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Contenuti del libro
Informazioni
“La dialettica della libertà in Nietzsche e Dostoevskij” di Maria Russo è quel tipo di libro che ti fa pensare un sacco. Non è la solita roba su come essere liberi, ma un viaggio nell’abisso e nel sottosuolo dell’anima umana, dove Nietzsche e Dostoevskij si incontrano senza essersi mai visti, quasi per una “consanguineità” di sguardi. L’autrice esplora come entrambi smontano le idee facili di libertà, tipo il destino già scritto o l’arbitrio senza regole, che per loro portano solo al nichilismo. Invece, vedono la libertà come una lotta continua, una “dialettica tragica” sempre sul filo del rasoio, che non si ferma mai. È una scelta di vita che ti spinge oltre i limiti, come l’Oltreuomo di Nietzsche o i personaggi tormentati di Dostoevskij, da Kirillov a Raskolnikov, fino ad Aleksej o Dmitrij Karamazov. Il libro ti porta a vedere come la vera “affermazione della vita” non fugge dal dolore o dal caos, ma ci dice “sì” dentro, anche attraverso figure enigmatiche come l’eterno ritorno o il Cristo autentico. È una lettura che ti sfida a guardare in faccia il tragico e a trovare lì la forza di creare, non di distruggere, mostrando che la libertà è un movimento vivo, non una teoria morta.Riassunto Breve
Esiste una vicinanza tra Nietzsche e Dostoevskij, non per incontro diretto ma per un modo simile di guardare le cose, specialmente la libertà. Entrambi criticano le idee di libertà del loro tempo, come il determinismo che dice che tutto è già deciso, l’idealismo che vede la realtà come solo pensiero, e il nichilismo che intende la libertà come fare qualsiasi cosa senza limiti. Per loro, il nichilismo non è solo un’idea, ma una forza reale, soprattutto in Russia. La libertà, per questi autori, è un processo continuo e difficile, pieno di contraddizioni, non qualcosa che arriva a un punto finale o a una soluzione semplice. È una lotta costante che si svolge sul bordo di un abisso. Questa lotta è concreta, riguarda la vita di tutti i giorni, non è un concetto astratto. La libertà è la possibilità infinita di andare oltre i limiti che la storia o la natura sembrano imporre. È una scelta personale di diventare chi si è veramente, con il rischio di fallire o di elevarsi. Solo attraverso questo atto libero si può sopportare la difficoltà della vita e rendere l’esistenza autentica. Per parlare di questa libertà che va oltre l’uomo comune, usano immagini e simboli, come l’Oltreuomo, Kirillov, l’eterno ritorno o il Crocifisso, invece di spiegazioni chiare. Sono come indizi che il lettore deve interpretare attivamente. Molti studiosi hanno visto in loro una filosofia che accetta la tragedia e non cerca di risolvere le contraddizioni, esplorando gli estremi dell’esistenza umana. Hanno mostrato la complessità delle idee del positivismo, dell’idealismo e del nichilismo. C’è una parte nascosta dell’uomo, come l’uomo delle *Memorie dal sottosuolo*, che è schiacciato da troppi pensieri, il che impedisce l’azione ma permette di vedere le cose in modo critico. Questo stato può essere un punto di arrivo o di partenza, ma c’è il pericolo di rimanere bloccati. Questo stato è legato al *ressentiment*, un sentimento di risentimento che nasce dall’incapacità di agire e si trasforma in valori negativi o in azioni senza senso. La volontà umana non segue solo leggi naturali o il proprio interesse. La scienza è vista come un modo di interpretare, non la verità assoluta. L’uomo può volere anche ciò che gli fa male; la volontà è espressione della vita intera, non solo della ragione. La libertà di volere, anche se irrazionale, è ciò a cui l’uomo tiene di più, potendo scegliere tra infinite possibilità fino all’ultimo. Viene criticato l’idealismo, che vede la storia come un percorso obbligato verso una soluzione finale e la realtà come ferma. Non esistono fatti puri, solo modi di vederli. La storia non ha un fine già scritto. Anche l'”anima bella”, che si tira indietro per non sporcarsi, è criticata. Questa non è libertà, ma una fuga che nasconde invidia o incapacità di agire. La vera libertà non ha paura di sé e non è bloccata da concetti come peccato o rimorso. Personaggi come Raskolnikov o il Grande Inquisitore mostrano forme di libertà non vere: fare quello che si vuole senza limiti, non agire, o non riuscire a vivere nel mondo reale. La libertà vera implica il rischio della scelta e l’accettazione della vita concreta. La libertà umana è legata all’idea di Dio, che a sua volta si mette in gioco con la libertà. La libertà intesa come potere illimitato, al di là del bene e del male, porta alla distruzione di sé, come mostrano personaggi come Stavrogin o Kirillov. La loro libertà è un’illusione che porta all’annientamento. Nietzsche, pur parlando di andare oltre il bene e il male, non intende la libertà come pura distruzione. L’oltreuomo crea nuovi valori che affermano la vita. Molti personaggi di Dostoevskij e alcune figure nello Zarathustra rappresentano forme di libertà che falliscono. Stavrogin è l’indifferenza totale, non sente nulla e si consuma. Kirillov cerca di diventare Dio suicidandosi, ma il suo atto è una tragica imitazione che porta solo al nulla. Raskolnikov, provando a superare la morale con un omicidio, trova solo tormento, mostrando che una libertà basata sulla negazione non funziona. La vera libertà, per entrambi, non è un vuoto negativo, ma una forza positiva che crea. Si vede nell’accettazione della vita e nella creazione di valori. Le strade che si oppongono a questo, come il risentimento o la morale della massa, negano la vita e quindi la libertà. Il nichilismo può essere passivo (rassegnazione) o attivo (che nega la negazione per creare spazio). La libertà autentica richiede una volontà forte, capace di dire “sì” alla vita, anche accettando il proprio destino (*amor fati*). Dostoevskij mostra nel perdono, come quello di Sonja, un modo per superare la logica della colpa, un’affermazione che va oltre la morale comune. La libertà creativa si oppone all’indifferenza distruttiva e al fanatismo basato su idee astratte che impediscono la scelta. La libertà ha un aspetto positivo, ma con differenze: Nietzsche la cerca nella solitudine interiore, Dostoevskij nel rapporto con gli altri. Entrambi rifiutano la filosofia tradizionale per una ricerca sulla vita. Usano la dialettica in modo diverso: Nietzsche per criticare, Dostoevskij per mostrare lo scontro di idee nei personaggi. Da queste lotte nasce l’alternativa vitale. Per Nietzsche, la solitudine è necessaria per l’oltreuomo che accetta il mondo. Per Dostoevskij, la libertà si vede meglio nel mondo e nella responsabilità verso gli altri. La differenza maggiore è nella religione: per Nietzsche la libertà è solo in questo mondo (eterno ritorno), per Dostoevskij l’amore per la terra viene dall’amore per il cielo. L’oltreuomo nietzscheano crea valori affermando la vita. Essere “cattivo” significa essere contro la vita per risentimento. L’oltreuomo è il bambino che gioca e il pastore che affronta il male. L’eterno ritorno non è un destino, ma una scelta libera: vivere ogni azione come se dovesse ripetersi per sempre, volendo sempre ciò che si fa. Questo include l’accettazione di tutto ciò che è necessario alla vita. Dostoevskij vede questa volontà come una contraddizione, parte della vita ma non il suo significato. La vera libertà sta nell’accettare il dolore e il disordine senza cercare una ricompensa o una soluzione finale. Non è scegliere tra bene e male in un mondo già definito, ma il coraggio di affermare la vita nonostante il dolore, volendola proprio per il dolore. Entrambi criticano le istituzioni religiose che hanno tradito il messaggio originale di Cristo, usando il Vangelo per negare la libertà in nome di una falsa felicità. Il Cristo autentico, per loro, agisce, mostrando un modo di vivere libero e creativo. Non cerca vendetta, ma accetta la sofferenza e la morte con un “sì” che va oltre l’umano. La domanda sul senso del dolore inutile, come quella di Ivan Karamazov, non ha una risposta teorica. La risposta è nella vita pratica, nell’azione. Dmitrij Karamazov accetta la colpa e la responsabilità di tutti come una leggerezza. La sua trasformazione avviene accettando il peso del mondo, non fuggendo. La libertà è un movimento continuo, un “dire-di-sì” che non dimentica il negativo ma lo accoglie come parte necessaria per affermare la vita. Non si supera il dolore eliminandolo, ma lo si accoglie, affermando la gioia di vivere anche nella tragedia. Cristo e Dioniso si uniscono in questa affermazione, suggerendo una libertà che non scappa dal negativo ma lo attraversa per affermare il positivo. Criticano l’idea tradizionale di libero arbitrio, vista come determinata o come creazione astratta dell’Io. Rifiutano l’idea di un uomo chiuso in un mondo ordinato e l’isolamento del sé che porta al nichilismo. Non credono in un bene assoluto o in un’anima pura separata dagli istinti e dalla difficoltà dell’azione. Rifiutano il libero arbitrio come inteso dalla tradizione. Questo non significa accettare una volontà di potenza come negazione o vendetta. Il nichilismo è visto come conseguenza di una ragione assoluta, fanatismo o utopie rigide, ma anche come un momento cruciale prima dell’autodistruzione o di un nuovo modo di vivere. Propongono un modo di vedere i valori che evita il relativismo e il nichilismo. Il loro individualismo si oppone alle idee astratte che soffocano la “dialettica tragica” della vita. Introducono una logica della vita basata su un principio di non contraddizione del libero volere. Questo si vede nelle azioni dei personaggi di Dostoevskij e nell’eterno ritorno di Nietzsche unito all’Übermensch e alla volontà di potenza come affermazione della vita. Volere significa affermare tutto ciò che si può volere per sempre, scegliendo la pienezza della vita nel presente, desiderando vivere intensamente proprio perché si sa che si morirà. Sono pensatori che stanno sul confine, consapevoli dei limiti umani. Superare il tragico porta all’oltreumano, ma cercare di cancellare la differenza tra bene e male porta a un’indifferenza che spegne i desideri. Offrono alternative ai principi morali tradizionali. Essere fedeli ai propri desideri, accettando le conseguenze per sempre (“non pentirsi mai”), è un principio che vuole secondo la logica della vita. La critica al risentimento si oppone al trattare gli altri come oggetti, che è un segno di vitalità debole. L’idea di un “regno dei fini” può essere vista come un’unione di “molte solitudini” o come alternativa ai regimi autoritari che appiattiscono le persone. L’“aristocratismo dell’anima larga” non è eroismo, ma un percorso difficile per essere autentici, che va oltre la consapevolezza del tragico, vedendo il mondo con “nuovi occhi”. L’oltreuomo accetta la sofferenza e gli aspetti terribili della vita, affermando positivamente la realtà. La vita è una domanda tragica e aperta. Per Nietzsche è l’enigma dell’eterno ritorno, per Dostoevskij la visione del “piccinin”. La domanda è la vita stessa. La dialettica della libertà è un movimento continuo. Richiede un “dire-di-sì” che va affermato sempre. Questa domanda rompe la logica razionale. La risposta non è una spiegazione, ma un gesto, un’accettazione, l’affermazione dell’amore, come il bacio di Aleksej al Grande Inquisitore.Riassunto Lungo
1. Due Sguardi sull’Abisso della Libertà
Esiste una profonda vicinanza tra Friedrich Nietzsche e Fëdor Dostoevskij, un legame che Nietzsche stesso ha scoperto leggendo le opere del russo. Questa affinità non nasce da un incontro diretto, ma da un modo simile di guardare il mondo. Si vede, ad esempio, nel fascino di Nietzsche per personaggi come Kirillov e la sua idea di trasformazione attraverso il suicidio, che ricorda le immagini usate da Nietzsche per descrivere l’Oltreuomo.La critica alla libertà nel loro tempo
Entrambi gli autori criticano le idee di libertà diffuse nella loro epoca. Non accettano il determinismo, che vede le azioni umane come già stabilite, né l’idealismo, che pone la libertà in un ambito astratto. Rifiutano anche la libertà intesa come “arbitrio infinito”, un concetto tipico del nichilismo. Per loro, il nichilismo non è solo una teoria filosofica, ma una forza reale che agisce nella vita delle persone e nella storia, specialmente in Russia.La libertà come processo e lotta
La libertà, secondo Nietzsche e Dostoevskij, è un movimento continuo e inarrestabile, pieno di contraddizioni. Non è un percorso che porta a una soluzione finale o a un sistema definito. Non è un passaggio obbligato verso un punto d’arrivo già deciso, ma una lotta costante che si svolge sul limite di un abisso. Questa lotta riguarda l’esistenza concreta e le azioni di ogni giorno, non è una questione astratta come nel pensiero di Hegel.La scelta di divenire sé stessi
La libertà si presenta come la possibilità illimitata di superare i confini della storia e della natura. È una scelta profondamente personale, quella di diventare ciò che si è veramente. Questo percorso comporta il rischio continuo di fallire o di elevarsi. Agire in modo libero è l’unico modo per affrontare la tragicità della vita e dare un senso autentico alla propria esistenza.Il linguaggio dei simboli
Per esprimere questa idea di libertà che va “oltre l’umano”, entrambi gli autori usano figure, immagini e simboli, piuttosto che spiegazioni chiare e definite. Pensiamo all’Oltreuomo, a Kirillov, all’eterno ritorno o al Crocifisso. Questi elementi sono suggerimenti, enigmi che chi legge deve interpretare attivamente, riempiendoli di significato. Essi indicano la possibilità di una libertà vera e autentica nel futuro.Ma è davvero plausibile che simboli così distanti come l’Oltreuomo di Nietzsche e il Crocifisso di Dostoevskij indichino la stessa idea di libertà “oltre l’umano”?
Il capitolo suggerisce che le figure simboliche usate da entrambi gli autori siano semplici enigmi che puntano verso una libertà futura. Tuttavia, questa lettura appiattisce le differenze abissali tra le visioni del mondo di Nietzsche e Dostoevskij. Equiparare l’Oltreuomo, figura che supera la morale tradizionale in nome della volontà di potenza, al Crocifisso, simbolo centrale della sofferenza redentrice e dell’amore cristiano in Dostoevskij, richiede una giustificazione più robusta. Per esplorare questa tensione e comprendere le specifiche sfumature della libertà in ciascun autore, è utile studiare a fondo la filosofia di Nietzsche, concentrandosi sulla sua critica alla morale e sulla sua metafisica, e l’opera di Dostoevskij, analizzando il suo rapporto complesso con la fede e il nichilismo, magari confrontandosi con interpreti che hanno messo in luce le loro divergenze, come Shestov o Berdyaev.2. L’Abisso della Coscienza e la Lotta per il Volere Libero
L’uomo delle Memorie dal sottosuolo rappresenta un “essere sotterraneo”, una figura che vive in profondità. Questo stato è uno spazio stretto, una condizione pesante causata da una coscienza eccessiva. Questa coscienza blocca la possibilità di agire, ma allo stesso tempo permette una critica molto chiara e lucida della realtà. Questa condizione può essere vista come il punto finale di un lungo percorso del pensiero umano, che include idee cristiane, liberali, scientifiche e idealistiche. Potrebbe anche essere un punto di partenza per la nascita di un uomo diverso. C’è però il pericolo concreto di restare intrappolati in questo stato e finire per diventare una sorta di “sub-uomo”.La condizione del sottosuolo e il risentimento
La condizione del sottosuolo è strettamente collegata all’idea di risentimento (o ressentiment). Questo concetto, studiato anche da Nietzsche, descrive la forza che nasce negli schiavi: non potendo agire nel mondo, creano valori negativi che nascono dall’odio per la propria debolezza e dal desiderio di una vendetta che esiste solo nella mente. In Dostoevskij, il risentimento si vede nel rapporto complicato tra orgoglio e umiliazione. L’uomo che vive nel sottosuolo capisce bene come funzionano i rapporti di potere, ma questa consapevolezza non lo rende felice. Anzi, trasforma la sua capacità critica in incapacità di agire, portandolo a compiere azioni inutili o senza senso.La critica al pensiero scientifico e idealistico
C’è una forte critica verso l’idea che la vita umana sia determinata solo da leggi naturali o dal calcolo di ciò che è conveniente per sé. La volontà dell’uomo non segue semplicemente regole fisse, e la scienza stessa non è vista come la descrizione di fatti oggettivi, ma piuttosto come una forma di interpretazione. L’essere umano può persino desiderare e agire in modo contrario al proprio interesse o vantaggio, dimostrando che la volontà è espressione della vita nella sua totalità, non solo della parte razionale. Viene criticato anche l’idealismo, specialmente la filosofia di Hegel, che propone un percorso che porta a una conclusione inevitabile e vede la realtà come qualcosa di fermo e immutabile. Invece, non esistono fatti assoluti, ma solo modi diversi di interpretarli, e la storia, di conseguenza, non segue un piano già deciso o un fine prestabilito. La libertà di volere, anche quando sembra irrazionale, è ciò a cui l’uomo tiene di più, perché gli permette di scegliere tra infinite possibilità fino all’ultimo istante.L’illusione dell'”anima bella”
Un’altra figura analizzata è quella dell'”anima bella”. Questa persona si rifiuta di agire nel mondo concreto per paura di sporcarsi o compromettersi. Tuttavia, questa mancanza di azione non è una vera scelta libera, ma piuttosto una fuga dalla realtà. Nasconde spesso motivazioni meno nobili, come l’invidia o il desiderio di sentirsi superiore (come suggerisce Nietzsche), oppure semplicemente l’incapacità di mettere in pratica i propri ideali (come si vede in Dostoevskij). L'”anima bella” si alimenta di ideali astratti e non sani. La libertà autentica, al contrario, non ha paura di affrontare la realtà e le sue conseguenze, non si vergogna di sé e non è bloccata da idee come peccato o rimorso.Libertà autentica e libertà illusoria nei personaggi
Diversi personaggi nei romanzi mostrano forme di libertà che non sono genuine. Raskolnikov, l’uomo del sottosuolo, il Grande Inquisitore o il Principe Myskin rappresentano modi sbagliati di vivere la libertà: un potere di scelta senza limiti che porta alla distruzione, l’incapacità di agire, o la difficoltà di muoversi in modo efficace nella realtà. La vera libertà, invece, significa accettare il rischio che ogni scelta comporta e vivere pienamente le esperienze concrete della vita. Un esempio di questa libertà autentica si trova in Aleksej Karamazov. Questa libertà dell’uomo è profondamente collegata all’idea di Dio, che a sua volta accetta il rischio che deriva dal concedere la libertà.La “libertà autentica”, legata all’idea di Dio e all’accettazione del rischio, è davvero l’unica via d’uscita dall’abisso della coscienza, o è solo un’altra forma di fede non pienamente argomentata nel capitolo?
Il capitolo presenta questa connessione come la soluzione al problema della libertà, ma non ne esplora a fondo le implicazioni filosofiche o le possibili alternative non-teistiche. Per comprendere meglio le diverse prospettive sulla libertà e il suo rapporto con l’esistenza e la trascendenza, sarebbe utile approfondire la filosofia esistenzialista, che affronta la libertà in un contesto ateo o agnostico, o esplorare diverse interpretazioni filosofiche dell’opera di Dostoevskij che non si focalizzano esclusivamente sull’aspetto religioso.3. Le vie della libertà: distruzione o creazione
La libertà intesa come potere senza limiti, che va oltre il bene e il male, porta alla rovina dell’identità personale. Questa visione della libertà si manifesta nei personaggi di Dostoevskij, come Stavrogin e Kirillov. La loro pretesa di libertà si rivela un’illusione che li conduce inesorabilmente verso la distruzione interiore ed esteriore. Anche Nietzsche esplora l’idea di superare le morali tradizionali, ma la sua visione non si limita a una volontà puramente distruttiva; al contrario, l’oltreuomo nietzschiano ha il compito di creare nuovi valori vitali, non solo di annullare quelli esistenti.Esempi di libertà che fallisce
Nei personaggi di Dostoevskij e in alcune figure presenti nello Zarathustra di Nietzsche si trovano rappresentazioni di libertà che non riescono a realizzarsi pienamente. Stavrogin incarna un’indifferenza etica assoluta, incapace di distinguere tra bene e male e privo di sentimenti profondi; questa apatia lo consuma e gli impedisce di dare una direzione costruttiva alla sua forza interiore. Kirillov, invece, cerca la libertà totale nell’indifferenza tra la vita e la morte, aspirando a elevarsi a una condizione divina attraverso il suicidio, ma il suo gesto si riduce a una tragica parodia che culmina solo nell’annientamento di sé. Anche Raskolnikov, nel suo tentativo di porsi al di là della morale comune con un omicidio, non trova la libertà sperata ma solo un profondo tormento e un senso di colpa schiacciante, dimostrando quanto sia impossibile una libertà basata unicamente sulla negazione senza subirne le pesanti conseguenze interiori.La vera libertà: forza creatrice
La vera libertà, secondo sia Dostoevskij che Nietzsche, non è un vuoto negativo o una semplice assenza di vincoli, ma si configura come una forza positiva e capace di creare. Questa autentica libertà si manifesta nell’affermazione piena della vita e nella capacità di generare nuovi valori. Le strade che si oppongono a questa affermazione vitale, come il risentimento o l’adesione passiva alla morale del gregge, rappresentano una negazione della vita stessa e, di conseguenza, della libertà. Il nichilismo può assumere una forma passiva, caratterizzata dalla rassegnazione, oppure una forma attiva, che nega le negazioni esistenti per aprire la strada alla creazione di qualcosa di nuovo. La libertà autentica richiede quindi un volere forte, capace di accettare e affermare la vita in tutte le sue sfaccettature, abbracciando persino il proprio destino attraverso l’atteggiamento dell’amor fati. Dostoevskij, attraverso figure come Sonja che perdona Raskolnikov, indica una via per superare la logica del giudizio e della colpa, un’affermazione che trascende la morale convenzionale. La libertà creativa si pone in netto contrasto sia con l’indifferenza che conduce alla distruzione sia con il fanatismo che si basa su ideali rigidi e astratti, i quali finiscono per annientare la possibilità stessa di una scelta libera e autentica.Come può l’accettazione della colpa individuale rispondere alla questione del dolore inutile e immotivato?
Il capitolo suggerisce che la risposta al dolore inutile si trovi nell’azione e nell’accettazione della responsabilità, citando l’esempio di un personaggio di Dostoevskij. Tuttavia, non è del tutto chiaro come l’accettazione della colpa individuale, anche estesa, possa logicamente risolvere o dare senso al problema filosofico della sofferenza innocente e non meritata, che è il nucleo della critica sollevata nel capitolo. Per esplorare questa apparente discrepanza, sarebbe utile approfondire le filosofie di Nietzsche e Dostoevskij riguardo al male e alla sofferenza, esaminando le loro etiche e le loro risposte al problema della teodicea, confrontando le loro visioni della responsabilità individuale e collettiva.5. L’affermazione della vita oltre il tragico
Nietzsche e Dostoevskij mettono in discussione l’idea tradizionale di libero arbitrio. Non lo vedono come qualcosa determinato solo dalle leggi naturali, né come una creazione isolata della persona. Rifiutano l’immagine di un essere umano chiuso in un universo perfettamente ordinato e l’idea di un “io” separato dagli altri. Credono che questo isolamento possa portare a un senso di vuoto (nichilismo) e a negare tutto ciò che è diverso da sé. Per loro, non esiste un bene assoluto o un’anima pura separata dagli istinti e dalla sofferenza che fa parte dell’azione.Il Nichilismo: Un Pericolo e un Punto di Svolta
Entrambi rifiutano il libero arbitrio come inteso dalla tradizione. Questo non significa però accettare una “volontà di potenza” come semplice negazione o desiderio di vendetta. Vedono il nichilismo non solo come il risultato di un pensiero troppo rigido, di un fanatismo religioso o di idee utopiche fisse, ma anche come un momento critico. È un punto di svolta che precede l’autodistruzione o l’inizio di un nuovo modo di vivere.Una Visione Alternativa: Pluralismo Etico e Logica della Vita
Propongono un modo di pensare ai valori e all’etica che accetta la diversità (un pluralismo) ma che evita di cadere nel relativismo estremo o nel nichilismo. La loro attenzione all’individuo si oppone alle idee astratte e alle regole fisse che, secondo loro, soffocano la “natura tragica” e dinamica della vita. Introducono un modo di pensare e agire basato sulla vita vera, che segue una sua logica interna, diversa dal principio razionale che dice che una cosa non può essere e non essere allo stesso tempo. Questa logica “viva” si manifesta nelle azioni dei personaggi di Dostoevskij e nell’idea di Nietzsche dell’eterno ritorno, unita al concetto di “oltreuomo” e alla volontà di potenza intesa come piena accettazione e affermazione della vita.Affermare la Vita nell’Attimo
Volere, per loro, significa accettare e affermare tutto ciò che può essere voluto per sempre. Significa scegliere di vivere pienamente l’istante presente, desiderando vivere intensamente proprio perché la morte esiste e dà valore alla vita. Si considerano “anti-filosofi del limite”, perché sono consapevoli che l’uomo ha dei confini. Superare gli aspetti tragici della vita può portare a una condizione “oltreumana”, ma cercare di eliminare la distinzione tra bene e male porta a una condizione “subumana”, a un’indifferenza verso l’etica e a desideri spenti.Oltre i Principi Rigidi: Fedeltà e Affermazione
Offrono alternative ai principi morali rigidi, come quelli di Kant. La fedeltà ai propri desideri, accettando le conseguenze per sempre senza rimpianti, è vista come una sorta di regola valida nel tempo, che segue la logica della vita stessa, non una regola astratta universale. La critica al risentimento si oppone all’idea di usare gli altri come semplici strumenti. Questo modo di trattare gli altri nasce da una vitalità debole che nega l’energia e l’esistenza altrui. L’idea di un “regno dei fini” (dove ogni persona è fine a sé stessa) può essere vista, secondo Nietzsche, come un’unione di “molte solitudini” o, secondo Dostoevskij, come un’alternativa a società autoritarie che appiattiscono le differenze.L’Aristocratismo dell’Anima Larga
Questo concetto non è un eroismo romantico, ma un cammino difficile per trovare la propria posizione autentica nel mondo. Significa andare oltre la semplice consapevolezza della sofferenza e della tragicità, adottando un nuovo sguardo e un nuovo modo di agire. L’oltreuomo accetta la sofferenza e gli aspetti anche terribili della vita, affermando la realtà in modo positivo.La Vita Viva: Una Domanda Aperta e un Gesto di Assenso
La vita viva è una domanda tragica e senza risposta definitiva. Per Nietzsche, è l’enigma dell’eterno ritorno; per Dostoevskij, è la visione del “piccinin” (il bambino). La domanda è la vita stessa. La libertà è vista come un movimento vitale continuo. Richiede un “dire-di-sì oltre il tragico” che deve essere affermato costantemente. Questa domanda spezza la logica razionale. La risposta non è fatta di parole, ma è un gesto, un’accettazione profonda, l’affermazione dell’amore, come il bacio che Aleksej dà al Grande Inquisitore.Come può un’etica fondarsi su una “logica della vita” che, per il capitolo, “è diversa dal principio razionale che dice che una cosa non può essere e non essere allo stesso tempo”?
Il capitolo introduce l’idea di una “logica della vita” che si porrebbe in contrasto con i principi fondamentali della logica formale. Questa affermazione, centrale per comprendere l’alternativa etica proposta, necessita di maggiore chiarezza e di un’esplorazione più approfondita su come tale “logica” operi concretamente e quali siano le sue implicazioni per il pensiero e l’azione. Per meglio comprendere questo punto, potrebbe essere utile approfondire gli studi sulla logica non classica, la filosofia della scienza e le interpretazioni contemporanee del pensiero di Nietzsche e Dostoevskij, magari leggendo autori che si sono confrontati con il problema della razionalità e dell’irrazionale nell’esistenza umana.Abbiamo riassunto il possibile
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