Contenuti del libro
Informazioni
“La vita è un pallone rotondo” di Vladimir Dimitrijevic non è solo un libro sul calcio, è un viaggio incredibile che usa il gioco più bello del mondo per raccontare la vita, la storia e le passioni che ci definiscono. Ti porta nella Belgrado del dopoguerra, dove il pallone era un rifugio e un sogno tra le macerie e le difficoltà politiche. Scopri perché il calcio, con le sue regole strane che limitano l’uso delle mani e mettono al centro il piede, è così speciale, quasi un ritorno a qualcosa di antico. Il libro esplora la bellezza che si nasconde nell’imperfezione dei giocatori, l’importanza della squadra come un organismo vivo e la pura passione dei tifosi, quella che ti fa vivere per la tua squadra anche solo ascoltandola alla radio, creando miti nella tua testa. Ma ti mostra anche come il denaro e la televisione abbiano cambiato tutto, rendendo il gioco più spettacolo e meno anima. Attraverso storie personali, come l’esilio in Svizzera e come il calcio possa letteralmente aprirti le porte, o le vicende di personaggi indimenticabili e squadre storiche, questo libro ti fa capire quanto il calcio sia intrecciato con le nostre vite, le nostre sofferenze e le nostre gioie, un filo conduttore che lega generazioni e luoghi diversi. È una riflessione profonda su cosa significhi credere in qualcosa, che sia una squadra, un libro o un sogno, in un mondo che cambia in fretta.Riassunto Breve
Il calcio si distingue per l’uso limitato di mani e braccia, costringendo a movimenti che richiamano funzioni antiche e animali, con eccezioni per portieri e rimesse laterali. Le regole introducono ostacoli come il fuorigioco e sanzioni. L’obiettivo fondamentale è scagliare la palla nella porta, superando una linea specifica; il gol è l’unico risultato che conta, simile allo scacco matto negli scacchi. Il gioco si può praticare ovunque con oggetti improvvisati, sviluppando riflessi e resistenza su terreni irregolari, a differenza dei giocatori moderni più soggetti a infortuni. Le diverse superfici influenzano lo stile. Un allenatore esperto insegna osservando partite amatoriali e usando allenamenti specifici per abituare ai rimbalzi casuali, sottolineando l’importanza di non sopravvalutare l’avversario e di capire i suoi punti deboli. Il calcio restituisce importanza alla gamba, un arto spesso trascurato, e trova bellezza nella diversità e imperfezione fisica dei giocatori; calciatori eccezionali trasformano difetti in qualità uniche, sorprendendo gli avversari con movimenti imprevedibili. Il gioco offre un senso di ordine e regole chiare in un mondo caotico; l’attrazione per la regola si manifesta nel gradimento per l’arbitro, il cui errore umano è parte integrante del gioco. La grandezza nel calcio nasce dalla capacità di sfruttare le proprie peculiarità e dall’accettazione dell’imperfezione. La squadra non è una somma di talenti individuali, ma un organismo che funziona per coerenza interna e profonda intesa, spesso basata su legami preesistenti; rappresenta un sogno e una fede collettiva. Il piede è un arto meno preciso della mano, l’errore di piede è più comune, ma la gamba può esprimere intenzione e minaccia, con movimenti simili a sport come il judo; a differenza di balletto o scherma, il calcio permette improvvisazione. Il calciatore sviluppa un rapporto unico con il corpo, dove gamba e piede diventano ultrasensibili; l’abilità si basa su un talento innato, un dono che si manifesta fin da bambini, alimentato dal cuore che dona fantasia e meraviglia. L’esultanza rappresenta ciò che non muore, legato alla parte infantile. Il vero calciatore possiede questa fantasia e crede nell’essenza del gioco, a differenza del tecnico privo di visione. Nel calcio moderno, il denaro domina, trasformando i giocatori in veicoli pubblicitari e generando inflazione dei valori; la pressione economica e la paura di sbagliare paralizzano il gioco, portando a partite difensive, risultati bassi e una tendenza a neutralizzare il rischio, riflettendo una paura sociale di perdere ciò che si possiede. Diverse squadre storiche introducono nuove idee: il Brasile con la sua velocità, l’Olanda con il Calcio Totale basato su pressione e mobilità, e l’Italia con il Catenaccio, una difesa impenetrabile. La nazionale ungherese degli anni Cinquanta, con grande tecnica e coesione, rappresenta la rinascita del paese, ma perde la finale del Mondiale contro la Germania, che vince con disciplina. La storia della squadra ungherese diventa un simbolo delle vicende storiche legate al calcio. Una partita storica come Iugoslavia-Inghilterra nel 1939 a Belgrado genera grande eccitazione e rafforza il sentimento nazionale, assumendo contorni mitologici. La passione per il calcio può essere totalizzante, simile alla devozione religiosa o alla passione per la letteratura; gli appassionati sono custodi della storia orale e dei miti del club. L’esperienza di seguire il calcio cambia con i mezzi di comunicazione: prima della televisione, i risultati appresi da liste o racconti stimolano l’immaginazione e creano miti; la televisione, offrendo l’immagine immediata, dissolve questa intensità e genera pseudopartecipazione passiva. L’ascolto radiofonico in esilio richiede uno sforzo immaginativo intriso di nostalgia, mentre la televisione appiattisce l’esperienza. Il calcio si lega a esperienze personali e storiche profonde, come una partita giocata durante un bombardamento, mostrando come il gioco possa intrecciarsi con momenti traumatici. Dopo la guerra, in un clima di difficoltà e incertezza, il calcio diventa un rifugio; entrare in una squadra di gitani protetta dal regime offre un’esperienza unica. Accanto al calcio, coesistono passioni per la letteratura e la natura. L’esperienza dell’esilio porta difficoltà nell’ottenere documenti, ma l’abilità nel calcio per una squadra locale offre una soluzione pratica, dimostrando come il gioco possa aprire porte nella vita. L’esilio genera un profondo senso di sradicamento. A Belgrado, la vita sociale giovanile ruota attorno al calcio, discussioni e scommesse basate su conoscenze dettagliate di squadre e giocatori. Figure come Dragoslav Šekularac, con il suo talento nel dribbling e la sua indole ribelle, e Bora Kostić, con il suo tiro potente, diventano idoli locali. Nel calcio si distinguono giocatori “colletti bianchi” legati ai media e al potere, e figure più ribelli e popolari come Maradona. I pubblici delle partite mostrano caratteristiche diverse per nazione. Il ruolo del portiere presenta un mistero legato alla fortuna, ma dipende da presenza e posizionamento corretto. Il calcio moderno si estende a sociologia, filosofia ed economia, con attenzione al denaro e alle celebrità in tribuna, in contrasto con un’idea passata del gioco. Storie personali, come quella di Darko, il cui padre fu ucciso durante la guerra, si intrecciano con il calcio e l’amicizia, mostrando come il gioco sia legato a perdite, segreti e destini individuali, e come lo stile di gioco, incompreso in un’epoca, possa diventare comune in seguito, lasciando amarezza.Riassunto Lungo
1. Il Gioco Arcaico e la Meta
Le regole e il movimento arcaico
Il calcio si distingue per le sue regole che limitano l’uso di mani e braccia, organi che usiamo abitualmente per gesti precisi e abili. Questa limitazione ci costringe a usare solo piedi e gambe, riportando il corpo a movimenti che ricordano funzioni antiche, quasi una memoria animale. Ci sono, ovviamente, delle eccezioni: i portieri possono usare le mani in un’area specifica e i giocatori le usano per le rimesse laterali quando la palla esce dal campo. Le regole, inoltre, introducono ostacoli come il fuorigioco o sanzioni come il tiro franco, che aggiungono complessità al gioco.L’obiettivo: solo il gol
Nonostante le abilità individuali o le strategie complesse, l’obiettivo fondamentale del gioco è scagliare la palla in un’area delimitata, la porta, facendole superare una linea specifica. La vittoria dipende unicamente dal fatto che la palla varchi quella linea. Il risultato finale, il gol, è l’elemento che conta davvero. Questo aspetto è molto simile agli scacchi, dove l’unica cosa che determina la fine della partita è lo scacco matto, la “condanna” del re avversario. Tutto il resto nel calcio, proprio come negli scacchi, può essere visto come pura esibizione o spettacolo, ma non è ciò che decide l’esito.Il gioco si adatta, i giocatori cambiano
Il calcio ha la caratteristica di potersi giocare quasi ovunque e con qualsiasi oggetto improvvisato come palla, da barattoli a stracci riempiti. Giocare con questi strumenti su terreni non perfetti, come accadeva spesso nel dopoguerra, sviluppava nei giocatori riflessi rapidi per gestire rimbalzi inaspettati e allenava l’elasticità delle caviglie. Questo rendeva i calciatori di un tempo molto agili e meno soggetti agli infortuni, a differenza dei giocatori di oggi, che spesso sono molto muscolosi ma anche più rigidi e quindi più esposti a infortuni muscolari. Anche le diverse superfici di gioco nel mondo, come neve, ghiaccio, sabbia o terra battuta, influenzano in modo significativo lo stile e l’equilibrio dei giocatori che provengono da diverse aree geografiche.Capire il gioco e l’avversario
Un allenatore ungherese di nome Špic, noto per la sua capacità di scoprire nuovi talenti, aveva metodi di insegnamento particolari. Osservava partite amatoriali per studiare i movimenti e gli errori più comuni in difesa. Per allenare i giocatori, li faceva rinviare la palla per un’ora in strutture chiuse, abituandoli così a gestire rimbalzi completamente casuali e imprevedibili. Insegnava anche un concetto fondamentale: non si deve mai sopravvalutare l’avversario e bisogna capire che la posizione di una squadra non è mai intrinsecamente svantaggiata rispetto all’altra. Un campione di scacchi, Boris Spasskij, aveva un’idea simile: diceva di giocare contro sé stesso e di “tifare” per entrambi i lati per individuare i punti deboli del proprio gioco. Il vero segreto per avere successo, sia nel calcio che negli scacchi, sta nel riuscire a capire qual è la zona o l’aspetto del gioco che l’avversario teme di più e agire su quello.Ma davvero le regole del calcio ci riportano a una “memoria animale” o è solo una suggestione priva di fondamento?
Il capitolo introduce un’idea affascinante ma priva di base scientifica esplicita, quella di un legame tra le restrizioni motorie imposte dal calcio e una presunta “memoria animale” o movimenti arcaici. Per valutare la validità di un’affermazione così audace, sarebbe necessario esplorare discipline come la biologia evolutiva, la neuroscienza e l’antropologia fisica, che studiano l’evoluzione del movimento umano e le sue basi biologiche. Approfondire il lavoro di autori che si occupano di evoluzione del comportamento e delle capacità motorie potrebbe fornire gli strumenti critici per distinguere tra metafora evocativa e analisi scientifica.2. La nobiltà imperfetta del gioco
Il calcio dà un’importanza particolare alla gamba, un arto che nella vita di tutti i giorni usiamo principalmente per camminare o correre. A differenza di discipline come il balletto, che puntano a una bellezza fisica molto definita e uniforme, il calcio trova la sua forza e la sua attrattiva proprio nella diversità e nell’imperfezione dei corpi che scendono in campo. Non esiste un modello fisico unico e perfetto per essere un grande calciatore. Anzi, spesso i giocatori più memorabili sono quelli che trasformano apparenti difetti fisici in qualità uniche e sorprendenti, rendendo i loro movimenti imprevedibili per gli avversari. Questa capacità di sfruttare le proprie peculiarità, anche quelle non convenzionali, è al centro della grandezza nel calcio.La bellezza nell’imperfezione fisica
I calciatori più bravi riescono a trasformare quelli che sembrano difetti in grandi qualità. Pensiamo a giocatori con gambe storte, movimenti che sembrano un po’ goffi o fisici che non sono quelli che ci aspetteremmo. Ci sono stati campioni come Garrincha, Netzer con i suoi piedi grandi, Gerd Müller con un modo di fermare la palla che sembrava strano, o Maradona con il suo baricentro molto basso. Questi atleti sorprendevano chi li affrontava con mosse inaspettate e un controllo della palla unico. Questo dimostra che nel calcio la bravura nasce anche dalla capacità di usare al meglio le proprie caratteristiche, anche quelle che non sono perfette.L’ordine delle regole e l’errore umano
Il gioco del calcio offre un senso di ordine e regole chiare, in contrasto con un mondo che a volte può sembrare confuso. Le regole danno certezze e aiutano a gestire l’energia dei partecipanti. Per chi si sente in difficoltà nella vita o oppresso, la partita diventa uno spazio dove le leggi sono precise e definite. Questa attrazione per la regola si vede anche nel modo in cui si accetta l’arbitro, che prende decisioni senza dover consultare nessuno o usare tecnologie complicate. L’errore che l’arbitro può fare, perché è umano, è visto come una parte normale del gioco. Accettare questo errore è meglio di avere una giustizia fredda e senza possibilità di sbagliare. La bellezza e la sorpresa nel calcio vengono proprio da questa varietà di persone e dalla capacità di accettare che non tutto è perfetto, sia nei giocatori che in chi gestisce la partita.La grandezza nel calcio deriva davvero dall’imperfezione fisica, o questa è solo una narrazione romantica che ignora l’importanza di allenamento, tattica e preparazione atletica convenzionale?
Il capitolo pone l’accento sulla capacità dei grandi calciatori di trasformare presunti difetti fisici in qualità uniche, suggerendo che l’imperfezione sia al centro della loro grandezza. Tuttavia, questa prospettiva rischia di trascurare il ruolo fondamentale che la preparazione atletica rigorosa, l’intelligenza tattica, la tecnica affinata attraverso ore di allenamento e la resilienza mentale giocano nel definire un campione. Molti atleti di successo possiedono fisici convenzionalmente “perfetti” per il loro sport e raggiungono l’eccellenza non nonostante ma grazie a una combinazione ottimale di doti naturali e lavoro metodico. Per comprendere meglio questo equilibrio, sarebbe utile approfondire gli studi sulla scienza dello sport e leggere autori che analizzano la performance atletica da un punto di vista più scientifico o sociologico, esplorando come talento, allenamento, ambiente e narrazioni si intrecciano nella costruzione del campione.3. Il Piede Pensante e la Squadra come Sogno
Il mito e il poema epico nascono dalla tensione tra l’ingiustizia e l’errore umano, contrapposti al gesto di riconoscimento o ammirazione. Questa dinamica si vede fin dall’antichità con figure come Achille ed Ettore. L’uomo moderno vive in una società che non è più eroica. Per questo, cerca consolazione e concentrazione in attività come lo sport o le passioni private. Riuscire a concentrarsi in un’attività, che sia una partita, leggere un libro o fare un lavoro manuale, dà un senso di controllo e di realizzazione personale. Questo momento di immersione diventa una forma di consolazione nella vita di oggi.La Squadra nel Calcio
Nel calcio, l’introduzione della regola del fuorigioco ha tolto l’aspetto più tribale, distinguendolo nettamente dal rugby. Questo sport non è solo la somma dei talenti dei singoli giocatori. Anche cinque giocatori eccezionali possono essere resi inefficaci da una tattica ben studiata dagli avversari. Il vero successo di una squadra dipende dalla sua coerenza interna, dal suo funzionare insieme come un meccanismo preciso o un organismo vivente. Le squadre che funzionano bene sembrano agire in modo naturale, quasi come un corpo umano. Creare una squadra così richiede una grande intesa tra l’allenatore e ogni singolo giocatore. Spesso, le grandi squadre si formano anche grazie a legami già esistenti tra i giocatori, come l’amizia o l’essere cresciuti nello stesso luogo. La squadra diventa quasi un sogno o una fede condivisa, dove l’impegno di ogni membro è fondamentale per la sopravvivenza e il successo di tutti.
Il Piede e il Movimento
Il calcio si distingue perché usa il piede, un arto che non è naturalmente preciso come la mano. Per questo, l’errore fatto con il piede è più comune rispetto a quello fatto con la mano. La mano, infatti, è collegata in modo più diretto alla testa e accompagna il pensiero. Sport come la pallamano usano la mano, e questo porta a punteggi molto alti che a volte possono rendere la partita meno avvincente per il pubblico. In sport come il calcio, ma anche nel judo o nella lotta, la gamba non serve solo per spostarsi. Può esprimere un’intenzione o persino una minaccia verso l’avversario. I movimenti e le finte che si vedono in sport dove si usano molto le gambe, come il judo, mostrano somiglianze con le azioni che fa un calciatore. A differenza di attività come il balletto o la scherma, che seguono ritmi e sequenze di movimenti già stabiliti, il calcio lascia spazio all’improvvisazione e a una grande libertà di azione, pur rispettando le regole del gioco.
Ma davvero la televisione e il denaro sono gli unici colpevoli del presunto ‘declino’ dello sport e della fuga dei giovani dai campi da gioco?
Il capitolo punta il dito contro la televisione e la commercializzazione come cause principali dei cambiamenti nello sport, inclusa la diminuzione della partecipazione. Tuttavia, un’analisi così focalizzata rischia di trascurare altri fattori sociali, economici e culturali che contribuiscono in modo significativo a questi fenomeni complessi. Per comprendere appieno il quadro, sarebbe utile esplorare la sociologia dello sport, l’economia dello sport e gli studi culturali, che offrono prospettive più ampie sulle interazioni tra sport, media, società e individui.12. Legami e Cambiamenti sul Campo e nella Vita
La storia inizia con Darko, figlio di Joža Giler, un’ala sinistra molto conosciuta tra il 1927 e il 1930. Joža fu arruolato nella gendarmeria occupante come Volksdeutscher e morì durante la guerra in circostanze rimaste a lungo poco chiare. Questa perdita segnò profondamente Darko, rendendolo una persona riservata.L’Amicizia Nata dal Calcio
L’amicizia tra Darko e un altro ragazzo (il narratore implicito) nasce dopo una partita di calcio. Il gioco e le confidenze sui loro padri, uno ucciso in guerra e l’altro in prigione, cementano il loro legame. Crescono giocando insieme, leggendo e condividendo passioni, tra cui quella di Darko per l’allevamento dei canarini.Due Destini sul Campo e Oltre
Darko si impegna a diventare un’ala sinistra come suo padre, allenandosi per perfezionare l’uso del piede sinistro. Sviluppa uno stile di gioco diretto e concreto, basato sulla velocità e sui passaggi precisi, uno stile che all’epoca non era compreso dai dirigenti sportivi locali. Nel frattempo, un infortunio al ginocchio allontana l’amico dal calcio e lo porta a lasciare il paese per la Svizzera nel 1954.Vite Separate e Incontri Inaspettati
In Svizzera, l’amico smette di giocare a calcio. Trova lavoro in una libreria e incontra Stojanović, un calzolaio serbo. Stojanović è un veterano della Prima Guerra Mondiale, sopravvissuto alla tubercolosi grazie all’aiuto della Croce Rossa svizzera. Pur senza una formazione accademica, sviluppa un notevole talento nell’ortopedia delle calzature. Vive in solitudine, nutrendosi principalmente di mele arrostite. Darko, invece, in conflitto con i dirigenti, lascia il calcio a ventisei anni. Si sposa e continua a dedicarsi all’allevamento dei canarini.La Verità Svelata
Anni dopo, un articolo di giornale rivela finalmente la verità sulla morte di Joža Giler. Non fu ucciso in circostanze ambigue, ma fu fucilato dai tedeschi per aver salvato dei serbi. Questo segreto, che aveva pesato per anni sulla sua famiglia, viene così portato alla luce.Il Ritorno e le Riflessioni
Ventisei anni dopo la sua partenza, l’amico torna a Belgrado e rivede Darko. Darko sente che il suo stile di gioco, un tempo considerato strano e non apprezzato, è diventato comune nel calcio moderno. Si considera un precursore, ma in lui si percepisce una certa amarezza per non essere stato compreso all’epoca.Gli Ultimi Anni di Darko
Darko ebbe due figli. Uno di loro si dimostrò promettente nel calcio, ma morì tragicamente a vent’anni. Dopo questa perdita devastante, Darko, che era sempre stato una persona sobria, cercò conforto nell’alcol. Morì nell’ottobre del 1996.Il capitolo suggerisce che lo stile calcistico di Darko fosse “moderno” ma incompreso. Non sarà piuttosto che il suo talento, o la sua applicazione, fosse semplicemente inadeguato al contesto dell’epoca?
Il capitolo presenta la mancata comprensione dello stile di gioco di Darko come una colpa dei “dirigenti sportivi locali”, suggerendo che fosse un “precursore” non apprezzato. Questa lettura, seppur suggestiva, rischia di semplificare eccessivamente la dinamica. La non accettazione di un’innovazione può dipendere da molteplici fattori: la sua reale efficacia nel contesto dato, la capacità del proponente di comunicarla e implementarla, la resistenza al cambiamento intrinseca alle istituzioni, o semplicemente una diversa visione tattica legittima. Per comprendere meglio queste dinamiche, sarebbe utile approfondire la sociologia dello sport, la storia tattica del calcio in quel periodo specifico e gli studi sui processi decisionali nelle organizzazioni. Autori come Bourdieu o Huizinga possono offrire spunti sulla struttura dei “campi” sociali e sul significato del gioco.Abbiamo riassunto il possibile
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