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Informazioni
“La maggioranza deviante. L’ideologia del controllo sociale totale” di Franco Basaglia è un libro che ti sbatte in faccia come la società, specialmente quella capitalistica e postindustriale, usi concetti come devianza e malattia mentale non tanto per aiutare le persone, ma per esercitare un controllo sociale totale. Basaglia analizza come le istituzioni, dalla psichiatria agli ospedali, diventino strumenti per etichettare, isolare e gestire chi non si conforma alla norma sociale, che spesso coincide con la capacità di produrre o consumare. Il libro esplora contesti diversi, dall’Italia con le sue vecchie strutture manicomiali agli Stati Uniti con le loro nuove forme di assistenza che finiscono per essere un altro modo per tenere a bada i marginali. Viene fuori che la definizione di “sano” o “malato” non è scientifica, ma è costruita dal potere per difendere sé stesso, trasformando problemi sociali reali, legati alla struttura del capitalismo, in problemi individuali da “curare”. Basaglia ti fa capire che la vera “follia” potrebbe non essere nell’individuo, ma nella logica di una società che esclude e manipola per mantenere il proprio dominio.Riassunto Breve
La società moderna si organizza con un centro di potere e una periferia di individui considerati devianti, spesso giovani o persone che rifiutano il sistema. Questi comportamenti non sono solo problemi individuali, ma reazioni a una società percepita come disumanizzante. Il potere mantiene il controllo isolando chi non si conforma, anche manipolando le informazioni. Nei paesi industrializzati, la devianza viene vista come un problema di salute mentale e gestita attraverso istituzioni assistenziali che integrano i marginali nel sistema produttivo, realizzando un controllo sociale esteso. La malattia stessa diventa parte dell’economia. In contesti meno sviluppati, la devianza è vista come un’anomalia innata e gestita con approcci medici o giudiziari più vecchi, senza mettere in discussione la norma sociale. La psichiatria agisce per curare ma anche per difendere l’ordine, etichettando i comportamenti con giudizi di valore che separano normale e anormale. Le teorie scientifiche importate spesso non cambiano la realtà del controllo, che resta legata alla struttura economica, creando distanza tra teoria e pratica. La definizione di malattia mentale e devianza non è oggettiva, ma costruita dalla società per proteggere i propri valori e la propria struttura. Il ruolo dello psichiatra è in conflitto tra la cura dell’individuo e la difesa della norma; l’obiettivo diventa spesso l’adattamento alla norma. Nuovi servizi, se guidati dalla logica del capitale, possono finire per produrre pazienti invece di aiutarli. L’aspetto sociale, politico ed economico della malattia è fondamentale. Il comportamento paranoide, ad esempio, non è solo un disturbo interno, ma nasce e si sviluppa in un contesto sociale di interazione. Implica una rottura nella comunicazione; l’ambiente reagisce concretamente contro l’individuo con esclusione, interazioni limitate e segrete. Questa mancanza di feedback chiaro e le reazioni evasive rinforzano i sospetti e i deliri. L’esclusione può diventare formale nelle organizzazioni, portando a isolamento o allontanamento. La vulnerabilità delle organizzazioni spinge a formare coalizioni segrete e usare tattiche manipolative contro l’individuo. Le norme sociali definiscono i valori e diventano importanti quando vengono infrante. La devianza, a differenza della psicopatia, manca di una definizione scientifica precisa ed è ambigua. Nella società industriale, la norma coincide con la produzione; chi ne è fuori è deviante. Questa devianza viene stigmatizzata con codificazioni scientifiche. L’esistenza dei devianti è una minaccia per il potere capitalistico, che li controlla e manipola. La tolleranza verso le forze antagoniste dipende dalla forza del controllo sociale. Quando la devianza si diffonde, il potere la assorbe in categorie ideologiche per definirla e controllarla. Il problema reale del deviante, che mostra i fallimenti del capitale, viene trasformato in un problema tecnico con soluzioni tecniche (come la psicoanalisi o la psichiatria sociale), che diventano strumenti di manipolazione. Questa ideologia della devianza serve a razionalizzare le contraddizioni interne al capitalismo. Problemi come la povertà vengono trasformati in problemi ideologici tramite razionalizzazione, privandoli del loro carattere minaccioso e riducendoli a oggetti di soluzioni ideologiche. L’analisi della “cultura della povertà” a volte non identifica l’origine primaria nella struttura sociale e nella mancata distribuzione della ricchezza. Le soluzioni proposte per i poveri nei paesi ricchi includono l’integrazione nella medicina sociale, trattando la devianza come disadattamento da curare. Nei paesi sottosviluppati, i cambiamenti strutturali possono modificare la cultura della povertà. Il controllo delle nascite nei paesi poveri può servire interessi imperialistici. I devianti sono riconosciuti dalla sociologia ma non con partecipazione attiva; diventano strumenti utili alla società, controllati. In fase di capitalismo avanzato, l’obiettivo è il controllo totale. La distinzione tra sano e malato si riduce, poiché la malattia può avere una forma di produttività e la produzione assume la forma del controllo sociale. L’ideologia della devianza si concentra sullo stigma per mascherare l’esclusione dalla produzione. Le interpretazioni attuali legano la devianza a limitazioni funzionali o esclusione, riconducibili alla non partecipazione alla produzione. I Community Mental Health Centers funzionano come centri di controllo per i marginali, definendo la devianza in termini socio-psichiatrici per controllarla. L’ideologia del deviante serve a mantenere il dominio. La storia della malattia mentale mostra come il malato sia stato isolato e rioggettivato. La psichiatria, nata per la cura, è diventata uno strumento di protezione della società. In epoca post-industriale, il controllo si estende all’intera società. La civiltà occidentale si sposta da un’etica del lavoro a una dell’opulenza e dell’ozio. L’attenzione va dal consumo all’esperienza interiore. Aumenta la tolleranza verso il comportamento deviante, poiché gli standard di perfezione si applicano alle macchine. La responsabilità individuale cede il posto a quella statale. La popolazione si divide in centro (abilità simboliche), gruppo intermedio (educazione liceale) e periferia (marginali, dipendenti da sussidi). L’inabilità sociale è una disfunzione permanente che porta all’esclusione da lavoro e rapporti sociali, valutata in base all’individuo e alla situazione, influenzata da fattori esterni come gli interessi del sistema. Le sfide includono aumentare la tolleranza per le devianze umane e creare ruoli per persone con capacità limitate. I marginali rappresentano un problema per le discipline della salute mentale. La devianza viene trasformata in un problema gestibile attraverso istituzioni e tecniche di manipolazione e controllo sociale. Le scienze umane diventano strumenti per organizzare i conflitti umani sotto l’apparenza di cura. Si crea una realtà dove il potere domina attraverso il consenso apparente, riducendo gli individui a “nuovi servi”. Alternative come Kingsley Hall cercano spazi non coercitivi per vivere la “pazzia”, concentrandosi sull’esperienza individuale. Tuttavia, anche questi tentativi incontrano limiti; le comunità terapeutiche possono esercitare un controllo sottile. La devianza può essere neutralizzata o tollerata dal potere. Il sistema trasforma le contraddizioni nel loro “doppio” ideologico-reale, organizzandole invece di risolverle. La psichiatria occidentale invalida esperienze non conformi alla norma, definendole malattia per controllarle. La lotta contro questo sistema richiede di agire sul “praticamente vero”. La ragione moderna è legata alla follia; non sono separate. La ragione cerca di comprendere la sua parte irrazionale. Con la psicoanalisi, la follia è vista come interna alla ragione. Le istituzioni psichiatriche moderne sono viste come strumenti di controllo sociale. La malattia mentale è un fatto sociale e politico, risultato dell’esclusione e della violenza sociale. La critica radicale sostiene che l’origine della follia e della malattia risiede nella struttura della società capitalistica, descritta come un “mondo rovesciato” dove i rapporti umani sono alienati. La follia diventa un sintomo di questa realtà contraddittoria, la “follia del capitale”. Comprendere la follia richiede una critica totale della società esistente.Riassunto Lungo
1. La Norma come Misura Sociale
La società moderna si organizza con un centro di potere formato da governo, industria ed esercito. Ai margini si trovano le persone che non si conformano, spesso giovani che rifiutano il consumismo o esprimono dissenso. Questi comportamenti diversi sono una risposta a un sistema che viene sentito come poco umano. Il potere mantiene il controllo isolando chi non accetta le regole, a volte anche manipolando le informazioni. Queste azioni vengono giustificate formalmente, ma spesso usano mezzi non corretti.Come la Devianza Diventa Malattia
Nei paesi dove l’industria è molto sviluppata, non seguire le regole diventa un problema legato alla salute mentale. Questo modo di vedere le cose permette di reinserire chi è ai margini nel mondo del lavoro attraverso nuove strutture di assistenza. In questo modo, il controllo sulla società diventa totale. La malattia stessa finisce per essere una parte del sistema economico.L’Approccio Italiano alla Devianza
In luoghi meno sviluppati, come l’Italia, chi non si conforma viene gestito con idee più antiche, legate alla medicina e alla legge. Viene considerato un problema della singola persona, come se fosse una caratteristica innata. Questa visione limita il problema all’ambito medico o legale, senza mettere in discussione le regole della società. La psichiatria ha un doppio ruolo: cura e difesa dell’ordine stabilito. Etichetta i comportamenti diversi con giudizi che separano ciò che è “normale” da ciò che non lo è, ricordando metodi di controllo del passato.Teoria e Pratica: Un Divario in Italia
Le idee scientifiche più nuove sulla devianza, che arrivano da altri paesi, in Italia spesso sostituiscono le vecchie ideologie. Portano un linguaggio nuovo ma non cambiano la realtà del controllo, che rimane legata a come è organizzata l’economia. Questo porta a situazioni in cui si propongono cambiamenti che poi non vengono realizzati, oppure si usano le nuove teorie per mantenere strutture vecchie e inadeguate, come è successo con gli ospedali psichiatrici di Venezia. Aumenta così la distanza tra le parole usate nella teoria e quello che succede nella realtà.La Malattia Mentale è una Costruzione Sociale
Non esiste una definizione oggettiva di malattia mentale o di comportamento non conforme. È la società a crearla per proteggere i propri valori e la propria organizzazione. Il lavoro dello psichiatra implica un conflitto: da un lato curare la persona, dall’altro difendere le regole sociali. Spesso l’obiettivo diventa aiutare la persona ad adattarsi alla norma, invece di puntare al suo vero benessere.I Nuovi Servizi e la Logica del Sistema
Anche i nuovi servizi di assistenza, se inseriti in un sistema guidato dalla logica del profitto, possono finire per dare priorità alla loro sopravvivenza e alla “produzione” di pazienti, invece che ai bisogni reali delle persone. Questo può portare ad aumentare i problemi che dovrebbero invece risolvere. L’aspetto sociale della malattia, influenzato da fattori politici ed economici, è fondamentale per capire come si sviluppa e come viene definita.Se la malattia mentale è una “costruzione sociale” per difendere l’ordine, non si rischia di negare il dolore reale e la complessità della sofferenza individuale?
Il capitolo presenta una critica potente e necessaria sul modo in cui la società e le sue strutture di potere definiscono e gestiscono la devianza e la malattia mentale, evidenziandone la funzione di controllo sociale ed economico. Tuttavia, l’enfasi quasi esclusiva sulla “costruzione sociale” e sul ruolo strumentale della psichiatria, pur valida come prospettiva critica, potrebbe non rendere piena giustizia alla dimensione soggettiva del disagio psichico, alla sofferenza autentica provata dagli individui e alla potenziale complessità di fattori non esclusivamente sociali. Per approfondire questo dibattito e cogliere le diverse sfaccettature del problema, è fondamentale confrontarsi con autori che hanno analizzato il potere e le istituzioni, come Michel Foucault, ma anche esplorare discipline quali la psicologia clinica, le neuroscienze e la sociologia della salute, che offrono prospettive complementari sulla natura del disagio mentale, integrando le dimensioni sociali, psicologiche e biologiche.2. Nemici Reali del Paranoide
Il comportamento paranoide non è solo un problema che riguarda la singola persona. Al contrario, nasce e si sviluppa all’interno delle relazioni con gli altri. Si tratta, in fondo, di una profonda rottura nella comunicazione tra l’individuo e chi lo circonda. È importante capire che l’ambiente sociale non è passivo; non è vero che la persona paranoide si crei una sorta di comunità immaginaria che la perseguita. In realtà, le persone intorno reagiscono in modo molto concreto e spesso si organizzano contro di lei.Le prime reazioni e l’esclusione
Questa esclusione comincia con problemi nelle relazioni. Spesso, la persona paranoide ha l’impressione di aver perso importanza o prestigio, una cosa che non riesce ad accettare. Il suo modo di fare, magari arrogante o pieno di sfiducia, la rende difficile da capire per gli altri, una persona di cui non ci si può fidare. Per questo, gli altri iniziano a comportarsi in modo strano: parlano in modo vago, si proteggono, tengono segreti. Questa mancanza di dialogo aperto impedisce alla persona paranoide di capire cosa sta succedendo e rende l’intera situazione confusa anche per lei.
L’esclusione diventa ufficiale
A volte, l’allontanamento diventa una cosa ufficiale, soprattutto nei posti di lavoro o in altre organizzazioni. Questo può voler dire essere trasferiti, messi da parte in ruoli poco importanti, licenziati o, in casi estremi, ricoverati contro la propria volontà. Le organizzazioni, all’inizio, fanno resistenza a cacciare via la persona. Questo perché l’individuo potrebbe avere una certa influenza, possedere informazioni delicate, o minacciare scandali o cause legali. Ci sono anche altre ragioni interne all’organizzazione che rendono difficile l’espulsione immediata.
Si formano gruppi segreti
Proprio perché le organizzazioni si sentono vulnerabili e temono possibili vendette dalla persona, chi vuole allontanarla si sente spinto a creare gruppi segreti e a usare trucchi per manipolare la situazione. Questo comportamento, che sembra una vera cospirazione, non è immaginario. Si vede in riunioni tenute di nascosto, nel controllo delle telefonate o email, e nel modo in cui l’immagine della persona viene distorta. Spesso si esagera la sua presunta pericolosità per giustificare l’esclusione.
La mancanza di risposte chiare aggrava la situazione
Quando la persona paranoide non riceve risposte dirette e chiare, o incontra reazioni evasive e diffidenti non solo dalle persone comuni ma anche da istituzioni come la polizia o gli uffici legali, i suoi sospetti non vengono smentiti. Anzi, queste mancate risposte sembrano confermare le sue paure e rafforzano le sue convinzioni sbagliate. La persona paranoide, in realtà, cerca un modo per comunicare e per capire chi è nel mondo. Spesso prova a farlo usando canali ufficiali, come scrivendo lettere formali o avviando cause legali. Questi tentativi la costringono a interagire con gli altri e, in qualche modo, le danno una certa visibilità o notorietà, anche se negativa.
È chiaro, quindi, che l’esclusione sociale gioca un ruolo fondamentale nel far nascere e nel mantenere il comportamento paranoide.
Affermare che i ‘nemici’ del paranoide sono reali non rischia di confondere la reazione sociale a un comportamento difficile con la causa stessa del disturbo?
Il capitolo, pur evidenziando l’importanza delle relazioni, sembra attribuire alla reazione sociale un ruolo quasi causale, potenzialmente trascurando le complesse origini interne e i bias cognitivi che caratterizzano il pensiero paranoide. Per avere un quadro più completo, sarebbe utile approfondire la psicologia clinica e la psichiatria, che studiano le basi individuali e cognitive del disturbo. Autori come Aaron Beck o Nancy McWilliams offrono prospettive diverse sull’interazione tra vulnerabilità individuali e contesto relazionale.3. La Devianza Come Strumento di Controllo
Le norme sociali sono fondamentali per definire i valori di una comunità e acquistano particolare rilievo nel momento in cui vengono violate. La devianza, a differenza di condizioni con parametri medici precisi come la psicopatia, non possiede una definizione scientifica univoca e risulta per sua natura ambigua. Nelle società industrializzate, la norma è spesso legata alla capacità di produzione; chi si trova al di fuori di questo schema viene facilmente etichettato come deviante. Questa etichettatura non deriva da una caratteristica assoluta della persona, ma è piuttosto il risultato di una stigmatizzazione attuata attraverso codificazioni scientifiche che cercano di attribuire aspetti negativi alla personalità del soggetto considerato deviante.La Minaccia della Devianza per il Potere Capitalistico
L’esistenza di individui considerati devianti è percepita come una potenziale minaccia dal potere capitalistico, che per questo motivo cerca di controllarli e manipolarli. La capacità di tollerare o meno forze antagoniste dipende in larga misura dalla forza e dall’efficacia del controllo sociale messo in atto. Quando il fenomeno della devianza si diffonde nella società, il potere tende ad assorbirlo e a inquadrarlo all’interno di categorie ideologiche predefinite, con lo scopo di definirlo e, di conseguenza, controllarlo meglio. Il vero problema rappresentato dal deviante, che con la sua esistenza mette in luce i fallimenti e le contraddizioni interne del sistema capitalistico, viene così trasformato in un problema di natura tecnica.Trasformazione dei Problemi Reali in Questioni Tecniche e Ideologiche
Per affrontare questo “problema tecnico”, vengono proposte e applicate soluzioni anch’esse di natura tecnica, come la psicoanalisi o la psichiatria sociale, che finiscono per diventare veri e propri strumenti di manipolazione sociale. Questa ideologia della devianza serve, in ultima analisi, a razionalizzare e giustificare le contraddizioni strutturali inerenti al capitalismo stesso. Problemi concreti come la povertà diffusa o le questioni razziali, particolarmente evidenti in contesti come gli Stati Uniti, sono esempi chiari di come problemi reali vengano trasformati in questioni ideologiche attraverso un processo di razionalizzazione. Diffondere la consapevolezza di questi problemi e presentarli come sfide da affrontare li priva del loro potenziale minaccioso e li riduce a oggetti su cui applicare soluzioni di tipo ideologico.Esempi e Meccanismi di Controllo Sociale
La “guerra alla povertà”, ad esempio, si trasforma in un programma di assistenza limitato che affronta solo marginalmente le conseguenze del problema, senza intervenire sulle sue cause strutturali. L’analisi della “cultura della povertà” proposta da Oscar Lewis descrive uno stile di vita che si adatta alle condizioni di indigenza, ma non riesce a identificare l’origine fondamentale del problema nella struttura sociale, nella disuguale distribuzione della ricchezza e nell’esclusione dai centri di potere. Le strategie proposte per affrontare la povertà nei paesi ricchi spesso includono l’integrazione dei poveri nel sistema della medicina sociale, attraverso figure come assistenti sociali o psichiatri, trattando la devianza principalmente come un disadattamento da “curare”.Controllo dei Marginali e Ruolo delle Istituzioni
Al contrario, Lewis riconosce che nei paesi sottosviluppati i cambiamenti strutturali, come le rivoluzioni, possono effettivamente modificare la cultura della povertà, suggerendo che l’efficacia risiede nell’intervento sulle cause profonde. L’esempio di Cuba dopo la rivoluzione, dove le persone povere armate hanno acquisito un senso di potere e appartenenza, si pone in netto contrasto con la situazione dei poveri portoricani negli Stati Uniti, che rimangono ai margini della società e soggetti a costante controllo. Il controllo delle nascite nei paesi poveri rappresenta un altro caso in cui interventi presentati come umanitari servono in realtà interessi di tipo imperialistico, rallentando lo sviluppo locale. La sociologia riconosce l’esistenza dei devianti – come i poveri, le minoranze razziali o i malati mentali – come parte integrante del sistema, ma non come partecipanti attivi; essi diventano piuttosto strumenti funzionali alla società, mantenuti sotto controllo all’interno di una dimensione omogenea e predefinita.La Devianza nel Capitalismo Avanzato e il Controllo Totale
Nella fase più avanzata del capitalismo, l’ideologia basata sulla diversità perde centralità, lasciando spazio a un obiettivo di controllo totale sulla popolazione. La distinzione tradizionale tra sano e malato tende a sfumare, poiché anche la malattia può assumere una forma di produttività, mentre la produzione stessa si manifesta sempre più come una forma estesa di controllo sociale. L’ideologia della devianza negli Stati Uniti fonde la devianza primaria, intesa come esclusione dal processo produttivo, con la devianza secondaria, ovvero lo stigma sociale associato a tale esclusione. L’attenzione si concentra sulla devianza secondaria per nascondere e non affrontare la causa reale, che è l’esclusione dalla produzione.I Centri di Salute Mentale e la Definizione della Devianza
Le interpretazioni più recenti della devianza la collegano a limitazioni funzionali, alla mancanza dei requisiti sociali richiesti o a forme di esclusione, sia essa imposta o auto-scelta. Tutti questi aspetti riconducono, in ultima analisi, alla mancata partecipazione attiva al sistema produttivo. I Community Mental Health Centers negli Stati Uniti operano come veri e propri centri di controllo per le fasce marginali della popolazione escluse dalla produzione. Questi centri definiscono la devianza in termini socio-psichiatrici, stabilendo limiti e modalità di intervento, e in questo modo cancellano il significato più profondo e implicito che potrebbe essere contenuto nel comportamento deviante stesso.Storia della Malattia Mentale e Controllo Sociale Esteso
L’ideologia del deviante serve a mantenere il controllo sociale, adattandosi ai cambiamenti come l’aumento del numero di persone etichettate come “psicopatiche” o la riduzione della distanza percepita tra salute e malattia. Questo richiede l’adozione di nuove forme di organizzazione sociale per garantire il mantenimento del dominio. La storia della malattia mentale illustra come il malato sia stato progressivamente isolato e reificato all’interno di diverse istituzioni nel corso del tempo. La psichiatria, nata con intenti curativi, si è trasformata in uno strumento di protezione della società dagli individui considerati indesiderabili. Nell’epoca post-industriale, il controllo si estende a tutta la società. Scienziati sociali e psichiatri collaborano nell’organizzare un sistema volto a “difendere” l’individuo e la sua condizione di malattia dal “leisure world” imposto dal capitale, cercando un nuovo oggetto di indagine e intervento in un’istituzione totalizzante: la società stessa.Ma non si rischia di semplificare eccessivamente la complessità delle discipline psicologiche e psichiatriche, riducendole a meri strumenti di controllo del potere?
Questo capitolo, pur evidenziando meccanismi di controllo sociale, presenta una visione piuttosto unidimensionale di campi vasti e internamente dibattuti come la psicologia e la psichiatria. Queste discipline hanno storie complesse, diverse scuole di pensiero e, al di là delle possibili derive istituzionali, si propongono anche obiettivi di cura e comprensione del disagio individuale. Per approfondire questa tensione tra controllo e cura, e per comprendere meglio il contesto storico e teorico di queste critiche, è utile esplorare la sociologia della medicina, la storia della psichiatria e la psicologia critica. Autori come Michel Foucault e Thomas Szasz hanno analizzato il ruolo del potere e delle istituzioni nel definire la “normalità” e la “devianza”, offrendo prospettive fondamentali per inquadrare il dibattito.6. La Follia del Capitale
La ragione moderna è strettamente legata alla follia. Non sono elementi separati, ma aspetti che si definiscono a vicenda. La ragione cerca di capire e spiegare la sua parte irrazionale, riconoscendola come una contraddizione interna. Con l’arrivo della psicoanalisi, la follia ha iniziato a essere vista in modo diverso. Non era più solo qualcosa di esterno alla ragione, ma una parte interiore, quasi un “altro sé”. La psicoanalisi ha offerto un modo per interpretare il linguaggio della follia, esplorando l’inconscio e ciò che è stato rimosso. Questo modo di pensare ha messo in discussione l’idea di una ragione completamente padrona di sé.Istituzioni e Controllo Sociale
Le istituzioni psichiatriche moderne sono nate con lo scopo di curare le persone e aiutarle a reintegrarsi nella società. Tuttavia, da certe prospettive critiche, queste strutture sono viste più come strumenti usati per controllare gli individui. Questa visione sostiene che la malattia mentale non è semplicemente un problema medico; è anche una realtà sociale e politica. Può derivare dall’esclusione e dalle forme di violenza che sono presenti nella società stessa.La Società Capitalistica e la Follia
Un’idea critica forte suggerisce che la vera origine della follia e della malattia si trova nella struttura stessa della società capitalistica. Questa realtà è spesso descritta come un “mondo rovesciato”, dove i rapporti tra le persone appaiono distanti e la logica del denaro domina ogni cosa. La follia, in questo senso, diventa un sintomo che riflette le problematiche di questa realtà contraddittoria, presentandosi come la “follia del capitale” stessa. Per capire a fondo la follia, quindi, è necessaria una critica profonda della società in cui viviamo. Significa analizzare come sia ciò che chiamiamo ragione sia ciò che consideriamo irrazionale vengono prodotti e si manifestano all’interno di questo specifico sistema.Ma è davvero il capitalismo l’unica e vera origine della follia?
Il capitolo propone una tesi forte e provocatoria, identificando nella struttura capitalistica la causa principale della follia. Questa prospettiva, pur offrendo una critica radicale della società, rischia di semplificare eccessivamente un fenomeno complesso che la scienza e la clinica considerano multifattoriale. Per avere un quadro più completo, è fondamentale integrare questa visione con le conoscenze provenienti da discipline come la psichiatria e la psicologia clinica, che esplorano le dimensioni biologiche, genetiche e psicologiche della malattia mentale. Approfondire il pensiero di autori come Michel Foucault o Franco Basaglia può aiutare a comprendere meglio la critica sociale e istituzionale alla psichiatria, ma è altrettanto necessario confrontarsi con approcci che considerano anche altri fattori determinanti.Abbiamo riassunto il possibile
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