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Contenuti del libro
Informazioni
“La terra sta piangendo la grande epopea delle guerre indiane per la frontiera americana” di Peter Cozzens ti porta dritto nel cuore del conflitto che ha plasmato l’Ovest americano. È la storia di come l’inarrestabile espansione verso Ovest dei coloni e del governo statunitense si è scontrata con la fiera resistenza dei Nativi Americani. Nonostante promesse e trattati violati, la sete di terra e risorse, specialmente dopo la scoperta dell’oro, ha portato a deportazioni forzate e alla perdita di terre ancestrali per tribù come i Lakota, Cheyenne, Apache, Nez Percé e Ute. Vedrai emergere figure leggendarie come Toro Seduto, Cavallo Pazzo, Capo Giuseppe e Geronimo, leader che hanno combattuto con coraggio per difendere il loro stile di vita contro un esercito spesso impreparato ma implacabile. Dalla Guerra di Nuvola Rossa alla controversa azione di Custer al Washita, fino alla clamorosa Battaglia di Little Bighorn e al tragico Massacro di Wounded Knee, il libro non risparmia i dettagli della violenza e del fallimento delle politiche governative, inclusi i tentativi di una “politica di pace” minata dalla corruzione e dalla brutalità. È un racconto potente sulla fine di un’era, sulla sottomissione forzata nelle riserve indiane e sull’eredità duratura di ingiustizia che segna la storia delle guerre indiane sulla frontiera americana.Riassunto Breve
L’espansione dei coloni bianchi verso ovest genera conflitti continui con le popolazioni native americane. La costante richiesta di nuove terre, la scoperta dell’oro e la creazione di piste migratorie acuiscono le tensioni. Nonostante le intenzioni iniziali di civilizzare gli indiani, la politica del governo porta a deportazioni forzate e alla violazione dei trattati. Le tribù native, abili nella guerra e legate al loro stile di vita, oppongono una strenua resistenza, sebbene spesso divise. Esempi di questa resistenza includono la Guerra di Nuvola Rossa, che mette in luce le debolezze dell’esercito americano. Nonostante alcune vittorie indiane, la pressione espansionistica continua. La gestione militare si rivela spesso inadeguata e aggressiva, come dimostrano le azioni del generale Hancock che scatenano violenza. I tentativi diplomatici, come il trattato di Medicine Lodge, falliscono a causa di inganni e incomprensioni reciproche. La strategia militare si orienta verso una guerra totale, esemplificata dall’azione di Custer al Washita River. L’amministrazione Grant tenta una “politica di pace”, ma la corruzione e la violenza militare la minano, portando all’erosione del sistema dei trattati e alla subordinazione delle tribù. Il massacro dei bisonti da parte dei cacciatori bianchi distrugge una risorsa vitale per le tribù delle pianure meridionali, portando alla “Guerra per il Bisonte” e alla successiva sconfitta nella “Guerra del Fiume Rosso”. In Arizona, gli Apache resistono alla politica di concentramento nelle riserve ostili. Capi come Victorio e Geronimo guidano la guerriglia, ma vengono infine sconfitti e deportati. Nelle pianure settentrionali, la scoperta dell’oro nelle Black Hills intensifica la pressione sui Lakota. La spedizione di Custer e i piani governativi preparano la guerra. Le tribù si radunano e annientano Custer a Little Bighorn, ma questa vittoria indiana provoca una reazione governativa più dura. La successiva campagna militare fiacca la resistenza, portando alla resa e all’uccisione di Cavallo Pazzo e alla resa di Toro Seduto. Nel Pacifico nordoccidentale, i Nez Percé, guidati da Capo Giuseppe, resistono all’invasione delle loro terre, ma la loro lunga ritirata termina con la resa e l’esilio. In Colorado, gli Ute vengono rimossi dalla loro riserva ricca di risorse. Il decennio del 1870 si chiude con una politica di intolleranza e assimilazione forzata nelle riserve, sancita dalla Dawes Act che smantella le terre comuni. La distruzione del modo di vita tradizionale e la miseria alimentano la Danza degli Spiriti. La reazione repressiva culmina nell’uccisione di Toro Seduto e nel massacro di Wounded Knee nel 1890, che segna la fine della resistenza armata e la sottomissione definitiva delle tribù native americane.Riassunto Lungo
1. L’Ovest Infranto: Guerre, Terre e Trattati Perduti
L’espansione verso ovest e i conflitti con i nativi americani
L’avanzata dei coloni bianchi verso occidente causò scontri continui con le popolazioni native americane. Inizialmente, il governo americano dichiarava di voler civilizzare i nativi. Però, la politica del governo e la crescente richiesta di nuove terre portarono a deportazioni forzate e alla violazione degli accordi presi in precedenza con i nativi. La scoperta dell’oro e la creazione di piste importanti, come la Oregon Trail e la Bozeman Trail, aumentarono ancora di più le tensioni esistenti.La resistenza dei nativi americani
Le tribù native americane erano molto legate alla caccia al bisonte e avevano una grande abilità nella guerra. Anche se spesso erano divise tra loro, si opposero con forza all’invasione dei loro territori. La Guerra di Nuvola Rossa è un esempio importante di questa resistenza. Questa guerra mise in luce i punti deboli dell’esercito americano, come la mancanza di soldati adatti, la difficoltà nel ricevere rifornimenti e una guida militare non sempre efficace. I guerrieri nativi americani avevano una cultura guerriera molto forte e profonde credenze spirituali, e si dimostrarono avversari molto difficili da affrontare.Il trattato di Nuvola Rossa e la continua espansione
Nonostante alcune sconfitte militari subite, Nuvola Rossa riuscì a negoziare un trattato. Questo trattato obbligò gli Stati Uniti a ritirarsi dai forti lungo la Bozeman Trail. Anche se fu una vittoria per i nativi, questo accordo non fermò l’espansione dei coloni e la progressiva perdita di terre da parte dei nativi americani. L’esercito americano, pur avendo problemi organizzativi e difficoltà a trovare abbastanza soldati, continuò a combattere contro le tribù native. Queste tribù erano combattenti esperti e molto motivati a difendere il loro modo di vivere e le loro terre ancestrali.Se l’obiettivo iniziale del governo americano era “civilizzare” i nativi, come si concilia questa nobile intenzione con le deportazioni forzate e la sistematica violazione dei trattati, azioni che di fatto hanno distrutto culture e società native?
Il capitolo presenta l’espansione verso ovest e il conflitto con i nativi americani, ma sembra mancare una riflessione critica sulla retorica della “civilizzazione”. Per comprendere appieno le dinamiche di questo periodo storico, è fondamentale approfondire gli studi sul colonialismo e sulle “missioni civilizzatrici”, analizzando le opere di storici e antropologi che hanno studiato l’impatto dell’espansione occidentale sulle popolazioni indigene.2. La Spirale di Violenza e Diplomazia Fallimentare
Il Fallimento di Hancock nel Dipartimento del Missouri
Il generale Hancock, nonostante la sua reputazione di eroe durante la Guerra Civile, non si dimostra adatto a gestire il Dipartimento del Missouri. Questo dipartimento era molto importante per controllare le vie di migrazione che attraversavano le pianure. Il comportamento aggressivo di Hancock e la sua incapacità di capire le dinamiche tra i nativi americani portano a un atto grave. Ordina la distruzione ingiustificata di villaggi Cheyenne situati sul Pawnee Fork. Questa azione scatena una serie di reazioni violente, peggiorando le tensioni già esistenti e distruggendo gli sforzi fatti per mantenere la pace.Il Trattato di Medicine Lodge: Un Tentativo Diplomatico Fallimentare
Contemporaneamente alle azioni militari, il governo americano cerca una soluzione pacifica attraverso il trattato di Medicine Lodge. Questo trattato nasce con l’obiettivo di portare la pace, ma fin da subito le trattative sono piene di problemi. Ci sono inganni e fraintendimenti da entrambe le parti. I rappresentanti del governo, mostrando apertamente di non credere nella possibilità di un accordo e pensando soprattutto a strategie militari, manipolano le promesse fatte ai nativi. I capi indiani, divisi tra loro e ormai sfiduciati, firmano un accordo senza capire pienamente cosa comporta. Il trattato, invece di portare la pace nelle pianure, fallisce completamente. La mancanza di fiducia e la non comprensione della situazione reale lo rendono inutile.L’Azione di Custer e l’Inasprimento del Conflitto
In questo clima di crescente ostilità, emerge la figura di Custer. La sua azione militare sul fiume Washita è molto discussa e brutale. Questa azione rappresenta il culmine della strategia militare voluta dai generali Sherman e Sheridan. La loro strategia era quella di una guerra totale, con l’obiettivo di sconfiggere la resistenza indiana con ogni mezzo necessario. La distruzione del villaggio guidato da Pentola Nera, anche se efficace dal punto di vista militare, provoca molta indignazione nell’opinione pubblica. Allo stesso tempo, questa azione aumenta le divisioni tra le tribù indiane. L’azione di Custer segna un momento decisivo: è l’inizio della fine dell’indipendenza per i nativi americani delle pianure e apre la strada a nuovi e sanguinosi scontri.Ma il capitolo non rischia di presentare una narrazione eccessivamente unilaterale, concentrandosi quasi esclusivamente sulle azioni e le responsabilità dei generali americani, trascurando le complesse dinamiche interne e le diverse strategie adottate dalle varie tribù native americane?
Il capitolo sembra concentrarsi principalmente sulle azioni militari statunitensi e sui fallimenti diplomatici, rischiando di dipingere un quadro incompleto. Per comprendere appieno la spirale di violenza, è fondamentale considerare le prospettive e le azioni delle diverse tribù native americane. Approfondire le loro strutture sociali, i loro sistemi politici interni, le loro motivazioni e le loro strategie di resistenza potrebbe offrire una visione più complessa e sfaccettata del conflitto. Autori come Dee Brown o specialisti di storia nativa americana potrebbero arricchire la comprensione di queste dinamiche.3. La Fragilità della Pace e l’Ineluttabilità del Conflitto
Il fallimento della “politica di pace”
La campagna militare del 1868-1869 aveva ottenuto importanti successi per l’esercito americano. Tuttavia, si svolgeva in un periodo politico incerto, senza una chiara strategia nei confronti dei nativi americani. L’amministrazione Grant provò a introdurre una “politica di pace”. Per farlo, affidò posizioni chiave nell’Ufficio Affari Indiani a figure religiose e creò organi di controllo esterni. Nonostante questi sforzi, questa strategia si dimostrò presto inefficace.Corruzione e violenza minano la fiducia
La corruzione diffusa nell’Ufficio Affari Indiani e la violenza ingiustificata dell’esercito distrussero la fiducia delle tribù native. Episodi come il massacro del Marias mostrarono le contraddizioni di una politica che parlava di pace ma usava metodi violenti. Allo stesso tempo, il sistema dei trattati, visti come un freno all’espansione del governo, venne progressivamente indebolito. La fine dei trattati significò che le tribù erano ormai completamente subordinate al governo federale.La guerra per il bisonte nelle pianure meridionali
Nelle pianure meridionali, la situazione peggiorò rapidamente. La “politica di pace” non riuscì a fermare le incursioni dei Kiowa e dei Comanche in Texas, né a evitare la distruzione dei bisonti, animali fondamentali per la vita delle tribù. L’uccisione massiccia di bisonti da parte dei cacciatori bianchi portò alla “Guerra per il Bisonte”. Fu un conflitto disperato dei nativi per proteggere la loro cultura e la loro economia.La fine della resistenza e la sottomissione definitiva
La guerra dei Modoc, con l’uccisione del generale Canby, fu un altro duro colpo per la credibilità della “politica di pace”. Questa guerra rivelò la grande differenza tra le intenzioni di pace dichiarate e la realtà violenta della frontiera. La reazione militare divenne più dura, culminando nella “Guerra del Fiume Rosso”. Fu una campagna militare spietata che annientò la resistenza dei nativi nelle pianure meridionali. La sconfitta militare e la distruzione delle risorse principali costrinsero le tribù a arrendersi e a sottomettersi definitivamente. Questo segnò la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova fase nei rapporti tra nativi americani e governo degli Stati Uniti.Il capitolo presenta la distruzione della cultura Lakota come inevitabile conseguenza del progresso e della modernizzazione, o vengono esplorate alternative o responsabilità specifiche nelle decisioni prese?
Il capitolo descrive efficacemente la tragica situazione dei Lakota e le conseguenze devastanti delle politiche governative e dell’espansione verso ovest. Tuttavia, la narrazione potrebbe risultare eccessivamente deterministica, suggerendo una sorta di inevitabilità nella distruzione della cultura Lakota. Per arricchire l’analisi, sarebbe utile esplorare se esistevano alternative politiche o sociali all’epoca, se vi furono voci dissenzienti all’interno della società bianca che si opposero a tali politiche, e quali specifiche responsabilità individuali o di gruppo possono essere identificate nelle decisioni che portarono a tali tragici eventi. Approfondire la storia sociale e politica del periodo, consultando autori come Dee Brown o Howard Zinn, potrebbe offrire una prospettiva più complessa e sfaccettata, evitando una visione eccessivamente semplificata del progresso come forza ineluttabile.9. L’Era dei Conflitti: Le Guerre Indiane
Il contesto delle Guerre Indiane
Le guerre indiane rappresentano un periodo storico caratterizzato da violenti scontri tra l’esercito degli Stati Uniti e le tribù native americane. Questo conflitto fu segnato da una profonda disuguaglianza di intenti e di comprensione tra le parti. Da un lato, comandanti militari statunitensi come Sherman esprimevano apertamente propositi di sterminio nei confronti dei Sioux, rivelando una mentalità aggressiva e distruttiva. Dall’altro lato, emersero figure di spicco tra i nativi americani, come Nuvola Rossa, determinati a difendere il loro popolo e il loro stile di vita tradizionale. Le azioni di ufficiali come Fetterman e Hancock, spesso caratterizzate da arroganza e incomprensione delle usanze indiane, portarono a pesanti sconfitte per gli Stati Uniti. Questi eventi misero in luce una grave sottovalutazione della risolutezza e delle capacità militari delle popolazioni native.Strategie militari e figure chiave
Le campagne militari invernali si rivelarono particolarmente dannose per le comunità indiane. Questi attacchi, condotti in condizioni climatiche estreme, colpirono villaggi già resi vulnerabili dal freddo e dalla scarsità di risorse. Una tattica militare cruciale divenne la cattura dei cavalli, animali indispensabili per la sussistenza, la mobilità e la cultura delle tribù native. Nonostante la diffusa ostilità, alcuni ufficiali come Mackenzie e Crook mostrarono un approccio diverso, caratterizzato da una maggiore comprensione e rispetto per le culture native. Questo atteggiamento contrastava nettamente con quello di figure come Sheridan, noto per la sua profonda avversione verso gli indiani.Leader indiani e resistenza
Durante questo periodo di conflitti emersero numerosi leader indiani di grande importanza, ognuno dei quali contribuì in modo unico alla resistenza contro l’avanzata dei bianchi. Tra questi leader spiccano per il loro ruolo e la loro visione:- Satanta: noto per la sua abilità oratoria e la sua ferocia in battaglia, guidò i guerrieri Kiowa in numerose azioni di resistenza.
- Quanah: capo dei Comanche Quahadi, si distinse per la sua strategia militare e la sua capacità di unire diverse bande nella lotta contro l’esercito statunitense.
- Lupo Solitario: capo guerriero dei Kiowa, combatté strenuamente per difendere le terre del suo popolo e si oppose fermamente alla politica di reinsediamento nelle riserve.
- Capitan Jack: leader dei Modoc, guidò la sua piccola tribù in una strenua resistenza contro l’esercito americano nella Guerra Modoc, sfruttando abilmente il territorio impervio del Lava Beds.
- Capo Giuseppe: capo dei Nasi Forati, guidò il suo popolo in una lunga e sofferta ritirata nel tentativo di raggiungere il Canada, dimostrando grandi capacità strategiche e umanità.
- Victorio: capo Apache Chiricahua, condusse incursioni audaci e prolungate contro le truppe americane e messicane, diventando un simbolo della resistenza apache.
- Geronimo: forse il più famoso capo Apache, incarnò la resistenza indomita contro l’uomo bianco, guidando incursioni e sfuggendo alla cattura per anni.
- Toro Seduto: capo spirituale e guerriero Sioux Hunkpapa, ispirò la resistenza nella regione del Nord, culminata nella battaglia di Little Bighorn.
- Cavallo Pazzo: capo guerriero Oglala Lakota, fu un abile tattico militare e un simbolo della fierezza e dell’indipendenza dei Sioux.
Brutalità del conflitto e voci di dissenso
Eventi tragici come il massacro di Wounded Knee e battaglie cruente come quella del Washita e di Beecher Island sono testimonianze della violenza intrinseca di questo conflitto. Figure militari come Custer divennero simboli controversi di quest’epoca, incarnando sia l’eroismo che la brutalità. Al contrario, altri ufficiali come Miles, pur essendo ambiziosi e determinati nella loro carriera militare, mostrarono una certa comprensione e benevolenza nei confronti delle popolazioni native sconfitte. Le parole di capi come Toro Seduto e Capo Giuseppe, giunte fino a noi, rivelano un profondo sentimento di sfiducia e un risentimento radicato verso l’uomo bianco. Queste emozioni erano alimentate dalla continua violazione dei trattati stipulati e dalla minaccia esistenziale che incombeva sul loro modo di vita tradizionale.Il capitolo analizza adeguatamente le cause profonde dei conflitti, o si limita a descrivere scontri militari e figure eroiche?
Questo capitolo, pur fornendo un quadro generale delle Guerre Indiane e menzionando figure chiave e strategie militari, rischia di presentare una narrazione eccessivamente focalizzata sugli aspetti bellici e sulle personalità di spicco. Manca forse un’analisi più approfondita delle cause strutturali del conflitto, come le politiche di espansione territoriale degli Stati Uniti, le dinamiche economiche sottostanti, e le diverse prospettive delle varie nazioni native americane. Per comprendere appieno la complessità di questo periodo storico, sarebbe utile integrare lo studio con approfondimenti di storia politica, economica e antropologica, consultando autori che offrono una visione critica delle dinamiche coloniali e delle narrazioni dominanti sulle “Guerre Indiane”.Abbiamo riassunto il possibile
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