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Contenuti del libro
Informazioni
“L’età della rivoluzione 1789-1848” di Eric Hobsbawm ti catapulta in un periodo pazzesco, quello in cui il mondo, soprattutto l’Europa, cambia faccia per sempre. Non è solo una storia di date e battaglie, ma di come due forze enormi, la Rivoluzione Industriale partita dalla Gran Bretagna e la Rivoluzione Francese con le sue idee di libertà e uguaglianza, hanno stravolto tutto. Immagina un mondo ancora legato alla terra e ai vecchi signori, che in pochi decenni si ritrova con fabbriche, città che esplodono, nuove classi sociali come la borghesia che fa i soldi e la classe operaia che lotta per sopravvivere. Il libro ti fa capire come queste rivoluzioni abbiano creato il capitalismo moderno, diffuso idee come il nazionalismo e il socialismo, e scatenato ondate di cambiamento politico in tutta Europa fino al 1848. È la storia di una trasformazione sociale e politica radicale, con le sue luci (progresso, nuove idee) e le sue ombre (miseria, sfruttamento), che ha gettato le basi del mondo in cui viviamo oggi, analizzando le tensioni e i conflitti che hanno segnato quest’epoca cruciale.Riassunto Breve
Il mondo intorno al 1780 è prevalentemente agricolo, dominato da aristocrazie terriere e caratterizzato da sistemi economici pre-industriali e comunicazioni lente. Accanto a questa realtà rurale, cresce un settore commerciale e manifatturiero guidato da una borghesia in ascesa, specialmente in Gran Bretagna. Due grandi rivoluzioni trasformano radicalmente questo quadro. La Rivoluzione Industriale, partita dalla Gran Bretagna, rompe i limiti della produzione, generando crescita economica senza precedenti, iniziando con l’industria del cotone e poi espandendosi all’industria pesante con lo sviluppo delle ferrovie. Questa trasformazione economica crea però miseria e malcontento tra i lavoratori. La Rivoluzione Francese, iniziata nel 1789, rappresenta la trasformazione politica e ideologica. Guidata dalla borghesia liberale con il supporto popolare, smantella il sistema feudale, proclama i diritti dell’uomo e la sovranità nazionale. Le guerre rivoluzionarie e napoleoniche diffondono queste idee e istituzioni in Europa. Dopo il 1815, le potenze cercano di restaurare l’ordine, ma lo spirito rivoluzionario persiste, manifestandosi in ondate di rivolte tra il 1815 e il 1848. Emergono movimenti di massa e la classe operaia diventa una forza politica, portando a divisioni tra rivoluzionari moderati e radicali. La terra subisce una trasformazione rivoluzionaria, passando da sistemi feudali a proprietà privata capitalista, spesso peggiorando le condizioni dei contadini. L’industrializzazione procede in modo diseguale, creando una divisione tra paesi industrializzati e dipendenze economiche. La società si trasforma: l’aristocrazia perde potere a favore della borghesia, il cui successo dipende da talento e ricchezza. Si aprono nuove strade per l’ascesa sociale negli affari, nelle professioni e nella burocrazia basata sul merito. Tuttavia, per la massa dei poveri, le condizioni di vita e lavoro nelle città industriali sono terribili, portando alla nascita di una coscienza di classe operaia e movimenti di protesta. La religione rimane importante per le masse, offrendo comunità e speranza, mentre le Chiese tradizionali faticano ad adattarsi. Parallelamente, si affermano ideologie laiche come il liberalismo borghese e il socialismo, che analizza le contraddizioni del capitalismo. Le arti e le scienze fioriscono, influenzate dalle rivoluzioni e dal Romanticismo. Entro il 1848, il mondo è profondamente cambiato, con aumenti demografici, urbani e produttivi, ma anche con persistente povertà e disuguaglianza. La struttura sociale vede ancora una maggioranza contadina, ma la classe lavoratrice urbana cresce. Politicamente, le monarchie persistono, ma emergono stati nazionali e costituzioni borghesi, spesso timorose della democrazia. Il mondo si trova in un equilibrio instabile: le forze di cambiamento sono potenti, ma le vecchie strutture resistono. La crisi economica e la carestia del 1845-48 aggravano le tensioni, portando a un presentimento di rivoluzione sociale. Le rivoluzioni del 1848 scoppiano come insurrezioni delle classi lavoratrici urbane, che chiedono un nuovo stato e una nuova società.Riassunto Lungo
1. L’alba della duplice rivoluzione
Intorno al 1780, il mondo era per lo più un luogo rurale. La maggior parte delle persone viveva legata alla terra, seguendo sistemi economici che esistevano prima dell’industria moderna. Le comunicazioni erano lente e difficili, facendo sembrare il mondo molto vasto, anche se le aree realmente conosciute erano limitate. La società era organizzata in modo rigido, con nobili e signori feudali al potere. La proprietà della terra era la base della forza e della ricchezza. C’erano diversi modi in cui la terra veniva lavorata e le persone sfruttate: dalla schiavitù nelle colonie, alla servitù della gleba nell’Europa dell’est, fino a sistemi di affitto e diritti feudali nell’Europa occidentale.Nuove forze in crescita
Accanto a questo mondo agricolo, stava crescendo un settore legato al commercio e alla produzione di beni. Questo settore era pieno di energia, grazie a mercanti e a una classe media, la borghesia, che diventava sempre più importante. Questo sviluppo era particolarmente forte in Gran Bretagna. Qui, l’agricoltura era già orientata a vendere i prodotti sul mercato, e le decisioni politiche favorivano gli affari. Le idee dell’Illuminismo, basate sulla ragione, sul progresso e sulla libertà di ogni persona, davano una base ideale a queste nuove classi sociali.La Rivoluzione Industriale
Due grandi cambiamenti iniziarono a trasformare profondamente questo quadro. La Rivoluzione Industriale, partita dalla Gran Bretagna, superò i limiti di quanto si poteva produrre prima, portando a una crescita dell’economia mai vista. L’industria del cotone fu la prima a usare le macchine su larga scala, spinta dalla richiesta dei mercati nelle colonie. Questo generò enormi guadagni e richiese molti investimenti e lavoratori. Più tardi, la costruzione delle ferrovie creò una forte domanda per l’industria pesante, come quella del ferro e del carbone, e assorbì il grande capitale che era stato accumulato. Questa trasformazione economica, però, ebbe anche conseguenze pesanti per la società, causando povertà e scontento tra i lavoratori.La Rivoluzione Francese
Quasi nello stesso periodo, la Rivoluzione Francese, iniziata nel 1789, portò un cambiamento radicale nella politica e nelle idee. Nacque dalla crisi del vecchio sistema di governo e dalla reazione dei nobili. Fu guidata dalla borghesia che credeva nelle libertà, con l’appoggio delle classi popolari, come i lavoratori di città (sans-culottes) e i contadini. Questa rivoluzione proclamò che tutti gli uomini hanno diritti, che il potere appartiene al popolo (sovranità nazionale) e che tutti sono uguali davanti alla legge. Smantellò il sistema feudale. La guerra contro gli altri stati europei rese la rivoluzione più estrema, portando alla Repubblica guidata dai giacobini e al periodo del Terrore, che mobilitò tutte le risorse del paese per difendersi. Anche se i giacobini caddero, la rivoluzione rafforzò i principi della borghesia e creò uno stato nazionale forte. Sotto Napoleone, le sue leggi e idee si diffusero in gran parte d’Europa. Queste due rivoluzioni, sebbene diverse, agirono insieme per dare forma al mondo del XIX secolo.Il capitolo descrive l’alba del mondo moderno, ma questo “mondo” era forse solo l’Europa?
Il capitolo presenta le Rivoluzioni Industriale e Francese come le forze primarie che hanno plasmato il XIX secolo, concentrandosi quasi esclusivamente su Gran Bretagna e Francia. Questo approccio, pur fondamentale per l’analisi interna di questi eventi, rischia di trascurare altri processi significativi e le interconnessioni globali che stavano avvenendo contemporaneamente in altre parti del pianeta. Per ottenere una visione più completa, è utile esplorare la storia globale del periodo, considerando le dinamiche in Asia, Africa e nelle Americhe, e come queste interagivano con i cambiamenti europei, influenzandoli e venendone influenzate a loro volta. Approfondire autori come C.A. Bayly può offrire prospettive che integrano la narrazione europea in un contesto mondiale più ampio e complesso.2. L’Eredità Rivoluzionaria e le Onde di Cambiamento
Tra il 1792 e il 1815 l’Europa è attraversata da guerre quasi continue. Questi scontri nascono dalla Rivoluzione Francese e mettono di fronte non solo stati, ma anche diversi modi di organizzare la società. La Francia rivoluzionaria, con un esercito nuovo e pieno di entusiasmo, vince molte battaglie. Così diffonde le sue idee e le sue leggi, come l’abolizione del feudalesimo e nuovi codici civili. I cambiamenti politici e territoriali che avvengono, ad esempio la riorganizzazione degli stati in Germania e Italia, spesso restano validi anche dopo che la Francia viene sconfitta. Intanto, la Gran Bretagna diventa sempre più potente sul mare e nell’economia.Dopo il Caos: La Ricerca di un Nuovo Ordine
Dopo il 1815, le nazioni che hanno vinto cercano di riportare la stabilità in Europa e di evitare nuove rivolte. Creano un sistema in cui le grandi potenze si bilanciano tra loro. La mappa dell’Europa viene ridisegnata tenendo conto di questo equilibrio, senza dare peso ai desideri dei popoli di avere una propria nazione. Nonostante questi tentativi di fermare il cambiamento, le idee rivoluzionarie nate nel 1789 continuano a circolare. Tra il 1815 e il 1848 scoppiano diverse rivoluzioni in molti paesi europei.Le Forze Rivoluzionarie e la Spinta del 1848
Questi movimenti rivoluzionari, all’inizio, si organizzano in gruppi segreti e prendono spunto dai modelli francesi, che possono essere liberali, democratici o socialisti. Dopo il 1830, mentre il sistema economico basato sul profitto si sviluppa, nascono grandi movimenti popolari e i lavoratori diventano una forza politica importante. C’è una divisione tra chi vuole cambiare le cose in modo moderato e chi in modo più radicale, soprattutto su quanto coinvolgere la gente comune e su come affrontare i problemi sociali. Anche se ci sono differenze tra i vari paesi, i rivoluzionari si sentono uniti a livello internazionale e spesso si aiutano stando lontani dalla loro patria. Le rivoluzioni del 1848 mostrano quanto fosse diffuso il desiderio di cambiare e le tensioni tra i diversi gruppi che spingevano per la trasformazione.Ma come si può analizzare il periodo pre-1848 senza affrontare la complessa e spesso conflittuale relazione tra le diverse “onde di cambiamento” – liberalismo, democrazia, socialismo – e le nascenti aspirazioni nazionali dei popoli, che il capitolo menziona quasi separatamente?
Il capitolo descrive correttamente la persistenza delle idee rivoluzionarie e il tentativo di restaurazione post-1815, ma non approfondisce sufficientemente il modo in cui le diverse correnti ideologiche (liberali, democratiche, socialiste) si intrecciarono con le spinte nazionalistiche, spesso in maniera contraddittoria. Le rivoluzioni del 1848, ad esempio, furono un mix esplosivo di richieste costituzionali, sociali e nazionali. Ignorare questa interazione dinamica e le tensioni che ne derivavano rischia di offrire un quadro incompleto delle forze in gioco. Per una comprensione più articolata, è utile esplorare la storia del nazionalismo moderno e le sue intersezioni con le ideologie politiche ottocentesche, consultando autori che hanno studiato questi fenomeni come Hobsbawm o Mosse.3. La Terra Trasformata e le Nazioni che Nascono
Il periodo tra il 1789 e il 1848 è un’epoca di grandi cambiamenti, segnata da quella che viene definita la duplice rivoluzione.La Terra Cambia Proprietà e Struttura
La terra subisce una trasformazione profonda, passando da sistemi basati su legami feudali o proprietà comuni a una struttura di proprietà privata di tipo capitalista. Questo avviene abolendo gli obblighi feudali e mettendo in vendita le terre appartenute alla Chiesa o alle comunità. Il processo non è uguale ovunque: in Inghilterra si affermano grandi proprietari terrieri con lavoratori pagati, in America prevalgono i coltivatori che possiedono la terra, mentre in Prussia i signori feudali si trasformano in imprenditori capitalisti. Spesso, queste trasformazioni peggiorano la vita dei contadini, che reagiscono difendendo le vecchie usanze, la religione o il sovrano. In luoghi come l’India e l’Irlanda, gli effetti sono molto negativi, portando anche alla scomparsa delle attività artigianali locali.Lo Sviluppo Industriale e le Sue Conseguenze
Anche l’industrializzazione procede in modo non uniforme nel mondo. Entro il 1848, solo la Gran Bretagna può dirsi pienamente industrializzata. Altri paesi iniziano a svilupparsi, soprattutto dopo il 1830. Si assiste a una crescita della popolazione, a miglioramenti nei trasporti come strade, canali e le prime ferrovie, e a un aumento del commercio e degli spostamenti di persone. Questo crea una divisione netta: da un lato ci sono i paesi industrializzati, dall’altro quelli che diventano dipendenti economicamente, incapaci di competere. La Francia, ad esempio, ha uno sviluppo industriale più lento a causa della sua società ancora molto legata all’agricoltura. Gli Stati Uniti, invece, crescono rapidamente grazie alle loro risorse naturali e all’arrivo di immigrati. Questa differenza tra aree “avanzate” e “indietro” disegna la mappa del mondo di quel tempo.La Nascita dei Movimenti Nazionalisti
Dopo il 1830, prendono forza i movimenti nazionalisti. Sono spesso guidati da persone della classe media e da intellettuali. Questi gruppi promuovono l’uso delle lingue nazionali e l’istruzione come elementi fondamentali per costruire un’identità comune. Il nazionalismo si presenta in forme diverse. A volte è legato a resistenze basate sulla religione o sulle tradizioni locali. Altre volte è influenzato o addirittura imposto da potenze straniere, come si vede nell’esempio dell’Egitto.Ma l’introduzione di “numeri e statistiche” nell’analisi sociale, in un’epoca dominata da passioni e ideologie, non rischia di essere un anacronismo o, peggio, una semplificazione eccessiva del dibattito?
Il capitolo accenna all’uso di strumenti quantitativi per analizzare la società, ma non chiarisce quanto questo approccio fosse effettivamente centrale o accettato nel vivo scontro tra liberalismo, socialismo e le altre correnti. Per capire meglio questo aspetto, sarebbe utile approfondire la storia della statistica e delle scienze sociali nel XIX secolo, indagando come i diversi pensatori e movimenti politici recepirono o rifiutarono l’idea di un’analisi “scientifica” della società. Si potrebbe esplorare il lavoro di precursori della sociologia o dell’economia quantitativa, ma anche le critiche mosse a tali metodi da chi privilegiava l’analisi storica, filosofica o morale. Approfondire autori come Comte (per la sociologia positivista) o i primi economisti socialisti che rispondevano a Smith e Ricardo potrebbe fornire un quadro più completo.6. L’Europa sull’orlo del cambiamento
Cinquant’anni dopo la Rivoluzione Francese, l’Europa e il mondo intero sono profondamente cambiati. Un’ondata di progressi economici e tecnici ha portato a crescite enormi: le aree conosciute si espandono, le comunicazioni migliorano, la popolazione aumenta, le città diventano più grandi, la produzione industriale e il commercio internazionale raggiungono livelli mai visti. Anche scienza e cultura fanno passi da gigante, con invenzioni che semplificano la vita di tutti i giorni. Eppure, questa crescita nasconde un lato problematico. La Rivoluzione Industriale, pur portando ricchezza, crea per molti condizioni di vita difficili e misere, specialmente nelle nuove città industriali. La povertà rimane un problema diffuso, e per chi lavora, le condizioni materiali spesso non migliorano, a volte peggiorano.Cambiamenti nella società
La società europea è ancora in gran parte contadina, ma le città crescono velocemente. Sistemi antichi come la schiavitù e la servitù della gleba stanno scomparendo in molte regioni, anche se la schiavitù aumenta in altre aree, come nel sud degli Stati Uniti. L’antica nobiltà mantiene la sua ricchezza, ma dipende sempre più dai nuovi ricchi borghesi. I ceti medi si allargano, ma non sono ancora la forza dominante. La classe operaia, nata con l’industria, aumenta rapidamente di numero e importanza, anche se è ancora una minoranza e spesso poco organizzata.Il quadro politico
Sul piano politico, molti paesi sono ancora governati da monarchie, anche se in alcune nazioni europee esistono monarchie con costituzioni. Nuovi stati nascono da movimenti rivoluzionari. Gli Stati Uniti, in particolare, si espandono enormemente. Dopo il 1830, in Europa occidentale si diffondono costituzioni di tipo liberale, volute dalla borghesia. Queste costituzioni, però, sono spesso molto rigide e non favoriscono la partecipazione popolare, temendo le idee democratiche più radicali.Squilibrio e crisi
Questa rapida trasformazione economica e sociale crea un forte squilibrio. Le vecchie strutture politiche e sociali faticano ad adattarsi alla velocità del cambiamento. Sistemi come la schiavitù, la servitù, il potere delle vecchie aristocrazie e le monarchie assolute appaiono sempre più superati e destinati a scomparire. Le persone comuni, influenzate dalle idee rivoluzionarie, prendono maggiore coscienza politica e iniziano a chiedere di partecipare alla vita pubblica. Questa tensione latente è peggiorata da una grave crisi economica e da una grande carestia che colpiscono l’Europa tra il 1845 e il 1848. Disoccupazione e aumento dei prezzi mettono a dura prova le famiglie, specialmente quelle dei lavoratori. La mancanza di flessibilità dei governi esistenti, come quello francese, impedisce di trovare soluzioni e aumenta il malcontento generale.Verso la rivoluzione
La combinazione di crisi economica e governi incapaci di rispondere crea una situazione esplosiva. In diverse parti d’Europa si manifestano segnali di protesta e ribellione. L’aria è carica di un presentimento: l’idea di una rivoluzione sociale imminente si diffonde ovunque, percepita da tutti, ricchi e poveri. Quando la rivoluzione scoppia nel 1848, è soprattutto un’insurrezione delle classi lavoratrici delle città. È la loro spinta che riesce a rovesciare i vecchi sistemi di potere e a portare avanti la richiesta di costruire un nuovo tipo di stato e una società diversa.Se, come afferma il capitolo, le rivoluzioni del 1848 furono “soprattutto un’insurrezione delle classi lavoratrici delle città”, come si concilia questa visione con la partecipazione di altri ceti sociali e le molteplici istanze (liberali, nazionali) che animarono quei moti in tutta Europa?
Il capitolo offre una lettura interessante delle cause economiche e sociali che portarono alle rivoluzioni del 1848, ponendo l’accento sul ruolo delle classi lavoratrici urbane. Tuttavia, limitare l’analisi a questa prospettiva rischia di semplificare eccessivamente un fenomeno storico estremamente complesso e variegato. Le rivoluzioni del Quarantotto non furono un blocco unico, ma una serie di moti che scoppiarono in contesti diversi, con attori sociali eterogenei (borghesia liberale, intellettuali, studenti, contadini in alcune aree) e obiettivi che spaziavano dalla richiesta di costituzioni e libertà politiche (istanze liberali) alle aspirazioni di unificazione o indipendenza nazionale (istanze nazionali), oltre, naturalmente, alle rivendicazioni sociali. Per comprendere appieno la portata e la complessità di questi eventi, è fondamentale approfondire la storia specifica delle rivoluzioni nei diversi paesi europei e studiare il ruolo giocato dai vari gruppi sociali e dalle diverse ideologie politiche in gioco. Un confronto con le opere di storici che hanno analizzato in profondità il periodo, come quelle di Hobsbawm o Sperber, può fornire una visione più articolata.Abbiamo riassunto il possibile
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