Contenuti del libro
Informazioni
“L’anima e l’azione. Scritti su cinema e teatro” di György Lukács è una raccolta che ti porta in un viaggio pazzesco attraverso l’evoluzione di due forme d’arte fondamentali. Lukács, un gigante della critica d’arte e della teoria del dramma, parte dalle basi del teatro classico, dove l’azione e il destino erano tutto, per poi analizzare la tragedia moderna. Vediamo come autori come Ibsen e Hebbel hanno lottato con l’individualismo e i cambiamenti sociali, spostando il conflitto nell’animo umano, segnando una vera crisi per la forma drammatica tradizionale. Poi arriva il cinema, e Lukács lo vede come qualcosa di radicalmente nuovo, non solo teatro filmato. È un’arte dell’esteriorità, del movimento, della possibilità infinita, con una sua estetica cinematografica unica. Il libro esplora il rapporto complesso tra forma e tecnica arte, come il cinema può essere uno strumento potente ma anche soggetto a manipolazione. Tocca anche esempi specifici, come il cinema ungherese, mostrando come l’arte possa affrontare temi sociali e storici difficili. È una lettura che ti fa pensare a fondo su cosa significhi raccontare storie e rappresentare la vita, sia sul palco che sullo schermo.Riassunto Breve
Il dramma classico si basa sull’azione e sulla volontà umana che si scontra con il destino, culminando nella tragedia dove l’eroe affronta una caduta necessaria. Richiede un teatro e una visione del mondo condivisa, usando simboli semplici per rappresentare la totalità della vita in modo stilizzato. Il dramma moderno, nato dalla società borghese, perde questo legame rituale e religioso. Il personaggio diventa più interiore e passivo, e l’ambiente acquista importanza, spostando il focus dall’azione esterna agli stati interni e al dialogo. La vita moderna rende difficile definire l’essenza umana e l’origine delle azioni, con confini sfumati tra interno ed esterno e motivazioni influenzate da idee astratte e circostanze sociali. Questo rende problematica la colpa tragica e sposta la lotta nell’animo umano, dove l’eroismo diventa resistenza interiore. La comunicazione tra personaggi si fa allusiva, e i conflitti vengono intellettualizzati. Manca una mitologia naturale, e si ricorre alla storia o alla patologia per trovare temi drammatici. Il centro unificante non è dato ma deve essere creato dall’artista, spesso basato su idee astratte, indebolendo il legame con il pubblico. La tragedia moderna, da Hebbel a Ibsen, esplora l’individualismo e il conflitto tra ideali e realtà, spesso sfociando nella tragicommedia perché le forze in gioco nella vita contemporanea sono meno assolute. Il naturalismo ha contribuito a rompere con le vecchie convenzioni e a rappresentare la vita contemporanea, ma a volte manca di universalità. Ibsen usa tecniche analitiche che spostano l’azione nel passato, concentrandosi sugli effetti psicologici presenti. Il dramma moderno non riesce a creare commedie pure, e la tragicommedia diventa la forma prevalente, spesso intellettuale. Il cinema emerge come una nuova arte, diversa dal teatro. Non ha la presenza fisica dell’attore né il presente assoluto legato al destino. Le sue immagini sono fantastiche, puramente esteriori, mostrando azioni senza il loro significato interiore o destino. La sua forza sta nel creare atmosfera e nel rendere poetici elementi esterni come oggetti e azioni fisiche. La sua legge è la possibilità illimitata, non la necessità, e ha affinità con l’epica. La nascita del cinema è fortemente legata alla tecnica, portando a un’analisi che spesso trascura il significato sociale ed estetico. La produzione cinematografica, spesso in mano a grandi potenze, è facilmente manipolabile, usando l’effetto shock per creare l’illusione di non conformismo e distogliendo l’attenzione dal contenuto umano e sociale. Resistere alla manipolazione richiede che la critica vada oltre il tecnicismo e si concentri sull’uomo reale che lotta socialmente. L’arte autentica usa la tecnica per servire il contenuto e cercare la verità. Alcuni film ungheresi recenti mostrano come la tecnica possa essere usata per affrontare problemi sociali e storici attuali, agendo come avanguardia critica e cercando la verità nella storia e nella società.Riassunto Lungo
1. La forma del dramma e l’era dell’immagine
Il dramma è un’opera letteraria pensata per avere un forte impatto su un pubblico presente. Richiede uno spazio teatrale e si basa sulla volontà umana che si manifesta attraverso l’azione. Nel dramma, il personaggio si identifica con la sua azione, che è spesso spinta da una necessità interiore o esterna. Il conflitto è un elemento centrale e si sviluppa principalmente tra esseri umani. L’eroe di un dramma incarna spesso un archetipo umano o rappresenta un destino universale. Elementi esterni come la natura sono considerati secondari, a meno che non assumano il ruolo di destino che influenza l’azione umana.La Tragedia: La Forma Più Alta
La forma più elevata del dramma è la tragedia. In essa, la lotta dell’eroe contro il destino simboleggia l’intera esistenza umana e conduce inevitabilmente alla sua caduta. Il dramma deve riuscire a rappresentare la complessità della vita usando mezzi limitati. Questo porta a una necessaria stilizzazione, che paradossalmente deve impiegare simboli semplici e comprensibili per un vasto pubblico. Un dramma efficace richiede una visione del mondo esterna all’opera, che però deve essere percepita come un’atmosfera interna al testo stesso, quasi fosse una presenza invisibile ma tangibile.Dal Dramma Classico al Dramma Moderno
Il dramma moderno nasce in un contesto borghese e razionale e, di conseguenza, perde il suo legame originario con la religione e il rituale, distaccandosi progressivamente dallo spazio fisico del teatro. Il personaggio moderno tende a essere più introspettivo e passivo rispetto all’eroe classico. Inoltre, l’ambiente circostante acquisisce un’importanza pari a quella dell’individuo, un aspetto che si ritrova anche nel romanzo. Questa tendenza verso una maggiore descrizione e analisi interiore viene definita “epicizzazione” e sposta l’attenzione dall’azione esterna al dialogo e agli stati d’animo dei personaggi.Il Cinema: Un Nuovo Realismo
Il cinema emerge come una forma di realismo completamente nuova, distinta sia dalla fotografia che dal teatro. Si configura come una doppia riproduzione della realtà, caratterizzata da un’impersonalità intrinseca. Nel cinema, soggetto e oggetto vengono posti sullo stesso piano di importanza visiva. Mostra le azioni nella loro immediatezza, ma spesso senza rivelarne il significato interiore profondo o il legame con un destino predeterminato; nel cinema, tutto sembra possibile. La sua forza principale risiede nella capacità di creare “atmosfera”, un’unità emotiva potente che riesce a collegare fatti e cose, rendendo ogni singolo elemento visivo significativo di per sé.Ma se nel cinema “tutto sembra possibile” e manca il “significato interiore profondo” o il “legame con un destino predeterminato”, come può questa forma d’arte aspirare alla stessa risonanza esistenziale della tragedia classica?
Il capitolo traccia un confine netto tra il dramma, radicato nel destino e nella volontà, e il cinema, descritto come impersonale e privo di significato interiore profondo. Questa dicotomia, pur utile per evidenziare le differenze formali, rischia di semplificare eccessivamente il potenziale espressivo del cinema. Per esplorare come il cinema possa comunque affrontare temi esistenziali e toccare il profondo, nonostante le caratteristiche descritte, sarebbe utile confrontarsi con le teorie della critica cinematografica e della semiotica del cinema. Autori come André Bazin o Christian Metz hanno analizzato in profondità il linguaggio filmico e la sua capacità di rappresentare la realtà e l’interiorità umana in modi complessi e non necessariamente legati a un destino predeterminato.2. La Scena Interiore: Crisi del Dramma Moderno
La vita moderna rende difficile capire chi siamo e perché agiamo. I confini tra quello che proviamo dentro e quello che succede fuori si mescolano. Le ragioni delle nostre azioni dipendono sempre più da idee generali e da come è organizzata la società. Questo sposta l’azione importante, quella che porta al tragico, verso l’esterno. Ci si chiede quindi quanto siamo davvero responsabili delle nostre azioni tragiche. Il problema della colpa tragica riflette la situazione sociale in cui viviamo.L’Influenza della Vita Moderna
La cultura della borghesia, che mette al centro l’individuo e guarda alla storia, crea una contraddizione. Anche se in teoria l’individuo è libero di decidere, la vita di tutti i giorni diventa più uguale per tutti e le cose contano più delle persone. I rapporti tra le persone perdono il loro lato personale e si basano su legami pratici e oggettivi. L’idea di essere un individuo unico diventa complicata e non più qualcosa di naturale.
La Lotta Interiore
Per questo motivo, il dramma moderno si concentra sulla difficoltà di mantenere la propria unicità quando le forze esterne sono troppo forti. L’eroe non agisce più in modo classico, ma la sua eroicità sta nel resistere dentro di sé. La lotta tragica non avviene più sul palco o tra personaggi, ma nell’animo umano. Il carattere del personaggio è fondamentale per questa lotta interiore, ma quello che succede fuori, le sue azioni visibili, non riescono a mostrare tutta la profondità di questa battaglia.
La Difficoltà della Comunicazione
Diventa difficile per i personaggi comunicare tra loro. I dialoghi non dicono tutto in modo chiaro, ma lasciano intendere. Si parla molto di quello che non viene detto. Questa mancanza di chiarezza riflette la difficoltà di esprimere il proprio mondo interiore. Analizzare i conflitti con la ragione aiuta i personaggi a capirsi meglio, ma rende la lotta meno sentita e meno forte a livello emotivo.
Temi e Forme del Dramma
La vita moderna non ha temi tragici o miti che nascono naturalmente, come succedeva in passato. Trovare argomenti per una tragedia immediata è difficile. A volte si usa la storia per creare una distanza che permetta di trattare certi temi. Oppure si usano malattie o problemi psicologici per rendere interessanti personaggi che altrimenti non lo sarebbero. Questo sposta l’azione e l’intensità dentro il personaggio stesso. Il dramma moderno non ha un punto di riferimento centrale già dato, come avveniva nelle tragedie antiche. Questo centro deve essere inventato dall’artista, spesso basandosi su idee astratte o su come deve essere costruita l’opera. Questo rende il dramma più difficile da creare e il legame con il pubblico si indebolisce, perché non c’è più una base comune di valori o idee condivise. La forma del dramma fa fatica a unire i conflitti che sono molto teorici con la necessità di mostrare i sentimenti più intimi delle persone.
Il capitolo attribuisce la crisi del dramma moderno e lo spostamento nell’interiorità quasi esclusivamente alla ‘vita moderna’ e alla ‘cultura borghese’, ma non è una visione parziale che ignora altre possibili dinamiche?
Il capitolo, pur offrendo spunti interessanti, sembra ricondurre la complessità della trasformazione drammatica a poche cause dominanti. I fenomeni culturali e artistici sono raramente il prodotto di un unico fattore socio-economico. Per comprendere appieno il passaggio a una ‘scena interiore’, sarebbe utile considerare anche le grandi correnti filosofiche che mettevano in discussione la ragione e la realtà esterna, l’emergere della psicologia come disciplina scientifica che offriva nuovi modelli dell’animo umano, e le dinamiche interne ai movimenti artistici stessi che cercavano nuove forme espressive. Approfondire autori come Nietzsche, Simmel o Freud, e studiare la storia del teatro e della filosofia del periodo, può fornire un quadro più sfaccettato.3. La Tragedia Moderna: Da Hebbel a Ibsen e il Ruolo del Naturalismo
Hebbel: L’inizio della tragedia moderna
La tragedia moderna prende il via con Hebbel. Lui crea la forma del dramma partendo direttamente dalla vita di oggi, a differenza di chi prima usava schemi vecchi per contenuti nuovi. Per Hebbel, il tragico è una regola della vita stessa, non solo un modo di fare arte. La sua idea, chiamata “pantragicismo”, vede ogni aspetto della vita come uno scontro tra una forza universale e il desiderio del singolo. Si concentra sull’individuo e sui legami tra le persone come base per le storie tragiche. Nei suoi drammi, l’idea classica di “colpa tragica” diventa difficile da applicare perché i personaggi sono molto condizionati da quello che sentono dentro e da quello che succede fuori.Ibsen: La visione personale e la lotta moderna
Ibsen arriva a vedere il mondo in modo tragico più avanti nella vita, partendo dalle sue esperienze. Il suo cammino è più intimo e legato ai sentimenti rispetto all’idea generale di Hebbel. I drammi di Ibsen guardano all’individuo di oggi e allo scontro tra ciò che si vorrebbe e la realtà. Spesso usano toni che mescolano tragico e comico, perché nella vita di oggi le forze che si oppongono sono meno nette. Anche se le sue opere sono più personali e meno simboliche di quelle di Hebbel, riescono a toccare punti altissimi di tragedia nel mostrare l’uomo che lotta contro un destino difficile e a volte banale, fatto di situazioni sociali, di quello che si eredita e della falsità delle regole sociali.Il Naturalismo: Un passo avanti con i suoi limiti
Il Naturalismo è un passaggio importante per il teatro moderno. Ha il merito di aver rotto con le vecchie regole del teatro e di aver provato a mostrare la vita di oggi in modo più vero. Ha messo al centro l’uomo e le sue condizioni, usando molto il dialogo per farlo. Però, spesso i drammi naturalisti si fermano a raccontare storie singole o a fare analisi sociali, senza avere un significato che vada bene per tutti. A volte, poi, tornano a usare vecchi modi di costruire le storie.La tecnica di Ibsen: Come costruisce i suoi drammi
Ibsen usa e migliora una tecnica che viene dalla Francia, ma questo a volte crea disarmonia nel suo stile. I simboli che usa, come l’anitra selvatica o i cavalli bianchi, sono spesso messi lì per rendere più importanti storie che altrimenti sarebbero normali, ma rischiano di diventare solo esempi astratti. La sua tecnica, che analizza le cose, mette l’evento più importante nel passato e si concentra su come questo influisce sulla psicologia dei personaggi nel presente. Questo rende la storia necessaria, ma a volte i personaggi sembrano meno reali. Nonostante sia bravissimo nei dialoghi e riesca a rendere grandi temi della vita di tutti i giorni, la sua tecnica è molto personale e non indica una strada chiara per come il teatro potrebbe evolversi in futuro.La critica del passato è davvero solo uno strumento per la costruzione del socialismo, come sembra suggerire il capitolo?
Il capitolo presenta la necessità di affrontare criticamente la storia nazionale come un passo fondamentale per lo “sviluppo ideologico verso il socialismo” e la creazione di un “socialismo autentico”. Questa visione, pur legittima, rischia di confinare il valore della riflessione storica a un unico fine politico, ignorando altre possibili interpretazioni e funzioni della critica del passato nella costruzione dell’identità nazionale, nella comprensione del presente o semplicemente nella ricerca della verità storica fine a sé stessa. Per ampliare la prospettiva, sarebbe utile confrontarsi con filosofi della storia e storici che hanno analizzato il ruolo della storia nella società da punti di vista diversi, esplorando le molteplici ragioni per cui una nazione o un individuo dovrebbero fare i conti con il proprio passato.7. Pensieri su scena e schermo
La pubblicazione raccoglie una selezione di scritti di György Lukács. Questi testi, che coprono un lungo periodo dal 1911 al 1972, mostrano l’interesse costante dell’autore per due forme d’arte principali: il dramma moderno e il cinema. Gli scritti provengono da diverse fonti originali, come volumi dedicati al dramma e saggi o interviste apparsi su giornali e riviste nel corso degli anni. Questa raccolta offre quindi una panoramica ampia del pensiero di Lukács su scena e schermo attraverso diverse fasi della sua riflessione.Sul Dramma
La prima parte della raccolta si concentra sul dramma. Esamina la natura profonda del dramma, confrontando la sua forma moderna con il dramma classico tedesco. Analizza la nascita della tragedia moderna, specialmente quella borghese, partendo da autori come Lessing fino ad arrivare a Ibsen. Considera anche la riforma del teatro introdotta dal naturalismo e si sofferma sulla discussione di commedia e tragicommedia.Sul Cinema
La seconda parte è dedicata al cinema. Include le prime riflessioni sull’estetica cinematografica e analisi più approfondite sui problemi estetici specifici del film. Affronta il forte legame tra cinema, ideologia e il rischio di manipolazione culturale, insieme al ruolo cruciale della critica. Esplora aspetti tecnici del mezzo, i contenuti veicolati, le questioni linguistiche nel film e come il pensiero può esprimersi attraverso questo linguaggio visivo. Considera inoltre il rapporto tra cinema, i movimenti rivoluzionari e la psicologia della vita quotidiana.Coprendo il capitolo un arco temporale così vasto (1911-1972), non si rischia forse di appiattire le significative evoluzioni o persino le aspre contraddizioni che hanno caratterizzato il pensiero di Lukács su dramma e cinema nel corso di oltre sessant’anni di storia e di militanza?
Il capitolo offre una sintesi utile, ma la vastità del periodo considerato impone una cautela: le riflessioni di Lukács su arte e società furono intrinsecamente legate alla sua complessa e talvolta tormentata traiettoria politica e filosofica. Ignorare le trasformazioni del suo pensiero, dalla giovinezza pre-marxista fino agli anni della maturità nel blocco sovietico, significa perdere una dimensione cruciale. Per colmare questa lacuna, è indispensabile studiare la sua biografia intellettuale nel contesto dei grandi eventi del Novecento e confrontarsi con l’analisi critica di studiosi che hanno esaminato la coerenza (o l’incoerenza) del suo sistema filosofico.Abbiamo riassunto il possibile
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