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Contenuti del libro
Informazioni
“La Sicilia è un’isola per modo di dire” di Mario Fillioley non è la solita guida turistica o un saggio accademico sull’isola. È più un viaggio dentro Siracusa e la Sicilia vista da chi ci è cresciuto, un racconto che scava sotto la superficie delle cose. Fillioley ti porta a scoprire come l’arrivo del petrolchimico ha cambiato tutto, facendo spuntare villette abusive sulla costa sud, che da simbolo di ricchezza diventano poi case vacanza per il turismo. Ti fa capire quanto sia difficile leggere la realtà, che sia la criminalità locale, i rapporti tra le persone o anche solo preparare un piatto come la caponatina. Si parla di una Sicilia che sembra piccola ma è enorme, con differenze enormi tra est e ovest, e di come le immagini stereotipate che ci facciamo (o che ci vengono imposte) spesso non c’entrano niente con la realtà. C’è la figura indimenticabile della maestra Sciabbarrà, le dinamiche strane dei lidi estivi, i conflitti tra residenti e turisti a Ortigia, e quella strana “arte di non fare” che sembra bloccare tutto, nonostante il potenziale. È un libro che ti fa pensare a quanto sia complicato capire un luogo e le persone che ci vivono, e a come i principi rigidi a volte creino più problemi che soluzioni, come quel balcone senza i “cagnoli” a Ortigia. Un sacco di spunti su identità, cambiamento e la difficoltà di vedere oltre le apparenze, tutto ambientato tra le strade e le coste di Siracusa.Riassunto Breve
La costruzione di seconde case sulla costa sud di Siracusa, le villette, è una conseguenza dei cambiamenti economici legati all’industria petrolchimica che porta ricchezza e debiti. Queste costruzioni, spesso abusive e poi sanate, creano un paesaggio costiero dominato dall’edilizia e offrono accesso al mare pulito dopo che la costa nord è diventata inquinata. Inizialmente simbolo di status, le villette cambiano funzione diventando alloggi per turisti, e l’abusivismo viene visto in modo diverso quando serve il turismo. Parallelamente, l’esperienza scolastica è segnata da figure autoritarie che usano metodi severi, creando un clima di paura e pressione tra gli studenti. Comprendere la realtà sociale, come la criminalità locale o le dinamiche lavorative, è difficile per chi non ne fa parte, perché esistono codici e comunicazioni implicite che richiedono tempo per essere decifrati, come un saluto che può nascondere un’intimidazione. Anche compiti pratici come cucinare un piatto tradizionale possono rivelare queste difficoltà e le diverse aspettative all’interno di una famiglia. La percezione esterna della Sicilia come piccola e stereotipata contrasta con la sua vasta estensione geografica e la sua complessità interna, dove le distanze sono notevoli e le condizioni naturali richiedono esperienza diretta per essere valutate. Questa tendenza a basarsi su narrazioni fittizie anziché su dati concreti impedisce una comprensione profonda dell’isola. Una caratteristica distintiva è la forte tendenza alla polemica e l’adesione rigida ai principi, che rende difficile la mediazione e non ammette deviazioni, anche quando il contesto esterno richiede comportamenti diversi. Questo si manifesta in situazioni pratiche, come pagare una multa invece di scappare o rifiutare di superare un esame al primo tentativo per evitare l’apparenza di favoritismi. La ristrutturazione di edifici storici può mostrare questo conflitto, dove la stretta aderenza al progetto prevale sull’integrazione estetica con l’ambiente circostante, simboleggiando un’adesione inflessibile ai principi anche a costo di risultati dissonanti. La percezione esterna dell’identità siciliana si concentra su origini storiche per spiegare tratti fisici, mentre l’esperienza interna vede questi tratti come normali e l’identità si costruisce attraverso la partecipazione a una cultura nazionale ed europea. Il ruolo dello studio viene messo in discussione rispetto al mercato del lavoro precario, suggerendo che possa invece influenzare la percezione del valore di attività semplici. In contesti sociali specifici, come i lidi o le aree archeologiche, si osservano dinamiche complesse dove le apparenze si scontrano con sospetti, indolenza o sfruttamento. La crescita dei complessi residenziali sulla costa sud, come il Villaggio Minareto, porta a una duplicazione di servizi e a tensioni tra giovani locali e custodi, figure di autorità. L’offerta turistica attira visitatori e favorisce incontri estivi. Negli anni Duemila, il centro storico di Ortigia viene riqualificato e attira un turismo culturale, mentre le zone costiere declinano. La bellezza di Siracusa continua ad attrarre investimenti immobiliari, convertendo proprietà in strutture ricettive, specialmente in Ortigia, creando nuove tensioni tra turisti e residenti. Il conflitto tra residenti e figure legate alla gestione delle proprietà si ripresenta. L’ambiente umbro si distingue per uno stile di vita essenziale e attivo, che contrasta con l’abitudine all’inerzia personale. Questa inerzia si manifesta anche nel monitoraggio a distanza della città di origine, Siracusa, dove si osserva una trasformazione esterna dovuta al turismo, ma un’analisi più approfondita rivela un’inerzia interna, con progetti che incontrano difficoltà a causa di diffidenza e burocrazia. La città, come l’individuo, a volte non agisce e ostacola l’azione altrui, creando una divisione tra chi è propenso all’attività e chi alla contemplazione.Riassunto Lungo
1. La Villetta e la Manata
L’arrivo di un grande impianto petrolchimico a Siracusa ha trasformato l’economia, portando sia ricchezza che l’aumento dei debiti. Questa situazione ha spinto molte persone a costruire delle “villette” sulla costa sud, a poca distanza dalla città. La scelta della costa sud non era casuale: la costa nord era diventata impraticabile per la balneazione a causa dell’inquinamento industriale. Le villette rappresentavano non solo un segno di benessere raggiunto, ma offrivano anche un accesso diretto a un mare pulito e la praticità per un uso frequente. Spesso, queste costruzioni venivano edificate direttamente sulla costa senza rispettare i piani regolatori esistenti, con la speranza (spesso confermata) di ottenere in seguito delle sanatorie che ne legalizzassero l’abuso. Questo modo di procedere ha profondamente alterato il paesaggio costiero, lasciandolo privo di un vero lungomare e dominato dalle costruzioni private. La vicinanza alla città creava una sorta di “nevrosi”, un continuo spostamento tra la vita urbana e quella della villetta. Con il passare del tempo, molte di queste abitazioni estive sono state trascurate, diventando anche bersaglio di furti. La loro funzione è così cambiata radicalmente, trasformandosi principalmente in alloggi da affittare ai turisti. L’abusivismo edilizio, che un tempo era visto in modo negativo, ha acquisito una nuova giustificazione, offrendo ai visitatori l’opportunità di soggiornare direttamente sul mare e servendo così l’industria turistica.L’esperienza scolastica e la maestra Sciabbarrà
L’esperienza scolastica, invece, è stata segnata dalla figura indimenticabile della Sciabbarrà. Era un’insegnante anziana e di una severità estrema, capace di incutere un vero terrore negli studenti. Insegnava tutte le materie letterarie e pretendeva una preparazione impeccabile su ogni argomento, senza accettare la minima scusa per una mancanza. Usava metodi intimidatori, come colpire con forza la cattedra, e si rivolgeva agli studenti con un linguaggio duro e distaccato. Sottoponeva la classe a interrogazioni quotidiane che coprivano l’intero programma, creando un clima costante di paura e un senso di isolamento individuale. Questa pressione esasperata portava gli studenti a comportamenti estremi, arrivando persino alla violenza reciproca. Un momento di relativa pausa era offerto dalla lettura de I Promessi Sposi, anche se l’attenzione si focalizzava più sul linguaggio antico del testo che sulla sua storia. La tensione accumulata raggiunge il suo apice durante l’interrogazione finale, quando un episodio inatteso provoca una reazione collettiva di liberazione e di sfida da parte degli studenti, spezzando finalmente il controllo dell’insegnante.Ma cosa lega davvero l’abusivismo edilizio sulla costa alla tirannia di una maestra elementare?
Il capitolo, così come riassunto, presenta due narrazioni potenti ma apparentemente slegate: la trasformazione del paesaggio costiero sotto la spinta economica e l’esperienza traumatica di un’educazione autoritaria. Questa giustapposizione, priva di un esplicito filo conduttore, lascia il lettore a chiedersi quale sia il nesso profondo tra l’abuso del territorio e l’abuso in classe. Manca un contesto che spieghi come queste due dimensioni della vita, una pubblica e una privata/istituzionale, si influenzino reciprocamente o rappresentino sfaccettature dello stesso fenomeno sociale o culturale. Per comprendere come esperienze personali e istituzionali si intreccino con le grandi trasformazioni economiche e paesaggistiche di un territorio, sarebbe utile approfondire studi di storia sociale e culturale, e leggere autori che hanno saputo esplorare le complessità della società siciliana e il rapporto tra potere, legalità e vita quotidiana, come Leonardo Sciascia.2. La Difficoltà di Vedere Oltre la Superficie
Comprendere la realtà di certi contesti sociali, come la delinquenza o la mafia provinciale, non è immediato per chi non ne fa parte direttamente. A Siracusa, la criminalità si manifesta a volte in forme meno eclatanti, come estorsioni con piccole bombe che danneggiano negozi a saracinesca abbassata. Questi eventi sono percepiti come normali dai residenti, a differenza di chi viene da fuori, che reagisce con stupore. La difficoltà di comprensione si estende anche a come si percepisce il lavoro o la vita degli altri. Un insegnante può non essere visto come un lavoratore da una studentessa abituata a un diverso tipo di attività, dove il padre “fa cose” non specificate ma porta soldi a casa. Esistono mondi separati con logiche e comunicazioni proprie, difficili da decifrare. Un saluto apparentemente innocuo come “tuttapposto?” può nascondere un’intimidazione e richiede tempo per essere interpretato correttamente nel suo significato implicito.Le sfide nelle esperienze personali
Anche affrontare compiti complessi, come preparare un piatto tradizionale mai cucinato prima, rivela queste difficoltà di comprensione e le diverse aspettative. Fare la caponatina, un processo laborioso con passaggi precisi, diventa una prova. Le indicazioni contrastanti dei genitori e la tensione nella coppia mostrano come un’impresa condivisa possa essere influenzata da prospettive differenti e dalla pressione di dover “fare bella figura” all’esterno. L’esito, un piatto decente ma consumato privatamente, simboleggia una transizione o un tentativo non pienamente riuscito o condiviso nel suo scopo finale. Queste esperienze evidenziano quanto sia complesso capire a fondo le realtà altrui e navigare le sfide che segnano il passaggio all’età adulta.Ma questa “difficoltà di vedere oltre la superficie” è solo una questione di prospettiva individuale, o il capitolo non indaga abbastanza le cause strutturali che creano e mantengono questi “mondi separati”?
Il capitolo descrive efficacemente il fenomeno della difficoltà di comprensione tra mondi diversi, usando esempi calzanti dalla criminalità alla vita quotidiana. Tuttavia, la spiegazione sembra concentrarsi sulla percezione individuale e sulla mancanza di esperienza diretta, rischiando di trascurare le dinamiche sociali, economiche e culturali più profonde che generano e perpetuano queste divisioni. Per comprendere appieno perché questi mondi sono così separati e come si strutturano, sarebbe utile approfondire discipline come la sociologia e l’antropologia. Autori come Bourdieu o Goffman offrono strumenti concettuali (come habitus, campo, interazione simbolica) che possono aiutare a decifrare i codici impliciti, le logiche interne e le barriere invisibili che rendono così arduo il passaggio o la comprensione tra contesti sociali differenti.3. La mappa e il mare
Percezione e realtà
La Sicilia è spesso vista come un’isola piccola, che si può esplorare rapidamente. Questa idea è molto diversa dalla realtà, perché la Sicilia è la regione più estesa d’Italia. Al suo interno esiste una divisione storica e culturale, descritta come una diagonale che separa l’Oriente dall’Occidente. Questa linea ideale segna differenze significative tra le due aree dell’isola. La percezione comune non tiene conto di questa complessità geografica e culturale.L’immagine creata dai media
L’immagine della Sicilia che viene dai media e dalla cultura è spesso molto semplificata e piena di stereotipi o cose non vere. Questa narrazione comune condiziona la percezione dell’isola, sia per chi la visita che per chi ci abita. Porta a non considerare dati concreti e misurabili sulla sua realtà. Prendiamo l’esempio della distanza tra Siracusa, che si trova a Est, e la Riserva dello Zingaro a San Vito Lo Capo, a Ovest. Sono più di 300 chilometri, una distanza notevole che spesso non viene capita o viene comunicata in modo sbagliato. Questa rappresentazione prevalente costruisce un’idea dell’isola che si allontana dai fatti.Oltre l’apparenza
Questa abitudine a basarsi su impressioni o racconti inventati, invece che sulla conoscenza vera, si manifesta anche in altri ambiti. Pensiamo a come si valuta il mare. Un tratto di costa può apparire calmo guardandolo da lontano. Eppure, da vicino, le condizioni possono essere molto pericolose. Per capire davvero il mare, serve l’esperienza diretta e non solo l’osservazione superficiale. La stessa difficoltà nel superare la percezione superficiale si applica alla Sicilia. La presenza forte di una narrazione fatta di stereotipi impedisce di avere una comprensione più completa e basata sulla realtà complessa dell’isola. Questo vale per le sue dimensioni effettive e per le sue caratteristiche naturali.Il capitolo dipinge un quadro di “sviluppo” turistico che sembra generare ciclicamente tensioni e degrado, spostando il problema dalla costa al centro storico. Ma è davvero sviluppo, o non è piuttosto un modello irrazionale che la città non riesce a governare?
Il capitolo, nel descrivere le cicliche trasformazioni di Siracusa, mette in luce un modello di ‘sviluppo’ che pare incapace di superare le proprie contraddizioni, generando tensioni che semplicemente si spostano da un’area all’altra della città. La narrazione, pur efficace nel descrivere i fenomeni, non si addentra a sufficienza nell’analisi delle cause strutturali di questa apparente irrazionalità: perché la pianificazione fallisce? Perché i conflitti si ripresentano? Per colmare questa lacuna e affrontare la questione in modo più approfondito, sarebbe opportuno esplorare i campi dell’urbanistica critica, della sociologia urbana e dell’economia dello sviluppo locale, confrontandosi con le opere di autori che hanno analizzato le dinamiche di gentrificazione e le sfide della governance urbana in contesti simili.8. L’Arte di Non Fare
Un’inerzia personale profonda caratterizza la vita, manifestandosi come una completa immersione nell’inattività. Questa condizione è interrotta solo da brevi e intense esplosioni di attività necessarie, come gli impegni lavorativi. In passato, la presenza di familiari attivi limitava in parte questa tendenza. Ora, un freno significativo viene dal contesto esterno del lavoro e dalla vita in Umbria, un ambiente che per sua natura non tollera l’inerzia. L’ambiente umbro, infatti, si distingue per uno stile di vita essenziale e attivo, privo di eccessi e comodità superflue. Le attività quotidiane e la cucina riflettono questa semplicità, privilegiando la funzionalità e l’uso diretto delle risorse disponibili.Osservare la città di origine
L’inattività include anche un costante monitoraggio della città di origine, Siracusa. Si osservano i cambiamenti a distanza tramite internet e si verificano di persona durante le visite. Si nota una trasformazione esterna evidente, con un aumento del turismo e l’apertura di nuove attività commerciali e ricettive. Spesso, queste nuove iniziative sono avviate da persone che non risiedono stabilmente in città.L’inerzia interna di Siracusa
Tuttavia, un’analisi più approfondita, basata su conversazioni con i residenti, suggerisce che l’interno della città mantiene una certa inerzia. I progetti di sviluppo incontrano difficoltà significative. Queste difficoltà nascono da una diffidenza reciproca diffusa, da lungaggini burocratiche che rallentano ogni processo e da una tendenza generale a bloccare le iniziative altrui. Le cose si realizzano molto lentamente, o spesso non si realizzano affatto. Quando qualcosa viene fatto, accade con modalità superate o poco efficienti.Il parallelo tra persona e città
Questa condizione interna di Siracusa viene paragonata all’inerzia personale. La città, proprio come l’individuo, tende a non agire e, di conseguenza, ostacola l’azione di chi invece vorrebbe fare. Esiste una divisione latente tra chi è propenso all’attività e chi, invece, è più incline alla contemplazione. Sebbene i contemplativi possano apparire in minoranza numerica, la loro resistenza all’azione esercita una pressione significativa. Questa resistenza costringe coloro che sono attivi a sforzi maggiori per realizzare i propri obiettivi, finendo per rendere gli attivi più forti e determinati proprio a causa degli ostacoli incontrati.È davvero lecito equiparare l’inerzia di un singolo individuo alla complessa stasi di un intero sistema urbano?
Il capitolo traccia un parallelo intrigante tra l’inerzia personale e quella che definisce l’inerzia interna di Siracusa. Tuttavia, questa analogia rischia di semplificare eccessivamente le cause profonde dei blocchi che affliggono una città. L’inerzia urbana non deriva solo da una “tendenza a non agire” diffusa tra gli individui, ma è intessuta di dinamiche strutturali, istituzionali e socio-economiche ben più intricate. Per approfondire questa distinzione e comprendere i meccanismi che generano la stasi nelle comunità, sarebbe utile esplorare la sociologia urbana, la scienza politica e gli studi sullo sviluppo locale. Autori come Jane Jacobs o Robert Putnam hanno analizzato in profondità come le interazioni sociali, le strutture di potere e il capitale sociale influenzino la capacità di una città di adattarsi, innovare e superare i propri ostacoli interni.Abbiamo riassunto il possibile
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