguistico tra dialetto e italiano standard e le dinamiche di contatto tra le lingue è fondamentale.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]