Un’anima in crisi esistenziale, immersa fin dalla tenera età negli insegnamenti della religione cristiana ortodossa, si ritrova a dubitare delle fondamenta della propria fede. La vita appare svuotata di significato, e la ricerca della felicità si rivela illusoria. La scienza, pur offrendo risposte concrete, non placa l’angoscia interiore. Inizia così un viaggio alla ricerca di risposte, un’esplorazione della fede, non come dogma imposto, ma come forza vitale capace di dare un senso all’esistenza. Un percorso che conduce attraverso l’analisi delle diverse reazioni umane all’assurdità della vita, l’indagine delle Scritture e la riscoperta della fede autentica nel popolo semplice, fino a un nuovo incontro con Dio, non più come entità dogmatica, ma come essenza stessa della vita.
1. Crisi di Fede e di Senso
Da bambino, l’individuo cresce nella religione cristiana ortodossa. Questa educazione lo accompagna per tutta l’infanzia, l’adolescenza e la giovinezza. A diciotto anni, però, finita l’università, questa fede svanisce. Ripensandoci, forse una vera fede non c’è mai stata: solo fiducia nelle parole degli adulti, peraltro una fiducia incerta.A undici anni, un amico rivela che Dio non esiste e che la religione è un’invenzione. I fratelli maggiori e l’individuo stesso accolgono la notizia con entusiasmo. È un primo passo per allontanarsi dalla religione. Al contrario, quando il fratello maggiore si converte, la famiglia lo deride, mostrando una visione superficiale della fede. Anche la lettura di Voltaire, con la sua irriverenza, contribuisce a questo distacco.Perdere la fede è un processo comune. Accade quando la vita di tutti i giorni ignora o contraddice la religione. La religione diventa qualcosa di esterno, non integrato nella vita. Spesso, chi si dice credente è ottuso e immorale, mentre chi non crede è onesto e intelligente. Nonostante l’educazione religiosa, la fede si sgretola con la conoscenza e l’esperienza, lasciando un vuoto interiore.Un amico racconta di aver smesso di pregare dopo una domanda del fratello, capendo l’assurdità di quei gesti. Questo succede a molti: basta un piccolo evento per perdere la fede. La scienza e la vita moderna rendono difficile credere come un tempo.La lettura di libri filosofici, già a quindici anni, anticipa la scelta di abbandonare la fede. A sedici anni, la decisione è consapevole. Pur non credendo più, rimane l’idea vaga di un Dio, di un Cristo, di un insegnamento non chiaro. L’unica vera fede diventa l’autoperfezionamento, prima morale, poi come desiderio di eccellere, infine come brama di potere, fama e ricchezza. Questo percorso, senza fede e in cerca di un significato terreno, porta a una profonda crisi interiore.2. L’Assurdità della Vita e la Scienza
La vita appare un’esperienza vuota, priva di significato. Anche se le funzioni biologiche continuano, la mancanza di desideri toglie ogni scopo all’esistenza. Ogni tentativo di trovare gioia è un’illusione, che porta alla conclusione: la vita è assurda. Questa consapevolezza nasce in una persona che, in teoria, ha tutto per essere felice: famiglia, ricchezza e successo. Eppure, una forza interna spinge a volersi liberare dalla vita. Il suicidio, quindi, non è una scelta, ma la conseguenza di questa forza.La felicità apparente è in netto contrasto con la disperazione interiore. La vita è vista come un crudele scherzo, un imbroglio che si mostra in tutta la sua vuotezza. L’immagine del viaggiatore in un pozzo rappresenta la condizione umana: ci si aggrappa ai piccoli piaceri, come il miele, ignorando la morte che incombe, il drago, e la lenta distruzione dell’esistenza, i topi che rosicchiano il ramo. Persino la famiglia e l’arte, che prima davano gioia, non riescono più a nascondere questa verità.Si cerca allora una risposta nella scienza, sia in quella sperimentale che in quella teorica, filosofica. Le scienze sperimentali, però, danno risposte precise solo su aspetti specifici del mondo materiale, ma non offrono soluzioni sul senso della vita. Descrivono solo l’esistenza umana come un evento temporaneo e casuale, senza un vero significato. La filosofia affronta il problema del significato, ma arriva a conclusioni simili, confermando che la vita è incomprensibile e il mondo infinito e misterioso. Figure come Socrate, Schopenhauer, Salomone e Buddha confermano questa visione, mostrando la sofferenza come parte integrante della vita e la morte come una possibile liberazione. La scienza, quindi, non solo non risolve la disperazione, ma la conferma, mostrando quanto sia assurda la vita.3. La Fede, Scienza Irrazionale di Vita
La scienza non offre risposte alle domande fondamentali sull’esistenza, quindi le persone comuni reagiscono in modi diversi all’apparente assurdità della vita. Alcuni ignorano il problema, vivendo senza porsi domande sulla natura della vita. Altri scelgono di godere dei piaceri momentanei, pur sapendo che la vita è fondamentalmente disperata, e cercano di non pensare alle sofferenze future. Un terzo gruppo riconosce la negatività della vita e decide di porvi fine. Infine, c’è chi continua a vivere pur consapevole della mancanza di senso, in una sorta di attesa passiva. Nessuna di queste risposte è pienamente soddisfacente. Non è possibile ignorare la realtà, né rifugiarsi nei piaceri temporanei. Allo stesso tempo, la soluzione estrema non è accettabile, così come non lo è l’inerzia. Sorge quindi una domanda: se la ragione dice che la vita è assurda, ma la vita continua, forse c’è un limite nella ragione stessa. La conoscenza razionale si occupa del mondo concreto e limitato, ma non può spiegare il senso ultimo della vita, che riguarda l’infinito. La fede, invece, collega il mondo finito all’infinito, dando un significato più grande all’esistenza. La fede, quindi, non è solo credere ciecamente, ma è un modo per capire il senso della vita. Permette di superare la paralisi che deriva dalla constatazione dell’assurdità e di vivere con un nuovo significato. La fede è quindi indispensabile per dare un senso all’esistenza e per vivere, perché senza credere in qualcosa di più grande, la vita sarebbe impossibile da sopportare.4. La Fede Autentica e la Vita Parassitaria
Nonostante si comprenda tutto a livello intellettuale, la vita non migliora. Si valuta la possibilità di credere, ma senza rinunciare alla ragione. Si studiano quindi il buddhismo, l’islam e, soprattutto, il cristianesimo. Quest’ultimo viene analizzato sia leggendo testi che osservando le persone.Si inizia a studiare i credenti del proprio ambiente, persone istruite e importanti nella religione. Si fanno domande a teologi e a nuove figure cristiane, cercando di capire se la fede dia un senso alla vita. Ma la fede di queste persone non convince, perché sembra oscura e lontana dalla ricerca di un significato. Si intuisce che la loro fede nasce da motivi diversi.Si ha paura di tornare alla disperazione iniziale. Le spiegazioni dei credenti mostrano errori e allontanano dalla speranza di trovare nella fede una risposta. Non sono tanto le parti irrazionali delle dottrine cristiane a creare problemi, quanto il fatto che la vita di questi credenti è uguale alla propria, in contrasto con ciò che dicono di credere. Si nota una mancanza di sincerità, una vita basata sul desiderio di avere sempre di più e sulla paura della morte, come quella dei non credenti.Nessuna spiegazione razionale convince della verità della loro fede. Solo azioni vere, che dimostrino un senso della vita capace di superare la paura, potrebbero convincere. Ma queste azioni non si vedono tra i credenti osservati. Si capisce che la loro fede è una consolazione che non serve alla maggior parte delle persone, quelle che vivono producendo, non sfruttando il lavoro degli altri.La vera fede, quella che dà significato alla vita, deve essere diversa, sincera, e appartenere a quei miliardi di persone che vivono e fanno vivere l’umanità. La prova che la fede esiste si trova nella vita di queste persone, non nel fatto che alcuni filosofi o re delusi non si siano tolti la vita.L’attenzione si sposta quindi sui credenti poveri e semplici: pellegrini, monaci, contadini. La loro fede cristiana, anche se unita a superstizioni, è molto diversa. Per loro, le superstizioni sono parte della vita, non qualcosa di inutile come per i credenti ricchi. La vita di queste persone semplici conferma il significato che la fede le dà. La fede sembra necessaria per dare un senso alla vita e renderla sopportabile. Tra la gente comune, la fede è diffusa, mentre tra i ricchi è rara e spesso superficiale. La vita della gente comune, anche se dura, è piena di gioia, di accettazione dei problemi e di una morte affrontata con serenità. Questa serenità di fronte alla morte è rara tra i ricchi, ma comune tra i poveri.Si osserva la vita di tante persone comuni, del passato e del presente, che hanno trovato un significato nella vita e nella morte. Anche se diverse tra loro, tutte sanno dare un senso all’esistenza, cosa che sfugge a chi ragiona troppo. Queste persone vivono e muoiono serene, vedendo il bene nella vita.L’amore per queste persone cresce, e allo stesso tempo si ritrova la gioia nella propria vita. La vita dei ricchi perde importanza, apparendo come un inutile passatempo. La vita della gente che lavora, invece, appare vera, e il significato che essa le dà viene accettato. Si capisce che l’errore precedente non era nel modo di pensare, ma in una vita sbagliata, dedicata ai vizi e al piacere. La domanda sul senso della vita era sbagliata perché riguardava la vita in generale, mentre in realtà rifletteva solo l’assurdità della propria vita da parassita.La verità, ritrovata nel Vangelo, è che si preferisce il buio alla luce quando si fanno cose cattive. Per capire il senso della vita, è necessario che la vita stessa non sia inutile e cattiva. L’errore era stato pensare alla vita di pochi parassiti, invece che alla vita di tutte le persone. Capire questo significava ammettere di aver sbagliato, cosa all’inizio difficile. Solo amando le persone buone e odiando se stessi si è arrivati a capire la verità.La vita di una persona segue una volontà superiore, che fa parte di un piano più grande. Per capire questa volontà, bisogna obbedire e fare ciò che viene chiesto. Rifiutarsi di farlo impedisce di capire il proprio ruolo. Ad esempio, un uomo affamato che viene accolto e nutrito deve, come prima cosa, tirare una leva: questo dimostra che bisogna agire prima di capire. L’azione aiuta a capire, un po’ alla volta, il sistema e il proprio posto in esso.Chi segue la volontà superiore, cioè la gente semplice che lavora, non si lamenta. Invece, chi si rifiuta di agire, preferendo discutere, finisce per sentirsi inutile e desiderare di sparire. Il ragionamento, che porta fuori strada, viene abbandonato. La verità si trova vivendo in modo sincero, non da parassiti, unendosi alle persone vere e accettando il loro modo di vivere.Oltre alla ricerca con la ragione, nasce una ricerca di Dio, causata dalla paura e dalla solitudine. Anche se si è convinti che non si possa dimostrare che Dio esiste, si cerca e si prega. Si contestano le spiegazioni che dicono che Dio non esiste, pensando al concetto di causa e alla necessità di una causa iniziale. Si sente che esiste una forza superiore e che, grazie ad essa, si può vivere. Le risposte classiche su Dio che crea e si prende cura non bastano. Si prega sempre di più, ma sembra che nessuno ascolti.Tuttavia, la ragione porta a pensare che la vita non possa essere senza una causa e un significato. L’immagine di un uccellino caduto dal nido fa pensare alla ricerca di una madre, di un creatore che ama: Dio. Pensare che Dio esiste ridà vita e gioia. Ma se si analizza con la ragione il rapporto con Dio, si torna al Dio lontano delle religioni, che sparisce come neve al sole, facendo tornare la disperazione e il desiderio di morire. Si passa continuamente dalla gioia alla disperazione, dalla vita alla morte.In un bosco, in primavera, si continua a cercare Dio. Ci si chiede se Dio sia reale o solo un’idea. Ma ci si interroga anche da dove venga questa idea di Dio, e la risposta ridà vita e significato. Però, la ragione dice che un’idea di Dio non è Dio stesso, che si cerca qualcosa di fondamentale per vivere. E la disperazione torna.All’improvviso, si capisce che la vita torna solo quando si crede in Dio. Credere in Dio è la vita stessa. Dio è colui senza il quale non si può vivere. Questa scoperta illumina dentro e fa sparire per sempre il desiderio di আত্মহত্যা. La forza della vita torna piano piano, come quando si era bambini e ragazzi. Si torna a credere in una volontà che ha creato tutto e che chiede di migliorarsi, di vivere seguendo questa volontà superiore. Si ritrova la tradizione, cioè il modo in cui le persone hanno sempre espresso questa volontà, la fede in Dio, nel miglioramento morale, nella tradizione che dà un senso alla vita. Questa volta, però, si accetta tutto in modo consapevole, perché è necessario per vivere.La vita è come un viaggio in barca. All’inizio si rema contro la corrente verso la riva (Dio), ma poi ci si lascia portare dalla corrente e dalle altre barche, dimenticando dove si voleva andare. Solo quando si sente il pericolo, rappresentato dalle cascate (la morte), si torna a remare contro corrente verso la riva (Dio), seguendo la tradizione e usando la libertà di scegliere. La riva è Dio, la direzione è la tradizione, i remi sono la libertà di avvicinarsi a Dio.5. Fede e Contraddizioni
La vita si riaccende, piena di forza, e si abbandona la precedente esistenza, ormai vuota. La vita vera è quella dei lavoratori, semplice e piena di significato. La fede popolare russa insegna che ogni persona nasce per volere di Dio, con la possibilità di scegliere tra salvezza e perdizione. Per salvarsi, bisogna vivere secondo Dio: lavorare, essere umili, sopportare le difficoltà e aiutare gli altri. Questi principi, chiari e profondi, sono radicati nella religione e nella tradizione.Inizialmente, questa visione è chiara. Poi, però, sorgono dubbi su pratiche come sacramenti, cerimonie e digiuni. Nonostante le perplessità, si accetta tutto, partecipando ai riti e pregando. La fede non è più un insieme di regole, ma l’unico modo per dare un senso alla vita. Si intuisce un significato profondo nelle dottrine, anche se non si comprendono del tutto. Dio è l’origine della fede e dell’intelligenza umana. La verità della fede, universale ma diversa nelle sue forme, si adatta a culture e condizioni diverse, apparendo a volte complessa.Si desidera unirsi al popolo nella fede, ma è difficile accettarne i rituali. Le teorie teologiche sull’infallibilità della Chiesa offrono una risposta: la Chiesa, unione di credenti nell’amore, possiede la verità. L’unità nell’amore permette di avvicinarsi a Dio, e accettare i riti significa unirsi agli altri. Si praticano i riti ortodossi, anche senza capirli, per superare le contraddizioni e avvicinarsi alla tradizione. Seguire i riti è un modo per unirsi agli antenati e al popolo, rinunciando alle comodità per cercare il senso della vita.Nonostante l’impegno, è difficile capire liturgie e sacramenti. Formule e festività restano oscure. La comunione, in particolare, crea un conflitto interiore: credere nel corpo e sangue di Cristo è difficile, ma ci si sottomette. La fede dei contadini e le letture religiose offrono momenti di verità, mentre i dubbi aumentano con i teologi e i testi complessi. Si invidia la semplicità del popolo, che accetta la fede senza domande, mentre la verità appare confusa.Dopo tre anni, emergono problemi gravi. Il primo è l’intolleranza verso le altre confessioni cristiane. La Chiesa ortodossa si proclama unica depositaria della verità, negando le altre fedi. Questa esclusività contraddice l’idea di fede come unione nell’amore. Parlare con i rappresentanti della Chiesa non risolve il problema: la difesa del dogma e del potere è più importante dell’amore.Il secondo problema è l’atteggiamento verso guerra e pena di morte. L’orrore della guerra, con cristiani che uccidono altri cristiani, contrasta con la benedizione delle armi da parte della Chiesa. Anche la pena capitale, approvata dalla Chiesa, è inaccettabile. Queste contraddizioni portano a un allontanamento dall’ortodossia, rendendo impossibile una piena unione con essa.6. La ricerca incessante di Dio
La convinzione di non possedere la verità completa porta a riconoscere un fatto. Il popolo ha una conoscenza vera, fondamentale per vivere, ma nelle sue credenze e nelle istituzioni della chiesa ci sono anche falsità. Questa consapevolezza spinge a studiare a fondo le Scritture e la teologia, prima ritenute inutili. In questa dottrina c’è una speranza di salvezza, anche se la ragione fa fatica ad accettarla del tutto. Si decide quindi di esaminare la dottrina cristiana, per capire cosa è vero e cosa è falso, e separarli.Un sogno riassume questa esperienza. Si è su un letto fatto di cinghie che stanno cedendo, sospesi sopra un abisso profondissimo. All’inizio c’è terrore, ma poi, guardando in alto, verso il cielo infinito, si trova calma e sicurezza. Una voce dice che la soluzione è proprio questa: guardare in alto. Si capisce che una cinghia centrale tiene tutto, e che per non cadere bisogna guardare in alto, appoggiandosi a questa corda, in un equilibrio strano ma che dà sicurezza.La vita si divide nettamente in due momenti. La conversione cambia radicalmente il modo di vedere le cose. Prima si accettava la vita e la si rappresentava nell’arte, poi si inizia a vedere una netta differenza tra sé e il mondo, e si giudica e trasforma la realtà. L’arte non è più celebrazione della vita, ma uno strumento per riflettere sulla morale. Anche la morale cambia: non si cerca più di realizzare sé stessi, ma di rinunciare a sé per gli altri e per Dio. Dio diventa meno concreto, un “desiderio”. La fede è una ricerca continua, non una cosa che si possiede. La vera vita è cercare Dio, un cammino fatto di discussioni e azioni concrete verso l’assoluto, senza volerlo definire una volta per tutte.Abbiamo riassunto il possibile
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