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Contenuti del libro
Informazioni
“L’era di Stalin” di Anna Strong ti porta dentro la Russia che, dopo la Rivoluzione d’Ottobre con Lenin, cerca di costruire il socialismo partendo quasi da zero in un paese prevalentemente contadino. Il libro racconta come Stalin sale al potere con la sua idea di “socialismo in un solo paese” e guida il paese attraverso trasformazioni enormi. Vedrai i piani quinquennali che spingono un’accelerata industrializzazione, creando fabbriche giganti, e la difficile collettivizzazione dell’agricoltura che cambia la vita dei contadini, con sacrifici enormi ma anche progressi. Non nasconde le ombre, come la repressione e la paura di quegli anni. Poi c’è la lotta per la pace in un mondo che va verso la guerra, i tentativi diplomatici falliti e l’inevitabile scontro con Hitler nella Seconda Guerra Mondiale, una guerra totale che vede il popolo sovietico e l’Armata Rossa resistere con una forza incredibile. Il libro arriva fino al dopoguerra, la ricostruzione e l’inizio della Guerra Fredda, mostrando un paese che, nonostante tutto, si è trasformato radicalmente. È una storia complessa di ideali, sacrifici, violenza e una volontà pazzesca di costruire un mondo nuovo.Riassunto Breve
La costruzione del socialismo in Russia inizia in un paese arretrato e contadino, un percorso diverso dalle teorie classiche. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, i bolscevichi guidati da Lenin prendono il potere rispondendo alle richieste di pace, terra e pane. Il consolidamento del potere avviene dopo anni di guerra civile che lasciano il paese devastato. Lenin introduce la NEP, un sistema misto per favorire la ripresa. Alla sua morte, il paese è ancora lontano dal socialismo. Emerge la questione se la Russia possa costruire il socialismo da sola. Giuseppe Stalin propone la teoria del “socialismo in un solo paese”, che diventa la linea politica, rispondendo al desiderio popolare di costruire il proprio paese. Stalin, segretario generale, sale al potere dimostrando capacità organizzative e percependo la “volontà del popolo”. Usa la polizia politica per reprimere, ma presenta le grandi decisioni come frutto di elaborazione collettiva del Partito e del Governo. Questo metodo unisce percezione popolare, azione organizzata e controllo centralizzato. Il piano quinquennale trasforma l’URSS in un cantiere per l’industrializzazione rapida e l’indipendenza economica, sfruttando risorse collettive e rispondendo al bisogno di lavoro. Nonostante enormi difficoltà, la produzione aumenta e il paese diventa una potenza industriale spinta dalla necessità di difesa. Parallelamente, milioni di piccoli appezzamenti contadini vengono uniti in grandi fattorie collettive per modernizzare l’agricoltura. Questo passaggio incontra forte resistenza dai Kulak e causa caos, eccessi e carenze alimentari, ma porta a raccolti maggiori e trasforma la vita contadina, fornendo base per industria e difesa. Negli anni della costruzione emerge un nuovo tipo umano con grande iniziativa ed entusiasmo, si assiste alla liberazione delle donne e i giovani scoprono nuove possibilità. Il movimento stakanovista spinge la produttività. La Costituzione del 1936 garantisce ampi diritti e libertà, stabilisce la proprietà pubblica e introduce il voto universale. Tuttavia, l’assassinio di Kirov nel 1934 segna l’inizio della repressione, con arresti di massa e processi. Questa “grande follia” è attribuita anche a provocatori e carrieristi infiltrati nella GPU, che opera spesso fuori legge, creando insicurezza. Il popolo percepisce la lotta contro i nemici interni come necessaria per la difesa. Il popolo sovietico desidera intensamente la pace per le sofferenze subite. La diplomazia sovietica propone pace e disarmo, cercando alleati tra nazioni sconfitte e popoli coloniali. L’ascesa di Hitler cambia la situazione. L’URSS entra nella Società delle Nazioni per la sicurezza collettiva, ma Gran Bretagna e Francia perseguono l’appeasement, percepito come un tentativo di spingere Hitler verso est. I tentativi sovietici di alleanza militare con l’Occidente falliscono. Di fronte al fallimento della sicurezza collettiva e al timore di una guerra su più fronti, l’URSS firma un patto di non aggressione con la Germania nel 1939 per guadagnare tempo. Durante questo periodo, l’URSS costruisce una cintura di sicurezza ai confini occidentali, includendo avanzate territoriali e annessioni dopo plebisciti. Queste azioni bloccano l’avanzata di Hitler, costringendolo a cambiare piani. L’attacco tedesco del 1941 scatena una “guerra di tutto il popolo”. La strategia sovietica include resistenza totale, distruzione o evacuazione di risorse e organizzazione di partigiani. Questa difesa, unita alla modernità dell’Armata Rossa, ferma la guerra lampo tedesca. Battaglie decisive come Stalingrado segnano la svolta. Dopo la vittoria nel 1945, l’URSS affronta una distruzione immensa. La ricostruzione inizia rapidamente. Inizialmente c’è speranza di amicizia con gli alleati occidentali, ma azioni americane portano a disillusione e timore. La politica americana di “arginare il comunismo” irrigidisce la posizione sovietica, portando a un controllo più stretto sull’Europa orientale. Si osserva un aumento del nazionalismo e dell’antisemitismo. Con un’economia forte, la bomba atomica e l’alleanza con la Cina, l’URSS abbandona l’idea dell’accerchiamento e inizia una nuova politica estera basata sulla potenza e sulla promozione della pace mondiale. La morte di Stalin nel 1953 segna la fine di un’era. Stalin ha trasformato la Russia in una potenza industriale. Dopo la sua scomparsa, la politica estera sovietica cambia con “offensive di pace” e riavvicinamenti diplomatici. Il panorama globale cambia con lo sviluppo della bomba all’idrogeno sovietica e l’emergere di un blocco di paesi neutrali. Questi sviluppi portano a una percezione di superamento della Guerra Fredda militare. Il XX Congresso del Partito nel 1956 analizza questa nuova realtà, affermando che il socialismo è un sistema mondiale e la guerra non è più inevitabile. Si riconosce la possibilità di diverse vie al socialismo e si criticano aspetti dell’era staliniana, come il potere della polizia politica e il culto della personalità. La nuova era pone sfide per il blocco socialista, richiedendo nuove relazioni tra stati che bilancino sovranità e unità.Riassunto Lungo
1. La Via Russa al Socialismo e l’Ascesa di Stalin
La costruzione del socialismo in Russia inizia in un paese arretrato e prevalentemente agricolo. Questo va contro le idee che prevedevano lo sviluppo del socialismo solo in nazioni già molto industrializzate e capitalistiche. Nel 1917, la Rivoluzione d’Ottobre porta i bolscevichi al potere, guidati da Lenin. Essi interpretano e realizzano le richieste più sentite dalla popolazione: “pace, terra e pane”. Conquistare il potere è veloce, ma stabilizzarlo richiede anni di dure lotte sia all’interno del paese che contro forze esterne. Queste lotte lasciano la Russia in condizioni molto difficili.La Nuova Politica Economica (NEP)
Dopo la fine della guerra civile, Lenin decide di introdurre un nuovo sistema chiamato Nuova Politica Economica, o NEP. Questa politica permette a diversi tipi di attività economiche di coesistere, inclusa una parte gestita con criteri capitalistici. L’obiettivo è far ripartire l’economia del paese, che è stata gravemente danneggiata. Quando Lenin muore nel 1924, la Russia è ancora lontana dall’essere una nazione pienamente socialista.Il Socialismo in un Solo Paese
In questo periodo, nasce un dibattito importante: la Russia può costruire il socialismo da sola, oppure ha bisogno dell’aiuto di paesi più sviluppati? Giuseppe Stalin affronta questa domanda nel 1924. Formula la teoria del “socialismo in un solo paese”. Questa idea diventa la base della politica dell’Unione Sovietica per molti anni. L’idea rispecchia il forte desiderio del popolo russo di costruire il proprio futuro e la propria nazione contando sulle proprie forze.L’Ascesa di Stalin e il Suo Metodo di Governo
Stalin, che ha origini georgiane e proviene da una famiglia modesta, riesce a salire ai vertici del potere grazie al suo ruolo di segretario generale del partito. Dimostra di avere grandi capacità organizzative. Inoltre, capisce profondamente quella che lui chiama la “volontà del popolo”, cioè le aspirazioni e i desideri collettivi per cui le persone sono disposte a lottare. Usa questa capacità per ottenere l’appoggio della maggioranza all’interno del partito e per sconfiggere i suoi avversari politici.Nonostante utilizzi un forte controllo centralizzato e una polizia politica per eliminare chi si oppone, Stalin presenta le decisioni importanti come il risultato di un lavoro comune all’interno del Partito e del Governo. Sostiene che vengono consultati esperti di diversi settori. Le grandi trasformazioni del paese, come i piani per sviluppare l’industria (piani quinquennali) e la collettivizzazione delle terre agricole, non sono presentate come sue decisioni personali. Vengono invece descritte come il risultato della “linea del Partito” o di “ordinanze del Governo”. Questo modo di agire, che unisce la comprensione dei desideri popolari con un’organizzazione rigida e un controllo forte, definisce il suo stile di governo.Come si concilia l’idea di una ‘volontà del popolo’ compresa da Stalin con l’uso di ‘forte controllo centralizzato e una polizia politica per eliminare chi si oppone’?
Il capitolo descrive Stalin come capace di comprendere la “volontà del popolo” e presentare le sue decisioni come frutto di un lavoro collettivo, pur ammettendo l’uso di controllo e repressione. Questa descrizione solleva dubbi sulla reale natura del suo potere e sul rapporto tra il regime e la popolazione. Per approfondire, è fondamentale studiare la storia del periodo staliniano, analizzando le dinamiche del potere, il ruolo del Partito, le purghe e la propaganda. Approfondire il pensiero di autori come Robert Conquest o Stephen Kotkin può offrire prospettive critiche su questi aspetti.2. Il Grande Balzo in Avanti
Il piano quinquennale rappresenta un enorme sforzo per trasformare l’Unione Sovietica in pochi anni. L’obiettivo principale è creare una potenza industriale moderna e, allo stesso tempo, rivoluzionare l’agricoltura per supportare questo sviluppo. È un progetto ambizioso che coinvolge l’intero paese, mobilitando risorse e persone verso obiettivi comuni. Questa spinta nasce dalla necessità di raggiungere l’indipendenza economica e rafforzare le difese nazionali. Non è un piano rigido nei dettagli, ma una visione chiara che richiede il massimo impegno da parte di tutti.L’Impulso all’Industria
L’obiettivo di diventare una nazione industriale potente guida ogni azione. Si punta a costruire fabbriche, infrastrutture e grandi opere che cambino il volto del paese. Progetti enormi come la ferrovia Turk-Sib, la fabbrica di trattori a Stalingrado e le acciaierie di Kuznetsk e Magnitogorsk diventano simboli di questo sforzo. La costruzione procede a ritmi serrati, trasformando vaste aree in cantieri attivi. Questa corsa alla modernizzazione crea anche nuove opportunità di lavoro per milioni di persone.Sfide e Risultati dell’Industrializzazione
Realizzare queste opere non è semplice. Ci sono enormi difficoltà: mancano i materiali necessari, le infrastrutture esistenti sono inadeguate e l’organizzazione è spesso caotica. Molti lavoratori sono inesperti e imparano sul campo. Nonostante questi ostacoli, la produzione industriale aumenta in modo significativo. Entro il 1933, il paese ha raddoppiato il numero degli operai e la produzione, affermandosi come una potenza industriale. Questa rapida crescita è vista come essenziale per la sicurezza e la difesa della nazione.La Rivoluzione nelle Campagne
Parallelamente all’industria, le campagne vivono una trasformazione radicale. Milioni di piccole proprietà contadine, spesso coltivate con metodi tradizionali, vengono unite in grandi fattorie collettive chiamate kolchoz. Questo passaggio è fondamentale per modernizzare l’agricoltura e aumentare la produzione di cibo. Le grandi fattorie permettono l’uso di macchine agricole moderne, come i trattori, che sostituiscono il lavoro manuale e i vecchi attrezzi. L’obiettivo è nutrire la popolazione urbana in crescita e fornire risorse all’industria in espansione.Difficoltà e Crisi nella Collettivizzazione
Questa collettivizzazione incontra una forte resistenza, soprattutto dai Kulak, i contadini più agiati, che vengono combattuti ed espropriati. Il processo è spesso violento e disordinato. Si verificano eccessi e un diffuso panico che porta i contadini a macellare il proprio bestiame piuttosto che cederlo alle fattorie collettive. Problemi organizzativi e una grave siccità peggiorano la situazione. Tutto questo porta a gravi carenze alimentari e a una carestia diffusa tra il 1932 e il 1933.Stabilizzazione e Impatto sulle Campagne
Per affrontare la crisi, lo Stato introduce il razionamento e cerca di migliorare l’organizzazione agricola. Vengono create Stazioni di Macchine e Trattori (MTS) per fornire supporto tecnico alle fattorie collettive. Nonostante le sofferenze iniziali, la collettivizzazione si stabilizza entro il 1935. Le fattorie collettive, una volta superate le difficoltà iniziali, portano a raccolti maggiori rispetto al passato. La vita nelle campagne cambia: i contadini hanno maggiore accesso a istruzione, tecnologia e attività culturali. Questa profonda trasformazione agricola fornisce la base necessaria per sostenere lo sviluppo industriale e rafforzare la difesa nazionale.Il capitolo descrive una “stabilizzazione” e “raccolti maggiori” dopo la carestia: ma a quale prezzo umano e con quali conseguenze a lungo termine, al di là della mera produzione agricola?
Il capitolo, pur menzionando la “carestia diffusa” e le “sofferenze iniziali”, sembra minimizzare l’immane costo umano della collettivizzazione forzata, che portò a milioni di morti, in particolare in Ucraina (il cosiddetto Holodomor). Presentare la successiva “stabilizzazione” e l’aumento dei raccolti come un successo, senza adeguatamente contestualizzare la violenza, la repressione e la fame che l’hanno preceduta e resa possibile, offre una prospettiva incompleta e controversa. Per cogliere la complessità e la brutalità di questa trasformazione, è indispensabile studiare la storia sociale ed economica dell’Unione Sovietica staliniana, approfondendo le opere di storici come Robert Conquest o Stephen Kotkin, che hanno documentato la tragedia della collettivizzazione e della carestia.3. L’era del fervore e dell’ombra
Negli anni in cui si costruiva la società socialista in Unione Sovietica, emerse un tipo di persona nuova, piena di iniziativa e voglia di fare. Milioni di cittadini, dai capi agli operai e contadini, mostravano grande entusiasmo nel lavoro e nella creazione. Le donne, soprattutto in Asia centrale, conobbero una maggiore libertà, lottando contro vecchie tradizioni come l’uso del velo. Anche i giovani scoprirono nuove strade nel lavoro e nella possibilità di esplorare. Il movimento chiamato stakanovismo spinse la produzione a livelli altissimi, mostrando l’orgoglio per le capacità tecniche e il desiderio di imparare sempre di più.La Costituzione del 1936
Durante questa fase di grandi cambiamenti, fu approvata la Costituzione del 1936. Questa legge fondamentale garantiva molti diritti importanti ai cittadini, come il diritto al lavoro, al riposo, all’istruzione e le libertà fondamentali. Era una chiara sfida alle idee del nazifascismo. La Costituzione stabiliva che i mezzi di produzione appartenevano alla collettività e introduceva il diritto di voto per tutti, in modo diretto e segreto. Milioni di persone parteciparono attivamente alle discussioni e proposero modifiche per l’approvazione della Costituzione.L’Ombra della Repressione
Ma questo periodo di speranza e progresso fu presto oscurato. L’assassinio di Kirov nel 1934 segnò l’inizio di una fase difficile, conosciuta come “la grande follia”, che durò dal 1936 al 1938. Ci furono molti arresti di massa, processi pubblici e condanne a morte, che colpirono anche figure importanti del Partito e dell’esercito. Questa situazione non fu vista solo come responsabilità di Stalin, ma anche come conseguenza dell’azione di persone considerate nemiche (“provocatori”, la “quinta colonna”) e di individui senza scrupoli che si erano infiltrati negli organi di sicurezza dello Stato (la GPU). La GPU, resa più potente e centralizzata da Stalin, agiva spesso al di fuori delle regole, diventando quasi uno Stato a sé. Questo creò un clima di paura e sospetto generalizzato. Nonostante ciò, molti cittadini sovietici sentivano che questa lotta contro i “nemici interni” fosse necessaria per proteggere il paese dall’imminente guerra mondiale. La repressione portò paura, ma anche una maggiore attenzione e vigilanza tra la popolazione.Come può il capitolo definire la politica estera sovietica post-bellica una “nuova offensiva di pace” in un’epoca segnata da una feroce Guerra Fredda?
Il capitolo presenta la politica estera sovietica post-bellica come una “nuova offensiva di pace”, ma questa descrizione rischia di semplificare eccessivamente un periodo storico complesso e conflittuale. Il periodo noto come Guerra Fredda fu segnato da una profonda rivalità ideologica, dalla corsa agli armamenti nucleari e da numerosi conflitti per procura in tutto il mondo. Definire questa fase semplicemente come una “promozione della pace mondiale” attraverso diplomazia e movimenti popolari ignora il ruolo centrale della competizione geopolitica e militare. Per comprendere meglio le dinamiche di questo periodo, è fondamentale approfondire la storia della Guerra Fredda, studiando autori che analizzano le motivazioni e le azioni di entrambe le superpotenze, come ad esempio John Lewis Gaddis.6. Il Disgelo e la Nuova Era Globale
La morte di Stalin alla fine del 1953 segna la fine di un’epoca. Nel mondo, la reazione è contrastante: in Unione Sovietica e nei paesi alleati c’è un profondo dolore, mentre negli Stati Uniti prevale l’ostilità e il desiderio di approfittare della situazione. Nonostante le critiche, Stalin ha trasformato la Russia da un paese prevalentemente agricolo e arretrato nella seconda potenza industriale del mondo, influenzando anche i movimenti di indipendenza e le politiche sociali nei paesi occidentali.Un cambio di rotta nella politica estera sovietica
Subito dopo la scomparsa di Stalin, la politica estera sovietica cambia direzione. Mosca avvia una serie di iniziative volte a ridurre la tensione internazionale, definite “offensive di pace”. Queste includono amnistie per i prigionieri, concessioni per porre fine alla guerra di Corea e un riavvicinamento diplomatico con diversi paesi. Esempi significativi sono il trattato di pace che porta all’indipendenza dell’Austria e la normalizzazione dei rapporti con la Jugoslavia, segnando un allontanamento dalle rigide posizioni precedenti.Nuovi equilibri nel panorama globale
Il quadro internazionale si modifica anche per altri importanti fattori. L’Unione Sovietica sviluppa la bomba all’idrogeno, ponendo fine al monopolio nucleare degli Stati Uniti e creando un nuovo equilibrio del terrore. Allo stesso tempo, emerge un importante blocco di paesi non allineati, soprattutto in Asia e Africa, che scelgono di rimanere neutrali rispetto ai due blocchi principali. Questi paesi promuovono la pace e la cooperazione internazionale al di fuori delle alleanze militari, come dimostrato dalla storica Conferenza di Bandung. Questi sviluppi portano alla percezione che la Guerra Fredda, intesa come scontro militare diretto, possa essere superata.Le analisi del XX Congresso del Partito Comunista Sovietico
Il XX Congresso del Partito Comunista Sovietico, tenutosi nel 1956, analizza a fondo questa nuova realtà globale. Durante il Congresso, si afferma che il socialismo è ormai un sistema diffuso a livello mondiale e che, di conseguenza, la guerra tra i blocchi non è più considerata inevitabile. Si riconosce inoltre la possibilità per ogni nazione di trovare e seguire la propria specifica strada verso il socialismo, adattandolo alle proprie condizioni. Vengono anche mosse critiche significative all’era staliniana, puntando il dito in particolare contro l’eccessivo potere della polizia politica e il cosiddetto “culto della personalità” che aveva caratterizzato il suo governo.Le sfide per il blocco socialista
Questa nuova era pone sfide complesse per i paesi del blocco socialista. È necessario definire nuove modalità di relazione tra questi stati, che sappiano bilanciare efficacemente la sovranità nazionale di ciascun paese con la necessità di mantenere l’unità del blocco. La ricerca di chi debba assumere il ruolo di guida e definire le regole di questa nuova interazione tra stati socialisti rimane una questione aperta e cruciale per il futuro del blocco.Le analisi del XX Congresso, così come presentate, rendono giustizia alla complessità e ai limiti delle critiche mosse all’era staliniana?
Il capitolo accenna alle critiche rivolte al “culto della personalità” e all’eccessivo potere della polizia politica durante il XX Congresso, ma non ne approfondisce la natura, il contesto politico in cui emersero (la lotta per il potere post-Stalin) né i loro confini (non misero in discussione il sistema monopartitico o l’ideologia di base). Questa mancanza di contesto rischia di presentare la destalinizzazione come un processo più lineare e radicale di quanto non fu in realtà, ignorando le resistenze, le strumentalizzazioni e le conseguenze non volute sia all’interno dell’URSS che nel blocco socialista. Per comprendere appieno questo passaggio cruciale, è fondamentale approfondire la storia dell’Unione Sovietica nel periodo post-staliniano e le dinamiche interne del Partito Comunista, studiando autori che hanno analizzato la politica sovietica e le relazioni tra i paesi del blocco socialista in quegli anni.Abbiamo riassunto il possibile
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