1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“Le grandi opere filosofiche e teologiche. Testo originale a fronte” di Søren Kierkegaard ti buttano subito dentro un pensiero che spacca, super attuale contro la mediocrità di oggi. Kierkegaard mette al centro il “Singolo”, non un’idea astratta, ma tu, l’individuo vero, che conta più di tutto il resto. La sua battaglia è contro l’idealismo di Hegel, che secondo lui perde di vista la vita reale. La cosa fondamentale per capire Kierkegaard è la fede, non la ragione. Credere è un rapporto diretto con Dio, una roba che richiede coraggio perché accetti il paradosso, tipo l’idea di Dio che diventa un uomo umile. Cristo non è storia passata, ma un “contemporaneo” per chi ha fede. Le sue opere, anche quelle pseudonime come Aut-Aut o Timore e tremore, ti guidano verso questa realtà religiosa. Il punto è la scelta, la decisione personale: credere o scandalizzarsi di fronte all’Uomo-Dio. Il famoso “salto della fede” di Abramo in Timore e tremore è l’esempio perfetto: superare l’etica per un rapporto assoluto con Dio, anche se sembra assurdo. È un segreto tra te e l’Assoluto, una passione altissima che ti rende un “cavaliere della fede”, diverso dall’eroe tragico. Kierkegaard ti sfida a riscoprire un cristianesimo autentico, lontano dalle comodità della chiesa stabilita, mettendoti faccia a faccia con l’esigenza di questo salto nel paradosso.Riassunto Breve
Il pensiero di Søren Kierkegaard si concentra sull’individuo concreto, chiamato il “Singolo”, che ha un valore unico e superiore rispetto a idee astratte o all’umanità in generale. È attraverso il Singolo che Dio si lega all’umanità. Questa visione critica le filosofie che mettono al centro sistemi universali, come l’idealismo di Hegel, che sembrano dimenticare l’esistenza reale della persona. La parte più importante del pensiero di Kierkegaard è la dimensione religiosa. La via per capire la verità cristiana non è la ragione, ma la fede. Credere significa avere un rapporto diretto con Dio, e questo richiede coraggio e impegno. La fede accetta ciò che per la ragione è un paradosso o assurdo. Un esempio è l’idea che Dio, che è eterno, diventi un uomo nel tempo, un uomo semplice e umile, un “servo”. Questo abbassamento di Cristo è difficile da accettare per la ragione, ma è il fondamento della fede. Per chi crede, Cristo non è solo un personaggio storico lontano, ma è presente ora, è un “contemporaneo”. L’amore cristiano, diverso dall’amore che cerca il proprio vantaggio, si vede proprio nell’accettare e amare ciò che è piccolo e non perfetto. La vita di Kierkegaard, con le sue difficoltà personali, ha influenzato molto le sue idee sulla fede e sul sacrificio. Critica la Chiesa del suo tempo perché pensa che si sia allontanata dal vero ideale cristiano, diventando troppo comoda e simile al mondo. I suoi scritti vogliono spingere le persone a svegliarsi e a prendere una decisione personale sulla verità del cristianesimo.Il compito di chi testimonia il cristianesimo non è discutere idee astratte, ma portare le persone a una decisione personale: credere o rifiutare (scandalizzarsi). Gli scritti di Kierkegaard vogliono far pensare alla realtà religiosa, non imporre regole, e sottolineano quanto sia importante la persona per vivere il cristianesimo. Questi scritti, definiti “edificanti”, aiutano a capire il legame tra la verità cristiana e la vita di tutti i giorni. La verità che aiuta a crescere spiritualmente è quella che tocca la parte più profonda della persona, diversa dal sapere che riguarda solo le cose esterne. Per arrivare alla verità religiosa, spesso si prova prima un senso di smarrimento o spavento. Il pensiero di Kierkegaard si confronta con le idee moderne che non riconoscono qualcosa al di là del mondo materiale, specialmente con il sistema di Hegel. Kierkegaard è più vicino a un punto di vista realista, che ricorda sempre che Dio e i valori morali sono al di sopra del mondo. La persona non è vista come un semplice “io” che pensa o come parte di un sistema generale, ma come qualcuno che usa la sua libertà per legarsi alla verità. La verità può essere vista in due modi: come l’oggetto a cui ci si riferisce (verità oggettiva) e come il modo in cui la persona si lega a quell’oggetto con la sua vita (verità soggettiva). Il paradosso è il punto in cui si supera il pensiero di Hegel. La persona diventa se stessa scegliendo liberamente. Il pensiero si occupa delle cose esterne, la volontà si occupa della persona. La fede porta l’uomo oltre il tempo, mettendolo in rapporto con “Dio nel tempo”, cioè con Cristo. L’atto di fede è un “salto” che la ragione normale non può capire. Il problema è come una verità eterna possa basarsi su un evento accaduto nella storia. Il cristianesimo dice che l’eterno è apparso nel tempo in Cristo. La fede è lo strumento per afferrare questa verità, che per la ragione sembra assurda. Lo scandalo è la reazione della ragione che non accetta la verità cristiana, che non vuole ammettere di non poter capire tutto. È un segno che mostra la vera natura del cristianesimo. La possibilità di scandalizzarsi è un bivio che porta o al rifiuto o alla fede. Ciò che provoca scandalo è l’idea di Cristo, l’Uomo-Dio, che unisce in sé Dio e un singolo uomo. Questo urta la ragione sia perché un uomo si dice Dio, sia perché Dio soffre e muore in modo umile. La missione di Kierkegaard è riportare il vero cristianesimo nella Chiesa del suo tempo, che ha dimenticato l’importanza del salto di fede e di seguire l’esempio di Cristo. Critica anche Lutero per aver dato meno importanza alle azioni e all’imitazione di Cristo. Si oppone a Hegel perché mette la fede cristiana sopra la scienza, il singolo davanti a Dio sopra il gruppo, il salto della libertà sopra la logica che procede per gradi, e il paradosso sopra le idee chiare e semplici.Gli scritti iniziali di Kierkegaard, pubblicati tra il 1843 e il 1845, sono chiamati il “ciclo di Regina”. Anche se sembrano non religiosi o si occupano di temi legati all’arte e alla vita (come in *Aut-Aut*), in realtà portano verso la realtà religiosa. *Aut-Aut* presenta riflessioni sulla vita e analizza il dramma antico e moderno. L’opera più importante di questo periodo è *Timore e tremore*. Questo libro va oltre la visione della vita basata solo sulle regole morali (lo stadio etico) attraverso l’esempio di Abramo e il suo “salto della fede”. Questo salto è una sfida alla filosofia di Hegel, che cerca di far rientrare la libertà di ogni persona dentro regole morali valide per tutti. La fede, in questa prospettiva, inizia dove il pensiero razionale non arriva più. La fede si sviluppa in momenti importanti: prima c’è una rinuncia totale a tutto ciò che si ha nel mondo (rassegnazione infinita), poi si incontra l’assurdo o il paradosso del comando di Dio, e infine si raggiunge una nuova condizione (la “seconda immediatezza”) con l’atto di fede. Abramo, come esempio di chi ha fede, è diverso dall’eroe tragico che rimane legato alle regole morali o estetiche. Diventare una persona spirituale accade solo scegliendo in modo totale ciò che è Assoluto (Dio). Questo si lega all’idea che l’azione è più importante della semplice possibilità. Capire la realtà a volte significa vederla come una possibilità, ma la realtà è qualcosa di più: è il fatto che un’idea diventa concreta. Passare dalla possibilità alla realtà è un progresso, mentre tornare dalla realtà alla possibilità è un passo indietro. La filosofia moderna che cerca di far rientrare la realtà nella logica la trasforma in una “realtà pensata”, che è solo una possibilità.L’azione di Abramo, che vuole sacrificare suo figlio Isacco, è un esempio di come la fede possa sospendere le regole morali. La morale dice che un padre deve amare suo figlio più di se stesso, è un dovere valido per tutti. Abramo, invece, riceve un comando diretto da Dio che va contro questa regola universale. Questa situazione non è come quella di un eroe tragico, che sacrifica qualcosa di importante per un bene più grande che riguarda tutti, come salvare il popolo. Abramo agisce per un comando di Dio che riguarda solo lui e Dio, non per un bene comune. La sua grandezza non è morale, ma personale, legata solo alla sua fede. La fede, in questo caso, è il paradosso per cui la singola persona si trova in un rapporto totale con Dio, un rapporto che può superare il dovere morale universale. Abramo crede perché accetta l’assurdo: crede che Dio gli restituirà Isacco anche dopo averlo sacrificato, perché per Dio tutto è possibile. Questo movimento di fede non può essere capito dalla ragione o dalla morale, che si fermano alla rinuncia totale delle cose del mondo. Chi ha vera fede, il cavaliere della fede, fa sia la rinuncia totale sia il movimento paradossale di credere che riavrà tutto grazie all’assurdo. Fuori, questa persona può sembrare normale, ma dentro vive la tensione e l’angoscia di questo paradosso. La sua azione non si può spiegare con la morale o le regole sociali; è un segreto tra lui e Dio. Esiste un dovere assoluto verso Dio che può portare a fare cose che la morale proibisce, ma questo non significa smettere di amare, ma amare in un modo che sembra assurdo.C’è una differenza tra la sfera della morale e quella della religione. La morale riguarda ciò che è generale, valido per tutti, e chiede che la persona agisca secondo queste regole universali. L’eroe tragico agisce in questa sfera, sacrificando sé stesso o ciò che ama per il bene di tutti, e le sue azioni sono capite e ammirate. La sfera religiosa introduce il paradosso: la persona, il “Singolo”, può avere un rapporto totale con Dio. Questo rapporto mette il Singolo al di sopra delle regole generali e della morale. L’azione che nasce da questo rapporto assoluto non si può spiegare o giustificare con la morale o con idee universali. La sofferenza per il Singolo che vive questo paradosso sta nel non poter spiegare agli altri ciò che accade tra lui e Dio. Non è un silenzio volontario per nascondere qualcosa o salvare qualcuno, ma è l’impossibilità di farsi capire usando il linguaggio umano, che appartiene alla sfera di ciò che è generale. Abramo è l’esempio di questo Singolo. Il suo compito di sacrificare Isacco è un comando di Dio, una cosa privata tra lui e Dio. Non può spiegarlo a Sara, a Eliezer o a Isacco perché la ragione ultima è il paradosso della fede, una prova voluta da Dio. Le sue parole a Isacco (“Dio provvederà…”) mostrano la sua fede nell’assurdo, non una spiegazione che si possa capire con la morale. La persona che si trova in questo rapporto totale con Dio è come un “emigrante” dalla sfera della morale. La fede è la passione più forte, un passo che ogni persona deve fare da sola, entrando nel paradosso dove la morale non è più la cosa più importante.Riassunto Lungo
1. Il Singolo, la Fede e il Paradosso Cristiano
Il pensiero di Søren Kierkegaard mantiene una grande attualità, distinguendosi nettamente dalla mediocrità spirituale e morale diffusa nei tempi moderni. Il nucleo fondamentale della sua opera, complessa e ricca di sfaccettature, si trova nel suo Diario e nelle interpretazioni che ne evidenziano l’aspetto profondamente religioso, liberandolo da letture non appropriate. Al centro della riflessione di Kierkegaard emerge il concetto rivoluzionario del “Singolo”. Questo non è un’idea astratta come nella filosofia idealistica, ma l’individuo concreto, la persona reale, il cui valore supera quello della collettività o dell’intera umanità. Il Singolo rappresenta il punto attraverso cui Dio entra in relazione con l’umanità. Questa forte attenzione sull’individuo costituisce una critica diretta all’idealismo, specialmente quello hegeliano, che nel suo vasto sistema tende a trascurare l’esistenza della singola persona.La Fede e il Paradosso
La dimensione religiosa è cruciale nel pensiero di Kierkegaard. La fede, più che l’intelligenza o la ragione, è la via principale per avvicinarsi e comprendere la verità del cristianesimo. Avere fede significa stabilire un rapporto diretto e personale tra il Singolo e Dio, un percorso che richiede un notevole sforzo interiore e grande coraggio. La fede accetta ciò che alla ragione appare come un paradosso o addirittura un assurdo, come l’idea di un Dio eterno che si incarna nel tempo, diventando un uomo semplice e umile, quasi un “servo”. Questo “abbassamento” di Cristo è difficile da accettare per la ragione umana, ma per Kierkegaard è proprio questo il fondamento essenziale della fede cristiana.Cristo Contemporaneo e l’Amore Cristiano
Per chi crede, la figura di Cristo non è solo un personaggio storico lontano nel tempo. La fede rende Cristo un “contemporaneo”, qualcuno la cui vita e la cui presenza sono eterne e attuali nel presente del credente. L’amore cristiano, definito “agape”, si manifesta pienamente in questo spirito di “abbassamento”, portando ad amare ciò che è piccolo, umile e diseguale. Questo tipo di amore si pone in netto contrasto con l’amore basato sul desiderio di possesso o sulla ricerca di grandezza (“eros”), che tende a cercare ciò che è superiore o pari a sé. L’agape abbraccia la disuguaglianza e si rivolge verso il basso.La Vita e la Critica
La vita stessa di Kierkegaard, segnata da relazioni significative e spesso intense (come quelle con suo padre, con Regina Olsen, o con il vescovo Mynster), è profondamente intrecciata con il suo pensiero filosofico e religioso. Queste esperienze personali, cariche di sofferenza e tensione interiore, hanno alimentato la sua riflessione sulla natura della fede, sul significato del sacrificio e sulla sua decisa lotta contro una forma di cristianità istituzionalizzata. A suo giudizio, questa cristianità aveva tradito l’ideale cristiano autentico, scendendo a compromessi con il mondo e perdendo il suo slancio originale. Attraverso i suoi scritti, sia quelli pubblicati con pseudonimi sia quelli firmati direttamente, Kierkegaard mirava a scuotere l’individuo, spingendolo a confrontarsi con la verità del cristianesimo e a prendere una decisione esistenziale personale di fronte ad essa.Accettare l’assurdo per fede è davvero una via alla verità, o semplicemente una rinuncia alla ragione?
Il capitolo descrive la fede come l’accettazione di ciò che appare paradossale o assurdo alla ragione, presentandola come la via principale alla verità cristiana. Tuttavia, non esplora a fondo le implicazioni epistemologiche di tale approccio. Come si distingue l’accettazione di un paradosso significativo dalla semplice credulità di fronte all’irrazionale? Per approfondire questa tensione tra fede e ragione, e le sfide che l’accettazione del paradosso pone al pensiero critico, sarebbe utile esplorare la filosofia della religione e confrontarsi con autori che hanno dibattuto il rapporto tra razionalità e credenza religiosa.2. La Scelta del Paradosso nella Fede
La testimonianza cristiana non si basa sulla discussione di idee, ma sulla decisione personale: scegliere se credere o se farsi ostacolare (scandalizzarsi). Gli scritti su questo tema vogliono far riflettere sulla realtà della fede, senza imporre regole. Mettono al centro l’importanza della persona e della sua vita per capire la verità cristiana. Questi testi, chiamati “edificanti”, come quelli firmati da Anti-Climacus, spiegano il legame tra la verità del cristianesimo e la vita di ognuno. La vera verità, quella che aiuta a crescere nella fede, è quella che si lega a ciò che sentiamo dentro di noi, a differenza del sapere che si può imparare sui libri; per questo, arrivare a questa verità implica provare un senso di timore o smarrimento.Il Ruolo della Persona e della Verità
Questo modo di pensare si confronta con le idee moderne, specialmente con il sistema di Hegel, che tende a considerare solo ciò che è dentro il mondo (immanenza). Invece, qui si guarda alla realtà in modo concreto e si ricorda sempre che Dio e i valori morali vanno oltre il mondo visibile (trascendenza), a differenza di chi mette al primo posto solo il pensiero astratto (“io penso”). La persona (la soggettività) non è vista come un semplice “io” sentimentale o come una parte di un sistema generale, ma come la capacità di usare la propria libertà per mettersi in relazione con la verità; c’è una verità che è fatta di fatti e concetti (la verità oggettiva, il “cosa”), e c’è la verità che riguarda il modo in cui noi viviamo e ci rapportiamo a quei fatti (la verità soggettiva, il “come”).Il Paradosso e il Salto della Fede
Il confronto con il paradosso supera le idee di Hegel. Essere una persona (soggettività) significa scegliere liberamente. Il pensiero descrive le cose come sono (oggettiva), la volontà decide e agisce (soggettiva). La fede porta l’uomo oltre i limiti del tempo, perché si lega a “Dio che è entrato nel tempo”, cioè all’Uomo-Dio. L’atto di fede è come un “salto”, qualcosa che la ragione da sola non può misurare o capire completamente. La domanda principale è: come può una verità che vale per sempre (eterna) basarsi su qualcosa che è successo in un momento preciso della storia? Il cristianesimo risponde che l’eterno si è mostrato nel tempo attraverso Cristo. La fede è lo strumento che ci permette di afferrare questa verità, che per la ragione sembra strana, impossibile, un vero paradosso.Lo Scandalo: L’Ostacolo della Ragione
Lo scandalo è la difficoltà che la ragione incontra di fronte alla verità del cristianesimo, un rifiuto di accettare di non poter capire tutto con la sola logica; è un punto di rottura con il modo di pensare comune ed è una caratteristica importante della fede cristiana. La possibilità di scandalizzarsi è come un bivio: o si sceglie di farsi ostacolare e rifiutare, oppure si sceglie la fede. Ciò che crea scandalo è la figura dell’Uomo-Dio, cioè l’unione di Dio e di un semplice uomo. Questo concetto sfida la ragione sia quando si pensa alla sua grandezza (un uomo che afferma di essere Dio) sia quando si pensa alla sua debolezza (Dio che soffre e muore).La Missione e il Ritorno alla Fede Autentica
L’obiettivo è riportare il cristianesimo alla sua forma più vera. Questo significa ricordare che la fede richiede un “salto” e che bisogna cercare di seguire l’esempio di Cristo, qualcosa che la cristianità stabilita ha in parte dimenticato. C’è anche una critica verso Lutero, perché sembra aver dato meno importanza alle azioni concrete e al cercare di imitare la vita di Cristo. La differenza fondamentale con Hegel sta nel mettere la fede cristiana più in alto della conoscenza scientifica, il valore del singolo davanti a Dio sopra quello della massa o del sistema. Si pone così il “salto” della libertà di scelta sopra il processo logico e continuo, e il paradosso, che sembra contraddittorio, sopra le idee chiare e semplici.Se la fede è un “salto” che la ragione non può misurare e la ragione stessa è uno “scandalo”, su quali basi possiamo distinguere questa “verità” da una mera illusione o da un arbitrio soggettivo?
Il capitolo presenta la fede come un “salto” al di là della ragione, basato sul paradosso, e considera la ragione stessa un ostacolo (“scandalo”). Questo approccio solleva interrogativi fondamentali sulla validità di una “verità” che sembra porsi al di fuori di ogni verifica razionale o criterio oggettivo. Se la ragione è un impedimento, su cosa si fonda la distinzione tra fede autentica e mera illusione o arbitrio soggettivo?Per approfondire questa complessa relazione tra fede e ragione, è utile esplorare la filosofia della religione e l’epistemologia. Confrontarsi con autori che hanno affrontato il tema, come Tommaso d’Aquino, Immanuel Kant, o pensatori contemporanei che analizzano le basi razionali della credenza religiosa, può offrire prospettive diverse. È inoltre essenziale comprendere il contesto filosofico del pensiero di Hegel e le varie critiche che gli sono state rivolte, per valutare appieno il contrasto presentato nel capitolo.3. Dal Vago Estetico al Salto della Fede
La fase iniziale della scrittura di Kierkegaard, conosciuta come “ciclo di Regina”, comprende diverse opere pubblicate tra il 1843 e il 1845, spesso firmate con pseudonimi. Questi scritti, tra cui spiccano Aut-Aut, Timore e tremore e Stadi sul cammino della vita, pur presentandosi talvolta con un’impronta estetica o apparentemente “non cristiana”, hanno lo scopo profondo di condurre il lettore verso la dimensione della realtà religiosa. In particolare, Aut-Aut si sofferma su aforismi che esplorano i temi fondamentali dell’esistenza umana e propone un’analisi dettagliata del concetto di tragico, sia nella sua forma antica che in quella moderna, ponendo le basi per le riflessioni successive. Queste opere pseudonime creano un percorso indiretto, invitando il lettore a confrontarsi con diverse possibilità esistenziali prima di approdare al tema centrale della fede.Il Salto della Fede in Timore e Tremore
Un’opera considerata centrale in questo periodo è Timore e tremore. Questo testo rappresenta un superamento della prospettiva puramente moralista tipica dello stadio etico, introducendo il concetto cruciale del “salto della fede”, illustrato attraverso la figura biblica di Abramo. Questo “salto” non è un passaggio logico o razionale, ma un atto radicale che sfida le norme etiche universali. L’opera si pone in netto contrasto con la filosofia di Hegel, che mirava a integrare la libertà individuale all’interno di un sistema razionale e universale. Secondo la visione presentata, la fede autentica inizia proprio nel punto in cui il pensiero razionale e la comprensione logica raggiungono il loro limite invalicabile.La Dialettica della Fede
Il processo che porta al “salto della fede” si sviluppa attraverso una complessa “dialettica della fede”, scandita da momenti distinti e fondamentali. Il primo passo è la “rassegnazione infinita”, che consiste nel rinunciare completamente a tutto ciò che è finito e terreno. Segue l’incontro con l'”assurdo” o paradosso, rappresentato dal comando divino che sembra contraddire ogni logica o etica umana. Il culmine di questo percorso è la “seconda immediatezza”, una condizione che si raggiunge unicamente attraverso l’atto concreto di fede. La figura di Abramo, in quanto “cavaliere della fede”, incarna perfettamente questo processo e si distingue nettamente dall’eroe tragico, il quale, pur confrontandosi con dilemmi profondi, rimane confinato all’interno della sfera estetica ed etica senza compiere il salto decisivo.La Scelta Assoluta e la Realtà
Diventare pienamente se stessi, ovvero “spirito”, è un processo che si realizza unicamente attraverso una scelta assoluta, una decisione radicale che si rivolge all’Assoluto. Questa idea si collega a una prospettiva che, richiamando in parte la concezione aristotelica, considera l’atto come superiore alla semplice potenza o possibilità. Comprendere la realtà può significare vederla come un insieme di possibilità, ma la realtà concreta possiede un elemento aggiuntivo e irriducibile: il fatto stesso che il concetto si manifesta come esistente. Il passaggio dalla condizione di possibilità alla realtà effettiva rappresenta un progresso fondamentale nell’esistenza. Al contrario, un ritorno dalla realtà alla mera possibilità è considerato un regresso. In questa prospettiva, la filosofia moderna che tenta di includere la realtà all’interno della logica finisce per ridurla a una “realtà pensata”, trasformandola di fatto in una semplice possibilità tra le altre, perdendo così la sua concretezza esistenziale.Se un “dovere assoluto verso Dio” può portare a compiere azioni che la morale universale proibisce, come possiamo distinguere tale dovere da una semplice violazione criminale o da un atto di follia, dato che entrambi infrangono le stesse norme etiche?
Il capitolo presenta l’idea di una fede così radicale da poter sospendere le leggi morali comuni in virtù di un comando divino privato. Tuttavia, non chiarisce sufficientemente il criterio per discernere un autentico “dovere assoluto” che trascende l’etica da altre motivazioni che portano a violare le norme, come la malattia mentale o la pura malvagità. Per approfondire questa complessa distinzione e le sue implicazioni etiche e filosofiche, è utile esplorare la filosofia esistenzialista, in particolare il pensiero di Søren Kierkegaard, che ha analizzato in profondità il caso di Abramo e il rapporto tra fede ed etica. È altresì fondamentale confrontarsi con le teorie etiche che fondano la morale su principi universali, come quelle proposte da Immanuel Kant, e con le critiche alla morale tradizionale avanzate da pensatori come Friedrich Nietzsche. Approfondire la filosofia della religione e l’etica normativa può fornire gli strumenti per analizzare la validità e le conseguenze di un’etica basata sul comando divino rispetto a un’etica razionale o basata sul bene comune.5. Il Singolo di fronte all’Assoluto
Esiste una differenza tra il mondo dell’etica e quello della religione. L’etica riguarda ciò che è generale, valido per tutti, e chiede che l’individuo si comporti seguendo regole comuni. L’eroe tragico agisce in questo mondo: si sacrifica o rinuncia a ciò che ama per il bene della comunità. Le sue azioni sono comprese e ammirate da tutti, perché rientrano in schemi morali riconosciuti e condivisibili.Il rapporto con l’Assoluto
Il mondo della religione introduce qualcosa di inatteso: l’individuo, chiamato qui “il Singolo”, può avere un legame diretto e totale con l’Assoluto. Questo legame mette il Singolo al di sopra delle regole generali e dell’etica comune. Le azioni che nascono da questo rapporto speciale non possono essere spiegate o giustificate usando le regole dell’etica o del buon senso universale. L’azione del Singolo appare quindi incomprensibile o addirittura folle agli occhi degli altri, perché sfugge a ogni logica condivisa.Il peso del paradosso
La difficoltà maggiore per il Singolo è non poter spiegare agli altri cosa succede tra lui e l’Assoluto. Non è un silenzio scelto per nascondere qualcosa o per proteggere qualcuno, ma è proprio impossibile farsi capire usando il linguaggio di tutti i giorni, che appartiene al mondo delle regole generali. Questo è il paradosso: agire per un comando superiore che non può essere comunicato o compreso dagli altri. Il Singolo vive in una solitudine profonda, separato dal mondo comune dall’abisso della sua fede e della sua esperienza unica.L’esempio di Abramo
Abramo è l’esempio perfetto di questo Singolo. Il comando di sacrificare suo figlio Isacco è un ordine che viene direttamente da Dio, una questione privata tra lui e il divino. Non può spiegarlo a sua moglie Sara, al suo servo Eliezer, o nemmeno a Isacco stesso. La vera ragione è il paradosso della fede, una prova voluta da Dio. Le sue parole a Isacco, “Dio provvederà…”, mostrano la sua fede in qualcosa che sembra assurdo dal punto di vista umano, non una spiegazione che l’etica possa capire o accettare.La natura della fede
Chi vive questo rapporto speciale con l’Assoluto è come un “emigrante” che lascia il mondo dell’etica. La fede è il sentimento più forte che esista, un passo che ogni persona deve fare da sola. Significa entrare in quel paradosso dove le regole dell’etica non sono più la cosa più importante. È un viaggio solitario e interiore, che non può essere condiviso o giudicato dagli standard comuni, ma che si compie nel silenzio di un rapporto unico con l’Assoluto.Ma se la fede rende le azioni del Singolo incomprensibili e lo pone al di sopra dell’etica comune, come possiamo distinguere un autentico rapporto con l’Assoluto da una semplice follia o da un pericoloso arbitrio?
Il capitolo presenta una visione specifica e non universalmente condivisa del rapporto tra fede ed etica. Per affrontare la questione di come valutare azioni che si pongono al di fuori delle norme comuni, è indispensabile esplorare le radici filosofiche di questa prospettiva. È utile approfondire la filosofia della religione e l’esistenzialismo, studiando in particolare autori come Søren Kierkegaard, la cui opera esplora a fondo il paradosso della fede e la solitudine del Singolo di fronte all’Assoluto.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
