Politica

La grande illusione. Matteo Renzi 2004-2014

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1. Dalla campagna toscana alla ribalta nazionale

La storia inizia in un piccolo paese vicino Firenze, un luogo dove l’appartenenza politica ha un peso significativo. Matteo Renzi, pur essendo nato a Firenze, cresce a Rignano sull’Arno e fin da bambino mostra una forte determinazione e un desiderio di prevalere. Possiede spiccate doti di leadership, coordinando i suoi coetanei, e ha una notevole attenzione per le regole. La sua è una famiglia cristiana e numerosa, con una solida tradizione legata allo scoutismo e un padre attivamente impegnato nella politica locale, passando dalla Democrazia Cristiana al Partito Democratico. L’ambiente familiare e locale contribuisce a plasmare la sua precoce inclinazione verso l’impegno e la competizione.

Le prime esperienze formative

Lo scoutismo rappresenta un elemento cruciale nella sua formazione, trasmettendo valori fondamentali come il senso di comunità, la lealtà e la responsabilità. Queste esperienze contribuiscono a rafforzare il suo carattere e la sua visione del mondo. Dopo aver abbandonato il calcio, un’altra passione giovanile, si dedica all’arbitraggio, dimostrando ancora una volta la sua propensione per il rispetto delle regole e l’assunzione di un ruolo decisionale. La sua passione per la politica emerge molto presto; già al liceo si candida a rappresentante d’istituto, distinguendosi per le sue posizioni decise che gli valgono soprannomi come “il Bomba” e, data la sua fede democristiana, “Renzquemada”.

Vita privata e famiglia

La sua relazione con Agnese Landini ha inizio durante una gita scout, un legame che si rafforza e si consolida nel tempo. Un momento particolare che contribuisce a cementare il loro rapporto è l’apparizione di Matteo al celebre gioco televisivo “La Ruota della Fortuna”. Si sposano e costruiscono una famiglia, avendo tre figli. Agnese Landini sceglie di mantenere un profilo riservato, una decisione che si conferma anche quando il marito raggiunge la massima carica politica, scegliendo di non trasferirsi a Roma in qualità di Presidente del Consiglio. La sfera privata e gli affetti rimangono un punto fermo nella sua vita.

L’ingresso nella politica e la “rottamazione”

Matteo Renzi entra nel mondo della politica universitaria, per poi confluire nei partiti di centrosinistra. La sua ascesa lo porta a diventare segretario provinciale della Margherita. È in questo periodo che inizia a manifestare apertamente la volontà di sfidare i leader storici e consolidati del suo partito, portando avanti con forza l’idea di un profondo rinnovamento. Sfrutta la sua posizione di presidente della Provincia di Firenze, il più giovane a ricoprire tale incarico, per aumentare la sua visibilità e affermare la sua visione politica. È dalla stazione Leopolda di Firenze che lancia ufficialmente il concetto di “rottamazione”, organizzando incontri e dibattiti per discutere il futuro dell’Italia e proporre un cambio generazionale nella classe dirigente.

L’ascesa a Firenze e la trasformazione d’immagine

Questa strategia di rinnovamento lo porta a candidarsi alle primarie per la carica di sindaco di Firenze. Contro ogni aspettativa, riesce a superare l’establishment del partito e a vincere le elezioni, diventando sindaco della città. Parallelamente alla sua rapida ascesa politica, Renzi subisce una notevole trasformazione non solo nel suo stile politico, ma anche nella sua immagine pubblica. Passa da un aspetto inizialmente trascurato a un’immagine molto più curata e studiata, dimostrando una grande abilità nell’utilizzare i mezzi di comunicazione per promuovere la sua figura e il suo messaggio. Questa metamorfosi contribuisce in modo significativo alla sua crescente popolarità e alla sua capacità di catturare l’attenzione dell’opinione pubblica.

Verso la guida del Paese

Dopo il successo a Firenze, Matteo Renzi punta alla leadership nazionale del Partito Democratico. Si candida alle primarie nazionali del PD, venendo inizialmente sconfitto da Pier Luigi Bersani. Tuttavia, non si arrende e si ripresenta alle primarie nel 2013, ottenendo questa volta una vittoria schiacciante che lo porta a diventare il nuovo segretario del partito. Questo successo lo proietta rapidamente verso la massima carica di governo. Nel febbraio 2014, riceve l’incarico di formare il nuovo esecutivo, diventando così il Presidente del Consiglio.

Stile politico e impatto

Il suo stile politico si caratterizza per l’uso di un linguaggio semplice, diretto e spesso basato su slogan efficaci, che mirano a comunicare in modo immediato con i cittadini. Questo approccio divide l’opinione pubblica: da un lato, viene percepito come un innovatore capace di parlare alla gente comune; dall’altro, viene criticato come un personaggio più attento alla forma e all’immagine che alla sostanza dei problemi. La sua capacità di attrarre consensi anche al di fuori dei tradizionali schieramenti politici è evidente. L’impatto a lungo termine del suo operato e del suo stile sulla politica italiana rimane un argomento ampiamente dibattuto.

Quanto la ‘rottamazione’ e la trasformazione d’immagine descritte nel capitolo rappresentano un reale cambiamento politico e quanto una mera strategia comunicativa?
Il capitolo, pur evidenziando questi elementi come cruciali per l’ascesa, non approfondisce se fossero percepiti come autentici o calcolati, né l’impatto reale sulla sostanza della politica al di là del cambio generazionale. Per comprendere meglio queste dinamiche, è utile approfondire gli studi sulla comunicazione politica, l’analisi del discorso pubblico e la sociologia dei processi di costruzione dell’immagine politica. Autori che si occupano di questi temi possono offrire strumenti per distinguere tra strategia e sostanza.


2. Stil Novo e Rottamazione: La Nuova Politica di Renzi

La politica di Renzi si caratterizza per uno stile di comunicazione che mescola elementi tradizionali e moderni. Non introduce concetti del tutto nuovi, ma li rielabora presentandoli in modo da farli apparire originali al pubblico. Utilizza un linguaggio molto semplice e diretto, facilmente comprensibile da un vasto pubblico, arricchito da metafore, riferimenti alla cultura popolare, allo sport e a figure storiche o letterarie. Questo approccio mira a creare un legame emotivo con chi ascolta e a raggiungere diverse fasce della popolazione, ponendo spesso maggiore enfasi sulla forma e sul modo di presentare le idee piuttosto che sui contenuti specifici delle proposte.

La Rottamazione e il Rinnovamento

Un elemento centrale della sua ascesa politica è la “rottamazione”, ovvero l’idea di superare e sostituire la vecchia classe dirigente. Questa azione si rivolge in particolare ai rappresentanti delle correnti politiche storiche all’interno del Partito Democratico, quelle legate alle tradizioni post-comuniste e post-democristiane. La “rottamazione” viene interpretata come un distacco definitivo dall’influenza storica del Partito Comunista Italiano e come un successo per la componente di estrazione ex democristiana. Il suo modo di agire, deciso e orientato a personalizzare la leadership, porta spesso a paragoni con figure politiche del passato come Silvio Berlusconi e Bettino Craxi, evidenziando una leadership forte e centralizzata.

Pragmatismo e Flessibilità Politica

Nonostante la retorica del profondo rinnovamento, Renzi dimostra un notevole pragmatismo politico. È capace di dialogare e stringere accordi anche con avversari storici, mostrando una flessibilità che gli consente di adattarsi alle circostanze. Questo approccio include la possibilità di recuperare e coinvolgere figure che in precedenza erano state criticate, se ciò si rivela utile per raggiungere i propri obiettivi politici. Tale flessibilità evidenzia un modo di fare politica basato sull’efficacia e sulla ricerca di un consenso che superi le tradizionali divisioni ideologiche. La sua leadership segna un momento di netta rottura con le dinamiche e gli equilibri che avevano caratterizzato il centrosinistra italiano negli anni precedenti.

Se la “rottamazione” era il cuore del rinnovamento, come si concilia con il recupero pragmatico di figure precedentemente criticate?
Il capitolo descrive una strategia che mescola la retorica radicale della “rottamazione” con un notevole pragmatismo, arrivando a recuperare figure precedentemente criticate. Questa apparente contraddizione solleva dubbi sulla reale portata del rinnovamento e sulla coerenza dell’azione politica. Per esplorare questa tensione tra retorica del cambiamento e flessibilità tattica, è utile studiare la scienza politica, in particolare i temi della leadership e della comunicazione politica. Approfondire il pensiero di autori come Max Weber, per la sua analisi delle forme di potere, o di studiosi che hanno analizzato le trasformazioni dei partiti italiani, può aiutare a comprendere meglio come queste dinamiche si manifestino nella pratica.


3. La Politica come Prodotto e Spettacolo

La politica viene presentata con tecniche di marketing, simile al lancio di un nuovo prodotto tecnologico. Si punta molto su un’immagine di novità e cambiamento. Lo stile politico si ispira a modelli internazionali come Tony Blair e Barack Obama, imitandone la comunicazione e l’uso di slogan per rinnovare la sinistra. Si adotta un linguaggio che include molti termini inglesi, a volte usati in modo improprio. Questa attenzione si concentra sulla presenza mediatica nazionale e internazionale, portando a una percezione di minore presenza negli incarichi locali ricoperti in precedenza.

Strumenti di comunicazione e immagine

La figura politica utilizza intensamente la tecnologia per comunicare e monitorare l’opinione pubblica. Dispositivi come iPhone e social media quali Twitter e Facebook sono strumenti centrali in questa strategia. Questa dipendenza dalla tecnologia si manifesta anche in contesti istituzionali, dove vari dispositivi sono usati contemporaneamente. L’immagine pubblica è costruita anche attraverso un uso massiccio dei media tradizionali. Ci sono molte presenze televisive e un ampio supporto da parte di stampa e giornalisti, definiti “renzologi”.

Rapporti economici e finanziamento

Un elemento centrale è il rapporto con i poteri economici e finanziari. Molti imprenditori e finanzieri, inizialmente criticati, offrono supporto, anche in vista delle nomine nei vertici delle grandi aziende statali. La raccolta fondi per le campagne politiche avviene tramite associazioni e fondazioni, gestite da collaboratori stretti come Marco Carrai e Alberto Bianchi. Le attività di questi collaboratori e le loro relazioni con l’amministrazione pubblica, in particolare a Firenze durante il mandato da sindaco, sollevano questioni di potenziali conflitti di interesse. Un esempio è il caso dell’appartamento utilizzato dal sindaco e pagato da un amico con incarichi comunali.

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Ma quanto conta davvero il merito nella gestione della cosa pubblica, quando il potere si concentra su reti di fedeltà personale?
Il capitolo, descrivendo uno stile di leadership centrato sulla fedeltà personale e riportando esempi dalla gestione amministrativa, solleva interrogativi cruciali sulla natura del potere politico. La tendenza a privilegiare reti di fiducia ristrette e le conseguenti scelte in termini di nomine e gestione delle risorse pubbliche, come accennato nel capitolo, suggeriscono un potenziale conflitto tra la logica della lealtà personale e i principi di merito e trasparenza nella cosa pubblica. Per approfondire questa complessa relazione, è utile esplorare gli studi sulla scienza politica, in particolare quelli che analizzano le dinamiche del potere, la formazione delle élite e i fenomeni di clientelismo e patronage. Autori come Machiavelli o Weber offrono spunti fondamentali sulla natura del potere e dell’amministrazione, mentre la letteratura più recente sulla corruzione e la governance può fornire strumenti per analizzare le ricadute pratiche di tali dinamiche sulla gestione delle istituzioni.


6. La Zuppa Riscaldata del Potere

Inizialmente, un leader politico si dichiara pubblicamente fedele al governo in carica e contrario a ottenere posizioni di potere attraverso manovre interne, affermando di voler raggiungere la guida del paese solo tramite elezioni democratiche. Sostiene apertamente di fare il tifo per il presidente del Consiglio in carica e di non avere alcuna intenzione di farlo cadere. Tuttavia, dopo essere diventato segretario del proprio partito, una mozione interna votata dalla maggioranza porta rapidamente alle dimissioni del presidente del Consiglio, a meno di un anno dal suo insediamento, aprendo la strada a un nuovo esecutivo.

La composizione del nuovo governo

Il governo che si forma include numerosi ministri che facevano già parte del precedente esecutivo e diverse figure politiche con una lunga carriera alle spalle. Questo contraddice l’idea di un rinnovamento profondo o di una “rottamazione” della vecchia classe dirigente. La composizione del nuovo esecutivo riflette piuttosto gli accordi raggiunti tra i partiti della maggioranza, con una distribuzione degli incarichi che segue logiche politiche tradizionali. Si nota la presenza di figure che erano state precedentemente criticate e anche di alcuni personaggi coinvolti in indagini giudiziarie. La scelta di alcuni ministri, in particolare quello dell’Economia, sembra essere stata influenzata da accordi con il Quirinale e importanti istituzioni finanziarie, nonostante le preferenze iniziali espresse dal nuovo premier.

Comunicazione e realtà politica

La comunicazione pubblica del nuovo leader si concentra molto sulla sua giovane età e su promesse di riforme rapide e tagli alle tasse, presentate con uno stile enfatico e spettacolare. Vengono annunciate misure significative come la riduzione del cuneo fiscale e la creazione di nuovi posti di lavoro. Tuttavia, sorgono interrogativi concreti sulla loro effettiva attuazione e sulla copertura finanziaria necessaria per realizzarle. Questo approccio, caratterizzato da manovre politiche interne per ottenere il potere e da una composizione di governo che ripropone volti noti del passato, viene percepito da molti come un ritorno ai metodi della vecchia politica, nonostante la forte retorica del cambiamento. Lealtà e coerenza politica sembrano dunque subordinate alla ricerca del potere e all’ambizione personale.

Come si concilia la retorica del nuovo con le manovre e i volti della vecchia politica?
Il capitolo descrive una chiara discrasia tra le dichiarazioni iniziali di lealtà e il percorso effettivo intrapreso per ottenere il potere, culminato in un governo che ripropone molte figure del passato, nonostante la forte enfasi sulla “rottamazione”. Questa tensione tra il dire e il fare, tra l’immagine proiettata e la realtà delle dinamiche politiche, è un punto cruciale che il capitolo evidenzia ma che meriterebbe un’ulteriore contestualizzazione. Per approfondire le ragioni e le implicazioni di tali contraddizioni, può essere utile esplorare la scienza politica, in particolare gli studi sui partiti, le élite e la comunicazione politica. Autori come Niccolò Machiavelli, per la sua analisi del potere, o Gaetano Mosca e Vilfredo Pareto, per le teorie sulla circolazione delle élite, offrono strumenti concettuali per interpretare questi fenomeni.


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