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Contenuti del libro
Informazioni
“L’Anti-Marx. Anatomia di un fallimento annunciato. Con lettere inedite di Pasquale Martignetti, traduttore di Marx ed Engels, a Benedetto Croce” di Giancristiano Desiderio è un libro che smonta pezzo per pezzo il marxismo, mostrandone il fallimento annunciato. Si parte dalla critica marxismo analizzando come Marx abbia cercato di ribaltare la dialettica hegeliana, finendo però per creare una filosofia politica che confonde tutto e vede la storia, basata sul materialismo storico, come un percorso obbligato verso il comunismo. Concetti come la teoria valore-lavoro vengono mostrati non come scienza, ma come idee per giustificare una rivoluzione che porta al totalitarismo, negando la libertà e il pluralismo tipici del liberalismo. Il libro ci porta in Italia, tra Napoli e Benevento, seguendo le analisi di grandi pensatori come Benedetto Croce e le vicende umane di personaggi come Pasquale Martignetti, un traduttore di Marx ed Engels che ha vissuto sulla sua pelle le difficoltà legate alla storia del socialismo italiano. È un viaggio intellettuale che svela perché le idee di Marx, nonostante le promesse, abbiano portato a esiti disastrosi.Riassunto Breve
Karl Marx vuole cambiare il mondo, non solo capirlo. La sua idea principale è che la realtà materiale, cioè come le persone lavorano e producono, determina tutto il resto, come le leggi, la politica e le idee. Questo è un po’ come “capovolgere” la filosofia di Hegel, che metteva al primo posto lo spirito o l’idea. Per Marx, la coscienza e le idee sono solo un riflesso di come è organizzata la società economicamente. Le idee che sembrano universali, come quelle dello stato liberale o i valori borghesi, sono in realtà “ideologie”, cioè modi per nascondere la verità e mantenere il potere per la classe dominante. Marx pensa che la storia segua un percorso necessario, dove la classe operaia (proletariato) rovescerà la borghesia, abolirà la proprietà privata e lo stato, arrivando al comunismo, una società senza conflitti.Però, applicare la dialettica di Hegel, che riguarda idee e concetti, alla realtà materiale crea confusione. Marx tratta i problemi reali, come il conflitto tra capitale e lavoro, come se fossero contraddizioni logiche che si risolvono da sole nel comunismo. Le sue teorie economiche, come quella che il valore delle cose dipende solo dal lavoro necessario per produrle, non sono viste come vere leggi economiche, ma più come idee filosofiche per criticare il capitalismo. Le previsioni di Marx, come il crollo inevitabile del capitalismo o la caduta dei profitti, non si sono avverate. Anzi, il capitalismo si è adattato e le condizioni dei lavoratori sono migliorate in molti posti.La visione di Marx, che vede la storia come un percorso obbligato verso un futuro perfetto e senza conflitti, porta a pensare che qualsiasi mezzo sia giusto per raggiungere questo scopo. Chi non è d’accordo viene visto come un ostacolo da eliminare. Non essendoci spazio per la coscienza individuale (vista come qualcosa da controllare) o per istituzioni che mediano i conflitti (come lo stato liberale, il diritto, il mercato), il potere diventa illimitato. La dittatura del proletariato, pensata come temporanea, diventa permanente e controlla tutto, anche il proletariato stesso. Il Partito che guida la rivoluzione si considera l’unico a possedere la verità sulla storia e sulla società, diventando una specie di “principe moderno” che giudica tutto in base al proprio potere. Questo porta a un sistema totalitario, dove non c’è spazio per il pluralismo e la libertà individuale, che invece si basa sulla possibilità di mediare i conflitti, non di eliminarli. Molti pensatori hanno criticato il marxismo, vedendolo non come una scienza, ma come un’ideologia politica che, nella pratica, ha portato a regimi oppressivi e lontani dalla promessa di libertà.Riassunto Lungo
1. Marx, Hegel e la Coscienza Capovolta
Karl Marx mira a trasformare il mondo, non solo a interpretarlo. La sua visione rivoluzionaria si sviluppa rapidamente, espressa in opere fondamentali come il Manifesto del Partito comunista. Il suo pensiero parte dalla critica e dal “capovolgimento” della filosofia di Hegel, affermando con decisione che la realtà materiale, non lo spirito, determina l’essere degli individui e della società. Rifiuta la separazione tra sfera pubblica e privata tipica della democrazia liberale e sostiene che lo Stato liberale e i valori borghesi non sono universali, ma “ideologie”, forme di “falsa coscienza” che nascondono la vera realtà dei rapporti di potere per proteggere gli interessi della classe dominante.Il Materialismo Storico e la Dialettica della Storia
Marx elabora una “filosofia della storia” profondamente radicata nel materialismo storico. Secondo questa visione, la struttura economica di una società, ovvero i rapporti di produzione tra le classi, costituisce la base reale su cui si costruisce tutto il resto: la sovrastruttura giuridica, politica e ideologica. La storia stessa è concepita come un processo dialettico in cui le forze produttive (tecnologia, lavoro) entrano inevitabilmente in conflitto con i rapporti di produzione esistenti. Questo conflitto è il motore delle rivoluzioni sociali che portano al superamento di una forma sociale e all’emergere di una nuova; i rapporti borghesi sono considerati l’ultima forma antagonistica prima del cambiamento finale. Questo processo storico culmina nella rivoluzione del proletariato, che soppianta la borghesia, porta alla fine dello Stato liberale, abolisce la proprietà privata dei mezzi di produzione e conduce all’instaurazione del comunismo.Le Implicazioni Teoriche, Politiche e il Totalitarismo
Questi passaggi teorici sono legati come tesi, antitesi e sintesi, ma Marx non si limita a correggere Hegel; inverte radicalmente il rapporto tra spirito e realtà, sostenendo che la coscienza individuale e collettiva è semplicemente un riflesso delle condizioni economiche e sociali. Mentre nella filosofia hegeliana il sapere assoluto fungeva da limite al potere, in Marx la pretesa di conoscenza “scientifica” si afferma nella sfera del potere stesso, finendo per legittimarlo. Un punto critico nel suo pensiero è la confusione tra conflitti reali all’interno della società e contraddizioni logiche interne al sistema, poiché Marx crede che i conflitti sociali si risolveranno completamente nella società comunista, dove ogni contraddizione sarà superata, il che rende il suo programma, pur presentato come scientifico, fondamentalmente problematico. Marx ha fornito gli strumenti teorici per un comunismo che si auto-definisce scientifico, creando il marxismo come una dottrina esplicitamente orientata alla lotta politica. L’idea centrale, che l’essere sociale determina la coscienza, trasforma tutto ciò che è ideale o comprensibile in “ideologia”, vista unicamente come una maschera per il dominio di classe, e le sue teorie economiche servono a “dimostrare” questa tesi, culminando nella “teoria scientifica del proletariato rivoluzionario”. La negazione della coscienza individuale, considerata un “oppio” per le masse o riservata unicamente all’avanguardia illuminata del partito, elimina un limite fondamentale all’esercizio del potere. Questo concetto, infatti, priva l’individuo della capacità di giudizio autonomo e di resistenza, rendendolo passivamente sottomesso alla volontà collettiva rappresentata e imposta dal Partito. Tale sottomissione completa e la svalutazione della sfera privata a favore del controllo totale sulla vita sociale aprono inevitabilmente la strada a una visione totalitaria della società.Ma come può una dottrina che si definisce “scientifica” prevedere la completa e definitiva risoluzione di ogni contraddizione sociale?
Il capitolo evidenzia come il programma di Marx, pur presentandosi come scientifico, si fondi sull’idea che la società comunista supererà ogni contraddizione. Questa pretesa di una fine della storia e di una risoluzione definitiva dei conflitti sociali è un punto che merita un’analisi critica. Per esplorare questa tematica, è utile approfondire la filosofia della storia e le teorie politiche, confrontando il pensiero di Marx con altre visioni e considerando le critiche mosse al marxismo da autori che hanno analizzato la sua pretesa di scientificità e le sue implicazioni, come Popper o Aron.2. La logica distorta del marxismo
Marx prende la dialettica di Hegel, che riguarda le idee, e cerca di applicarla alla realtà materiale e sociale. Sostiene di aver rovesciato il pensiero di Hegel per trovare un nucleo razionale, ma in realtà mantiene un legame problematico con l’idealismo. Trasferisce l’idea di un processo che crea la realtà sul piano materiale, vedendo il lavoro o il comunismo come il motore della storia. Questo porta a una visione della storia come una marcia inevitabile verso il comunismo, presentata come scienza e non come semplice utopia. Questa pretesa di possedere l’unica verità sulla storia trasforma la logica marxista in un’ideologia che giustifica l’azione rivoluzionaria. Il “capovolgimento” di Hegel non elimina l’idealismo, ma crea una filosofia confusa dove pensiero e azione, contraddizione logica e opposizione reale, sociologia e storia si mescolano senza chiarezza.Le teorie economiche e le loro basi filosofiche
La teoria del valore-lavoro, che è centrale nel Capitale, non si basa su concetti economici come prezzo, domanda o offerta. È invece una teoria con radici filosofiche, derivata dall’idea hegeliana di alienazione. Secondo questa teoria, il valore di un bene è determinato dalla quantità di lavoro socialmente necessario per produrlo. Questo concetto di “lavoro socialmente necessario” è considerato oscuro e non scientifico dal punto di vista economico tradizionale. Marx usa questa teoria principalmente per criticare il sistema capitalista e per sostenere la sua visione di una società comunista ideale. La teoria serve più come strumento per la sua critica sociale e la sua proiezione utopica che come analisi economica concreta.La prova della storia
La legge della caduta tendenziale del saggio di profitto era vista da Marx come la contraddizione interna che avrebbe portato inevitabilmente al crollo del capitalismo. Tuttavia, questa previsione non si è realizzata. Al contrario, il capitalismo si è affermato e sviluppato, e le condizioni di vita e di lavoro degli operai sono migliorate significativamente nel tempo. Il marxismo, quindi, non si presenta come una scienza pura e oggettiva, ma piuttosto come un insieme che mescola analisi della realtà e uno scopo rivoluzionario ben definito. Questa sua natura ibrida e polemica, unita all’applicazione della dialettica hegeliana a una realtà materiale che non le corrispondeva, ha reso il suo intero sistema teorico fragile e vulnerabile. La storia stessa ha dimostrato l’infondatezza delle previsioni di Marx, portando al crollo del marxismo non per cause esterne, ma a causa delle sue stesse contraddizioni interne e della sua incapacità di aderire ai fatti concreti della realtà economica e sociale.Ma la “prova della storia” è davvero così univoca nel liquidare ogni aspetto del pensiero marxista, o il capitolo semplifica eccessivamente un dibattito ancora vivo?
Il capitolo presenta una critica serrata del pensiero marxista, basata in larga parte sul fallimento delle sue previsioni storiche e sulle presunte debolezze della sua teoria del valore. Tuttavia, la storia del XX secolo e il dibattito intellettuale successivo a Marx sono estremamente complessi. Ridurre l’impatto e la rilevanza del marxismo unicamente al fallimento dei regimi che si richiamavano ad esso o alla non realizzazione di specifiche “leggi” economiche potrebbe non rendere giustizia alla profondità e all’influenza del suo pensiero in ambiti come la sociologia, la filosofia o la critica del capitalismo. Per esplorare queste sfaccettature e capire meglio il dibattito, può essere utile approfondire la storia del pensiero economico e la filosofia politica, leggendo autori che hanno analizzato criticamente o reinterpretato Marx, come Raymond Aron o Louis Althusser.3. La promessa di un paradiso e la sua prigione
Il pensiero di Marx presenta la storia come un percorso necessario che porta l’umanità verso una società perfetta e senza conflitti. Questa visione si basa sull’idea che esista una soluzione definitiva a tutti i problemi umani, raggiungibile attraverso un processo economico-storico che elimina la schiavitù, il servaggio e il lavoro salariato per approdare a un’epoca di libertà totale.Le conseguenze della visione storica
La convinzione di aver scoperto il segreto scientifico della storia e il destino dell’umanità porta a credere che ogni mezzo sia giustificato per raggiungere questo fine ideale. Chi si oppone a questa verità viene visto come stupido o malvagio e deve essere persuaso o, se necessario, represso con la forza, la violenza e il terrore. Questa prospettiva storica, che elimina la libertà umana in favore della necessità, non considera il male, il dolore e lo sforzo come parti inevitabili della condizione umana, ma come ostacoli da superare definitivamente. La storia viene ridotta a una lotta tra oppressori e oppressi, con la promessa di un futuro di libertà incondizionata una volta smascherata l’impostura del presente. Tuttavia, questa stessa promessa di un rimedio assoluto si rivela l’ideologia principale, portando a conseguenze peggiori dei mali che intende curare.Il programma politico e lo Stato totalitario
Il marxismo si propone come un programma per la rivoluzione che porta alla dittatura del proletariato. Questa dittatura, pensata come temporanea, diventa permanente e si trasforma in un controllo totale sullo stesso proletariato. I marxisti non sviluppano una teoria dello Stato e della politica, credendo che lo Stato e le istituzioni di mediazione come il diritto e il mercato si estinguano. Invece, la soppressione di queste mediazioni porta alla nascita di uno Stato totalitario con potere illimitato sulle vite. La dittatura marxista è anche intellettuale, basata sulla presunzione di possedere una conoscenza superiore capace di risolvere l’enigma della storia e superare i conflitti. Non si considera che la libertà umana dipenda dall’esistenza del conflitto e dalla sua mediazione, non dalla sua eliminazione.Le prime critiche: Eugenio Dühring
Critici come Eugenio Dühring, già alla fine dell’Ottocento, mettono in discussione le teorie economiche di Marx e le sue previsioni storiche. Dühring sostiene che la dialettica non si applica all’economia, che la storia non segue tappe dialettiche predefinite e che la teoria del valore e del plusvalore è infondata, mentre è importante l’aumento del salario attraverso il profitto d’impresa. Queste critiche vengono respinte da Marx ed Engels, ma la storia successiva dimostra la validità delle posizioni di Dühring, mostrando che il socialismo marxista peggiora la condizione di vita e di lavoro.Se Martignetti fu assolto dall’accusa di peculato, come si spiega che la sua persecuzione professionale sia continuata indisturbata?
Il capitolo descrive la condanna iniziale per peculato e la successiva assoluzione in appello, ma non chiarisce in modo sufficientemente dettagliato come, nonostante l’esito legale favorevole, Martignetti sia stato permanentemente escluso dal mondo del lavoro e professionale. Questa lacuna lascia irrisolto il meccanismo attraverso cui il potere politico o amministrativo riuscì a vanificare un’assoluzione giudiziaria e a mantenere una condizione di ostracismo professionale. Per comprendere meglio questo aspetto, sarebbe utile approfondire la storia del sistema legale e amministrativo italiano di fine Ottocento, le dinamiche del potere locale e centrale nel periodo crispino e i metodi extralegali o quasi-legali utilizzati per la repressione del dissenso politico. Studi sulla storia dello Stato unitario e sulle pratiche di controllo sociale in quell’epoca, magari consultando opere di storici che si sono occupati della repressione politica e delle istituzioni del tempo, potrebbero fornire il contesto necessario per colmare questa lacuna argomentativa.7. Marxismo: ideologia contro libertà
La visione totalitaria del marxismo
Il marxismo si presenta come una visione totalitaria che cerca di unire verità e potere in un unico blocco. Questa impostazione si scontra direttamente con la distinzione fondamentale tra pensiero e azione, una distinzione che è essenziale per garantire la libertà individuale. Al contrario, il liberalismo e il pluralismo partono dal presupposto che la vita umana è complessa e non può essere controllata in modo assoluto da un unico potere centrale. Per questo, riconoscono che i conflitti sono parte della realtà e che il loro ruolo non è quello di essere eliminati, ma piuttosto mediati e gestiti attraverso il dialogo e il confronto.Le origini filosofiche ed economiche
L’opera di Marx viene vista più come un’attività giornalistica e politica che come pura filosofia o scienza economica rigorosa. Il suo pensiero affonda le radici nella filosofia di Hegel, ma viene interpretato attraverso un “capovolgimento” che, secondo l’analisi, non riesce a superare realmente il sistema hegeliano. Da questa rielaborazione deriva una visione della società intesa quasi come un organismo vivente, e l’idea che il comunismo rappresenti la conclusione inevitabile e necessaria del percorso storico. Le teorie economiche sviluppate da Marx, come la teoria del valore-lavoro o la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto, sono considerate da questa prospettiva come pseudo-scientifiche. L’idea del crollo automatico del capitalismo, strettamente legata a queste teorie, è vista come un’eredità negativa del marxismo, associata a una sorta di “falsa coscienza” che impedisce di vedere la realtà in modo chiaro.Assenza dello Stato e gestione dei conflitti
Nel pensiero marxista manca una vera e propria dottrina dello Stato, perché si ritiene che lo Stato e la politica siano destinati a scomparire una volta raggiunta la società comunista. I conflitti sociali non sono visti come tensioni da mediare, ma piuttosto come contraddizioni logiche interne al sistema che devono essere superate in modo definitivo. Questo approccio si pone in netto contrasto con il ruolo storico della borghesia, che ha spesso agito come forza mediatrice nei conflitti sociali e ha contribuito a proteggere le libertà individuali e collettive.Marxismo e totalitarismo
L’unione tra teoria e l’uso della violenza, che ha caratterizzato molti movimenti nel Novecento e che è stata giustificata da interpretazioni del marxismo, ha avuto un ruolo significativo nella nascita dei regimi totalitari. Il marxismo, inteso come un sistema che pretende di avere tutte le risposte e di controllare ogni aspetto della realtà, si pone come l’opposto del pluralismo, che invece valorizza la diversità delle idee, degli interessi e delle forme di organizzazione sociale.Ma è davvero così semplice ridurre Marx a un precursore del totalitarismo, ignorando le molteplici interpretazioni e le critiche interne al marxismo stesso?
Il capitolo offre una lettura critica del marxismo, ma tende a presentarlo come un blocco monolitico direttamente responsabile dei regimi totalitari. Per comprendere appieno la complessità del pensiero marxista e la sua eredità, è fondamentale esplorare le diverse correnti di pensiero che si sono sviluppate a partire dalle opere di Marx ed Engels, le critiche che gli sono state mosse sia dall’esterno che dall’interno del movimento, e il contesto storico e filosofico in cui le sue idee sono nate. Approfondire la storia del pensiero politico moderno, la filosofia della storia e l’economia politica, leggendo autori come Gramsci, Lukács, Althusser, o la Scuola di Francoforte, può offrire una prospettiva più articolata.Abbiamo riassunto il possibile
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