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Contenuti del libro
Informazioni
“La salvezza del bello” di Byung-Chul Han ti porta in un viaggio affascinante e un po’ inquietante attraverso l’estetica e la critica sociale nella nostra “era della superficie liscia”. Questo libro non parla di luoghi fisici, ma esplora lo spazio metaforico della nostra cultura contemporanea, dominata dalla “levigatezza”, dalla “trasparenza” e dal “consumo” immediato, come quello che troviamo nella “bellezza digitale” e nell’arte che cerca solo il “wow”. Han ci mostra come questa ossessione per il liscio elimini ogni “alterità ”, ogni resistenza, e riduca tutto a merce, anche il corpo e l’arte stessa. I veri protagonisti sono concetti come la “bellezza” autentica, che richiede “velamento”, “distanza” e persino una “ferita” (il “punctum” di Barthes) per essere percepita davvero, in contrasto con la “bellezza senza scosse” del presente. L’autore critica la “società del consumo” che distrugge il “carattere”, il “tempo sospeso” della contemplazione e il legame tra “bellezza”, “verità ” e “libertà ”. È una riflessione profonda su cosa stiamo perdendo in un mondo che privilegia l’immediato e il piacevole rispetto a ciò che è complesso, duraturo e vincolante. Se ti interessa la “filosofia contemporanea” e una “critica sociale” tagliente sul nostro modo di vivere e percepire, questo libro offre spunti potentissimi.Riassunto Breve
La levigatezza è un tratto che definisce il presente, manifestandosi negli oggetti, nell’arte, nei corpi e nella comunicazione digitale, privilegiando la positività , il piacere immediato e l’approvazione superficiale, come un “like”, ed eliminando ogni resistenza o negatività . La tecnologia, l’arte lucida che non richiede interpretazione ma solo reazione, e la comunicazione veloce e positiva sono esempi di questa tendenza. Anche il corpo diventa liscio, trasparente, ridotto a dati, perdendo profondità e narrativa, mentre persino il brutto viene mercificato e reso innocuo. Questa prevalenza della superficie liscia elimina l’alterità , la distanza e le esperienze che richiedono riflessione, riducendo tutto a pura consumabilità . L’estetica moderna separa il bello dal sublime, confinando la negatività in quest’ultimo e trasformando il bello in un fenomeno positivo, liscio, privo di resistenza, che causa un piacere senza dolore, spesso autoerotico e soggettivo, come nel caso del bello digitale basato sul puro piacere del “mi piace” in uno spazio omogeneo privo di estraneità . Questo contrasta con estetiche precedenti dove la bellezza poteva includere negatività e causare scuotimento, o con la bellezza naturale che si manifesta attraverso il dolore, rompe l’interiorità e apre all’altro, resistendo al consumo. La bellezza richiede nascondimento, opacità , velamento e distanza, manifestandosi nelle fessure e nelle incrinature, creando seduzione ed erotismo, a differenza della trasparenza e dello svelamento totale della pornografia e delle informazioni digitali. L’esperienza autentica e il vedere implicano una negatività , un essere scossi o feriti, come il *punctum* nella fotografia, un elemento nascosto che turba e richiede tempo e riflessione, assente nelle immagini lisce e trasparenti che generano solo risposte superficiali (*affectum*). L’estetica del disastro, invece, vede la bellezza emergere dall’irruzione dell’eterogeneità radicale, legata alla negatività , al “terribile” o all'”informe”, fragile e frammentata, che resiste all’omologazione, a differenza dell’ideale moderno di salute e levigatezza che rende la vita inerte. L’ideale del carattere, che implica durata e stabilità , si contrappone alla “sexyness” consumabile e all'”uomo senza carattere” dell’era digitale, ideale per il consumo indiscriminato. La bellezza, legata alla verità e alla libertà , non si presta al consumo; un oggetto bello ha scopo in sé, invita alla contemplazione disinteressata, non al possesso o all’uso, permettendo al soggetto di fondersi con l’oggetto e superare la separazione. La verità e la bellezza sono forme esclusive che richiedono “esclusione creativa”, non accumulo di dati. L’attuale sistema estetico si basa sulla costrizione e sul consumo, assoggettando l’arte al capitale. La bellezza invita a fermarsi, a dimorare in uno stato contemplativo che sospende il volere e l’interesse, acquietando il tempo, un presente che riguarda l’altro e porta un’eco di eternità , salvando l’altro dalla riduzione a oggetto di consumo. L’arte era legata al tempo festivo, un presente continuo che insegna l’indugio, quasi assente oggi dominato dal tempo di lavoro. Le opere d’arte perdono valore cultuale diventando spettacolo e valore speculativo. La bellezza è legata al ricordo e all’essenza delle cose nel passato, un ri-conoscimento che si oppone al consumo focalizzato sul nuovo e sul tempo frammentato. L’esperienza della durata nasce dalla fusione di passato e presente attraverso il ricordo; la bellezza è un evento narrativo che connette e dà senso, manifestandosi lentamente e richiedendo tempo. La bellezza stimola l’anima a creare, generando opere durature, ed è legata alla verità dell’Essere. Oggi, la bellezza è spesso ridotta a piacere immediato e consumo, perdendo il suo legame con verità , generazione e vincolo. La vera bellezza è vincolante, fonda ciò che dura e richiede impegno e fedeltà ; la sua crisi deriva dalla riduzione a mero piacere che le toglie la capacità di vincolare a una responsabilità .Riassunto Lungo
1. L’era della superficie liscia
La levigatezza emerge come un tratto distintivo e pervasivo del presente, manifestandosi in una vasta gamma di ambiti, dagli oggetti di uso quotidiano all’arte contemporanea, fino alla rappresentazione dei corpi umani. Questa caratteristica riflette una profonda inclinazione sociale verso la positività a ogni costo, un desiderio di eliminare ogni forma di resistenza, attrito o negatività , rifiutando la complessità e le sfumature. L’obiettivo primario diventa il piacere immediato e la ricerca costante dell’approvazione, ben simboleggiata dal meccanismo del “like” sui social media. In sostanza, la levigatezza rappresenta una focalizzazione esclusiva sulla superficie, dove l’apparenza immediata e priva di complessità è l’unico valore riconosciuto. Questa tendenza permea ogni aspetto della vita contemporanea, plasmando il modo in cui interagiamo con il mondo e con gli altri.La levigatezza negli oggetti e nella cultura
La tecnologia è un esempio lampante di questa tendenza alla liscezza. Lo smartphone, con le sue linee pulite e la sua interfaccia intuitiva, è progettato per essere liscio e perfettamente adattabile all’uso, riducendo al minimo ogni potenziale attrito nell’interazione. Anche l’arte si conforma a questo ideale: le opere di Jeff Koons, con le loro superfici lucide e riflettenti, non chiedono al pubblico di interpretare o riflettere, ma solo di reagire con stupore immediato, un semplice “wow” superficiale. Questa arte annulla la distanza critica tra l’opera e l’osservatore, invitando quasi al contatto fisico e concentrandosi unicamente sull’impressione visiva immediata, senza lasciare spazio a profondità o complessità concettuali. La comunicazione digitale segue lo stesso schema, privilegiando messaggi rapidi, concisi e positivi, scartando ogni elemento negativo o complesso che potrebbe rallentare lo scambio o creare attrito emotivo o intellettuale.La levigatezza nel corpo
Questa ricerca di liscezza si estende in modo significativo anche al corpo umano, visibile nell’ossessione per la depilazione e l’igiene, che mirano a eliminare ogni imperfezione superficiale e rendere la pelle perfettamente liscia. Si manifesta anche nel modo in cui il corpo viene rappresentato attraverso close-up estremi e selfie, che tendono a isolare, frammentare e appiattire l’immagine corporea, riducendola a una facciata. Il selfie, in particolare, spesso mostra un volto privo di espressione profonda o sfumature emotive, suggerendo talvolta un vuoto interiore dietro la facciata perfetta e curata. Il corpo viene inoltre spogliato della sua storia, della sua dimensione narrativa e della sua complessità esperienziale, ridotto a un insieme di dati quantificabili e misurabili, diventando quasi trasparente nella sua pura funzionalità e performance. Questa riduzione del corpo a pura superficie e dato quantificabile ne ignora la complessità e la profondità esperienziale.Le conseguenze della levigatezza
In questo contesto di prevalenza assoluta della superficie liscia e della positività imposta, persino ciò che tradizionalmente consideriamo “brutto” perde la sua capacità intrinseca di turbare, provocare una reazione autentica o stimolare una riflessione critica. Viene invece rapidamente trasformato, reso innocuo e assimilato, diventando semplicemente un altro oggetto di consumo facilmente digeribile. La predominanza schiacciante della superficie liscia e della positività a ogni costo ha come conseguenza diretta l’eliminazione dell’alterità , della distanza critica necessaria per la riflessione e della possibilità stessa di vivere esperienze che richiedano un confronto profondo o che possano scuotere le nostre certezze consolidate. Tutto viene appiattito su un unico livello superficiale, ridotto a pura consumabilità e a una reazione immediata, priva di spessore emotivo, intellettuale o esistenziale. Questa omogeneizzazione forzata impedisce l’incontro autentico con ciò che è diverso, complesso o difficile, promuovendo un’esistenza priva di attriti ma anche tragicamente priva di profondità e significato.Ma la “levigatezza” è davvero solo una maschera di vuoto e una fuga dalla complessità , o il capitolo trascura di considerare altre possibili interpretazioni e funzioni di questa pervasiva tendenza contemporanea?
Il capitolo dipinge un quadro decisamente negativo della “levigatezza”, associandola univocamente alla superficialità e alla perdita di profondità . Tuttavia, l’analisi potrebbe beneficiare di un maggiore approfondimento sulle cause e sulle possibili funzioni alternative di questa tendenza, che potrebbero non essere esclusivamente legate a una “positività a ogni costo”. Per esplorare queste sfumature, sarebbe utile consultare studi nel campo della sociologia dei consumi, degli studi sui media digitali e della filosofia della tecnologia, che offrono prospettive più ampie sulle dinamiche sociali e culturali che plasmano le nostre interazioni con oggetti, corpi e informazioni.2. La Bellezza Senza Scosse
L’estetica moderna stabilisce una netta separazione tra il bello e il sublime. In questa visione, il bello diventa qualcosa di positivo, trasformato in un oggetto che procura piacere a chi lo osserva. Il sublime, invece, che all’inizio provoca sensazioni negative come dolore o paura, viene ricondotto all’interiorità della ragione umana, perdendo così la sua caratteristica di “totalmente altro”.Il Contrasto con le Estetiche Antiche
Al contrario, le estetiche del passato, come quelle proposte da Pseudo-Longino e Platone, non facevano una distinzione così rigida tra bello e sublime. La bellezza poteva includere aspetti negativi, essere travolgente e causare uno scuotimento o uno stupore profondo, non limitandosi solo a un semplice piacere.La Bellezza Moderna e la Levigatezza
L’estetica moderna del bello si basa sull’idea di levigatezza. Per Edmund Burke, il bello è liscio, privo di ostacoli, ruvidità o angoli appuntiti. Questo causa un piacere che non è mescolato al dolore. Qualità come la delicatezza e l’eleganza sono considerate belle, mentre la robustezza o la forza tendono a diminuire la bellezza. Anche nel gusto, il dolce viene associato al levigato, entrambi visti come fonti di puro piacere. Burke elimina ogni elemento negativo dal concetto di bello, confinandolo nel sublime. Tuttavia, anche il sublime viene poi reinterpretato come qualcosa di utile e al servizio del soggetto.La Visione di Kant
Anche per Kant, il bello è collegato a un sentimento di piacere positivo. Questo piacere nasce dall’armonia tra le facoltà che ci permettono di conoscere (l’immaginazione e l’intelletto) in un gioco libero. È un piacere che l’individuo prova in relazione a sé stesso. Il sublime, pur generando inizialmente un senso di avversione, viene superato dalla superiorità della ragione e dalla sua idea di infinito. Diventa anch’esso un sentimento soggettivo, un piacere definito “negativo” solo perché è mediato, ma comunque privo di un vero confronto con qualcosa di “totalmente altro” rispetto al soggetto.La Bellezza Naturale: Dolore e AlteritÃ
Esiste però un’altra prospettiva, secondo cui la bellezza naturale non è un puro piacere immediato. Si manifesta anche attraverso il dolore, che rompe l’isolamento dell’individuo e lo apre all’incontro con l’altro. La bellezza naturale è una traccia di ciò che non è identico a noi, qualcosa che sfugge all’essere consumato e non può essere completamente ricondotto a un’intenzione umana. La sua esistenza è proiettata verso il futuro, verso ciò che non è ancora.La Bellezza Digitale: Piacere Senza Stupore
La bellezza digitale rappresenta l’opposto della bellezza naturale. Elimina ogni aspetto negativo e ogni alterità . È completamente levigata e si fonda sul puro piacere del “mi piace”. Crea uno spazio uniforme, privo di elementi estranei, dove l’individuo incontra essenzialmente solo sé stesso. È un mondo digitale che si compiace di sé, uno schermo fatto di immagini e controllo, dove non c’è spazio per lo stupore. L’alterità , ciò che è diverso da noi, viene sostituita da differenze superficiali che possono essere facilmente consumate.Questa “altra prospettiva” sulla bellezza naturale da dove arriva esattamente, e come si inserisce nel dibattito tra bello e sublime?
Il capitolo presenta una visione della bellezza naturale che include dolore e alterità , contrapponendola efficacemente alle definizioni moderne basate sul puro piacere e usandola come termine di paragone critico per la bellezza digitale. Tuttavia, la fonte o la tradizione filosofica di questa “altra prospettiva” non viene esplicitata. Per colmare questa lacuna e dare maggiore solidità all’argomentazione, sarebbe utile approfondire le correnti di pensiero che hanno esplorato il rapporto tra estetica, esperienza negativa e incontro con l’alterità . Autori come Adorno, Benjamin o Levinas, pur con approcci diversi, hanno affrontato temi che potrebbero fornire un contesto più robusto a questa visione alternativa.3. Bellezza Nascosta e Sguardo Ferito
La bellezza non ama la trasparenza, ma richiede un velamento, un nascondimento. È un’apparenza che mantiene in sé una certa opacità , qualcosa di non completamente visibile. Rivelare tutto distrugge l’incanto del bello, che per sua natura non può essere svelato del tutto. La pornografia, al contrario, non ha veli né mistero; mostra ogni cosa in modo diretto, senza lasciare spazio all’immaginazione o alla distrazione. Le strategie che la bellezza usa per sedurre includono il nascondere solo in parte, il creare attesa e il distrarre lo sguardo, generando così erotismo. La bellezza si trova spesso ai margini, accanto alla cosa che sembra principale, non esattamente al centro dell’attenzione.Il velo, il desiderio e l’erotismo
Il velamento rende desiderabile anche un testo, come accade nelle Scritture dove le metafore mascherano il significato per rendere la lettura un atto quasi erotico, un gesto d’amore verso il testo. Le informazioni, invece, sono fatte per essere trasparenti e non possono essere velate; per loro natura tendono a uno svelamento totale, quasi pornografico. L’erotismo non si manifesta nella trasparenza, ma nelle piccole aperture, nelle fessure e nelle incrinature, in un gioco di apparizione e sparizione. Il piacere erotico non viene dallo svelare tutto progressivamente, come in uno striptease, né dalla ricerca di una verità definitiva, ma è un fenomeno legato al velo stesso, che non ha bisogno di arrivare a una verità ultima. La seduzione si nutre di segreto e di distanza; la pornografia, invece, elimina questa distanza mostrando tutto, non solo il corpo ma anche l’intimità più profonda.L’esperienza autentica e la ferita dello sguardo
Esiste un tipo di erotismo legato alla ferita, che nasce dalla vulnerabilità e dall’esporsi. Un’esperienza autentica e un modo di vedere profondo implicano sempre un aspetto negativo, l’essere toccati, scossi o persino feriti da ciò che si osserva o si vive. Senza questa “ferita”, questa scossa, si resta fermi nella ripetizione di ciò che è già noto, senza raggiungere una vera comprensione o una percezione profonda della realtà .Studium, Punctum e le immagini
Nel campo della fotografia, si può distinguere lo studium, che rappresenta ciò che cattura l’interesse generale ma in modo superficiale, senza turbare, dal punctum, che invece colpisce e turba chi guarda, quasi ferendolo. Il punctum è un dettaglio spesso nascosto, difficile da definire, che crea un vuoto o un punto interrogativo nella visione. Le immagini che mostrano tutto, come quelle pornografiche, non hanno punctum perché sono troppo lisce e trasparenti. Le immagini digitali, in particolare, tendono a generare solo affectum, una reazione immediata e superficiale che manca della profondità , del silenzio e del tempo necessari affinché il punctum possa emergere. Il punctum richiede tempo per manifestarsi, a volte apparendo solo nella memoria o quando si chiudono gli occhi, resistendo alla trasparenza immediata e al “rumore” della comunicazione visiva contemporanea.Il capitolo non rischia di presentare una visione eccessivamente dicotomica e nostalgica, contrapponendo un passato idealizzato a un presente uniformemente degradato?
Il capitolo traccia un quadro netto in cui concetti come l’erotismo, la bellezza, il tempo sospeso della festa e il valore cultuale dell’arte appartengono prevalentemente a un passato perduto, contrapposto a un presente dominato dalla pornografia, dal consumo, dal tempo accelerato del lavoro e dal valore di mercato. Questa forte polarizzazione, pur efficace retoricamente, potrebbe non rendere giustizia alla complessità delle espressioni artistiche e delle dinamiche sociali contemporanee, che spesso mescolano e ridefiniscono questi elementi in modi inaspettati. Per approfondire queste sfumature e confrontarsi con visioni meno assolute, potrebbe essere utile esplorare la sociologia dell’arte e gli studi culturali, magari leggendo autori come Pierre Bourdieu o Hans-Georg Gadamer, che offrono prospettive diverse sul valore dell’arte, il suo contesto sociale e l’esperienza estetica.7. Bellezza: Eco del Passato e Vincolo Presente
La bellezza non è solo ciò che vediamo qui e ora, ma è profondamente legata al ricordo e all’essenza delle cose come erano nel passato. Vivere un’esperienza di bellezza è come riconoscere qualcosa che è già stato dentro di noi. Questo modo di sentire il bello è diverso dal consumo, che cerca sempre il nuovo e spezza il tempo in tanti piccoli momenti. Il consumo non lascia spazio alla durata e alla memoria, che invece sono fondamentali per apprezzare davvero la bellezza. Pensiamo alle immagini digitali: ci danno subito una sensazione forte, ma spesso non restano impresse nella memoria a lungo.La Bellezza tra Memoria e Durata
L’esperienza della durata, quel senso di tempo che si dilata e lega passato e presente, nasce proprio dal ricordo. È quello che accade, per esempio, quando un sapore o un profumo ci riportano indietro nel tempo, come descritto da Proust con la sua famosa madeleine. La bellezza non si trova nella semplice presenza di una cosa, ma nelle relazioni e nei legami che si creano tra le cose e le idee attraverso il tempo. È come una storia che si costruisce, che unisce e dà un senso profondo, a differenza del semplice scambio veloce di informazioni che caratterizza la nostra epoca. La bellezza si rivela piano piano, come un ricordo che riaffiora o un’eco lontana, non con uno splendore improvviso. Per capirla e sentirla davvero, ci vogliono tempo e lentezza.Bellezza: Una Forza che Genera e Vincola
Fin dall’antichità , si è capito che l’incontro con il bello non è qualcosa di passivo. Secondo Platone, vedere il bello ci spinge ad agire e a creare, guidati da quella forza che chiamiamo Eros. Questa energia creativa porta a realizzare opere che durano nel tempo, che siano poesie, pensieri filosofici o azioni politiche. Anche per Heidegger, la bellezza non è solo una questione di estetica, ma è legata alla verità profonda dell’Essere. È il modo in cui la verità si mostra a noi, un dono che dà significato alle cose e che è diverso dal semplice piacere superficiale. In questo rapporto profondo con l’Essere, Eros gioca un ruolo fondamentale.La Bellezza Oggi: Consumo Effimero o Vincolo Duraturo?
Oggi, purtroppo, la bellezza viene spesso vista solo come qualcosa che deve dare un piacere immediato e che va consumato velocemente. In questo modo, perde il suo legame con la verità , con la capacità di creare qualcosa di duraturo e con l’idea di un legame profondo. Diventa qualcosa da “mettere un like”, effimero, che scompare subito. La vera bellezza, invece, crea un vincolo, stabilisce qualcosa che dura e chiede impegno e fedeltà . La difficoltà che abbiamo oggi nel riconoscere e vivere la bellezza nasce proprio da questa riduzione a un piacere passeggero, che le toglie la sua forza di legarci a una responsabilità verso il mondo e verso gli altri.Ma è davvero così netta la separazione tra una bellezza “vera”, ancorata a memoria e durata, e un consumo intrinsecamente effimero e superficiale?
Il capitolo traccia un confine molto marcato tra l’esperienza della bellezza legata al ricordo e alla durata e il consumo, descritto quasi esclusivamente come ricerca del nuovo e spezzettamento del tempo. Questa visione, pur efficace nel sottolineare una tendenza contemporanea, rischia di non considerare come anche forme di consumo apparentemente rapide possano, in realtà , generare memorie significative o inserirsi in percorsi di durata personale, sebbene diversi da quelli tradizionali. Per una comprensione più articolata, sarebbe utile esplorare le analisi della sociologia dei consumi che studiano le pratiche di appropriazione e significazione dei beni e delle esperienze, o approfondire la filosofia dell’estetica contemporanea che indaga il valore e la durata (o la mancanza di essa) nell’arte e nella cultura di massa.Abbiamo riassunto il possibile
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