Contenuti del libro
Informazioni
“La crisi, e poi” di Jacques Attali ti porta dentro il caos della crisi finanziaria del 2008, ma non si ferma lì. È un viaggio attraverso la storia delle crisi, da quelle antiche ai giorni nostri, per capire perché succedono sempre le stesse cose. Attali analizza come la speculazione, i mutui subprime, la cartolarizzazione e i derivati abbiano creato una spirale di rischio globale, partendo dagli Stati Uniti ma travolgendo l’Europa e il resto del mondo. Non è solo una questione di finanza, ma di disuguaglianze economiche crescenti e di un capitalismo finanziario che sembra sfuggire al controllo. Il libro esplora le ombre di questa crisi, le sue conseguenze sull’economia reale, la disoccupazione, e come stia cambiando l’ordine mondiale, mettendo in discussione il ruolo del dollaro e l’ascesa di nuove potenze. Ma la parte più figa è che non si limita a descrivere il problema; Attali propone soluzioni concrete, parlando della necessità di una regolamentazione finanziaria globale, di rafforzare istituzioni come il FMI e di costruire uno stato di diritto planetario per governare i mercati. È un libro che ti fa riflettere su quanto sia complesso il nostro mondo, tra rischi finanziari e la minaccia della crisi climatica, e su come l’interesse individuale sfrenato possa essere dannoso. Ti fa capire che per affrontare queste sfide serve cooperazione e un approccio globale, perché la crisi non è solo un incidente, ma un sintomo di problemi più profondi nel rapporto tra mercati e democrazia.Riassunto Breve
Le crisi economiche e finanziarie si ripetono nella storia del capitalismo, nascendo nei centri finanziari dominanti e segnando passaggi di potere. La crisi del 1929, causata da speculazione e disuguaglianze, portò al New Deal e a Bretton Woods, un sistema basato sul dollaro che però conteneva il germe della sua instabilità, richiedendo deficit USA per fornire liquidità globale. La deregolamentazione successiva ha favorito la speculazione e l’accumulo di rischi, culminando nella crisi del 2008. Questa crisi affonda le radici nell’aumento delle disuguaglianze, che ha ridotto la domanda, compensata dall’espansione del debito, specialmente tramite mutui subprime. La ricerca di rendimenti elevati, spinta dall’allungamento della vita, ha portato alla cartolarizzazione di crediti rischiosi in prodotti complessi come RMBS e CDO, diffusi globalmente da banche e hedge fund. Strumenti come i derivati e i CDS, nati per coprire rischi, sono diventati veicoli di speculazione, creando un sistema opaco con forte asimmetria informativa. Nonostante gli avvertimenti, un diffuso “atteggiamento positivo” e gli interessi economici hanno ignorato i segnali, fino al fallimento di Lehman Brothers nel settembre 2008, che ha scatenato il panico globale. Sono stati necessari massicci interventi statali e delle banche centrali per evitare il collasso, ma la crisi si è trasformata in una recessione economica mondiale con aumento della disoccupazione. La situazione economica globale rimane fragile, con banche ancora deboli e il rischio di politiche protezionistiche. La dipendenza dal dollaro americano è precaria a causa dell’enorme debito USA, e una crisi valutaria è probabile. L’euro offre una parziale protezione all’Europa, ma richiede solidarietà interna. La crisi evidenzia una crisi ideologica e politica, con l’ideologia liberale che non giustifica le disuguaglianze crescenti, aumentando il rischio di disordini sociali. Le cause profonde sono sistemiche: l’asimmetria informativa e la tendenza delle istituzioni finanziarie a privilegiare il profitto sulla stabilità, accentuate da regolamentazione insufficiente. Emerge la contraddizione tra mercati globali e democrazie nazionali, con i mercati che operano senza un diritto globale, favorendo gli “iniziati” e minando la sovranità democratica. La soluzione richiede uno Stato di diritto su scala mondiale per controllare i mercati, garantire equa distribuzione delle informazioni, imporre responsabilità sui rischi e limitare i profitti speculativi. È necessaria una regolamentazione globale efficace, con meccanismi di controllo planetari, una forza di polizia e una giustizia internazionali. Si propongono misure urgenti come il risanamento delle finanze pubbliche, la ricapitalizzazione delle banche, il divieto di strumenti speculativi, il sostegno all’economia reale e la riduzione del debito. L’Europa deve uniformare le sue riforme finanziarie e creare un prestatore di ultima istanza europeo. A livello globale, il FMI deve essere potenziato per sorvegliare il sistema, coordinare le riforme nazionali, agire come prestatore di ultima istanza e imporre una regolamentazione sovranazionale che includa i paradisi fiscali. È necessario armonizzare le regole finanziarie globali e considerare una moneta unica mondiale. Le future crisi sono certe, alimentate da nuove disuguaglianze e tecnologie finanziarie come il mobile banking, che aumentano la complessità del sistema. A ciò si aggiunge il rischio ancora maggiore dei sistemi complessi non finanziari, in particolare il cambiamento climatico. La crisi attuale offre l’opportunità di riconoscere che l’interesse individuale sfrenato è dannoso e che la cooperazione è essenziale per affrontare queste sfide globali.Riassunto Lungo
1. Anatomia di una crisi: lezioni dal passato
Le crisi economiche sono una costante nella storia
Le crisi economiche e finanziarie si ripetono continuamente nella storia del capitalismo, fin dal XII secolo. Queste crisi hanno una caratteristica comune: nascono sempre nel centro finanziario più importante di quel periodo storico, il vero “cuore” dell’economia e della politica mondiale. Il primo segnale di una crisi è l’indebolimento della moneta di riferimento e delle banche più importanti. La storia ci insegna che le crisi possono portare a due scenari opposti: o il potere finanziario esistente si rafforza, oppure si sposta verso un nuovo centro, cambiando gli equilibri economici mondiali.La crisi del 1929 e la risposta del New Deal
Un esempio molto importante è la crisi del 1929. Questa crisi iniziò a causa della speculazione nel settore immobiliare e in borsa, e fu resa più grave dalle crescenti differenze di ricchezza tra le persone e da un sistema finanziario poco solido. La risposta a questa crisi arrivò con il New Deal di Roosevelt e gli accordi di Bretton Woods, che cambiarono completamente il sistema finanziario mondiale. Fu creato un sistema in cui il dollaro diventava la moneta di riferimento per tutti gli scambi internazionali. Però, questo sistema aveva un problema di fondo: per far circolare abbastanza dollari nel mondo, gli Stati Uniti dovevano avere più uscite che entrate di denaro, indebolendo così la fiducia nel dollaro stesso nel lungo periodo.La deregolamentazione e la crisi del 2008
Negli ultimi decenni del Novecento, le regole nel mondo della finanza sono stateProgressivamente eliminate. Questo ha creato un ambiente ideale per la speculazione e per l’accumulo di rischi finanziari, portando alla crisi del 2008. Questa crisi nasce da un problema di fondo: le crescenti disuguaglianze di reddito. Queste disuguaglianze hanno ridotto la domanda di beni e servizi, e per compensare questa mancanza si è fatto ricorso all’aumento del debito, soprattutto attraverso i mutui subprime, cioè i mutui più rischiosi. Creare domanda attraverso il debito ha fatto crescere l’economia per un certo periodo, ma ha anche reso il sistema finanziario sempre più fragile e soggetto a crisi generali. La storia delle crisi finanziarie ci insegna che capire come funzionano questi meccanismi ciclici e quali sono le cause profonde è fondamentale per affrontare le sfide economiche di oggi.È davvero la disuguaglianza di reddito la radice di ogni crisi, o stiamo semplificando eccessivamente una realtà ben più complessa?
Il capitolo presenta un quadro convincente che collega le disuguaglianze di reddito alle crisi finanziarie, ma rischia di apparire eccessivamente deterministico. Concentrarsi unicamente sulla disuguaglianza potrebbe oscurare altri fattori cruciali, come le politiche monetarie espansive, l’innovazione finanziaria sfrenata o gli squilibri commerciali globali. Per una comprensione più completa, sarebbe utile esplorare le opere di autori come Hyman Minsky, che ha analizzato l’instabilità finanziaria intrinseca al capitalismo, o Friedrich Hayek, per comprendere le conseguenze delle politiche monetarie espansive.2. La spirale del rischio finanziario
L’aumento della ricerca di rendimenti elevati
Negli Stati Uniti, l’allungamento della vita media ha portato i risparmiatori a cercare investimenti che offrissero guadagni più alti, con l’obiettivo di garantirsi pensioni adeguate. Allo stesso tempo, le banche, desiderose di incrementare i finanziamenti disponibili, hanno iniziato a trasformare i mutui immobiliari in prodotti finanziari da vendere agli investitori. Questa trasformazione ha riguardato anche i mutui più rischiosi, conosciuti come subprime.La cartolarizzazione e la diffusione dei derivati
Questo processo di trasformazione dei mutui in prodotti finanziari si chiama cartolarizzazione. In pratica, i mutui e altri tipi di crediti venivano raggruppati in pacchetti, chiamati RMBS e CDO, ognuno con un diverso livello di rischio. Questi pacchetti venivano poi venduti come obbligazioni. La cartolarizzazione si è estesa rapidamente anche ad altri tipi di debiti, promettendo guadagni superiori alla crescita economica generale. In questo contesto, si sono sviluppati anche i derivati. Questi strumenti finanziari erano nati per proteggere dagli eventuali rischi, ma con la cartolarizzazione sono diventati essi stessi oggetto di speculazione, aumentando ulteriormente la complessità del sistema finanziario.La crescente complessità e opacità dei prodotti finanziari
La complessità di questi nuovi prodotti finanziari è cresciuta talmente tanto che è diventato difficile valutarli in modo preciso, anche per gli esperti del settore. Le banche d’affari e i fondi speculativi hanno diffuso questi titoli in tutto il mondo, creando una rete molto complessa e poco trasparente, dove era diventato quasi impossibile capire dove si nascondessero i rischi reali. Si è creata così una grande differenza di conoscenza tra le istituzioni finanziarie e i risparmiatori. Le prime erano consapevoli dei rischi che si stavano correndo, ma erano attratte dai potenziali guadagni, mentre i risparmiatori non si rendevano conto della vera natura degli investimenti che venivano loro proposti.La creazione di CDS e monolines e la mancata vigilanza
Per continuare ad attrarre capitali nonostante i crescenti dubbi sulla sicurezza di questi investimenti, sono stati creati i CDS e le monolines. Questi strumenti erano delle specie di assicurazioni che promettevano di proteggere gli investimenti più rischiosi. In particolare, i CDS si sono trasformati in strumenti per scommesse non regolamentate, aumentando ancora di più l’instabilità di tutto il sistema finanziario. Nonostante alcuni esperti avessero previsto l’arrivo di una crisi, mettendo in guardia contro l’eccessivo debito privato e i pericoli dei prodotti finanziari troppo complicati, le autorità di controllo e i principali operatori finanziari non hanno preso provvedimenti. Questa mancanza di intervento ha alimentato la spirale negativa che ha portato alla grave crisi finanziaria.Il capitolo descrive la spirale del rischio, ma si interroga sul ruolo dell’avidità umana e degli incentivi perversi che hanno alimentato questa spirale, o si limita a una descrizione tecnica dei meccanismi finanziari?
Il capitolo descrive la spirale del rischio finanziario concentrandosi sui meccanismi tecnici, ma manca un’analisi delle motivazioni umane. Per comprendere appieno la crisi, è cruciale esaminare il ruolo dell’avidità, degli incentivi distorti e della miopia degli operatori. Per rispondere alla domanda, è utile approfondire discipline come l’economia comportamentale e la political economy. Autori come Akerlof e Shiller, per l’economia comportamentale, e Stiglitz, per la political economy, offrono prospettive rilevanti.3. L’escalation della crisi
La fiducia eccessiva e l’illusione dell'”atteggiamento positivo”
Si diffuse una grande fiducia nell’idea che pensare positivo potesse influenzare l’economia reale. Si credeva che l’ottimismo e la convinzione potessero piegare la realtà economica al volere delle persone. Questa mentalità portò a sottovalutare i segnali di pericolo che annunciavano problemi nel sistema finanziario. Molti capitali e persone capaci si concentrarono sulla finanza speculativa, trascurando l’economia reale e i suoi bisogni.I primi segnali d’allarme ignorati
Già nel 2005 si erano manifestati i primi segnali negativi, come la diminuzione del valore delle case negli Stati Uniti e l’aumento dei mutui rischiosi. Nonostante questi segnali, la situazione non fu presa sul serio. L’ottimismo ideologico e gli interessi di chi guadagnava dalla finanza ebbero la meglio sulle voci che invitavano alla prudenza e alla cautela.Il crollo di Lehman Brothers e la paura globale
Nel settembre del 2008, il fallimento della banca Lehman Brothers scatenò il panico nei mercati di tutto il mondo. Nonostante i primi interventi, la fiducia non tornò. Le banche centrali e i governi dovettero intervenire con importanti aiuti finanziari per evitare il completo disastro del sistema finanziario. Negli Stati Uniti fu proposto il piano Paulson, che incontrò opposizioni politiche ma alla fine fu approvato con alcune modifiche.La crisi si estende a Europa e Asia
La crisi si diffuse rapidamente anche in Europa e in Asia, causando il blocco dei prestiti tra banche e forti crolli delle borse. Le reazioni dei governi a livello internazionale furono disorganizzate, e ogni nazione cercò di affrontare la crisi da sola. L’entità degli interventi statali dimostrò quanto fosse grave la crisi e quanto fosse necessario controllare meglio il sistema finanziario.La crisi diventa una recessione mondiale
Nonostante gli interventi messi in atto, la crisi si trasformò in una grave recessione economica a livello globale. Questo portò all’aumento della disoccupazione e a grandi difficoltà per le aziende. La cronaca di quei giorni drammatici mostra la rapida crescita della crisi e le misure straordinarie che furono prese per evitare il peggio. Tuttavia, molti problemi importanti del sistema finanziario rimasero irrisolti.Ma è davvero pensabile che una moneta unica mondiale, calata dall’alto da un FMI onnipotente, possa curare tutti i mali della finanza globale, come per magia, senza affrontare le vere radici politiche ed economiche dei problemi?
Il capitolo sembra presupporre che la complessità dei problemi finanziari globali possa essere risolta con una ricetta semplice: più potere all’FMI e una moneta unica. Questa visione ottimistica ignora le profonde resistenze politiche e le diverse realtà economiche nazionali. Per una prospettiva più critica e realistica, si consiglia di studiare autori come, ad esempio, chi ha analizzato le dinamiche del potere economico internazionale.9. Il Golem della Complessità
La natura delle crisi future
Le crisi finanziarie future sono una certezza e nascono da nuove disuguaglianze e strumenti finanziari sempre più innovativi. Un cambiamento importante è l’integrazione della tecnologia nel settore bancario, con la diffusione dei cellulari. Questo sta trasformando profondamente il mondo della finanza. Grazie al mobile banking, miliardi di persone che prima non avevano accesso ai servizi finanziari ora possono utilizzarli. Si crea così un mercato potenzialmente enorme.Le sfide del nuovo sistema finanziario
Questa evoluzione, anche se rende più democratico l’accesso alla finanza, crea nuove difficoltà per gli organi di controllo. Infatti, diventa sempre più difficile controllare i flussi di denaro e le transazioni in un sistema finanziario globale che è sempre più complesso e difficile da comprendere.La minaccia del cambiamento climatico
Oltre ai rischi finanziari, c’è un’altra minaccia che emerge dai sistemi complessi non finanziari: il sistema climatico. Il cambiamento climatico è un pericolo ancora più grande rispetto ai rischi finanziari. I danni che sta causando all’ambiente sono già paragonabili alle perdite finanziarie globali. Nonostante questo, si fa fatica ad affrontare il problema del clima in modo efficace. Questa lentezza peggiora la situazione e può portare a conseguenze molto gravi e impossibili da fermare. Tra queste conseguenze ci sono lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare e il moltiplicarsi di eventi meteorologici estremi.Sistemi complessi e perdita di controllo
Sia nel mondo della finanza che in quello del clima, ci troviamo di fronte a sistemi complessi che possiamo paragonare a un golem. Questi sistemi sembrano sfuggire al controllo degli esseri umani e possono provocare danni molto grandi.Verità fondamentali e opportunità dalla crisi
La crisi che stiamo vivendo ci offre però un’occasione per capire alcune verità fondamentali. Prima di tutto, capire che pensare solo al proprio interesse personale è dannoso per tutti. Invece, la collaborazione è fondamentale per sopravvivere. Anche il lavoro fatto per aiutare gli altri è importantissimo. Infine, dobbiamo capire che il tempo è una risorsa limitata e preziosa.Verso un futuro più equilibrato
Se comprendiamo queste verità, la crisi può diventare un’opportunità per costruire un futuro più equilibrato. In questo futuro, i mercati possono essere strumenti utili, ma non devono essere la cosa più importante. Le vere sfide diventano quelle della vita personale e collettiva.Se i sistemi finanziari e climatici sono davvero “golem” incontrollabili, è sufficiente appellarsi alla comprensione di “verità fondamentali” per costruire un futuro più equilibrato, o servono strategie più concrete e meccanismi di controllo efficaci?
Il capitolo, pur evidenziando correttamente la complessità delle sfide attuali, sembra suggerire una soluzione eccessivamente semplicistica. Affermare che la comprensione di “verità fondamentali” sia la chiave per un futuro migliore non spiega come questa comprensione si traduca in azioni concrete e cambiamenti sistemici. Per rispondere a questa domanda, è utile approfondire discipline come la teoria dei sistemi complessi, la scienza politica e l’economia comportamentale, per comprendere meglio le dinamiche di potere, gli incentivi e le resistenze al cambiamento che ostacolano la costruzione di un futuro più sostenibile. Autori come Donella Meadows per la teoria dei sistemi, Elinor Ostrom per la gestione delle risorse comuni, e Daniel Kahneman per l’economia comportamentale, possono offrire strumenti concettuali più solidi per affrontare la complessità del mondo reale.Abbiamo riassunto il possibile
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