Letteratura

Le otto montagne

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1. Radici di Pietra e Fiume

Per il padre, la montagna è sfida fisica, affrontata con slancio. Per la madre, invece, è rifugio di contemplazione e ricordo, lontano dalle vette. Eppure, le Dolomiti legano entrambi: montagne della giovinezza, scenario del loro amore, nato ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. Milano, la nuova casa, non cancella il richiamo della montagna. I nomi delle cime, le canzoni popolari, mantengono vivo il ricordo. La città, però, è caos, estraneità. La madre si adatta, trovando un equilibrio nel lavoro. Il padre, invece, soffre la fabbrica, la politica, la lontananza dalla natura.La montagna chiama, e la coppia torna, questa volta verso ovest. Il Monte Rosa, imponente e selvaggio, segna una svolta. Per il padre, è una scoperta totalizzante, un invito all’esplorazione solitaria. Per la madre, le valli sono quiete, passeggiate nei boschi, scoperte condivise con il figlio. Grana, un paese quasi dimenticato, diventa la loro casa estiva. Qui, il figlio è attratto dal torrente, simbolo di un ambiente nuovo. Incontra Bruno, un ragazzo del posto, e nasce l’amicizia. Insieme, esplorano case abbandonate, simboli di un passato che scompare. Tentano di smuovere una mola di pietra, segno di un tempo che scorre come l’acqua del torrente: il futuro arriva dall’alto, carico di mistero e di promesse.

2. Il Battesimo del Ghiacciaio

Il padre introduce il figlio alla montagna, trasformando le escursioni in un rituale educativo. Il ritmo è serrato, le parole sono bandite, la via è sempre quella più ripida. Il bosco è solo un ostacolo da superare, la meta è la vetta, da conquistare con fatica e silenzio. In alta quota, il padre ritrova energia in un ambiente che sente suo, puro e severo. Il figlio, invece, soffre: la quota lo debilita, la fatica lo opprime, la nausea lo tormenta. Ma il padre insiste, spinto dalla sua ostinata volontà di conquista. Per il figlio, la cima non è un traguardo, ma solo un altro luogo da cui voler fuggire, in cerca di un rifugio più accogliente. Intanto, la madre si dedica all’educazione di Bruno, un ragazzo del posto. Nasce un’amicizia tra le due famiglie, quella del protagonista e quella di Bruno, che possiede un alpeggio. Il padre, spinto dalla passione per la montagna e da un interesse scientifico, decide di portare i ragazzi sul ghiacciaio. L’esperienza, però, si rivela traumatica per il figlio, colpito da un forte mal di montagna che interrompe l’ascesa. Ma quel giorno, sul ghiacciaio, padre e figlio si ritrovano uniti, e Bruno entra a far parte del loro legame. Il ritorno a Grana è segnato da una violenta lite: il padre di Bruno, ubriaco, aggredisce il padre del protagonista, quasi a voler vendicare un torto subito. L’equilibrio familiare si incrina, l’idealismo della madre vacilla. La vacanza si chiude, lasciando un senso di amarezza e di sospensione.

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6. Vita in Alpeggio e Cambiamenti

Bruno vive in alpeggio e munge a mano le mucche, producendo formaggio. La sua giornata inizia presto al mattino e finisce a sera. Lara, la sua compagna, si occupa del pascolo e della vendita. La loro vita, semplice e legata alla natura, è faticosa e senza lussi. Un amico, il narratore, va a trovarli. Bruno si confida con lui, parlando dei sogni, del legame con la montagna, del mistero del latte che si trasforma. È un uomo legato alle tradizioni, che trova un senso profondo nel lavoro e nel contatto con gli animali. La vita in alpeggio scorre tra lavoro e contemplazione, interrotta solo dalla discesa a valle per vendere le tome. Questo è il primo guadagno dopo mesi di lavoro. Il narratore parte per un viaggio in Nepal. Durante la sua assenza, Lara rimane incinta e nasce Anita, che cresce a contatto con la natura. Al ritorno del narratore, l’Italia è in crisi economica. Anche l’alpeggio di Bruno e Lara cambia. I debiti aumentano, nonostante il duro lavoro. Lara cerca nuove strategie, Bruno si chiude nel silenzio. L’azienda agricola fallisce. Bruno perde l’alpeggio e si separa da Lara, che va a vivere con la figlia dai genitori. Bruno, solo e senza soldi, chiede all’amico di tornare nella baita in montagna. Il narratore sente la sua disperazione e decide di tornare per aiutarlo.

7. L’Isolamento e la Montagna

A metà novembre, il vallone di Grana è arido, gelato, e i colori ocra e terracotta dominano il paesaggio riarso. I larici infuocati spiccano tra il verde scuro degli abeti nei boschi, mentre a valle l’ombra e il gelo sono padroni. Bruno è isolato, intento a fare provviste e legna per l’inverno, reduce dal tracollo della sua attività e dalla fine della relazione con Lara. Sembra lontano, quasi assente, le giornate scandite dal lavoro e dalle serate al lume di candela, perché il mulino è fermo per la siccità. Una sera, Bruno accenna brevemente a una visita a Milano e al mare, ricordi sbiaditi di un mondo che non gli appartiene più. Il suo vero mondo è la montagna, la solitudine. L’arrivo dei cacciatori, suoi cugini, rompe la quiete. Portano un camoscio, che Bruno macella con gesti precisi, quasi a sfogare una rabbia silenziosa. Prima di ripartire, si incontra con Lara. Lei racconta l’ostinazione di Bruno nel rimanere legato alla montagna, un amore totalizzante che ha causato la loro separazione. A dicembre, il paesaggio di Grana è trasformato dalla neve. Bruno trascorre un Natale solitario, usando le ciaspole e sciando con attrezzatura vecchia. Una valanga improvvisa scuote la loro routine, un evento potente e imprevedibile. In primavera, Lara comunica una notizia dolorosa. Bruno è scomparso, travolto dalla neve. Le ricerche sono inutili: Bruno è rimasto nella sua montagna, per sempre. Rimane un’amicizia segnata dalla perdita e da un segreto condiviso, che spinge a intraprendere un viaggio solitario in Himalaya, un nuovo modo di confrontarsi con la montagna.

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