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Informazioni
“La comunità senza destino. Ionesco, Eliade, Cioran all’ombra di «Criterion»” di Giovanni Rotiroti ti porta nella Romania tra le due guerre, nel cuore della Generazione Criterion. Immagina un gruppo di giovani super brillanti, tipo Mircea Eliade, Emil Cioran ed Eugène Ionesco, che si ritrovano per dibattere di tutto, dalla filosofia alla politica, cercando di dare una scossa alla cultura nazionale e trovare un loro percorso spirituale. Guidati dal carismatico professore Nae Ionescu, organizzano simposi e cercano un nuovo orientamento. Però, la storia ci si mette di mezzo. Le tensioni politiche salgono, l’influenza di Nae Ionescu diventa complicata e legata alle sue ambizioni, e molti finiscono per farsi trascinare dalla Guardia di Ferro, un movimento estremista legato al legionarismo. Quello che era un gruppo di discussione culturale si trasforma in una “comunità politica di destino”, e questa “rinocerontite”, come viene descritta, li porta a perdere sé stessi nella violenza e nell’ideologia, un destino tragico e autodistruttivo. Il libro racconta come questa esperienza devastante abbia segnato per sempre questi intellettuali, anche dopo, in esilio. Vediamo come Cioran affronta la disperazione e il pessimismo, come Ionesco usa il suo teatro dell’assurdo per parlare del trauma e della perdita di senso, e le dinamiche complicate tra loro, fatte di rivalità, critiche (come nel famoso libro “No” di Ionescu) e segreti condivisi. È la storia di un gruppo che cercava la luce ma ha trovato l’ombra della storia, diventando una “comunità senza destino” che continua a confrontarsi con il passato e il vuoto della parola.Riassunto Breve
La generazione Criterion, attiva in Romania tra le due guerre, è un gruppo di giovani intellettuali che cerca un nuovo percorso culturale e spirituale, influenzati dal professore Nae Ionescu. Organizzano dibattiti per confrontarsi su idee diverse, cercando di rinnovare la cultura nazionale. Questa ricerca di autenticità si scontra con le tensioni politiche dell’epoca. L’influenza di Nae Ionescu si lega alle sue ambizioni e a un “malinteso” politico, portandolo verso il movimento estremista della Guardia di Ferro, anche con posizioni antisemite. Molti membri di Criterion sono attratti da questo impegno politico, trasformando il gruppo da culturale a “comunità politica di destino”. Le differenze interne e la pressione esterna portano alla perdita dello spirito iniziale. L’esperienza finisce tragicamente, con molti che aderiscono al legionarismo, descritto come una “rinocerontite” che fa perdere l’individualità e porta a violenza. La generazione, che cercava un destino, si autodistrugge nella politica. La scrittura giovanile di Cioran esplora la disperazione e la sofferenza, vedendo la scrittura come una necessità per affrontare il dolore. Rifiuta filosofie ottimiste e propone un’antropologia pessimista. Il gruppo Criterion a Bucarest è un luogo di intensi dibattiti e relazioni, con rivalità interne. Un evento importante per Cioran è il soggiorno a Berlino, dove assiste all’ascesa del nazismo, provando una crisi e una fascinazione per il totalitarismo, che lo porta a credere in una dittatura per la Romania, posizione poi vista con vergogna. La poesia iniziale di Ionescu esprime angoscia e isolamento, percependo la lingua romena come “straniera”, riflettendo un trauma infantile. Il libro “No” segna una trasformazione, con Ionescu che diventa un critico polemico nel gruppo Criterion. Contesta la critica tradizionale e l’idea di criteri oggettivi, usando paradosso e ironia. Il libro attacca figure affermate e membri del gruppo, creando scandalo. Il gruppo Criterion, inizialmente apolitico, è segnato da tensioni interne e dalla ricerca di un “genio”. Gli eventi storici degli anni ’30 portano alla “rinocerontizzazione” e alla violenza politica. Ionescu denuncia questa deriva e assiste alla “catastrofe” che colpisce gli amici. La fuga di Ionescu in Francia e il suo teatro sono una risposta a questi orrori. Il “teatro dell’assurdo” mette in scena la crisi della comunicazione e l’impossibilità di sfuggire all’ideologia totalitaria. Il concetto di “balcanismo” descrive una tendenza alla violenza non solo geografica. La posizione di Ionescu è quella di chi “avanza mascherato”, riflettendo una soggettività frammentata. Il “malinteso” di Criterion e la tragedia storica diventano il nucleo traumatico della sua opera. Il libro “No” di Ionescu provoca uno scandalo nella scena letteraria rumena e nel gruppo Criterion. Molti critici lo respingono, giudicandolo vanitoso e poco serio. Altri, come Mircea Vulcănescu, lo difendono, vedendo nel negativismo una ricerca di autenticità. Il libro segna un cambiamento nel rapporto tra Ionescu e Mircea Eliade, con Ionescu che critica il diario di Eliade e lo ridicolizza in un pamphlet satirico. “No” mette in luce le tensioni interne a Criterion, la difficoltà di conciliare desiderio individuale e ideale comunitario. Questa incapacità spinge molti verso l’impegno politico nazionalista. L’esperienza del fallimento di Criterion influenza Ionescu. Il suo teatro successivo elabora questo trauma rappresentando la parola che perde senso e figure spettrali, simboli della comunità fallita e della trasformazione in “rinoceronti”. I romanzi *Il ritorno dal paradiso* e *Gli huligani* esplorano la crisi dei giovani intellettuali a Bucarest tra le due guerre, il loro senso di mancanza di scopo e l’angoscia. Affrontano la difficoltà di staccarsi dai valori tradizionali e cercano un’identità. I personaggi si confrontano con la morte o reagiscono con cinismo o ideali rivoluzionari. *Gli huligani* introduce la figura del giovane che rifiuta le convenzioni, credendo solo in sé stesso, figura dibattuta e collegata da alcuni a movimenti estremisti. L’autore presenta l’huliganismo come una ribellione psicologica. Le dinamiche del gruppo Criterion sono segnate da discussioni intense e relazioni complesse, inclusi triangoli amorosi. Queste vicende private si intrecciano con le posizioni politiche, portando a incomprensioni e alla necessità di mantenere “segreti”. Le *Memorie* dell’autore rileggono questi eventi, a volte modificando dettagli, creando un “palinsesto” dove storia personale e finzione si sovrappongono. Il “diritto al segreto” gestisce il passato. Le opere di altri membri offrono prospettive diverse, usando parodia o allusione. Ionescu critica la svolta ideologica di Eliade e Cioran verso il nazionalismo e la Guardia di Ferro. Questa critica si manifesta nella scrittura, analizzando come la politica influenzi vita e relazioni. Un testo chiave è “Emil innamorato”, che usa personaggi fittizi per rappresentare figure reali del gruppo. Il racconto esplora un triangolo amoroso che si intreccia con l’adesione all’ideologia nazionalista. L’amore per una donna si confonde con un “folle amore” per la nazione e l’ideale rivoluzionario. Ionescu descrive questa trasformazione come un delirio che porta i personaggi verso un ideale politico distruttivo. I rivali per l’amore della donna scoprono una “fratellanza nel disastro” uniti dall’ideale nazionale, suggerendo che la passione politica prevale sui legami personali. L’uso allusivo serve a demistificare la “comunità politica di destino”, mostrando come l’ideologia svuoti le parole e porti a violenza reale. La critica di Ionescu evidenzia come il potere ideologico si nutra di un piacere fantasmatico. L’esperienza della generazione Criterion è segnata dalla trasformazione degli individui sotto i regimi totalitari. Questa “rinocerontizzazione” porta alla perdita della personalità e a un senso di estraneità. La catastrofe politica distrugge i legami umani e la possibilità di una vita comune basata su ideali spirituali o democratici. Di fronte a questa disintegrazione, la scrittura elabora il trauma e la perdita. La questione del perdono emerge come un processo legato al linguaggio e alla memoria, un riconoscimento della perdita e del “vuoto” nella parola. In esilio, i membri sopravvissuti, come Ionesco, Cioran ed Eliade, mantengono un dialogo a distanza, formando una “comunità senza destino”. Questa comunità si basa sulla condivisione della solitudine, della distanza e del diritto al segreto, accettando conflitto e malinteso. Trovano nell’ospitalità della parola uno spazio per l’incontro con l’Altro. Letteratura e teatro esplorano questo difficile rapporto con il passato, la perdita e la possibilità di un perdono che attraversa il vuoto del linguaggio.Riassunto Lungo
1. La metamorfosi di Criterion
La Generazione Criterion, attiva in Romania tra le due guerre, nasce come un gruppo di giovani intellettuali che cerca un nuovo orientamento culturale e spirituale. Figure come Mircea Eliade, Emil Cioran ed Eugène Ionesco ne fanno parte, influenzati dal carismatico professore Nae Ionescu. Il gruppo organizza dibattiti pubblici, chiamati “simposi”, per confrontarsi su idee diverse, dalla filosofia alla politica, cercando di superare il provincialismo e rinnovare la cultura nazionale. Questa ricerca di autenticità e di un “itinerario spirituale” anima i giovani. Vogliono trovare una nuova strada per la cultura rumena.Le origini e i dibattiti
Nei loro incontri, i “simposi”, si discuteva apertamente di molti argomenti. Si passava dalla filosofia alle questioni politiche del momento. L’obiettivo era stimolare il pensiero critico e confrontare visioni diverse. Volevano uscire dalla chiusura e dare nuova vita alla cultura del paese. Questo periodo è segnato da un forte desiderio di innovazione e di scoperta intellettuale.La svolta politica e l’influenza di Nae Ionescu
Questa ricerca di un percorso spirituale si scontra presto con le tensioni politiche dell’epoca. L’influenza di Nae Ionescu, che all’inizio era vista come una guida importante, si rivela più complicata. Era legata alle sue ambizioni personali e a un difficile rapporto con il potere del re. La sua decisione di avvicinarsi al movimento estremista della Guardia di Ferro segna un momento cruciale. Questa svolta si manifesta in modo evidente con una prefazione contro gli ebrei che scrive per un romanzo di Mihail Sebastian.La fine dell’esperienza Criterion
Molti dei membri di Criterion vengono attratti da questo impegno politico radicale. L’associazione cambia natura, passando da un luogo di dibattito culturale a una vera e propria comunità unita da un destino politico comune. Le differenze tra i membri diventano più profonde. La pressione dall’esterno aumenta e lo spirito aperto e pluralista degli inizi si perde. L’esperienza di Criterion finisce in modo drammatico, con molti che aderiscono al movimento legionario, descritto come una “rinocerontite”, una perdita dell’individualità che porta a violenza e distruzione. La generazione che cercava un destino per la cultura si ritrova invece a distruggersi nella politica.Il capitolo spiega in modo convincente perché un gruppo di intellettuali alla ricerca di un “itinerario spirituale” sia finito per aderire a un movimento violento e distruttivo?
Il capitolo descrive la drammatica svolta politica del gruppo, ma le ragioni profonde che resero questi intellettuali suscettibili all’adesione a un movimento estremista, al di là dell’influenza di Nae Ionescu e della metafora della “rinocerontite”, potrebbero essere esplorate con maggiore dettaglio. Per comprendere meglio questo passaggio, sarebbe utile approfondire il contesto storico e politico della Romania tra le due guerre, le dinamiche sociali che favorirono l’ascesa dei movimenti radicali e le correnti culturali che potevano rendere certe ideologie attraenti per una generazione in cerca di risposte. Approfondire autori che hanno studiato il fenomeno del totalitarismo e i suoi meccanismi di seduzione, o la storia specifica della Romania di quel periodo, come Zeev Sternhell o Robert Paxton, potrebbe fornire strumenti critici per valutare le cause profonde di tale “metamorfosi”.2. Disperazione, Tragedia e l’Abbaglio di Berlino
Nelle sue lettere e nei primi articoli, Cioran esplora la disperazione profonda, la sofferenza e la natura tragica dell’esistenza umana. La scrittura diventa per lui uno strumento necessario per fare chiarezza sulle esperienze interiori e per affrontare il dolore che sente. Questa visione tragica si riflette anche nell’analisi che fa dell’arte contemporanea, dove temi come la morte, il corpo e l’inquietudine del desiderio sono centrali, come si vede nelle opere di artisti come Kokoschka e Rodin.Influenze e Contesto Intellettuale
L’influenza del suo maestro Nae Ionescu è stata molto importante. La sua “pedagogia negativa” spingeva gli studenti a raggiungere una lucidità estrema, quasi autodistruttiva. Cioran rifiuta le filosofie ottimiste e umaniste, proponendo invece una visione dell’uomo pessimista che riconosce l’irrazionalità fondamentale della vita. In questo periodo, il gruppo intellettuale Criterion a Bucarest è un luogo di dibattiti intensi e relazioni strette. Le lettere di Cioran mostrano quanto desiderasse sentirsi parte di questa comunità, dove le informazioni personali venivano condivise con grande trasparenza. La rivalità con Eugen Ionescu, evidente nel suo libro “No” e nel soprannome dispregiativo “filosofo calzino”, mostra le dinamiche interne di questo ambiente.L’Esperienza di Berlino e la Crisi Ideologica
Un evento che segna profondamente Cioran è il suo soggiorno a Berlino, dove assiste da vicino all’ascesa del nazismo. Essere esposto alla propaganda e alla figura di Hitler provoca in lui una crisi profonda, mescolata a una strana fascinazione per il totalitarismo. Questa esperienza lo porta a credere, per un certo periodo, che una dittatura possa essere la soluzione per la Romania, un’idea che esprime in alcuni scritti successivi. Questo periodo a Berlino viene poi ricordato da Cioran con vergogna e considerato un punto di rottura, segnando un passaggio dal suo pensiero tragico esistenziale a posizioni ideologiche, prima di evolvere definitivamente verso uno scetticismo disincantato.Come si concilia la disperazione esistenziale con l’idea che una dittatura possa essere una “soluzione”?
Il capitolo menziona la temporanea adesione di Cioran all’idea che una dittatura potesse risolvere i problemi della Romania, una posizione emersa dopo l’esperienza di Berlino e l’esposizione al nazismo. Tuttavia, non viene spiegato in modo convincente come una visione del mondo basata sulla disperazione individuale, l’irrazionalità della vita e la critica radicale di ogni ottimismo possa poi volgersi, seppur transitoriamente, verso l’ideologia totalitaria, che per sua natura propone un ordine coercitivo e soluzioni collettive. Questo passaggio dal tragico esistenziale al politico-ideologico rappresenta una lacuna argomentativa che merita approfondimento. Per esplorare questo apparente paradosso, sarebbe utile studiare la storia delle idee politiche del XX secolo, le dinamiche psicologiche e sociali che portano all’adesione ai totalitarismi, e il contesto specifico della Romania tra le due guerre. Approfondire il pensiero di autori che hanno analizzato il fenomeno totalitario, come Arendt, o che si sono confrontati con il rapporto tra crisi esistenziale e scelte politiche radicali, può aiutare a comprendere meglio questa fase complessa del percorso intellettuale di Cioran.3. La Maschera Critica e l’Ombra della Storia
La poesia iniziale di Eugen Ionescu, come la “Ballata”, esprime un’angoscia profonda legata alla morte e a un senso di isolamento. Percepisce la lingua romena come “straniera”. Queste prime opere riflettono un trauma infantile e un distacco. Questo è interpretato in seguito come una rivolta contro il padre e un lutto per un’infanzia perduta.Il gruppo Criterion e il contesto storico
Il gruppo Criterion nasce con l’obiettivo di rinnovare la cultura ed è inizialmente apolitico. C’è una ricerca interna di un “genio” e tensioni tra i membri. Tuttavia, gli eventi storici in Romania alla fine degli anni ’30 cambiano tutto. L’ascesa del regime autoritario e del movimento legionario, la Guardia di Ferro, porta a una trasformazione violenta. Questo periodo è segnato dalla “rinocerontizzazione”, un termine che indica l’adesione acritica a un’ideologia, e da una crescente violenza politica.La critica polemica di Ionescu
Il libro “No” segna una trasformazione per Ionescu. All’interno del gruppo Criterion, assume il ruolo di critico polemico. Contesta la critica letteraria tradizionale e l’idea che esistano criteri oggettivi per giudicare un’opera. Per fare questo, usa paradosso e ironia. Sostiene che la critica sia un gioco arbitrario che non riesce a cogliere l’essenza vera dell’opera. Il libro attacca figure letterarie affermate e membri dello stesso gruppo Criterion, causando scandalo.La fuga e il teatro dell’assurdo
Ionescu denuncia questa deriva violenta e assiste alla “catastrofe” che colpisce i suoi ex amici all’interno del gruppo. La sua fuga in Francia e il teatro che scriverà in seguito sono una risposta diretta a questi orrori. Il suo “teatro dell’assurdo” mette in scena la crisi della comunicazione tra le persone. Mostra l’impossibilità di sfuggire alla violenza e all’ideologia totalitaria che si diffondeva. Il concetto di “balcanismo” è usato per descrivere una tendenza alla violenza e all’irrazionalità. Non è limitato a una zona geografica, ma è una minaccia presente ovunque, anche in Europa.Una posizione mascherata
La posizione di Ionescu è quella di chi “avanza mascherato”, come suggerisce l’espressione latina “Larvatus prodeo”. Questo è un paradosso che riflette una soggettività frammentata. Indica la difficoltà di avere un’identità fissa e immutabile in tempi turbolenti. Il “malinteso” all’interno del gruppo Criterion e la tragedia storica vissuta diventano il nucleo traumatico che informa tutta la sua opera. L’opera di Ionescu è una testimonianza di una comunità che è fallita. Mostra la presenza ineludibile e costante della morte nella vita umana.È sufficiente ridurre l’adesione a movimenti politici estremi a un mero ‘folle amore’ o ‘delirio’, come suggerisce il capitolo attraverso la lente di Ionescu?
Il capitolo, pur offrendo un affascinante sguardo attraverso la lente letteraria di Ionescu, sembra concentrarsi quasi esclusivamente sulla sua interpretazione psicologica e personale dell’adesione politica di Eliade e Cioran, descrivendola come una “follia” o un “delirio” che trasforma i legami affettivi. Questa prospettiva, sebbene potente letterariamente, rischia di semplificare eccessivamente le complesse motivazioni che possono spingere individui verso ideologie radicali. Per comprendere appieno il fenomeno, è cruciale integrare l’analisi letteraria con un’indagine più ampia del contesto storico, politico e sociale della Romania interbellica, esplorando le specifiche dottrine della Guardia di Ferro e le traiettorie biografiche dei personaggi reali coinvolti. Approfondire la storia della Romania e le biografie di Eliade e Cioran può fornire una visione più articolata delle forze che erano in gioco, al di là della sola dinamica affettiva e psicologica proposta da Ionescu.7. Il vuoto della parola e la comunità senza destino
La generazione Criterion in Romania ha vissuto un periodo difficile sotto i regimi totalitari. Le persone cambiavano gradualmente, quasi trasformandosi, un processo chiamato “rinocerontizzazione”. Questo li portava a perdere la propria identità e a sentirsi estranei agli altri, che vedevano quasi come animali o mostri. La violenza e i disastri politici rompevano i legami tra le persone e rendevano impossibile costruire una vita insieme basata su valori comuni o democratici.La Scrittura e il Senso del Perdono
Quando tutto sembrava crollare, scrivere diventava un modo per affrontare il dolore e la perdita. In questo contesto, si riflette sul perdono, non come un semplice gesto morale o religioso, ma come qualcosa di più profondo, legato al modo in cui usiamo le parole e ricordiamo le cose. Perdonare davvero significa riconoscere la perdita subita e accettare che le parole stesse possono avere un “vuoto” dentro, una specie di “dono della mancanza”. Questo richiede di guardare in faccia il dolore senza cercare vendetta o scuse, accettando la realtà così com’è.Una Comunità Senza Destino
Anche lontani dalla loro terra, i membri di Criterion che sono sopravvissuti, come Ionesco, Cioran ed Eliade, continuano a parlarsi a distanza, creando quella che viene chiamata una “comunità senza destino”. Questa non è una comunità basata su idee politiche o legami imposti, ma sulla condivisione della solitudine, della lontananza e sulla libertà di mantenere i propri segreti. È un gruppo che accetta che i conflitti e le incomprensioni fanno parte dell’essere umani. Trovano nelle parole un luogo accogliente dove incontrare gli altri, anche quando sembrano diversi o estranei. Attraverso la letteratura e il teatro, esplorano questo rapporto complicato con il passato, la perdita e la possibilità di perdonare, anche quando le parole sembrano non bastare.Come possono concetti così astratti come il “dono della mancanza” o una “comunità senza destino” offrire una vera chiave di lettura per le ferite concrete inflitte dai regimi totalitari?
Il capitolo introduce concetti affascinanti ma estremamente astratti, come il “dono della mancanza” legato al perdono e l’idea di una “comunità senza destino”. Tuttavia, non è del tutto chiaro come queste nozioni filosofiche si traducano in una comprensione concreta delle esperienze traumatiche vissute sotto i regimi totalitari o come possano effettivamente “curare” o dare senso a tali ferite. Per esplorare meglio il rapporto tra trauma storico, concetti filosofici astratti e la possibilità di perdono o costruzione di legami sociali, potrebbe essere utile approfondire la filosofia esistenzialista, in particolare autori come Camus o Sartre, che hanno riflettuto sulla condizione umana in contesti di crisi e assurdità. Inoltre, un’indagine sulla sociologia del trauma e sulla psicologia della resilienza potrebbe offrire prospettive più empiriche su come gli individui e i gruppi affrontano la perdita e la disintegrazione sociale.Abbiamo riassunto il possibile
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