1. Oltre le Sbarre Esterne e Interne
La libertà è una condizione fondamentale per ogni persona. Quando manca, si prova oppressione e sofferenza. Esiste un sentimento profondo di libertà che fa parte della nostra identità. La mancanza di libertà non riguarda solo le costrizioni esterne, come obblighi sociali o leggi che ci limitano. Riguarda anche le limitazioni interne, causate da paure, emozioni, pensieri e i ruoli che sentiamo di dover interpretare.La Libertà Esterna
La libertà esterna è quella riconosciuta e protetta dalla società. È considerata sacra, soprattutto la libertà di decidere e di volere, ed è alla base dello stato di diritto. Molte decisioni importanti nella vita, come sposarsi, fare scelte economiche o votare, si fondano sull’idea che la nostra volontà sia libera. La legge stessa punisce chi viola la volontà di un altro e distingue tra azioni fatte volontariamente e quelle involontarie. Anche le neuroscienze studiano come il cervello influenzi le nostre decisioni.Le Costrizioni Interne
Anche quando non ci sono vincoli esterni, possiamo sentirci imprigionati dentro noi stessi. Pregiudizi, emozioni che non riusciamo a controllare, il peso delle esperienze passate, le nostre abitudini di pensiero e la manipolazione da parte di altri (come familiari, pubblicità, gruppi o religioni) possono limitare la nostra vera libertà di scelta. Questa sensazione di non essere pienamente liberi di agire o pensare è comune. È come essere in una prigione interiore, anche se spesso la “porta” di questa prigione non è chiusa a chiave.La Via per la Libertà Interiore: la Disidentificazione
Per trovare più libertà dentro di noi, serve un processo chiamato disidentificazione. Significa imparare a osservare i nostri stati interni – il corpo, le emozioni che proviamo, i desideri, i pensieri che passano per la mente e i ruoli che sentiamo di avere – ma senza identificarci con essi. Questa osservazione fatta con distacco crea uno spazio importante tra noi e quello che proviamo o pensiamo. In questo modo, questi contenuti psichici perdono parte del loro potere di controllarci. È un passo fondamentale per non essere travolti dalle nostre stesse esperienze interiori.Trovare il Centro Interiore
Attraverso la disidentificazione si può accedere a un nucleo interiore stabile, che viene chiamato ‘Centro’ o Sé. Questa parte di noi non è toccata dal cambiamento continuo degli eventi o degli stati d’animo. Il Centro è uno spazio di calma e presenza, libero da pressioni esterne e illusioni. Riuscire a tornare a questo Centro permette di ritrovare energia, di guardare ai problemi da un punto di vista diverso e di gestire lo stress senza sentirsi sopraffatti. È un ritorno alla nostra vera essenza, alla parte più autentica di noi che esiste al di beyond di obblighi e aspettative, permettendoci di riscoprire chi siamo veramente e la nostra forza interiore.Libertà Interiore e Benessere
Sentirsi liberi di decidere è strettamente collegato al nostro benessere e alla fiducia nelle nostre capacità (autoefficacia). Le ricerche mostrano che chi crede nella libertà del proprio volere tende ad avere comportamenti più collaborativi verso gli altri. Queste persone sono anche più oneste e riescono a gestire meglio le emozioni difficili. Questa maggiore libertà interiore porta quindi a relazioni più positive e a una maggiore resilienza di fronte alle sfide. In definitiva, coltivare la libertà interiore migliora la qualità della vita su più fronti.Se il libero arbitrio è dibattuto dalla scienza, cosa ci dice la ricerca su questo ‘Centro’ interiore e la ‘disidentificazione’?
Il capitolo introduce l’idea di un “Centro” interiore stabile, raggiungibile tramite la “disidentificazione”, come via per la libertà. Tuttavia, l’esistenza e la natura di un nucleo del Sé immutabile sono oggetto di acceso dibattito sia in filosofia che nelle scienze cognitive. Mentre il testo accenna alle neuroscienze in relazione alle decisioni, non esplora a fondo cosa la ricerca empirica dica specificamente sulla possibilità di “disidentificarsi” dai propri stati mentali e sull’esistenza di questo presunto “Centro” stabile. Per approfondire questi temi complessi e capire se l’idea del “Centro” sia una realtà psicologica, un costrutto filosofico o una metafora utile, sarebbe opportuno esplorare discipline come la filosofia della mente (con autori come Daniel Dennett o Thomas Metzinger), la psicologia cognitiva e le neuroscienze (con figure come Antonio Damasio), confrontandosi anche con tradizioni filosofiche orientali che affrontano il tema del Sé in modo radicalmente diverso.2. La Scelta che Plasma il Mondo Interiore
La volontà è la capacità di scegliere un obiettivo e di impegnarsi per raggiungerlo. Significa anche saper superare gli ostacoli e gestire le emozioni difficili che si presentano, come la rabbia o la paura. È il fondamento della forza interiore di una persona. La volontà si oppone alla passività, cioè al non agire, all’inerzia, che è la tendenza a rimanere fermi, e al fatalismo, la convinzione che tutto sia già deciso da forze esterne. Usare la volontà permette di farsi valere e di creare il proprio spazio personale, anche quando si incontrano resistenze da parte degli altri.Come allenare la volontà
La volontà si può rendere più forte attraverso atti concreti nella vita di tutti i giorni. Questo include iniziare nuove abitudini positive che richiedono impegno costante o semplicemente portare a termine tutti gli impegni presi, anche quelli che sembrano meno importanti. Ma la volontà si allena in modo altrettanto efficace anche attraverso l’inibizione, cioè la scelta consapevole di non fare qualcosa. Questo significa saper dire di no a situazioni o richieste che non sono in linea con i propri obiettivi o valori, o imparare a ignorare gli impulsi dannosi o le distrazioni inutili. Questo controllo consapevole è una forma essenziale di allenamento della volontà.L’attenzione è un potere fondamentale nella vita interiore. È come un’energia che dà vita e importanza ai pensieri, alle emozioni, agli interessi e a tutte le attività in cui ci impegniamo. Dove si dirige l’attenzione, lì si costruisce e si plasma il proprio “mondo” interiore. Questo può avvenire in modo inconsapevole, portando a coltivare preoccupazioni costanti o vecchi rancori che consumano energia. Oppure può avvenire in modo cosciente, scegliendo attivamente di nutrire gli aspetti positivi della vita, le passioni e le relazioni costruttive.È la volontà che permette di dirigere l’attenzione in modo consapevole verso ciò che si sceglie. Le scoperte scientifiche sulla neuroplasticità confermano questo legame: il cervello cambia e si riorganizza in base a dove si dirige l’attenzione e alle azioni che si compiono regolarmente. Questo dimostra concretamente che si dà forma alla propria realtà interiore attraverso l’uso di queste facoltà. Sebbene non si possieda una libertà illimitata su ogni aspetto della vita, si ha la potente capacità di plasmare la propria esperienza interna ed esterna attraverso le scelte consapevoli e l’uso mirato della propria attenzione.Ma quanta parte della nostra “realtà interiore ed esterna” è davvero plasmata dalla volontà consapevole e dall’attenzione diretta, e quanta è determinata da forze che sfuggono al nostro controllo o addirittura alla nostra coscienza?
Il capitolo presenta la volontà e l’attenzione come strumenti potentissimi per forgiare il proprio mondo, citando la neuroplasticità a supporto. Tuttavia, questa visione rischia di semplificare eccessivamente la complessità della psiche umana e dell’interazione con l’ambiente. La narrazione sembra attribuire all’individuo una capacità di controllo quasi totale, ignorando l’influenza pervasiva di processi inconsci, condizionamenti ambientali, strutture sociali e limiti biologici che spesso orientano le nostre scelte e la nostra attenzione ben oltre la sfera della volontà cosciente. Per arricchire questa prospettiva e comprendere meglio i limiti del controllo volontario, è utile approfondire studi nel campo della psicologia (in particolare la psicologia sociale e quella che indaga i bias cognitivi), della filosofia (con i secolari dibattiti sul libero arbitrio e il determinismo) e delle neuroscienze cognitive. Autori come Daniel Kahneman, Antonio Damasio, o figure che affrontano il tema del libero arbitrio da diverse angolazioni come Sam Harris o Daniel Dennett, possono offrire spunti critici e una visione più sfaccettata.3. Imparare a Guidare Se Stessi
Saper controllare i propri impulsi e riuscire ad aspettare per ottenere ciò che si desidera è una capacità fondamentale nella vita. Molte storie tramandate da tempi antichi ci mettono in guardia sui pericoli di cedere subito ai desideri, mostrando come questo porti spesso a conseguenze negative e indesiderate. Al contrario, studi più recenti confermano che le persone che dimostrano questa capacità di attendere ottengono risultati migliori in diversi ambiti, dalla scuola al lavoro, fino alla propria salute generale. Questa abilità si affina imparando a prendere una certa distanza dai desideri e dagli impulsi che sentiamo nel momento presente.Affrontare la Procrastinazione
Strettamente legato alla capacità di controllare gli impulsi è il comportamento di rimandare continuamente i compiti che ci sembrano difficili o noiosi. Questa tendenza, nota come procrastinazione, è un’altra forma di impulsività: si cede al desiderio immediato di evitare la fatica o il disagio. Tuttavia, rimandare non risolve il problema, ma anzi, porta a un aumento di stress e ansia nel tempo, peggiorando la situazione invece di migliorarla. Affrontare questi compiti non perché ci sentiamo costretti, ma con una volontà interna, perché scegliamo di farlo, può cambiare completamente l’esperienza e renderla molto più gestibile e meno pesante.Costruire l’Autonomia
La base più profonda per imparare a guidare se stessi è lo sviluppo dell’autonomia personale. Essere autonomi significa fare affidamento principalmente sulle proprie risorse interiori, pensare in modo indipendente e sapersi orientare per trovare la propria direzione nella vita. Questo non implica isolarsi dagli altri, perché le relazioni e il confronto sono comunque importanti. Significa piuttosto non dipendere costantemente dall’approvazione esterna o dall’aiuto continuo degli altri per prendere decisioni o agire. L’autonomia si costruisce anche accettando gli errori non come fallimenti, ma come preziose occasioni per imparare e crescere, sviluppando così una maggiore fiducia in se stessi. La motivazione che nasce da dentro, quella intrinseca, è molto più potente e duratura rispetto a quella che deriva da ricompense o punizioni esterne. Sentirsi autonomi vuol dire anche sentirsi responsabili delle proprie scelte e delle proprie azioni, senza percepirsi come semplici vittime delle circostanze esterne. Per raggiungere questo stato, è necessario conoscere bene le proprie qualità, i propri limiti e le proprie capacità, e metterle in pratica nella vita di tutti i giorni. Conquistare l’autonomia è un percorso che porta con sé una grande energia e una profonda gioia, permettendo di affrontare la vita con un senso di maggiore padronanza e sicurezza.È davvero così scontata una “naturale tendenza umana verso la collaborazione e la giustizia”, o il capitolo semplifica eccessivamente la complessità del comportamento umano?
Il capitolo, pur offrendo spunti interessanti su integrità e coraggio, postula una “naturale tendenza umana verso la collaborazione e la giustizia” che sembra ignorare le profonde evidenze storiche e psicologiche di egoismo, conflitto e competizione. Affermare una base biologica per il senso di giustizia basandosi su “alcuni studi” non specificati lascia un’argomentazione debole su un tema estremamente dibattuto. Per comprendere appieno la tensione tra le pulsioni altruistiche e quelle egoistiche nell’uomo, e per valutare criticamente l’idea di una tendenza innata alla giustizia, è fondamentale approfondire gli studi in psicologia evoluzionistica, sociologia e filosofia morale. Autori come Steven Pinker, Frans de Waal o anche una rilettura critica di pensatori come Thomas Hobbes o Niccolò Machiavelli possono offrire prospettive più sfaccettate sulla complessa natura umana.6. Il viaggio tra volontà e flusso
La vita si muove tra due esperienze che sembrano opposte: a volte sembra esserci un flusso che ci guida, altre volte sentiamo la necessità di usare la nostra volontà. Ci sono momenti che sembrano “stati di grazia”, dove tutto accade senza sforzo, come se un disegno nascosto desse un senso a ogni cosa, anche nel caos. Questa sensazione di far parte di qualcosa di più grande porta leggerezza e gioia. Ma l’esistenza richiede anche le nostre azioni e le nostre scelte. Non possiamo solo lasciarci trasportare, perché la vita ci chiede di agire e decidere continuamente.La forza della volontà
La capacità di scegliere, resistere agli impulsi e non mollare è fondamentale nella nostra vita di tutti i giorni. Anche se alcuni studi sul cervello suggeriscono che le nostre decisioni iniziano prima che ne siamo consapevoli, quasi come se la volontà fosse un’illusione o un modo per dare un senso alle nostre azioni dopo che sono avvenute, l’esperienza di poter dire “no” a un impulso o di insistere per raggiungere un obiettivo è reale e potente. Dobbiamo coltivare la forza interiore, la disciplina e la capacità di rialzarci per affrontare le difficoltà e raggiungere ciò che desideriamo.L’esempio di Ulisse
La storia di Ulisse nell’Odissea mostra bene questa lotta tra le forze esterne e la volontà interiore. Lui supera mostri, pericoli e tentazioni grazie alla sua intelligenza (metis) e alla sua forza d’animo (areté), dimostrando una grande capacità di adattarsi (polytropos). Il suo lungo viaggio per tornare a casa simboleggia il percorso per ritrovare il proprio vero sé, superando le debolezze e le distrazioni che ci allontanano. Affronta diverse sfide che rappresentano ostacoli interiori ed esteriori:- L’indolenza dei Lotofagi: la tentazione di dimenticare chi si è e cosa si vuole.
- L’illusione di Eolo: il rischio di perdere il controllo a causa di forze incontrollabili o promesse vuote.
- L’orgoglio con Polifemo: la superbia che può portare a gravi conseguenze.
- La seduzione di Circe e Calipso: le tentazioni che allontanano dal proprio cammino e dalla propria identità.
- Le Sirene: il pericolo di cedere a desideri distruttivi o lusinghe ingannevoli.
- Le giovenche del Sole: la mancanza di padronanza sui propri desideri e impulsi primari.
Volontà e Flusso: Un Equilibrio Necessario
Quindi, la vita è un continuo alternarsi tra l’abbandonarsi a un flusso che a volte sembra guidare e la necessità di usare la nostra volontà per navigare le difficoltà e le scelte quotidiane. Queste due esperienze non si escludono, ma coesistono e sono entrambe vitali per il nostro percorso. Imparare a riconoscere i momenti in cui “lasciarsi andare” e quelli in cui “agire con decisione” è una parte importante della crescita. In definitiva, la capacità di volere, di scegliere e di agire è essenziale per sentirsi liberi, per la nostra salute interiore e per costruire una vita che ci dia soddisfazione.Se la scienza suggerisce che la volontà è un’illusione, come possiamo affermare che la sua “esperienza” sia sufficiente a dimostrarne la “realtà”?
Il capitolo sfiora un dibattito fondamentale tra neuroscienze e filosofia: la natura della volontà e il libero arbitrio. Affermare la “realtà” della volontà basandosi sull’esperienza soggettiva, pur riconoscendo studi che la mettono in discussione, lascia una lacuna argomentativa. Per esplorare a fondo questa tensione, è utile approfondire la filosofia della mente, le neuroscienze cognitive e il dibattito sul determinismo. Autori come Daniel Dennett o Sam Harris offrono prospettive critiche sulla volontà, mentre altri filosofi ne difendono l’esistenza o ne ridefiniscono il significato. Approfondire queste discipline aiuta a comprendere meglio la complessità del rapporto tra cervello, esperienza e azione.Abbiamo riassunto il possibile
Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale
Compra il libro[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]