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Contenuti del libro
Informazioni
“Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” di Giorgio Vasari ti catapulta direttamente nel Rinascimento, un’epoca incredibile dove l’arte esplodeva di vita e talento. Questo libro non è solo una lista di nomi, ma un viaggio appassionante tra le vite di artisti leggendari come Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello, ma anche figure meno conosciute ma fondamentali come Brunelleschi, Donatello, Botticelli, Tiziano e Giorgione, senza dimenticare artiste come Properzia de’ Rossi e Sofonisba Anguissola. Vasari ci porta nelle botteghe e nelle corti di città iconiche come Firenze, Roma e Venezia, mostrandoci come questi maestri, tra studio, passione e a volte rivalità accese, hanno rivoluzionato la pittura, la scultura e l’architettura. Scopriamo l’importanza del disegno, l’innovazione nella prospettiva, la maestria nel colore e la ricerca della perfezione che ha portato l’arte a livelli mai visti prima, grazie anche al supporto di potenti mecenati. È un racconto vivo e diretto che celebra il genio umano e ci fa capire perché queste opere continuano a lasciarci a bocca aperta, un vero tesoro per chi ama l’arte e la sua storia nel Rinascimento.Riassunto Breve
L’apprendimento è fondamentale per gli artigiani come scultori, pittori e architetti, stimolando l’invenzione e richiedendo talento naturale unito allo studio. La teoria senza pratica è inutile, ma insieme arricchiscono l’arte. L’arte si evolve attraverso tre fasi: un inizio umile con imperfezioni ma segni di talento, un miglioramento con invenzioni più ricche e design profondo, e l’apice con la perfezione nell’imitazione della natura. Figure chiave segnano questo percorso. Cimabue si distacca dallo stile precedente, introducendo figure più naturali. Giotto rinnova la pittura, imitando la natura e creando ritratti realistici. Brunelleschi recupera le proporzioni antiche nell’architettura e Masaccio rivoluziona la pittura con realismo e prospettiva. Donatello dà anima e movimento alla scultura. Artisti successivi come Leonardo da Vinci, Giorgione e Fra Bartolommeo aggiungono disegno, colore e movimento. Raffaello unisce le migliori qualità, superando gli antichi. Michelangelo Buonarroti eccelle in pittura, scultura e architettura, portando l’arte a una perfezione mai vista. Molti artisti praticano diverse discipline, dimostrando l’unione tra scultura e pittura, viste come sorelle nate dal disegno. Esiste una disputa sulla superiorità delle due arti, ma la grandezza dipende dal talento dell’artista. Artiste come Properzia de’ Rossi e Sofonisba Anguissola dimostrano grande talento. Mecenati supportano gli artisti, permettendo alle arti di fiorire. L’Accademia di Firenze raccoglie notevoli artisti in diverse discipline. La memoria degli artisti viene preservata attraverso le loro vite e opere, offrendo una guida e ispirando nuove generazioni.Riassunto Lungo
1. Arte, Studio e Passione: Vite di Artisti del Rinascimento
L’apprendimento è fondamentale per tutti gli artigiani, in particolare per scultori, pittori e architetti, poiché stimola l’invenzione. La teoria senza pratica è inutile, ma insieme arricchiscono l’arte. Un giudizio perfetto richiede sia talento naturale che studio. Gli scritti di artisti colti hanno più valore delle opere di chi conosce solo la pratica. Leon Battista Alberti, con la sua conoscenza del latino, dell’architettura, della prospettiva e della pittura, ha lasciato libri che nessun altro artigiano ha saputo eguagliare. I suoi scritti hanno superato la fama di chi era più abile nel lavoro manuale. Nella scelta dei luoghi in cui costruire, è essenziale evitare venti nocivi, aria malsana e acque impure. Un artista deve decidere autonomamente, senza dipendere da teorie altrui.Lazzaro Vasari
Lazzaro Vasari, pittore di Arezzo e amico di Piero della Francesca, ha ampliato le sue capacità grazie a questa amicizia. Ha iniziato con piccole figure, ma poi ha realizzato opere più grandi, come un San Vincenzo in San Domenico ad Arezzo. Il suo stile era simile a quello di Piero Borghese. Lazzaro era esperto nel dipingere stemmi e figure su armature e caparisoni, guadagnando molto. Ha anche aiutato i suoi fratelli e suo nipote Luca Signorelli. Amava rappresentare emozioni naturali come pianto e riso, come si vede in una cappella a San Gimignano. Ha dipinto un Cristo alla colonna per la Compagnia di Sant’Antonio, un’opera così realistica che ne fu fatta una copia.Andrea del Castagno
Andrea del Castagno, nato nel Mugello, si appassionò alla pittura dopo aver visto un artista al lavoro. Dotato nel disegno, ma meno nel colore, creava figure vigorose. Ha realizzato affreschi in vari luoghi, tra cui il chiostro di San Miniato al Monte e il monastero degli Angeli. La sua opera più notevole è la Flagellazione di Cristo in Santa Croce, dove ha dimostrato la sua abilità nella prospettiva. Era invidioso di Domenico da Venezia, un pittore che usava la pittura a olio. Fingendosi amico, imparò la tecnica da Domenico, ma poi lo uccise per invidia.Sandro Botticelli
Sandro Botticelli, fiorentino, inizialmente orafo, si dedicò alla pittura con Fra Filippo del Carmine. Ha dipinto la Fortezza nella Mercatanzia e pannelli per varie chiese. Per gli Ognissanti, ha creato un Sant’Agostino in competizione con Domenico Ghirlandaio. Ha lavorato per i Medici, dipingendo opere come la Nascita di Venere e la Primavera. Ha realizzato anche l’Adorazione dei Magi in Santa Maria Novella, un’opera che gli ha portato fama. Ha lavorato anche a Roma per Papa Sisto IV. Dopo aver commentato e illustrato la Divina Commedia, si è avvicinato a Savonarola, abbandonando la pittura e vivendo in povertà.Andrea del Verrocchio
Andrea del Verrocchio, fiorentino, era orafo, scultore, pittore e architetto. Ha iniziato come orafo, realizzando opere in argento per San Giovanni. A Roma, ha creato figure di apostoli per il Papa. Ha realizzato la tomba di Lucrezia Tornabuoni e un David in bronzo. La sua tomba per Giovanni e Piero de’ Medici in San Lorenzo è notevole per la sua architettura. Ha creato anche il San Tommaso per Orsanmichele. Si è dedicato alla pittura, ma ha abbandonato dopo che Leonardo da Vinci, suo allievo, ha superato il suo lavoro. Ha creato un putto in bronzo per la fontana di Careggi e la palla di rame per la cupola di Santa Maria del Fiore. A Venezia, ha iniziato una statua equestre, ma è morto prima di terminarla. Ha sviluppato un metodo per calchi in gesso e ha contribuito alla creazione di immagini votive in cera.Se l’apprendimento è così cruciale per gli artisti del Rinascimento, come si spiega la presenza di artisti che, pur eccellendo nella pratica, mancano di una solida formazione teorica, o viceversa, di teorici le cui opere non raggiungono la fama di quelle di artisti più pratici?
Il capitolo, pur sostenendo l’importanza dell’unione tra teoria e pratica, presenta casi di artisti che sembrano contraddire questa tesi. Ad esempio, Andrea del Castagno, pur dotato nel disegno, viene descritto come carente nel colore e, soprattutto, come un assassino guidato dall’invidia. Viene da chiedersi come un tale individuo possa essere considerato un esempio di artista rinascimentale, dato il valore attribuito all’equilibrio tra talento e studio. Per approfondire la questione, si potrebbe indagare la psicologia degli artisti, con un’attenzione particolare al concetto di invidia e alle sue implicazioni nell’arte. Un’altra area di studio interessante potrebbe essere la sociologia dell’arte, per comprendere meglio le dinamiche di potere e di competizione all’interno delle comunità artistiche del Rinascimento. Potrebbe essere utile consultare gli studi di Arnold Hauser o di Pierre Bourdieu per un’analisi più approfondita del contesto sociale e culturale in cui operavano questi artisti. Inoltre, per una comprensione più sfumata del rapporto tra teoria e pratica, si potrebbe esplorare la filosofia dell’arte, magari partendo dalle riflessioni di Aristotele sulla poiesis e sulla technē.Capitolo 2: L’Arte e la Vita degli Artisti del Rinascimento
A Venezia, nel periodo del Rinascimento, emergono figure di spicco come Tiziano e Giorgione, che segnano un’epoca di profonde innovazioni nella pittura. Tiziano, originario di Cadore e nato nel 1480, muove i primi passi nel mondo dell’arte sotto la guida di Gian Bellini. Ben presto, però, si avvicina allo stile di Giorgione, che si distingue per una maggiore morbidezza nelle forme e un’attenzione particolare al rilievo. Giorgione, nato a Castelfranco nel 1478, si fa notare per la sua straordinaria capacità di riprodurre la natura con fedeltà, utilizzando colori vivaci e ombreggiature delicate. Nonostante le loro strade artistiche divergano, entrambi contribuiscono in modo significativo a definire i canoni della pittura veneziana dell’epoca.Evoluzione artistica di Tiziano
Dopo un periodo in cui imita lo stile di Giorgione, Tiziano sviluppa un linguaggio artistico personale e inconfondibile. La sua fama cresce rapidamente, soprattutto grazie ai suoi ritratti e alle opere di tema religioso. La sua maestria nell’uso del colore e la sua capacità di rappresentare la realtà con grande vividezza gli valgono commissioni da parte di importanti figure del tempo, inclusi imperatori e re. Tiziano diventa così uno dei pittori più richiesti e celebrati del suo tempo, lasciando un’impronta indelebile nella storia dell’arte.Giorgione e la rappresentazione della natura
Giorgione si dedica con passione alla rappresentazione della vita e della natura, creando opere che si distinguono per la loro freschezza e vivacità. La sua pittura è caratterizzata da un’attenzione minuziosa ai dettagli e da una capacità unica di catturare l’essenza dei suoi soggetti. Purtroppo, la sua promettente carriera viene interrotta bruscamente dalla peste, che pone fine alla sua vita in giovane età. Nonostante la sua breve esistenza, Giorgione lascia un’eredità artistica di grande valore, influenzando profondamente i suoi contemporanei e le generazioni future.Il talento femminile nell’arte rinascimentale
Nel Rinascimento, non solo gli uomini si distinguono nel campo artistico, ma anche le donne dimostrano un talento eccezionale. Tra queste, Properzia de’ Rossi, scultrice bolognese, si fa notare per la sua abilità nel lavorare il marmo e nel creare piccole, intricate sculture su noccioli di pesca. La sua arte è strettamente legata alla sua vita personale, e le sue opere riflettono le sue emozioni e le sue esperienze. Altre donne, come Suor Plautilla e Sofonisba Anguissola, si affermano nel campo della pittura, dimostrando che il talento artistico non conosce distinzioni di genere. Sofonisba, in particolare, raggiunge una grande fama grazie ai suoi ritratti e alla sua capacità di catturare la realtà con straordinaria precisione, tanto da essere chiamata a lavorare in Spagna alla corte di re Filippo II.Arte e vita nel Rinascimento
Questi artisti, uomini e donne, con le loro vite e le loro opere, testimoniano la ricchezza e la varietà del Rinascimento, un’epoca in cui l’arte e la vita si intrecciano in un dialogo continuo e fecondo. Le loro storie personali e i loro percorsi artistici si fondono con il contesto storico e culturale del tempo, dando vita a un panorama artistico di straordinaria complessità e bellezza. Le loro opere continuano a parlare a noi oggi, testimoniando la forza e la vitalità di un’epoca che ha segnato profondamente la storia dell’arte e della cultura occidentale.Se l’arte di Tiziano e Giorgione era così profondamente innovativa e celebrata, perché il capitolo dedica un’intera sezione a figure femminili apparentemente minori come Properzia de’ Rossi e Suor Plautilla, la cui influenza sul canone artistico rinascimentale sembra marginale rispetto ai maestri veneziani?
Il capitolo, pur celebrando giustamente i giganti del Rinascimento veneziano, sembra quasi voler forzatamente inserire una quota rosa, deviando l’attenzione da Tiziano e Giorgione per parlare di artiste donne la cui rilevanza storica appare, a un’analisi superficiale, decisamente inferiore. Questa digressione, seppur animata da nobili intenti di inclusività, rischia di sminuire la portata rivoluzionaria dei maestri veneziani e di confondere il lettore sul reale focus del capitolo. Per comprendere appieno il ruolo delle donne nell’arte rinascimentale e valutare criticamente la loro influenza, sarebbe opportuno approfondire discipline come la storia dell’arte con una prospettiva di genere e gli studi culturali, con particolare attenzione agli studi di autrici come Griselda Pollock, Linda Nochlin e Whitney Chadwick, che hanno analizzato in modo approfondito il ruolo delle donne nella storia dell’arte.3. Vite di Artisti e Architetti del Rinascimento
Giotto: Pittore e Architetto
Giotto, nato nel 1267, fu scoperto da Cimabue mentre disegnava le pecore su un sasso. Boccaccio lo descrive come un eccezionale imitatore della natura. La sua abilità nel disegno è paragonata a quella di Apelle. Si racconta che dipinse una mosca sul naso di una figura, un’allusione a un aneddoto di Plinio su Apelle. Petrarca possedeva un suo dipinto e Franco Sacchetti raccontò diversi aneddoti su di lui.Le Opere Fiorentine
Nel 1301 realizzò il polittico della Badia Fiorentina. In Santa Croce dipinse quattro cappelle: gli affreschi delle cappelle Bardi e Peruzzi sono stati restaurati, mentre il ciclo mariano nella cappella Spinelli fu distrutto. L’altare della cappella Baroncelli è di attribuzione incerta. Dipinse nel Palazzo del Podestà il ritratto di Dante Alighieri. Gli affreschi nel Carmine furono distrutti da un incendio. Il suo crocifisso di Santa Maria Novella risale al 1312. La Madonna di Ognissanti è oggi conservata agli Uffizi. Nel 1334 fu nominato responsabile dei lavori pubblici a Firenze.Opere in Altre Città
Lavorò ad Assisi, dove dipinse il ciclo di San Francesco nella Basilica Inferiore; le allegorie delle Virtù sono attribuite a un suo seguace, mentre dipinse personalmente nella cappella della Maddalena. La sua Stigmatizzazione di San Francesco è oggi al Louvre. Lavorò al Campo Santo di Pisa. Fu chiamato a Roma da Papa Bonifacio VIII, per il quale realizzò scene della vita di Cristo in San Pietro. La sua Madonna fu rimossa da San Pietro. La Navicella in mosaico fu commissionata dal cardinale Stefaneschi. Dipinse nel Duomo di Arezzo, distrutto da un incendio. A Padova, i suoi affreschi si trovano nella Sala Capitolare. Dipinse il ritratto di Carlo di Calabria a Napoli, ma non lavorò nel Castel dell’Ovo né nella chiesa dell’Incoronata. Non lavorò a Rimini nella chiesa di San Francesco.Filippo Brunelleschi: Architetto Innovatore
Filippo Brunelleschi, nato nel 1377, si formò come orafo prima di dedicarsi all’architettura. Rifiutò di collaborare con Ghiberti alle porte del Battistero di Firenze, preferendo avere il controllo totale sui suoi progetti. Ebbe difficoltà a collaborare, come dimostra un episodio con Donatello per una statua nel Duomo. La competizione tra Brunelleschi e Donatello per un crocifisso è narrata da Antonio Billi e Giorgio Vasari. Il suo lavoro nel Palazzo Vecchio fu poi modificato da Vasari. Brunelleschi influenzò Masaccio, in particolare per la resa architettonica nell’affresco della Trinità.La Cupola del Duomo di Firenze
Brunelleschi fece viaggi a Firenze nel 1409 e 1417, quest’ultimo per la cupola del Duomo. Contrariamente a quanto si crede, non fu il primo a proporre la cupola con tamburo e oculi. Nel 1420, molti maestri si riunirono a Firenze per valutare i modelli per la cupola, incluso quello di Brunelleschi, Donatello e Nanni di Banco. Il suo modello senza centine fu approvato nel 1421. Brunelleschi e Ghiberti furono inizialmente nominati supervisori dei lavori, ma in seguito Brunelleschi divenne l’unico responsabile. Presentò anche i modelli per la lanterna della cupola.Opere Architettoniche
Brunelleschi completò la Sagrestia Vecchia di San Lorenzo nel 1427. I lavori per la basilica di San Lorenzo iniziarono nel 1442, principalmente sotto la direzione di Michelozzo. La Cappella Barbadori in Santa Felicita fu un esempio del suo stile. Il suo progetto per un oratorio centrale, come quello di Santa Maria degli Angeli, fu considerato insolito per l’epoca. I lavori a Santa Maria degli Angeli si fermarono nel 1437. Il nucleo originale di Palazzo Pitti fu completato nel 1458. Brunelleschi iniziò a lavorare a Santo Spirito nel 1434. Il suo modello per Santo Spirito fu criticato nel 1457. Andrea Cavalcanti, suo discepolo, scolpì l’epitaffio per il monumento funebre di Brunelleschi nel Duomo di Firenze. Antonio e Niccolò Baroncelli crearono modelli per statue equestri.Donatello: Scultore e Collaboratore
Donatello, nato nel 1386, lavorò per Roberto Martelli e realizzò una tomba per Papa Giovanni XXIII Coscia. La sua statua della Dovizia fu demolita. Nel 1412 realizzò il San Giovanni Evangelista per il Duomo di Firenze. La sua statua di San Luigi di Tolosa fu spostata più volte. Donatello supervisionò la realizzazione di profeti per il Campanile di Giotto, tra cui lo Zuccone. Collaborò alla tomba del Cardinale Brancaccio. Una testa di cavallo in bronzo fu donata a Lorenzo il Magnifico. Donatello e Michelozzo realizzarono un pulpito a Prato.Le Statue per Firenze
La sua Giuditta fu inizialmente posta nel giardino di Palazzo Medici, poi spostata nel Palazzo Vecchio. Il David in bronzo fu collocato nel cortile del Palazzo Medici, poi nel Palazzo Vecchio. Il David in marmo fu spostato dal Duomo al Palazzo Vecchio. Il San Giovanni Martelli rimase nella famiglia Martelli.Ultimi Anni e Opere
Nel 1423, Donatello ricevette una commissione per una statua a Orvieto. Lavorò all’altare maggiore della Basilica del Santo a Padova. Il suo scheletro di cavallo in legno fu realizzato per un torneo. Un San Giovanni Battista in legno fu creato prima del suo soggiorno a Padova. I pulpiti in bronzo con la Passione di Cristo nella basilica di San Lorenzo a Firenze furono commissionati da Cosimo de’ Medici. Il busto in bronzo di Contessina de’ Bardi è di attribuzione incerta. Il suo Amor-Atys fu considerato un’opera antica. Donatello fu aiutato economicamente da Cosimo de’ Medici e visse gli ultimi anni malato.Giorgione: Pittore Innovativo
Giorgione da Castelfranco, soprannominato Zorzon, nacque nel 1478 e si formò con i Bellini. Lavorò per Domenico Grimani, il cui inventario include un suo autoritratto. Dipinse ritratti per i Borgherini e personaggi come Consalvo Ferrante e Leonardo Loredano. Lavorò per Giovanni da Castel Bolognese.Opere e Influenza
I suoi affreschi a Ca’ Soranzo non esistono più. Realizzò affreschi sul Canal Grande entro il 1508. Tiziano dipinse affreschi sulla facciata laterale, che suscitarono l’invidia di Giorgione. Il suo Cristo che porta la croce è oggi nella Scuola Grande di San Rocco. Il suo dipinto di San Giorgio con riflessi multipli dimostra la superiorità della pittura sulla scultura. Giorgione usò Caterina Cornaro come modello. Morì di peste nel 1510. Sebastiano Luciani fu suo allievo.Se l’eccellenza di questi artisti è così universalmente riconosciuta, perché il capitolo si sofferma su aneddoti di rivalità, incompiutezze e opere perdute, quasi a voler sminuire il loro impatto e la loro grandezza?
Il capitolo, pur celebrando il talento di Brunelleschi, Donatello, Piero della Francesca e Tiziano, sembra quasi voler contraddire la sua tesi principale, introducendo elementi che mettono in discussione la loro perfezione e il loro successo. Si parla di opere non completate da Brunelleschi, della rivalità con Donatello (anche se poi si stempera in umiltà), di opere perdute o erroneamente attribuite di Piero della Francesca. Questo approccio, se da un lato può risultare utile per umanizzare questi giganti dell’arte, dall’altro rischia di confondere il lettore e di sminuire la portata del loro genio. Per approfondire la questione e comprendere meglio il contesto storico e le dinamiche tra artisti, sarebbe utile studiare la storia sociale del Rinascimento, con particolare attenzione alle botteghe artistiche e al mecenatismo. Si potrebbero approfondire le biografie di Giorgio Vasari, per esempio, e le dinamiche di potere dell’epoca, magari con gli scritti di Niccolò Machiavelli.12. L’Ascesa e l’Eredità di Bramante e Raffaello
Donato Bramante, nato in condizioni modeste a Castel Durante, si dedicò inizialmente alla pittura, studiando con Fra Bartolommeo e Piero della Francesca. Tuttavia, la sua passione per l’architettura lo portò in Lombardia e poi a Milano, dove studiò il Duomo, opera gotica ma di “sesto acuto” secondo il nuovo linguaggio rinascimentale. Successivamente, si trasferì a Roma, dove misurò gli edifici antichi, sviluppando una profonda conoscenza dell’architettura classica. Qui, il Cardinale di Napoli lo incaricò di ricostruire il chiostro dei Frati della Pace, lavoro che gli diede grande fama. Lavorò anche per Alessandro VI e partecipò alla progettazione di importanti palazzi e chiese.L’ascesa sotto Giulio II
Con l’elezione di Papa Giulio II, Bramante divenne l’architetto di riferimento, trasformando il Vaticano con nuovi corridoi e giardini. Costruì il Museo delle statue antiche nel Belvedere, dove furono collocate opere come il Laocoonte. Nonostante la sua abilità, la fretta con cui costruì causò problemi strutturali, come dimostrato dal crollo di una parte del corridoio. Progettò anche scale nel Belvedere e creò una scala a chiocciola con colonne, ispirata a S. Niccolò a Pisa.L’eredità di Bramante
L’architettura beneficiò enormemente del lavoro di Filippo Brunelleschi, che riscoprì le tecniche costruttive degli antichi. Bramante ne seguì le orme, diventando un maestro grazie al suo coraggio, al suo intelletto e alla sua abilità pratica. La sua fortuna fu quella di trovare un mecenate come Giulio II, che gli permise di mostrare il suo talento. Le sue opere architettoniche, caratterizzate da dettagli sorprendenti, arricchirono l’arte, tanto quanto gli antichi greci e romani. Creò anche una macchina per la stampa delle bolle papali e partecipò a opere militari a Bologna. Insegnò le regole dell’architettura a Raffaello da Urbino. Iniziò la costruzione di un palazzo sulla Strada Giulia e realizzò un tempio rotondo a S. Pietro a Montorio. Il suo progetto per la nuova Basilica di San Pietro era ambizioso, ma fu modificato dopo la sua morte. Era noto per il suo carattere allegro, la sua generosità e la sua passione per la poesia. La sua morte rappresentò una grande perdita per l’architettura.Raffaello: gli inizi
Raffaello Sanzio da Urbino, nato nel 1483, fu un artista di grande talento, dotato di grazia e gentilezza. Suo padre, Giovanni de’ Santi, lo avviò alla pittura e lo mandò a studiare con Pietro Perugino. Raffaello imitò lo stile di Pietro così bene che le sue opere erano difficili da distinguere da quelle del maestro. Dopo aver lavorato a Città di Castello, si trasferì a Siena, dove collaborò con Pinturicchio. Il desiderio di vedere le opere di Leonardo da Vinci e Michelangelo lo portò a Firenze, dove strinse amicizia con altri artisti e ricevette commissioni da Taddeo Taddei e Lorenzo Nasi.La maturazione artistica
Dopo la morte dei genitori, Raffaello tornò a Urbino e dipinse per Guidobaldo da Montefeltro. Successivamente, tornò a Perugia, dove realizzò opere per varie chiese. Il suo stile cambiò dopo il suo soggiorno a Firenze, diventando più raffinato. Studiò le opere di Masaccio, Leonardo e Michelangelo, migliorando la sua arte. Strinse amicizia con Fra Bartolommeo, imparando da lui il colore e insegnandogli la prospettiva. Tornato a Perugia, completò un’opera per Madonna Atalanta Baglioni. A Firenze, dipinse ritratti per Agnolo Doni e una Madonna per Domenico Canigiani.Il periodo romano
Bramante invitò Raffaello a Roma, dove iniziò a lavorare alle stanze del Vaticano. Dipinse la “Scuola di Atene” nella Camera della Segnatura, un’opera che impressionò Giulio II a tal punto da fargli distruggere le opere di altri artisti. Dipinse anche il Parnaso, la Disputa del Sacramento e le Virtù. Continuò a lavorare per Leone X, dipingendo la Liberazione di San Pietro e l’Incontro di Leone Magno con Attila. Realizzò opere per Agostino Chigi, tra cui la Galatea e gli affreschi della sua cappella. Dipinse la Trasfigurazione per il Cardinale Giulio de’ Medici, la sua ultima opera, considerata la più gloriosa e divina.L’eredità di Raffaello
Raffaello studiò le opere di Leonardo e Michelangelo, cercando di superare i suoi limiti. Imparò l’anatomia e sviluppò un suo stile unico, caratterizzato da grazia, dolcezza e varietà. Era noto per la sua cortesia e generosità, e per la sua capacità di unire gli artisti. La sua morte prematura, avvenuta a soli trentasette anni, rappresentò una grande perdita per l’arte. Il suo corpo fu esposto con la Trasfigurazione, e la sua morte causò grande dolore. Lasciò un’eredità di opere straordinarie e un esempio di vita virtuosa. La sua capacità di unire arte e virtù ispirò molti artisti, e il suo stile fu imitato da molti.Se Bramante fu così influenzato da Brunelleschi, e Raffaello fu così influenzato da Perugino, Leonardo e Michelangelo, perché il capitolo li dipinge come geni innovatori quando sembrano piuttosto abili artigiani che hanno saputo capitalizzare sul lavoro dei loro predecessori?
Il capitolo celebra Bramante e Raffaello come figure centrali del Rinascimento, ma allo stesso tempo sottolinea la loro forte dipendenza dai maestri che li hanno preceduti. Questo solleva la questione di quanto la loro fama sia dovuta a un’effettiva originalità o piuttosto a un’abile rielaborazione e perfezionamento di stili e tecniche già esistenti. Per comprendere appieno il contributo di questi artisti, sarebbe utile approfondire la storia dell’arte e dell’architettura rinascimentale, con particolare attenzione al concetto di “imitatio” e al rapporto tra maestri e allievi nell’epoca. Si potrebbe, ad esempio, analizzare il lavoro di storici dell’arte come Vasari, per comprendere come la narrazione artistica del tempo veniva costruita, o di studiosi come Gombrich, per un’analisi più critica del concetto di “originalità” in arte. Un confronto con altri artisti del periodo, come Mantegna o Botticelli, potrebbe inoltre aiutare a contestualizzare meglio l’opera di Bramante e Raffaello.Abbiamo riassunto il possibile
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