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Contenuti del libro
Informazioni
“La Lega di Salvini Estrema destra di governo” di Gianluca Tuorto è un libro che scava a fondo nella storia recente della Lega, un partito che negli ultimi anni ha fatto una trasformazione pazzesca. Non è più la vecchia Lega Nord legata alla Padania, ma con Matteo Salvini è diventata una forza nazionale, spostandosi decisamente verso l’estrema destra. Il libro analizza come questo cambiamento sia avvenuto, passando dal federalismo al sovranismo, mettendo al centro temi come l’immigrazione, la critica all’Unione Europea e la difesa dell’identità italiana. Vediamo come la Lega di Salvini ha conquistato il centro-destra nelle elezioni del 2018, analizzando il suo elettorato, che resta forte al Nord ma cerca di radicarsi anche al Sud, e confrontandolo con quello del Movimento 5 Stelle per capire le diverse facce del populismo italiano. È un’analisi chiara e diretta per capire la natura di questa “estrema destra di governo” e il suo impatto sul panorama politico italiano, mostrando un paese diviso ma unito da un forte sentimento di protesta.Riassunto Breve
La storia della Lega è molto legata ai momenti difficili dell’Italia negli ultimi trent’anni. All’inizio ha scosso il sistema politico e poi è diventata un partner importante per i governi di centro-destra, anche se a volte li ha fatti cadere. Le sue idee, come essere contro l’euro o dare importanza al Nord e all’identità italiana, hanno segnato il suo percorso. Oggi la Lega, guidata da Matteo Salvini, è cambiata molto. Non parla più solo di “Padania” ma si presenta come un partito nazionale. Le sue idee sono diventate più di destra, molto contro l’immigrazione e critiche verso l’Europa. Questo spostamento a destra non è nuovo, ma l’idea di essere un partito per tutta l’Italia è una mossa più recente per prendere più voti. Questo cambiamento è successo per via di cose che sono cambiate dentro il partito, nei rapporti con gli altri partiti e anche perché gli elettori hanno reagito alle crisi economiche e alle incertezze sull’Europa. La Lega ha trovato il suo posto mettendosi a destra e come partito nazionale, dicendo di avere risposte ai problemi della politica. Dopo un momento difficile nel 2013, Salvini ha preso il posto di Bossi, ha rinnovato il partito e ha messo tutto il potere nelle sue mani, dando meno peso alla base. Nelle elezioni del 2018, la Lega ha avuto un grande successo, superando Forza Italia nel centro-destra. Questo ha creato nuove situazioni nell’alleanza. Stare al governo con il Movimento 5 Stelle è una cosa nuova che potrebbe cambiare dove si posizionerà il partito in futuro. La Lega ha alternato momenti in cui era al governo e momenti in cui era isolata. Stare con Berlusconi le ha dato più forza in Parlamento. Lasciare l’alleato storico potrebbe renderla meno capace di trattare, a meno che non nasca un unico grande partito di destra. La crisi economica ha peggiorato le differenze tra le persone, colpendo anche chi lavora e produce, che di solito votava Lega. Però, anche se c’è stata la crisi, i voti sono aumentati quando l’economia al Nord ha ricominciato ad andare meglio. La Lega cerca di influenzare le idee della gente, parlando a persone diverse per lavoro e per dove vivono. L’immagine del partito si concentra di più su idee politiche precise, definendo chi è il “leghista di oggi”. La Lega di adesso ha caratteristiche che ricordano l’estrema destra, con idee molto forti contro gli immigrati e nazionaliste. Questo è diventato più evidente negli anni Duemila. L’immigrazione è un tema centrale, che fa paura a chi vota Lega, che è più chiuso su questo argomento rispetto a chi vota altri partiti di centro-destra. Il programma del partito è cambiato: da volere il federalismo a volere la sovranità nazionale, lasciando perdere l’idea di separarsi per parlare di temi che riguardano tutta la nazione. Anche se si presenta come nazionale, la Lega resta più forte al Nord, dove ha i suoi elettori storici e dove vince di più nelle elezioni e nei comuni. La Lega ha un lato populista e anti-sistema. È un po’ strana perché è stata un partito di protesta ma anche di governo per tanto tempo. Salvini è forte perché è popolare, non tanto per il suo carisma, e gestisce il partito in modo molto personale, senza lasciare spazio a chi non è d’accordo. Parla in modo semplice e usa idee comuni per fare leva sulle paure della gente, proponendo soluzioni che sembrano facili ma che nascondono idee estreme, specialmente sull’immigrazione. Le sue proposte economiche, come la flat tax, aiutano soprattutto il Nord. La gente accetta più facilmente Salvini anche perché non ricorda bene la storia e non capisce bene le cose complicate. I rapporti con Berlusconi sono stati fondamentali per il centro-destra. Anche se all’inizio Bossi e Fini non andavano d’accordo, l’alleanza è diventata solida. Il successo del 2018 ha cambiato tutto, con la Lega che è diventata più forte di Forza Italia, mettendo in discussione i vecchi equilibri. Nelle elezioni del 2018, la Lega è diventata il partito più importante nel centro-destra, prendendo quasi la metà dei voti della coalizione. Questo la rende il punto di riferimento dell’alleanza. Molti di questi voti vengono da persone che non si fidano della politica tradizionale. Anche se ha preso voti in tutta Italia, la Lega è ancora molto legata al Nord. Non è forte allo stesso modo in tutte le regioni come altri partiti. La maggior parte dei suoi voti (il 61% nel 2018) arriva ancora dal Nord, mentre al Centro-Sud, anche se è cresciuta, è meno presente, soprattutto sotto il Lazio. È più forte nei paesi piccoli del Nord, mentre al Centro-Sud è un po’ più diffusa ovunque, forse perché la gente la conosce di più dalla televisione che per la sua presenza sul territorio. Anche se ha cambiato nome, lo statuto del partito parla ancora dell’indipendenza della Padania, quindi cambiare nome sembra più una strategia per prendere voti. Chi vota Lega nel 2018 è diventato più simile alla gente normale per età o lavoro, ma le sue idee sono diventate più estreme. L’elettorato è diviso quasi a metà tra uomini e donne, è un po’ più anziano (48-50 anni) e ha studiato meno rispetto a chi vota altri partiti. La maggior parte lavora (70%), soprattutto come dipendenti in aziende private o come lavoratori autonomi. Ci sono anche operai, ma non sono la maggioranza. Per quanto riguarda le idee politiche, la Lega è molto di destra, con un punteggio alto su una scala da 0 a 10. Questo è successo più velocemente con Salvini, che ha parlato tanto di immigrazione e di essere contro l’Europa, e si è avvicinato a gruppi di estrema destra. La Lega mostra caratteristiche populiste, che si vedono negli elettori che vogliono che i politici facciano quello che vuole la gente e che criticano i politici perché non risolvono i problemi. Questo populismo è legato a una forte rabbia verso i partiti e a una mancanza di fiducia nelle istituzioni. Nel tempo, il partito è passato da volere più autonomia per le regioni a volere più potere per lo Stato nazionale, ed è diventato molto contro l’Unione Europea e l’euro. Chi vota Lega si sente soprattutto “solo italiano” e ha paura che l’Italia perda la sua identità per colpa dell’Europa. Sull’economia, chi vota Lega pensa che sia meglio avere meno tasse, anche se questo significa avere meno servizi pubblici, anche se molti pensano che la loro situazione economica e quella dell’Italia non siano buone. Tra chi vota Lega ci sono sia imprenditori e lavoratori autonomi sia lavoratori dipendenti, ma pochi disoccupati. Per quanto riguarda le idee sulla società e sulla cultura, chi vota Lega la pensa in modo simile ed è più legato alle tradizioni e vuole un governo forte. Sono d’accordo con mettere limiti all’aborto, sono contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso e vogliono un leader deciso. Vedono l’immigrazione come un pericolo per il lavoro e per la cultura italiana, ed è un argomento molto importante per loro. Anche se il partito parla tanto di valori religiosi, chi vota Lega non è molto più religioso della media degli italiani. La Lega e il Movimento 5 Stelle sono entrambi partiti che protestano, ma in modo diverso. La Lega protesta contro il sistema da tanto tempo, anche se ha governato, mentre il M5s critica di più le persone potenti. Nelle elezioni del 2018, i voti si sono divisi in modo chiaro per territorio: la Lega ha preso più voti al Nord, soprattutto nei paesi piccoli, mentre il M5s ha vinto al Sud e nelle città medie, ed era più diffuso in tutta Italia rispetto alla Lega. La distribuzione dei voti per Lega e Movimento 5 Stelle nel 2018 mostra differenze territoriali evidenti. La Lega prende più voti nei paesi e nelle città piccole e medie del Nord, mentre il M5s vince al Sud, specialmente nelle città grandi. Nelle grandi città del Nord, il M5s prende più voti della Lega. Al Centro-Sud, la Lega prende voti in modo più uniforme e non diminuisce nelle città più grandi. La Lega e il M5s si contendono i voti al Nord, ma quasi per niente al Centro-Sud, dove il M5s è molto più forte. La Lega prende più voti dove c’è tanto lavoro e poca disoccupazione. Il M5s, al contrario, prende più voti dove c’è più disoccupazione. Questo legame tra voto e situazione del lavoro si vede sia al Nord che al Sud. Dove ci sono più stranieri al Sud, la Lega prende più voti, ma sembra che questo non dipenda direttamente dagli stranieri, ma dal fatto che gli stranieri vivono di più nelle zone economicamente più forti del Sud, dove la Lega riesce a prendere voti. Al Nord, non c’è un legame forte tra i voti alla Lega e la presenza di stranieri, perché il partito è radicato lì da tanto tempo indipendentemente da chi è arrivato di recente. Chi vota Lega e chi vota M5s sono diversi per età, lavoro e idee politiche. Chi vota Lega è più equilibrato tra uomini e donne, più anziano, con meno studi e molti lavoratori autonomi e imprenditori. Chi vota M5s è più spesso uomo, più giovane, ha studiato di più e ci sono più impiegati e operai. Entrambi gli elettorati sono molto scontenti della politica, sono populisti e non si fidano dei partiti, più della media degli italiani. Ma hanno idee diverse su cose importanti: la Lega è molto contro l’Europa, vuole meno tasse anche se questo significa meno servizi, vuole un governo forte e legato alle tradizioni, ed è molto contro l’immigrazione. Il M5s è un po’ contro l’Europa, vuole più servizi pubblici, è meno legato alle tradizioni e meno contro l’immigrazione, che vede più come un problema per il lavoro che per la cultura. Le differenze tra gli elettori si vedono nelle loro idee politiche. Chi vota Lega tende a non volere le minoranze e le persone potenti e vuole un’economia più libera. Chi vota M5s ha idee più diverse su vari argomenti. Entrambi i partiti prendono voti da chi ha problemi economici, ma la Lega attira anche chi sta meglio e vuole meno tasse e meno regole. Stare al governo insieme, essendo entrambi partiti populisti, crea problemi. I partiti populisti spesso promettono cose difficili da fare quando sono al potere, e questo crea tensione tra quello che dicono e quello che fanno. La Lega, che ha una struttura più solida e un leader forte ma che potrebbe avere dei punti deboli, sta nel centro-destra ma cerca anche di fare da sola. Il M5s, con un leader che decide tutto ma una struttura meno organizzata e che diceva di non fare alleanze, rischia di perdere voti a favore della Lega o del centro-sinistra perché non è chiaro su alcune cose importanti. Il fatto che stiano al governo insieme mostra che il Paese è diviso, con il Nord che si affida alla Lega per mantenere i suoi vantaggi e il Sud che vede nel M5s una speranza di cambiamento. La crescita di questi partiti succede in un momento in cui le istituzioni sono deboli e le differenze tra Nord e Sud non sono state risolte.Riassunto Lungo
1. La trasformazione della Lega tra Nord e Nazione
La storia della Lega è profondamente intrecciata con le crisi economiche e politiche che hanno segnato l’Italia negli ultimi trent’anni. Questo partito ha giocato un ruolo significativo nel panorama politico, contribuendo in modo determinante alla destabilizzazione del sistema nel 1992. Nel corso del tempo, è stato un alleato fondamentale per diversi governi di centro-destra, ma ha anche dimostrato la capacità di provocarne la caduta. Alcune posizioni, come una forte ostilità verso l’euro, una costante attenzione alla questione settentrionale e un’enfasi crescente sull’identità italiana, hanno caratterizzato il suo percorso politico fin dalle origini, delineando un profilo distintivo nel panorama dei partiti italiani.La guida di Salvini e il nuovo volto nazionale
Oggi la Lega mostra elementi di differenza e continuità rispetto al suo passato. Sotto la guida di Matteo Salvini, il partito si è progressivamente configurato come una forza politica a carattere nazionale, superando l’identità originaria strettamente legata alla “Padania”. Questo cambiamento strategico mira a un’espansione elettorale su tutto il territorio italiano. L’orientamento ideologico è diventato più marcatamente di destra, con una forte opposizione all’immigrazione e una posizione critica nei confronti dell’Europa e dell’euro. Questo spostamento verso posizioni più conservatrici e nazionaliste, sebbene già avviato nei primi anni Duemila, ha trovato nella strategia nazionale di Salvini la sua piena realizzazione.L’evoluzione ideologica: da federalismo a sovranismo e destra
La trasformazione programmatica del partito è evidente nel suo passaggio da una posizione prevalentemente federalista a una sovranista. Questo ha comportato l’abbandono della storica battaglia secessionista in favore di temi più nazionalisti e identitari. La Lega contemporanea ha assunto tratti che la avvicinano all’estrema destra, con posizioni apertamente anti-immigrati, xenofobe e nazionaliste. Questo posizionamento si è accentuato in particolare negli anni Duemila. L’immigrazione, in questo contesto, è diventata un tema centrale del dibattito politico del partito, alimentando paure e ostilità nell’elettorato e contribuendo a definire l’identità del “leghista del terzo millennio”.Elettorato, crisi economica e base territoriale
L’evoluzione del partito risponde a una serie di cambiamenti interni, nei rapporti con gli alleati e nell’elettorato stesso. Questi cambiamenti sono stati influenzati da processi nazionali e internazionali, come la crisi economica globale e le incertezze relative al futuro dell’Europa. La crisi economica ha in particolare ampliato le disuguaglianze sociali ed economiche, colpendo anche il ceto medio produttivo, che tradizionalmente rappresentava una parte significativa dell’elettorato leghista. Nonostante ciò, i consensi per la Lega sono cresciuti, soprattutto in concomitanza con le fasi di ripresa economica al Nord. La Lega cerca attivamente di costruire una propria egemonia culturale, proponendo messaggi che mirano ad attraversare e superare le tradizionali divisioni sociali e territoriali, ridefinendo la propria base di consenso. Nonostante la proiezione nazionale, il partito mantiene il suo baricentro e la sua forza principale nel Nord del paese, dove risiede la sua base storica e dove continua a ottenere i maggiori successi elettorali e amministrativi.Le alleanze e il posizionamento politico
Dopo la crisi che ha colpito il partito nel 2013 e il conseguente declino della leadership di Bossi, la Lega ha attraversato un periodo di grande difficoltà, rischiando una quasi scomparsa. Matteo Salvini ha gestito la complessa fase della successione, rinnovando profondamente la leadership e centralizzando la struttura del partito, riducendo significativamente il peso della base territoriale e delle sue componenti. I rapporti con Silvio Berlusconi sono stati storicamente cruciali per la costruzione e il mantenimento della coalizione di centro-destra. Nonostante le iniziali ostilità tra i leader storici come Bossi e Fini, l’alleanza con Forza Italia si è consolidata nel tempo, garantendo alla Lega una maggiore rappresentanza parlamentare rispetto alle esperienze politiche condotte in solitaria. Il successo elettorale ottenuto nel 2018 ha segnato un punto di svolta, ribaltando i rapporti di forza all’interno della coalizione, con la Lega che ha superato Forza Italia, mettendo in discussione gli equilibri consolidati per lungo tempo. La scelta di formare un governo con il Movimento 5 Stelle ha rappresentato una mossa strategica audace, che pone nuove sfide per il futuro posizionamento politico del partito e per le sue relazioni con gli alleati tradizionali. Abbandonare l’alleato storico come Forza Italia comporta il rischio di una minore capacità negoziale e di influenza politica, a meno che non si concretizzi l’ipotesi di creare un unico grande partito conservatore capace di aggregare diverse anime del centro-destra.Comunicazione e populismo
La Lega si confronta costantemente con le dinamiche del populismo e con il sentimento anti-establishment diffuso nella società. Il partito occupa una posizione per certi versi ambigua, essendo stato per molti anni una forza di protesta e di opposizione, ma avendo anche partecipato attivamente a diverse esperienze di governo. La leadership di Matteo Salvini si fonda in larga misura sulla sua popolarità personale e sulla sua capacità comunicativa, più che su un carisma tradizionale. Egli gestisce il partito in modo verticale, centralizzando le decisioni e rendendo di fatto innocue le eventuali opposizioni interne. La sua strategia comunicativa è caratterizzata dall’uso di un linguaggio diretto, spesso semplificato e ricco di stereotipi, che mira a raggiungere un vasto pubblico. Questa comunicazione agita paure e propone soluzioni apparentemente di “buonsenso”, che tuttavia tendono a celare posizioni politiche spesso estreme, in particolare sui temi legati all’immigrazione e alla sicurezza. Anche il programma economico proposto, come l’idea della flat tax, sembra favorire prevalentemente gli interessi del Nord del paese, la base storica del partito. La legittimazione e l’efficacia della comunicazione di Salvini sono facilitate da fattori sociali e culturali, come una scarsa memoria storica diffusa nella popolazione e un elevato livello di analfabetismo funzionale, che rendono più semplice la diffusione di messaggi semplificati e l’accettazione di posizioni polarizzanti.Davvero il successo di una strategia comunicativa si spiega solo con la scarsa memoria storica o l’analfabetismo funzionale dell’elettorato?
Il capitolo, nel descrivere l’efficacia della comunicazione politica, accenna a fattori come la scarsa memoria storica e l’analfabetismo funzionale come elementi che ne facilitano la diffusione. Questa prospettiva, pur evidenziando potenziali fragilità del contesto sociale, rischia di semplificare eccessivamente le ragioni del consenso, attribuendolo primariamente a presunti deficit del pubblico piuttosto che analizzare a fondo l’attrattiva intrinseca del messaggio o le dinamiche socio-economiche che lo rendono rilevante. Per approfondire questo aspetto, sarebbe utile esplorare le discipline della comunicazione politica, la sociologia dei processi culturali e la psicologia sociale, che studiano come i messaggi vengono costruiti, diffusi e recepiti in contesti complessi. Autori come Pierre Bourdieu o studiosi di comunicazione come Gianpietro Mazzoleni potrebbero offrire strumenti per analizzare l’interazione tra emittente, messaggio, ricevente e contesto sociale in modo più articolato.2. La Lega tra Nord e Nuove Destre
Nelle elezioni del 2018, la Lega è diventata la forza principale all’interno del centro-destra. Ha ottenuto quasi la metà dei voti della coalizione, il 49%, segnando un aumento notevole rispetto alle elezioni precedenti. Questo risultato l’ha posizionata come il pilastro elettorale e il punto di riferimento dell’alleanza, superando il peso di Forza Italia. Gran parte di questo successo deriva dal sostegno di elettori che guardano con diffidenza alle istituzioni e alla politica tradizionale. Questo nuovo peso ha ridefinito gli equilibri politici.Dove prende voti la Lega
Anche se la Lega ha allargato i suoi consensi, resta molto legata al Nord Italia. La maggior parte dei suoi voti, il 61% nel 2018, viene ancora dalle regioni settentrionali. Questo dimostra che il suo sostegno non è distribuito in modo uguale in tutta Italia, a differenza di altri partiti più nazionali. Il Centro-Sud, pur mostrando una certa crescita, dà ancora pochi voti, specialmente al di sotto del Lazio. La presenza del partito è più forte nei comuni piccoli del Nord. Al Centro-Sud, invece, la distribuzione dei voti è più uniforme, suggerendo che la sua diffusione sia legata più al messaggio mediatico che a un forte legame con il territorio. Un segnale che il legame con il Nord è ancora importante è dato dallo statuto del partito, in vigore dal 2015, che mantiene l’obiettivo dell’indipendenza della Padania. Questo fa pensare che il cambio di nome del partito sia stato soprattutto una mossa strategica per crescere a livello nazionale, senza dimenticare le sue radici.Chi vota la Lega
Guardando chi vota la Lega nel 2018, si nota un mix interessante. Dal punto di vista sociale, gli elettori sono abbastanza simili alla popolazione generale, ma le loro idee sono più estreme. Ci sono circa lo stesso numero di uomini e donne. L’età media è un po’ più alta rispetto ad altri partiti, tra i 48 e i 50 anni. Il livello di istruzione è in media più basso. La maggior parte degli elettori lavora (circa il 70%). Molti sono dipendenti di aziende private, spesso grandi, o lavoratori autonomi. C’è anche una buona percentuale di operai, ma non sono la maggioranza. Dal punto di vista delle idee politiche, la Lega si colloca molto a destra. Nel 2018, il suo elettorato aveva un punteggio medio di 8.2 su una scala da 0 (sinistra) a 10 (destra). Questo spostamento verso destra è diventato più forte con la guida di Salvini. Lui ha messo l’accento su temi come il controllo dell’immigrazione e la critica all’Europa. Ha anche stabilito legami chiari con gruppi di estrema destra.Come può un partito che mantiene nel suo statuto l’obiettivo dell’indipendenza della Padania definirsi “nazionale” e puntare a rappresentare l’intera Italia, o è forse questa una strategia che nasconde una contraddizione irrisolta?
Il capitolo descrive il cambio di nome del partito come una mossa strategica per crescere a livello nazionale, pur notando che lo statuto mantiene l’obiettivo dell’indipendenza della Padania. Questa apparente contraddizione tra radici secessioniste e ambizione nazionale non viene esplorata a fondo. Il capitolo non chiarisce come il partito gestisca questa dualità sul piano ideologico e programmatico, né come essa influenzi la percezione e il consenso nelle diverse aree del paese, specialmente al Centro-Sud dove il legame territoriale è descritto come più debole. Per comprendere meglio questa dinamica, sarebbe utile approfondire gli studi sulla trasformazione dei partiti regionalisti e populisti in formazioni a vocazione nazionale, analizzando le strategie di adattamento e le tensioni interne che ne derivano. Autori come P. Taggart o D. Albertazzi hanno affrontato temi simili, offrendo spunti per analizzare la coesistenza di istanze territoriali e piattaforme politiche più ampie.3. Populismo, Valori e la Divisione del Voto
La Lega presenta caratteristiche populiste, evidenti in un elettorato che desidera che i politici seguano la volontà del popolo e che esprime insoddisfazione per la loro inefficacia. Questo sentimento populista si accompagna a una forte diffidenza verso i partiti e le istituzioni. Nel tempo, il partito ha cambiato direzione, passando da posizioni a favore del federalismo e delle autonomie regionali a un orientamento più centrato sul nazionalismo e sulla sovranità nazionale. Questa evoluzione include una chiara opposizione all’Unione Europea e alla moneta unica. Gli elettori che si riconoscono nella Lega tendono a definirsi primariamente come “solo italiani” e manifestano preoccupazione per una possibile perdita dell’identità nazionale, percepita come minacciata dall’integrazione europea.Aspetti Economici e Composizione dell’Elettorato
Per quanto riguarda le questioni economiche, l’elettorato leghista mostra una propensione verso idee liberiste. Molti sostengono la riduzione delle tasse, anche se questo dovesse comportare una diminuzione dei servizi pubblici. Questa posizione emerge nonostante in alcuni casi gli stessi elettori abbiano percezioni negative sulla propria situazione economica personale e su quella generale del Paese. La base elettorale della Lega è variegata dal punto di vista socioeconomico: comprende imprenditori e lavoratori autonomi, ma anche lavoratori dipendenti. Tuttavia, si registra una bassa percentuale di disoccupati tra i suoi sostenitori.Valori Culturali e Posizioni Sociali
Sul piano culturale, gli elettori della Lega mostrano una notevole uniformità e si orientano verso posizioni tradizionaliste e autoritarie. Un numero significativo supporta limitazioni all’aborto e si oppone ai matrimoni e alle unioni civili tra persone dello stesso sesso. C’è una preferenza marcata per una leadership forte e decisa. L’immigrazione è un tema centrale e viene spesso percepita come una minaccia sia per l’occupazione che per la cultura italiana. È interessante notare che, contrariamente a quanto la retorica del partito potrebbe suggerire, l’elettorato della Lega non risulta essere significativamente più religioso della media della popolazione italiana.Confronto con il Movimento 5 Stelle e Distribuzione Geografica del Voto
Sia la Lega che il Movimento 5 Stelle possono essere considerati partiti che esprimono un sentimento di protesta, ma presentano differenze sostanziali. La Lega ha una lunga storia di opposizione al sistema politico, pur avendo partecipato a diversi governi nel corso del tempo. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha posto maggiore enfasi sulla critica diretta alle élite politiche ed economiche. La distribuzione dei voti nelle elezioni del 2018 evidenzia una netta separazione geografica tra i due partiti. La Lega ottiene i suoi migliori risultati principalmente nel Nord Italia, in particolare nei comuni di dimensioni più piccole. Al contrario, il Movimento 5 Stelle prevale nel Sud Italia e nei centri urbani di medie dimensioni, dimostrando una presenza più diffusa e capillare su tutto il territorio nazionale rispetto alla Lega.[/membership]Se l’elettorato leghista percepisce negativamente la propria situazione economica, come può sostenere politiche liberiste di riduzione delle tasse che potrebbero ridurre i servizi pubblici essenziali?
Il capitolo evidenzia una potenziale contraddizione: l’elettorato leghista, pur avendo percezioni economiche negative, sembra propendere per politiche liberiste come la riduzione delle tasse, che potrebbero comportare tagli ai servizi pubblici. Questo aspetto merita un approfondimento. Per comprendere meglio questa dinamica, è utile esplorare i meccanismi del comportamento elettorale, in particolare come le percezioni soggettive e le identità politiche interagiscano con gli interessi economici oggettivi. Si potrebbe approfondire la letteratura sulla psicologia del voto e sull’economia politica. Autori come Thomas Piketty, che analizzano le disuguaglianze e le politiche fiscali, o studiosi del populismo come Cas Mudde, potrebbero offrire spunti per inquadrare questa apparente irrazionalità.4. Due Volti della Protesta Italiana
La distribuzione del voto per Lega e Movimento 5 stelle nel 2018 è molto diversa tra le zone d’Italia. La Lega prende più voti nei comuni piccoli e medi del Nord, mentre il M5s vince al Sud, soprattutto nelle grandi città. Nelle grandi città del Nord, il M5s prende più voti della Lega. Al Centro-Sud, i voti per la Lega sono distribuiti in modo più uniforme e non calano nei centri più grandi. La sfida tra i due partiti è forte al Nord, mentre al Centro-Sud il M5s vince quasi senza rivali.Voto e situazione economica
Il voto per la Lega è più alto nelle zone con molti occupati e poca disoccupazione. Al contrario, il M5s riceve più consensi dove c’è più disoccupazione. Questo legame tra voto e situazione lavorativa si nota sia al Nord che al Sud. La presenza di residenti stranieri sembra legata al voto Lega al Sud, ma in modo indiretto: è nelle aree economicamente più forti del Mezzogiorno, dove la Lega ha successo, che si concentrano anche gli stranieri. Al Nord, il rapporto tra voto Lega e presenza straniera è debole o negativo, mostrando che il radicamento del partito è storico e non legato all’immigrazione recente.Chi vota Lega e chi vota M5s
Gli elettori della Lega e del M5s hanno caratteristiche diverse per età, sesso, istruzione e tipo di lavoro. Chi vota Lega è più equilibrato tra uomini e donne, più anziano, ha studiato meno e include molti lavoratori autonomi e imprenditori. Chi vota M5s è più spesso uomo, più giovane, ha studiato di più e comprende più impiegati e operai. Entrambi i gruppi sono molto insoddisfatti della politica e dei partiti tradizionali, mostrando un forte sentimento populista, più della media nazionale. Però, hanno idee diverse su temi importanti. La Lega è molto contraria all’Europa, vuole meno tasse anche se questo riduce i servizi pubblici, è più autoritaria e legata alle tradizioni (difende la famiglia tradizionale, vorrebbe limitare l’aborto), ed è molto ostile all’immigrazione. Il M5s è un po’ contrario all’Europa, preferisce i servizi pubblici, è meno autoritario e tradizionalista, e meno fortemente ostile all’immigrazione, vista più come un problema per l’economia che per la cultura. Chi vota Lega tende a diffidare delle minoranze e dei potenti e preferisce un’economia più libera. Chi vota M5s ha idee più varie. Entrambi i partiti raccolgono il malcontento di chi ha difficoltà economiche, ma la Lega attira anche persone più ricche che chiedono meno tasse e meno regole.L’alleanza di governo e il contesto
L’alleanza di governo tra Lega e M5s, che sono entrambi partiti populisti, presenta delle sfide. I partiti populisti tendono a promettere soluzioni drastiche che sono difficili da mettere in pratica una volta al potere, creando un divario tra le promesse e la realtà. La Lega ha una struttura più solida e un leader forte, anche se con possibili debolezze. Si posiziona nel centro-destra ma cerca anche di agire in modo indipendente. Il M5s ha una guida centrale ma è meno organizzato come partito. La sua forza viene dal rifiuto delle alleanze tradizionali, e questo lo espone al rischio di perdere voti a favore della Lega o del centro-sinistra, a causa della sua incertezza su questioni importanti. La loro unione al governo riflette una divisione profonda nel Paese: il Nord guarda alla Lega per difendere i propri interessi, mentre il Sud vede nel M5s una possibilità di cambiare le cose. La crescita di questi partiti avviene in un periodo di istituzioni fragili e di persistenti differenze tra le diverse aree geografiche dell’Italia.Davvero il voto si spiega con un semplice legame tra disoccupazione e M5s, o tra presenza straniera e Lega, come se i cittadini fossero automi economici o reattivi alla sola demografia?
Il capitolo mette in luce interessanti correlazioni tra il voto e fattori socio-economici, come l’occupazione o la presenza di stranieri. Tuttavia, presentare questi legami quasi come cause dirette del comportamento elettorale rischia di semplificare eccessivamente un fenomeno estremamente complesso. Le scelte di voto sono influenzate da una miriade di fattori che vanno ben oltre la mera situazione economica o la composizione demografica di un’area: identità, valori, percezione del futuro, fiducia nelle élite, esposizione mediatica, e molto altro. Per cogliere la reale profondità delle motivazioni che hanno spinto milioni di italiani a votare in un certo modo nel 2018, è indispensabile integrare l’analisi socio-economica con approcci dalla sociologia politica e dalla psicologia sociale. Approfondire il lavoro di autori che studiano il comportamento elettorale e i fenomeni populisti può fornire gli strumenti concettuali necessari per andare oltre le correlazioni superficiali e indagare le cause profonde.Abbiamo riassunto il possibile
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