Contenuti del libro
Informazioni
“La strana morte dell’Europa. Immigrazione, identità, Islam” di Douglas Murray è uno di quei libri che ti sbatte in faccia la realtà e ti fa riflettere un sacco su cosa sta succedendo nel nostro continente. Murray parte dalle `trasformazioni demografiche` enormi che si vedono in posti come il Regno Unito o città come Londra, causate dall’`immigrazione di massa`, soprattutto dagli anni ’90. Non si limita a dire che le cose cambiano, ma esplora perché la reazione politica e mediatica spesso minimizza tutto, parlando solo di “diversità” e accusando di “razzismo” chiunque esprima preoccupazioni. Il libro scava a fondo nel perché le politiche di `integrazione` e `multiculturalismo` sembrano fallire, creando `scontri culturali` e problemi legati all’`Islam in Europa` e alla `libertà di espressione`, come dimostrano tanti episodi di cronaca. Murray lega tutto questo a un `senso di colpa storico` europeo che, secondo lui, ha portato a `politiche migratorie` troppo aperte durante la `crisi migratoria`, mettendo a rischio la `sicurezza in Europa` e la `coesione sociale`. È un viaggio attraverso le fragilità dell’`identità europea`, una specie di stanchezza generale che rende difficile difendere i `valori europei` di fronte a sfide enormi. Un libro che non ha paura di dire cose scomode su come l’Europa stia cambiando per sempre.Riassunto Breve
L’Europa occidentale, soprattutto il Regno Unito, cambia molto per via dell’immigrazione di massa dagli anni Novanta. I dati mostrano che a Londra i bianchi britannici sono diventati minoranza e i musulmani sono aumentati tanto. Nonostante questo, politici e media spesso dicono che i cambiamenti sono piccoli o li chiamano “diversità”, e chi si preoccupa viene accusato di essere razzista. L’immigrazione, iniziata per lavoro e pensata come temporanea, è diventata stabile con le famiglie, superando le previsioni. Le regole per l’immigrazione non funzionano bene, anche se i governi dicono di volerla ridurre. Parlare apertamente è difficile per paura di essere accusati di razzismo. Si dice che l’immigrazione serva all’economia o perché la popolazione europea è vecchia, ma gli studi mostrano che costa molto ai servizi pubblici e che per la popolazione vecchia ci sono altre soluzioni, come lavorare più a lungo o fare più figli. Anche la “diversità” viene vista solo come un bene, senza considerare i problemi o le idee chiuse che alcuni immigrati portano, come casi di sfruttamento di bambini ignorati dalle autorità per paura di accuse di razzismo. L’idea che l’immigrazione sia inevitabile per la globalizzazione non è vera, paesi come Giappone e Cina la controllano bene. Non c’è un dibattito vero e le politiche non funzionano, creando distanza tra la gente e chi governa. Molti arrivano in Europa via mare, su barche pericolose gestite da trafficanti, e ci sono tanti morti. I paesi dove arrivano per primi, come Italia e Grecia, fanno fatica a gestire tutto, i centri sono pieni. È difficile capire chi sono e perché chiedono asilo, molti non hanno documenti o sanno cosa dire per restare. In Europa si discute molto su come integrare queste persone. Alcuni politici dicono che il multiculturalismo non ha funzionato e ha creato gruppi separati. Si dice che gli immigrati devono imparare la lingua e rispettare le leggi. In zone con molti immigrati, come Saint-Denis in Francia, si vedono grandi cambiamenti. Questo fa paura a qualcuno, che pensa che le culture europee possano scomparire. Anche se i numeri ufficiali non sempre mostrano tutto, in certi quartieri si vede che le comunità immigrate e quelle locali vivono separate. Gestire questi arrivi e integrare le persone è difficile per l’Europa, che vuole aiutare ma anche mantenere la sua società e cultura. Le politiche di integrazione non funzionano bene, anche se i leader lo ammettono. L’immigrazione continua, anche quella grande del 2015, spesso dicendo che serve per la popolazione o l’economia, ma senza pensare alle differenze culturali e religiose. Il problema principale non è più la razza, ma la religione, specialmente l’Islam. Già dagli anni Ottanta ci sono stati problemi per la libertà di parola, come con Salman Rushdie, che hanno portato a minacce e violenza. In Olanda, persone come Pim Fortuyn e Theo Van Gogh hanno criticato l’Islam e sono stati uccisi. Ci sono anche più casi di omofobia e antisemitismo legati ad alcuni gruppi musulmani. Le vignette danesi nel 2005 e gli attacchi a Charlie Hebdo mostrano che i problemi sulla libertà di espressione continuano e peggiorano. Ma politici e media spesso dicono che la religione non c’entra e che la violenza non è vero Islam. Chi critica l’Islam, anche se sono immigrati come Ayaan Hirsi Ali, viene attaccato e deve vivere protetto o andare via. Molti immigrati non vogliono integrarsi e restano attaccati alle loro tradizioni, a volte spinti da leader di altri paesi. L’Europa di oggi si sente molto in colpa per la sua storia, per il colonialismo, il razzismo e l’Olocausto. Questa colpa influenza le decisioni sull’immigrazione. Nel 2015, la Germania ha accolto molti migranti, paragonando la situazione alla fuga degli ebrei nella Seconda Guerra Mondiale. Questa “cultura dell’accoglienza” sembra un modo per farsi perdonare il passato. L’arrivo di tante persone ha messo in crisi il sistema di Schengen, che permette di viaggiare senza controlli, e la regola che dice che chi chiede asilo deve farlo nel primo paese dove arriva. Molti paesi, soprattutto quelli al sud, non riescono a gestire tutto e spesso i migranti vanno verso il nord. Per questo, alcuni paesi hanno rimesso i controlli alle loro frontiere. L’arrivo di molti giovani uomini ha fatto aumentare le preoccupazioni per la sicurezza. Ci sono stati attacchi terroristici, fatti anche da persone arrivate con i flussi migratori. C’è stato anche un aumento di aggressioni sessuali, che a volte le autorità hanno cercato di nascondere per non sembrare razziste. Anche se i politici dicono di voler controllare l’immigrazione e mandare via chi non ha diritto, questo non succede quasi mai. Molti restano anche se dovrebbero essere espulsi, a volte aiutati legalmente con soldi pubblici. Questa difficoltà a gestire tutto sembra dipendere dal senso di colpa storico, dalle politiche di accoglienza e dai problemi pratici. L’Europa sembra stanca, come se il peso della storia la schiacciasse. Questa stanchezza non è nuova, ma oggi è legata anche al fatto che non ci sono più grandi punti di riferimento, come la religione o le grandi idee politiche del Novecento, che sono crollate. Il pensiero europeo di oggi è pieno di dubbi e non crede più nelle grandi certezze. In questa situazione, arrivano persone con idee e valori forti, che non hanno vissuto la stessa storia di crolli. Questo crea contrasto. I sondaggi mostrano che gli europei sono sempre più preoccupati e non si fidano dell’Islam e dell’immigrazione di massa, pensando che non vadano d’accordo con i valori europei. Politici e media spesso non ascoltano queste preoccupazioni e dicono che chi le esprime è razzista, aumentando la distanza dalla gente. I paesi dell’Est Europa si comportano in modo diverso, difendono di più i loro confini e la loro cultura, forse perché ricordano meglio le tragedie passate e non hanno avuto tanta immigrazione dopo la guerra. Questo mostra come la storia e la perdita di certezze influenzano in modo diverso le reazioni in Europa. Le democrazie europee sembrano superficiali e senza un vero scopo. Anche se nella vita di tutti i giorni ci sono affetti, mancano risposte alle domande importanti sull’esistenza. Le risposte di prima, come quelle della religione, non valgono più, e non si parla più di queste cose. La presenza di culture con valori forti fa vedere questo vuoto in Europa. Alcuni politici lo vedono con rassegnazione, notando che la popolazione musulmana cresce. La cultura europea sembra aver dimenticato le sue origini, come il cristianesimo e l’Illuminismo che hanno creato le idee di libertà e diritti. L’arte, che una volta dava significato, ora sembra vuota. La crisi migratoria ha mostrato quanto l’Europa sia fragile. Le politiche di accoglienza di massa, come in Germania nel 2015, sono state fatte senza pensare a cosa significa essere europei. Si è pensato solo ad aiutare, senza considerare se fosse giusto per gli europei e se la società potesse reggere. Non controllare i confini e non gestire gli arrivi ha creato problemi sociali e paura, come si vede dalle notizie e dalle paure delle minoranze. La gente ha capito i problemi dell’immigrazione di massa prima dei politici, vedendo cosa succedeva ai servizi pubblici e ai diritti. La classe politica spesso ha detto che le preoccupazioni erano razzismo, evitando di parlarne seriamente. Per risolvere la crisi, bisogna ammettere gli errori, come pensare che l’immigrazione risolva la popolazione vecchia o che la diversità sia sempre solo un bene. L’Europa deve fare pace con la sua storia e cultura e trovare un senso che non sia solo comprare cose, altrimenti altre culture prenderanno il suo posto. La politica in Europa non cambia direzione. Mandare via i migranti è sempre più difficile, e ogni nuovo arrivo cambia la popolazione. I figli degli immigrati probabilmente non vorranno regole severe, quindi i partiti contro l’immigrazione avranno meno voti. Non si capisce più la differenza tra immigrazione legale e illegale. Le società europee diventano “nazioni di immigrati”. I politici che si oppongono a questo rischiano molto, anche la loro sicurezza. Molti politici preferiscono fare cose facili subito, rimandando le decisioni difficili. L’Europa diventa un posto che accoglie gente da tutto il mondo. Tra qualche decennio, l’Europa occidentale potrebbe sembrare una grande assemblea delle Nazioni Unite. Ci sono cose positive, come servizi che costano poco, ma l’Europa non è più quella di prima. La cultura europea potrebbe sopravvivere solo in piccole zone. Chi ha soldi continua a vivere come prima, mentre chi ne ha meno vive in posti cambiati. I nuovi arrivati sono spinti a mantenere le loro tradizioni, mentre agli europei di nascita, che diventano minoranza, viene detto che la loro tradizione non vale più. Questo succede già in gran parte dell’Europa occidentale. Le società europee non possono accogliere tutti senza cambiare completamente. L’Europa ha perso la sua forza perché non ha scelto bene chi accogliere. I leader politici continuano a sbagliare. L’idea che l’Europa sia un posto enorme dove chiunque può entrare non è vera: accogliere troppe persone o persone con cattive intenzioni mette in pericolo l’Europa stessa. Durante la crisi migratoria, molti pensavano fosse giusto accogliere tutti, anche con motivi non veri, come il fatto che i migranti paghino tante tasse. Non avere dati certi o non volerli vedere ha impedito di agire bene. Le politiche hanno fatto cambiare la popolazione ancora più velocemente. In alcune zone, gli europei di nascita sono diventati minoranza. L’idea che un paese resti lo stesso anche se la popolazione cambia così tanto non è credibile. Le minoranze più in pericolo in Europa non sono i gruppi estremisti, ma quelli che credono nei valori liberali e vengono criticati dalle loro comunità e lasciati soli dalla società. L’Europa non riesce ad agire nel mondo per via delle scelte sull’immigrazione, che hanno reso la politica estera un problema interno. Con tante culture diverse, è difficile fare interventi militari in paesi da cui vengono i cittadini europei. Dentro l’Europa, dare troppa importanza alla diversità invece che all’integrazione porta a fissarsi sulla razza. Eventi globali come il movimento Black Lives Matter influenzano la politica interna europea, creando tensioni e violenza. I problemi del mondo arrivano in Europa perché ci vivono persone da tutto il mondo. Non è detto che gli europei non diventino razzisti se altri lo sono. L’Europa sembra dover risolvere i problemi del mondo. Paesi che hanno creato problemi in altre zone non accolgono rifugiati, ma criticano l’Europa. Gli animi in Europa diventano più duri. La gente non vuole che la popolazione aumenti, ma continua ad aumentare. I governi potrebbero cambiare modo di fare in modo furbo, proponendo nuove leggi severe. I partiti di destra o estrema destra potrebbero diventare più forti se le idee e le parole peggiorano. Usare parole offensive per i migranti è una conseguenza del fatto che prima non si è stati onesti. L’opinione pubblica vuole regole più severe sull’immigrazione, specialmente dai paesi musulmani. Gli europei non credono nella loro storia ma non gli piacciono le culture che arrivano. Sembra che non ci siano altre soluzioni e che manchino leader. Burocrati e governanti peggiorano le cose, dicendo agli europei scontenti di andarsene. Alcuni immigrati mostrano disprezzo per i tedeschi scontenti. Cose come le aggressioni di Colonia succedono ancora, e criticare la polizia che cerca di evitarle mostra che la censura torna. Le macchine bruciate in Francia a Capodanno aumentano. L’Europa cambia e non può più cambiare in modo controllato. Molti europei amano l’Europa com’era e non vogliono che cambi. Aiutare ha un limite. La gente non perdonerà i politici per aver cambiato il continente. Molti si pentiranno del cambiamento. Gli europei sembrano non trovare risposte per il futuro.Riassunto Lungo
1. Le Trasformazioni dell’Europa e le Giustificazioni Contestate
L’Europa occidentale, soprattutto il Regno Unito, ha visto grandi cambiamenti nella popolazione e nella società a causa di molta immigrazione, specialmente dagli anni Novanta. I dati ufficiali mostrano grandi differenze: a Londra, i britannici bianchi sono diventati una minoranza, e la popolazione musulmana è cresciuta molto. Nonostante questi numeri siano chiari, spesso, i politici e i media non danno importanza a questi cambiamenti, li presentano come un valore, la “diversità”, e chi si preoccupa viene subito accusato di “razzismo”.L’evoluzione dell’immigrazione e le politiche
L’immigrazione dopo la guerra, all’inizio, sembrava una cosa temporanea, utile solo per trovare lavoratori dove mancavano. Invece, è diventata una situazione stabile, con le famiglie che si riunivano, molto più grande di quanto i governi si aspettassero. Le regole sull’immigrazione sono state spesso fatte all’ultimo momento e non hanno funzionato per controllare quante persone arrivavano, anche se i governi dicevano che avrebbero fatto arrivare meno persone. Parlare apertamente di questo argomento è diventato difficile, per paura di essere chiamati razzisti. Così, anche chi aveva preoccupazioni normali non riusciva a parlarne.Le giustificazioni economiche
Ci sono diverse spiegazioni che vengono date per giustificare l’arrivo di così tante persone. Alcuni dicono che l’immigrazione fa bene all’economia. Ma ricerche più attente mostrano che i soldi spesi per i servizi pubblici e l’aiuto sociale sono più di quelli che arrivano dalle tasse pagate dagli immigrati, soprattutto per chi viene da fuori l’Europa. Sembra che a guadagnarci siano soprattutto gli immigrati stessi e chi li assume.La giustificazione demografica
Altri dicono che gli immigrati servono perché la popolazione europea è vecchia e non nascono abbastanza bambini. Ma non si considerano altre soluzioni, come far lavorare le persone più a lungo o aiutare le famiglie europee a fare più figli. In più, anche gli immigrati invecchieranno, e in futuro servirà farne arrivare sempre di più per mantenere l’equilibrio.La giustificazione della “diversità”
La “diversità” viene presentata come una cosa positiva in sé. Ma non si parla degli aspetti negativi o di idee meno aperte che arrivano con alcuni gruppi. Per esempio, ci sono stati casi di bambini sfruttati che le autorità non hanno affrontato, per paura di essere accusate di razzismo.L’immigrazione è inarrestabile?
Infine, l’idea che l’immigrazione non si possa fermare per colpa della globalizzazione non è vera. Paesi come Giappone e Cina dimostrano che si possono avere regole severe e che funzionano per controllare chi entra nel paese. Questa mancanza di discussione aperta e di regole che funzionino, nonostante la maggior parte delle persone sia preoccupata, crea una distanza tra i cittadini e chi governa.Se l’immigrazione è un costo netto, come mai il dibattito economico è così acceso e non c’è consenso unanime?
Il capitolo afferma con sicurezza che “ricerche più attente mostrano che i soldi spesi per i servizi pubblici e l’aiuto sociale sono più di quelli che arrivano dalle tasse pagate dagli immigrati”, ma non specifica quali ricerche siano queste né considera la complessità della valutazione dell’impatto economico, che include anche effetti sulla crescita del PIL, sull’innovazione o sulla domanda aggregata. Per comprendere meglio questo aspetto controverso, è fondamentale approfondire gli studi di economia della migrazione, considerando diverse metodologie e prospettive. Autori come George Borjas o David Card rappresentano approcci differenti che meritano di essere esplorati per avere un quadro più completo.2. Le coste d’Europa e la sfida dell’integrazione
L’Europa si trova ad affrontare un grande flusso di persone che arrivano soprattutto via mare, toccando le coste del sud. Luoghi come le isole di Lampedusa in Italia o Lesbo in Grecia sono i primi punti di approdo per migliaia di individui che fuggono da guerre, povertà e mancanza di possibilità in Africa, nel Medio Oriente e in Asia. Il viaggio attraverso il mare è molto pericoloso, organizzato da trafficanti che usano barche spesso non sicure, cosa che purtroppo causa molti incidenti e morti.L’arrivo e la prima risposta
Le autorità locali e nazionali nei paesi dove i migranti arrivano per primi, come l’Italia e la Grecia, si ritrovano spesso a dover gestire questa situazione da sole. Le strutture dedicate all’accoglienza si riempiono velocemente. All’inizio, si prova a registrare le persone e a spostarle, ma il numero sempre più alto rende difficile capire chi sono e verificare chi ha diritto a chiedere protezione. Molti non hanno documenti e alcuni vengono istruiti su cosa dire per avere più probabilità di poter restare.Il dibattito sull’integrazione in Europa
Questa situazione spinge l’Europa a riflettere in modo più approfondito su come inserire queste nuove popolazioni nella società. Diversi leader politici hanno detto che l’idea di una società multiculturale, dove diverse culture vivono separate, non ha funzionato. Sostengono che questo modello ha portato alla creazione di comunità che vivono una accanto all’altra ma senza mescolarsi veramente. Si discute molto sul fatto che chi arriva dovrebbe imparare la lingua del paese che lo ospita e rispettarne le leggi.Cambiamenti e timori nelle comunità
In alcune zone dove vivono molti immigrati, come Saint-Denis in Francia, si vedono grandi cambiamenti nella popolazione e nelle abitudini. Questo fa nascere preoccupazioni, a volte espresse come il timore che le culture e le identità dei paesi europei possano essere messe in pericolo. Anche se i dati ufficiali potrebbero non mostrare un quadro completo, la vita di tutti i giorni in certi quartieri fa percepire una distanza tra le comunità di immigrati e le persone del posto.Gestire l’arrivo di queste persone e aiutarle a integrarsi nella società è una sfida grande e complessa per l’Europa. Si cerca di trovare un equilibrio tra il desiderio di aiutare chi è in difficoltà e la necessità di mantenere unita la società e preservare le identità culturali dei diversi paesi.Su quali basi concrete si afferma che il modello multiculturale sia “fallito”, e chi definisce cosa significhi “funzionare” per una società complessa?
Il capitolo riporta l’opinione di alcuni leader politici riguardo al presunto fallimento del modello multiculturale, ponendo questa affermazione al centro del dibattito sull’integrazione. Tuttavia, il concetto stesso di multiculturalismo è oggetto di ampio dibattito accademico e politico, e la sua valutazione come “riuscito” o “fallito” dipende spesso dalla prospettiva adottata e dai criteri utilizzati. Per approfondire questa tematica e comprendere meglio la complessità della questione, sarebbe utile esplorare gli studi nel campo della sociologia delle migrazioni, della scienza politica e della filosofia politica. Autori come Will Kymlicka hanno teorizzato i diritti delle minoranze in contesti multiculturali, mentre altri, come Tariq Modood, hanno analizzato le politiche di integrazione e le sfide dell’identità nelle società diverse. Approfondire questi studi può aiutare a contestualizzare l’affermazione del “fallimento” e a considerare modelli alternativi o più sfumati di convivenza in società eterogenee.3. Voci nel deserto
In Europa, le politiche sull’integrazione e il multiculturalismo mostrano chiari limiti. Nonostante ciò, l’immigrazione continua, anche con numeri elevati come nel 2015. Spesso questa immigrazione è giustificata da bisogni di popolazione o economici, senza considerare abbastanza le differenze di cultura e religione. Il punto critico dell’integrazione si sposta così dalla questione della razza a quella della religione. In particolare, l’Islam diventa una fonte importante di tensione e attrito.Segnali di conflitto e libertà di espressione
Fin dalla fine degli anni ’80, si sono visti segnali chiari di questi conflitti legati alla libertà di espressione e alla critica religiosa. La fatwa contro Salman Rushdie ne è stato un esempio precoce, portando a minacce, violenza e spingendo all’autocensura. Questo ha anche favorito una rappresentazione politica basata sulla religione. Nei Paesi Bassi, figure come Pim Fortuyn e Theo Van Gogh hanno criticato apertamente l’Islam, giudicandolo non compatibile con i valori liberali del paese. Hanno incontrato forte opposizione, sono stati demonizzati e infine sono stati uccisi violentemente. Altri segnali d’allarme sono emersi con l’aumento di omofobia e antisemitismo collegati a membri di alcune comunità musulmane. La crisi nata dalle vignette danesi nel 2005 e gli attacchi successivi contro giornalisti e artisti, come quelli alla redazione di Charlie Hebdo, mostrano come i conflitti sulla libertà di espressione e la critica religiosa siano persistenti e si aggravino nel tempo.Le reazioni e la resistenza all’integrazione
Nonostante questi fatti, chi governa e i mezzi di informazione spesso cercano di ridurre l’importanza del ruolo della religione nei conflitti. Tendono a definire gli atti violenti come qualcosa di estraneo all’Islam e promuovono l’idea di un Islam moderato. Chi critica l’Islam, anche persone immigrate come Ayaan Hirsi Ali, viene attaccato, isolato e deve vivere sotto protezione o andarsene dal paese. Molti immigrati, a volte spinti da figure guida esterne, non vogliono assimilarsi. Preferiscono mantenere le loro identità culturali e religiose separate, creando zone distinte all’interno delle città europee.Ma siamo sicuri che la “crisi di significato” dell’Europa si risolva rispolverando le “radici” del passato, o non è forse l’identità stessa un concetto in continua evoluzione, plasmato anche dalle nuove presenze?
Il capitolo suggerisce che la via d’uscita dal vuoto identitario sia il recupero delle radici storiche. Questa visione, tuttavia, rischia di trascurare come le identità culturali non siano statiche, ma si trasformino continuamente attraverso l’interazione e il confronto. Per approfondire questa prospettiva e comprendere meglio la natura complessa e dinamica dell’identità nell’era globale, è utile esplorare la sociologia dell’identità e gli studi culturali. Un autore fondamentale in questo campo è Zygmunt Bauman, le cui riflessioni sulla “modernità liquida” offrono spunti cruciali sulla fluidità e la precarietà delle identità contemporanee.7. La Rotta del Continente
La Direzione Politica e i Cambiamenti Demografici
La politica in Europa sembra proseguire lungo la strada intrapresa, senza che la classe dirigente mostri segnali di voler cambiare rotta in modo significativo. L’espulsione dei migranti si fa sempre più difficile, e ogni nuovo arrivo contribuisce ad alterare l’equilibrio demografico esistente. Si prevede che i figli dei migranti avranno posizioni contrarie a politiche restrittive sull’immigrazione, il che ridurrà ulteriormente il consenso per i partiti anti-immigrazione nel futuro. La distinzione tra immigrazione legale e illegale tende ad attenuarsi nel tempo, e le società europee si stanno trasformando sempre più in quelle che vengono definite “nazioni di immigrati”. I politici che scelgono di opporsi a questa tendenza affrontano costi personali elevati, arrivando a necessitare di protezione. Molti preferiscono adottare approcci basati sulla compassione nel breve termine, rimandando decisioni difficili.L’Europa sta diventando un luogo che accoglie persone provenienti da ogni parte del mondo, e si stima che entro la metà del secolo l’Europa occidentale potrebbe assomigliare a una vasta assemblea delle Nazioni Unite. Questa trasformazione demografica sta già avvenendo in gran parte dell’Europa occidentale, dove gli europei autoctoni stanno diventando una minoranza in alcune aree. L’opinione pubblica in Europa è in generale contraria a un aumento della popolazione, ma la crescita demografica continua inesorabile. I governi potrebbero, con cinismo, cambiare tattica in futuro, proponendo riforme costituzionali o leggi più restrittive come risposta. Questo scenario potrebbe portare all’ascesa di partiti di destra o estrema destra, soprattutto se il dibattito pubblico e la retorica dovessero degenerare. L’uso di termini dispregiativi per i migranti è visto come una conseguenza della precedente disonestà nel dibattito politico. L’opinione pubblica si sposta verso posizioni più restrittive sull’immigrazione, in particolare quella proveniente da paesi a maggioranza musulmana.
La Trasformazione Culturale e le Sfide dell’Integrazione
Alcuni aspetti positivi di questa trasformazione esistono, come la disponibilità di servizi a basso costo, ma nel complesso l’Europa non è più riconoscibile nella sua forma tradizionale. La cultura europea potrebbe sopravvivere solo in piccole aree o nicchie. Chi possiede risorse economiche riesce a mantenere il proprio stile di vita, mentre le persone meno abbienti si trovano a vivere in luoghi profondamente trasformati. I nuovi arrivati sono spesso incoraggiati a preservare le proprie tradizioni, mentre agli europei autoctoni, che diventano una minoranza, viene detto che la loro tradizione è superata. Le società europee, nella loro forma attuale, non sembrano in grado di accogliere tutti senza subire stravolgimenti radicali. L’Europa ha perso la sua integrità non riuscendo a selezionare con cura chi accogliere al suo interno. La leadership politica continua a ripetere gli stessi errori del passato.L’idea che l’Europa sia uno spazio illimitato in grado di accogliere chiunque è smentita dalla realtà dei fatti: accogliere troppe persone o individui con cattive intenzioni mette a rischio l’Europa stessa. Durante la crisi migratoria, molti sostenevano fosse giusto accogliere chiunque, basandosi anche su argomenti che si sono rivelati infondati, come il presunto contributo fiscale positivo dei migranti. La mancanza di dati certi o la loro negazione ha impedito una risposta efficace e informata. Le politiche adottate hanno di fatto accelerato la trasformazione demografica del continente. Si è diffusa l’idea che tutte le culture siano equivalenti, con l’eccezione di quelle europee che vengono talvolta considerate oppressive. L’integrazione non sta avvenendo nel modo sperato; ad esempio, i nomi più comuni per i neonati in Inghilterra e Galles includono varie forme di Mohammed. Non è credibile pensare che un paese possa rimanere identico a sé stesso nonostante un cambiamento demografico così profondo.
Tensioni Sociali e Conseguenze Geopolitiche
Le minoranze più a rischio in Europa non sono i gruppi radicali, ma piuttosto coloro che credono nei principi liberali e che vengono criticati dalle proprie comunità di origine e spesso abbandonati dalla società più ampia. L’Europa appare paralizzata sulla scena mondiale, in parte a causa delle scelte fatte sull’immigrazione, che hanno reso la politica estera una questione interna. La crescente multiculturalità rende più difficili eventuali interventi militari all’estero in paesi che sono le terre d’origine di cittadini europei. Sul fronte interno, l’eccessiva enfasi sulla diversità a discapito dell’integrazione porta a un’ossessione per la razza e l’identità etnica. Eventi globali, come il movimento Black Lives Matter, si ripercuotono sulla politica interna europea, alimentando tensioni e, in alcuni casi, violenza.I problemi globali si manifestano direttamente in Europa proprio a causa della convivenza di persone provenienti da tutto il mondo. Non si può escludere che anche gli europei possano adottare forme di identitarismo basato sulla razza se altri gruppi lo fanno. L’onere di risolvere i problemi del mondo sembra ricadere in larga parte sull’Europa. È una situazione paradossale, dato che paesi che hanno contribuito a destabilizzare intere regioni non accolgono rifugiati, ma criticano l’Europa per le sue politiche. Gli umori all’interno dell’Europa si inaspriscono progressivamente. Si percepisce una mancanza di alternative politiche e di leadership capace di affrontare la situazione. Burocrati e governanti peggiorano il clima, arrivando a dire agli autoctoni scontenti di andarsene. Alcuni immigrati esprimono apertamente disprezzo verso i tedeschi insoddisfatti. Eventi come le aggressioni di Colonia si ripetono in altre forme, e le critiche rivolte alla polizia per aver tentato di prevenirle suggeriscono un ritorno della censura su certi temi. Il numero di auto bruciate in Francia durante la notte di Capodanno continua ad aumentare, indicando una persistente tensione sociale.
Prospettive e Sentimenti Diffusi
L’Europa è in piena trasformazione e sembra aver perso la possibilità di un cambiamento gestito e controllato. Molti europei amano l’Europa per come era in passato e non desiderano che venga stravolta in questo modo. La compassione, pur essendo un valore importante, sembra avere un limite nella sua applicazione pratica. L’opinione pubblica difficilmente perdonerà i politici per aver permesso una trasformazione così profonda del continente. Molti rimpiangeranno il cambiamento in atto. Gli europei sembrano al momento incapaci di trovare risposte efficaci per affrontare il futuro e le sfide che si presentano.Se l’integrazione “non sta avvenendo nel modo sperato” e le culture non sono equivalenti, quali modelli di integrazione sono stati effettivamente perseguiti e quali alternative sono state ignorate?
Il capitolo descrive una situazione in cui l’integrazione non procede come previsto e le differenze culturali portano a tensioni, ma non approfondisce quali specifici modelli di integrazione siano stati adottati o quali approcci alternativi, magari più efficaci o semplicemente diversi, siano stati considerati o scartati. Per comprendere meglio la complessità del tema, è fondamentale esplorare la letteratura sulla sociologia delle migrazioni e la scienza politica, che analizzano i diversi modelli di integrazione (come l’assimilazione, il multiculturalismo o l’interculturalismo) e le loro implicazioni pratiche. Autori come Christian Joppke o Amartya Sen offrono prospettive utili per inquadrare il dibattito oltre la semplice constatazione di un fallimento, analizzando le politiche e le dinamiche sociali in gioco.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]