Scienze sociali

La metamorfosi del mondo

Per favore  Accedi  oppure  registrati  per farlo.



1. La Nuova Gravità del Mondo

Il mondo sta attraversando una profonda trasformazione, una vera e propria metamorfosi dove le vecchie certezze della società moderna stanno svanendo. Qualcosa di completamente nuovo sta emergendo. Questo cambiamento non è una semplice evoluzione; tocca le fondamenta stesse di come comprendiamo il nostro posto nella realtà. Il cambiamento climatico, ad esempio, non è solo un problema, ma un potente motore di questa trasformazione, alterando radicalmente il modo in cui le persone vivono, pensano e agiscono a livello globale. I fallimenti su scala mondiale stanno rendendo il contesto globale inevitabile, spingendo questo mutamento.

Il nuovo centro di riferimento: Mondo e Umanità

L’idea di “mondo” e “umanità” sta diventando centrale nel modo in cui comprendiamo la nostra realtà. Prima, la nazione era solitamente vista come il punto di riferimento principale. Ora, “il mondo a rischio” e l'”umanità” si stanno affermando come i punti cruciali attorno ai quali ruotano le preoccupazioni e le azioni nazionali. Questo fondamentale riorientamento non è una scelta politica pianificata; sta accadendo perché i problemi e i fallimenti globali impongono questa prospettiva più ampia e condivisa.

L’emergere degli spazi d’azione globali

Come conseguenza di questo cambiamento di prospettiva, stanno comparendo nuove aree di azione che possiamo definire “spazi d’azione cosmopolitizzati”. Si tratta di ambiti di azione che superano i confini nazionali e operano su scala globale. È fondamentale capire che non dipendono dalle credenze o dalle idee personali delle persone, come il nazionalismo o la religione; esistono come arene oggettive per l’interazione. Per raggiungere i propri obiettivi ed essere efficaci nel mondo moderno, è sempre più necessario comprendere e agire all’interno di questi spazi globali.

Agire nel contesto globale e il paradosso attuale

Agire in modo efficace in questi spazi cosmopolitizzati significa imparare a usare le differenze tra i paesi – come le leggi, le condizioni economiche o le norme culturali – non come ostacoli, ma come opportunità. Questo richiede un approccio “creativo” capace di trasformare i limiti imposti dai confini nazionali in possibilità su un palcoscenico globale. Questi spazi non sono esclusivi; sono aperti a tutti, e anche persone con meno risorse tradizionali li utilizzano, ad esempio attraverso la migrazione. Scegliere di non impegnarsi o agire all’interno di queste aree globali significa di fatto scegliere di rimanere indietro in un mondo che cambia rapidamente. Esiste un paradosso evidente in questa nuova realtà: gli individui possono avere credenze e idee fortemente legate al proprio contesto locale o paese, eppure, per perseguire i loro scopi, sono costretti a pensare e agire a livello globale. Questa tensione intrinseca e la necessità di agire in modo cosmopolita, anche quando motivati da preoccupazioni locali, rappresentano una forza potente che continua ad alimentare la metamorfosi in corso nel mondo.Questa metamorfosi descrive un cambiamento che sta avvenendo nel presente. Non esprime un giudizio sul fatto che questo cambiamento sia buono o cattivo; descrive semplicemente il processo. Questa trasformazione si manifesta in modi diversi nelle varie parti del mondo.

Il capitolo descrive una “metamorfosi” inevitabile e spazi d’azione “oggettivi”, ma questa trasformazione è davvero un processo neutro o è profondamente influenzata da dinamiche di potere e interessi specifici?
Il capitolo presenta un quadro suggestivo di un mondo in trasformazione, ma la sua descrizione di una metamorfosi quasi autonoma e di spazi d’azione “oggettivi” lascia irrisolto il ruolo cruciale degli attori, delle istituzioni e delle disuguaglianze che plasmano attivamente questo cambiamento. Per comprendere appieno la “nuova gravità” del mondo, è fondamentale analizzare chi detiene il potere in questi spazi globali, come vengono definite le “opportunità” e i “fallimenti”, e quali interessi guidano l’azione cosmopolita, che non è mai un campo di gioco perfettamente livellato. Approfondire la sociologia della globalizzazione, la scienza politica internazionale e la geografia critica può offrire strumenti per analizzare le strutture di potere e le disuguaglianze che sottendono questa metamorfosi. Autori come Ulrich Beck, Saskia Sassen o David Harvey possono fornire prospettive utili per andare oltre una descrizione puramente processuale e indagare le forze che attivamente costruiscono il contesto globale.


2. Nuove realtà, vecchie parole

Il mondo sta vivendo una trasformazione profonda, una vera metamorfosi, che cambia radicalmente l’idea che abbiamo di noi stessi e le nostre azioni di ogni giorno. Spesso, questa metamorfosi è un effetto non cercato del progresso, come si vede chiaramente nel campo della medicina riproduttiva. Le scoperte scientifiche e tecnologiche, nate con intenti specifici, finiscono per ridisegnare confini che credevamo immutabili. Questo accade in diversi ambiti cruciali della vita umana e del pianeta. Vediamo come questo processo si manifesta in due aree apparentemente diverse, ma ugualmente rivoluzionarie.

La rivoluzione della medicina riproduttiva

La tecnologia medica ha cambiato in modo radicale il modo in cui la vita viene creata. Quella che un tempo era un’unione naturale e intima tra madre e figlio, legata al concepimento nel grembo, oggi può essere divisa nel tempo e nello spazio. Tecniche come la fecondazione in vitro, nate per aiutare chi non riusciva ad avere figli, hanno aperto la strada a nuove possibilità, portando alla comparsa di figure prima inimmaginabili. Pensiamo alle madri surrogate, ai donatori di gameti o ai genitori che non hanno legame biologico con il bambino ma lo crescono. Questo processo non riguarda più solo la sfera privata, ma è diventato un fenomeno globale, influenzato dalle leggi del mercato e dalle differenze economiche tra paesi, dando vita a pratiche come il turismo procreativo. Concetti che sembravano intoccabili, come il vecchio principio legale che dice “la madre è sempre certa”, non sono più validi in ogni situazione. Ci troviamo così di fronte a una realtà per la quale il nostro linguaggio e le nostre leggi fanno fatica a trovare le parole giuste.

Le sfide del cambiamento climatico

Anche un altro fenomeno globale, il cambiamento climatico, sta agendo come una potente forza di trasformazione. Nato come conseguenza dell’industrializzazione, questo rischio non è solo una minaccia per l’ambiente e la nostra sicurezza. Ci obbliga a ripensare completamente l’organizzazione della società e le regole della politica a livello mondiale. Il cambiamento climatico mostra i limiti di un modo di pensare basato solo sui singoli Stati nazionali. Ci spinge invece verso una visione più ampia, cosmopolita, dove collaborare tra paesi e popoli non è un’opzione, ma una necessità per garantire la sopravvivenza di tutti. Diventa chiaro che la natura e la società umana non sono due mondi separati, ma profondamente legati. I problemi che affrontiamo oggi sono globali e richiedono risposte che vadano oltre i confini di un singolo paese. In questo scenario, le città si stanno affermando come nuovi protagonisti, capaci di ideare e mettere in pratica soluzioni concrete per affrontare queste grandi sfide.Entrambi questi processi, la rivoluzione nella procreazione e l’impatto del clima, dimostrano una caratteristica comune: la metamorfosi avviene spesso in modo non previsto, quasi come un effetto collaterale delle nostre azioni o del progresso. Queste trasformazioni profonde mettono in seria difficoltà le leggi che abbiamo creato, i principi morali che ci guidano e le istituzioni su cui si basa la nostra convivenza. Nascono così nuovi tipi di conflitti e dilemmi etici e sociali. Ci troviamo a dover affrontare situazioni per le quali non abbiamo ancora le parole giuste, i concetti chiari o gli strumenti legali e sociali adeguati per gestirle appieno.

Davvero possiamo liquidare queste rivoluzioni epocali come semplici ‘effetti non cercati’ del progresso?
Il capitolo presenta le profonde trasformazioni in atto come una “metamorfosi” spesso “non cercata”, quasi un effetto collaterale inevitabile del progresso. Questa prospettiva rischia di minimizzare il ruolo attivo di scelte umane, interessi economici e decisioni politiche che contribuiscono a plasmare queste trasformazioni, sia nel campo della medicina che in quello ambientale. Per comprendere meglio la complessità di questi processi e l’interazione tra intenzioni, azioni e conseguenze non previste, sarebbe utile approfondire studi sulla sociologia della tecnologia, l’economia politica e la filosofia del rischio. Autori come Ulrich Beck hanno esplorato a fondo il concetto di “società del rischio”, dove le conseguenze non intenzionali del progresso diventano centrali.


3. La Metamorfosi del Rischio Globale

Il mondo sta cambiando in modo profondo, non per scelte deliberate o ideologie, ma a causa delle conseguenze non previste della modernizzazione. Questi effetti, come i danni all’ambiente, diventano le cause principali di un cambiamento che riguarda tutto il pianeta. La società industriale, che si basava sugli Stati-nazione, si sta trasformando in una società mondiale dominata dal rischio. In questa nuova realtà, i problemi creati in passato diventano così grandi da rendere inadeguate le vecchie istituzioni e le idee che usavamo per capirle.

Le Limiti della Sociologia Tradizionale

La sociologia come la conosciamo, che si concentra sulla distribuzione dei beni come denaro o istruzione e spesso guarda solo all’interno dei confini nazionali, non riesce a comprendere questo nuovo tipo di cambiamento. Non considera la distribuzione dei “mali”, cioè i rischi globali come il cambiamento del clima o le crisi economiche, che non si fermano alle frontiere. Questo modo di pensare tradizionale ignora come questi pericoli si diffondono e colpiscono le persone in tutto il mondo.

Una Nuova Prospettiva: Cosmopolitismo e Classe di Rischio

Serve un modo diverso di guardare al mondo, una prospettiva cosmopolita, che tenga conto di come i rischi sono distribuiti. Questo porta a considerare la “classe di rischio”. Questa idea considera che la posizione sociale di una persona o di un gruppo non dipende solo dalla ricchezza, ma anche da quanto sono esposti ai pericoli che riguardano il mondo intero. Ad esempio, i ricchi proprietari di vigneti nel Sud Europa sono colpiti dai rischi legati al clima, che mettono in pericolo la loro attività e il loro prestigio. Anche aree industriali considerate importanti possono diventare pericolose se si concentrano sostanze dannose e c’è il rischio di alluvioni.

I Rischi Globali Cambiano le Disuguaglianze

Questi rischi che riguardano tutto il mondo modificano il modo in cui funzionano le disuguaglianze tradizionali. Non si tratta più solo di chi possiede di più o di meno, ma di chi è più vulnerabile ai pericoli che la modernità stessa ha creato. Capire questo richiede di guardare oltre i confini dei Paesi e le vecchie categorie sociali. Riconoscere che i rischi globali creano un destino che accomuna tutti richiede nuovi modi di agire e nuove conoscenze.

Registrati gratis!

Senza carta di credito, basta solo un email.

Registrati ora

Già iscritto? Accedi


Ma davvero le grandi città globali, spesso epicentri di disuguaglianza e governate da logiche economiche transnazionali, possono essere la “speranza” per reinventare la democrazia, o questa visione ignora le profonde contraddizioni interne che le attraversano?
Il capitolo dipinge le città come fucine di una nuova democrazia cosmopolita, ma forse sorvola sulle loro intrinseche complessità. Le metropoli contemporanee non sono solo luoghi di cooperazione sui rischi globali, ma anche arene di aspri conflitti sociali ed economici, dove la concentrazione di ricchezza convive con sacche di marginalità e dove le decisioni sono spesso influenzate da attori non eletti legati ai mercati globali. Per cogliere appieno il potenziale (e i limiti) delle città come attori politici, sarebbe opportuno approfondire gli studi urbani critici e la sociologia politica, esplorando autori che analizzano le dinamiche di potere, la disuguaglianza e le sfide alla rappresentanza democratica negli spazi urbani globali.


7. La Generazione del Rischio e il Conflitto Globale

Le generazioni di oggi, che vivono quella che viene chiamata la metamorfosi globale, sono definite “generazioni del rischio globale”. In questo nuovo scenario, il modo tradizionale in cui le generazioni più anziane guidavano le più giovani non funziona più come prima. Anche l’idea di un ordine sociale definito solo dai confini nazionali sta scomparendo. Le persone più giovani, cresciute nell’era digitale, vedono questa grande trasformazione come una condizione normale della loro vita, a differenza delle generazioni più vecchie che spesso la sentono come una minaccia o un pericolo. Questo cambiamento porta a un vero e proprio rovesciamento dei ruoli: i giovani si trovano spesso a dover spiegare il mondo di oggi agli anziani, pur rimanendo ancora dipendenti da loro per molti aspetti.

Diverse esperienze e “costellazioni generazionali”

Le generazioni che vivono nello stesso periodo storico non vivono necessariamente lo stesso “tempo storico”, cioè non condividono le stesse esperienze fondamentali e prospettive sul futuro. Per capire questa realtà complessa e frammentata, è utile pensare in termini di “costellazioni generazionali”. Questo concetto ci aiuta a superare i vecchi schemi basati sui confini nazionali o sulle tradizionali categorie di disuguaglianza. Ci permette di vedere come diverse esperienze generazionali si intrecciano e si scontrano a livello globale, creando un quadro molto più dinamico e meno uniforme di quello a cui eravamo abituati.

Disuguaglianze globali e il divario tra i giovani

Nonostante si parli di un mondo sempre più connesso, le disuguaglianze a livello globale continuano a esistere e a essere profonde. Tuttavia, la diffusione sempre maggiore di idee legate all’uguaglianza e ai diritti umani in tutto il mondo rende queste differenze non solo ingiuste, ma anche politicamente molto pericolose. Questa situazione crea un divario significativo anche all’interno delle stesse giovani generazioni. Da un lato, i giovani nei paesi più ricchi affrontano una crescente incertezza e precarietà, specialmente quando cercano un lavoro, nonostante abbiano spesso un alto livello di istruzione; si potrebbe dire che sono “unite nel declino”, condividendo un futuro incerto. Dall’altro lato, i giovani che vivono in aree più povere del mondo nutrono forti speranze di potersi spostare verso i paesi ricchi, spinti proprio dalle aspettative di uguaglianza e dalle immagini di benessere che vedono.

Il conflitto per la redistribuzione

Questa profonda differenza di prospettive e condizioni tra i giovani di diverse parti del mondo genera un vero e proprio conflitto a livello globale. È un conflitto che riguarda la redistribuzione delle risorse e delle opportunità: da una parte ci sono coloro che cercano di difendere la propria ricchezza e il proprio benessere, dall’altra chi cerca disperatamente di accedervi. In questo scenario, la disuguaglianza non è solo un problema sociale o economico, ma diventa il tema centrale e potenzialmente più esplosivo per il futuro del mondo.

Si può davvero parlare di un “rovesciamento dei ruoli” generazionale quando la dipendenza economica e la distribuzione del potere rimangono così sbilanciate?
Il capitolo propone un’immagine suggestiva di un mondo in cui i giovani guidano gli anziani nella comprensione della “metamorfosi globale”. Tuttavia, questa visione rischia di semplificare eccessivamente le complesse dinamiche intergenerazionali. Sebbene i nativi digitali abbiano competenze specifiche, l’idea di un completo “rovesciamento” ignora le persistenti disuguaglianze in termini di capitale economico, sociale e culturale, che mantengono le generazioni più giovani in una posizione di significativa dipendenza, come peraltro accennato nel testo stesso. Per esplorare a fondo queste sfumature, è utile approfondire gli studi sulla stratificazione sociale, le teorie del potere e le analisi critiche delle relazioni familiari ed economiche. Autori come Pierre Bourdieu o Anthony Giddens potrebbero offrire strumenti concettuali preziosi.


Abbiamo riassunto il possibile

Se vuoi saperne di più, devi leggere il libro originale

Compra il libro

[sc name=”1″][/sc] [sc name=”2″][/sc] [sc name=”3″][/sc] [sc name=”4″][/sc] [sc name=”5″][/sc] [sc name=”6″][/sc] [sc name=”7″][/sc] [sc name=”8″][/sc] [sc name=”9″][/sc] [sc name=”10″][/sc]
La nuova volontà. Un'indagine teorica e pratica
La grande illusione. Matteo Renzi 2004-2014