Contenuti del libro
Informazioni
ti sbatte in faccia una verità scomoda: le guerre di oggi non sono solo per confini o idee, ma hanno radici profondissime nell’economia. Il libro ti porta nel cuore della “guerra economica” che sta ridefinendo il mondo, partendo dal paradosso del debito estero enorme degli Stati Uniti. Brancaccio spiega come questa situazione, unita alla competizione capitalistica globale, abbia spinto gli USA a cambiare strategia, passando dalla globalizzazione al “friend-shoring”, cioè fare affari solo con gli amici. Questa mossa protezionistica sta dividendo il pianeta in blocchi economici rivali, aumentando le tensioni e il rischio di conflitti globali. Non è solo una questione americana; anche l’Europa, pur senza lo stesso debito, si adegua, e l’Italia con lei, come si vede dalla scelta di uscire dalla Via della Seta cinese. Il libro analizza come la centralizzazione del capitale e gli squilibri finanziari internazionali siano motori di guerra, e critica l’idea che la pace possa esistere senza affrontare queste cause economiche profonde. Brancaccio sostiene che serve un nuovo ordine economico mondiale basato sulla cooperazione e sulla regolazione, non sul protezionismo aggressivo, per avere una vera possibilità di pace duratura. È un viaggio lucido e un po’ inquietante nelle dinamiche che muovono il mondo dietro le quinte, mostrandoti che per capire i conflitti globali, devi prima capire le loro “condizioni economiche”.Riassunto Breve
Le tensioni globali e i conflitti militari che vediamo oggi hanno radici profonde nell’economia mondiale, spesso ignorate nel dibattito pubblico. Gli Stati Uniti, pur essendo una potenza economica con alta produttività, mostrano segni di debolezza finanziaria internazionale, avendo accumulato un debito estero netto enorme, quasi l’80% del PIL. È strano perché, anche se sono il paese più indebitato, guadagnano di più dai loro investimenti all’estero di quanto paghino sui loro debiti, perché i paesi creditori come Cina e Russia detengono principalmente titoli di stato americani a basso rendimento, mentre gli USA possiedono attività estere più redditizie. Questa situazione crea insoddisfazione tra i creditori. Per gestire questo debito e frenare l’ascesa economica di paesi come la Cina, gli Stati Uniti hanno cambiato strategia. Hanno smesso di spingere per la globalizzazione totale e hanno iniziato a fare affari solo con i paesi amici, una cosa che chiamano “friend-shoring”. Questa politica, fatta di protezionismo, sanzioni e restrizioni commerciali, è iniziata prima della guerra in Ucraina ed è sostenuta da entrambi i partiti politici americani. Questa scelta sta dividendo il mondo in blocchi economici separati. Il commercio internazionale rallenta, gli investimenti tra paesi diminuiscono, specialmente con la Cina. Questa frammentazione geoeconomica non porta pace, anzi, aumenta il rischio di guerre. Le cause vere dei conflitti non sono tanto le differenze di religione, etnia o i confini, ma la competizione economica tra i paesi, la lotta per controllare i capitali e gli squilibri finanziari globali. L’Europa, anche se non ha lo stesso problema di debito degli Stati Uniti, segue questa linea protezionista, allineandosi alle politiche americane. Sembra che la guerra sia diventata una parte normale del sistema economico di oggi, il capitalismo, spinta dalla voglia di concentrare sempre più ricchezza e potere in poche mani o nazioni. Per avere una pace vera e duratura, non basta fare tregue o cambiare i confini. Bisogna risolvere i problemi economici alla base, affrontando le contraddizioni mondiali attraverso un accordo globale che regoli i rapporti di debito e credito, superi il protezionismo aggressivo e promuova un nuovo ordine cooperativo con controlli sui movimenti di capitali e una gestione politica degli squilibri economici. Ignorare queste dinamiche economiche significa non capire perché scoppiano le guerre oggi e illudersi sulla possibilità di una pace senza giustizia economica globale.Riassunto Lungo
1. Il Paradosso del Debito e le Nuove Guerre Economiche
Il debito estero degli Stati Uniti
Gli Stati Uniti sono ancora molto importanti nell’economia mondiale per quanto riguarda la ricchezza prodotta per persona e la capacità di produrre beni e servizi. Però, la loro situazione finanziaria a livello internazionale mostra segni di debolezza. Infatti, il debito che gli Stati Uniti hanno con l’estero è arrivato a livelli mai visti prima, raggiungendo quasi l’80% del PIL. Questa situazione è molto diversa rispetto agli anni ’80, quando il bilancio degli Stati Uniti con l’estero era sostanzialmente in equilibrio. Questo aumento del debito è iniziato con la globalizzazione senza regole che c’è stata dopo la fine dell’Unione Sovietica, ed è peggiorato dopo la crisi economica del 2007.Il paradosso del reddito netto positivo
Anche se sono il paese più indebitato del mondo, gli Stati Uniti riescono a guadagnare più denaro di quanto ne perdano nei rapporti con l’estero. Questo strano fenomeno accade perché i paesi che prestano soldi agli Stati Uniti, come la Cina e la Russia, comprano soprattutto titoli di stato americani che rendono poco. Al contrario, gli Stati Uniti investono i loro soldi all’estero in attività che rendono di più. Questa situazione non piace ai paesi creditori, che vorrebbero investire direttamente in aziende occidentali che guadagnano di più.Le politiche protezionistiche e le tensioni internazionali
Però, gli Stati Uniti non permettono facilmente questi investimenti e usano delle politiche per proteggere la propria economia, come il “friend-shoring”. Con questa strategia, cercano di limitare la globalizzazione solo ai paesi amici. Queste misure, come le sanzioni e i blocchi commerciali, erano già in atto prima della guerra in Ucraina e non sono nate solo come conseguenza di quel conflitto. La politica protezionistica americana è voluta sia dai Democratici che dai Repubblicani, è iniziata con il governo Obama ed è diventata ancora più forte per la necessità di gestire l’enorme debito estero degli Stati Uniti. Anche l’Europa, pur non avendo lo stesso problema di debito, segue queste politiche che dividono l’economia mondiale. Quindi, le crescenti tensioni tra i paesi potrebbero essere causate proprio da questo strano paradosso del debito americano e dalle dispute su come gestire gli investimenti esteri.Ma è davvero un “paradosso” che gli Stati Uniti, pur essendo il paese più indebitato, guadagnino dagli investimenti esteri, o è piuttosto una logica conseguenza del loro potere finanziario globale?
Il capitolo definisce “paradosso” una situazione che, a ben guardare, appare come una dinamica prevedibile e ampiamente studiata nelle relazioni economiche internazionali. L’apparente contraddizione tra debito elevato e reddito netto positivo potrebbe essere meno paradossale se analizzata alla luce delle asimmetrie di potere nel sistema finanziario globale e delle strategie di investimento dei diversi attori statali e privati. Per comprendere meglio queste dinamiche, sarebbe utile approfondire le teorie della dipendenza economica e gli studi sulle gerarchie finanziarie internazionali, magari partendo dai lavori di autori come Giovanni Arrighi o Immanuel Wallerstein.2. Frammentazione Globale e Nuovi Conflitti
Rallentamento della Globalizzazione e Blocchi Economici
La globalizzazione sta rallentando, come dimostra la frenata della crescita del commercio internazionale e il forte calo degli investimenti diretti esteri, soprattutto da e verso la Cina. Questi segnali indicano che il capitalismo mondiale si sta riorganizzando e dividendo in blocchi economici che si contrappongono tra loro.Il Friend-shoring e la Guerra Economica come Cause di Tensioni
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) interpreta questa frammentazione come conseguenza dell’aumento dei rischi geopolitici. Tuttavia, si può sostenere che sia proprio il “friend-shoring” degli Stati Uniti ad aumentare questi rischi. Il friend-shoring è una politica economica che favorisce solo i paesi alleati. Questa politica, insieme al protezionismo commerciale e finanziario, alimenta una vera e propria guerra economica, che è una delle principali cause delle crescenti tensioni geopolitiche e del pericolo di conflitti militari.L’Errore Strategico dell’Italia e le Conseguenze del Protezionismo USA
L’uscita dell’Italia dalla Via della Seta cinese è un esempio di come la subalternità agli interessi americani possa portare a scelte strategiche sbagliate. Questa decisione si inserisce in una strategia più ampia degli Stati Uniti, caratterizzata da un protezionismo aggressivo. Gli USA, nel tentativo di gestire il proprio debito estero e di affrontare la competizione economica, stanno dividendo il mondo in blocchi commerciali ostili. Questa strategia però potrebbe non essere vantaggiosa per l’Unione Europea e per l’Italia, che hanno una situazione economica diversa rispetto agli Stati Uniti.Divisione in Blocchi e Rischi di Conflitti Militari
La divisione del mondo in blocchi economici non solo crea tensioni, ma rischia di scatenare conflitti militari. Le interpretazioni geopolitiche dei conflitti più recenti confermano questa analisi. Nella storia del capitalismo ci sono già stati periodi simili, caratterizzati dalle stesse dinamiche, che hanno portato a conseguenze molto gravi. La direzione intrapresa attualmente non favorisce la pace, anzi aumenta il pericolo di conflitti globali, ma le decisioni politiche sembrano ignorare questi gravi rischi.Se il capitolo indica nel ‘friend-shoring’ e nel protezionismo statunitense la causa primaria delle tensioni globali, non rischia di trascurare la complessità delle dinamiche geopolitiche e storiche che alimentano i conflitti?
Il capitolo presenta una visione forse eccessivamente semplificata, attribuendo un peso preponderante alle politiche economiche statunitensi. Per una comprensione più completa, sarebbe utile considerare come le tensioni internazionali siano spesso il risultato di una complessa interazione di fattori politici, storici e culturali, oltre che economici. Approfondire le teorie delle relazioni internazionali e il pensiero di autori come Kissinger o Huntington potrebbe offrire una prospettiva più articolata e meno deterministica sulle cause dei conflitti.3. L’Economia di Guerra: Radici Materiali dei Conflitti Globali
Cause economiche dei conflitti
Le ragioni economiche alla base delle guerre sono spesso dimenticate nel dibattito pubblico. Eppure, queste ragioni sono fondamentali nelle discussioni tra i governi di tutto il mondo. La guerra in Ucraina e le attuali tensioni internazionali rappresentano un momento cruciale. Questo momento è importante non solo per i territori coinvolti, ma anche per il futuro dell’economia mondiale. Purtroppo, questa dimensione economica cruciale viene spesso ignorata da chi commenta abitualmente questi eventi sui media.La svolta protezionista degli Stati Uniti
Il vero motivo dei conflitti di oggi si trova nel cambiamento della politica economica degli Stati Uniti. Gli USA sono passati da un’economia globale aperta al protezionismo. Questa nuova politica protezionista è chiamata “friend-shoring”. Il “friend-shoring” significa favorire gli scambi commerciali solo con i paesi considerati amici. Questa svolta protezionista è iniziata prima della guerra in Ucraina e ha continuato sotto diverse amministrazioni americane. L’obiettivo principale di questa politica è limitare l’accumulo di capitali in paesi creditori come la Cina. Questo cambiamento unilaterale nella politica economica americana crea tensioni economiche. Queste tensioni possono poi trasformarsi in guerre tra potenze imperialiste. Considerare le guerre attuali come guerre imperialiste è utile per capire meglio la fase storica che stiamo vivendo, andando oltre le ideologie più comuni.La guerra in Ucraina come conflitto economico globale
I paesi che hanno prestato soldi agli Stati Uniti contestano la pretesa americana di cambiare le regole economiche globali. Così, la guerra in Ucraina diventa il luogo di uno scontro economico mondiale. Questo scontro è molto più grande delle semplici questioni territoriali che vengono discusse pubblicamente. Per fermare questi conflitti, è essenziale iniziare a negoziare un nuovo ordine economico mondiale. Questa trattativa deve partire criticando il protezionismo americano. Inoltre, è necessario promuovere un nuovo sistema economico basato sulla cooperazione. Questo nuovo sistema dovrebbe includere dei controlli sui movimenti di denaro tra paesi e una pianificazione politica per risolvere gli squilibri economici.Il ruolo passivo dell’Europa e il conflitto israelo-palestinese
L’Europa, anche se non ha problemi di debito estero, si schiera passivamente con il protezionismo americano. In questo modo, l’Europa rinuncia a un ruolo attivo nella costruzione della pace. Anche il conflitto tra Israele e Palestina si inserisce in questo contesto economico. Questo conflitto è legato agli accordi di Abramo. Questi accordi mirano a includere i paesi arabi produttori di energia nel blocco occidentale. Così facendo, però, la questione palestinese viene trascurata, creando maggiore instabilità nella regione.Le critiche della Cina e la necessità di cooperazione
La Cina critica il “friend-shoring” americano, ritenendolo insostenibile e causa di tensioni internazionali. La svolta protezionista degli Stati Uniti appare quindi come la principale causa materiale dei conflitti attuali. Questa politica protezionista rischia di portare a una guerra su larga scala. Per evitare questo scenario, è necessario tornare a una cooperazione economica globale.È davvero il capitalismo l’unico motore della guerra moderna, o stiamo ignorando altri fattori cruciali?
Il capitolo presenta una visione interessante, ma forse eccessivamente deterministica, della guerra come prodotto inevitabile delle dinamiche capitalistiche. Sembra mancare una discussione più approfondita su altri fattori scatenanti i conflitti, come le ideologie politiche, le tensioni etniche, le rivalità geopolitiche o le ambizioni di potenza che spesso si intrecciano con le dinamiche economiche, ma non ne sono semplicemente una derivazione. Per una comprensione più completa, sarebbe utile esplorare le teorie di autori come Carl von Clausewitz, che ha analizzato la guerra in termini di politica e strategia, o approfondire studi di relazioni internazionali che considerano un ampio spettro di cause dei conflitti, oltre a quelle economiche.7. Atlante del Pensiero Contemporaneo
Esplorazioni nel pensiero contemporaneo
La raccolta di studi offre una panoramica ampia e variegata del pensiero contemporaneo, spaziando tra numerose discipline. Vengono analizzate le trasformazioni che riguardano le elezioni nelle città, le dinamiche della meta-politica e del terrorismo, e i modi in cui interagiscono attori e spettatori nel mondo di oggi. Si riflette inoltre sull’influenza del cinema all’interno delle mostre d’arte e si propone un’analisi critica della paraletteratura, considerando anche il rapporto tra la letteratura e i cambiamenti demografici.Psicologia, emozioni e digitale
Un altro gruppo di studi si concentra sulle manifestazioni attuali della distopia e sulle forme di opposizione che nascono dalle emozioni. Vengono approfondite la teoria freudiana del transfert e le strategie per promuovere la pace in Europa. Si esaminano gli effetti psicologici della rivoluzione digitale e le origini storiche della geopolitica europea. Inoltre, si affrontano temi come la dipendenza affettiva e la relazione tra l’arte e il processo creativo.Arte, cultura e società
Diversi studi sono dedicati alle arti e al loro ruolo nella società, alle origini della moneta e alla formazione dello stato fiscale. Viene analizzata la nozione di diritti collettivi da un punto di vista antropologico. Si indaga sulla condizione degli studenti internazionali nell’Italia repubblicana e sulle dinamiche della reciprocità generosa. La rappresentazione delle figure femminili nei monumenti pubblici e i sistemi di regole che definiscono la moda sono altri temi considerati.Tecnica, morale e identità
L’analisi prosegue con le implicazioni antropologiche della tecnica e il rapporto tra la morale e la violenza. Vengono esaminati i diversi modi di intendere il genere e il patriottismo come valore positivo. Si esplora il pensiero di Simone Weil sullo Stato e il valore della memoria degli oggetti. Il concetto di interfaccia nella tecnica e il sistema penitenziario sono altri argomenti trattati.Politica e società contemporanea
Alcuni studi analizzano le diverse forme di mascolinità nella cultura tedesca e una teoria politica che parte dal livello locale per arrivare al federalismo. Vengono considerate le sfide legate alla cittadinanza LGBTQ+ e i dialoghi tra discipline diverse come l’ecologia e gli studi sul lavoro. Si riflette sull’importanza del coraggio nel cambiamento personale e sul fenomeno della gentrificazione nelle città. Si propone anche di creare un museo dedicato alla psicoanalisi di Freud.Creatività, storia e filosofia
Il concetto di “dispositivo coretico” e le forme di creatività che nascono dalle diaspore sono oggetto di studio. Si esaminano la retorica dei nuovi media nella letteratura per ragazzi e la storia politica recente del Portogallo. Le società matriarcali e la nascita del patriarcato, insieme alla figura di Pasolini come intellettuale e al modello economico neoliberista del Cile, sono altri temi affrontati. Ci si interroga sulla possibilità di essere liberi nel mondo moderno e si approfondiscono i “dittici filosofici” e la vita di Gandhi.Performance, formazione e pensiero critico
Viene analizzato un progetto teatrale ispirato al quadro “La zattera della Medusa” e il ruolo della formazione nell’epoca della tecnica. Si considera il concetto di “sani” elaborato da Fromm e l’influenza dell’impegno politico sulla ricerca intellettuale. L’ecosofia dell’arte e le proposte per la creazione musicale nel XXI secolo sono discusse, insieme al pensiero di María Zambrano e all’idea di una “pazienza della libertà” in autori come Foucault, Sloterdijk e Bateson.Nuove prospettive e sfide attuali
La logica che guida la degustazione del vino e la creatività femminile sono analizzate. Si offrono diversi punti di vista sul cambiamento contemporaneo e sulle esperienze dei giovani durante la pandemia e la guerra. Vengono presentati un manifesto contro il lavoro e l’idea di rivoluzione scientifica. Le rivoluzioni di Pietrogrado e Shanghai e i termini chiave digitali per una “democrazia artificiale” sono altri argomenti trattati. Si esplorano le cronache archeologiche del XXI secolo e l’impegno per una giustizia umana. La semiotica sociale e il linguaggio della chirurgia sono presi in considerazione. Infine, si discutono la sostenibilità totale e la struttura del nazionalsocialismo, la produzione di identità e il rapporto tra suoni e pietre.Tecnologie, distopia e memoria
Le tecnologie che permettono alle donne di controllare il proprio corpo e le visioni utopiche delle città sono analizzate. Si esamina la natura complessa della distopia e il ruolo delle immagini nella memoria. Il transumanesimo e la violenza di genere nell’opera di Virginia Woolf sono altri temi trattati. Si riflette su Kafka a cento anni dalla sua opera e sul concetto di “Mediterraneo interiore”. L’insegnamento della lingua italiana a donne immigrate che hanno subito traumi e l’estetica afrofuturista chiamata “hantologia” sono considerate. Vengono presentati un manifesto dell’Islam italiano e il concetto filosofico di “fine”.Inclusione, riti e futuro
Le pratiche inclusive nella scuola a domicilio e i riti di passaggio durante la rivoluzione portoghese sono studiate. Si analizzano la didattica che cambia il significato delle cose e l’esperienza di vivere in un paese lontano dai grandi centri. Infine, vengono prese in esame le Società Benefit e i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) per valorizzare il patrimonio culturale. L’insieme di questi studi delinea un quadro articolato e complesso delle sfide e delle riflessioni del nostro tempo.Di fronte a una tale eterogeneità di temi, qual è il filo conduttore che lega le diverse aree del pensiero contemporaneo esplorate in questo capitolo?
Il capitolo presenta una panoramica estremamente ampia, quasi enciclopedica, del pensiero contemporaneo, toccando discipline e argomenti molto distanti tra loro. Per comprendere appieno la proposta del capitolo, sarebbe utile capire se esiste una prospettiva teorica unitaria o una specifica metodologia che sottende a questa varietà di analisi. Approfondire il pensiero di autori come Edgar Morin, che ha lavorato sulla complessità del pensiero, o Michel Foucault, interessato alle genealogie del sapere, potrebbe fornire strumenti utili per individuare possibili connessioni o tensioni tra i diversi ambiti trattati.Abbiamo riassunto il possibile
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