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Informazioni
“La conquista del Paradiso. Una storia islamica delle Crociate” di Paul Cobb ti porta dentro il mondo islamico medievale, un universo vastissimo e super sviluppato, molto più di quello europeo dell’epoca, che si estende dalla dār al-islām in al-Andalus fino al Levante e all’Egitto. Capisci subito che non è la solita storia vista solo dagli europei: qui vedi le Crociate e l’arrivo dei Franchi dal punto di vista di chi li ha subiti, tra divisioni interne (ta’ifa), la complessità dei nomi e delle genealogie, e il concetto di jihad usato in mille modi diversi. Il libro ti fa conoscere personaggi chiave come Zangi, Nur ad-Din, e il mitico Saladino, che uniscono le forze musulmane in Siria ed Egitto per riconquistare città sacre come Gerusalemme. Ma non è solo guerra: c’è un sacco di roba interessante su commercio, diplomazia e come i musulmani vedevano gli europei. Poi vedi l’ascesa di potenze militari come i Mamelucchi, che alla fine cacciano i Franchi dal Levante con eventi come la caduta di Acri, mentre in altre zone, tipo al-Andalus con la Reconquista o la Sicilia normanna, il potere islamico arretra. E intanto, a Oriente, spuntano gli Ottomani. È una storia complessa, piena di sfumature, che ti fa capire che gli scontri non erano solo religiosi, ma anche politici e umani, mostrando un mondo islamico dinamico che reagisce a sfide enormi.Riassunto Breve
Nel mondo islamico medievale, specialmente per i nobili, i nomi sono complessi, includendo titoli, nomi personali, genealogie con “ibn” o “bint”, e una “nisba” che indica origine o professione. La genealogia è importante. Per capire il periodo, si conoscono dinastie come Abbasidi, Ayyubidi, Fatimidi, Mamelucchi, Ottomani, Selgiuchidi, e figure di altre potenze come Bizantini, Franchi, Normanni, Mongoli.Intorno al 1050, il mondo islamico, il *dār al-islām*, è vasto, ricco e urbanizzato, molto più della Cristianità latina. L’economia si basa su agricoltura e commercio. L’Europa, o Firanja, è vista come marginale e arretrata, abitata da popoli rozzi, anche se militarmente forti. La struttura politica ideale segue il “Circolo dell’Equità”, ma l’unità del califfato è frammentata, con regnanti rivali e principati minori. Gli eserciti usano Mamelucchi e ausiliari nomadi, pagati con l’*iqtā‘*. Gli ‘ulamā’ sono studiosi di legge, custodi della *sharī‘a*. Il *jihād*, “sforzo sulla strada di Dio”, include la lotta armata per espandere il *dār al-islām*, offrendo ai non musulmani la conversione o lo status di *dhimmī* con pagamento di *jizya*. Il martirio è una ricompensa. Esistono anche pragmatismo e alleanze. Siria e Palestina, con Gerusalemme, sono aree sacre. Il mondo islamico è potente ma politicamente diviso prima dell’arrivo dei Franchi.L’espansione franca nel Mediterraneo nell’undicesimo secolo sfrutta le debolezze interne islamiche. Inizia in Sicilia con i Normanni (1061-1091), vista come la prima aggressione. In al-Andalus, il califfato omayyade si frammenta in *ta’ifa* rivali che pagano tributi ai regni cristiani. La caduta di Toledo nel 1085 è un punto di svolta. Le fonti musulmane interpretano queste invasioni come punizione divina per la negligenza del *jihād* e le divisioni politiche/settarie. Il califfato Fatimide è in declino. L’arrivo dei Franchi in Anatolia (1096) con aiuto bizantino si inserisce in questa frammentazione tra Bizantini e Turchi divisi. I Franchi conquistano Nicea e stabiliscono il primo stato a Edessa (1098), diffondendo panico nel Levante.La Siria è già indebolita da invasioni turche e rivalità interne selgiuchidi (appannaggi, emiri/atabeg ambiziosi). L’arrivo dei Franchi nel 1097 trova instabilità. L’assedio di Antiochia mostra disorganizzazione musulmana, con tradimenti e fallimento degli eserciti di soccorso per divisioni. L’avanzata porta alla conquista di Ma’arra (con massacri) e Gerusalemme (1099). I Fatimidi, che avevano appena ripreso Gerusalemme, non riescono a difenderla. Dopo il 1099, i Franchi stabiliscono quattro stati. La reazione musulmana è inizialmente locale e disorganizzata. I tentativi centralizzati di *jihād* falliscono per rivalità tra emiri. La difesa diventa affare di signori locali pragmatici, che negoziano tregue e alleanze con i Franchi contro rivali musulmani. Nonostante vittorie come Sarmada (1119), la disunità facilita il consolidamento franco.Nel XII secolo, le potenze musulmane affrontano pressione. Nel Levante, la risposta frammentata cambia con figure come Zangī, che unifica Aleppo e Mossul e conquista Edessa (1144). Suo figlio Nūr ad-Dīn continua l’unificazione in Siria, riconquista Edessa e prende Damasco (1154). Promuove l’Islam sunnita e la giustizia. La Seconda Crociata fallisce l’assedio di Damasco. In al-Andalus, Almoravidi e Almohadi cercano di unificare, ma città costiere cadono agli attacchi cristiani. La Sicilia normanna si espande brevemente in Nord Africa ma viene espulsa dagli Almohadi (entro 1160). La crisi in Egitto, con il califfato fatimide indebolito, permette a Nūr ad-Dīn di intervenire. Invia Shīrkūh, zio di Saladino, che prende il controllo. Saladino diventa visir e nel 1171 pone fine al califfato fatimide, unificando il Levante musulmano sotto un’unica sfera d’influenza.Dopo la morte di Nūr ad-Dīn e Amalrico (1174), Saladino consolida il potere in Siria ed Egitto. Sconfigge i Franchi a Ḥaṭṭīn (1187) e riconquista Gerusalemme. Segue la Terza Crociata. In al-Andalus, gli Almohadi declinano dopo Las Navas de Tolosa (1212). Le interazioni tra Franchi e musulmani includono commercio e scambio di termini. I musulmani sotto dominio franco vivono in incertezza. Le osservazioni musulmane descrivono i Franchi come rozzi ma coraggiosi. Dopo Saladino, gli Ayyubidi affrontano nuove sfide, concentrandosi sulla difesa e sulla diplomazia. Le rivalità interne portano a trattati e cessioni territoriali, viste come necessità politiche ma impopolari. Queste divisioni e pressioni esterne (come la Quinta Crociata in Egitto) portano all’ascesa dei Mamelucchi, che prendono il potere in Egitto.Il sultanato mamelucco in Egitto è una forza militare centralizzata, più aggressiva verso i Franchi. Sconfiggono i Mongoli a Ain Jalut (1260). Sotto sultani come Baybars e Qalawun, espellono sistematicamente i Franchi dal Levante, conquistando Antiochia (1268) e Acri (1291), ponendo fine agli stati franchi sulla terraferma siriana. Usano anche la diplomazia, stipulando trattati e sfruttando le divisioni franche. La minaccia mongola persiste ma si risolve con un trattato (1323). Intanto, il potere musulmano arretra nel Mediterraneo occidentale. In Sicilia, la popolazione musulmana diminuisce per conversioni, emigrazioni e repressioni; i rimanenti vengono deportati a Lucera (distrutta nel 1300). Nella penisola iberica, i regni cristiani avanzano. Nonostante la resistenza dei Nasridi di Granada, le divisioni interne e l’unificazione cristiana portano alla caduta di Granada (1492), con conversioni forzate ed espulsioni. Mentre l’Islam perde terreno a ovest, una nuova potenza emerge in Anatolia: gli Ottomani. Partendo come guerrieri di frontiera (*ghazi*), si espandono nei Balcani sfruttando divisioni cristiane. Nonostante battute d’arresto, consolidano il potere e conquistano Costantinopoli (1453), diventando dominanti.Le invasioni franche sono interpretate diversamente dagli storici musulmani medievali. Non esiste un’unica esperienza o una “controcrociata” coordinata. I leader usano il linguaggio del *jihād* strategicamente. Le narrazioni storiche includono elementi leggendari per spiegare eventi e trarre lezioni sulla volontà divina, i rischi della discordia e la necessità di riforme. L’esperienza musulmana con i Franchi è varia, includendo sudditi, collaboratori, diplomatici. L’impatto delle invasioni varia. Le perdite di al-Andalus e Sicilia sono permanenti. Tuttavia, l’Islam si espande contemporaneamente altrove (Ottomani, Africa, Asia), mostrando che la frontiera franca è solo una parte di una civiltà globale in crescita. Le Crociate non creano l'”Islam militante”, ma contribuiscono alla legittimazione di stati militari. La memoria storica delle Crociate persiste. L’interpretazione moderna come scontro epocale tra Islam e Cristianesimo non riflette la realtà medievale; i conflitti sono principalmente tra entità politiche con interessi regionali, dove le rivendicazioni religiose sono spesso secondarie. Analizzare le Crociate da una prospettiva islamica aggiunge profondità e rivela la complessità degli incontri umani e le motivazioni sfumate degli individui. Una comprensione completa richiede l’integrazione di molteplici punti di vista.Riassunto Lungo
1. La mappa dei nomi e dei poteri
Nel mondo islamico medievale, specialmente per le persone di nobile origine, i nomi sono complessi. Un nome completo è formato da diversi elementi che aiutano a identificare la persona e il suo status. Spesso include un titolo formale, che può indicare un legame con la religione o con il potere politico del tempo. C’è poi il nome proprio della persona. Una parte fondamentale è la genealogia, che mostra la discendenza indicando il padre e i nonni attraverso l’uso di “ibn” (che significa “figlio di”) o “bint” (che significa “figlia di”). Un altro elemento importante è la “nisba”. Questo è un aggettivo che serve a specificare l’origine di una persona, che sia geografica (da dove proviene), professionale (che lavoro fa), settaria (a quale gruppo religioso o politico appartiene) o tribale (da quale tribù discende). Esistono anche dei soprannomi affettuosi o descrittivi, come “Abū” (padre di) o “Umm” (madre di), che si basano sul nome del figlio o della figlia primogenita. La genealogia ha un peso notevole nella società e questo si riflette direttamente nella lunghezza e nella complessità dei nomi. Per rendere più semplice la comprensione, si usano spesso le versioni italiane più conosciute di nomi e termini.Figure e dinastie fondamentali
Comprendere il periodo storico richiede di conoscere le persone e i gruppi più importanti che hanno giocato un ruolo centrale. Tra questi ci sono diverse dinastie musulmane che hanno esercitato il loro potere su vasti territori del Vicino Oriente e in Spagna (al-Andalus). Queste includono gli Abbasidi, gli Ayyubidi, i Fatimidi, i Mamelucchi, gli Ottomani e i Selgiuchidi. Oltre ai governanti musulmani, sono rilevanti anche figure chiave di altre potenze con cui interagivano. Si incontrano gli imperatori bizantini, i re dei Franchi e dei Normanni, spesso coinvolti negli eventi legati alle Crociate e alla Reconquista nella penisola iberica. Anche i condottieri mongoli hanno avuto un impatto significativo. Riconoscere questi protagonisti principali, capire i loro ruoli e in quale periodo storico sono stati attivi, fornisce la base necessaria per orientarsi e capire gli eventi che si sono verificati.Ma questa descrizione dei nomi e un elenco di dinastie e figure costituiscono davvero una “mappa dei poteri”?
Il capitolo, pur fornendo un’utile descrizione degli elementi che compongono i nomi nel mondo islamico medievale e presentando un elenco di figure e dinastie rilevanti, non articola in modo esauriente come questi due aspetti si connettano per formare una vera e propria “mappa dei poteri”. La relazione tra la complessità onomastica, la genealogia e le dinamiche concrete di acquisizione, mantenimento e manifestazione del potere politico e sociale rimane in gran parte implicita o accennata solo genericamente. Per comprendere meglio questo legame cruciale, sarebbe necessario approfondire studi specifici sulla prosopografia e sulla storia sociale delle élite nel mondo islamico medievale. Approcci di questo tipo si trovano nelle opere di autori come R. Stephen Humphreys o Hugh Kennedy.2. Il Mondo Islamico alla Vigilia dello Scontro
Il mondo islamico medievale, conosciuto come dār al-islām, si estendeva su un’area vastissima, dall’al-Andalus fino all’Iran, coprendo circa 12 milioni di chilometri quadrati. Era un’area molto più estesa, ricca e popolata rispetto alla Cristianità latina. Città importanti come Baghdad, Il Cairo e Cordova raggiungevano centinaia di migliaia di abitanti, un numero di gran lunga superiore alle decine di migliaia delle più grandi città europee. L’economia era solida, basata su un’agricoltura produttiva e su una vasta rete di scambi commerciali che vedeva i mercanti musulmani come protagonisti principali.Come veniva vista l’Europa
La percezione che i musulmani avevano dell’Europa, chiamata Firanja, era quella di una regione periferica, fredda e arretrata. I suoi abitanti, i Franchi, erano spesso considerati rozzi e con una fede religiosa poco stabile. Tuttavia, alcuni resoconti riconoscevano la loro abilità militare. Questa visione era un misto di informazioni reali e fantasia, spesso influenzata da stereotipi legati al clima.L’organizzazione politica e militare
La struttura politica ideale nel mondo islamico seguiva il modello del “Circolo dell’Equità”: il sovrano necessita di un esercito, l’esercito di ricchezza, la ricchezza proviene dalle terre coltivate, e le terre coltivate prosperano con giustizia e buon governo. Nonostante questo ideale, nel 1050 l’unità politica simboleggiata dai califfati (come quello Abbaside a Baghdad o Fatimide al Cairo) era frammentata. C’erano numerosi sovrani in competizione e molti principati più piccoli. Gli eserciti erano composti principalmente da Mamelucchi, che erano soldati schiavi liberati, e da truppe ausiliarie nomadi. Il loro pagamento avveniva spesso tramite l’iqtā‘, una concessione temporanea che permetteva di riscuotere le rendite di determinate terre.Il ruolo degli studiosi religiosi
Gli ‘ulamā’ erano studiosi esperti di legge islamica. Erano considerati i custodi della sharī‘a e avevano il compito di garantire la giustizia e offrire guida morale alla comunità. Non formavano un clero organizzato in modo gerarchico, ma piuttosto una rete di esperti riconosciuti per la loro profonda conoscenza.Il significato di Jihad
Il concetto di jihād, che significa “sforzo sulla strada di Dio”, include anche la lotta armata contro chi non credeva. Era visto come un obbligo per l’intera comunità musulmana. L’obiettivo era l’espansione del territorio dove l’Islam era dominante, la dār al-islām. Ai non musulmani che vivevano in queste aree veniva data la possibilità di convertirsi o di ottenere lo status di dhimmī. I dhimmī erano minoranze protette che dovevano pagare una tassa specifica, la jizya. Partecipare al jihād prometteva importanti ricompense spirituali, inclusa la possibilità di diventare martiri. Tuttavia, la risposta ai conflitti non era solo militare; si ricorreva anche a soluzioni pratiche e alla creazione di alleanze.Terre di grande importanza religiosa
Alcune regioni, come la Siria e la Palestina, dove si trova Gerusalemme, avevano una sacralità molto elevata. Questo rendeva la lotta e i conflitti in queste aree particolarmente significativi e carichi di valore simbolico. Nel 1050, il mondo islamico appariva come un impero potente e sicuro di sé, con una cultura vivace. Tuttavia, era anche diviso al suo interno da rivalità politiche.Davvero il concetto di Jihad, così centrale per la storia islamica, si esaurisce nella ‘lotta armata contro chi non credeva’ descritta dal capitolo?
Il capitolo presenta una definizione del Jihad che, pur corretta nella sua menzione dello “sforzo sulla strada di Dio” e della lotta armata, rischia di apparire riduttiva. Il concetto è storicamente e teologicamente molto più sfaccettato, includendo diverse forme di “sforzo”, non solo militare. Per comprendere appieno il significato e l’evoluzione del Jihad, è fondamentale esplorare le diverse interpretazioni che si sono succedute nel tempo e le distinzioni teologiche, come quella tra “Jihad maggiore” (lo sforzo interiore) e “Jihad minore” (la lotta esterna). Approfondire gli studi di teologia islamica e la storia del pensiero islamico è essenziale. Autori come Bernard Lewis hanno trattato questi temi nel contesto storico, offrendo spunti per una comprensione più ampia.3. L’onda franca nel Mediterraneo diviso
L’espansione dei Franchi nel Mediterraneo durante l’undicesimo secolo non avviene all’improvviso, ma sfrutta le fragilità interne del mondo islamico. Le fonti musulmane interpretano queste aggressioni come una conseguenza della trascuratezza del jihad e delle profonde divisioni, sia politiche che religiose (tra sunniti e sciiti), che indeboliscono la comunità islamica. Anche il califfato Fatimide, pur essendo una potenza, sta affrontando un periodo di declino a causa di problemi interni e della perdita di controllo su regioni importanti come la Sicilia e il Nord Africa. Questo quadro generale di frammentazione e debolezza apre la strada all’avanzata franca in diverse aree.La conquista della Sicilia
Questa avanzata inizia in Sicilia, dove i Normanni arrivano inizialmente chiamati da un signore locale coinvolto in un conflitto. Sfruttando la situazione, i Normanni riescono a conquistare l’intera isola tra il 1061 e il 1091. La perdita della Sicilia è un evento significativo, considerato dai cronisti musulmani come il primo segnale di queste nuove aggressioni che stanno colpendo il mondo islamico.La situazione in al-Andalus
Nello stesso periodo, nella regione di al-Andalus, il califfato omayyade si è frantumato in numerosi piccoli regni indipendenti, noti come ta’ifa. Questi regni sono indeboliti dalle continue lotte interne e iniziano a cercare l’aiuto militare dei regni cristiani del nord, pagando loro dei tributi. Questo scambio alimenta l’interesse dei regni cristiani per la conquista del territorio. La caduta di Toledo nel 1085, una città di grande importanza nel cuore di al-Andalus, rappresenta un momento cruciale e dimostra chiaramente quanto siano vulnerabili i regni musulmani.L’avanzata in Anatolia
L’arrivo dei Franchi in Anatolia nel 1096, con il supporto dell’Impero Bizantino, si inserisce in questo scenario di frammentazione. L’Anatolia è un’area di confine dove l’Impero Bizantino, anch’esso indebolito, si scontra con vari gruppi turchi, come i Selgiuchidi di Rum e i Danishmendidi, che sono a loro volta divisi al loro interno. I Franchi sfruttano questa situazione di conflitto e divisione per avanzare. Riescono a conquistare città strategiche come Nicea e a fondare il primo stato franco nel Vicino Oriente, stabilendosi a Edessa nel 1098. Questa rapida avanzata provoca grande preoccupazione e paura nel Levante, evidenziando come i confini del mondo islamico, un tempo ritenuti sicuri, stiano cedendo sotto la crescente pressione franca.È storicamente accurato o non piuttosto fuorviante definire “Marea Musulmana” un periodo che vede al contempo l’ascesa di nuove potenze in Oriente e un netto arretramento in Occidente?
Il capitolo, pur offrendo un quadro generale, utilizza un’espressione come “Marea Musulmana” che rischia di semplificare eccessivamente un periodo caratterizzato da dinamiche profondamente diverse e persino contrastanti tra le varie aree del Mediterraneo. La narrazione stessa mostra un rafforzamento in Oriente (Mamelucchi, Ottomani) e un drastico arretramento in Occidente (Sicilia, Iberia). Questa divergenza non è una “marea” unitaria, ma il risultato di processi storici specifici e complessi in ogni regione. Per cogliere appieno queste sfumature e comprendere le cause profonde di tali esiti differenti, è necessario andare oltre la mera cronaca militare e politica, esplorando le strutture sociali, economiche e culturali delle diverse entità statali e delle popolazioni coinvolte. Approfondire la storia del Mediterraneo, la storia della Sicilia normanno-sveva, la storia della Reconquista e la storia dell’Impero Ottomano, magari attraverso gli studi di autori come Franco Cardini, Alessandro Barbero o Fernand Braudel, può fornire il contesto necessario per una valutazione più critica e completa.7. Oltre lo scontro: le prospettive islamiche
Le invasioni franche nel Vicino Oriente e nel Mediterraneo vengono interpretate in modi diversi dagli storici musulmani medievali. Non c’è un’unica esperienza musulmana delle Crociate, né un movimento coordinato di “controcrociata”. I leader musulmani usano il linguaggio del jihād in modo strategico e non sempre uguale, principalmente per ottenere supporto per i loro obiettivi politici del momento.Storie e insegnamenti dal passato
Le narrazioni storiche, come quella di Ḥamdān ibn ‘Abd al-Raḥīm al-Athāribī, spesso includono elementi leggendari, come il ritrovamento di statuette. Questi racconti servono a spiegare eventi difficili e a trarne insegnamenti importanti. Sottolineano l’importanza della volontà divina, i pericoli della mancanza di unità e la necessità di cambiamenti e miglioramenti nella società.Le diverse esperienze degli incontri
Gli incontri tra i musulmani e i Franchi sono stati molto vari. Hanno coinvolto popolazioni sottomesse, persone che hanno collaborato con gli invasori, diplomatici che negoziavano, e individui con motivazioni complesse e personali. Questo dimostra che le relazioni non erano solo di scontro, ma includevano diverse forme di interazione umana.L’impatto delle invasioni franche
L’effetto delle invasioni franche non è stato uniforme. La perdita di al-Andalus e della Sicilia è stata definitiva, creando un confine stabile con l’Europa cristiana in quelle aree. Tuttavia, nello stesso periodo, l’Islam si diffondeva e si rafforzava in altre regioni. L’Impero Ottomano si espandeva nei Balcani e l’Islam cresceva in Africa e in Asia. Questo mostra che la frontiera con i Franchi era solo una parte di una civiltà islamica che era in crescita a livello mondiale.Crociate e movimenti religiosi
Le Crociate non hanno dato origine a un “Islam militante” che prima non esisteva, perché movimenti di rinnovamento religioso erano già presenti. Hanno però contribuito, in modo indiretto, alla nascita e alla lunga durata di stati guidati da militari. Hanno offerto ai capi militari un modo per giustificare il loro potere, presentandosi come difensori della fede.La memoria storica oggi
Il ricordo storico delle Crociate non è limitato ai libri di storia. Si manifesta ancora oggi in diversi modi: nei richiami al jihād, nella diffusione di vecchie cronache medievali, nelle storie popolari tramandate oralmente e nella presenza fisica delle rovine lasciate dagli scontri.Comprendere oltre lo scontro
L’idea moderna che le Crociate siano state uno scontro epocale tra Islam e Cristianesimo non corrisponde alla realtà del Medioevo. I conflitti erano principalmente tra specifici poteri politici con interessi locali. Le motivazioni religiose erano spesso secondarie rispetto a queste lotte di potere. Analizzare le Crociate dal punto di vista islamico aggiunge profondità alla nostra comprensione. Offre una visione diversa e rivela quanto fossero complessi gli incontri tra persone di culture e religioni diverse, mostrando individui con motivazioni non sempre facili da definire. Per avere un quadro completo, è fondamentale considerare tutti i punti di vista disponibili.Se i movimenti di rinnovamento religioso esistevano già, in che modo le Crociate hanno “contribuito” alla nascita di stati militari che si presentavano come difensori della fede, senza per questo “creare” un Islam militante?
Il capitolo introduce una distinzione cruciale tra l’origine di un “Islam militante” e il contributo delle Crociate alla giustificazione religiosa del potere militare. Questa distinzione merita un approfondimento. Come si è concretizzato questo “contributo”? Ha modificato la natura o l’orientamento dei movimenti religiosi preesistenti? Per esplorare questa complessità, è essenziale studiare la storia politica e militare delle dinastie che hanno affrontato i Franchi, come gli Ayyubidi e i Mamelucchi, e analizzare l’evoluzione del pensiero sul jihād nel periodo delle Crociate. Discipline come la storia militare islamica medievale e la storia del pensiero politico-religioso islamico offrono strumenti utili. Autori che hanno trattato la risposta islamica alle Crociate da prospettive politiche e ideologiche possono fornire il contesto necessario.Abbiamo riassunto il possibile
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