1X
🔊 100%
Contenuti del libro
Informazioni
“La tecnica. Rischio del secolo” di Jacques Ellul non è il solito libro sulla tecnologia. Ellul ti sbatte in faccia l’idea che la tecnica moderna non sono solo gadget o fabbriche, ma un vero e proprio fenomeno tecnico che cerca solo l’efficacia in ogni cosa. Parla di come questa organizzazione tecnica si sia sganciata dalla scienza e dall’uomo, diventando una forza autonoma che si autoalimenta e non torna indietro. Non ci sono personaggi o luoghi specifici, il protagonista è la tecnica stessa che invade tutto: l’economia tecnica, lo Stato tecnico che diventa totalitario, e persino l’uomo tecnico, ridotto a ingranaggio. È un mondo dove l’autonomia tecnica crea una nuova, rigida necessità artificiale, molto più opprimente di quella naturale. Ellul ti fa capire perché questa trasformazione è il vero rischio del secolo, mostrando come la tecnica modelli la nostra vita, i nostri bisogni e persino i nostri pensieri, lasciandoci disarmati di fronte alla sua inesorabile marcia. È una lettura che ti apre gli occhi su quanto siamo già immersi in questo sistema.Riassunto Breve
La tecnica moderna è una forza che cerca il modo più efficace per fare ogni cosa, non è solo macchine o scienza applicata. È diventata autonoma e si infila dappertutto, nell’organizzazione della società, dell’economia, dello stato e persino nelle persone, che vengono usate come oggetti tecnici. La scienza stessa ora serve la tecnica, puntando a cose utili. A differenza del passato, dove la tecnica era limitata e lenta, oggi è veloce, globale e uniforme. I suoi punti forti sono la razionalità, che rende tutto logico, e l’artificialità, creando un mondo separato dalla natura. Questa tecnica si impone da sola: non si sceglie, si usa il metodo che funziona meglio perché i risultati si misurano facilmente. Cresce quasi da sé, con piccoli miglioramenti continui, ed è un blocco unico, non si possono separare tecniche “buone” da quelle “cattive. Si diffonde ovunque, cambiando tutto, non solo aggiungendo strumenti. È indipendente dall’economia, dalla politica o dalla morale, anzi, li influenza e li piega ai suoi scopi. Nell’economia, la tecnica è il motore principale, richiede molti soldi e porta le aziende a diventare grandi e concentrate. Crea la tecnica economica, che usa numeri e statistiche per capire e guidare tutto, puntando alla gestione generale piuttosto che al singolo. Questo porta alla pianificazione, che si estende ovunque e ha bisogno dello stato per funzionare. L’economia diventa di massa, organizzata, e questo va contro l’idea di libertà economica, perché le regole tecniche contano più della volontà delle persone. La tecnica economica trasforma l’uomo in un produttore e consumatore, riducendolo a un numero nel sistema. Anche la psicologia e la pubblicità diventano tecniche per far adattare le persone al sistema, facendole sentire libere mentre vengono integrate. Lo stato, che prima usava tecniche limitate, ora deve usare quelle più avanzate per gestire problemi grandi. Questo lo trasforma in una macchina enorme. Le vecchie idee politiche non funzionano più, quelle nuove servono solo a giustificare quello che fa lo stato tecnico. La tecnica porta lo stato a diventare totalitario, anche nelle democrazie, perché gestisce tutto in modo impersonale e quantitativo. Il diritto cambia, non cerca più la giustizia ma l’ordine e la sicurezza, diventando uno strumento dello stato e perdendo la sua indipendenza. Lo stato, a sua volta, coordina le tecniche e indirizza la ricerca scientifica verso cose utili per il suo potere. Non ci sono più freni sociali alla tecnica; l’opinione pubblica la ama, la società si organizza per lei, e lo stato la promuove. L’uomo moderno vive sotto una forte pressione tecnica: il lavoro è intenso, l’ambiente è artificiale, il tempo è rigido. La società di massa creata dalla tecnica non è naturale per l’uomo, causando problemi. Le tecniche psicologiche cercano di adattare l’uomo a questo, non di liberarlo. Tutte le tecniche si uniscono e toccano ogni parte della vita umana, integrando tutto. Anche i tentativi di ribellione vengono assorbiti e usati dal sistema tecnico. La tecnica crea un mondo artificiale che si mette tra l’uomo e la natura. La vecchia necessità naturale sparisce, sostituita da una nuova necessità artificiale, più rigida, imposta dal sistema tecnico stesso. Cercare di guidare la tecnica con idee politiche non funziona; solo i tecnici possono affrontare i problemi tecnici, usando altre tecniche. Per dare un senso a tutto questo, si cerca di studiare le necessità umane in modo tecnico, misurandole con numeri. L’uomo viene ridotto a quello che si può misurare, perdendo quello che non è quantificabile.Riassunto Lungo
1. L’Assalto Universale della Tecnica
La tecnica moderna non è solo macchine o scienza applicata. È un fenomeno che esiste per conto suo, che cerca sempre il modo più efficace per fare ogni cosa. All’inizio la macchina era importante e rappresentava la tecnica, ma oggi la tecnica va oltre: comprende l’organizzazione della società, dell’economia, dell’amministrazione e persino l’uomo stesso, che diventa un elemento da organizzare in modo tecnico.Nella storia, spesso la tecnica è nata prima della scienza. Nel mondo di oggi, la scienza stessa è diventata uno strumento al servizio della tecnica, usata per scopi pratici più che per pura conoscenza. L’organizzazione della società non è qualcosa che viene dopo la tecnica, ma è un modo in cui la tecnica si applica alla vita di tutti i giorni, portando a standardizzare tutto e a rendere i rapporti meno personali.La tecnica nel passato
Nelle civiltà antiche e nel Medioevo, lo sviluppo tecnico era limitato o riguardava solo certi aspetti (come la tecnica materiale, quella magica o quella sociale a Roma). Spesso era frenato da idee filosofiche o religiose, o da una società troppo rigida. Ad esempio, in Grecia si tenevano separate la scienza e la pratica, Roma era brava nell’organizzazione sociale ma meno nella tecnica materiale, e il Cristianesimo medievale non dava molta importanza alle attività tecniche materiali.Perché la tecnica è esplosa nel XIX secolo
La grande crescita della tecnica nell’Ottocento non è dovuta solo a nuove energie o scoperte scientifiche, ma a tante cose messe insieme. Anni di esperienze tecniche accumulate hanno creato una base solida. La popolazione è cresciuta, aumentando i bisogni e le persone disponibili a lavorare. L’economia era stabile e in movimento. Un fattore chiave è stata la capacità della società di cambiare, resa possibile dalla scomparsa di vecchi divieti religiosi e sociali e dalla divisione dei gruppi naturali come la famiglia e le corporazioni, soprattutto dopo eventi come la Rivoluzione Francese. Questa divisione ha reso la società e le persone più facili da modellare e più aperte all’applicazione della tecnica. Infine, si è diffusa un’idea chiara e voluta di usare la tecnica, spinta dallo Stato che cercava potenza e dalla borghesia che cercava guadagno. Le persone comuni hanno poi accettato questa idea perché la tecnica portava vantaggi materiali e perché il pensiero marxista la vedeva come uno strumento per liberarsi.È davvero la “scomparsa di vecchi divieti religiosi e sociali” e la “divisione dei gruppi naturali” la causa determinante dell’esplosione tecnica nel XIX secolo?
Il capitolo attribuisce un peso notevole alla disgregazione delle strutture sociali tradizionali come fattore chiave per l’accelerazione tecnica. Tuttavia, questa è un’affermazione forte che potrebbe beneficiare di un’analisi più approfondita delle complesse interazioni tra fattori sociali, economici, politici e tecnologici. Per esplorare meglio questo punto, è utile studiare la storia economica e sociale del XIX secolo, concentrandosi sulle diverse interpretazioni delle cause della Rivoluzione Industriale e del progresso tecnico. Approfondire autori che hanno analizzato la trasformazione delle società pre-industriali e l’emergere del capitalismo moderno, come Karl Polanyi, o storici economici che discutono i molteplici prerequisiti dello sviluppo industriale, può fornire un contesto più ricco e sfumato.2. La Tecnica: Da Strumento a Forza Dominante
Prima del Settecento, la tecnica aveva un ruolo diverso e più limitato. Si applicava solo in alcuni campi e con strumenti semplici. L’attenzione era sull’abilità della persona che usava l’attrezzo, non tanto su come migliorare l’attrezzo stesso. Le tecniche si diffondevano molto lentamente e rimanevano legate al luogo in cui erano nate, senza diventare comuni ovunque. Spesso, l’uso degli strumenti era influenzato da idee di bellezza o di giusto e sbagliato. Questa lentezza e questa varietà permettevano alle persone di adattarsi e di avere ancora una certa libertà di scelta riguardo all’uso della tecnica.Le Condizioni per il Progresso Moderno
Il cambiamento verso una tecnica più potente è iniziato soprattutto in paesi come Inghilterra e Francia, grazie a particolari situazioni. In Inghilterra, per esempio, la società è diventata prima più aperta e meno legata a vecchie regole rigide. Si è iniziato a dare molta importanza al lavoro che produceva ricchezza. La vita nelle campagne è cambiata profondamente: l’aumento del potere economico e nuove pratiche agricole, come la recinzione dei campi (enclosures), hanno tolto ai contadini i legami con la terra. Questo ha creato molte persone libere di spostarsi e disponibili a lavorare, favorendo così lo sviluppo tecnico. Il grande e rapido progresso tecnico di quel tempo è stato possibile grazie a diversi elementi che si sono uniti: c’era già una base di conoscenze tecniche (lunga preparazione tecnica), la popolazione stava crescendo (aumento della popolazione), l’economia era favorevole (ambiente economico favorevole), la società era più capace di cambiare (grande flessibilità sociale) e c’era un forte desiderio di applicare e migliorare le tecniche (chiara volontà tecnica).La Tecnica Oggi: Una Forza Nuova
Nell’epoca moderna, le caratteristiche della tecnica cambiano radicalmente. Non è più limitata, ma si estende a ogni campo della vita umana. Gli strumenti e i modi di fare le cose si moltiplicano enormemente. La tecnica si diffonde velocemente in tutto il mondo, diventando qualcosa di universale e che si può imparare e usare ovunque, indipendentemente dal contesto locale. Le sue qualità principali sono la razionalità, che significa ridurre tutto a regole precise e logiche, e l’artificialità, che crea un mondo costruito dall’uomo, separato dalla natura e spesso dominante su di essa. La tecnica di oggi è profondamente diversa da quella del passato e non ha più gli stessi confini o limiti.Davvero la tecnica moderna è una forza razionale e senza limiti, o questa visione non coglie le sue contraddizioni e le resistenze che incontra?
Il capitolo presenta la tecnica moderna come una forza razionale, universale e apparentemente senza confini, in netto contrasto con il passato. Questa descrizione, pur efficace nel delineare un cambiamento epocale, potrebbe non considerare appieno le complessità, le resistenze e le implicazioni non puramente “razionali” dello sviluppo tecnico. Per approfondire queste tematiche e mettere in discussione l’idea di una tecnica onnipotente e illimitata, è utile esplorare la filosofia della tecnica e la sociologia della tecnologia. Autori come Jacques Ellul, che ha analizzato la tecnica come sistema autonomo, o Martin Heidegger, che ha indagato l’essenza della tecnica, offrono prospettive critiche che possono aiutare a rispondere a questa domanda. Anche gli studi di storia della tecnologia, come quelli di Lewis Mumford, possono fornire un contesto più ampio.3. La Tecnica: Una Forza Autonoma e Inesorabile
Il dominio dell’efficienza automatica
La tecnica moderna funziona in modo automatico. Non si sceglie tra diversi modi di fare le cose; il metodo più efficace si impone da solo perché i suoi risultati sono chiari e non si possono discutere. L’uomo non prende decisioni, ma si limita a constatare quanto bene funzionano gli strumenti. Questa spinta all’efficienza massima si estende anche al di fuori degli ambiti puramente tecnici. Attività come la politica o l’organizzazione della società vengono trasformate in procedure precise, tutte orientate a ottenere il miglior risultato possibile.La crescita autonoma e inarrestabile della tecnica
La tecnica sembra crescere quasi da sola. Questo avviene attraverso piccoli miglioramenti che si sommano nel tempo e combinando elementi che già esistono. L’intervento dell’uomo, anche se necessario, diventa meno importante, quasi un semplice aiuto. Questa crescita autonoma segue un percorso che tende a essere sempre più veloce ed è impossibile da fermare una volta che una civiltà l’ha intrapresa. La tecnica crea i suoi stessi problemi, e questi problemi possono essere risolti solo con nuove soluzioni tecniche, creando un ciclo continuo.La tecnica come fenomeno unico e indivisibile
Il mondo della tecnica è un insieme unico e non si può dividere. Le diverse tecniche sono legate tra loro e non possono essere separate. Parlare di un “cattivo uso” della tecnica non ha senso, perché esiste solo un modo tecnico di usarla, guidato dalle regole interne per ottenere la massima efficacia. Non si possono distinguere tecniche “buone” o “cattive”, come quelle per la pace o per la guerra. Questo perché il fenomeno tecnico è un tutt’uno, e ogni sua parte può essere usata in molti modi diversi.La diffusione globale e la trasformazione delle società
La tecnica si diffonde in tutto il mondo, imponendo i suoi metodi e distruggendo le vecchie culture tradizionali. Non si limita ad aggiungere nuovi strumenti, ma cambia profondamente il modo in cui le persone vivono insieme, pensano e si comportano. Diventa una specie di linguaggio universale che unisce le persone attraverso procedure oggettive, superando le differenze tra individui e culture.L’indipendenza della tecnica
Infine, la tecnica è indipendente dall’economia, dalla politica, dalla morale e dai valori spirituali. Non sono questi ambiti a deciderne lo sviluppo, ma è la tecnica a influenzarli. Non accetta giudizi che vengono da fuori e tende a creare una sua propria morale interna. Cerca di eliminare le differenze tra le persone, rendendo l’uomo stesso oggetto di tecniche che lo aiutino ad adattarsi meglio ai sistemi tecnici. Questa indipendenza rende la tecnica una forza che ha una sua “spinta” interna, capace di piegare gli obiettivi umani ai propri scopi.Se la tecnica è una forza così schiacciante e totalizzante, non si rischia di dipingerla come un destino ineluttabile, ignorando le possibilità di agency umana e i dibattiti sulla sua gestione?
Il capitolo descrive la tecnica come un potere quasi assoluto che “impone”, “trasforma” e “assorbe” ogni aspetto della vita umana, compresa la resistenza. Questa visione, pur potente, potrebbe beneficiare di un approfondimento sul ruolo attivo che l’uomo può avere nello sviluppo e nell’utilizzo della tecnica, e sulle diverse correnti di pensiero che hanno dibattuto la sua natura non come un blocco monolitico, ma come un fenomeno complesso e potenzialmente orientabile. Per esplorare queste sfumature, potrebbe essere utile consultare autori che si sono dedicati alla filosofia della tecnica, come Jacques Ellul, o che hanno analizzato le dinamiche sociali legate all’innovazione tecnologica.8. La Nuova Necessità Tecnica
Un nuovo ambiente artificiale
Un mondo unito e completo prende forma grazie alla tecnica. Questa crea un nuovo ambiente artificiale che si mette tra l’uomo e la natura. Questo spazio artificiale cresce così tanto che l’uomo finisce per perdere il contatto con il mondo naturale, restando chiuso nella sua stessa creazione. Questo nuovo ambiente artificiale funziona con regole sue, che sono diverse sia dalle leggi della natura che da quelle della vita.Dalla necessità naturale a quella artificiale
I vecchi bisogni naturali, che un tempo erano fondamentali, vengono superati. Al loro posto arriva una nuova necessità artificiale, che è ancora più rigida. Vincere sui bisogni naturali porta a dipendere di più da questa necessità artificiale. Questo si vede chiaramente nella vita di città, con orari fissi, il lavoro anche di notte e la pressione costante dei mezzi di comunicazione. Il sistema tecnico, che ci libera dai bisogni naturali, ci obbliga a nuove esigenze e limitazioni.Perché le idee non riescono a guidare la tecnica
Ci sono stati tentativi di dare una direzione a questo sviluppo tecnico usando idee politiche o umane, come il comunismo o l’umanesimo. Tuttavia, questi tentativi non hanno avuto successo. Questo dimostra che chi ha provato non capiva veramente il fenomeno tecnico e si basava troppo su idee astratte. L’unico sforzo per gestire come la tecnica va avanti viene dai tecnici stessi. Loro cercano di risolvere i problemi tecnici usando altre soluzioni tecniche.Due modi di affrontare la tecnica e la perdita degli obiettivi
Si possono notare due tipi di approcci nel modo in cui i tecnici lavorano. Il primo crea tecniche di livello superiore, come le macchine intelligenti. Queste tecniche servono ad aiutare l’uomo ad adattarsi all’ambiente tecnico che lui stesso ha creato, offrendo una sorta di protezione o nuovi modi di agire. Il secondo approccio si confronta con il fatto che gli obiettivi dello sforzo tecnico stanno scomparendo a poco a poco. Gli scopi diventano astratti o vengono proiettati in un futuro molto lontano. È come se avere a disposizione così tanti modi per fare le cose (i mezzi) facesse perdere di vista il perché le si fanno (gli scopi).Trovare uno scopo misurando l’uomo
Per ritrovare uno scopo, viene proposto di studiare le necessità delle persone e dei gruppi in modo tecnico. Questo significa che bisogna stabilire quali sono i bisogni costanti e fondamentali dell’essere umano usando metodi matematici e meccanici. L’uomo, con la sua realtà biologica, psicologica e sociale, deve essere misurato e quantificato. Solo ciò che si può misurare, che si può ridurre a numeri, può diventare un obiettivo per la tecnica. Tutto il resto, che non si può misurare, viene lasciato da parte, considerato come un’idea astratta o un sogno.La trasformazione dell’essere umano
Questo processo porta a un cambiamento profondo nella natura umana. L’uomo diventa sia l’obiettivo che l’oggetto delle tecniche. Viene considerato e trattato solo per quello che si può misurare e quantificare. Perde tutto ciò che prima era considerato essenziale e importante della sua persona. Diventa pura apparenza, un insieme di caratteristiche esteriori che possono essere registrate e analizzate.Ma se la tecnica è una creazione umana, perché il capitolo la dipinge come una forza autonoma che sfugge a ogni guida non tecnica, riducendo l’uomo a mero oggetto misurabile?
Il capitolo presenta una visione piuttosto deterministica, quasi fatalista, del rapporto tra uomo e tecnica, suggerendo che quest’ultima abbia una logica interna che la rende impermeabile a orientamenti esterni basati su valori o idee non tecniche. Questa prospettiva merita un confronto critico. Per approfondire visioni alternative che esplorano la co-costruzione tra società e tecnologia, o che analizzano le implicazioni etiche e politiche dello sviluppo tecnico, si possono consultare autori come Jacques Ellul, Lewis Mumford o pensatori contemporanei nell’ambito della filosofia della tecnica e degli studi sociali sulla scienza e la tecnologia.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]

