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Informazioni
“La parola della poesia. Da Leopardi ad Augusto Blotto” di Stefano Agosti è un libro che ti fa vedere il linguaggio poetico con occhi diversi. Dimentica il significato comune, qui si esplora come la poesia italiana, da grandi come Leopardi e Pascoli fino a Ungaretti, Pasolini, Zanzotto, Sereni e Augusto Blotto, crei un senso tutto suo. Il libro analizza la struttura del linguaggio poetico, mostrando come elementi come il suono, la metafora o la frammentazione non siano solo stile, ma modi per esprimere ciò che la logica non può afferrare. Scoprirai come questi poeti usano la parola per affrontare temi come l’infinito, la mancanza o il rapporto tra il Soggetto e il linguaggio stesso. È un percorso affascinante dentro la parola della poesia, che svela la sua capacità unica di andare oltre il significato superficiale e toccare verità profonde.Riassunto Breve
La parola poetica esprime un senso che va oltre il significato comune delle parole. Questo senso nasce dagli aspetti formali del linguaggio, come suono e ritmo, e dall’uso di figure come la metafora, che crea legami tra termini diversi. La parola letteraria mette in scena il linguaggio stesso, generando effetti di senso che restano nel testo. In alcuni poeti, l’uso del linguaggio al suo limite designa esperienze difficili da concettualizzare, creando strutture che includono elementi contrastanti e permettono di esprimere una realtà complessa. Sperimentazioni sulla forma e sul suono, come l’onomatopea o le dissonanze metriche, organizzano il testo per accumulo e associazione, creando identificazioni inattese. La poesia moderna esplora il rapporto tra il Soggetto e il linguaggio. L’attenzione si sposta dalla parola che fonda l’esistenza a una verbalità più ampia che manifesta il tempo o altri concetti astratti attraverso tecniche linguistiche. L’autenticità poetica si raggiunge intensificando la struttura verbale, sia con un “sovrainvestimento semantico” che include elementi forti come la morte, sia con un “sovrainvestimento grammaticale” che si concentra sulle forme pure del linguaggio. Il linguaggio in poesia può funzionare come un significante che rinvia a un nodo di senso stratificato, incorporando una mancanza. Questa mancanza attiva le potenzialità del linguaggio e genera senso non articolato. La parola parlata si trasforma in poetica tramite un effetto di sovradeterminazione, caricando gli elementi della realtà di connotazioni insolite, come in uno stato di sogno, usando dispositivi che creano frammentazione e discontinuità. La “pratica della lettera” unisce la superficie del testo a significati profondi, creando una fitta rete sonora che genera profondità. La poesia affronta stati di mancanza o vuoto, che generano un’intensa cura formale e caricano gli oggetti di un “valore aggiunto”, rendendo i dettagli fondamentali per dare forma al “nulla”. Si attualizzano soggetti storici guardando il passato con prospettiva contemporanea, manipolando le strutture narrative e usando la metonimia per suggerire eventi mancanti. La poesia contemporanea sperimenta con l’eterogeneità degli elementi verbali, controllata da sistemi formali, o crea senso da un vuoto centrale, l’assenza di un tema principale, che genera forza nei frammenti. Questa sfida al pensiero logico si manifesta come aporia, l’esperienza di una possibilità impossibile nelle strutture del linguaggio, espressa con frasi contraddittorie o l’uso di lingue in conflitto. Il linguaggio poetico proietta equivalenze, creando una semantica non articolata simile al processo del sogno. La metafora opera come pensiero simmetrico inconscio. La mancanza inerente al linguaggio è usata per attivare le sue potenzialità. La frammentazione superficiale nasconde un sistema profondo di relazioni che neutralizza concetti opposti in figure dense. La descrizione della natura trova immagini che riflettono una verità interiore, unendo opposti in “termini misti”. La lingua è il luogo dove il Soggetto si forma attraverso la sperimentazione linguistica, che registra verbalmente percezioni complesse, mescolando esterno e interno. La percezione riguarda sensazioni fisiche, stati interiori o elementi del linguaggio stesso, trattato come oggetto materiale. L’essere fisico è catturato nel linguaggio e reso eterno. Espedienti stilistici catturano l’istante della percezione e lo assolutizzano. La gestione delle sensazioni concentrate negli “istanti-lampo” porta alla frammentarietà del testo. La scrittura di questi istanti frammentati equivale alla vita stessa. L’atto poetico è un’esperienza fondamentale per la definizione del Soggetto.Riassunto Lungo
1. Il senso oltre il significato nella parola poetica
La parola poetica riesce a dire cose che il linguaggio di tutti i giorni non può esprimere. Questo crea un “senso” che va oltre il semplice “significato” delle parole, quello che usiamo normalmente. Questo senso speciale nasce in due modi: uno legato al suono e alla forma delle parole (come ritmo, rime), che lavora sulla loro concretezza fisica; l’altro usa la metafora, che accosta idee diverse e crea un senso nuovo, al di là delle solite definizioni. La parola letteraria, a differenza di quella che usiamo per analizzare le cose, mostra il linguaggio stesso in azione. Il senso che crea è legato solo a quel testo preciso e non si può tradurre altrove.La parola poetica in azione
Prendiamo Leopardi. Lui cerca di esprimere l’esperienza dell’infinito, qualcosa che non si può descrivere o immaginare in modo normale. Nella poesia “L’infinito”, usa il linguaggio al suo limite. Parla di un infinito legato allo spazio (l’immaginazione) e lo mette a confronto con un infinito legato al tempo (il linguaggio stesso). Questa contrapposizione crea una specie di crepa nel linguaggio normale e permette di parlare di una “vita più intensa” che include anche la morte. Quando il pensiero si immerge in questa vastità creata dal linguaggio, chi parla capisce che la sua stessa esistenza è profondamente legata alle parole.Pascoli e la sperimentazione
Pascoli, invece, gioca molto con la forma e il suono delle parole. Usa le onomatopee (parole che imitano suoni) come base per costruire la poesia. Sperimenta con i versi, creando disarmonie che cambiano il ritmo solito della lingua italiana. La sua poesia si costruisce mettendo insieme elementi e idee, creando legami tra concetti diversi. Ad esempio, nei “Crisantemi” lega l’idea di vita e morte attraverso i fiori, o in “Solon” identifica chi parla con elementi della natura. Questi esperimenti con la forma e il significato creano un senso profondo che emerge dalla struttura stessa della poesia.Ma è davvero così netta e universale la distinzione tra “senso” e “significato”, e il “senso” poetico è davvero intraducibile?
Il capitolo pone una distinzione fondamentale tra “senso” e “significato” e afferma con decisione che il senso creato dalla parola poetica è legato solo a quel testo preciso e non si può tradurre altrove. Questa posizione, presentata come un dato di fatto, trascura il dibattito pluridecennale in linguistica e filosofia del linguaggio sulla natura del significato, sul rapporto tra semantica e pragmatica, e soprattutto ignora le complesse teorie e pratiche della traduzione letteraria. Per comprendere meglio le sfumature di questa distinzione e le sfide dell’intraducibilità, sarebbe opportuno approfondire gli studi di autori come Ferdinand de Saussure per la linguistica strutturale, Roman Jakobson per la funzione poetica del linguaggio e la traduzione, o esplorare il campo della teoria della traduzione con autori come George Steiner, che hanno esplorato a fondo la possibilità e i limiti del trasferimento interlinguistico del testo poetico.2. Il Soggetto e la Parola nella Poesia Moderna
Nella poesia moderna, il legame tra chi scrive (il Soggetto) e le parole usate è fondamentale. Ungaretti mostra un cambiamento: all’inizio, in Allegria, la parola è essenziale e dà forza a chi parla. Poi, in Sentimento del tempo, il linguaggio diventa più ampio e complesso, e chi parla si fa meno presente. In questa fase, il “sentimento del tempo” si vede proprio nelle parole. Il linguaggio descrive la natura e i miti usando tecniche particolari, come unire sensazioni diverse (sinestesia) o mescolare immagini lontane (télescopage). Spesso non si nominano direttamente le cose, per creare significati che vanno oltre la semplice logica.Trovare l’autenticità nella lingua
Per trovare l’autenticità, la poesia rende la sua struttura di parole più intensa e complessa rispetto al modo in cui usiamo il linguaggio ogni giorno. Pasolini raggiunge questa intensità dando un peso speciale al significato delle parole (‘sovrainvestimento semantico’). Inserisce nel testo quelle che chiama ‘iscrizioni della morte’, spesso legate a temi forti come la sessualità e la violenza. Queste ‘iscrizioni’ sembrano anticipare la sua fine e fanno sì che il suo corpo continui a vivere nel linguaggio, in modo diverso da un testamento normale.Zanzotto e le forme pure del linguaggio
Zanzotto, invece, cerca l’autenticità lavorando sulla struttura grammaticale (‘sovrainvestimento grammaticale’). Guarda alle forme più semplici e pure della lingua, anche solo a pronomi o esclamazioni, e trova lì un punto fermo per chi parla. Nelle sue opere successive, esplora come il linguaggio sia alla base dell’esistenza, mescolando parole prese dalla letteratura, dalla scienza e dai dialetti. Questi modi diversi di rendere più forte il linguaggio mostrano la verità di chi parla proprio attraverso la sua struttura di parole.Ma siamo sicuri che l’intensificazione linguistica garantisca davvero l’autenticità del soggetto, o è solo un’altra tecnica retorica?
Il capitolo afferma che l’intensificazione della struttura linguistica porti all’autenticità o alla verità del soggetto, ma non chiarisce come avvenga questo passaggio né cosa si intenda precisamente per “autenticità” in questo contesto. Per esplorare questa complessa relazione tra linguaggio, soggetto e verità, sarebbe utile approfondire la filosofia del linguaggio e le diverse correnti della teoria letteraria che hanno analizzato il ruolo del soggetto nel testo. Approfondire il pensiero di critici che si sono dedicati specificamente a questi autori, come Pasolini e Zanzotto, può offrire prospettive diverse sulla validità di tale legame.3. La lingua oltre il senso comune
Il percorso poetico di Andrea Zanzotto si sviluppa attraverso fasi diverse. In una fase centrale, il linguaggio si presenta come “significante”. Questo significa che la parola non è legata a un unico significato preciso, ma rimanda a un insieme di sensi possibili, a diversi livelli di significato sovrapposti. Questo accade perché il linguaggio porta con sé una mancanza, una sorta di divisione interna. Più avanti nel suo percorso, il linguaggio diventa un “oggetto metonimico”. Qui domina la frammentazione, come accade nel lapsus freudiano, dove piccoli pezzi attivano percorsi di senso inaspettati. La struttura delle frasi si riduce, gli elementi si accumulano per vicinanza o associazione, spesso con elementi molto diversi o addirittura in contraddizione tra loro. Il testo poetico si costruisce così a partire dai frammenti di un discorso che è stato in parte cancellato, creando una memoria fatta di luoghi multipli e spesso in contrasto.Il ruolo della “mancanza” nella poesia
Nella poesia, questa mancanza ha una funzione attiva e importante. Nei modi in cui sono costruiti i versi, come la rima o l’allitterazione, la mancanza si manifesta sospendendo il legame diretto che di solito unisce la parola al suo significato. Si crea invece una relazione tra le parole stesse, tra i “significanti”. Questo porta alla creazione di immagini che non sono vere e proprie figure chiare. Nella metafora, la mancanza si vede quando il termine di partenza, quello che viene descritto (il “metaforizzato”), non è presente nel testo. Rimane solo il termine che lo descrive (il “metaforizzante”), che resta come sospeso, diventando esso stesso un’immagine di questa assenza.La parola poetica in Vittorio Sereni
La poesia di Vittorio Sereni trasforma la lingua che usiamo tutti i giorni in lingua poetica aggiungendo strati di significato inattesi. Gli elementi della realtà che vengono nominati mantengono la loro identità, ma vengono caricati di sensi e associazioni insolite, quasi come in un sogno o in un’allucinazione. Sereni usa tecniche come lasciare pronomi senza un riferimento chiaro o accostare immagini che sembrano contraddirsi per creare questo effetto di sovrapposizione di significati. La realtà nel testo appare spesso senza un passato definito, frammentata e spezzata, come se fossero i “resti” di un discorso che non si può più fare in modo completo. La “retorica della figura” rappresenta il momento più intenso di questa sovrapposizione di sensi, rivelando quella che il testo sente come la sua verità. A volte questo avviene attraverso un meccanismo simile alla “denegazione” descritta da Freud, dove negare un elemento serve in realtà ad affermare la sua verità. Questo valore di verità che il testo poetico possiede può essere più forte del significato comune delle parole o persino di ciò che l’autore pensava di voler dire. In Sereni, un esempio particolare di questa esperienza è l’incontro con un simbolo, come la rosa nella poesia “Giardini”, che riesce a cristallizzare e dare forma a un’esistenza che altrimenti rimarrebbe incompiuta.Ma queste complesse connessioni tra linguaggio poetico, sogni e “mancanza” lacaniana sono più di affascinanti analogie teoriche?
Il capitolo propone un’interpretazione suggestiva del linguaggio poetico basata su concetti derivati dalla psicoanalisi freudiana e lacaniana. Tuttavia, l’argomentazione si fonda su parallelismi (poesia come sogno, metafora come pensiero inconscio, manque come motore) che, pur illuminanti, rimangono nel campo della teoria interpretativa e non sempre dimostrano un nesso causale o strutturale rigoroso. Per valutare la solidità di queste affermazioni, sarebbe utile esplorare approcci critici alla psicoanalisi applicata alla letteratura e confrontare queste teorie con altre prospettive sul linguaggio poetico e la creatività, magari attingendo alla filosofia del linguaggio o alla psicologia cognitiva. Approfondire il pensiero di autori come Roman Jakobson o critici che hanno messo in discussione l’universalità o l’applicabilità diretta dei modelli freudiani/lacaniani alla creazione artistica può fornire un quadro più completo e critico.8. Il Soggetto nella Lingua degli Istanti
La lingua è il luogo in cui il Soggetto si forma e si mette alla prova. Questo processo avviene attraverso la sperimentazione linguistica. Già nel primo libro, “Jeu”, si vede come il Soggetto (“je”) sia messo in gioco all’interno del testo. Con il tempo, il coinvolgimento del Soggetto nell’esperienza verbale diventa sempre più profondo, arrivando a toccare la corporalità, la sensazione e la percezione. La sperimentazione linguistica si fa complessa proprio per riuscire a registrare verbalmente percezioni difficili da afferrare, come un profumo o uno stato interiore molto particolare.La percezione e la sua cattura nel linguaggio
La percezione è un elemento centrale nei testi. Si osserva una forte concentrazione di operazioni mentali volte a definire stati percettivi complessi, mescolando insieme percezioni che provengono dall’esterno con quelle interne. Questo non è semplicemente un modo di esprimersi, ma piuttosto una forma di compressione dell’esperienza. La percezione viene registrata come un “piccolo atto”, un momento concentrato e denso. Questo atto percettivo può riguardare sensazioni fisiche dirette, stati interiori complessi o persino elementi del linguaggio stesso. Il linguaggio, infatti, viene trattato quasi come un oggetto materiale che si può percepire con i sensi. Questo approccio crea una compressione di registri sensoriali e concettuali molto diversi tra loro. Alcuni esempi mostrano come l’immateriale venga registrato con caratteristiche di solidità, o come il tempo sia percepito alla stregua di oggetti fisici concreti. Anche le voci o specifici elementi linguistici possono essere percepiti come parte integrante dell’essere fisico della persona. L’essere fisico viene così catturato all’interno del linguaggio, e in questo modo, paradossalmente, viene anche reso eterno, sottratto al suo dissolversi nel tempo.Stile, frammentazione e il senso della scrittura
Una conoscenza profonda della lingua permette di attivarne tutte le possibilità espressive e percettive. Alcuni espedienti stilistici, come l’assenza di articoli, servono a un duplice scopo. Da un lato, aiutano a catturare l’istante preciso della percezione, quasi come una scrittura veloce e immediata; dall’altro, servono ad assolutizzare quella percezione, estraendola dal flusso temporale e rendendola universale. Questa gestione delle sensazioni e delle percezioni, concentrate in “istanti-lampo”, porta inevitabilmente alla frammentarietà del testo. La frammentazione, l’intermittenza e l’uso degli spazi bianchi sulla pagina non sono casuali, ma mostrano una precisa intenzione di sottrarsi alla struttura lineare e consequenziale del discorso normale. I testi si costruiscono per frammenti distinti, a volte uniti tra loro da legami sottili, come la metonimia, o da connessioni tematiche nascoste che il lettore deve cogliere. Questa scrittura degli istanti frammentati è vista come equivalente alla vita stessa nella sua discontinuità e intensità. L’atto poetico diventa un’esperienza fondamentale e necessaria per la definizione stessa del Soggetto che scrive. Il congedo dal poema, il momento in cui si smette di scrivere, rappresenta un distacco temporaneo dal linguaggio, uno spazio in cui il Soggetto può riconoscersi al di fuori della sua espressione verbale.Ma il Soggetto si forma solo nella lingua, o esistono altre dimensioni fondamentali per la sua definizione?
Il capitolo pone la lingua come luogo esclusivo e necessario per la formazione del Soggetto, una posizione forte che meriterebbe un confronto con altre prospettive. Per comprendere meglio i limiti o le specificità di tale affermazione, sarebbe utile esplorare discipline come la psicologia dello sviluppo, la sociologia e la filosofia della mente, che offrono visioni diverse sulla genesi e la natura del sé. Autori come Merleau-Ponty o Mead possono fornire spunti critici o complementari.Abbiamo riassunto il possibile
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