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Informazioni
“La questione nazionale. Particolarismo, convivenza etnica e autonomia delle minoranze in un classico del pensiero marxista” di Otto Bauer è un libro che affronta in modo profondo cosa significhi essere una nazione, non come un’idea fissa ma come una comunità di destino e cultura che si forma e cambia con la storia, influenzata dalla discendenza e dalle relazioni sociali. Bauer analizza come, sotto il capitalismo, la cultura nazionale sia spesso appannaggio delle classi dominanti, escludendo i lavoratori, e come questo sistema, specialmente nell’Austria-Ungheria multietnica, abbia risvegliato le “nazioni senza storia” come cechi e sloveni, trasformando le tensioni di classe in conflitti nazionali. Il testo critica il nazionalismo e l’imperialismo che sfruttano queste divisioni. La soluzione proposta da Bauer per garantire la convivenza etnica e i diritti delle minoranze nazionali è l’autonomia nazionale basata sul principio di personalità, dove i gruppi nazionali gestiscono i propri affari culturali indipendentemente dal territorio, un passo fondamentale che, secondo l’autore, troverà piena realizzazione solo nel socialismo, portando a una cooperazione internazionale e superando i confini statali. È un’opera chiave per capire il dibattito sulla questione nazionale nel pensiero marxista e le sfide della convivenza multietnica in contesti complessi come l’impero asburgico.Riassunto Breve
La nazione è una comunità che si forma non solo per un destino simile, ma per un destino condiviso, creato dalle continue interazioni tra le persone che ne fanno parte. Il carattere di una nazione non è fisso o innato, ma cambia nel tempo ed è plasmato dalle condizioni storiche, in particolare dalla lotta per sopravvivere. Questo carattere si trasmette in due modi: attraverso l’ereditarietà biologica, che seleziona certe qualità, e attraverso la cultura, che si diffonde con la lingua e le relazioni. Quindi, una nazione è sia un gruppo di persone con una discendenza comune sia un gruppo che condivide una cultura.Nelle società dove ci sono classi sociali, la cultura nazionale non è accessibile a tutti. Spesso è limitata alle classi che comandano, mentre i lavoratori, che con il loro lavoro rendono possibile quella cultura, ne restano in gran parte fuori. Il capitalismo moderno aumenta i contatti tra le persone e diffonde alcuni aspetti culturali tramite la scuola, l’esercito e la democrazia. Tuttavia, lo sfruttamento economico impedisce ai lavoratori di partecipare pienamente alla vita culturale della nazione.La storia comune è la ragione principale per cui nasce una nazione. È la storia che decide quali qualità vengono ereditate e che crea la cultura condivisa, fatta di usi, leggi e tradizioni. La lingua è uno strumento fondamentale per la cultura e le relazioni. La coscienza nazionale è semplicemente il rendersi conto di essere simili ai propri connazionali e diversi dagli altri, ed è un risultato della storia condivisa. Il sentimento nazionale è l’emozione che accompagna questa consapevolezza.Le classi sociali hanno modi diversi di vedere le cose. Le classi più legate al passato e alla tradizione tendono a valutare le cose in base a quanto rispettano la specificità nazionale esistente. Le classi che vogliono cambiare la società, come la borghesia in passato e la classe operaia oggi, valutano le cose in modo più pratico, basandosi sull’efficacia per raggiungere un obiettivo. Questo porta a due tipi di politica nazionale: una che vuole mantenere le cose come sono (nazional-conservatrice) e una che vuole far evolvere il carattere nazionale e includere tutti (nazional-evolutiva), sostenuta dalla classe operaia.Lo Stato moderno nasce con lo sviluppo del commercio e dell’industria. Nel diciannovesimo secolo, l’idea che ogni nazione debba avere un suo Stato e ogni Stato debba contenere una sola nazione diventa molto importante. Questa idea nasce dal desiderio di liberarsi dai dominatori stranieri e dalle necessità economiche del capitalismo, che ha bisogno di grandi mercati uniti. La borghesia usa l’idea della nazione come qualcosa di “naturale” per giustificare la creazione di Stati che proteggano i propri interessi.In contesti come l’Austria, il capitalismo e lo Stato moderno hanno risvegliato nazioni che prima non avevano classi dirigenti proprie, come i cechi. Lo sviluppo economico ha coinvolto le masse nella vita nazionale. Spesso, le divisioni tra classi e quelle tra nazioni si sovrappongono, trasformando i conflitti sociali in conflitti nazionali. La struttura dello Stato austriaco, molto centralizzata, costringe le nazioni a lottare tra loro per ottenere il controllo del potere statale e soddisfare i propri bisogni culturali, impedendo la solidarietà tra i lavoratori di diverse nazionalità.Una soluzione proposta per gestire i conflitti nazionali sotto il capitalismo è l’autonomia nazionale basata sul principio di personalità. Questo significa che le nazioni sono viste come unioni di persone, non legate a un territorio specifico, che gestiscono autonomamente i propri affari culturali (come le scuole). Questo sistema permette di garantire i diritti delle minoranze e riduce la necessità di lottare per il dominio territoriale o statale, liberando le energie per la lotta di classe.La piena realizzazione del principio di nazionalità si ha solo nel socialismo. In una società socialista, la cultura nazionale diventa accessibile a tutti, e le divisioni interne scompaiono. La collaborazione economica internazionale permette anche alle nazioni più piccole di essere autonome. L’umanità diventa un insieme unito, e l’evoluzione porta alla creazione di un sistema legale e di organismi che vanno oltre i confini dei singoli Stati, creando una sorta di “Stato di Stati” internazionale. La classe operaia, lottando contro lo sfruttamento, diventa la forza che difende le nazioni oppresse e porta avanti l’idea di libertà e autodeterminazione nazionale, che si compie pienamente solo liberando la produzione dal controllo del capitalismo.Riassunto Lungo
1. La Nazione: Comunità di Destino e Cultura
Una nazione è una comunità con un carattere proprio, che nasce non solo da un destino condiviso, ma soprattutto dalla costante interazione tra le persone che ne fanno parte. Il carattere di una nazione non è fisso, ma cambia nel tempo e deve essere compreso, non usato come una spiegazione immutabile. Non deriva da un’idea astratta come uno “spirito del popolo” o da qualcosa di immutabile come una caratteristica biologica ereditaria.Come si forma il carattere nazionale
Le condizioni storiche e le sfide della vita modellano il carattere di una nazione in due modi principali. Da un lato, c’è l’ereditarietà naturale, che trasmette certe qualità selezionate attraverso le generazioni. Dall’altro, c’è la trasmissione culturale, che diffonde idee, conoscenze e tradizioni attraverso la lingua e le relazioni tra le persone. Per questo, una nazione è vista sia come una comunità legata dalla discendenza sia come una comunità unita dalla cultura.Classi sociali e cultura nazionale
Nelle società dove ci sono forti divisioni tra classi sociali, la cultura nazionale è spesso limitata ai gruppi dominanti. Pensiamo ai cavalieri nel Medioevo o alla borghesia nei tempi più recenti. Le classi lavoratrici, invece, rimangono spesso ai margini. Sebbene il loro lavoro renda possibile l’esistenza di una cultura nazionale, non ne beneficiano appieno e sono considerate “subalterne”.Il ruolo del capitalismo
Con l’arrivo del capitalismo moderno, le interazioni tra le persone aumentano e la cultura si diffonde di più, anche grazie all’istruzione, all’esercito e alla democrazia. Tuttavia, lo sfruttamento dei lavoratori impedisce loro di partecipare pienamente alla vita culturale e intellettuale della nazione.Il potenziale del socialismo democratico
Solo un sistema come il socialismo democratico può permettere a tutta la popolazione di far parte pienamente della comunità culturale nazionale. Questo accade perché aumenta il tempo libero e migliora le condizioni economiche per tutti. In un sistema socialista, la nazione diventa più libera di decidere il proprio percorso e il proprio carattere in modo consapevole. Questo porta a una maggiore diversità e distinzione tra le diverse nazioni nel mondo.Lingua, relazioni e cultura
La lingua è uno strumento molto importante per le relazioni e per passare la cultura da una persona all’altra. Ma ciò che definisce veramente una nazione è la comunità di relazioni che le persone creano tra loro e la cultura che condividono.Davvero il “carattere nazionale” si forma anche per “ereditarietà naturale” di “qualità selezionate”?
Il capitolo, nel delineare la formazione del carattere nazionale, introduce l’idea che esso derivi anche da una “ereditarietà naturale” che trasmette “qualità selezionate”. Questa nozione è estremamente scivolosa e priva di fondamento scientifico nel contesto della collettività nazionale, richiamando pericolosamente concetti superati e strumentalizzati. Per comprendere la complessità della formazione delle identità collettive in modo rigoroso, è indispensabile distanziarsi da simili determinismi biologici e approfondire discipline come la genetica delle popolazioni (per capire cosa l’ereditarietà può e non può spiegare a livello di gruppi umani), la sociologia della cultura e l’antropologia sociale. Autori come Luigi Luca Cavalli-Sforza, Pierre Bourdieu o Clifford Geertz offrono strumenti concettuali ben più solidi per analizzare come cultura, interazione sociale e condizioni storiche modellino le comunità, senza ricorrere a spiegazioni biologiche infondate per i tratti nazionali.2. Storia, Carattere e Potere
La nazione non è semplicemente un insieme di persone unite da legami superficiali. Ogni persona è invece plasmata dalla società e dalla nazione di cui fa parte. Il carattere di ciascuno si forma attraverso il continuo scambio e l’interazione reciproca tra gli individui. Questo crea una comunità con un carattere condiviso, determinato dal destino che le persone affrontano insieme. La lingua è uno strumento essenziale che permette questa interazione e la costruzione di una cultura comune.Come si forma la nazione
La causa principale della nazione è la sua storia condivisa. È la storia che determina quali qualità vengono tramandate di generazione in generazione e che plasma la cultura comune, fatta di usi, costumi, leggi e religione. La cultura e l’eredità biologica sono gli strumenti che la storia usa per forgiare il carattere nazionale. La lingua, a sua volta, è uno strumento fondamentale della cultura condivisa. La nazione si basa su questo carattere comune che nasce da un destino condiviso, e che distingue i suoi membri al di là delle loro professioni o classi sociali. È importante capire che il carattere nazionale non è fisso, ma cambia continuamente, essendo il risultato di tutto ciò che è accaduto nella storia.Sentimenti e idee sulla nazione
Le persone riconoscono di appartenere a una nazione e di avere affinità con i propri connazionali, distinguendosi dagli altri; questa è la coscienza nazionale, che nasce dalla storia comune. Questa consapevolezza non implica necessariamente amore per la nazione o il desiderio di unità politica. Ad essa si lega il sentimento nazionale, un’emozione che può essere di piacere o avversione e che accompagna il riconoscimento della specificità nazionale. Questo sentimento è influenzato dalle abitudini e varia tra le diverse classi sociali: ad esempio, i contadini più legati alla tradizione potrebbero sentirlo in modo diverso rispetto a borghesi o operai più abituati ai cambiamenti. L’amore per la nazione nasce spesso dal legame con aspetti positivi come la casa o l’infanzia, o dalla percezione della nazione come un’estensione del proprio io e della storia condivisa. Questo porta a giudicare le cose in base a valori nazionali. Esiste però anche una valutazione diversa, quella razionalistica, che si basa sull’efficacia dei mezzi per raggiungere un obiettivo, tipica del pensiero logico. I gruppi che vogliono mantenere l’ordine esistente, legati alla tradizione, tendono a usare la valutazione nazionale per preservare le caratteristiche specifiche della nazione. I gruppi che spingono per il cambiamento, come la giovane borghesia o il proletariato, adottano una valutazione razionalistica, vedendo le specificità nazionali come legate alle classi dominanti.La politica nazionale
La politica legata alla nazione può prendere due direzioni principali. C’è una politica nazional-conservatrice, che punta a mantenere intatte le caratteristiche nazionali esistenti. Questa è spesso sostenuta dalle classi legate alla tradizione, come i contadini e la piccola borghesia, che a volte ostacolano l’unità culturale nazionale mantenendo usanze e particolarismi locali. C’è poi una politica nazional-evolutiva, che invece promuove lo sviluppo del carattere nazionale e cerca di includere tutto il popolo nella comunità culturale della nazione. Questa seconda politica è tipica della classe operaia moderna, che lotta per avere accesso ai beni culturali e favorisce così l’evoluzione di tutto il popolo verso una vera e propria nazione.La nazione e lo Stato
Lo Stato moderno nasce grazie allo sviluppo della produzione di merci, che rende possibile mantenere eserciti e burocrazie pagati. Inizialmente, questi Stati non erano legati a una singola nazione, come si vedeva nelle città-stato italiane. Nelle nazioni più grandi, lo Stato moderno si è sviluppato a partire dallo Stato feudale; la distribuzione del potere feudale ha determinato se l’unità si è formata (come in Francia) o se c’è stata frammentazione (come in Germania). Nel XIX secolo, un nuovo principio ha rivoluzionato il sistema: “ogni nazione uno Stato, ogni Stato una sola nazione”. Questo principio è nato dal desiderio di liberarsi dai domini stranieri e dalle necessità economiche del capitalismo, che aveva bisogno di grandi aree economiche per produrre e far circolare le merci. La borghesia, che guidava le rivoluzioni, ha promosso l’idea che la nazione fosse un’entità “naturale” e lo Stato “artificiale” per giustificare il rovesciamento del vecchio ordine e la creazione di uno Stato che proteggesse la comunità nazionale al suo interno.Ma davvero il carattere nazionale si forgia anche attraverso l’eredità biologica, come suggerisce il capitolo?
Il capitolo menziona l’eredità biologica come uno strumento usato dalla storia per forgiare il carattere nazionale. Questa affermazione è estremamente problematica e priva di fondamento scientifico. L’idea che complessi tratti culturali e sociali come il “carattere nazionale” possano essere trasmessi biologicamente è stata ampiamente smentita e storicamente usata per giustificare teorie razziali e discriminatorie. Per comprendere meglio come si formano le identità collettive e perché l’approccio biologico è fallace, è fondamentale approfondire discipline come la Sociologia, l’Antropologia Culturale e la Storia del pensiero scientifico. Letture di autori come Eric Hobsbawm, Benedict Anderson o Stephen Jay Gould possono offrire prospettive cruciali sulla costruzione sociale delle nazioni e sulla critica del determinismo biologico.Capitolo III: Capitalismo e il Risveglio delle Nazioni
Lo Stato austriaco nasce dalla colonizzazione tedesca verso sud-est. In queste aree, come la Boemia, i tedeschi si stabiliscono come parte della borghesia e della nobiltà. Questa presenza influenza profondamente la cultura locale, creando un forte contrasto con le popolazioni slave, come i cechi, che rimangono per lo più contadini e artigiani. Per millenni, nazioni come i cechi, gli sloveni e altre sono state considerate “nazioni senza storia”, perché non avevano classi dominanti proprie che potessero guidarle.Il capitalismo e lo Stato moderno cambiano profondamente questa situazione. La liberazione dei contadini dalla servitù e lo sviluppo dell’industria coinvolgono un gran numero di persone nella vita della nazione. Questo porta al risveglio delle nazioni che prima non avevano una storia riconosciuta. Questo processo avviene più velocemente dove l’economia si sviluppa di più, come in Boemia per i cechi. Nuovi gruppi sociali, come gli intellettuali e la piccola borghesia, diventano le voci che rappresentano queste nazioni.Lotte Nazionali e Divisioni Sociali
Le tensioni tra le diverse nazionalità in Austria sono strettamente legate ai cambiamenti sociali ed economici portati dal capitalismo. Spesso, la borghesia che possiede le industrie è tedesca, mentre gli operai e la piccola borghesia appartengono alle nazionalità che si stanno risvegliando. Questa situazione, dove le divisioni di classe coincidono con le divisioni nazionali, trasforma i conflitti sociali in conflitti tra nazionalità diverse. L’odio tra nazioni diventa una forma diversa dell’odio tra classi sociali. Questo odio è alimentato dalla competizione per il lavoro e dalla diffidenza verso chi arriva da altre zone, soprattutto nelle aree più industrializzate.La Struttura dello Stato e il Conflitto
La struttura dello Stato austriaco è molto centralizzata e non riconosce le nazioni come gruppi con diritti legali propri. Le nazioni sono costrette a lottare per avere il controllo del potere dello Stato per poter soddisfare i propri bisogni culturali, come avere scuole nella propria lingua o far riconoscere la propria lingua come lingua ufficiale. Questo modo di organizzare lo Stato rende inevitabile il conflitto tra le nazionalità e rende difficile la collaborazione tra i lavoratori di diverse origini, che potrebbero invece unirsi per difendere i propri diritti.Una Soluzione: L’Autonomia Nazionale Personale
Una possibile soluzione a questo conflitto è l’autonomia nazionale basata sul principio di personalità. Secondo questa idea, le nazioni non sono legate a un territorio specifico, ma sono viste come unioni di persone. Queste persone gestiscono in modo autonomo i propri affari culturali, come l’istruzione o la lingua, indipendentemente da dove vivono. Questo sistema può anche includere l’autogestione di alcuni servizi pubblici su base nazionale. Garantirebbe i diritti culturali delle minoranze e eliminerebbe la necessità di lottare per il controllo di un territorio o dello Stato. In questo modo, i lavoratori di diverse nazionalità potrebbero concentrarsi sulla lotta per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro.Il caso degli ebrei è diverso dagli altri. Il capitalismo porta spesso alla loro integrazione nelle nazioni in cui vivono, piuttosto che alla nascita di una loro nazione separata. Per questo motivo, l’autonomia nazionale basata sulla personalità non è necessaria per gli ebrei e potrebbe persino ostacolare la loro integrazione nella società.Ma come si concilia la ‘piena realizzazione’ del principio di nazionalità nel socialismo con la prospettiva di un futuro ‘Stato di Stati’ sovranazionale?
Il capitolo, pur delineando un percorso interessante, non chiarisce a sufficienza come la “piena realizzazione” del principio di nazionalità possa avvenire all’interno di un sistema che culmina in uno “Stato di Stati”. Questa visione finale sembra potenzialmente in contrasto con l’idea di autonomia e indipendenza nazionale promossa in precedenza. Non è scontato che un organismo sovranazionale garantisca automaticamente la libertà e lo sviluppo di tutte le nazioni, specialmente quelle più piccole, senza riprodurre forme di dominio o assimilazione. Per esplorare questa complessa relazione, è utile approfondire la filosofia politica, le diverse teorie socialiste sulla questione nazionale e la storia dell’internazionalismo. Autori come Karl Marx, Friedrich Engels, Vladimir Lenin, Rosa Luxemburg e Otto Bauer offrono prospettive diverse che possono aiutare a comprendere le tensioni tra nazionalità e progetti sovranazionali.4. Il programma socialdemocratico per le nazionalità
Sotto il capitalismo, la cultura nazionale non appartiene a tutti, ma solo alle classi che dominano. Il partito socialdemocratico vuole che questa cultura diventi di tutto il popolo, cosa che sarà possibile solo quando la proprietà sarà collettiva e la produzione organizzata in modo cooperativo. L’obiettivo principale della politica dei lavoratori riguardo alle nazioni è rendere sociali i mezzi con cui si lavora. La lotta di classe è lo strumento per raggiungere questo scopo. Questa lotta vede i lavoratori di ogni nazione schierati contro i ricchi e i proprietari della propria nazione. Il miglioramento delle condizioni dei lavoratori in un paese è legato al progresso dei lavoratori in tutti gli altri paesi.La sfida in Austria e la proposta federale
In Austria, il modo in cui lo Stato è organizzato, molto centralizzato e diviso in piccole parti senza legami (struttura centralistica e atomistica), rende difficile la lotta di classe. Questo spinge le diverse nazioni che vivono in Austria a scontrarsi per avere il controllo dello Stato. Le classi ricche e dominanti approfittano di queste lotte tra nazioni per nascondere i veri contrasti tra le classi sociali e sfruttare le masse. Questa situazione non è accettabile per i lavoratori. Per questo, si propone di cambiare l’Austria in uno Stato federale democratico, dove le diverse nazionalità abbiano autonomia. Invece di basarsi sui vecchi confini territoriali, si creerebbero organismi di autogestione nazionale, con assemblee elette da tutti i cittadini. I territori dove vive la stessa nazionalità, pur essendo separati, si unirebbero in un’unica organizzazione nazionale. Le minoranze nazionali, quelle che vivono in territori dove sono in pochi, sarebbero riconosciute come enti pubblici con il diritto di gestire in autonomia le proprie scuole e l’assistenza legale.La strategia della lotta di classe e l’unità del partito
La classe operaia porta avanti la sua lotta all’interno dello Stato così come esiste ora, ma rifiuta soluzioni che provengono da guerre o cambiamenti imposti dalle grandi potenze (rivolgimenti imperialistici), perché queste danneggerebbero la lotta stessa. L’aumento di importanza delle nazioni che prima erano oppresse dimostra che le classi più basse stanno avanzando socialmente e politicamente. Per mantenere unito il partito dei lavoratori, è essenziale affrontare apertamente le questioni legate alle nazionalità. Questo significa includere nel programma l’idea che le minoranze nazionali debbano essere riconosciute come enti pubblici con diritti propri e che le organizzazioni socialdemocratiche delle diverse nazionalità debbano collaborare e unirsi a livello locale e regionale. Quando si arriverà a una società socialista, ci sarà una divisione del lavoro organizzata a livello internazionale e le diverse comunità nazionali lavoreranno insieme in modo coordinato.La critica al revisionismo nazionale
Esiste una tendenza pericolosa, chiamata revisionismo nazionale, che devia dalla vera lotta di classe. Questa tendenza porta alcuni socialdemocratici ad allearsi con i partiti dei ricchi e dei proprietari della propria nazione. Lo fanno per lottare per il potere contro altre nazioni, dimenticando la solidarietà internazionale tra lavoratori. Questo modo di pensare si diffonde soprattutto nelle nazioni che sono state oppresse, dove la spinta nazionalista è più forte. Il revisionismo nazionale si lega spesso all’odio verso i lavoratori che vengono da altri paesi e adotta un nazionalismo simile a quello sostenuto dalla borghesia, che serve solo a dividere i lavoratori.Origini e destino del principio di nazionalità
Dopo un periodo iniziale di comunismo primitivo, la nazione si è divisa tra chi aveva potere (“membri”) e chi no (“subalterni”), e si è frammentata in piccole aree locali. Il dominio dei primi sui secondi ha portato le nazioni più forti a sottomettere quelle più deboli. Questa frammentazione locale ha causato la divisione in Stati separati. Con lo sviluppo di come la società produce beni, è emerso il principio secondo cui ogni nazione ha diritto a esistere e organizzarsi. Si sostiene questo sviluppo applicando il principio di nazionalità all’organizzazione dello Stato. Tuttavia, la piena realizzazione e la vittoria di questo principio si avranno solo quando la produzione sarà liberata dal controllo del capitalismo. Questo garantirà a ogni nazione di esistere liberamente all’interno di un’organizzazione comune e internazionale.Ma un’organizzazione statale basata unicamente sull’appartenenza nazionale, slegata dal territorio, è davvero una proposta concreta o un’utopia irrealizzabile?
Il capitolo propone una soluzione affascinante per il problema delle nazionalità, immaginando organismi di autogestione nazionale che trascendono i confini territoriali. Tuttavia, la sua attuazione pratica solleva interrogativi complessi: come si gestirebbero i servizi pubblici, le infrastrutture, la fiscalità in un sistema dove l’autorità nazionale non coincide con il territorio? Come si risolverebbero i conflitti tra diverse “organizzazioni nazionali” operanti nello stesso spazio geografico? Per approfondire la fattibilità di tali modelli e le sfide che comportano, è utile studiare la storia delle proposte di autonomia culturale non territoriale e confrontarle con esperienze di federalismo e gestione delle minoranze basate sul territorio. Approfondire il pensiero di autori come Otto Bauer, che ha elaborato queste idee, e quello di altri teorici del federalismo e del diritto delle minoranze può fornire strumenti critici per valutare la solidità di questa proposta.Abbiamo riassunto il possibile
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