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“L’eresia dei pauliciani. Dualismi religioso e ribellione dell’Impero Bizantino” di Stefano Fumagalli ti porta nel cuore di uno dei conflitti più affascinanti e meno conosciuti della storia bizantina. Questo libro esplora la complessa vicenda dei Pauliciani, un movimento religioso considerato eretico dall’Impero Bizantino, che non fu solo una sfida teologica ma una vera e propria ribellione militare e politica. Scoprirai come questa setta, caratterizzata da un dualismo religioso che vedeva un Dio buono e un Dio malvagio creatore del mondo, e dal rifiuto di icone, sacramenti e gerarchie ecclesiastiche, si sviluppò nelle aree di frontiera dell’Impero, in particolare nella chora bizantina in Anatolia. Il testo analizza le diverse fonti storiche, spesso contrastanti, che rendono l’origine e la dottrina pauliciana un vero enigma. Vedremo come i Pauliciani non solo resistettero alle persecuzioni imperiali, ma crearono centri autonomi e si scontrarono militarmente con Bisanzio, a volte alleandosi con i nemici esterni. Il libro traccia anche i possibili legami e l’eredità di questo movimento, esplorando la sua relazione con altre eresie dualistiche come i T’ondrakiani in Armenia e i Bogomili nei Balcani. È un viaggio nella storia bizantina, tra fede, potere, frontiere e la persistenza di idee non conformiste.Riassunto Breve
L’impero romano cristiano si vede come eterno e protetto da Dio, con l’imperatore che è sia capo politico che religioso, custode dell’ortodossia definita dal credo niceno. Eresia e magia sono considerate minacce gravi, viste come follia o opera del diavolo, e la legge imperiale le condanna. Nonostante l’ideale di unità, la storia imperiale è piena di conflitti interni legati alla religione. L’autorità imperiale sulla fede porta a scontri con figure ecclesiastiche. Le eresie sono viste come divisioni dannose per la Chiesa. Esistono diverse sette, alcune antiche, altre più recenti e diffuse, come i Pauliciani e i Bogomili. L’eresia si lega spesso a problemi politici e militari. La magia e l’astrologia sono proibite e associate alle eresie; accuse di stregoneria vengono usate contro i dissidenti. Si sospetta che alcuni gruppi, come Ebrei o Athinganoi, abbiano poteri magici. I Pauliciani diventano una minaccia militare, organizzandosi e combattendo contro l’impero, a volte alleandosi con nemici esterni e mostrando grande valore. La persecuzione porta alla creazione di un loro stato autonomo. La crisi iconoclasta è un altro grande conflitto religioso interno. L’impero affronta anche minacce esterne, ma mantiene capacità militari. Le minoranze non cristiane sono viste con sospetto. L’origine delle eresie è legata al territorio. Il Paulicianesimo nasce nelle aree rurali orientali dell’impero, la chora, zone vaste e isolate colpite da crisi. Queste aree di confine, tra Bizantini e Islamici, sono teatro di guerriglia. La vita di frontiera influenza la cultura locale, come forse nel poema Digenis Akritas. I Pauliciani combattono in modo simile ai Bizantini, alleandosi con emiri e compiendo incursioni audaci. Nelle regioni orientali persistono forme di non conformismo religioso, con possibili legami tra Paulicianesimo e gruppi successivi come Aleviti e Bektashi. Gli eretici usano la dissimulazione per nascondere le loro credenze. L’origine e la natura dei Pauliciani sono incerte per via delle fonti diverse. Le fonti greche li descrivono con un forte dualismo, iconoclastia e rifiuto della Chiesa. Le fonti armene suggeriscono un’origine legata all’opposizione alla Chiesa armena e una dottrina iniziale adozionista. Si ipotizza un’evoluzione dottrinale verso il dualismo, forse influenzato dal Marcionismo. Le fonti arabe li associano a Paolo di Samosata ma accennano a elementi dualistici o gnostici. Le autorità bizantine li etichettano spesso come Manichei, un dualismo radicale, mentre il dualismo pauliciano sembra più moderato. L’uso del termine “manicheo” potrebbe essere una classificazione generica o una strategia. La questione di un insegnamento segreto rimane irrisolta. Il dualismo è una categoria diffusa nel pensiero religioso. I Pauliciani sono un movimento cristiano con tendenze dualistiche, che privilegiano la lettura diretta delle Scritture, specialmente Paolo. La loro storia è segnata dai rapporti con Bisanzio, tra persecuzioni, tolleranza e alleanze. Sviluppano forza militare e centri autonomi. Dopo sconfitte, gruppi pauliciani si spostano nei Balcani, a Filippopoli, entrando in contatto con i Bogomili e missioni cattoliche. Mantengono una identità specifica, con un dialetto bulgaro che conserva tratti arcaici e influenze armene. Le fonti descrivono la dottrina pauliciana come dualistica: un Dio creatore malvagio (Antico Testamento) e un Dio superiore buono. Gesù è un inviato del Dio buono, con un corpo non materiale (docetismo); la sua sofferenza non è redenzione. Rifiutano l’Antico Testamento, i profeti, la Vergine Maria, la croce, angeli, santi, immagini sacre e la maggior parte dei sacramenti. La preghiera è l’unico contatto con il Dio buono. Accettano Vangeli, Atti e lettere di Paolo, dando grande importanza a Sergio-Tichico e all’Apostolo Paolo. Le origini sono legate a movimenti in area armena e siriaca, con influenze da Marcionismo, Massalianismo e Adozionismo. Non hanno una gerarchia sacerdotale; ogni fedele ha accesso alla verità. In Armenia, emerge la setta dei T’ondrakiani, dualisti e oppositori della Chiesa armena, con ribellioni sociali. Un testo chiave, “La chiave della Verità”, descrive battesimo per immersione e antitrinitarismo, ma la sua datazione è dibattuta. Nei Balcani, si indaga il rapporto tra Paulicianesimo e Bogomilismo. Le fonti bizantine del X secolo descrivono i Bogomili come un mix di elementi pauliciani e manichei/messaliani, pur distinguendoli. Il Bogomilismo in Bulgaria ha un dualismo marcato, rifiuta sacramenti e gerarchia, pratica un battesimo spirituale (teleiosis). La ricerca recente mette in discussione una filiazione diretta, considerando influenze diverse (manichee, iraniche, pagane). Il concetto di eresia è definito dagli oppositori; i Pauliciani si chiamavano “Cristiani”. L’idea di eresia si sviluppa nel Cristianesimo antico per distinguere posizioni devianti. Oggi, l’eresia è vista anche come libertà. Il dualismo e idee simili a quelle pauliciane, come il rifiuto del tragico in Cristo e una visione incorporea, si ritrovano nel pensiero contemporaneo. Esiste una relazione storica tra Paulicianesimo e Bogomilismo, anche se la connessione genetica diretta è dibattuta. Le autorità bizantine mostrano confusione nell’identificare i gruppi dualisti. Il Bogomilismo si distingue per un dualismo più marcato e una forte componente ascetica e missionaria con risvolti sociali. La sua genesi è complessa, non solo derivazione dal Paulicianesimo.Riassunto Lungo
1. La Guerra dell’Impero Contro Eresia e Magia
L’impero dei Romani cristiani si considera eterno e invincibile, erede di Roma non solo nel nome ma anche negli oggetti sacri che crede gli garantiscano protezione. L’imperatore è visto come un re-sacerdote, un protettore della fede e una legge vivente, con una missione divina nel mantenere l’unità religiosa. Nonostante questo ideale di armonia tra potere imperiale e Chiesa, la storia dell’impero è segnata da frequenti conflitti interni e ribellioni religiose. L’imperatore ha l’autorità di vigilare sulla fede, ma questo porta spesso a scontri con vescovi e monaci. Le eresie, ovvero le dottrine considerate non ortodosse, sono viste come fratture pericolose per il corpo della Chiesa e per l’unità dell’impero stesso.Le diverse forme di eresia
Esistono numerose sette eretiche che mettono in discussione l’ortodossia definita dalla legge imperiale, basata sul credo niceno. Alcune sono antiche e persistono in aree periferiche dell’impero, come i Montanisti o i Quartodecimani. Altre, come i Pauliciani o i Bogomili, rappresentano movimenti più recenti e spesso più diffusi. L’eresia non è considerata solo una questione spirituale o teologica, ma si lega frequentemente a problemi politici e militari, diventando una minaccia all’ordine stabilito.Magia e accuse di eresia
La magia, chiamata goeteia, e l’astrologia sono severamente condannate sia dalla legge civile che dalla Chiesa. Sono considerate pratiche diaboliche e pericolose. Le eresie vengono frequentemente associate alla magia, e le accuse di stregoneria sono usate come arma potente contro i dissidenti religiosi e politici per delegittimarli e perseguitarli. Si diffonde la credenza che certe popolazioni o sette, come gli Ebrei o gli Athinganoi, possiedano poteri magici, alimentando il sospetto nei loro confronti.I Pauliciani: una minaccia militare
Alcune eresie, in particolare il Paulicianesimo, non rimangono confinate alla sfera religiosa ma diventano una vera e propria minaccia militare per l’impero. I Pauliciani si organizzano militarmente, combattono contro le truppe imperiali e a volte si alleano con i nemici esterni dell’impero, dimostrando un forte fanatismo e notevole valore bellico sui campi di battaglia. L’imperatore Costantino V arrivò persino a utilizzare truppe pauliciane, nonostante l’opposizione degli iconoduli, coloro che veneravano le immagini sacre. La persecuzione dei Pauliciani porta alla creazione di un loro stato separatista, un’ulteriore spina nel fianco dell’impero.La grande crisi iconoclasta
La crisi iconoclasta, durata dal 726 all’843, è un esempio lampante di un conflitto religioso interno su larga scala che scuote l’impero fin dalle fondamenta. Questa disputa riguarda la legittimità della venerazione delle immagini sacre e quasi provoca uno scisma all’interno della Chiesa. La vittoria finale degli iconoduli nell’843 viene celebrata come un trionfo decisivo sull’eresia, segnando la fine di un lungo e travagliato periodo di divisione interna.Minacce esterne e minoranze
Oltre ai conflitti interni legati a eresie e magie, l’impero affronta costantemente minacce esterne da parte di popoli e stati confinanti, ma riesce a mantenere una forte capacità organizzativa e militare per difendersi. Le minoranze non cristiane presenti all’interno dei confini imperiali, come gli Ebrei, sono guardate con sospetto dalla maggioranza cristiana e dalle autorità, considerate potenziali fonti di problemi interni e di disordine.Il capitolo ci racconta la storia dal punto di vista dell’Impero, ma cosa ci sfugge della prospettiva di eretici e maghi?
Il capitolo descrive efficacemente come l’Impero romano cristiano percepisse e combattesse eresie e magia, inquadrandole come minacce all’unità religiosa e politica. Tuttavia, concentrandosi quasi esclusivamente sulla reazione imperiale, rischia di presentare una visione unilaterale. Per comprendere appieno il fenomeno, sarebbe cruciale esplorare le motivazioni interne, le dottrine specifiche e le condizioni sociali che diedero origine a questi movimenti e pratiche, andando oltre le accuse e le condanne ufficiali. Approfondire la storia sociale del periodo e la storia delle religioni, cercando fonti che, pur filtrate, possano offrire scorci sul punto di vista dei gruppi perseguitati, può arricchire notevolmente la comprensione. Autori che si sono dedicati allo studio delle minoranze e del dissenso religioso nell’Impero Bizantino possono fornire prospettive alternative.2. La frontiera e l’eresia nella chora bizantina
Un’eresia religiosa come il Paulicianesimo nasce legata al luogo in cui si sviluppa. Questa eresia sorge nelle campagne dell’impero bizantino orientale, un’area vasta e spesso isolata, nota come chora. Tra il VII e il X secolo, l’impero bizantino vive momenti difficili, dovendo affrontare crisi militari e politiche e difendersi su molti fronti. Nonostante queste sfide, l’esercito bizantino si riorganizza in modo efficace, adottando sistemi come i themata e i tagmata per migliorare la difesa del territorio.Mentre le città mantengono una certa importanza culturale, la vita nella chora è meno conosciuta e documentata. In alcune zone rurali si assiste a un calo della popolazione e a una minore produzione agricola, segno di una certa regressione. Il paesaggio rurale è fatto di piccoli villaggi, chiamati chorion, dove la vita si basa sulla comunità e su piccole proprietà terriere.È proprio in queste aree agricole e pastorali dell’Anatolia orientale che il Paulicianesimo si afferma con forza. La sua presenza è particolarmente forte nelle terre di confine tra l’impero bizantino e i potentati islamici. Qui, i Pauliciani fondano città che diventano loro centri di potere e resistenza, come Tefrice e Amara. Queste regioni, spesso montuose, offrono un rifugio naturale e punti strategici per difendersi dalle incursioni e dalle campagne militari dell’impero.La vita sulla frontiera
La zona di confine, chiamata Thugur dai Bizantini e al-ʿAwāṣim dagli Arabi, è un luogo di scontro continuo e di tensione costante. Qui non si combattono grandi battaglie in campo aperto, ma prevale una guerriglia fatta di incursioni rapide e imboscate, tattiche ben descritte nei trattati militari bizantini dell’epoca. Questo ambiente di frontiera è abitato da figure particolari: i guerrieri bizantini incaricati della difesa dei confini, chiamati akritai, e i combattenti islamici e pauliciani noti come ghazi, spesso animati da fervore religioso.La vita intensa e pericolosa di confine si riflette nella letteratura, come nel poema epico Digenis Akritas. Questa opera narra le avventure di un combattente che ha origini sia bizantine che arabe, simbolo della mescolanza culturale tipica di queste aree. Alcuni studiosi pensano che personaggi del poema, come Karoes e Chrysocheres, possano essere ispirati a capi pauliciani reali, come Karbeas e Chrysocheir. Questo suggerisce che il poema possa catturare lo spirito di indipendenza dalla capitale che era tipico di chi viveva in queste zone di frontiera, lontane dal controllo centrale.Le azioni militari dei Pauliciani
I Pauliciani combattono in modo simile all’esercito bizantino e spesso si alleano con emiri islamici contro l’impero, sfruttando le rivalità regionali. Sono capaci di portare avanti offensive audaci, spingendosi in profondità nel territorio bizantino, anche se subiscono sconfitte in risposta alle campagne imperiali. Hanno però ottenuto anche vittorie importanti, riuscendo a conquistare città strategiche come Ankara ed Efeso, dimostrando la loro forza militare. La loro presenza come combattenti è documentata anche in scontri successivi, per esempio contro i Crociati nel 1097, a testimonianza della loro persistenza come forza militare nella regione.Legami con altri gruppi e pratiche religiose
Nelle regioni orientali dell’impero, diverse forme di credenze religiose non ufficiali continuano a esistere e a evolversi nel tempo. Alcune teorie suggeriscono possibili legami o influenze storiche tra il Paulicianesimo e gruppi religiosi nati in seguito, come gli Aleviti e i Bektashi. Questi gruppi successivi si trovano spesso nelle stesse aree geografiche in cui il Paulicianesimo era diffuso e spesso praticano forme di sincretismo, mescolando elementi di diverse tradizioni religiose e culturali. Le persone considerate eretiche dalle autorità, inclusi i Pauliciani, spesso usano la dissimulazione per nascondere le proprie vere credenze e pratiche religiose, un modo per sopravvivere in un ambiente ostile.Il capitolo afferma che l’eresia Pauliciana nasce ‘legata al luogo’, ma come ci spiega precisamente in che modo le specifiche condizioni della chora e della frontiera abbiano plasmato la dottrina di questa eresia, e non solo la sua sopravvivenza militare?
Il capitolo descrive efficacemente l’ambiente geografico e militare in cui il Paulicianesimo si sviluppa e agisce, ma il nesso causale tra queste condizioni esterne e la natura intrinseca dell’eresia (le sue specifiche credenze, la sua teologia, il suo appello alle popolazioni locali) non è pienamente esplicitato. Per comprendere meglio come l’ambiente di frontiera e la vita nella chora abbiano potuto influenzare la formazione dottrinale e non solo la logistica di un movimento ereticale, sarebbe utile approfondire la storia delle idee religiose in contesti marginali e di conflitto. Discipline come la storia sociale delle religioni e la storia intellettuale bizantina possono fornire strumenti per analizzare come le condizioni materiali e sociali interagiscano con lo sviluppo delle credenze. Approfondire autori che trattano delle eresie orientali e della vita nelle province bizantine, come Paul Magdalino o Peter Brown, potrebbe aiutare a colmare questa lacuna.3. Enigma Pauliciano: Fonti Diverse e Dualismo Conteso
L’origine e la vera natura dei Pauliciani non sono chiare. Le fonti storiche che parlano di loro sono principalmente greche e armene, e offrono visioni diverse che rendono difficile avere un quadro completo e certo.Le Fonti Principali e le Loro Visioni
Le fonti greche, come lo scritto di Pietro di Sicilia, descrivono i Pauliciani con caratteristiche precise: un forte dualismo nella loro fede, il rifiuto delle immagini sacre (iconoclastia) e l’opposizione alle gerarchie della Chiesa ufficiale. Le fonti armene, invece, presentano un’origine diversa, legata all’opposizione contro l’influenza greca sulla Chiesa Armena. Secondo queste fonti, la dottrina iniziale era di tipo adozionista, attribuita ai seguaci di Paolo di Samosata.Evoluzione della Dottrina e Altre Testimonianze
È possibile che la dottrina dei Pauliciani sia cambiata nel tempo. Alcuni studiosi ipotizzano un passaggio da posizioni adozioniste a una forma di dualismo, forse influenzato dal pensiero marcionita. Anche le fonti arabe parlano dei Pauliciani, spesso identificandoli con i seguaci di Paolo di Samosata. Queste fonti accennano anche a un livello di insegnamento più interno o segreto, che includerebbe elementi dualistici, gnostici e forse legati a culti delle stelle, come quelli praticati dai Sabei di Harran.Il Confronto con il Manicheismo
Le autorità bizantine spesso definivano i Pauliciani come Manichei. Il Manicheismo è una religione dualista che crede nell’esistenza di due principi eterni e opposti: il Bene (Luce) e il Male (Tenebra). Il dualismo dei Pauliciani, per come viene descritto dalle fonti, sembra però meno rigido. Non postula due principi eterni, ma piuttosto un principio ribelle (come un angelo o un arconte) che crea il mondo materiale, visto come imperfetto ma non completamente estraneo al Dio supremo. L’uso del termine “manicheo” da parte bizantina potrebbe essere stato un modo generico per classificare chiunque avesse idee dualiste o una strategia per associarli a un’eresia molto perseguitata.La Questione dell’Insegnamento Segreto
La possibilità che i Pauliciani avessero un insegnamento segreto o esoterico, come suggerito da alcune fonti, è una questione ancora aperta. Le diverse interpretazioni e le fonti che si contraddicono rendono difficile dare una definizione unica e definitiva di questo gruppo religioso.Davvero un testo del Settecento può illuminare un movimento del IX secolo, quando la sua stessa origine è oggetto di dibattito?
Il capitolo correttamente evidenzia come “La chiave della Verità” sia un testo cruciale per studiare i T’ondrakiani, ma solleva anche il dubbio fondamentale sulla sua datazione e origine, ponendo il lettore di fronte a un problema metodologico non indifferente. Per affrontare questa lacuna, è indispensabile approfondire le tecniche di critica delle fonti storiche e studiare in modo più dettagliato il contesto religioso e culturale dell’Armenia sia nel IX secolo che nel XVIII secolo, incluse le influenze esterne come le missioni protestanti. Capire la genesi e l’affidabilità di questo documento è il primo passo per valutare quanto esso possa effettivamente rappresentare le credenze e le pratiche del movimento originale.7. Dualismo Antico e l’Eredità dell’Eresia
Esiste un legame storico tra il movimento dei Pauliciani e quello dei Bogomili. Le prime fonti bizantine suggerivano che il Bogomilismo derivasse direttamente dal Paulicianesimo e dal Manicheismo. Tuttavia, gli storici bizantini successivi hanno iniziato a distinguere i due movimenti, notando differenze nelle dottrine e nelle origini etniche: i Pauliciani erano armeni, mentre i Bogomili erano slavi. Nonostante queste distinzioni, le autorità dell’epoca mostravano spesso una certa confusione nell’identificare e classificare questi gruppi dualisti.
La nascita del Bogomilismo è un processo complesso che va oltre una semplice derivazione diretta dal Paulicianesimo. Si considerano anche influenze manichee, iraniche e tradizioni locali, forse pagane o sciamaniche, già presenti in Bulgaria. La connessione “genetica” diretta tra Paulicianesimo e Bogomilismo, un tempo considerata un fatto acquisito, è oggi oggetto di dibattito tra gli studiosi.
Le Credenze dei Bogomili
Emerso in Bulgaria nel X secolo, il Bogomilismo si caratterizzava per un dualismo molto marcato. I suoi seguaci rifiutavano l’Antico Testamento, consideravano la croce un simbolo da non venerare e respingevano i sacramenti tradizionali e la gerarchia ecclesiastica della Chiesa ufficiale. Un aspetto centrale della loro fede era la credenza in un secondo battesimo spirituale, chiamato “teleiosis”, che conferiva ai credenti la perfezione e la capacità di comprendere appieno i testi sacri. La loro dottrina includeva l’idea radicale che Satana fosse il fratello di Cristo e il creatore del mondo materiale, visto come intrinsecamente malvagio. Il movimento Bogomilo aveva una forte impronta ascetica e missionaria, e spesso si manifestava con risvolti di protesta sociale contro le autorità e le ingiustizie.
Il Concetto di Eresia e la Sua Evoluzione
Il concetto di “eresia” non è neutrale, ma viene definito da chi si oppone a determinate idee religiose. I Pauliciani, ad esempio, si definivano semplicemente “Cristiani”. L’idea di eresia si è sviluppata nel Cristianesimo antico come strumento per distinguere e condannare le posizioni dottrinali considerate devianti rispetto all’ortodossia stabilita. Nel corso dei secoli, il peso del concetto di eresia si è attenuato in molti contesti, ma esso persiste ancora nelle istituzioni religiose. Oggi, in ambiti culturali più ampi, l’eresia è spesso reinterpretata positivamente, vista come espressione di libertà di pensiero e spinta all’innovazione. Il dualismo e idee che richiamano posizioni simili a quelle pauliciane, come il rifiuto di una visione tragica della figura di Cristo o l’enfasi su una dimensione spirituale e incorporea, continuano a trovare risonanza nel pensiero contemporaneo e in diverse tendenze culturali.
Se il legame “genetico” tra Paulicianesimo e Bogomilismo è oggi oggetto di dibattito, perché il capitolo lo presenta quasi come un fatto superato, senza esplorare le ragioni di tale revisione storiografica?
Il capitolo accenna al dibattito storiografico sul legame tra Paulicianesimo e Bogomilismo, ma non approfondisce le ragioni che hanno portato gli studiosi a riconsiderare la connessione “genetica”. Comprendere questo cambiamento di prospettiva richiede di esplorare la storia degli studi su questi movimenti, analizzando le fonti primarie bizantine e slave con uno sguardo critico. Approfondire la storiografia del dualismo medievale, magari leggendo autori come Dimitri Obolensky, può aiutare a capire meglio come si è evoluta l’interpretazione di questi fenomeni ereticali e quali sono le sfide metodologiche nello studiarli.Abbiamo riassunto il possibile
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