Contenuti del libro
Informazioni
“Leopardi” di Iris Origo ti porta dentro la vita incredibile e tormentata di Giacomo Leopardi, partendo dalla “prigione dorata” di Recanati. È la storia di un genio rinchiuso, tra la vasta biblioteca paterna dove si forma con studio matto e disperatissimo, e una famiglia rigida, soprattutto la madre contessa Adelaide, che non capisce il suo bisogno di affetto. Vedrai come il suo corpo fragile e la deformità fisica influenzano il suo pensiero, portandolo a un pessimismo profondo, ma anche a una lucidità pazzesca sulla condizione umana. Seguirai i suoi tentativi di fuga da Recanati, i viaggi a Roma, Bologna, Firenze e Napoli, sempre alla ricerca di un posto nel mondo, di amicizie vere come quella con Pietro Giordani o Antonio Ranieri, e di un amore che non arriva mai, come con Teresa Carniani Malvezzi o Fanny Targioni Tozzetti. Il libro esplora come la sua sofferenza si trasforma in poesia eterna nei Canti e in riflessioni taglienti nelle Operette Morali e nello Zibaldone. È un viaggio nella mente di uno dei più grandi poeti italiani, che nonostante tutto, non smette mai di cercare la verità e di esprimere l’infinito, anche nel dolore. È la biografia di un uomo che ha fatto della sua vita difficile un’opera d’arte, un racconto potente sulla solitudine, la disillusione e la forza della letteratura italiana.Riassunto Breve
A Recanati, un borgo nelle Marche, la famiglia Leopardi vive in un palazzo austero. Il padre, conte Monaldo, è legato alle tradizioni ma ha problemi economici. La madre, contessa Adelaide, è severa e religiosa, gestisce il patrimonio con rigore, sacrificando lussi e affetto per i figli. Giacomo cresce in un ambiente privo di calore, con i fratelli Carlo e Paolina come unici compagni. La sua sensibilità è precoce, cerca affetto che non trova. Si rifugia nello studio intenso nella vasta biblioteca paterna. Questo studio “matto e disperatissimo” gli dà grande erudizione ma compromette la salute, causando una deformazione fisica. Questa consapevolezza, unita alla rigidità familiare e alla mancanza di prospettive, porta disperazione e malinconia.A diciannove anni, un’esperienza emotiva con la contessa Geltrude Lazzari è vissuta più nell’immaginazione, mostrando una tendenza a idealizzare l’amore e temere la delusione. L’amicizia con il letterato Pietro Giordani lo lega al mondo esterno. La vita a Recanati è noiosa, c’è un forte desiderio di libertà. Un tentativo di fuga verso Milano fallisce per l’intervento del padre. Questo fallimento e i problemi agli occhi portano a una crisi interiore, una “conversione filosofica”, con la perdita della fede e l’emergere di un senso di nullità e noia esistenziale.La poesia nasce dalla sofferenza e dalla memoria. Le prime poesie, come gli *Idilli*, usano ricordi d’infanzia e adolescenza. La lingua poetica unisce fonti classiche e popolari. C’è un conflitto tra illusioni (immaginazione, infanzia) e ragione (pessimismo). La ricerca dell’infinito, anche se illusoria, si manifesta nell’indefinito naturale. Lo *Zibaldone* raccoglie pensieri su lingua, filosofia e vita interiore.Nonostante il dolore fisico, c’è intensa attività creativa (*Canzoni*, *Bruto Minore*, *L’ultimo canto di Saffo*). Queste opere affrontano la perdita delle illusioni, il suicidio e il legame tra bruttezza fisica e infelicità. La partenza per Roma nel 1822 è una delusione. La città è vasta, indifferente, l’ambiente intellettuale pedante. Non trova impiego stabile. L’unica emozione è la visita alla tomba di Tasso. Torna a Recanati deluso.Il ritorno a Recanati porta chiusura e malessere. La vita familiare è tesa. La sorella Paolina soffre per le restrizioni e le delusioni. Scrive le *Operette Morali*, prosa filosofica sul pessimismo e la noia, vista come segno di grandezza umana. La speranza persiste come illusione necessaria. Le *Operette* hanno una ricezione fredda. Cerca di lasciare Recanati. Un’offerta di lavoro a Milano porta a soggiorni a Bologna e Milano. Bologna è accogliente, Milano indifferente.A Bologna, ha difficoltà economiche ma stringe legami di amicizia. Rifiuta impieghi a Roma per non compromettere la libertà. Ha una relazione con la contessa Teresa Carniani Malvezzi, un “amore senza inquietudine”, basato sull’amicizia, che finisce in modo inspiegabile.Torna a Recanati nel 1826, soffre l’ostilità degli abitanti. Lavora alla “Crestomazia”. Si trasferisce a Firenze, centro intellettuale, ma si sente estraneo per il suo pessimismo. Soffre di salute e difficoltà economiche. Incontra Manzoni ma resta isolato. A Pisa trova un clima migliore, che ispira un ritorno alla poesia (*A Silvia*). Torna a Firenze, la salute peggiora. Stringe amicizia con Antonio Ranieri.Lascia Recanati nel 1830 con un sussidio di amici fiorentini. A Firenze frequenta salotti, si innamora non ricambiato di Fanny Targioni Tozzetti. L’amicizia con Ranieri diventa profonda. Un viaggio a Roma con Ranieri è negativo. Le difficoltà finanziarie continuano. Rifiuta incarichi politici e prende le distanze dalle idee paterne.A Firenze, la poesia cambia, esprime passione presente (*Il pensiero dominante*, *A se stesso*). Le amicizie fiorentine si affievoliscono. Dipende sempre più da Ranieri, che lo convince a trasferirsi a Napoli nel 1833 per la salute. A Napoli vivono insieme, affrontando miseria e malattia. Leopardi critica la società napoletana ma è attratto dalla vita di strada. Negli ultimi anni scrive opere satiriche (*Palinodia*, *Paralipomeni*) e la *Ginestra*, che afferma la solidarietà umana di fronte alla natura indifferente.Le sofferenze derivano da vari disturbi, intensificati da nevrastenia e deformità fisica che danneggia polmoni e cuore. Muore a trentanove anni per collasso cardiaco a Napoli, durante un’epidemia di colera. Ranieri si adopera per evitare la fossa comune e seppellirlo. La notizia della morte addolora amici e famiglia. Le spoglie hanno un destino travagliato, con deterioramento e controversie sull’identità, trovando sistemazione definitiva solo nel 1939 vicino alla presunta tomba di Virgilio.Riassunto Lungo
1. La prigione dorata e l’infinito negato
Recanati è un borgo marchigiano dove la nobiltà vive in palazzi austeri, mantenendo tradizioni e formalità. La famiglia Leopardi, una delle più antiche, risiede nel palazzo principale, caratterizzato da una facciata tetra e interni vasti. Il conte Monaldo, il padre, è orgoglioso della sua stirpe e della sua città, un uomo tradizionale e cocciuto, con una gestione finanziaria imprudente che porta la famiglia sull’orlo della rovina. La contessa Adelaide, la madre, è una figura dominante. Rigida, pia e determinata, prende il controllo del patrimonio familiare, sacrificando ogni lusso per risanare i debiti. La sua vita è dedicata all’economia e alla religione, vista come l’unica via di salvezza per sé e per i figli. La sua severità e la mancanza di tenerezza segnano profondamente l’infanzia dei bambini, soffocando la loro spontaneità.L’infanzia e lo studioGiacomo Leopardi cresce in questo ambiente controllato e privo di calore affettivo. La sua sensibilità è precoce, manifestandosi in paure infantili e in un bisogno di affetto che non trova risposta. I fratelli Carlo e Paolina sono i suoi unici compagni di giochi e confidenti. La sua immaginazione è vivace, popolata da sogni e fantasie che rappresentano una fuga dalla realtà opprimente. A quattordici anni, Giacomo si dedica intensamente allo studio nella vasta biblioteca paterna. Questo periodo di “studio matto e disperatissimo” gli permette di acquisire una vasta erudizione, imparando lingue antiche e moderne e sviluppando un talento filologico notevole. I libri diventano il suo mondo, l’unica fonte di esperienza e di felicità, un “paradiso terrestre” dove la fantasia può spaziare. Tuttavia, l’isolamento e lo sforzo fisico dello studio compromettono la sua salute, causando una deformazione fisica. Questa consapevolezza, unita alla rigidità familiare e alla mancanza di prospettive esterne, porta a un profondo senso di disperazione e malinconia. La sua lucidità gli permette di comprendere la propria condizione e l’inevitabile legame tra speranza e delusione, segnando la sua visione della vita.
Ma è davvero sufficiente la descrizione della famiglia e del borgo per comprendere l’infelicità di Leopardi, o manca un pezzo fondamentale del quadro storico?
Il capitolo, pur descrivendo con efficacia l’ambiente familiare e locale, sembra trascurare il contesto storico più ampio in cui si inserisce la vicenda. La ‘prigione dorata’ di Recanati non era un’isola avulsa dal mondo. Le dinamiche economiche della nobiltà terriera, il ruolo della Chiesa e della religione nella vita quotidiana e familiare, le limitazioni imposte dalla Restaurazione e la mancanza di prospettive per i giovani intellettuali in provincia sono tutti elementi cruciali che influenzano profondamente la condizione di Leopardi e la sua visione del mondo. Per colmare questa lacuna, sarebbe utile approfondire la storia d’Italia e la storia sociale del primo Ottocento, magari leggendo autori che si sono occupati di questo periodo storico e del contesto culturale dell’epoca.2. L’Anima Prigioniera e il Mondo Esterno
A diciannove anni, l’incontro con la contessa Geltrude Lazzari genera un’intensa esperienza emotiva, vissuta più nell’immaginazione che nella realtà. Questa esperienza rivela una tendenza a idealizzare l’amore e a temere la delusione del desiderio soddisfatto, un tema che si ritrova nei rapporti successivi e nella concezione della “donna che non si trova”. Allo stesso tempo, l’amicizia con Pietro Giordani, un letterato liberale, rappresenta un legame cruciale con il mondo esterno, offrendo riconoscimento intellettuale e incoraggiamento.La Prigione di Recanati e il Desiderio di Fuga
La vita a Recanati è percepita come un profondo isolamento e una noia soffocante, in netto contrasto con un ardente desiderio di libertà, di esperienze nuove e di stimoli intellettuali. Questa insofferenza porta a un tentativo di fuga segreta verso Milano, motivato anche da problemi di salute e dall’impossibilità di studiare adeguatamente nell’ambiente familiare. Il piano fallisce a causa dell’intervento del padre, conte Monaldo, che mantiene un controllo stretto sulla vita dei figli. Il rapporto paterno è complesso, segnato da profonde incomprensioni e visioni del mondo opposte – il conservatorismo del padre contro le aspirazioni liberali e patriottiche del figlio – nonostante un affetto di fondo.La Crisi Esistenziale e la Conversione Filosofica
Il fallimento della fuga e l’aggravarsi dei problemi agli occhi contribuiscono in modo determinante a una profonda crisi interiore, che viene definita “conversione filosofica”. Questa crisi segna l’abbandono della fede giovanile e l’emergere di un opprimente senso di nullità e di noia esistenziale, che diventa un tratto distintivo del suo pensiero. La disperazione è così intensa da rendere difficile persino trovare conforto nell’amicizia. L’unica evasione dalla monotonia e dal dolore risiede nel ricordo delle illusioni giovanili.La “conversione filosofica” descritta nel capitolo è davvero una semplice conseguenza del fallimento personale e dei problemi di salute, o il capitolo trascura altri fattori cruciali nel delineare questo passaggio epocale?
Il capitolo lega in modo molto stretto la crisi esistenziale e l’abbandono della fede giovanile a eventi specifici come il fallimento della fuga e l’aggravarsi dei problemi fisici. Questa presentazione rischia di semplificare eccessivamente un processo complesso come una “conversione filosofica”, suggerendo un determinismo quasi meccanico tra sventura biografica e visione del mondo. Per comprendere appieno le radici di un pensiero così radicale, sarebbe utile approfondire non solo gli eventi esterni, ma anche l’evoluzione intellettuale, le letture e le riflessioni autonome che hanno certamente contribuito a plasmare la prospettiva dell’autore. Approfondire la filosofia dell’epoca e le diverse interpretazioni biografiche dell’autore stesso può offrire un quadro più sfumato e completo.3. Memoria, Lingua e Illusione Poetica
La poesia nasce dalla sofferenza e trova ispirazione nella memoria profonda. Le opere più toccanti e significative prendono forma nei momenti di maggiore difficoltà e disperazione dell’autore. Le prime composizioni importanti, come gli Idilli, derivano direttamente da appunti e ricordi legati all’infanzia e all’adolescenza, catturando scene di vita semplice e momenti quotidiani. Queste prime annotazioni rivelano un forte interesse per una vita più vicina alla natura e la convinzione che il poeta debba ritrovare uno stato d’animo e immaginativo simile a quello dei tempi antichi o dell’infanzia stessa per creare arte autentica.Il Ruolo della Memoria e dell’Immaginazione
La memoria non è solo un ricordo intellettivo, ma una sensazione fisica e un mistero che nutre la creazione poetica. Esiste una tensione costante tra le illusioni, che sono strettamente legate all’immaginazione e al mondo dell’infanzia, e la ragione, che porta inevitabilmente a una visione pessimistica della realtà. La crisi vissuta intorno al 1819 segna un momento cruciale, spostando l’attenzione principale dalla fantasia pura al sentimento profondo e al dolore esistenziale, anche se l’immaginazione continua a giocare un ruolo importante nel processo creativo.La Lingua e il Processo Creativo
La lingua poetica utilizzata attinge sia alle fonti classiche sia a quelle popolari, creando un vocabolario che, pur includendo termini antichi, risulta sorprendentemente naturale e spontaneo. La scelta di ogni singola parola è estremamente curata e meticolosa, con l’obiettivo di raggiungere la massima armonia e precisione espressiva. Questo processo di ricerca e affinamento della lingua spesso richiede lunghe e attente revisioni. La fase di composizione vera e propria avviene nella calma che segue il momento dell’ispirazione iniziale, permettendo di trasformare l’emozione provata in una forma poetica compiuta e significativa.La Ricerca dell’Infinito
Nonostante la consapevolezza che l’infinito sia un’illusione irraggiungibile, la sua ricerca persiste come una tendenza profondamente umana. Questa aspirazione si manifesta attraverso l’evocazione dell’indefinito, reso possibile dall’incontro con elementi naturali capaci di suggerire vastità e mistero. La luna, in particolare, diventa un simbolo ricorrente e potente, strettamente connesso all’idea di indefinito e a un desiderio innato di evadere dai limiti della realtà quotidiana. Altri elementi come i suoni che arrivano da lontano o le viste che si perdono all’orizzonte contribuiscono a creare questa sensazione di apertura e possibilità.Lo Zibaldone: Un Laboratorio di Pensiero
Lo Zibaldone rappresenta un vasto insieme di appunti e riflessioni che documentano il pensiero dell’autore in continuo divenire. Contiene osservazioni sulla lingua, approfondimenti filosofici, analisi letterarie e introspezioni sulla vita interiore. Questo grande diario intellettuale racchiude i semi di molte opere future e rivela la complessità della personalità dell’autore, le sue contraddizioni e la sua profonda solitudine. Nello Zibaldone emerge anche una riflessione sulla lingua italiana, considerata perfetta nella sua struttura ma bisognosa di rinnovamento. Per superare la distanza tra il mondo dei letterati e il popolo, si suggerisce di attingere anche al linguaggio popolare, rendendo la lingua poetica più viva e accessibile.Ma come si concilia la “passione viva” e il “bisogno di vita” attribuiti alla poesia fiorentina con la “disperazione” che, secondo il capitolo, ne scaturisce quasi immediatamente?
Il capitolo descrive un cambiamento nella poesia di Leopardi a Firenze, parlando di “passione viva e un bisogno di vita”, ma lega subito questa fase all’amore per Fanny Targioni Tozzetti e alla conseguente “disperazione”. Questa sequenza narrativa appare sbrigativa e non chiarisce appieno la natura del “bisogno di vita” menzionato, né come esso si trasformi così rapidamente in disperazione. Per comprendere meglio questa complessa fase della vita e dell’opera del poeta, sarebbe fondamentale approfondire la critica letteraria specificamente dedicata al periodo fiorentino, analizzando le diverse letture dei Canti composti in quel frangente. Approfondire il pensiero di critici come Walter Binni o Cesare Galimberti può offrire strumenti utili per navigare tra le sfumature di questa transizione poetica.11. La Fine del Viaggio Terreno e le Ossa Erranti
Leopardi soffrì molto negli ultimi anni della sua vita a causa di diversi problemi di salute. Una nevrastenia iniziata presto gli causava ansia, grande sensibilità, cambi d’umore e ipocondria, influenzando anche la respirazione e la digestione. Aveva anche allergie che gli portavano raffreddori frequenti, asma e bronchite cronica. La sua schiena curva e il torace stretto danneggiarono col tempo i polmoni e il cuore. Questo provocò problemi cardiaci cronici, con gambe gonfie e forte difficoltà a respirare. Morì a trentanove anni per un collasso cardiaco, una conseguenza della sua condizione.Gli ultimi giorni li passò a Napoli, mentre c’era una grave epidemia di colera. Questo creò molto panico e colpì duramente anche lui. La sua salute peggiorò, l’asma si fece più forte e non riusciva quasi più a muoversi o dormire. Scrisse al padre dicendo che sentiva la fine vicina e che desiderava solo riposare dalle sue sofferenze fisiche. Morì dopo un attacco, perdendo la vista un attimo prima di smettere di respirare.
Le Cure di Ranieri Dopo la Morte
Dopo la morte, l’amico Ranieri si impegnò molto per evitare che il corpo di Leopardi finisse in una fossa comune a causa dell’epidemia di colera. Riuscì a ottenere permessi speciali. Organizzò l’imbalsamazione e il trasporto segreto della salma fino alla chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, superando diverse difficoltà. Fece anche costruire un monumento funebre. La notizia della sua scomparsa arrivò ad amici e familiari. Tutti provarono dolore e riconobbero il suo grande talento, ma anche la sua infelicità. La sorella Paolina soffrì molto, preoccupata anche dalla possibile pubblicazione di scritti che avrebbero mostrato la perdita della fede del fratello.
Il Lungo Viaggio delle Ossa
Le spoglie non trovarono subito pace. La bara e i resti si rovinarono nella cripta umida della chiesa. Molti anni dopo, quando si decise di spostare la tomba, si fece una scoperta sorprendente: il teschio mancava ed era stato sostituito. Nacque così una discussione, mettendo in dubbio se quei resti fossero davvero quelli di Leopardi. Solo nel 1939, i pochi resti rimasti furono spostati in un luogo a Roma, sulla collina di Posillipo. Trovarono posto vicino a quella che si pensa sia la tomba del poeta Virgilio, trovando finalmente una sistemazione definitiva.
Se i resti trovati nella cripta erano incompleti e manomessi, su quali basi si è deciso di spostarli e dichiararli “definitivi”?
Il capitolo solleva un punto cruciale riguardo l’autenticità delle spoglie di Leopardi, menzionando la scoperta di un teschio mancante e sostituito e il conseguente dubbio sull’identità dei resti. Tuttavia, non chiarisce su quali basi scientifiche o storiche si sia proceduto al trasferimento definitivo nel 1939, nonostante questa incertezza fondamentale. Per approfondire questa controversia e capire come si sia giunti a quella decisione, è necessario consultare studi storici specifici sugli eventi del 1898 e del 1939, oltre a biografie di Leopardi che trattino in dettaglio la questione dei suoi resti. È utile anche esplorare la storia delle indagini antropologiche e forensi dell’epoca.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
