Contenuti del libro
Informazioni
“La mente allargata. Perché la coscienza e il mondo sono la stessa cosa” di Riccardo Manzotti ti lancia subito una sfida: e se la tua coscienza, l’esperienza che hai del mondo, non fosse dentro la tua testa, ma fosse proprio il mondo stesso? Questo libro esplora l’idea rivoluzionaria che l’esperienza di una mela rossa non sia un’attività del tuo cervello, ma sia letteralmente la mela rossa fisica lì fuori. È una prospettiva che ribalta secoli di pensiero sulla filosofia della mente e sulle neuroscienze, proponendo che la coscienza non sia un fenomeno interno e misterioso, ma qualcosa di fisico e accessibile, identico agli oggetti che percepiamo. Il libro analizza come questa teoria della mente allargata spieghi tutto, dalla percezione quotidiana ai sogni e alle illusioni, non come creazioni mentali, ma come modi di esperire oggetti fisici reali, magari distanti nel tempo o ricombinati. Non ci sono “rappresentazioni” interne o “informazioni” immateriali; c’è solo il mondo fisico e il tuo corpo che, agendo come condizione causale, ti permette di esserne parte. Preparati a riconsiderare cosa significa percepire la realtà.Riassunto Breve
L’esperienza cosciente di un oggetto è l’oggetto stesso che si esperisce. Questa idea propone che la coscienza non sia un processo interno al cervello, ma sia identica agli oggetti fisici esterni. Per esempio, l’esperienza di una mela rossa è la mela fisica sul tavolo, non l’attività dei neuroni; l’esperienza ha le proprietà della mela, non quelle dei neuroni. Questa prospettiva sostiene che esperienza e mondo sono la stessa cosa, superando il problema di come un’esperienza interna possa conoscere un mondo esterno separato. La coscienza è fisica e si trova dove sono gli oggetti esperiti, fuori dal corpo. Gli oggetti fisici non sono entità assolute e statiche, ma relativi, causali e temporali, esistenti in relazione ad altri oggetti, in particolare al corpo. Il corpo funge da condizione causale che permette a certi oggetti esterni di esistere e manifestarsi con determinate proprietà. Le proprietà dell’esperienza, come i colori o le forme, non sono qualità mentali distinte, ma sono le proprietà fisiche di questi oggetti relativi. Quando si percepisce un oggetto in modi diversi, si esperiscono oggetti fisici relativi differenti. L’esperienza è l’insieme di questi oggetti fisici relativi che esistono grazie al rapporto causale con il corpo. Non è necessaria la separazione tra proprietà dell’esperienza e proprietà fisiche; il mondo esperito è fatto delle stesse qualità che si trovano nell’esperienza. La convinzione che il mondo fisico sia diverso dal mondo mentale deriva in parte dalla ricerca storica di entità mentali invisibili all’interno del corpo. L’esperienza esiste, ma è il mondo in cui si vive. Questa teoria è fisica; tutto è fisico e ha un ruolo causale. L’esperienza si identifica con gli oggetti fisici esterni. Percepire un oggetto significa essere quell’oggetto. Sogni, illusioni e allucinazioni non sono esperienze senza oggetto fisico, ma percezioni di oggetti fisici reali, spesso composti nello spazio e nel tempo. Esistono solo allucinazioni ordinarie, basate su oggetti o proprietà già incontrati. Gli esperimenti mostrano che la stimolazione cerebrale induce la percezione di eventi passati ricombinati. La differenza tra percezione quotidiana e allucinazione è pratica: nell’allucinazione l’oggetto è troppo distante nel tempo o nello spazio per l’interazione immediata. Entrambe sono percezioni di oggetti fisici. Il cervello, tramite meccanismi di inibizione, blocca la percezione continua del passato; fattori che disattivano questa inibizione permettono a eventi passati di diventare esperienza presente, che viene chiamata allucinazione. L’esperienza è sempre l’essere tutt’uno con una parte del mondo fisico. L’esperienza non è un processo interno al cervello, ma è la realtà fisica stessa, accessibile tramite connessioni causali. Fenomeni come i fosfeni o gli arti fantasma sono percezioni di fenomeni fisici reali, ritardati o basati su connessioni causali passate. Il presente momento non è un punto istantaneo, ma un pezzo esteso di realtà definito da processi causali. L’esperienza non avviene *nel* qui e ora, ma *è* un qui e ora, un oggetto relativo esteso nello spazio-tempo. Il passato non è ontologicamente separato dal presente; è parte del presente esteso in quanto eventi passati possono ancora avere effetti causali nel momento attuale. Memoria, sogni e la percezione di stelle lontane sono modi di esperire questo passato ancora presente. Nel mondo fisico, nulla rappresenta una cosa se non la cosa stessa. La rappresentazione mentale di un oggetto è l’oggetto stesso. L’attività neurale, come altre entità fisiche, non contiene rappresentazioni o contenuti; è solo attività fisica. L’informazione non è una sostanza o un contenuto, ma una descrizione quantitativa delle connessioni causali tra eventi. Concetti come informazione, contenuto e significato sono epifenomenici nel mondo fisico, privi di ruolo causale. L’esperienza cosciente è identica agli oggetti fisici esterni che vengono esperiti. Il corpo e il cervello agiscono come intermediari causali, permettendo a questi oggetti di avere luogo come parte dell’esperienza. L’esperienza non si trova dentro il corpo o il cervello, ma nel luogo e nel tempo dell’oggetto esperito. L’immaginazione è un processo fisico in cui il cervello permette a elementi sparsi della realtà di combinarsi in nuovi oggetti complessi, che sono reali perché producono effetti. La privatezza dell’esperienza non indica un dominio mentale separato, ma è una conseguenza della natura relativa degli oggetti fisici rispetto alle specifiche condizioni causali di un corpo. Guardare “dentro” la mente significa guardare il mondo esterno.Riassunto Lungo
1. Il Mondo che Siamo
L’esperienza cosciente di un oggetto è l’oggetto stesso che si esperisce. Questa idea fondamentale propone che la coscienza non risieda all’interno del cervello, ma sia identica agli oggetti esterni che percepiamo. Pensiamo, per esempio, all’esperienza di una mela rossa: non si tratta di un processo neurale che avviene dentro di noi, ma è proprio la mela rossa fisica che si trova sul tavolo. Sia le mele che i nostri neuroni sono entità fisiche, ma l’esperienza che abbiamo possiede le caratteristiche della mela – è rotonda, rossa, succosa – e non quelle dei neuroni, che sono grigi e mollicci.Superare la Separazione tra Esperienza e Mondo
Questa prospettiva, spesso legata alla teoria della mente allargata, sostiene che l’esperienza e il mondo esterno non sono separati, ma sono la stessa cosa. Questo approccio risolve un problema filosofico di lunga data: come può un’esperienza che si crede interna conoscere o interagire con un mondo che si pensa sia esterno e separato? Evita l’idea che viviamo in una sorta di realtà virtuale creata unicamente dal nostro cervello. Secondo questa visione, la coscienza non è un fenomeno misterioso o nascosto; è qualcosa di fisico e si trova esattamente dove si trovano gli oggetti che esperiamo, ovvero fuori dal nostro corpo.La Natura Relativa dell’Oggetto Fisico
Accettare che l’esperienza sia l’oggetto richiede di ripensare cosa intendiamo per oggetto fisico. L’oggetto non è visto come un’entità assoluta, fissa e indipendente dal tempo, come suggerito da visioni più tradizionali. Al contrario, è concepito come qualcosa di relativo, che agisce causalmente e che è intrinsecamente legato al tempo. Gli oggetti esistono sempre in relazione ad altri oggetti, e in particolare in relazione al nostro corpo. Il nostro corpo agisce come una condizione necessaria che permette a certi oggetti esterni di esistere e di manifestarsi con specifiche proprietà che possiamo esperire.Le Proprietà dell’Esperienza sono Proprietà Fisiche
Le qualità che percepiamo nell’esperienza, come i colori, le forme o le sensazioni tattili, non sono proprietà mentali separate. Sono, invece, le proprietà fisiche degli oggetti così come esistono in relazione al nostro corpo. Quando percepiamo un oggetto in modi diversi – ad esempio, una mela vista a fuoco o sfocata – non stiamo vedendo lo stesso oggetto che ci appare in modi differenti. Stiamo, in realtà, esperendo oggetti fisici relativi distinti, ognuno con le sue specifiche proprietà. L’esistenza stessa è vista come qualcosa di relativo e in continuo divenire; gli oggetti ‘accadono’ grazie a processi causali che coinvolgono attivamente il corpo. L’esperienza cosciente è, dunque, l’insieme di questi oggetti fisici relativi che prendono forma grazie al loro rapporto causale con il corpo che esperisce. Le proprietà che rendono l’esperienza vivida e ‘qualitativa’ sono semplicemente le proprietà fisiche di questi oggetti relativi.Se l’esperienza cosciente è l’oggetto fisico esterno, come si spiega l’esistenza di pensieri, sogni o allucinazioni che non corrispondono a oggetti fisici presenti nel mondo?
Il capitolo propone una visione radicale in cui l’esperienza è identificata direttamente con l’oggetto fisico esterno, superando la tradizionale separazione tra interno ed esterno. Tuttavia, questa impostazione sembra trascurare o non spiegare adeguatamente fenomeni esperienziali che non hanno un correlato fisico immediato e presente nel mondo esterno, come i ricordi vividi, i pensieri astratti, le emozioni profonde, i sogni o le allucinazioni. Se l’esperienza è l’oggetto fisico, cosa sono queste esperienze “interne” o non legate a oggetti esterni percepiti in quel momento? Per affrontare questa lacuna, sarebbe utile approfondire le discussioni filosofiche sulla natura della coscienza, in particolare il cosiddetto “hard problem” della coscienza e le varie teorie che cercano di spiegare i qualia (le qualità soggettive dell’esperienza). Approfondire autori che trattano la filosofia della mente, come Dennett, Chalmers o Searle, e le basi della neuroscienza cognitiva potrebbe fornire il contesto necessario per valutare la plausibilità e i limiti di un’identificazione così diretta tra esperienza e oggetto fisico esterno, specialmente di fronte alla ricchezza e varietà degli stati mentali che non sono immediatamente riconducibili alla percezione di oggetti esterni presenti.2. L’Esperienza è il Mondo Stesso
Spesso si pensa che l’esperienza, cioè ciò che proviamo e percepiamo, sia qualcosa di diverso dalle proprietà fisiche del mondo che ci circonda. Questa distinzione non è necessaria e si basa su idee preconcette e su come interpretiamo fenomeni come i sogni o le allucinazioni. Le qualità che sentiamo e vediamo, come il colore rosso di una mela o la durezza di una pietra, non sono diverse dalle proprietà fisiche di quegli oggetti. Non ha senso confrontare una proprietà “mentale” con una “fisica”, suggerendo che la loro separazione è solo un’idea nella nostra testa, non qualcosa di reale in natura. Il mondo che viviamo e sperimentiamo è fatto delle stesse qualità che troviamo nella nostra esperienza.Perché pensiamo che esperienza e mondo siano diversi?
L’idea che il mondo fisico non abbia le qualità che sperimentiamo è difficile da accettare, anche perché nessuno percepisce il mondo senza farne esperienza. L’esperienza è un tutt’uno con l’oggetto percepito. Anche se l’esperienza non fosse esattamente identica all’oggetto esterno, deve comunque essere qualcosa di fisico, dato che viviamo in un mondo fisico. Pertanto, il mondo fisico possiede le qualità che sperimentiamo. La convinzione che il mondo fisico sia diverso dal mondo “mentale” deriva in parte dalla ricerca, fatta in passato, di trovare le entità mentali all’interno del corpo, specialmente nel sistema nervoso. Non trovando nulla di simile, si è arrivati a definire la mente come qualcosa di speciale, invisibile o non osservabile, trasformando la separazione tra mentale e fisico in una sorta di regola fissa.Una nuova prospettiva: la mente estesa
L’esperienza esiste, ma non come un’apparenza separata che avviene “dentro” di noi. L’esperienza è il mondo in cui viviamo. Una teoria chiamata “teoria della mente estesa” propone che l’esperienza si identifichi con gli oggetti fisici esterni. Percepire un oggetto significa, in un certo senso, essere quell’oggetto. Questa teoria si distingue da altre idee come l’idealismo (che dice che gli oggetti dipendono dalla mente) o il panpsichismo (che dice che tutto ha una forma di coscienza). Non sostiene che gli oggetti dipendano dalla mente, ma che dipendono, in termini di causa ed effetto, dal cervello e dal corpo. Tutto è fisico e ha un ruolo causale nel mondo.Spiegare sogni, ricordi e illusioni
La teoria spiega sogni, illusioni e allucinazioni non come creazioni della mente separate dalla realtà, ma come casi di percezione di oggetti fisici reali. Ogni esperienza è la percezione di un oggetto fisico che sta avvenendo in quel momento. L’esperienza è percezione, e la percezione si identifica con gli oggetti. L’oggetto percepito, come una mela rossa che vediamo, si trova spazialmente e temporalmente distante dall’attività neurale che avviene nel nostro cervello. Questa distanza nello spazio e nel tempo può essere anche molto grande, come quando osserviamo stelle lontanissime. La durata o la distanza non cambiano la natura fondamentale della percezione.La memoria e gli oggetti compositi
La memoria è vista come una forma di percezione estesa nel tempo. Eventi passati sono ancora “presenti” in termini di causa ed effetto grazie alle strutture neurali nel nostro corpo. Ricordare qualcosa significa percepire il passato. Sogni e allucinazioni possono essere intesi come percezioni di oggetti compositi, formati da parti fisiche reali che sono state ricombinate a partire da eventi passati. Per capire meglio, si può pensare a un dispositivo ottico che può ritardare o combinare i raggi luminosi: in modo simile, percepiamo direttamente oggetti che sono distanti nel tempo o che sono “assemblati” a partire da esperienze precedenti. Non ci sono prove che il cervello possa creare esperienze completamente nuove, come colori mai visti prima. L’esperienza è limitata a ciò con cui il corpo ha avuto un contatto fisico in qualche modo. L’esperienza non esiste senza i corrispondenti oggetti fisici nel mondo.Il ruolo del corpo e del cervello
Secondo la teoria della mente estesa, l’esperienza è identica all’oggetto che viene sperimentato. La relazione di causa ed effetto collega l’oggetto e il cervello: l’oggetto agisce sul cervello, ma l’esperienza non è qualcosa che viene “creato” dal cervello. L’esperienza è l’oggetto stesso che percepiamo, e questo oggetto esiste per noi grazie alle condizioni create dall’attività neurale nel nostro corpo. In questa prospettiva, la mente non è un qualcosa di separato, ma è l’insieme degli oggetti fisici che “esistono” in relazione al nostro corpo. L’esperienza, quindi, è sempre e solo di oggetti fisici.Ma se l’esperienza è davvero l’oggetto fisico, cosa ne facciamo della soggettività e di quelle ‘cose’ che vediamo solo ‘nella nostra testa’, come i sogni?
Il capitolo propone un’identificazione radicale tra l’esperienza e l’oggetto fisico percepito, liquidando la distinzione tradizionale come un preconcetto. Tuttavia, questa posizione solleva interrogativi fondamentali sulla natura della coscienza soggettiva (i cosiddetti “qualia”, ovvero “come si sente” essere o percepire qualcosa) e sulla spiegazione di fenomeni come i sogni o le allucinazioni, che sembrano manifestarsi in assenza dell’oggetto fisico “reale” nel qui e ora. Affermare che sogni e illusioni siano percezioni di “oggetti fisici reali” ricombinati dal passato necessita di una maggiore elaborazione per essere convincente e non sembra immediatamente compatibile con l’idea che l’esperienza sia l’oggetto percepito nel presente. Per esplorare queste problematiche, è utile approfondire la filosofia della mente, in particolare il dibattito sul problema difficile della coscienza (come sorge l’esperienza soggettiva dalla materia fisica) e le diverse teorie della percezione. Autori come Thomas Nagel o David Chalmers hanno affrontato a lungo la questione dei qualia, mentre la neuroscienza e la psicologia cognitiva studiano i meccanismi cerebrali alla base della percezione, dei sogni e degli stati allucinatori.3. La realtà percepita: Illusioni e Sogni
Spesso si pensa che l’apparenza e la realtà siano separate, basandosi su esperienze come illusioni e allucinazioni. Le illusioni non sono errori nel percepire, ma piuttosto errori nell’interpretare ciò che si percepisce. Si percepisce una caratteristica fisica reale di un oggetto, che possiamo chiamare “proprietà percepita”, ma si crede che si dovrebbe percepire un’altra caratteristica, basata su idee comuni o scientifiche, che chiamiamo “proprietà attesa”. L’illusione nasce proprio dalla differenza tra ciò che il nostro corpo percepisce direttamente e ciò che ci aspettiamo di percepire. Esempi semplici, come la sensazione di caldo o freddo che dipende dalla nostra temperatura corporea, o le figure geometriche che sembrano deformate, mostrano che percepiamo caratteristiche fisiche che esistono in relazione a noi, non proprietà assolute dell’oggetto. Le illusioni, quindi, ci rivelano quali sono le proprietà reali che il nostro sistema percettivo è effettivamente in grado di cogliere.
Allucinazioni e Sogni: Percezioni di Oggetti Reali
Contrariamente alla visione tradizionale, le allucinazioni e i sogni non sono esperienze che avvengono senza un oggetto fisico presente. Sono, invece, percezioni di oggetti fisici che esistono realmente, anche se magari sono ricomposti in modo diverso nello spazio e nel tempo rispetto a come li conosciamo. Non esistono allucinazioni completamente nuove, con contenuti mai visti prima. Le allucinazioni sono sempre “ordinarie”, nel senso che si basano su oggetti o caratteristiche che abbiamo già incontrato nella nostra vita. Gli esperimenti condotti in passato, come quelli di Penfield, spesso citati per sostenere l’idea che il cervello possa creare esperienze dal nulla, in realtà dimostrano qualcosa di diverso: la stimolazione cerebrale induce la percezione di eventi passati, spesso mescolati tra loro. Questo suggerisce che il cervello non crea l’esperienza, ma piuttosto riattiva o ricombina percezioni di cose già esperite.
Percezione Quotidiana e Allucinazione: Una Differenza Pratica
La differenza principale tra la percezione che abbiamo ogni giorno e un’allucinazione è di tipo pratico. Nella percezione quotidiana, possiamo interagire subito con l’oggetto che percepiamo. Nell’allucinazione, l’oggetto percepito è troppo lontano nel tempo o nello spazio per permettere un’interazione immediata, ma questo non significa che non sia un oggetto fisico reale. Entrambe le esperienze sono percezioni di oggetti che fanno parte del mondo fisico. Il cervello ha dei meccanismi che normalmente bloccano la percezione continua di eventi passati. Quando questi meccanismi di blocco si disattivano per qualche ragione, gli eventi passati possono riemergere e diventare un’esperienza presente, che noi chiamiamo allucinazione. L’esperienza, in qualsiasi sua forma, è sempre un tutt’uno con una parte del mondo fisico che ci circonda.
Se l’esperienza è la realtà fisica stessa, come spiega il capitolo fenomeni puramente “mentali” come sogni vividi o allucinazioni complesse che non sembrano mere riorganizzazioni del già visto?
Il capitolo presenta una tesi forte, riducendo l’esperienza alla realtà fisica accessibile tramite causalità e liquidando fenomeni come sogni e allucinazioni come semplici riorganizzazioni di elementi fisici già incontrati. Questa spiegazione, pur affascinante, sembra trascurare il ruolo attivo e potenzialmente generativo del cervello nella creazione dell’esperienza cosciente. La ricerca contemporanea in neuroscienze e psicologia cognitiva esplora modelli che attribuiscono al cervello una capacità predittiva e costruttiva che va oltre la semplice rielaborazione dei dati sensoriali passati. Per approfondire il dibattito su come il cervello contribuisca a plasmare la nostra percezione della realtà, inclusi stati alterati e sogni, è utile esplorare la neuroscienze della coscienza e la filosofia della mente, leggendo autori che si occupano della natura predittiva del cervello e della costruzione della realtà esperienziale.5. L’Identità del Mondo Esperito
Il mondo fisico che viviamo non è separato dalla nostra mente. Ciò che consideriamo una “rappresentazione mentale” di qualcosa non è un’immagine interna o un simbolo che sta al posto della cosa esterna; è la cosa stessa. In altre parole, se un’entità ‘x’ rappresenta un’entità ‘y’, significa che ‘x’ e ‘y’ sono la stessa cosa. Questo concetto si distingue dalle rappresentazioni che usiamo per convenzione, come i segnali stradali, o da quelle basate su semplici legami di causa ed effetto. Queste ultime esistono e sono utili, ma il loro significato o la loro funzione dipendono da come li usiamo noi esseri umani o da processi fisici specifici; non contengono un significato intrinseco che possa spiegare la nostra esperienza cosciente. Anche l’attività che avviene nel nostro cervello, come qualsiasi altra attività fisica, non contiene di per sé rappresentazioni o significati; è semplicemente un processo fisico.Informazione e Causalità nel Mondo Fisico
Il concetto di informazione, in questo contesto, non si riferisce a una sostanza o a un contenuto che viene spostato o conservato. L’informazione è piuttosto una descrizione che misura le connessioni di causa ed effetto tra diversi eventi nel mondo. Dispositivi come i computer funzionano proprio attraverso lunghe catene di eventi causali, senza “immagazzinare” l’informazione come se fosse un oggetto separato. Quando parliamo di concetti come informazione, contenuto o significato pensando a essi come entità interne o separate nel mondo fisico, li stiamo considerando come “epifenomeni”: cose che esistono ma non hanno un ruolo attivo nel causare altri eventi fisici. Non essendo entità fisiche con potere causale, non esistono in quel senso.L’Esperienza Cosciente è l’Oggetto Stesso
La nostra esperienza cosciente è, in realtà, identica agli oggetti fisici esterni che stiamo vivendo. Il nostro corpo e il nostro cervello non sono il luogo dove l’esperienza accade, ma funzionano come anelli necessari nella catena di cause che permette a questi oggetti esterni di manifestarsi come parte della nostra esperienza. L’esperienza non si trova racchiusa dentro il corpo o il cervello, ma avviene nel luogo e nel tempo in cui si trova l’oggetto che stiamo esperendo. Anche se la luce impiega tempo per raggiungerci, il che significa che gli oggetti percepiti sono sempre un po’ nel passato rispetto all’attività del nostro cervello, l’esperienza che ne abbiamo è comunque l’oggetto stesso, non solo l’attività neurale che ne deriva.L’Immaginazione Crea Oggetti Reali
Anche l’immaginazione è un processo fisico. In questo processo, il cervello agisce come una sorta di “porta causale”, permettendo a elementi reali e sparsi della realtà di combinarsi in modi nuovi e a volte inaspettati, formando oggetti complessi che prima non esistevano in quella forma. Questi oggetti che immaginiamo sono reali a loro modo, perché possono effettivamente produrre effetti nel mondo. La sensazione che la nostra esperienza sia “privata” non significa che essa avvenga in un regno mentale separato. È piuttosto una conseguenza del fatto che gli oggetti fisici si manifestano in modo diverso a seconda delle specifiche condizioni causali con cui interagiscono, come ad esempio il nostro corpo particolare. Quindi, cercare di guardare “dentro” la mente significa, in realtà, osservare il mondo esterno attraverso la lente unica della nostra interazione fisica con esso.Ma è davvero così semplice liquidare la neuroscienza e affermare che la nostra esperienza cosciente sia l’oggetto esterno e non un processo che avviene nel nostro cervello?
Il capitolo propone una tesi radicale sull’identità tra esperienza cosciente e oggetto esterno, negando esplicitamente che l’esperienza risieda nel cervello. Questa posizione si scontra apertamente con la visione dominante nella neuroscienza e in gran parte della filosofia della mente contemporanea, che considerano l’esperienza cosciente come strettamente legata o emergente dall’attività cerebrale. Per comprendere a fondo la controversia e valutare la solidità di questa affermazione, è indispensabile confrontarsi con le ricerche e le teorie sviluppate in questi campi. Approfondire la Neuroscienza della coscienza e la Filosofia della mente, leggendo autori come Daniel Dennett, David Chalmers o Patricia Churchland, può fornire il contesto necessario per capire perché la localizzazione dell’esperienza nel cervello sia una posizione così diffusa e quali siano le sfide per teorie alternative come quella presentata nel capitolo.Abbiamo riassunto il possibile
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