1. Lezioni di Povertà nella Rue du Coq d’Or
La Rue du Coq d’Or, a Parigi, è una strada stretta, con case vecchie e malandate, diventate alberghi a poco prezzo. Qui, la vita è fatta di litigi, urla di venditori di strada e, di notte, rumori e puzze. L’Hôtel des Trois Moineaux è un edificio vecchio, con stanze piccole e sporche, abitate da stranieri e poveri, come studenti senza soldi, prostitute e operai. In questo quartiere, miseria e stranezza si mescolano. Ci sono i Rougier, che vendono cartoline osé false, Henri, un uomo delle fogne silenzioso per una delusione d’amore, e Charlie, un giovane fissato con l’amore e convinto di essere saggio. Tutti loro si ritrovano nel bar sotto l’albergo, per parlare e passare il tempo. Vivere in questo ambiente diventa una lezione sulla povertà quando, all’improvviso, un furto lascia il protagonista quasi senza soldi. Inizia così un periodo di difficoltà economica che fa capire cos’è la vera miseria: non una tragedia, ma una condizione squallida, fatta di segreti, bugie per salvare la faccia e una lotta continua per mangiare. La fame si fa sentire, la noia è pesante e l’incertezza di avere pochi soldi crea ansia e umiliazione. Il protagonista inizia a vendere le sue cose per pochi soldi. Rischia di rimanere senza un posto dove dormire, ma un pagamento inatteso gli permette di pagare l’affitto. Ricorda un amico russo, Boris, un cameriere conosciuto in ospedale, ex militare con un passato avventuroso e un modo pratico di vedere la vita. Decide di cercarlo, sperando di trovare un lavoro e di allontanarsi dalla miseria.2. Parigi Affamata: In Cerca di Fortuna e Inciampando in Inganni
Boris è in una soffitta, in condizioni peggiori del previsto. Non c’è traccia dell’aiuto sperato: Boris vive di stenti, dorme sul pavimento e dipende dalla carità di un meccanico ebreo. Nonostante la miseria, Boris è incredibilmente ottimista, parla di un lavoro imminente come maître in un ristorante russo e promette aiuti finanziari.La ricerca di un lavoro, però, è un fallimento. Agenzie, annunci e tentativi diretti non portano a nulla. La zoppia di Boris e la mancanza di esperienza sono ostacoli insormontabili. L’unica consolazione è il tabacco, ottenuto grazie a un soldato. La situazione peggiora, la fame e la sporcizia aumentano. Boris, però, non si arrende, si affida alla fortuna e inventa piani fantasiosi per sopravvivere.La disperazione cresce quando finiscono i pochi soldi rimasti. La fame è costante e debilitante. Un tentativo di impegnare i cappotti si complica per questioni burocratiche. Un momento di svolta arriva per caso: il ritrovamento di poche monete permette di comprare patate e mangiare qualcosa. Inaspettatamente, l’impegno dei cappotti rende molto, riaccendendo l’ottimismo di Boris, che progetta subito nuove avventure.Ma la ricchezza dura poco. Il tentativo di recuperare denaro da un vecchio amico finisce con una sbornia e la perdita di quasi tutto. Boris non si scoraggia e, tramite un contatto, si presenta l’opportunità di lavorare per una misteriosa società russa, apparentemente legata ai comunisti, che promette denaro in cambio di articoli. L’incontro si conclude con una promessa di lavoro e un piccolo anticipo, ma la promessa è vuota e la società scompare, lasciando i due amici senza soldi e ingannati.9. L’Assurdità del Vagabondaggio
La vita del vagabondo è caratterizzata da povertà e monotonia, costringendo a una continua lotta per la sopravvivenza. Ogni giorno, l’estrema parsimonia e piccoli espedienti, come il “glimmer”, sono necessari per racimolare qualche soldo. La ricerca di lavori occasionali, ad esempio come uomo-sandwich, è spesso un’impresa inutile e umiliante, a causa dell’eccesso di disoccupati pronti a tutto. Anche la vita nelle locande è misera, scandita da pasti insufficienti e noia. Persino gli atti di carità, come il tè offerto in una chiesa, nascondono dinamiche complesse. I vagabondi, pur accettando l’aiuto, rispondono con comportamenti irrispettosi, quasi a voler rivendicare la propria dignità di fronte all’umiliazione dell’elemosina. Anche l’elemosina, come quella di un prete che offre buoni pasto, si trasforma spesso in un’occasione di raggiro da parte di commercianti senza scrupoli. I ricoveri per mendicanti, pur offrendo un rifugio, sono tutt’altro che accoglienti. La routine è oppressiva e la mancanza di rapporti umani rende le notti lunghe e i giorni infiniti. L’incontro con altri vagabondi svela un mondo a sé, fatto di rassegnazione, spirito di sopravvivenza e, a volte, gesti di aiuto reciproco. Questa condizione, però, non è una scelta, ma il risultato di un sistema sociale che costringe i poveri a spostarsi continuamente per trovare aiuto. La fame, la solitudine e l’inattività forzata sono conseguenze dirette di queste leggi. La società, invece di comprendere le cause profonde del problema, si limita a giudicare i vagabondi con preconcetti. Una soluzione potrebbe essere quella di trasformare i ricoveri in luoghi di lavoro, con attività agricole che possano ridare ai vagabondi un ruolo nella società, offrendo loro dignità e uno scopo.10. Dormire a Londra senza tetto
A Londra, chi non ha denaro sufficiente per un letto deve ripiegare sulla carità o su soluzioni di fortuna. Una di queste è l’Embankment, il Lungotamigi. Dormire su una panchina è meglio che stare all’addiaccio, anche se i tram e le luci disturbano. La legge, che permette di stare seduti ma non di dormire, sembra un insulto, dato che non impedisce di morire di freddo. A Parigi, invece, i senzatetto riposano indisturbati in vari luoghi pubblici. Un’altra possibilità è il “Twopenny Hangover”: per due penny ci si siede su una panca, appoggiati a una corda, fino al mattino. Scomodo, ma meglio della strada. Per quattro penny, ci sono i “Coffin”, casse di legno fredde e piene di cimici. Le locande comuni costano da sette penny a uno scellino e un penny. Le Rowton Houses sono le migliori: per uno scellino offrono stanze singole e bagni puliti, ma con regole rigide. Simili sono le Bruce Houses. Gli ostelli dell’Esercito della Salvezza costano meno, ma la pulizia è variabile e le camerate affollate rendono il sonno difficile. Le locande comuni, sporche e rumorose, offrono però più libertà e cucine calde. Restano comunque luoghi dove dormire è quasi impossibile: letti scomodi, dormitori affollati, inquilini spesso malati. Nessuno dorme più di cinque ore a notte. Le leggi attuali impongono divieti inutili nelle locande, trascurando il comfort. Basterebbe obbligare a fornire letti migliori, lenzuola pulite e stanze singole. La locanda di Croydon dimostra che si possono offrire condizioni dignitose a prezzi accessibili. I proprietari delle locande si oppongono ai miglioramenti per guadagnare di più, ma leggi più sensate potrebbero rendere tutte le locande più vivibili, mettendo al centro il benessere di chi vi alloggia.Abbiamo riassunto il possibile
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