Contenuti del libro
Informazioni
“Le illusioni del postmodernismo” di Terry Eagleton è un libro che ti fa pensare un sacco su come siamo arrivati a parlare di certe cose oggi. Eagleton guarda al postmodernismo, quella corrente di pensiero che ha cambiato un po’ tutto, non solo come un’idea astratta, ma come qualcosa che è nato da una specie di sconfitta, soprattutto per la sinistra. Immagina un mondo dove le grandi idee di cambiamento radicale sembrano fallite; ecco, il postmodernismo, secondo lui, è un po’ la reazione a questo. Il libro esplora come questa mentalità si sia spostata dalle lotte di classe e dai problemi economici a temi come l’identità, la sessualità, la cultura, e come abbia iniziato a guardare con sospetto alle “grandi storie” (la Storia con la S maiuscola) e ai concetti universali. Eagleton non è solo critico, riconosce che il postmodernismo ha portato alla luce questioni importanti e ha scosso vecchie certezze, ma si chiede anche se, nel suo criticare tutto e nel suo focus sul frammento, non finisca per essere un po’ troppo comodo per il capitalismo, che è bravissimo a digerire e vendere ogni differenza. È un viaggio intellettuale che mette a confronto il postmodernismo con idee più “vecchie” come il socialismo, l’universalismo, e persino concetti come la gerarchia o l’essenzialismo, per capire cosa abbiamo guadagnato e cosa forse stiamo perdendo in questa era di disillusione politica e critica culturale.Riassunto Breve
Una sconfitta politica significativa per la sinistra può portare a reazioni diverse. Alcuni abbandonano le vecchie idee, altri si aggrappano a esse per abitudine. Una risposta comune è concentrarsi sui margini del sistema, visto come intoccabile. Questo porta a idealizzare ciò che è marginale o minoritario, a volte senza critica. Si tende a demonizzare concetti come sistema e organizzazione, mentre si valorizzano l’ambiguità e l’incertezza. La critica politica si sposta dalla trasformazione della società a una sovversione più simbolica, interessandosi a linguaggio, testi e sessualità come spazi di libertà. L’eccessiva attenzione alla teoria (epistemologia) diventa un modo per evitare l’azione politica concreta. Si sviluppa l’idea che il mondo sia fatto più dalle parole che dalla realtà materiale. La perdita di fiducia nel cambiamento porta a dubitare dell’idea di società nel suo complesso, vista come qualcosa che limita. In questo stato di disillusione, si può persino finire per vedere aspetti positivi nel sistema attuale, proiettando l’idea di un mondo migliore nel presente e celebrando il capitalismo come liberazione. Non è chiaro, però, se questa sconfitta sia reale o dipenda da una mancanza di iniziativa.Il postmodernismo emerge in questo contesto di sconfitta politica della sinistra. Nonostante sia vario, si può capire meglio pensando al suo legame con un fallimento politico precedente. Il postmodernismo ha avuto il merito di portare l’attenzione su temi importanti come sessualità, genere ed etnia, cambiando il modo di vedere la politica. Però, questa attenzione è andata di pari passo con un allontanamento da questioni politiche più vecchie ma fondamentali, come la classe sociale e la produzione economica. Questa cultura postmoderna è ricca e nuova nelle arti, ma ha lati contrastanti. Da un lato, ha messo in discussione vecchie certezze, disorientando chi credeva di avere la verità. Dall’altro, il suo scetticismo e il suo relativismo possono bloccare l’azione e possono essere usati dallo stesso sistema che critica. Il postmodernismo diffida delle idee universali e totali, preferendo la differenza e la varietà. Questo può essere liberatorio, ma rischia di creare nuovi dogmi e di escludere alcuni argomenti a favore di altri. C’è una contraddizione: rifiuta la “Storia” con la S maiuscola (un percorso unico e predefinito), ma è entusiasta della “storia” con la s minuscola (lo studio dei contesti specifici). Non affronta in modo completo il potere del capitale e della produzione, e questo è un suo limite importante.La Storia come percorso unico e predeterminato non è più creduta, soprattutto dopo le tragedie del Novecento. Il postmodernismo critica questa idea, evidenziando che la storia è fatta di tante narrazioni diverse e discontinue. La storia non è un racconto unico, ma un insieme di situazioni che cambiano. Tuttavia, esistono aspetti universali nell’esperienza umana, legati al corpo e alla biologia, che influenzano la morale e la politica. Il postmodernismo, nel suo rifiuto di ogni universalismo, a volte esagera nel considerare tutto come solo storico, ignorando le continuità profonde. Il socialismo, pur non credendo in una Storia con un fine già scritto, riconosce una grande storia di sofferenza e sfruttamento che si ripete. Anche sul capitalismo c’è dibattito. Il postmodernismo radicale lo vede solo come oppressivo. Il marxismo lo vede in modo più complesso: un sistema che cambia velocemente e crea sia progresso che problemi. Il socialismo vuole superare queste contraddizioni per arrivare a una vera varietà, non solo culturale o di parole, ma basata sulla libertà e l’autodeterminazione per tutti. Questa visione socialista, che riconosce l’importanza dell’azione politica e del cambiamento delle strutture, si distingue da un postmodernismo che a volte sembra accontentarsi di una varietà superficiale o di un’idea di mondo migliore troppo anticipata. La vera varietà, per il socialismo, arriva solo quando la Storia, intesa come sofferenza, non domina più le vite umane.Il soggetto nel pensiero postmoderno è molto legato al corpo, a differenza del pensiero tradizionale che privilegiava la mente. Il corpo diventa centrale, riflettendo un interesse per la sessualità e il benessere fisico che ha preso il posto delle energie rivoluzionarie. Il corpo è visto come qualcosa di locale e concreto, lontano dalle grandi idee astratte. Però, non tutti i corpi sono visti allo stesso modo: si privilegia il corpo desiderabile, mentre quello che soffre o lavora è spesso ignorato. Si passa dal corpo come soggetto attivo (come pensava Merleau-Ponty) al corpo come oggetto passivo, influenzato da forze esterne. Intanto, il liberalismo politico si afferma come risposta alla varietà di idee su cosa sia una vita buona. Lo Stato liberale dice di essere neutrale, volendo garantire a tutti la possibilità di realizzare la propria idea di vita buona attraverso diritti e libertà. Ma questa neutralità è strana, perché promuovere la libertà individuale è già una specifica idea di vita buona. Il comunitarismo critica l’individualismo liberale, sottolineando quanto siano importanti la comunità e le tradizioni per formare la persona. Il socialismo cerca di mettere insieme i valori liberali di libertà individuale con l’attenzione comunitaria alla collettività e alla partecipazione di tutti. Il socialismo vuole una società dove la definizione dei valori avvenga insieme, portando a più varietà e a una maggiore espressione di ogni individuo. Il postmodernismo, pur criticando il pensiero illuminista e dando importanza al contesto culturale come il comunitarismo, ha dei punti deboli. Oscilla tra l’idea che la cultura determini tutto, negando la libertà personale, e un’idea di libertà così ampia da far quasi sparire la persona stessa. Nonostante i suoi limiti, il pensiero postmoderno ha il merito di aver mostrato i difetti dell’idea tradizionale di soggetto e di aver dato voce a punti di vista prima ignorati, aiutando a capire la persona in modo più complesso.Concetti come gerarchia e élite non sono la stessa cosa. La gerarchia è un ordine di importanza riconosciuto, mentre l’elitarismo è la convinzione che solo pochi gruppi debbano avere autorità. Anche chi critica le élite usa una gerarchia di valori. Valutare è una parte essenziale dell’essere umano e della vita sociale; negare le gerarchie di valore non è possibile nella pratica. Le gerarchie assolute, anche se criticate dal postmodernismo, sono reali in molti ambiti. La politica di sinistra, come ogni azione razionale, deve stabilire priorità per usare al meglio risorse ed energie. Rifiutare ogni gerarchia significa rinunciare a progetti politici importanti. Un rifiuto totale delle élite, stranamente, può finire per favorire quelle esistenti, mentre il mercato capitalista, che è contro le élite in un certo senso, tende a livellare le differenze di valore. L’essenzialismo, l’idea che le cose abbiano proprietà che le definiscono, è fondamentale per capire la realtà. È difficile negarlo, perché anche il linguaggio e le categorie dipendono da queste proprietà. Riconoscere un’essenza non significa che sia rigida o immutabile; può cambiare a seconda delle relazioni e del tempo. L’essenzialismo non è per forza di destra e l’antiessenzialismo non è per forza di sinistra. La teleologia, l’idea che la storia abbia scopi e condizioni necessarie, è una realtà storica. La storia non è solo caos; è influenzata da progetti e necessità. Negare la teleologia storica rende difficile capire eventi come lo stalinismo, che derivano da tentativi di costruire il socialismo in situazioni difficili. La storia procede anche attraverso necessità e determinazioni. Le metanarrazioni, anche se rifiutate dal postmodernismo, esistono e sono importanti. Storie come la riproduzione materiale e sessuale sono metanarrazioni fondamentali, che causano problemi e devono essere affrontate. Il socialismo stesso propone una metanarrazione, una storia di sofferenze e speranze. L’universalismo, l’idea che tutti meritino rispetto e diritti perché sono umani, è un concetto rivoluzionario. Il postmodernismo critica l’universalismo occidentale, ma l’universalità è essenziale per l’emancipazione e la giustizia. Universalità e differenza non sono opposte; l’uguaglianza può significare dare cose diverse per soddisfare bisogni diversi. L’identità, che il postmodernismo vede con sospetto, è necessaria per il benessere delle persone e per l’azione sociale. La pluralità, anche se apprezzata, non è un bene assoluto in sé. Il postmodernismo, pur avendo il merito di aver recuperato storie dimenticate, rischia di concentrarsi troppo sulla cultura e di cadere in un relativismo culturale estremo. La razionalità, intesa come apertura e generosità, è fondamentale. Il relativismo culturale radicale, che vede le culture come completamente diverse e non paragonabili, non è vero nella pratica e serve a giustificare tutto. L’universalità, lungi dall’essere un’illusione, è una struttura reale del mondo globale, necessaria per affrontare problemi comuni e costruire un futuro politico migliore.Il postmodernismo ha una contraddizione interna. È sia progressista che conservatore. Le società capitalistiche avanzate mostrano questa doppia faccia: libertà e controllo, piacere e repressione, varietà e uniformità. La logica del mercato promuove il piacere, la varietà e ciò che dura poco, creando una rete di desideri diffusa. Ma questa potenziale confusione richiede una struttura politica forte e valori tradizionali per mantenere l’ordine. Il capitalismo, per essere accettato, si basa su valori profondi, ma con la sua tendenza a razionalizzare e a rendere tutto laico, rischia di indebolire questi stessi valori, portando a una possibile autodistruzione. Il postmodernismo riflette questa contraddizione politica: sembra opporsi al sistema ma è complice economicamente. Mette in discussione i valori assoluti e le basi profonde del sistema dominante, promuovendo la varietà, la non-identità e il relativismo culturale. Questa sfida alle idee, però, non si traduce sempre in una sfida al mercato. Il capitalismo stesso è un sistema che accetta la varietà, supera i limiti e le opposizioni, integra le diversità e cambia continuamente le regole. Il postmodernismo, quindi, riprende la logica del capitalismo avanzato e la usa contro le sue basi spirituali, invitando il sistema a rinunciare ai suoi fondamenti profondi e ad accettare il relativismo. Nonostante questa critica, il sistema ha bisogno di idee per essere accettato e non può rinunciare a valori profondi, specialmente in tempi incerti. Il postmodernismo si trova in un periodo di passaggio, dove l’elemento profondo non sparisce del tutto ma non riesce neanche a tornare forte. In un futuro dominato dall’idea postmoderna della fine della storia, si prevede una continuazione del presente, ma un futuro autoritario rappresenta una minaccia seria. Il relativismo e lo scetticismo postmoderno, insieme alla mancanza di una teoria solida su come agire politicamente e a un’avversione per la solidarietà, potrebbero rendere la sinistra meno capace di affrontare queste minacce. Sembrano necessarie basi etiche e umane solide per contrastare efficacemente gli avversari politici, suggerendo che il postmodernismo potrebbe essere più un problema che una soluzione in questo contesto.Riassunto Lungo
1. L’Eredità della Disillusione
Le prime reazioni alla sconfitta
Quando un movimento politico di sinistra subisce una grande sconfitta, tanto da mettere in dubbio le sue idee principali, le persone reagiscono in modi diversi. Alcuni possono cambiare completamente idea e diventare più conservatori. Altri invece possono rimanere attaccati alle vecchie idee, semplicemente per abitudine o perché provano nostalgia per il passato.L’attrazione per i margini e la critica al sistema
Un’altra reazione abbastanza comune è quella di concentrarsi su ciò che sta ai margini del sistema dominante. Questo sistema viene visto come troppo forte per essere cambiato completamente. Ci si interessa quindi a tutto ciò che è diverso, che sta ai confini, dove il potere sembra meno forte. Questo porta ad apprezzare in modo forse eccessivo tutto ciò che è marginale e minoritario, idealizzando qualsiasi cosa che vada contro le regole comuni.La messa in discussione di sistema, consenso e organizzazione
In questa situazione, le idee di sistema, di accordo comune e di organizzazione vengono viste in modo negativo. Allo stesso tempo, si comincia a dare più valore a ciò che è ambiguo e incerto. La critica politica non punta più a cambiare le cose in modo radicale, ma si limita a contestare il sistema con azioni simboliche. Si presta molta attenzione al linguaggio, ai testi e alla sessualità, visti come gli unici spazi di libertà rimasti.L’ossessione per la teoria e la perdita di azione politica
L’importanza eccessiva data alla filosofia della conoscenza diventa un modo per evitare di affrontare i problemi politici reali. Si preferisce discutere di teorie piuttosto che agire concretamente. Si diffonde una nuova forma di idealismo, secondo cui il mondo è creato dalle parole e dai discorsi, e non dalla realtà materiale. La perdita di fiducia nella possibilità di cambiare la politica porta a mettere in dubbio l’idea stessa di società come un insieme, vista come qualcosa che opprime e limita la libertà. In questo clima di delusione, si può arrivare persino a considerare il sistema esistente come qualcosa di positivo, immaginando che l’utopia si realizzi nel presente e celebrando il capitalismo come una forma di liberazione. Resta però da capire se questa sconfitta politica sia reale, o se sia invece il risultato di una mancanza di volontà di agire e di un blocco interno al movimento stesso.Ma quindi, secondo il capitolo, la disillusione politica porterebbe alcuni a vedere il capitalismo come utopia realizzata?
Non è questa una conclusione paradossale e priva di un contesto storico e sociale più ampio? Il capitolo sembra suggerire un ribaltamento ideologico estremo come conseguenza della sconfitta, ma non chiarisce se tale affermazione si basi su studi concreti o su una generalizzazione. Per comprendere meglio le dinamiche psicologiche e sociali della disillusione politica e le sue possibili manifestazioni ideologiche, sarebbe utile approfondire la sociologia delle ideologie e la psicologia sociale, studiando autori come Gustave Le Bon e Serge Moscovici.2. L’Eredità Ambivalente: Successi ed Evasioni del Postmodernismo
Origini del Postmodernismo
Il postmodernismo nasce da una sconfitta politica, soprattutto della sinistra, in un periodo storico preciso. Per capire il postmodernismo, è utile considerarlo in relazione a questo fallimento politico. Questa idea non vuole semplificare troppo un fenomeno complesso, ma aiuta a capire la sua logica storica.Nuovi temi e vecchie questioni
Il postmodernismo ha portato novità importanti nel dibattito politico, concentrandosi su temi come la sessualità, il genere e l’etnia. Questi temi hanno cambiato il modo di intendere la politica. Però, questa attenzione ai nuovi temi ha coinciso con un allontanamento da problemi politici più tradizionali e di fondo, come le classi sociali e l’economia.Luci e ombre della cultura postmoderna
La cultura postmoderna è vivace e piena di novità nelle arti, ma ha anche aspetti contraddittori. Da un lato, ha messo in discussione certezze e idee fisse, spiazzando chi pensava di avere in mano la verità. Dall’altro lato, il suo essere molto scettica e il suo considerare tutto relativo possono bloccare le iniziative e persino essere usati dal sistema che critica.La critica ai concetti universali
Il postmodernismo non si fida delle idee universali e totalizzanti, e preferisce le differenze, la varietà e ciò che è diverso. Questa posizione può essere positiva, ma rischia di diventare un nuovo modo di essere dogmatici e di escludere, dando importanza ad alcune questioni e non ad altre. Inoltre, il postmodernismo rifiuta l’idea di “Storia” con un significato unico, ma allo stesso tempo usa la “storia” per capire i fenomeni, creando una contraddizione interna.Un bilancio complesso
In conclusione, il postmodernismo è un fenomeno complicato e pieno di contrasti. È un’eredità ambivalente, che oscilla tra aspetti positivi e negativi, tra critica profonda e il rischio di essere assorbito dal potere che contesta. La sua difficoltà ad affrontare fino in fondo i problemi del potere economico e del sistema produttivo è uno dei suoi limiti principali.Se il postmodernismo rifiuta una “Storia” univoca, come può usare la “storia” per analizzare i fenomeni senza cadere in una contraddizione logica?
Il capitolo evidenzia una tensione interna al postmodernismo: da un lato critica le narrazioni storiche totalizzanti, dall’altro sembra fare affidamento su una qualche forma di analisi storica per comprendere il postmodernismo stesso. Per sciogliere questa apparente contraddizione, sarebbe utile esplorare le diverse teorie della storia, ad esempio quelle di autori come Michel Foucault, che ha analizzato il rapporto tra sapere e potere, o Hayden White, che ha studiato la narrazione storica come forma letteraria.3. Storia e Storie: Il Dibattito Postmoderno-Socialista
La Fine della Storia Teleologica
L’idea che la Storia segua un percorso prestabilito e con un fine preciso è stata in gran parte abbandonata, soprattutto dopo le tragedie del Novecento. Il pensiero postmoderno critica questa visione, mettendo in luce come la storia sia fatta di molti aspetti diversi, discontinuità e racconti costruiti. La storia non è più vista come un unico racconto coerente, ma piuttosto come un insieme di situazioni che cambiano continuamente e si influenzano a vicenda. In questo contesto, le linee di continuità si perdono in una moltitudine di momenti distinti.Universalità e Critiche Postmoderne
Nonostante questa critica alla visione tradizionale della storia, esistono aspetti comuni nell’esperienza umana. Questi aspetti universali sono legati alla nostra biologia e alla concretezza del corpo, e influenzano il nostro senso della morale e le nostre scelte politiche. Il postmodernismo, però, rifiutando ogni idea di universalità, a volte esagera nel dare importanza al contesto storico specifico. Così facendo, rischia di semplificare eccessivamente la complessità della storia e di non considerare le linee di continuità profonde che esistono.Socialismo e la Grande Narrazione della Sofferenza
Il socialismo, pur condividendo lo scetticismo verso una Storia con un fine prestabilito, riconosce l’esistenza di una grande narrazione comune: quella della sofferenza e dello sfruttamento. Questa narrazione continua ad esistere nel corso del tempo.Capitalismo: Critiche Postmoderne e Analisi Marxista
Il dibattito si allarga quando si parla del capitalismo. Mentre il postmodernismo più radicale critica il capitalismo come un sistema che opprime, il marxismo lo analizza in modo più complesso. Il marxismo vede il capitalismo come un sistema dinamico e rivoluzionario, ma allo stesso tempo pieno di contraddizioni. Queste contraddizioni producono sia progresso che aspetti negativi.La Pluralità Autentica nel Socialismo
Il socialismo punta a superare queste contraddizioni, cercando di creare una vera pluralità. Questa pluralità non deve essere solo una questione culturale o di discorso, ma deve basarsi su condizioni materiali di libertà e di autonomia per tutti. Questa visione socialista riconosce l’importanza della lotta politica e dei cambiamenti profondi nella società. Si distingue da un postmodernismo che a volte sembra accontentarsi di una pluralità superficiale o di un’idea di società perfetta irrealistica. Per il socialismo, la vera pluralità nasce solo quando la Storia, intesa come un incubo di sfruttamento, smette di condizionare la vita delle persone.È davvero razionale sostenere la necessità della teleologia storica, prendendo ad esempio lo stalinismo, senza considerare le interpretazioni storiografiche che criticano tale approccio?
Il capitolo presenta la teleologia come necessaria per comprendere la storia, adducendo come esempio lo stalinismo. Tuttavia, questa argomentazione appare discutibile. È razionale utilizzare un concetto filosofico controverso come la teleologia per interpretare eventi storici complessi, specialmente quando esistono interpretazioni storiografiche che mettono in discussione questa prospettiva? Per rispondere a questa domanda, sarebbe utile approfondire il dibattito sulla filosofia della storia, studiando autori come Karl Popper, critico della teleologia e dello storicismo, e Hannah Arendt, che ha analizzato le origini del totalitarismo e i pericoli delle ideologie teleologiche.6. Lo Specchio Bifronte del Postmodernismo
La contraddizione del Postmodernismo
Il postmodernismo presenta una contraddizione fondamentale, simile a quella dello strutturalismo. Lo strutturalismo estendeva la razionalizzazione moderna all’intelletto, riflettendo la reificazione della realtà nella sfera spirituale. Questo approccio entrava in conflitto con l’umanesimo liberale, che voleva proteggere la vita dello spirito. Lo strutturalismo era quindi sia progressista che conservatore, collaborando in modo paradossale con il capitalismo moderno.L’ambivalenza delle società capitalistiche avanzate
Allo stesso modo, il postmodernismo è sia progressista che conservatore. Le società capitalistiche avanzate sono ambivalenti: combinano libertà e autorità, edonismo e repressione, pluralità e monolitismo. La logica del mercato promuove piacere, pluralità ed effimero, creando desiderio. Tuttavia, questa potenziale anarchia richiede una struttura politica solida e valori tradizionali per mantenere l’ordine. Il capitalismo, legittimandosi con valori metafisici, rischia di minare questi valori con la sua razionalizzazione, portando all’autodecostruzione.Postmodernismo: opposizione politica e complicità economica
Il postmodernismo riflette questa contraddizione politica, apparendo contro il sistema ma allo stesso tempo complice del sistema economico. Esso sfida i valori assoluti e i fondamenti metafisici, promuovendo molteplicità e relativismo culturale. Però, questa sovversione ideologica non sempre sfida il mercato. Il capitalismo è un sistema pluralista che integra diversità e supera le convenzioni. Il postmodernismo riprende la logica del capitalismo avanzato e la usa contro le sue basi spirituali, invitando il sistema ad accettare il relativismo.Il futuro incerto del Postmodernismo
Nonostante la critica postmoderna, il sistema capitalista ha bisogno di ideologie per legittimarsi e non può rinunciare ai valori metafisici, soprattutto in tempi di incertezza. Il postmodernismo si trova in un periodo di transizione, in cui la metafisica non scompare ma non riesce a rinascere. In un futuro dominato dal postmodernismo, si prevede la continuazione del presente, ma un futuro fascista è una minaccia. Il relativismo e lo scetticismo postmoderno, insieme alla mancanza di una teoria politica solida e di solidarietà, potrebbero indebolire la capacità della sinistra di affrontare queste minacce. Per contrastare gli antagonisti politici, servono basi etiche e antropologiche solide, suggerendo che il postmodernismo potrebbe essere più un problema che una soluzione.Ma è davvero il postmodernismo ad indebolire la sinistra, o non è piuttosto la sinistra a non aver saputo interpretare il postmodernismo?
Il capitolo sembra suggerire che il postmodernismo, con la sua critica ai valori assoluti, mini le basi etiche necessarie per contrastare derive autoritarie. Tuttavia, questa argomentazione appare parziale e necessita di maggiore contesto. Sarebbe utile approfondire come diverse correnti del pensiero politico contemporaneo, da autori come Zygmunt Bauman a Ulrich Beck, hanno analizzato la trasformazione dei valori e delle strutture sociali nelle società postmoderne, e come queste trasformazioni influenzino le dinamiche politiche. Inoltre, una riflessione sulle diverse interpretazioni del postmodernismo nella filosofia politica potrebbe arricchire la discussione.Abbiamo riassunto il possibile
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