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Contenuti del libro
Informazioni
“La condanna del modernismo. Documenti, interpretazioni, conseguenze” di Claus Vian ti porta dritto nel cuore di uno scontro epocale: quello tra la Chiesa cattolica e la modernità che esplode a fine Ottocento. Immagina un mondo che cambia velocemente, con nuove idee scientifiche e sociali che mettono in crisi le certezze di sempre. La Chiesa, sotto Pio X, vede tutto questo come una minaccia, la “crisi modernista”. Questo libro esplora come Roma reagisce, non solo con condanne generiche, ma con documenti precisi come il decreto Lamentabili sane exitu e l’enciclica Pascendi dominici gregis, che cercano di definire e stroncare il modernismo alla radice. Vedrai le procedure interne del Sant’Uffizio, i dibattiti tra i consultori, e le storie di chi si trova in mezzo, come Ernesto Buonaiuti o Lucien Laberthonnière, che provano a conciliare fede e pensiero libero, scontrandosi con un’autorità ecclesiastica che chiede obbedienza totale, rafforzata dal giuramento antimodernista. Non è solo una storia di documenti, ma di persone, di conflitti locali come quello a Vicenza, e delle conseguenze durissime per chi non si allinea. È un viaggio affascinante dentro un momento cruciale che ha segnato profondamente la Chiesa, mostrando la tensione perenne tra controllo e ricerca della verità .Riassunto Breve
All’inizio del Novecento, la Chiesa cattolica si trova ad affrontare la modernità , vista come una sfida alle sue prospettive tradizionali a causa dei cambiamenti culturali, della società industriale e della secolarizzazione che promuovono l’autonomia umana e le scienze critiche. La reazione della Chiesa, specialmente sotto Pio X, è forte e mira a chiudere il dibattito teologico e culturale imponendo uniformità . Questa reazione si manifesta in documenti come il decreto Lamentabili sane exitu e l’enciclica Pascendi dominici gregis, entrambi del 1907. Il Lamentabili, originato dall’esame delle opere di Alfred Loisy, elenca e condanna proposizioni considerate erronee, frutto di dibattiti interni tra i consultori del Sant’Uffizio che discutono sulla precisione teologica e l’ampiezza delle condanne. Figure come Domenico Palmieri e Pie de Langogne propongono elenchi diversi, mentre altri, come Alberto Lepidi, suggeriscono cautela e distinzione tra critica storica e fede. La versione finale del Lamentabili è un compromesso, meno qualificata teologicamente rispetto ad alcune proposte iniziali. Poco dopo, l’enciclica Pascendi offre una condanna più ampia e sistematica del modernismo, definendolo una sintesi di tutte le eresie. Questo documento non si limita a condannare le idee, ma introduce misure disciplinari estese per contrastare il fenomeno, diventando il testo principale nella lotta antimodernista. Tra le misure prescritte dalla Pascendi ci sono la stretta vigilanza sui seminari, la rimozione di insegnanti sospetti, il divieto di pubblicazioni moderniste e l’istituzione di consigli di vigilanza nelle diocesi. Un’ulteriore misura repressiva è l’introduzione del giuramento antimodernista nel 1910, obbligatorio per il clero e chi ricopre incarichi ecclesiastici, che richiede l’adesione interna alle dottrine e il rifiuto degli errori modernisti. La sua natura, se implichi un assenso dogmatico o solo una disciplina esterna, genera dibattiti, anche se il Sant’Uffizio lo interpreta ufficialmente come obbedienza al magistero con obbligo di assenso interno. Nonostante le controversie, il giuramento rimane obbligatorio per contrastare la minaccia percepita del modernismo. Esempi concreti di questa repressione si vedono nella vicenda di Ernesto Buonaiuti, il cui libro “Lo Gnosticismo” viene esaminato dalla Congregazione dell’Indice. Nonostante un consultore come il gesuita Gismondi riconosca i pregi dell’opera, pur segnalando limiti, la decisione finale non è la condanna ma un ammonimento formale, quasi contemporaneamente alla Pascendi. Buonaiuti affronta poi la perdita dell’insegnamento e continue sorveglianze. Un altro esempio è Lucien Laberthonnière, che critica i metodi dell’autorità ecclesiastica pur sottomettendosi formalmente, difendendo la libertà di pensiero e subendo pressioni sulla sua rivista. Queste esperienze mostrano la tensione tra l’autorità che cerca di imporre un’ortodossia rigida e la coscienza individuale. L’applicazione delle direttive antimoderniste porta a una maggiore centralizzazione del controllo da parte della Curia romana e a conflitti a livello locale, come nella diocesi di Vicenza, dove tensioni tra il vescovo e un gruppo intransigente sostenuto da figure curiali come il cardinale Gaetano De Lai mostrano come la lotta alle nuove idee si traduca in dinamiche di potere e controllo. L’atteggiamento di censura e controllo sull’autonoma determinazione umana continua anche dopo Pio X, influenzando la disciplina ecclesiastica e l’interpretazione degli insegnamenti successivi.Riassunto Lungo
1. La Chiesa Cattolica e lo Scontro con la Modernità : Il Caso Buonaiuti
La crisi modernista segna un momento chiave nel difficile rapporto tra la Chiesa cattolica e le idee nuove del mondo moderno. Questa crisi prende forma nella seconda metà dell’Ottocento, influenzata dai grandi cambiamenti culturali, dalla nascita della società industriale e dalla progressiva diminuzione dell’influenza religiosa nella vita pubblica. La Chiesa percepisce la modernità come un periodo in cui l’essere umano rivendica una forte autonomia e le scienze critiche si affermano con forza, mettendo così in discussione le visioni del mondo più tradizionali e assolutistiche.La Reazione della Chiesa
La risposta della Chiesa cattolica a questa crisi, in particolare sotto il pontificato di Pio X, rende questo periodo storico unico e di vasta portata per le sue conseguenze. Le dure condanne, espresse in documenti importanti come il decreto Lamentabili sane exitu del 1907 e l’enciclica Pascendi dominici gregis, hanno l’effetto di bloccare il dibattito teologico e culturale interno alla Chiesa, imponendo una rigida uniformità di pensiero e dottrina.Il Caso di Ernesto Buonaiuti
Un esempio concreto e significativo di questa reazione è l’analisi del libro “Lo Gnosticismo” scritto da Ernesto Buonaiuti, esaminato dalla Congregazione dell’Indice, l’organismo vaticano preposto alla censura. Nonostante alcuni esperti della Congregazione fossero orientati verso una condanna esplicita dell’opera, il gesuita Gismondi, a cui viene affidato il compito specifico di censurare il testo, offre un parere più equilibrato e misurato. Gismondi riconosce i meriti del lavoro di Buonaiuti, pur segnalando quelle che a suo giudizio sono delle lacune nella preparazione teologica dell’autore e criticando il suo stile di scrittura, ritenuto poco chiaro o adeguato.Gismondi, noto per avere una certa apertura verso i nuovi studi biblici che si stavano sviluppando in quel periodo, non considera il libro di Buonaiuti un pericolo per l’ortodossia della fede cattolica. La decisione finale della Congregazione dell’Indice, influenzata anche dal parere espresso da Gismondi, non porta quindi alla condanna formale del volume. Viene invece emesso un ammonimento ufficiale all’autore, un evento che si verifica quasi contemporaneamente alla pubblicazione dell’enciclica Pascendi, il documento principale di condanna del modernismo.La vicenda personale di Buonaiuti, tuttavia, prosegue con notevoli difficoltà all’interno delle istituzioni ecclesiastiche. A seguito di questi eventi e del clima di sospetto generalizzato, perde l’incarico di insegnamento che ricopriva e deve affrontare continue sorveglianze e denunce. Questo accade nonostante i suoi ripetuti tentativi di dimostrare la sua fedeltà alla Chiesa e di trovare un punto di conciliazione.Misure Repressive e Conseguenze Durature
La condanna del modernismo si traduce in azioni concrete e repressive volte a estirpare le idee considerate pericolose. Una delle misure più significative è l’introduzione del giuramento antimodernista nel 1910, che imponeva a chierici e insegnanti ecclesiastici di rinunciare a qualsiasi forma di modernismo. L’atteggiamento di forte censura nei confronti dell’autonomia del pensiero umano e della ricerca critica non si esaurisce con la fine del pontificato di Pio X. Questa tendenza continua a influenzare la vita della Chiesa anche negli anni successivi, estendendosi a diversi ambiti del sapere e della vita sociale. Tale approccio censorio ha un impatto duraturo sulla disciplina ecclesiastica interna e sul modo in cui vengono interpretati e applicati i successivi insegnamenti ufficiali della Chiesa.Se il libro di Buonaiuti non fu formalmente condannato, perché la sua vicenda personale fu così drammatica?
Il capitolo descrive efficacemente la reazione generale della Chiesa al modernismo e il caso specifico del libro “Lo Gnosticismo”, che non subì una condanna formale grazie anche a pareri interni più moderati. Tuttavia, lascia aperta la questione del perché, nonostante questa “relativa” clemenza nei confronti dell’opera, la vita accademica e personale di Buonaiuti sia stata segnata da perdite di incarichi e continue persecuzioni. Per comprendere appieno questa apparente contraddizione, sarebbe utile approfondire non solo la storia istituzionale della Chiesa e la crisi modernista in generale, ma anche la biografia completa di Ernesto Buonaiuti, esaminando l’evoluzione del suo pensiero, le sue altre opere, e le specifiche accuse che gli furono mosse nel corso degli anni, al di là del singolo episodio qui narrato. Approfondire autori che hanno studiato il modernismo e la figura di Buonaiuti, come Maurilio Guasco o Daniele Menozzi, può fornire il contesto necessario.2. La Fabbrica dei Decreti e la Lotta alle Idee Nuove
La condanna delle nuove idee inizia con il decreto Lamentabili sane exitu del 1907. Questo decreto nasce dal lavoro del Sant’Uffizio, avviato tra il 1901 e il 1903, con lo scopo di mettere all’indice le opere di Alfred Loisy. L’obiettivo principale è condannare le tesi di Loisy per affermare una posizione dottrinale chiara. Vengono valutate diverse strade, come l’inserimento delle sue opere nell’Indice dei libri proibiti o la creazione di un elenco di proposizioni da censurare.I dibattiti interni e la stesura dell’elenco
La stesura di un elenco di errori viene affidata a esperti come Pie de Langogne e Domenico Palmieri, e questo processo rivela opinioni diverse all’interno della Chiesa. Palmieri propone un elenco con definizioni teologiche precise, puntando a ottenere affermazioni ufficiali su temi come la storicità della Genesi. Pie de Langogne, invece, raccoglie un elenco più vasto da varie fonti, cercando di colpire non solo Loisy ma un’intera corrente di pensiero progressista in Francia.Le resistenze e il compromesso del Lamentabili
La proposta di un elenco unico di 96 proposizioni incontra resistenze tra gli esperti. Alcuni, come Alberto Lepidi, criticano l’approccio, ritenendo l’elenco non ancora pronto o poco documentato. Suggeriscono prudenza e invitano a distinguere tra la critica storica e le questioni di fede. La decisione finale di non dare definizioni teologiche precise alle proposizioni nella versione definitiva del Lamentabili rappresenta un compromesso tra le diverse posizioni.Dal Lamentabili alla Pascendi: una condanna più ampia
Il decreto Lamentabili, sebbene ridimensionato rispetto alle prime proposte e concentrato su Loisy e il contesto francese, è il primo passo concreto contro il modernismo. Poco dopo, viene pubblicata l’enciclica Pascendi dominici gregis, preparata in modo indipendente. Questa enciclica offre una condanna del modernismo molto più vasta e organizzata, definendolo come un’eresia che tocca tutti gli aspetti della fede. La Pascendi introduce anche misure disciplinari severe e si afferma come il documento fondamentale nella lotta contro le nuove idee, superando di fatto il Lamentabili.L’applicazione della Pascendi e il rafforzamento dell’autoritÃ
Vescovi in Italia e Francia accolgono con grande favore la Pascendi, diffondendo il testo e applicando le sue regole. Questa reazione rafforza l’obbedienza all’autorità del papa e la determinazione nel contrastare le nuove correnti di pensiero, anche in aree dove il modernismo non sembrava particolarmente diffuso. L’introduzione di misure come i consigli di vigilanza e le restrizioni sulle letture diventa uno strumento chiave per frenare i movimenti di rinnovamento e per ribadire un modello di Chiesa fortemente centralizzato sull’autorità papale.Ma quali erano, in concreto, queste “idee nuove” che la Chiesa si affrettava a condannare?
Il capitolo descrive con precisione il meccanismo della condanna, ma lascia in ombra il contenuto effettivo delle tesi “moderniste”. Per comprendere appieno la posta in gioco e la severità della reazione ecclesiastica, è fondamentale esplorare le idee teologiche, storiche e filosofiche che venivano messe in discussione in quel periodo. Approfondire la storia della critica biblica e del pensiero cattolico tra Ottocento e Novecento è essenziale. Autori come Alfred Loisy, Maurice Blondel, o storici del modernismo come Émile Poulat possono offrire il contesto necessario per capire cosa esattamente la “fabbrica dei decreti” intendeva smantellare.3. Obbedienza e pensiero libero nella crisi modernista
La Chiesa e il Modernismo
All’inizio del Novecento, la Chiesa cattolica si confronta con il movimento modernista, percepito come una minaccia alla dottrina tradizionale. Per arginare la sua diffusione, vengono adottate misure severe. Tra queste, spiccano l’enciclica Pascendi Dominici Gregis, che definisce e condanna il modernismo, e l’introduzione di un giuramento obbligatorio per il clero e gli insegnanti ecclesiastici. Queste azioni mirano a riaffermare l’autorità del Magistero e a garantire l’uniformità del pensiero teologico di fronte alle nuove correnti di pensiero che si diffondono nella società e all’interno della Chiesa stessa. La risposta della Chiesa è quindi caratterizzata da un forte accento sul controllo dottrinale e sulla disciplina.La Figura di Lucien Laberthonnière
In questo clima di tensione, la figura di Lucien Laberthonnière, che dirige la rivista “Annales de philosophie chrétienne” (APC), diventa centrale. Laberthonnière si trova in una posizione delicata: pur riconoscendo formalmente l’autorità ecclesiastica, critica apertamente i metodi impiegati per combattere il modernismo. Non condivide la definizione astratta di modernismo fornita nella Pascendi e contesta le disposizioni disciplinari che limitano la libertà di ricerca e di espressione. A differenza del suo amico Maurice Blondel, che sceglie una sottomissione più completa e meno critica al Magistero, Laberthonnière cerca di mantenere uno spazio per l’espressione delle proprie idee e per la difesa della libertà di pensiero, pur senza rompere apertamente con la Chiesa.Le Pressioni sulla Rivista e la Visione di Laberthonnière
La sua posizione non passa inosservata e la rivista APC finisce sotto stretta sorveglianza e pressione da parte delle autorità ecclesiastiche. Viene chiesta una dichiarazione di sottomissione, che Laberthonnière inizialmente rifiuta, considerandola un atto di servilismo che mina la dignità della ricerca intellettuale. Accetta in seguito una versione della dichiarazione, ma continua a esprimere riserve. La sua critica si concentra sulla natura dell’autorità ecclesiastica, che a suo parere si comporta sempre più come un potere esterno e impositivo, dimenticando la sua vera natura di servizio alla verità e alla comunità dei credenti. Questa visione dell’autorità come servizio, non come dominio, è un punto chiave del suo pensiero.Il Giuramento Antimodernista e la Coscienza
Il giuramento antimodernista, istituito ufficialmente nel 1910, rappresenta uno strumento fondamentale nel tentativo di controllare l’insegnamento teologico e filosofico. Nato all’interno del Sant’Uffizio, era inteso dai suoi redattori come una professione di fede che richiedeva un’adesione non solo esterna ma anche interna, di coscienza. Tuttavia, l’interpretazione ufficiale data dal Sant’Uffizio lo presenta principalmente come una dichiarazione di obbedienza al magistero, pur mantenendo l’obbligo di assenso interno. Questa ambiguità crea notevoli difficoltà per coloro che, pur non identificandosi con il modernismo condannato, non riescono a prestare il giuramento con piena convinzione interiore per motivi di coscienza. Nonostante le controversie suscitate e il fatto che non venga incluso nel nuovo Codice di Diritto Canonico del 1917, il giuramento rimane in vigore per diversi decenni, segno della persistente preoccupazione della Chiesa verso il modernismo.Autorità e Libertà di Pensiero
L’intera vicenda, dall’esperienza personale di Laberthonnière alle discussioni e alle difficoltà legate al giuramento antimodernista, mette in luce una tensione profonda e complessa. Da un lato, c’è l’autorità ecclesiastica che cerca di preservare l’ortodossia e l’unità attraverso misure disciplinari e richieste di sottomissione. Dall’altro, emerge la coscienza individuale, che cerca la verità in modo personale e critico, pur all’interno della tradizione di fede. Questi eventi mostrano lo scontro tra un’esigenza di controllo istituzionale e il desiderio di libertà intellettuale e spirituale, un conflitto che segna profondamente la storia della Chiesa in quel periodo.È davvero possibile comprendere la “risposta di Roma” al Modernismo leggendo solo il punto di vista di chi ha condannato?
Il capitolo offre una narrazione che, pur chiara, presenta la vicenda quasi esclusivamente dalla prospettiva della Chiesa istituzionale e della sua difesa della dottrina. Manca, tuttavia, la voce e la complessità delle idee di coloro che furono etichettati come “modernisti”. Per superare questa lacuna e capire veramente cosa si intenda per Modernismo e perché rappresentasse una sfida così radicale, è necessario esplorare il contesto intellettuale dell’epoca e leggere gli scritti di alcuni dei protagonisti di quel movimento, come Alfred Loisy. Approfondire la storia della teologia e della critica biblica moderna è essenziale per cogliere le sfumature di un dibattito che non era una semplice “eresia”, ma un tentativo, per quanto controverso, di confrontarsi con la modernità .5. Controllo e conflitto nella Chiesa anti-modernista
La Chiesa cattolica condanna il modernismo. Lo fa attraverso documenti importanti come il decreto Lamentabili e l’enciclica Pascendi, che definiscono il modernismo una sintesi di eresie. Per combatterlo, la Chiesa stabilisce diverse misure. Queste includono la creazione di consigli di vigilanza in ogni diocesi. Viene anche reso obbligatorio un giuramento anti-modernista per tutto il clero e per chiunque abbia incarichi nella Chiesa.Il Giuramento Anti-modernista
Il giuramento chiede a chi lo presta di accettare le dottrine della Chiesa e di rifiutare le idee considerate moderniste. Nascono discussioni sul significato profondo di questo giuramento: richiede di credere veramente a certe verità (assenso dogmatico) o è solo una regola da seguire (disciplina esterna)? Il Sant’Uffizio e la Congregazione Concistoriale si occupano di interpretare e mettere in pratica queste regole. Gestiscono i casi di sacerdoti e studiosi che vengono sospettati di modernismo.La situazione a Vicenza
Nella diocesi di Vicenza, le tensioni si fanno sentire in modo particolare. Qui, il vescovo Ferdinando Rodolfi, visto come più aperto, si trova in conflitto con un gruppo che sostiene posizioni molto rigide. Questo gruppo è guidato dai fratelli Scotton. Loro controllano due giornali, “Il Berico” e “La Riscossa”. Attraverso questi giornali, criticano il vescovo. Dicono di seguire una linea dura e affermano di avere ricevuto indicazioni dirette dai papi che hanno preceduto quello attuale.L’intervento del Cardinale De Lai
Un ruolo importante in questa disputa locale è giocato dal cardinale Gaetano De Lai. Lui è segretario della Congregazione Concistoriale ed è originario proprio di Vicenza. Il cardinale interviene spesso nella situazione. Di solito, appoggia il gruppo più intransigente. Le sue posizioni influenzano le decisioni prese a livello locale. La Santa Sede stessa si interessa alla questione e fornisce un aiuto economico al giornale “Il Berico”.Conseguenze e il nuovo Codice di Diritto Canonico
Le azioni contro il modernismo hanno conseguenze più ampie. Portano a un controllo più forte da parte della Curia romana, concentrando il potere a Roma. Creano anche discussioni e scontri nelle diverse diocesi su come interpretare e applicare le regole. Si parla del giuramento e dei consigli di vigilanza anche mentre si scrive il nuovo Codice di Diritto Canonico. Alla fine, nel Codice non si mette il giuramento in modo esplicito. Tuttavia, l’idea di base del giuramento rimane presente attraverso la normale professione di fede che si richiede.Come si può comprendere la violenta reazione della Chiesa contro il “modernismo” se il capitolo non chiarisce mai cosa fosse esattamente questa “sintesi di eresie” che tanto spaventava?
Il capitolo descrive le severe misure adottate dalla Chiesa per combattere il modernismo, ma omette di definire in modo sostanziale questa corrente di pensiero. Affermare che fosse una “sintesi di eresie” è una qualifica, non una spiegazione del suo contenuto. Senza capire quali idee specifiche venissero considerate eretiche e perché, la logica dietro la reazione ecclesiastica e le tensioni descritte (come quelle a Vicenza) rimangono parzialmente oscure. Per colmare questa lacuna e comprendere appieno il contesto del conflitto, è necessario approfondire la storia delle idee teologiche e filosofiche che caratterizzarono il modernismo cattolico. Si suggerisce di esplorare gli scritti di autori che furono protagonisti o attenti osservatori di quel periodo, come Alfred Loisy o George Tyrrell, e di consultare studi storici che analizzano le dottrine moderniste nel loro contesto intellettuale e sociale.Abbiamo riassunto il possibile
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